A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1206 DEL 04 APRILE 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















BASTA PALLE: ADESSO HANNO FATTO TUTTI LA GUERRA?
Non sono rimasto troppo stupito dall'idea balzana del Gianfranco Gafforelli classe 1952, presidente della provincia di Bergamo, un destro democristiano – una carriera nelle ASL e nei Comuni - travestito da centro destra eletto anche coi voti del PD che ha dato il la alle diverse sceneggiate dei sindaci per “commemorare martedì 31 marzo con un minuto di silenzio e le bandiere a mezz'asta le vittime del coronavirus”.  Idea nemmeno nuova visto che l'aveva suggerita quell'intellettuale della nouvelle vague che risponde al nome di Giuseppe Fiorello il quale il 19 marzo aveva tuittato aulico: “camion militari per portare le bare dei morti e ancora si canta sui balconi, si fanno battutone spiritose su questa tragedia epocale, si fanno Happening sui social, dobbiamo fare tre giorni di lutto nazionale, rispetto per i morti e le loro famiglie, social si ma senza fare festa”.
Naturalmente migliaia di sindaci in tutto il Paese hanno raccolto l'iniziativa ed “anche in Bergamasca visto che anche la nostra provincia pagano un tributo altissimo di vittime da coronavirus e i sindaci di tutta Italia hanno inviato messaggi di solidarietà alla nostra città”.
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L'ARIA TRATTATA COME CONCAUSA DELL'INFEZIONE DA COVID19?
Dunque quando sostenevamo che  tra i posti più impestati per diffondere il covid19 bisognava inserire anche tutti i locali dove si pratica in trattamento dell'aria – quindi supermercati, grandi centri commerciali, cinema, uffici, locali pubblici- avevamo visto giusto. Se non altro per esperienza personale.
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L’OSPEDALE ALLA FIERA DI BERGAMO
I BERGAMASCHI SEMPRE GENEROSI
SI FANNO PAGARE L’AFFITO
Su L'Eco solitamente molto discreto nel raccontare le cose, abbiamo letto che un posto letto presso un albergo sulla circonvallazione della città per ospitare in isolamento domiciliare i pazienti Covid-19 stabilizzati e dimessi da strutture ospedaliere costerà 180 euro ogni 24 ore per ciascuna stanza –degente che saranno pagati dall'ATS Regione alla proprietà. Una manna per questi operatori che si sono tutti gettati  a pesce per beccare l'occasione visto che   ormai di ospiti non ce ne sono più per nessuno. Se può essere logico che questo servizio sia compensato (però 180 euro mi sembrano davvero troppi) dal momento che sono spazi privati per i quali le proprietà continuano a pagare le varie tasse, la notizia di stamattina sempre su L'Eco é raggelante: “Ospedale da campo in Fiera : indennizzo per la proprietà .
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!











































































































































































































































BASTA PALLE: ADESSO HANNO FATTO TUTTI LA GUERRA?


Non sono rimasto troppo stupito dall'idea balzana del Gianfranco Gafforelli classe 1952, presidente della provincia di Bergamo, un destro democristiano – una carriera nelle ASL e nei Comuni - travestito da centro destra eletto anche coi voti del PD che ha dato il la alle diverse sceneggiate dei sindaci per “commemorare martedì 31 marzo con un minuto di silenzio e le bandiere a mezz'asta le vittime del coronavirus”.  Idea nemmeno nuova visto che l'aveva suggerita quell'intellettuale della nouvelle vague che risponde al nome di Giuseppe Fiorello il quale il 19 marzo aveva tuittato aulico: “camion militari per portare le bare dei morti e ancora si canta sui balconi, si fanno battutone spiritose su questa tragedia epocale, si fanno Happening sui social, dobbiamo fare tre giorni di lutto nazionale, rispetto per i morti e le loro famiglie, social si ma senza fare festa”.
Naturalmente migliaia di sindaci in tutto il Paese hanno raccolto l'iniziativa ed “anche in Bergamasca visto che anche la nostra provincia pagano un tributo altissimo di vittime da coronavirus e i sindaci di tutta Italia hanno inviato messaggi di solidarietà alla nostra città”.

Certo è che considerare i morti (forse: meglio precisarlo) per il covid19 come dei “caduti” mi pare un'offesa ai quelli che “caduti” lo sono stati davvero. Idea offensiva se  davvero la stragrande maggioranza dei morti (forse) per covid 19 erano tutti nati dopo il 25 aprile 1945 ( e gli altri al massimo erano ragazzini ai tempi della seconda guerra mondiale ) e quindi grazie a dio di guerre proprio non ne avevano fatte mentre è sicuro che erano (adesso) tutti afflitti da una o più delle cinque patologie : ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, diabete, insufficienza renale che sono le più tipiche malattie di una società opulenta e crapulona.
Una generazione (sic!) che contrariamente ai timori (anche) del presidente Mattarella non scomparirà –il numero dei morti alla fine sarà minore di quelli calcolati dall'Istat per l'influenza- ma che di sicuro era cresciuta nella certezza di potere strafare tanto “oggi la medicina ha fatto progressi da gigante” e quindi poteva e può vivere alla grande senza preoccuparsi di come sarà la qualità della vita dalla terza e quarta età in avanti.

Questo cambio di paradigma fa capire come ormai  le attuali generazioni siano talmente ignoranti da confondere chi “ha dovuto” andare in guerra (e morirci o morire in prigionia o in un campo di concentramento) e chi invece  è (forse) morto anche per il covid19 quando concretamente s'era già rovinato ben bene con le proprie mani abituato a una vita di bagordi fumo alcool poco sport.
Perché  numeri e  statistiche sono inflessibili.

C'è poi da aggiungere la polemica dei giorni scorsi relativa alla differenza tra quelli che sono i morti per covid19 come comunicati dalla protezione Civile e quelli morti per cause naturali e quelli morti per covid19 senza che  post mortem venisse eseguito il tampone per verificare se era anche afflitto da infezione. Fin dalla prima conferenza stampa Borrelli ha  detto che i numeri che comunicava provenivano dalle Regioni (quindi NON dalle anagrafi dei Comuni) e quindi era EVIIDENTE  che non fosseor compresi i defunti “non deceduti” negli ospedali. Quindi a casa p nelle RSA o per strada.

E così quelli che sono caduti  DAVVERO al fronte per una guerra cui furono obbligati ad andare si sono trovati davanti sindaci e trombettieri che suonavano il silenzio equiparando il loro sacrificio a quello di chi se l'era spassata alla grande mille e mille volte meglio di loro.
Mai offesa maggiore si poteva fare a chi era morto per la Patria.

Personalmente mi prendo per i fondelli perché parlando dei miei 18 mesi di servizio militare dico che “ho fatto la guerra” ma non mi sono mai fatto sentire da mio padre a dire quella cazzata giacchè mi avrebbe preso per un orecchio e sollevato di qualche spanna da terra.
Neppure lui –classe 1910- aveva fatto la seconda guerra mondiale ma aveva fatto tre anni di servizio militare nella cavalleria e poi nel 1935 aveva perduta la madre per un cancro, nel 1938 i fascisti gli avevano ammazzato il padre a bastonate e nel frattempo c'erano tre fratelli dispersi sui fronti di mezza Europa e lui era diventato capofamiglia.
Adesso queste persone che ci hanno consegnato la Repubblica, la Costituzione, la Libertà vanno in piazza a celebrare come “caduti” i figli del peggior benessere come “caduti” con tanto di silenzio e bandiere a mezz'asta. Caduti di che? . Comprate piuttosto un libro di storia e studiatela visto che siete ignoranti come la fossa delle Marianne.
Poi la sceneggiata, siccome doveva essere completa ecco che p.e. il sindaco di Bergamo s'è messo di fronte alla Torre dei Caduti circondato più da fotografi che cittadini (ovvio: c'è il coprifuoco) mentre p.e. la sindaca di Curno s'è messa davanti al comune –faccia rivolta alla facciata del municipio- ed ha celebrato l'evento. Magari era il caso si volgesse  lo sguardo verso il paese. Ma forse queste sono sottigliezze da sessantottino.

L'ARIA TRATTATA COME CONCAUSA DELL'INFEZIONE DA COVID19?


Dunque quando sostenevamo che  tra i posti più impestati per diffondere il covid19 bisognava inserire anche tutti i locali dove si pratica in trattamento dell'aria – quindi supermercati, grandi centri commerciali, cinema, uffici, locali pubblici- avevamo visto giusto. Se non altro per esperienza personale. Il trattamento dell'aria in questi  ambienti  prevede che sia cambiata  cinque volte ogni ora e per questo vengono utilizzati negli impianti delle macchine speciali (sostanzialmente sono dei radiatori di metallo o di carta) chiamate scambiatori di calore le quali hanno il compito di recuperare il calore (in inverno, oppure il fresco d'estate) dall'aria che viene estratta dal locale per cederlo all'aria  nuova che viene immessa dall'esterno. In teoria queste macchine dovrebbero recuperare anche il 70% del calore (o del fresco) così da ridurre i costi di riscaldamento o raffrescamento dell'aria nuova immessa dall'esterno.
In alternativa ci sono le pompe di calore le quali producono  acqua fresca traendolo dal calore dell'aria calda d'estate ed acqua calda traendola dall'aria fredda d'inverno. L'acqua viene quindi mandata a riscaldare o raffrescare gli ambienti o lavarsi le zampine.
Sulla carta tutti i conti energetici funzionano perfettamente ma di mezzo ci sono quattro problemi che restano in gobba al proprietario dell'impianto e non al progettista dello stesso: (1) il prezzo dell'energia elettrica (2) la pulizia dei filtri dove passa l'aria (3) l'affollamento degli ambienti (4) la manutenzione. Chi ha un impianto del genere – a meno che non abbia un impianto solare montato su un girasole e degli accumulatori- paga delle bollette elettriche salatissime.
Quindi nei grandi spazi anziché cambiare l'aria almeno 5 volte ogni ora e in base all'affollamento, l'impianto viene fatto funzionare a velocità minore.
In questo modo l'aria estratta dagli ambienti, nella quale l'infezione  è presente in maniera massiccia (almeno il 10% dei presenti è un portare sano o asintomatico del covid19)  il sistema funziona da “untore di massa”  nei confronti dei presenti.
Si tenga inoltre presente che in questi grandi spazi ci sono macchine che producono intense correnti d' aria che funzionano da omogeneizzatore del virus prima del ricambio dell'aria.
Una ricerca del New England Journal of Medicine del 17 marzo ha dimostrato che il virus può resistere in aerosol fino a tre ore, anche se la sua quantità si dimezza in un'ora.
«Allo stato attuale delle conoscenze - spiega Paolo D'Ancona, epidemiologo del nostro Istituto Superiore di Sanità (Iss) - sappiamo che il coronavirus si trasmette prevalentemente attraverso le goccioline nell'aria. Negli ospedali con molti pazienti sottoposti a ventilazione meccanica potrebbe disperdersi anche con aerosol». La differenza fra goccioline e aerosol può sembrare accademica: sta nelle dimensioni delle sfere di saliva che trasportano il virus. Ma ha grandi implicazioni per la diffusione: le goccioline viaggiano 1-2 metri dalla persona che le emette e cadono subito a terra. L'aerosol resta sospeso in aria e può raggiungere distanze maggiori. Vorrebbe dire che anche in stanze chiuse affollate e ascensori potrebbe accumularsi il virus, qualora molte persone infette vi rimanessero a lungo.
Molto probabile che le due infezioni a Bresso, quelle di Brescia, Basso Sebino ed anche l'attuale di covd19 abbiano avuto come concausa (oltre lo  scambio diretto) l'aria inquinata respirata.

L’OSPEDALE ALLA FIERA DI BERGAMO
I BERGAMASCHI SEMPRE GENEROSI
SI FANNO PAGARE L’AFFITO
Su L'Eco solitamente molto discreto nel raccontare le cose, abbiamo letto che un posto letto presso un albergo sulla circonvallazione della città per ospitare in isolamento domiciliare i pazienti Covid-19 stabilizzati e dimessi da strutture ospedaliere costerà 180 euro ogni 24 ore per ciascuna stanza –degente che saranno pagati dall'ATS Regione alla proprietà. Una manna per questi operatori che si sono tutti gettati  a pesce per beccare l'occasione visto che   ormai di ospiti non ce ne sono più per nessuno. Se può essere logico che questo servizio sia compensato (però 180 euro mi sembrano davvero troppi) dal momento che sono spazi privati per i quali le proprietà continuano a pagare le varie tasse, la notizia di stamattina sempre su L'Eco é raggelante: “Ospedale da campo in Fiera : indennizzo per la proprietà . Partita chiusa, anche dal punto di vista economico. E non è un dettaglio, purtroppo. La realizzazione del nuovo ospedale da campo alla Fiera è stata una grande, impresa di solidarietà, ma il dietro le quinte ha visto la ricerca spasmodica di un equilibrio finanziario. Ieri è arrivato dalla Prefettura il decreto di requisizione degli spazi della Fiera, ipotesi contemplata dal decreto «Cura Italia» dello scorso 17 marzo. Non si tratta di un dettaglio, perché la prima ipotesi di realizzazione dell'ospedale da campo, avallata dalla Regione, poggiava su un accordo bonario tra l'Ats e Bergamo Fiera Nuova, proprietaria degli spazi.

Il fatto è che  la società Bergamo Fiera Nuova spa è una società privata (Azionisti in ordine % di partecipazione: Camera di Commercio I.A.A. di Bergamo, Comune di Bergamo, Comune di Seriate, Amministrazione Provinciale di Bergamo, Unione di Banche Italiane s.p.a., Banco BPM s.p.a., Promoberg, Cassa Rurale – Banca di Credito Cooperativo di Treviglio soc. coop.)
che ha affittato al Promoberg  (al centro nei mesi scorsi di uno scandalo gestionale di non poco conto) i locali e di conseguenza bisognava trovare un equilibrio tra i conti della proprietà (che ha un mutuo in corso) e quelli del gestore (che deve pagare un affitto  alla proprietà).

La soluzione è stata trovata tra le pieghe (nemmeno tanto) del «Cura Italia», con la collaborazione del viceministro Antonio Misiani. Gli spazi della Fiera sono stati requisiti fino al 31 luglio, data di scadenza dello stato d'emergenza, e disposti «in favore dell'Asst Papa Giovanni XXIII che assumerà ogni opportuna intesa con l'Ana». Il decreto quantifica altresì un'indennità di requisizione a favore di Bergamo Fiera Nuova di 84 mila euro per ogni mese o frazione. «Non è nostra intenzione lucrare su una vicenda del genere, ma in questo modo riusciamo a garantire la tenuta economica del sistema Fiera», precisa ancora Epinati.
Dopo l'ultimo bando di gara, e per i prossimi 10 anni, dallo scorso 1° gennaio gli spazi della Fiera sono stati (ri)assegnati ad Ente Fiera Promoberg, dietro corrispettivo di un canone di un milione e un euro l'anno, poco più di 83 mila euro al mese. In pratica la stessa somma riconosciuta come indennità.
Per adesso sono previsti tre mesi di affitto ma non si conoscono ancora i dettagli del contratto dal momento che se per tutta la Fiera l'ente che la gestisce paga 83mila  euro di affitto ogni mese o frazione di esso adesso ne riscuote 84mila per la sola parte occupata dall'ospedale.

Immaginiamo che la soluzione  creerà qualche grosso problema “politico” dal momento che sostanzialmente quei ricchi privati proprietari degli immobili (tutti soggetti pubblici perché anche le banche sono ormai dei soggetti di pubblico interesse) potevano ben dare gratuitamente (sospendendo le rate d'affitto di Promoberg) e invece si scopre che gli azionisti o i Bergamaschi (in quanto cittadini di Bergamo, Seriate e della Provincia) non vogliono regalare nulla ai propri malati.

Niente di nuovo sotto il sole dal momento che in Italia la solidarietà viene sbandierata e la si affigge al petto come una medaglia SALVO che nessuno vuol perdere i propri dividenti anche se –data la cifra- potevano benissimo arrivarci.
La domanda adesso  che si pone per il padiglione di Bergamo è esattamente identico a quella che si pongono per quello alla Fiera di Milano. Quando arriverà il giorno in cui tutti saremo vaccinati contro il Covid-19, cosa si farà di questa struttura? L'idea — spiegano in Fondazione Fiera di Milano — è di smontare tutto il possibile per rimontarlo dove serve. A partire dai moduli di terapia intensiva che da soli valgono 7 milioni di euro. «Gli ospedali del futuro sono pensati in modo da poter essere riorganizzati a seconda delle esigenze, e qui abbiamo un esempio», dice Andrea Gori, direttore dell'unità operativa di malattie infettive del Policlinico. «Questi nuovi posti di terapia intensiva aiuteranno i nostri ospedali a tornare a dedicarsi ad altre patologie — dice Stocchetti —. Non dimentichiamo che le operazioni non urgenti in questo momento vengono rimandate». Il ritorno alla normalità passa anche da qui.
Succederà così anche per Bergamo ma  la faccenda non potrà durare   in definitivamente e le preziose attrezzature che sono istallare dove finiranno?. Perché se finiscono in magazzino in attesa della prossima pandemia (speriamo di no….) sicuro che tra cinque anni  saranno inservibili o superate tecnologicamente quindi… . Quindi?.