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VOTO UNANIME DI MAGGIORANZA ED OPPOSIZIONE IN VISTA
DELLA SPARTIZIONE DELLA MAXI TORTA DI 25 MILIARDI DEL COVID19
E DELLA RICOSTRUZIONE.
FERMATE AL MOMENTO LE NOMINE DEGLI ENTI.
L’ACCORDO É CHE SE NECESSARIO LA TORTA SI FARÀ PIÙ GRANDE
Non abbiamo avuto bisogno di molte ore per trovare conferma di quanto
avevamo scritto nel post della pagina 1192 e partendo dal bollettino
della Protezione Civile che dava il numero degli infettati di covid.19
alle ore 17 di lunedi u.s e scrivevamo che “Occhio croce scommettiamo
che oggi (10 marzo ’20) NON esista nessun istituto che stia
studiando l'andamento dell'infezione sulla scorta di queste cartelle
cliniche che essendo elettroniche “dovrebbero” rendersi disponibili in
tempo reale al sistema o ai sistemi delegati e deputati allo studio.
Scommettiamo che non esista nemmeno la norma che obbliga la
concentrazione di queste informazioni: e questo lo deduciamo dal fatto
che nessun politico ne abbia parlato. Nessuno dei galli e polli
scienziati che sgallettano nelle trasmissioni ne ha parlato. Per
esempio stamane non ne parlano (martedi mattino) ne Stefano Merler
epidemiologo e matematico su Repubblica e nemmeno Andrea Melegari
(Expert System) e Roberto Mugavero (Osdife) su Linkiesta
nell'intervista sulla piattaforma di intelligenza artificiale che sarà
in grado, scandagliando social network e siti web, di individuare
all'origine minacce come il coronavirus. Non ne parla nemmeno Paolo
Giordano.
L'impressione generale che se ne trae è che da una parte ci siano gli
ospedali –intesi non solo in senso fisico ma soprattutto in ordine a
chi ci lavora- che fanno fronte rotolando (verrebbe da dire:
rantolando) faticosamente di fronte all'avanzare dei ricoveri mentre
sono bloccati da una organizzazione superiore che non è in grado di
muoversi con la necessaria scioltezza. I tagli alla sanità degli ultimi
venti anni paiono avere introdotto una specie di blocco mentale negli
addetti più in alto. L'abolizione nelle aziende (produttrici di
materiali per la sanità) del magazzino e l'abitudine ormai consolidata
di produrre oggi per domani l'ordine di ieri fa sentire
barzellette epocali come quella dell'ordine di milioni di mascherine
gran parte delle quali potrebbero arrivare (a fine mese) quando non
servono più. Nel senso che siamo schiattati tutti.
INVECE. Invece martedì sera nella conferenza stampa della Protezione
Civile alle 18 il direttore (friulano) Silvio Brusaferro dell’ISS
(istituto superiore di sanità) comunica che sul sito
https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/aggiornamenti sono pubblicati
il bollettino
“Epidemia COVID-19 -Aggiornamento nazionale al 09 marzo 2020 –
ore 16:00” con allegata una “Appendice bollettino 10/3/2020 (dati
ricevuti 9/3/2020 mattina) – COVID-19 – dettaglio regionale”. Ci
siamo ci siamo detti soddisfatti.
Purtroppo la lettura dei due documenti, benché aggiunga alcuni
particolari e informazioni non proprio utili a comprendere meglio
l’espandersi e l’evolversi di questa infezione dimostra quanto avevamo
previsto.
Infatti nei due documenti “lo stato clinico dei pazienti non è
ancora classificato in tutte le Regioni/PPM in modo standardizzato
secondo le modalità previste dalla sorveglianza COVID- 19, ma si sta
procedendo alla raccolta di tale informazione. Attualmente lo stato
clinico è disponibile solo per 2.539 casi, di cui 518 (9,8%)
asintomatici, 270 (5,1%) pauci-sintomatici, 1.622 (30,7%) con sintomi
per cui non viene specificato il livello di gravità, 1.593 (30,1%) con
sintomi lievi, 297 (5,6%) con sintomi severi, 985 (18,6%) critici”.
Noi immaginavamo che se a fine giornata di lunedi 9 marzo il bollettino
della Protezione Civile dava 9172 infettati di covid.19 in totale, ed a
seguire 7985 positivi tra i ricoverati e gli stabulati in casa, nonché
463 defunti e 724 guariti. Con questo il bilancio dell'infezione
a partire dal 24 febbraio compreso, vale a dire 14 giorni. Che
sarebbero i giorni di stabulazione obbligatoria per quelli trovati
infetti ma non malati. Con in mano le cartelle cliniche dei 463
defunti, quelle dei 724 guariti, quelle dei 733 in terapia intensiva ed
infine da aggiungere le 4316 dei ricoverati con sintomi il Servizio
Sanitario Nazionale e la decina di istituti specializzati hanno
in mano 6326 cartelle cliniche in massima parte “in divenire” che per
la grandezza dovrebbero già indicare molte informazioni.
Invece le tabelle e il ragionamenti dentro i due bollettini non dicono niente più di quel che si sapeva.
Sintesi del ragionamento. Hanno ricoverati e in cura (nel senso che
sono in ospedale oppure a casa) ottomila infettati MA all’ISS sono
arrivate solo 2500 cartelle peraltro non del tutto completo ne omogenee
nella presentazione delle informazioni, ragion per cui ci sono
difficoltà ad elaborare anche quel che c’è a disposizione. Addirittura
ci pare che i due bollettini pubblicati “servano soprattutto” alla fame
di notizie della stampa piuttosto che a creare quel terreno fertile di
informazione e stimolo agli addetti ai lavori.
Ieri il PdC Conte assieme a 2+1 ministri (Gualtieri, D’Inca,
Fraccaro) ha incontrato rappresentanti dell’opposizione parlamentare
(Salvini, Meloni, Tajani e Lupi di Noi con l’Italia) per un confronto
sulle misure per contrastare l’emergenza covid19. «Noi siamo pronti a
votare nelle prossime ore il decreto da dieci miliardi che state
preparando. Ma là fuori sta venendo giù tutto. Dovete garantirci che il
provvedimento sia solo l’inizio di un percorso: servono almeno trenta
miliardi». Le due ore di vertice sono giunte quasi al termine, la
tensione a Palazzo Chigi è al culmine, quando Giorgia Meloni a nome
degli alleati Salvini e Tajani offre al premier Conte la disponibilità
del centrodestra a dare il suo contributo per affrontare la crisi. Sia
quella sanitaria (con la proposta incalzante e al momento respinta di
chiudere tutto per 15 giorni), sia quella economica. Si parte col "sì"
scontato di oggi in aula al decreto, che appunto non sarà più da 7,5 ma
da 10 miliardi, da parte di Lega, Fdi e Fi. Ma lo spirito da "unità
nazionale", per ora, si chiude qui.”. Conte e Gualtieri nel vertice
ascoltano scettici e silenziosi e il ministro dice che su questo ci
sarebbe «una riflessione in corso» con l’Europa, forse più disponibile
a concedere gli sforamenti di bilancio se si procede per "step
successivi", man mano che la crisi dovesse aggravarsi, è il sottinteso.
Molto più concretamente (o prosaicamente?) gli sherpa nei giorni
precedenti avevano preparato l’incontro sui problemi che alla politica
interessano davvero. Se fino a una settimana or sono la
maggioranza pareva avesse raggiunto una “equilibrata” lottizzazione in
perfetto stile Manuale Cencelli sulle nomine delle società partecipate
dal Tesoro: una decina di grandi aziende con circa 150 miliardi di euro
di valore borsistico tra cui Enel, Eni, Terna, Poste, Leonardo, Mps,
Enav e altre. Oltre 500 poltrone di vertice in scadenza questa
primavera, ecco che una decisione sembra maturata in via XX Settembre
che ha fatto slittare tutto a tempi migliori. Risulta infatti che nel
prossimo decreto in preparazione al governo per contrastare il
coronavirus ci sarebbe anche un articolo che rimanda il rinnovo dei
vertici "delle società, dei consorzi e delle persone giuridiche". Il
provvedimento prevederebbe che "fino al termine dell'emergenza Covid
19, e di sue eventuali proroghe", restino in carica "gli organi sociali
in essere alla data di entrata in vigore del presente decreto con
pienezza dei relativi poteri".
La proroga delle nomine che non taglia fuori di netto la minoranza
assieme alla mezza promessa o messaggio di Gualtieri che ci sarebbe
«una riflessione in corso» con l’Europa, forse più disponibile a
concedere gli sforamenti di bilancio se si procede per "step
successivi", man mano che la crisi dovesse aggravarsi, è un altro punto
dell’accordo fatto ma non detto esplicitamente. Proprio per questo
motivo se il Parlamento, quando discuterà il decreto del governo, se lo
volesse migliorare, dovrebbe rafforzarne la componente di «annuncio
incondizionato», proprio come dice il ministro Gualtieri, eliminando
quindi il limite dei circa 10 miliardi oggi scritto nel testo e
sostituendolo con «Nessuno dovrà perdere il proprio reddito a causa del
virus, costi quel che costi». Paradossalmente è proprio così che lo
Stato potrebbe (forse) spendere di meno.
Ma l’incontro maggioranza-opposizione ha sicuramente trattato o
riflettuto il tema o problema della nomina di un “commissario unico al
coronavirus”. C’è da chiedersi se oggi sia in atto una
concentrazione eccessiva del potere nelle mani del governo, che finisce
per ridurre il ruolo della Protezione civile e sovraespone il premier
come gestore dell’emergenza; o se nel leader leghista Matteo Salvini,
in quella di FdI, Giorgia Meloni, e tra i berlusconiani spunti di
traverso il progetto di inserirsi nel governo attraverso un uomo di
fiducia del centrodestra leghista. Brutalmente Salvini avendo preso
atto che un governissimo che porti alle elezioni è un’idea
defunta, pensa soprattutto agli affari, al potere e quindi ad una sua
adeguata spartizione mettendo le mani sull’intero affare coronavirus. E
se la Meloni con la sua abituale faccia tosta provoca Conte: «Serve una
figura abituata a gestire scenari estremi», sostiene Giorgia Meloni.
Antonio Tajani rilancia Guido Bertolaso. Conte frena («Non nominerò una
bandiera») e Meloni lo provoca: «Non vuoi uno che ti faccia ombra?».
Salvini esce dal vertice «preoccupato». Perché la delegazione ha
chiesto «scelte forti e drastiche» modello Cina e la risposta di Conte,
Gualteri, D’Incà e Fraccaro «è stata no». In realtà Conte farà sapere
di non aver «escluso affatto la possibilità di adottare misure più
restrittive, ove necessarie». Il premier vuole tenere conto «di tutti i
fondamentali interessi in gioco». La ministra dell’Interno Luciana
Lamorgese, teme le rivolte sociali. Ha paura che misure penalizzanti
possano innescare problemi di ordine pubblico.
Il messaggio delle minoranze in un certo qual modo è stato recepito.
Infatti il PdC Conte: "Il Consiglio dei Ministri è in corso, abbiamo
stanziato risorse straordinarie per 25 miliardi". Si tratta di "20
miliardi in termini di indebitamento netto che corrispondono a 25
miliardi di stanziamenti" ha precisato il ministro dell'Economia,
Roberto Gualtieri, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi al
termine del Cdm che ha stanziato 25 miliardi per l'emergenza
coronavirus. Il decreto sulle misure economiche per l' emergenza
coronavirus sarà varato "venerdì" e sarà da "12 miliardi" ha detto
Gualtieri per mutui e tasse sospesi, estensione della cig, aiuti
alle imprese e alle famiglie, congedo parentale, voucher per baby
sitter e badanti, assunzioni di medici e infermieri. –
Intanto la rivolta comincia nelle carceri. Per il ministro della
Giustizia Alfonso Bonafede le rivolte nelle carceri degli ultimi giorni
sono “atti criminali ascrivibili ad una ristretta parte dei detenuti”.
Volevamo ben dire!. Quindi “lo Stato italiano non indietreggia” e per
rispondere a chi ha “manifestato sofferenza e paure”, da oggi
inizieranno i tamponi ai carcerati e la distribuzione di oltre 100mila
mascherine. Infatti i rivoltosi chiedono qualcosa del tutto
differente. Il Guardasigilli, nel corso della sua informativa al Senato
sulle agitazioni nei penitenziari, ha difeso il suo operato dando
alcuni numeri ufficiali: circa 6mila, ha detto, i detenuti che hanno
preso parte alle rivolte; 12 i morti; 40 i feriti della polizia
penitenziaria e ancora 16 gli evasi dal carcere di Foggia. Evidente che
i 16 avessero ed abbiano forti relazioni ed appoggio esterno.
Se per Bonafede dodici morti sono “un numero ristretto” e sedici
evasi se la sono svignata con una professionalità nella fuga
inspiegabile, vuol proprio dire che questo ministro e l’intero governo
– Lamorgese compresa- non si rendono nemmeno conto che bloccare un
paese in casa significa il coprifuoco.
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PROMOZIONI IN MUNICIPIO
DOPO 30 ANNI AL PIANOTERRA
PASSA AL PRIMO PIANO
Il covid19 ha privato i Curnesi di conoscere in tempo reale la novità.
Ritarda solo il tempo. Accade che in forza del decreto legge del 22
febbraio 2020 n. 6 recante "misure urgenti in materia di contenimento e
gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID - 19" la porta centrale
di accesso al Comune di Cumo sarà chiusa ed il cittadino sarà invitato
ad accedere agli Sportelli solo in caso di stretta necessità o tramite
richiesta di appuntamento - ed in ogni caso con entrata contingentata
alla presenza di una sola persona per sportello - essendo comunque
possibile comunicare tramite il citofono. Così il cittadino non potrà
ammirare la nuova sistemazione del deserto dei tartari o bunker che
era-è l'ufficio tecnico del comune, sistemazione che riflette il
ribaltamento dell'organiz zazione deciso dalla sindaca Gamba.
Il massimo dirigente dei lavori pubblici e manutenzione del
territorio, che attualmente è anche vicesindaco nonchè
assessore ai lavori pubblici, ai servizi sociali ed al personale
per una lista di centrodestra-leghista nel Comune di Lallio (dove era
stato sindaco per due mandati pure essendo anche dipendente del Comune
di Curno) è stato sloggiato dal bunker di piano terra ed alloggiato –
ci dicono- in un ufficio al primo piano di un ex assessore (Cavagna?).
Dopo mezzo secolo (o quasi) di vita nell'ombra con le finestre
dell'ufficio rivolte a nord, adesso glie ne hanno assegnato uno
con le finestre verso ovest sulla piazza del comune. Fianco a fianco
dell'ufficio della sindaca Gamba che le male lingue dicono
conservi in un angolo dell'ufficio anche una vigorosa verga
di salice.
Battuta a parte. La promozione dal bunker a piano terra all'ufficio
solatio fianco a fianco di quello della sindaca si accompagna a un
sostanziale riduzione degli incarichi dello stesso comprensibile visti
i pesanti impegni assessorili a Lallio.
Sollevato quindi dal pesantissimo onere di seguire i lavori
pubblici e la manutenzione del territorio gli viene affidata
l'edilizia scolastica (solo opere pubbliche), sicurezza sui luoghi di
lavoro, progetti speciali (non si sa cosa consistano), provveditorato:
cancelleria ,parco macchine e relativi servizi, vestiario – utenze e
servizi cimiteriali.
Non so perché ma continua a frullarmi nella capoccia l'idea della
maestra che ha il bidello fuori la classe, pronto ad ogni chiamata.
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