A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1203 DEL 27 MARZO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















SOLO 123.103 PAROLE
Ma i burocrati nostrani hanno mai letto Ludovico Muratori? «Quanto più di parole talvolta si adopera in distendere una legge, tanto più scura essa può divenire». La risposta, tre secoli dopo, è tutta nel «Testo coordinato delle ordinanze di protezione civile» del 24 marzo: 123.103 parole. Tredici volte più di quelle dell'intera Costituzione italiana del 1947. Un delirio. Che rischia di minare lo stesso sforzo straordinario compiuto in queste settimane da altri pezzi della pubblica amministrazione.
Spiegava nel 1742 il grande erudito nel libro Dei difetti della giurisprudenza: «I sottili osservatori della legge, per accomodarle al loro bisogno, lambiccano ogni parola, ogni sillaba, virgola e punto, e mettono in forse quello che forse ha voluto dire, ma forse non ha assai limpidamente espresso il legislatore». Questo è il nodo. Giudicherà la storia, come lui stesso ha detto, se Giuseppe Conte e il governo hanno fatto quanto potevano contro il coronavirus. Ma certo, come spiegava martedì Sabino Cassese, «non si comprende perché i nostri governanti continuino a scrivere proclami così oscuri».
(...)

CUCINA DELPAESE BELLO DA VIVERE
Era stato il pezzo della democrazia cristiana che costituiva la cerniera con la destra, politico di scarsa formazione cultura intelligenza e furbizia politiche. I suoi “amici” lo hanno sempre fregato tutti. Covava due ambizioni. Essere considerato il democristiano «più bello» del  collega Arnoldi. Ma quello dava i numeri a tutti. Ma proprio tutti. La seconda perenne ambizione era – è stato un uomo ambiziosissimo- stata quella di diventare sindaco ma  quando arrivava il momento c'era sempre qualcuno che lo fregava. Doveva sempre stare  in terza o quarta linea: al massimo gli davano un assessorato  di poco peso o dove lui non riusciva a combinare granche.
Non riuscì mai a capire che nella DC la destra era una utilità, vale a dire serviva a portare voti e poi stai a cuccia. Forse l'aveva capito forse no –non essendo originario di Curno- ma sostanzialmente rappresentava a Curno quella parte di paese che durante il fascismo con la borsa nera e le ruberie avevano messo parecchio fieno in cascina ma subito dopo la guerra e nel primo dopoguerra non avevano ne i soldi ne la cultura per diventare classe di governo e quindi tallonavano la DC cercando di rappresentare gli interessi dei bottegai e di quegli artigianati usciti arricchiti dalle ruberie  belliche (si pensi solo a cosa intascarono quelli che svuotarono  il magazzino del genio trasmissioni e vettovaglie che era stato depositato nel cinema comunale).
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!





































































































































































































































SOLO 123023 PAROLE

Ma i burocrati nostrani hanno mai letto Ludovico Muratori? «Quanto più di parole talvolta si adopera in distendere una legge, tanto più scura essa può divenire». La risposta, tre secoli dopo, è tutta nel «Testo coordinato delle ordinanze di protezione civile» del 24 marzo: 123.103 parole. Tredici volte più di quelle dell'intera Costituzione italiana del 1947. Un delirio. Che rischia di minare lo stesso sforzo straordinario compiuto in queste settimane da altri pezzi della pubblica amministrazione.
Spiegava nel 1742 il grande erudito nel libro Dei difetti della giurisprudenza: «I sottili osservatori della legge, per accomodarle al loro bisogno, lambiccano ogni parola, ogni sillaba, virgola e punto, e mettono in forse quello che forse ha voluto dire, ma forse non ha assai limpidamente espresso il legislatore». Questo è il nodo. Giudicherà la storia, come lui stesso ha detto, se Giuseppe Conte e il governo hanno fatto quanto potevano contro il coronavirus. Ma certo, come spiegava martedì Sabino Cassese, «non si comprende perché i nostri governanti continuino a scrivere proclami così oscuri».
Il guaio è che non puoi manco dare la colpa a questo o quel burocrate: qui è impazzito, attorcigliandosi su se stesso nel tentativo di tenere insieme leggi, leggine, commi e sottocommi, l'intero sistema. Tanto che ti chiedi se l'unica soluzione non sia il «metodo Pedro Camacho» di cui scrive Mario Vargas Llosa in La zia Julia e lo scribacchino. Dove il «Balzac creolo» che inventava strepitose storie per Radio Lima comincia a confondere i personaggi delle varie radionovelas in un caos tale da non lasciargli che una via di scampo: liberarsi via via di tutti i personaggi tra naufragi e terremoti per poter ricominciare daccapo.
Certo, era impossibile azzerare in questo momento di gravissima emergenza la massa immensa di regole accumulate nei decenni. Ma in quel «Testo coordinato delle ordinanze di protezione civile» ci sono strascichi inimmaginabili. Come l'uso delle deroghe su cui ironizzava Stendhal: «La maggior parte degli atti di governo papali sono una deroga a una regola, ottenuta grazie al credito d'una giovine donna o di una grossa somma». Due secoli dopo, nel testo lungo 295 pagine («una follia assoluta», ha scritto Franco Bechis), la parola «deroga» è presente 131 volte. Tante.
Poco comprensibile
Frasi aggrovigliate, ben 19 premesse e termini come «duodecies» confondono il cittadino
Per non dire dell'incipit del decreto: 12 «visto» e «vista», 2 «considerato» e «considerati», 1 «ritenuto», 1 «tenuto conto», 1 «su proposta e due 2 «sentiti» per un totale di 19 premesse. O dei grovigli: «Per l'anno 2020, i termini del 16 marzo di cui all'articolo 4, commi 6-quater e 6-quinquies del decreto…». Fino alle leccornie: «Le banche popolari, e le banche di credito cooperativo, le società cooperative e le mutue assicuratrici, anche in deroga all'articolo 150-bis, comma 2-bis, del decreto legislativo 1° settembre 1993 n. 385, all'art. 135-duodecies del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 e all'articolo 2539, primo comma…» Ma cos'è, questo «art. 135-duodecies»? Come può un cittadino capire qualcosa (in questi giorni poi!) di parole come «duodecies» usate solo nei testi iperspecialistici e spiegate solo in libri antichi come il «Dizionario italiano, latino, illirico» di Ardelio Della Bella stampato a Venezia nel 1728?
Lo stesso decreto firmato da Domenico Arcuri, il commissario agli approvvigionamenti contro il Covid-19, non brilla per semplicità. Le regole per il reperimento di «dispositivi di protezione individuale» (occhiali protettivi o visiere, mascherine, guanti e tute di protezione) sono elencate chiedendo in certi casi, ad esempio, «una specifica dichiarazione ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445. Art. 5» o una «relazione tecnica asseverata da parte di un tecnico abilitato iscritto all'albo…» «Richieste legittime, perché troppi fanno i furbi», riconosce Fabio Franceschi, che con Grafica Veneta è tra i primi stampatori di libri europei e ha appena riconvertito parte del suo stabilimento per fare mascherine: un milione e mezzo al giorno, i primi due milioni di pezzi donati alla Regione Veneto che gli aveva dettato le linee guida. Più le regole sono serie, più dovrebbero essere chiare a tutti.
Lo spiegava già, su un Panorama del 1977, Tullio de Mauro: «Da una parte dobbiamo essere tutti rispettosi delle terminologie tecniche, e anche del parlare difficile quando questo è dettato da necessità tecniche. Il matematico deve parlare da matematico, e se uno scienziato fa una conferenza sul cosmo, forzatamente deve servirsi delle parole adatte. I microbiologi non sono obbligati a farsi capire da tutti». Ma «l'avviso sulle carrozze ferroviarie no. Il suo messaggio è spiegarmi che devo pagare 800 lire di multa se sporco la vettura. Deve essere scritto in modo che lo capiscano tutti». Vale per i treni, vale per le norme dettate alle persone che non devono uscire di casa, vale per tutte le leggi dello Stato. Ma ancor di più in momenti come questi, dove si toccano tra l'altro delicate libertà civili.
Lo stesso Tullio de Mauro, che nella sua (breve) esperienza di ministro patì come una piaga la propria impotenza davanti al linguaggio della cattiva burocrazia (c'è anche quella buona, si capisce, ma sul linguaggio…), sottolineava «l'eccezionalità linguistica della Costituzione rispetto alla frustrante illeggibilità del corpus legislativo italiano». Rileggiamo: illeggibilità. E nel saggio Itabolario curato da Massimo Arcangeli scrisse la voce «Costituzione» esaltando l'uso di sole «9369 parole» (ripetiamo: un tredicesimo del decreto di oggi) e il fatto che esse «sono le repliche, le occorrenze di 1357 lemmi. Di questi 1002 appartengono al vocabolario di base italiano» e solo «335 su 1357 sono dunque estranei». A farla corta: ben il 74% delle parole erano usate e capite da tutti gli italiani. Possono dire, i «tecnici» che oggi confezionano le leggi chieste da chi è il governo, di destra o sinistra che sia, di aver ancora come primo obiettivo quello di essere compresi dai cittadini? Mah…

Gian Antonio Stella

CUCINA DELPAESE BELLO DA VIVERE

Era stato il pezzo della democrazia cristiana che costituiva la cerniera con la destra, politico di scarsa formazione cultura intelligenza e furbizia politiche. I suoi “amici” lo hanno sempre fregato tutti. Covava due ambizioni. Essere considerato il democristiano «più bello» del  collega Arnoldi. Ma quello dava i numeri a tutti. Ma proprio tutti. La seconda perenne ambizione era – è stato un uomo ambiziosissimo- stata quella di diventare sindaco ma  quando arrivava il momento c'era sempre qualcuno che lo fregava. Doveva sempre stare  in terza o quarta linea: al massimo gli davano un assessorato  di poco peso o dove lui non riusciva a combinare granche.
Non riuscì mai a capire che nella DC la destra era una utilità, vale a dire serviva a portare voti e poi stai a cuccia. Forse l'aveva capito forse no –non essendo originario di Curno- ma sostanzialmente rappresentava a Curno quella parte di paese che durante il fascismo con la borsa nera e le ruberie avevano messo parecchio fieno in cascina ma subito dopo la guerra e nel primo dopoguerra non avevano ne i soldi ne la cultura per diventare classe di governo e quindi tallonavano la DC cercando di rappresentare gli interessi dei bottegai e di quegli artigianati usciti arricchiti dalle ruberie  belliche (si pensi solo a cosa intascarono quelli che svuotarono  il magazzino del genio trasmissioni e vettovaglie che era stato depositato nel cinema comunale).
Maini lo conobbi –entrambi eravamo giovanissimi : fate conto  oltre 50 anni or sono-  quando lavorava per il Ministero dell'Agricoltura all'Ispettorato di Bergamo che era ospitato  in un ufficio nel favolosissimo ultimo piano ovest del Palazzo della Libertà. Se vi pare poco. Io ero un giovane di studio di un ingegnere agrario ex ufficiale della Forestale e figlio di un generale comandante la Forestale nazionale, dove si facevano i progetti delle c.d. “strade agro silvo pastorali” finanziate coi soldi del Piano Verde. Faccio degli esempi : dal Rif. Madonna delle Nevi al Passo S.Marco e discesa al Albaredo. Oppure la Cusio-Monte Avaro. Oppure la Valtorta>Ceresola>Piani di Bobbio. Oppure la Foppolo> Passo Dordona fino a Fusine. Per me seguire quei progetti   i cui conti erano controllati quasi tutti da Maini fu una scuola di buona amministrazione pubblica e Maini  fu per me un ottimo insegnante. Mi accorsi subito  che bisognava leggere tutto al contrario ma quando hai 16,17,18 anni pensi alla f**a piuttosto che ai conti del cantiere.


Probabile che in tutto questo interminabile chiacchiericcio sulla pandemia nessuno si sia posto una domanda: gli italiani fanno ancora l'amore in tempo di covid19?.
Non ci risulta che tra le raccomandazioni e i dpcm ci siano regole consigli norme in merito anche perché un paese di impostori cattolici, certi argomenti sono tabù e quindi… ciascuno si arrangi come meglio crede.
Immagino Floris che interroga una sessuologa oppure un dirigente ISS in merito. Per non dire quell'aringa sbiancata con la natrolina della Berlinguer. Sulle reti di B. saremmo immediatamente al livello  di I-Fix-Ctceh-Ctceh [che per chi non lo conosca era uno dei settimanali porno –assieme a Confidenze che era la versione vaticana- che ci hanno “educato” ai tempi dell'adolescenza.
Diamolo per scontato che il mese di febbraio non conti, ma marzo aprile maggio  [speriamo solo questi tre mesi] saranno mesi  che ci faranno scontare NOVE mesi DOPO un netto calo delle nascite. Quindi è abbastanza certo che sia questo anno che il prossimo perderemo 1/12 di nascite in meno rispetto all'anno scorso (visto che le nascite hanno un andamento in discesa) mentre nel 2021 ne perderemo 2/12. L'andamento delle nascite sarebbe quindi dal 2029 al2021 il seguente: 435>400>365 mila.
Probabile che nel 2021 nasceranno “solo” 350mila italiani.
Quindi a fronte degli odierni 6.820 defunti “nel tempo del covid19” quand'anche la cifra dovesse raddoppiare o triplicare, il problema non sta dalla parte “dei morti” bensì in quello della “riduzione delle nascite”. Che è ben più serio per chi non viva nel proprio egoismo e guardi con animo sereno –se  riesce- al proprio ed altrui futuro.
Il primo impatto di questa decrescita delle nascite lo avremo nelle scuole da fine anno 2021 oltre al fatto che non sappiamo che esiti avrà circa la qualità psicofisica dei neonati post covid19.
Perché bisogna mettere in conto anche quello.


“Cittadino non è solo chi dorme, mangia, lavora, studia in paese ma chi fa parte della comunità, chi con tutti gli altri condivide aspirazioni, timori, preoccupazione e auspici. Chi con gli altri lavora e si diverte, produce reddito e paga le tasse, frequenta le scuole e i vari servizi. Esiste una cittadinanza sociale che va riconosciuta. Compito dell'amministrazione è fare quanto in proprio potere per far accrescere nei residenti italiani e stranieri la consapevolezza del proprio ruolo nella comunità e favorire, con il pieno inserimento nella vita cittadina da parte degli immigrati, la crescita dell'intera comunità curnese”.

«La costituzione delle commissioni e dei tavoli di lavoro sono la prova concreta di questa volontà di agire secondo il principio della partecipazione, della trasparenza, della flessibilità e della formazione continua. I tempi di costituzione e attivazione dei Tavoli di lavoro e delle Commissioni saranno ovviamente modulati nel tempo».


Se si va su qualsiasi canale Rai è onnipresente una scritta in sovrimpressione nella quale si dice “Aiuta la Protezione civile nella lotta contro il Covid” e si dà naturalmente l'iban bancario affinché si doni generosamente. Ma un momento… non dovrebbe essere la protezione civile ad aiutare i cittadini che già sono caricati di tasse, a meno che  non siano ricchi  o evasori ? Che protezione civile è quella che ad ogni occasione deve essere sostenuta da donazioni come fosse una sorta di Onlus nella quale la solidarietà viene equivocata con la carità? Dov'è finita la buona amministrazione che dovrebbe mettere a bilancio i fondi necessari , dove sono i 30 miliardi Conte, che fine hanno fatto i fondi europei di cui alcuni dementi favoleggiano avendo scambiato l'ennesimo quantitative easing della Bce come una sorta di aiuto diretto? E dove sono i fondi europei peraltro pagati anticipatamente che l'Ue sarebbe obbligata a fornire in caso di calamità?  Quella scritta è offensiva, rappresenta il livello miserrimo  dello Stato che fa la questua approfittando del buon cuore di quei cittadini che nel frattempo sta portando alla rovina con provvedimenti assurdi e del tutto inutili a fermare un contagio che si stava diffondendo già prima della sua comparsa ufficiale. E paradossalmente in giro si vedono solo anziani, ovvero proprio quelli che sono a rischio, ma che sono costretti ad avventurarsi per le strade visto che le loro fonti di collegamento col mondo esterno sono state disseccate dalle grida governative e dalla detenzione domiciliare di coloro che hanno poco o nulla da temere dal Covid, mentre i servizi di consegna a domicilio stanno collassando sotto il peso della repentina crescita di richieste. Per non parlare della caduta dell'assistenza sanitaria che si sta letteralmente squagliando per tutte le altre patologie, comprese quelle più gravi. Alla fine ci saranno più morti per i provvedimenti anti Covid che per il Covid.

Con determinazione n. 85 del 22-02-2020 a cura: responsabile settore servizi alla persona p.i. sport cultura avente per oggetto: impegno di spesa comunità' madre e figlio - febbraio-marzo 2020. (...) VISTO il decreto del Tribunale per i minorenni di Brescia trasmesso dall'Ambito territoriale di Dalmine riguardante le misure da adottare per il minore cod. 18947 e i relativi adempimenti prossimi dei genitori protocollato con nr. 5522 in data 10.04.2019;
PRESO ATTO della nota nr. 5397 del 09.04.2019 con la quale l'Ambito Territoriale di Dalmine comunica la data di inserimento presso la struttura individuata dal Tribunale;
VISTA la nota nr. 5128 del 04.04.2019 della Comunità con la quale sono indicati i costi previsti per l'intervento ovvero 130,00 euro al giorno (iva al 5% esclusa) per il paziente adulto e 85,00 euro (iva al 5% esclusa) al giorno per il minore, comprese le attività di supporto c il nido;
PRESO ATTO dalla comunicazione che il costo del minore può variare del 40% in aumento se nell'intervento educativo non si presenta il genitore obbligato;
PRESO ATTO delle compartecipazioni dovute per cui il genitore resta in capo al Comune di Curno per il tutto il costo dell'intervento mentre la quota del minore è suddivisa per il 40% a carico dell'Ambito di Dalmine e per 60% a carico del Comune di Curno ... RITENUTO pertanto necessario impegnare la spesa per i mesi di febbraio e marzo 2020, per complessivi € 11.405,00 quale spesa al 100% per l'accoglienza della madre e spesa al 60% per l'accoglienza del minore, con imputazione al cap. 3211 avente oggetto «Rette di ricovero per minori» che dovranno essere integrati in caso di assenza del genitore obbligato all'intervento educativo…
….. determina…
1. di assumere un impegno di spesa, per le ragioni in premessa indicate c qui interamente richiamate, la spesa relativa ai mesi di febbraio c marzo 2020 di € 11.405,00 a favore della struttura indicata nel prot. Nr. 5128 del 04.04.2019 i cui dati non son citati nel presente atto
determinativo agendo in conformità secondo quanto indicato nel decreto del Tribunale e trasmessi per competenza all'ufficio ragioneria.
2. di impegnare al cap. 3211 anno 2020 denominato Rette di ricovero per minori come segue, in funzione dell'esigibilità della spesa:la somma di euro 11.405,00.