A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1200 DEL 23 MARZO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















NON BASTA AGGIUSTARE LA COMUNICAZIONE: LE REGIONI DEL NORD
VOGLIONO UN PDC SETTENTRIONALE
Dopo un mese dallo scoppio della pandemia la televisione di stato non ha ancora un canale per la Protezione Civile. Un pezzo della brevissima conferenza stampa delle 18 viene trasmessa da RAINEWS e quasi sempre interrotta per l’ennesima ripetizione della news già data cinque volte. Magari basterebbe un’ora sui canali principali e con l’ordine che le regioni non la brucino –tipica operazione di stampo leghista- un’ora prima della conferenza stampa nazionale. Il Borrelli di turno é talmente  anestetizzato che tranne cinque numeri non dice altro e dedica più tempo ad elencare i numeri dell’organizzazione ed a esaltarne la dedizione. Guarda anche con viso palesemente scocciato i professori dell’ISS che si dilungano nel dare le risposte. Il peggio viene poi quando intervengono i giornalisti, di cui si nota immediatamente la bassa intelligenza dalle domande che pongono. Probabilmente sono soggetti di terza quarta quinta fila messi li per non mancare tanto poi alla fine compilano l’articolo o l’intervento in tv con un bel copia&incolla dei numeri peggiori. Non attendetevi una domanda una minimamente curiosa: l’intelligenza è bandita.
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IL GRANDE ACCATTONE
Se si va su qualsiasi canale Rai è onnipresente una scritta in sovrimpressione nella quale si dice “Aiuta la Protezione civile nella lotta contro il Covid” e si dà naturalmente l'iban bancario affinché si doni generosamente. Ma un momento… non dovrebbe essere la protezione civile ad aiutare i cittadini che già sono caricati di tasse, a meno che  non siano ricchi  o evasori ? Che protezione civile è quella che ad ogni occasione deve essere sostenuta da donazioni come fosse una sorta di Onlus nella quale la solidarietà viene equivocata con la carità? Dov'è finita la buona amministrazione che dovrebbe mettere a bilancio i fondi necessari , dove sono i 30 miliardi Conte, che fine hanno fatto i fondi europei di cui alcuni dementi favoleggiano avendo scambiato l'ennesimo quantitative easing della Bce come una sorta di aiuto diretto?
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SOLO I RICCHI SE LA CAVANO
Il dott. Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza, urgenza e area critica dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha lanciato via Bergamo TV un appello ai Bergamaschi che è riassunto nelle poche righe dell’immagine. Ferdinando Luca Lorini, classe 1961, nell’agosto 1988 diventa assistente di ruolo nel II° Servizio di Anestesia e Rianimazione degli OORR di Bergamo dal 2018 è direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza e Area critica. La sua carriera si è realizzata tutta tra Largo Barozzi e il Giovanni XXIII.
Abbiamo ascoltato con vivo interesse le sue raccomandazioni ed abbiamo concluso che siamo in buone mani!. A parte il fatto che ripete dopo un’ora dopo quel che Franco Locatelli dell’ISS aveva già detto alla conferenza della Protezione Civile, adesso col covid19 gli italiani infetti debbono scappare di casa oppure mettersi in quarantena in cantina o sul balcone. Forse varrebbe la pena che oltre parlare, facesse qualche riflessione pratica visto che quando vivi in tre in 70 mq forse…
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!

























Ragazzini siriani sul confine
urco nei pressi di Dayr Ballut
leggono un cartello
sulle norme anti Covid19












































































































































































































NON BASTA AGGIUSTARE
LA COMUNICAZIONE
LE REGIONI DEL NORD
VOGLIONO UN PDC
SETTENTRIONALE
Dopo un mese dallo scoppio della pandemia la televisione di stato non ha ancora un canale per la Protezione Civile. Un pezzo della brevissima conferenza stampa delle 18 viene trasmessa da RAINEWS e quasi sempre interrotta per l’ennesima ripetizione della news già data cinque volte. Magari basterebbe un’ora sui canali principali e con l’ordine che le regioni non la brucino –tipica operazione di stampo leghista- un’ora prima della conferenza stampa nazionale. Il Borrelli di turno é talmente  anestetizzato che tranne cinque numeri non dice altro e dedica più tempo ad elencare i numeri dell’organizzazione ed a esaltarne la dedizione. Guarda anche con viso palesemente scocciato i professori dell’ISS che si dilungano nel dare le risposte. Il peggio viene poi quando intervengono i giornalisti, di cui si nota immediatamente la bassa intelligenza dalle domande che pongono. Probabilmente sono soggetti di terza quarta quinta fila messi li per non mancare tanto poi alla fine compilano l’articolo o l’intervento in tv con un bel copia&incolla dei numeri peggiori. Non attendetevi una domanda una minimamente curiosa: l’intelligenza è bandita.
Riccardo Luna: Il fatto è che i numeri che Borrelli ci fornisce non dicono più abbastanza.
I dati complessivi per l’Italia non dicono dell’enorme tributo che sta pagando la Lombardia, per esempio. Ma anche il dato della Lombardia non rivela il dramma delle province di Bergamo e di Brescia. Abbiamo bisogno di più dati, di più grafici, di curve di contagi per capire non solo dove stiamo oggi, ma dove probabilmente staremo domani e dopodomani. C’è bisogno di capire se ci sono altri potenziali focolai rispetto alle province di cui parliamo ogni giorno. C’è bisogno di ragionare sulla letalità del virus, di analizzare eventuali discrepanze fra una regione e l’altra per individuare buone pratiche (il Veneto, per esempio?) o errori da correggere in fretta.
La psicologia è importante: c’è qualche psicologo alla Protezione civile? Non si sa.
Ma che ci sia bisogno di più analisti di dati a palazzo Chigi lo conferma il fatto che i ministri da due settimane rinviano il varo di una task force di data scientist. Non è cattiva volontà, è che ancora non trovano l’accordo sui compiti, sui poteri, sui nomi di chi dovrà farne parte. Ma non basta. Il Paese ha diritto di sapere cosa sta accadendo davvero. La verità dei dati è la premessa di comportamenti collettivi adeguati e necessari a uscire dalla crisi.

Del resto  anche la comunicazione ufficiale da parte del governo non è che sia migliore. Nelle ultime 24 ore è scoppiata –abbastanza  bagnato come scoppio- la polemica addirittura col presidente Conte. La decisione del presidente del Consiglio di annunciare la serrata generale con una diretta Facebook (comunque ripresa da tutte le reti televisive) ha scatenato le critiche delle opposizioni e di Matteo Renzi. Senza che nessuno sia entrato nel merito di un provvedimento senza precedenti. Dai rappresentanti dei giornalisti invece una proposta per "aiutare ad aiutare": "D'ora in poi conferenze stampa da remoto"
Roberto Arditti: “in momenti come questi occorre mantenere un rapporto di fiducia tra governanti e governati, rapporto fatto di trasparenza e disponibilità al confronto. Un’inversione di rotta si impone. L’uscita del premier Conte di ieri sera è sbagliata nei tempi, nei modi e nella sostanza. È sbagliata nei tempi perché non c’è una ragione al mondo per rivolgersi agli italiani poco prima della mezzanotte, peraltro con trenta minuti di ritardo sull’orario annunciato. È sbagliata nei modi perché il messaggio unilaterale via social network sarà anche moderno, ma poco (e male) si concilia con un corretto modo di comunicare con i cittadini. Innanzitutto perché c’è la TV di Stato, che ha esattamente la funzione di informare la nazione (soprattutto nei momenti critici). E poi perché l’elusione sistematica delle domande non fa un buon servizio a nessuno, men che meno a quell’idea di convivenza democratica già molto sotto pressione per molteplici ragioni.
Infine è sbagliata nella sostanza perché si è deciso di partire con la dichiarazione pubblica senza avere pronti gli atti concreti, tanto è vero che a molte ore dall’annuncio del Primo Ministro non vi è traccia del decreto che incide sulla vita (lavorativa e sociale) di milioni di persone, tutte in attesa di capire cosa ne sarà di loro domani (cioè lunedì, primo giorno lavorativo della settimana).
La reazione dei politici non si è fatta attendere, Salvini Meloni e Renzi hanno bacchettato Conte. Forse Renzi ha dimenticato come sia lo stesso che durante il suo mandato da premier si dedicava a lunghe dirette Facebook, dal suo ufficio a Palazzo Chigi, per parlare dei vari provvedimenti del governo. Erano i cosiddetti “#MatteoRisponde” e, proprio in quelle occasioni, i giornalisti erano completamente bypassati, optando per domande selezionate dal premier in rete sulla base delle sue esigenze comunicative. Evidentemente Renzi ha cambiato idea, e con lui i suoi, sempre membri della stessa maggioranza che in teoria sta sostenendo Conte. “Le dirette Facebook a reti unificate, senza domande, hanno stancato”, ha scritto tra i tanti il presidente di Italia viva Ettore Rosato su Twitter. Amen.

Stefano Folli: Un’economia il cui Pil vale 1800 miliardi di euro appesa prima a una diretta su Facebook, poi a una domenica di indiscrezioni. Con il risultato che gli imprenditori, consultati in ritardo, temono l’asfissia del sistema sull’intero territorio da Nord a Sud e i sindacati, viceversa, minacciano lo sciopero generale se il governo rinuncia all’intransigenza promessa. In effetti, si naviga a vista. Inoltre un Paese in cui la democrazia dovrebbe contare qualcosa, sta rinunciando alle sue libertà civili senza che nessuno accompagni la richiesta di tale sacrificio con un discorso di un qualche valore etico, in cui si respiri il senso di un destino comune, in cui si avverta lo spessore di una storia nazionale. Nulla di tutto questo. Solo un breve intervento l’altra notte attraverso uno strumento improprio, avendo avuto cura di disinnescare ogni contraddittorio, ogni quesito più o meno imbarazzante.
Non si sfugge all’impressione che troppi aspetti siano stati affrontati con leggerezza, alla ricerca del successo mediatico: con un occhio e forse due rivolti ai sondaggi. Sulla pessima tecnica di comunicazione è stato detto tutto. Il punto cruciale, intorno a cui ruota il resto, è tuttavia l’indifferenza verso le istituzioni. Non si mette sotto chiave l’Italia senza passare dal Parlamento. E il fatto che le Camere siano semi-chiuse, comunque consegnate a un ruolo marginale, è un danno gravissimo di cui portano la responsabilità tutti coloro che lo hanno permesso. Visto che il decreto non era nemmeno pronto, Conte aveva il tempo di andare a parlare davanti alle assemblee, ieri o oggi, e lì coinvolgere tutti, maggioranza e opposizione, in una generale assunzione di responsabilità. Mortificare le istituzioni è un errore che si paga sempre. Per il buon motivo che, finita l’emergenza, si tratterà di verificare lo stato di salute della democrazia. Carl Schmitt riteneva, come è noto, che “sovrano è chi decide sullo stato d’eccezione”. Ma non poteva prevedere l’era del web e del Grande Fratello.

IL GRANDE ACCATTONE
Se si va su qualsiasi canale Rai è onnipresente una scritta in sovrimpressione nella quale si dice “Aiuta la Protezione civile nella lotta contro il Covid” e si dà naturalmente l'iban bancario affinché si doni generosamente. Ma un momento… non dovrebbe essere la protezione civile ad aiutare i cittadini che già sono caricati di tasse, a meno che  non siano ricchi  o evasori ? Che protezione civile è quella che ad ogni occasione deve essere sostenuta da donazioni come fosse una sorta di Onlus nella quale la solidarietà viene equivocata con la carità? Dov'è finita la buona amministrazione che dovrebbe mettere a bilancio i fondi necessari , dove sono i 30 miliardi Conte, che fine hanno fatto i fondi europei di cui alcuni dementi favoleggiano avendo scambiato l'ennesimo quantitative easing della Bce come una sorta di aiuto diretto? E dove sono i fondi europei peraltro pagati anticipatamente che l'Ue sarebbe obbligata a fornire in caso di calamità?  Quella scritta è offensiva, rappresenta il livello miserrimo  dello Stato che fa la questua approfittando del buon cuore di quei cittadini che nel frattempo sta portando alla rovina con provvedimenti assurdi e del tutto inutili a fermare un contagio che si stava diffondendo già prima della sua comparsa ufficiale. E paradossalmente in giro si vedono solo anziani, ovvero proprio quelli che sono a rischio, ma che sono costretti ad avventurarsi per le strade visto che le loro fonti di collegamento col mondo esterno sono state disseccate dalle grida governative e dalla detenzione domiciliare di coloro che hanno poco o nulla da temere dal Covid, mentre i servizi di consegna a domicilio stanno collassando sotto il peso della repentina crescita di richieste. Per non parlare della caduta dell'assistenza sanitaria che si sta letteralmente squagliando per tutte le altre patologie, comprese quelle più gravi. Alla fine ci saranno più morti per i provvedimenti anti Covid che per il Covid.

SOLO I RICCHI SE LA CAVANO
Il dott. Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza, urgenza e area critica dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha lanciato via Bergamo TV un appello ai Bergamaschi che è riassunto nelle poche righe dell’immagine. Ferdinando Luca Lorini, classe 1961, nell’agosto 1988 diventa assistente di ruolo nel II° Servizio di Anestesia e Rianimazione degli OORR di Bergamo dal 2018 è direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza e Area critica. La sua carriera si è realizzata tutta tra Largo Barozzi e il Giovanni XXIII.
Abbiamo ascoltato con vivo interesse le sue raccomandazioni ed abbiamo concluso che siamo in buone mani!. A parte il fatto che ripete dopo un’ora dopo quel che Franco Locatelli dell’ISS aveva già detto alla conferenza della Protezione Civile, adesso col covid19 gli italiani infetti debbono scappare di casa oppure mettersi in quarantena in cantina o sul balcone. Forse varrebbe la pena che oltre parlare, facesse qualche riflessione pratica visto che quando vivi in tre in 70 mq forse…
A questo primario raccomandiamo di fare controllare la qualità dell’aria condizionata che circola nell’ospedale (e nei supermercati, grandi centri, studi imprese negozi: ma questo spetta  all’ATS) perché sono proprio questi grandi complessi che mescolando rapidamente l’aria di migliaia di persone (almeno il 20% dei quali è infetto in qualche modo) favoriscono la diffusione dell’infezione visto che la potenzialità dell’infezione dura sicuramente quei 10-15 minuti del tempo del riciclo. Fuori dubbio che una scatarrata in fronte ad un altro diventa una infezione, ma siccome –lo dimostra proprio il suo ragionamento- è l’omogeneizzazione dell’aria infetta dentro un ambiente chiuso che finisce per colpire chiunque vi abiti ecco come e perché  l’infezione non cala da noi. Oltre a stare lontani uno dall’altro almeno un braccio, meglio stare all’aria aperta piuttosto che serrati in casa anche in stanze differenti oppure fare ogni giorno un giretto al supermercato  per comprare un chilo di pane o di zucchero.