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SOLO 123023 PAROLE
Ma i burocrati nostrani hanno mai letto Ludovico Muratori? «Quanto più
di parole talvolta si adopera in distendere una legge, tanto più scura
essa può divenire». La risposta, tre secoli dopo, è tutta nel «Testo
coordinato delle ordinanze di protezione civile» del 24 marzo: 123.103
parole. Tredici volte più di quelle dell'intera Costituzione italiana
del 1947. Un delirio. Che rischia di minare lo stesso sforzo
straordinario compiuto in queste settimane da altri pezzi della
pubblica amministrazione.
Spiegava nel 1742 il grande erudito nel libro Dei difetti della
giurisprudenza: «I sottili osservatori della legge, per accomodarle al
loro bisogno, lambiccano ogni parola, ogni sillaba, virgola e punto, e
mettono in forse quello che forse ha voluto dire, ma forse non ha assai
limpidamente espresso il legislatore». Questo è il nodo. Giudicherà la
storia, come lui stesso ha detto, se Giuseppe Conte e il governo hanno
fatto quanto potevano contro il coronavirus. Ma certo, come spiegava
martedì Sabino Cassese, «non si comprende perché i nostri governanti
continuino a scrivere proclami così oscuri».
Il guaio è che non puoi manco dare la colpa a questo o quel burocrate:
qui è impazzito, attorcigliandosi su se stesso nel tentativo di tenere
insieme leggi, leggine, commi e sottocommi, l'intero sistema. Tanto che
ti chiedi se l'unica soluzione non sia il «metodo Pedro Camacho» di cui
scrive Mario Vargas Llosa in La zia Julia e lo scribacchino. Dove il
«Balzac creolo» che inventava strepitose storie per Radio Lima comincia
a confondere i personaggi delle varie radionovelas in un caos tale da
non lasciargli che una via di scampo: liberarsi via via di tutti i
personaggi tra naufragi e terremoti per poter ricominciare daccapo.
Certo, era impossibile azzerare in questo momento di gravissima
emergenza la massa immensa di regole accumulate nei decenni. Ma in quel
«Testo coordinato delle ordinanze di protezione civile» ci sono
strascichi inimmaginabili. Come l'uso delle deroghe su cui ironizzava
Stendhal: «La maggior parte degli atti di governo papali sono una
deroga a una regola, ottenuta grazie al credito d'una giovine donna o
di una grossa somma». Due secoli dopo, nel testo lungo 295 pagine («una
follia assoluta», ha scritto Franco Bechis), la parola «deroga» è
presente 131 volte. Tante.
Poco comprensibile
Frasi aggrovigliate, ben 19 premesse e termini come «duodecies» confondono il cittadino
Per non dire dell'incipit del decreto: 12 «visto» e «vista», 2
«considerato» e «considerati», 1 «ritenuto», 1 «tenuto conto», 1 «su
proposta e due 2 «sentiti» per un totale di 19 premesse. O dei
grovigli: «Per l'anno 2020, i termini del 16 marzo di cui all'articolo
4, commi 6-quater e 6-quinquies del decreto…». Fino alle leccornie: «Le
banche popolari, e le banche di credito cooperativo, le società
cooperative e le mutue assicuratrici, anche in deroga all'articolo
150-bis, comma 2-bis, del decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385,
all'art. 135-duodecies del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58
e all'articolo 2539, primo comma…» Ma cos'è, questo «art.
135-duodecies»? Come può un cittadino capire qualcosa (in questi giorni
poi!) di parole come «duodecies» usate solo nei testi iperspecialistici
e spiegate solo in libri antichi come il «Dizionario italiano, latino,
illirico» di Ardelio Della Bella stampato a Venezia nel 1728?
Lo stesso decreto firmato da Domenico Arcuri, il commissario agli
approvvigionamenti contro il Covid-19, non brilla per semplicità. Le
regole per il reperimento di «dispositivi di protezione individuale»
(occhiali protettivi o visiere, mascherine, guanti e tute di
protezione) sono elencate chiedendo in certi casi, ad esempio, «una
specifica dichiarazione ai sensi del decreto del Presidente della
Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Art. 5» o una «relazione tecnica
asseverata da parte di un tecnico abilitato iscritto all'albo…»
«Richieste legittime, perché troppi fanno i furbi», riconosce Fabio
Franceschi, che con Grafica Veneta è tra i primi stampatori di libri
europei e ha appena riconvertito parte del suo stabilimento per fare
mascherine: un milione e mezzo al giorno, i primi due milioni di pezzi
donati alla Regione Veneto che gli aveva dettato le linee guida. Più le
regole sono serie, più dovrebbero essere chiare a tutti.
Lo spiegava già, su un Panorama del 1977, Tullio de Mauro: «Da una
parte dobbiamo essere tutti rispettosi delle terminologie tecniche, e
anche del parlare difficile quando questo è dettato da necessità
tecniche. Il matematico deve parlare da matematico, e se uno scienziato
fa una conferenza sul cosmo, forzatamente deve servirsi delle parole
adatte. I microbiologi non sono obbligati a farsi capire da tutti». Ma
«l'avviso sulle carrozze ferroviarie no. Il suo messaggio è spiegarmi
che devo pagare 800 lire di multa se sporco la vettura. Deve essere
scritto in modo che lo capiscano tutti». Vale per i treni, vale per le
norme dettate alle persone che non devono uscire di casa, vale per
tutte le leggi dello Stato. Ma ancor di più in momenti come questi,
dove si toccano tra l'altro delicate libertà civili.
Lo stesso Tullio de Mauro, che nella sua (breve) esperienza di ministro
patì come una piaga la propria impotenza davanti al linguaggio della
cattiva burocrazia (c'è anche quella buona, si capisce, ma sul
linguaggio…), sottolineava «l'eccezionalità linguistica della
Costituzione rispetto alla frustrante illeggibilità del corpus
legislativo italiano». Rileggiamo: illeggibilità. E nel saggio
Itabolario curato da Massimo Arcangeli scrisse la voce «Costituzione»
esaltando l'uso di sole «9369 parole» (ripetiamo: un tredicesimo del
decreto di oggi) e il fatto che esse «sono le repliche, le occorrenze
di 1357 lemmi. Di questi 1002 appartengono al vocabolario di base
italiano» e solo «335 su 1357 sono dunque estranei». A farla corta: ben
il 74% delle parole erano usate e capite da tutti gli italiani. Possono
dire, i «tecnici» che oggi confezionano le leggi chieste da chi è il
governo, di destra o sinistra che sia, di aver ancora come primo
obiettivo quello di essere compresi dai cittadini? Mah…
Gian Antonio Stella
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CUCINA DELPAESE BELLO DA VIVERE
Era stato il pezzo della democrazia cristiana che costituiva la
cerniera con la destra, politico di scarsa formazione cultura
intelligenza e furbizia politiche. I suoi “amici” lo hanno sempre
fregato tutti. Covava due ambizioni. Essere considerato il
democristiano «più bello» del collega Arnoldi. Ma quello dava i
numeri a tutti. Ma proprio tutti. La seconda perenne ambizione era – è
stato un uomo ambiziosissimo- stata quella di diventare sindaco
ma quando arrivava il momento c'era sempre qualcuno che lo
fregava. Doveva sempre stare in terza o quarta linea: al massimo
gli davano un assessorato di poco peso o dove lui non riusciva a
combinare granche.
Non riuscì mai a capire che nella DC la destra era una utilità, vale a
dire serviva a portare voti e poi stai a cuccia. Forse l'aveva capito
forse no –non essendo originario di Curno- ma sostanzialmente
rappresentava a Curno quella parte di paese che durante il fascismo con
la borsa nera e le ruberie avevano messo parecchio fieno in cascina ma
subito dopo la guerra e nel primo dopoguerra non avevano ne i soldi ne
la cultura per diventare classe di governo e quindi tallonavano la DC
cercando di rappresentare gli interessi dei bottegai e di quegli
artigianati usciti arricchiti dalle ruberie belliche (si pensi
solo a cosa intascarono quelli che svuotarono il magazzino del
genio trasmissioni e vettovaglie che era stato depositato nel cinema
comunale).
Maini lo conobbi –entrambi eravamo giovanissimi : fate conto
oltre 50 anni or sono- quando lavorava per il Ministero
dell'Agricoltura all'Ispettorato di Bergamo che era ospitato in
un ufficio nel favolosissimo ultimo piano ovest del Palazzo della
Libertà. Se vi pare poco. Io ero un giovane di studio di un ingegnere
agrario ex ufficiale della Forestale e figlio di un generale comandante
la Forestale nazionale, dove si facevano i progetti delle c.d. “strade
agro silvo pastorali” finanziate coi soldi del Piano Verde. Faccio
degli esempi : dal Rif. Madonna delle Nevi al Passo S.Marco e discesa
al Albaredo. Oppure la Cusio-Monte Avaro. Oppure la
Valtorta>Ceresola>Piani di Bobbio. Oppure la Foppolo> Passo
Dordona fino a Fusine. Per me seguire quei progetti i cui
conti erano controllati quasi tutti da Maini fu una scuola di buona
amministrazione pubblica e Maini fu per me un ottimo insegnante.
Mi accorsi subito che bisognava leggere tutto al contrario ma
quando hai 16,17,18 anni pensi alla f**a piuttosto che ai conti del
cantiere.
Probabile che in tutto questo interminabile chiacchiericcio sulla
pandemia nessuno si sia posto una domanda: gli italiani fanno ancora
l'amore in tempo di covid19?.
Non ci risulta che tra le raccomandazioni e i dpcm ci siano regole
consigli norme in merito anche perché un paese di impostori cattolici,
certi argomenti sono tabù e quindi… ciascuno si arrangi come meglio
crede.
Immagino Floris che interroga una sessuologa oppure un dirigente ISS in
merito. Per non dire quell'aringa sbiancata con la natrolina della
Berlinguer. Sulle reti di B. saremmo immediatamente al livello di
I-Fix-Ctceh-Ctceh [che per chi non lo conosca era uno dei settimanali
porno –assieme a Confidenze che era la versione vaticana- che ci hanno
“educato” ai tempi dell'adolescenza.
Diamolo per scontato che il mese di febbraio non conti, ma marzo aprile
maggio [speriamo solo questi tre mesi] saranno mesi che ci
faranno scontare NOVE mesi DOPO un netto calo delle nascite. Quindi è
abbastanza certo che sia questo anno che il prossimo perderemo 1/12 di
nascite in meno rispetto all'anno scorso (visto che le nascite hanno un
andamento in discesa) mentre nel 2021 ne perderemo 2/12. L'andamento
delle nascite sarebbe quindi dal 2029 al2021 il seguente:
435>400>365 mila.
Probabile che nel 2021 nasceranno “solo” 350mila italiani.
Quindi a fronte degli odierni 6.820 defunti “nel tempo del covid19”
quand'anche la cifra dovesse raddoppiare o triplicare, il problema non
sta dalla parte “dei morti” bensì in quello della “riduzione delle
nascite”. Che è ben più serio per chi non viva nel proprio egoismo e
guardi con animo sereno –se riesce- al proprio ed altrui futuro.
Il primo impatto di questa decrescita delle nascite lo avremo nelle
scuole da fine anno 2021 oltre al fatto che non sappiamo che esiti avrà
circa la qualità psicofisica dei neonati post covid19.
Perché bisogna mettere in conto anche quello.
“Cittadino non è solo chi dorme, mangia, lavora, studia in paese ma chi
fa parte della comunità, chi con tutti gli altri condivide aspirazioni,
timori, preoccupazione e auspici. Chi con gli altri lavora e si
diverte, produce reddito e paga le tasse, frequenta le scuole e i vari
servizi. Esiste una cittadinanza sociale che va riconosciuta. Compito
dell'amministrazione è fare quanto in proprio potere per far accrescere
nei residenti italiani e stranieri la consapevolezza del proprio ruolo
nella comunità e favorire, con il pieno inserimento nella vita
cittadina da parte degli immigrati, la crescita dell'intera comunità
curnese”.
«La costituzione delle commissioni e dei tavoli di lavoro sono la prova
concreta di questa volontà di agire secondo il principio della
partecipazione, della trasparenza, della flessibilità e della
formazione continua. I tempi di costituzione e attivazione dei Tavoli
di lavoro e delle Commissioni saranno ovviamente modulati nel tempo».
Se si va su qualsiasi canale Rai è onnipresente una scritta in
sovrimpressione nella quale si dice “Aiuta la Protezione civile nella
lotta contro il Covid” e si dà naturalmente l'iban bancario affinché si
doni generosamente. Ma un momento… non dovrebbe essere la protezione
civile ad aiutare i cittadini che già sono caricati di tasse, a meno
che non siano ricchi o evasori ? Che protezione civile è
quella che ad ogni occasione deve essere sostenuta da donazioni come
fosse una sorta di Onlus nella quale la solidarietà viene equivocata
con la carità? Dov'è finita la buona amministrazione che dovrebbe
mettere a bilancio i fondi necessari , dove sono i 30 miliardi Conte,
che fine hanno fatto i fondi europei di cui alcuni dementi favoleggiano
avendo scambiato l'ennesimo quantitative easing della Bce come una
sorta di aiuto diretto? E dove sono i fondi europei peraltro pagati
anticipatamente che l'Ue sarebbe obbligata a fornire in caso di
calamità? Quella scritta è offensiva, rappresenta il livello
miserrimo dello Stato che fa la questua approfittando del buon
cuore di quei cittadini che nel frattempo sta portando alla rovina con
provvedimenti assurdi e del tutto inutili a fermare un contagio che si
stava diffondendo già prima della sua comparsa ufficiale. E
paradossalmente in giro si vedono solo anziani, ovvero proprio quelli
che sono a rischio, ma che sono costretti ad avventurarsi per le strade
visto che le loro fonti di collegamento col mondo esterno sono state
disseccate dalle grida governative e dalla detenzione domiciliare di
coloro che hanno poco o nulla da temere dal Covid, mentre i servizi di
consegna a domicilio stanno collassando sotto il peso della repentina
crescita di richieste. Per non parlare della caduta dell'assistenza
sanitaria che si sta letteralmente squagliando per tutte le altre
patologie, comprese quelle più gravi. Alla fine ci saranno più morti
per i provvedimenti anti Covid che per il Covid.
Con determinazione n. 85 del 22-02-2020 a cura: responsabile settore
servizi alla persona p.i. sport cultura avente per oggetto: impegno di
spesa comunità' madre e figlio - febbraio-marzo 2020. (...) VISTO il
decreto del Tribunale per i minorenni di Brescia trasmesso dall'Ambito
territoriale di Dalmine riguardante le misure da adottare per il minore
cod. 18947 e i relativi adempimenti prossimi dei genitori protocollato
con nr. 5522 in data 10.04.2019;
PRESO ATTO della nota nr. 5397 del 09.04.2019 con la quale l'Ambito
Territoriale di Dalmine comunica la data di inserimento presso la
struttura individuata dal Tribunale;
VISTA la nota nr. 5128 del 04.04.2019 della Comunità con la quale sono
indicati i costi previsti per l'intervento ovvero 130,00 euro al giorno
(iva al 5% esclusa) per il paziente adulto e 85,00 euro (iva al 5%
esclusa) al giorno per il minore, comprese le attività di supporto c il
nido;
PRESO ATTO dalla comunicazione che il costo del minore può variare del
40% in aumento se nell'intervento educativo non si presenta il genitore
obbligato;
PRESO ATTO delle compartecipazioni dovute per cui il genitore resta in
capo al Comune di Curno per il tutto il costo dell'intervento mentre la
quota del minore è suddivisa per il 40% a carico dell'Ambito di Dalmine
e per 60% a carico del Comune di Curno ... RITENUTO pertanto necessario
impegnare la spesa per i mesi di febbraio e marzo 2020, per complessivi
€ 11.405,00 quale spesa al 100% per l'accoglienza della madre e spesa
al 60% per l'accoglienza del minore, con imputazione al cap. 3211
avente oggetto «Rette di ricovero per minori» che dovranno essere
integrati in caso di assenza del genitore obbligato all'intervento
educativo…
….. determina…
1. di assumere un impegno di spesa, per le ragioni in premessa indicate
c qui interamente richiamate, la spesa relativa ai mesi di febbraio c
marzo 2020 di € 11.405,00 a favore della struttura indicata nel prot.
Nr. 5128 del 04.04.2019 i cui dati non son citati nel presente atto
determinativo agendo in conformità secondo quanto indicato nel decreto
del Tribunale e trasmessi per competenza all'ufficio ragioneria.
2. di impegnare al cap. 3211 anno 2020 denominato Rette di ricovero per
minori come segue, in funzione dell'esigibilità della spesa:la somma di
euro 11.405,00.
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