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NON BASTA AGGIUSTARE
LA COMUNICAZIONE
LE REGIONI DEL NORD
VOGLIONO UN PDC
SETTENTRIONALE
Dopo un mese dallo scoppio della pandemia la televisione di stato non
ha ancora un canale per la Protezione Civile. Un pezzo della brevissima
conferenza stampa delle 18 viene trasmessa da RAINEWS e quasi sempre
interrotta per l’ennesima ripetizione della news già data cinque volte.
Magari basterebbe un’ora sui canali principali e con l’ordine che le
regioni non la brucino –tipica operazione di stampo leghista- un’ora
prima della conferenza stampa nazionale. Il Borrelli di turno é
talmente anestetizzato che tranne cinque numeri non dice altro e
dedica più tempo ad elencare i numeri dell’organizzazione ed a
esaltarne la dedizione. Guarda anche con viso palesemente scocciato i
professori dell’ISS che si dilungano nel dare le risposte. Il peggio
viene poi quando intervengono i giornalisti, di cui si nota
immediatamente la bassa intelligenza dalle domande che pongono.
Probabilmente sono soggetti di terza quarta quinta fila messi li per
non mancare tanto poi alla fine compilano l’articolo o l’intervento in
tv con un bel copia&incolla dei numeri peggiori. Non attendetevi
una domanda una minimamente curiosa: l’intelligenza è bandita.
Riccardo Luna: Il fatto è che i numeri che Borrelli ci fornisce non dicono più abbastanza.
I dati complessivi per l’Italia non dicono dell’enorme tributo che sta
pagando la Lombardia, per esempio. Ma anche il dato della Lombardia non
rivela il dramma delle province di Bergamo e di Brescia. Abbiamo
bisogno di più dati, di più grafici, di curve di contagi per capire non
solo dove stiamo oggi, ma dove probabilmente staremo domani e
dopodomani. C’è bisogno di capire se ci sono altri potenziali focolai
rispetto alle province di cui parliamo ogni giorno. C’è bisogno di
ragionare sulla letalità del virus, di analizzare eventuali discrepanze
fra una regione e l’altra per individuare buone pratiche (il Veneto,
per esempio?) o errori da correggere in fretta.
La psicologia è importante: c’è qualche psicologo alla Protezione civile? Non si sa.
Ma che ci sia bisogno di più analisti di dati a palazzo Chigi lo
conferma il fatto che i ministri da due settimane rinviano il varo di
una task force di data scientist. Non è cattiva volontà, è che ancora
non trovano l’accordo sui compiti, sui poteri, sui nomi di chi dovrà
farne parte. Ma non basta. Il Paese ha diritto di sapere cosa sta
accadendo davvero. La verità dei dati è la premessa di comportamenti
collettivi adeguati e necessari a uscire dalla crisi.
Del resto anche la comunicazione ufficiale da parte del governo
non è che sia migliore. Nelle ultime 24 ore è scoppiata
–abbastanza bagnato come scoppio- la polemica addirittura col
presidente Conte. La decisione del presidente del Consiglio di
annunciare la serrata generale con una diretta Facebook (comunque
ripresa da tutte le reti televisive) ha scatenato le critiche delle
opposizioni e di Matteo Renzi. Senza che nessuno sia entrato nel merito
di un provvedimento senza precedenti. Dai rappresentanti dei
giornalisti invece una proposta per "aiutare ad aiutare": "D'ora in poi
conferenze stampa da remoto"
Roberto Arditti: “in momenti come questi occorre mantenere un rapporto
di fiducia tra governanti e governati, rapporto fatto di trasparenza e
disponibilità al confronto. Un’inversione di rotta si impone. L’uscita
del premier Conte di ieri sera è sbagliata nei tempi, nei modi e nella
sostanza. È sbagliata nei tempi perché non c’è una ragione al mondo per
rivolgersi agli italiani poco prima della mezzanotte, peraltro con
trenta minuti di ritardo sull’orario annunciato. È sbagliata nei modi
perché il messaggio unilaterale via social network sarà anche moderno,
ma poco (e male) si concilia con un corretto modo di comunicare con i
cittadini. Innanzitutto perché c’è la TV di Stato, che ha esattamente
la funzione di informare la nazione (soprattutto nei momenti critici).
E poi perché l’elusione sistematica delle domande non fa un buon
servizio a nessuno, men che meno a quell’idea di convivenza democratica
già molto sotto pressione per molteplici ragioni.
Infine è sbagliata nella sostanza perché si è deciso di partire con la
dichiarazione pubblica senza avere pronti gli atti concreti, tanto è
vero che a molte ore dall’annuncio del Primo Ministro non vi è traccia
del decreto che incide sulla vita (lavorativa e sociale) di milioni di
persone, tutte in attesa di capire cosa ne sarà di loro domani (cioè
lunedì, primo giorno lavorativo della settimana).
La reazione dei politici non si è fatta attendere, Salvini Meloni e
Renzi hanno bacchettato Conte. Forse Renzi ha dimenticato come sia lo
stesso che durante il suo mandato da premier si dedicava a lunghe
dirette Facebook, dal suo ufficio a Palazzo Chigi, per parlare dei vari
provvedimenti del governo. Erano i cosiddetti “#MatteoRisponde” e,
proprio in quelle occasioni, i giornalisti erano completamente
bypassati, optando per domande selezionate dal premier in rete sulla
base delle sue esigenze comunicative. Evidentemente Renzi ha cambiato
idea, e con lui i suoi, sempre membri della stessa maggioranza che in
teoria sta sostenendo Conte. “Le dirette Facebook a reti unificate,
senza domande, hanno stancato”, ha scritto tra i tanti il presidente di
Italia viva Ettore Rosato su Twitter. Amen.
Stefano Folli: Un’economia il cui Pil vale 1800 miliardi di euro appesa
prima a una diretta su Facebook, poi a una domenica di indiscrezioni.
Con il risultato che gli imprenditori, consultati in ritardo, temono
l’asfissia del sistema sull’intero territorio da Nord a Sud e i
sindacati, viceversa, minacciano lo sciopero generale se il governo
rinuncia all’intransigenza promessa. In effetti, si naviga a vista.
Inoltre un Paese in cui la democrazia dovrebbe contare qualcosa, sta
rinunciando alle sue libertà civili senza che nessuno accompagni la
richiesta di tale sacrificio con un discorso di un qualche valore
etico, in cui si respiri il senso di un destino comune, in cui si
avverta lo spessore di una storia nazionale. Nulla di tutto questo.
Solo un breve intervento l’altra notte attraverso uno strumento
improprio, avendo avuto cura di disinnescare ogni contraddittorio, ogni
quesito più o meno imbarazzante.
Non si sfugge all’impressione che troppi aspetti siano stati affrontati
con leggerezza, alla ricerca del successo mediatico: con un occhio e
forse due rivolti ai sondaggi. Sulla pessima tecnica di comunicazione è
stato detto tutto. Il punto cruciale, intorno a cui ruota il resto, è
tuttavia l’indifferenza verso le istituzioni. Non si mette sotto chiave
l’Italia senza passare dal Parlamento. E il fatto che le Camere siano
semi-chiuse, comunque consegnate a un ruolo marginale, è un danno
gravissimo di cui portano la responsabilità tutti coloro che lo hanno
permesso. Visto che il decreto non era nemmeno pronto, Conte aveva il
tempo di andare a parlare davanti alle assemblee, ieri o oggi, e lì
coinvolgere tutti, maggioranza e opposizione, in una generale
assunzione di responsabilità. Mortificare le istituzioni è un errore
che si paga sempre. Per il buon motivo che, finita l’emergenza, si
tratterà di verificare lo stato di salute della democrazia. Carl
Schmitt riteneva, come è noto, che “sovrano è chi decide sullo stato
d’eccezione”. Ma non poteva prevedere l’era del web e del Grande
Fratello.
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IL GRANDE ACCATTONE
Se si va su qualsiasi canale Rai è onnipresente una scritta in
sovrimpressione nella quale si dice “Aiuta la Protezione civile nella
lotta contro il Covid” e si dà naturalmente l'iban bancario affinché si
doni generosamente. Ma un momento… non dovrebbe essere la protezione
civile ad aiutare i cittadini che già sono caricati di tasse, a meno
che non siano ricchi o evasori ? Che protezione civile è
quella che ad ogni occasione deve essere sostenuta da donazioni come
fosse una sorta di Onlus nella quale la solidarietà viene equivocata
con la carità? Dov'è finita la buona amministrazione che dovrebbe
mettere a bilancio i fondi necessari , dove sono i 30 miliardi Conte,
che fine hanno fatto i fondi europei di cui alcuni dementi favoleggiano
avendo scambiato l'ennesimo quantitative easing della Bce come una
sorta di aiuto diretto? E dove sono i fondi europei peraltro pagati
anticipatamente che l'Ue sarebbe obbligata a fornire in caso di
calamità? Quella scritta è offensiva, rappresenta il livello
miserrimo dello Stato che fa la questua approfittando del buon
cuore di quei cittadini che nel frattempo sta portando alla rovina con
provvedimenti assurdi e del tutto inutili a fermare un contagio che si
stava diffondendo già prima della sua comparsa ufficiale. E
paradossalmente in giro si vedono solo anziani, ovvero proprio quelli
che sono a rischio, ma che sono costretti ad avventurarsi per le strade
visto che le loro fonti di collegamento col mondo esterno sono state
disseccate dalle grida governative e dalla detenzione domiciliare di
coloro che hanno poco o nulla da temere dal Covid, mentre i servizi di
consegna a domicilio stanno collassando sotto il peso della repentina
crescita di richieste. Per non parlare della caduta dell'assistenza
sanitaria che si sta letteralmente squagliando per tutte le altre
patologie, comprese quelle più gravi. Alla fine ci saranno più morti
per i provvedimenti anti Covid che per il Covid.
SOLO I RICCHI SE LA CAVANO
Il dott. Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza, urgenza
e area critica dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha lanciato
via Bergamo TV un appello ai Bergamaschi che è riassunto nelle poche
righe dell’immagine. Ferdinando Luca Lorini, classe 1961, nell’agosto
1988 diventa assistente di ruolo nel II° Servizio di Anestesia e
Rianimazione degli OORR di Bergamo dal 2018 è direttore del
Dipartimento di Emergenza Urgenza e Area critica. La sua carriera si è
realizzata tutta tra Largo Barozzi e il Giovanni XXIII.
Abbiamo ascoltato con vivo interesse le sue raccomandazioni ed abbiamo
concluso che siamo in buone mani!. A parte il fatto che ripete dopo
un’ora dopo quel che Franco Locatelli dell’ISS aveva già detto alla
conferenza della Protezione Civile, adesso col covid19 gli italiani
infetti debbono scappare di casa oppure mettersi in quarantena in
cantina o sul balcone. Forse varrebbe la pena che oltre parlare,
facesse qualche riflessione pratica visto che quando vivi in tre in 70
mq forse…
A questo primario raccomandiamo di fare controllare la qualità
dell’aria condizionata che circola nell’ospedale (e nei supermercati,
grandi centri, studi imprese negozi: ma questo spetta all’ATS)
perché sono proprio questi grandi complessi che mescolando rapidamente
l’aria di migliaia di persone (almeno il 20% dei quali è infetto in
qualche modo) favoriscono la diffusione dell’infezione visto che la
potenzialità dell’infezione dura sicuramente quei 10-15 minuti del
tempo del riciclo. Fuori dubbio che una scatarrata in fronte ad un
altro diventa una infezione, ma siccome –lo dimostra proprio il suo
ragionamento- è l’omogeneizzazione dell’aria infetta dentro un ambiente
chiuso che finisce per colpire chiunque vi abiti ecco come e
perché l’infezione non cala da noi. Oltre a stare lontani uno
dall’altro almeno un braccio, meglio stare all’aria aperta piuttosto
che serrati in casa anche in stanze differenti oppure fare ogni giorno
un giretto al supermercato per comprare un chilo di pane o di
zucchero.
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