A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1191 DEL 09MARZO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















SIAMO IN UNA REPUBBLICA NON IN UNA SACRESTIA
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Non è senza significato che una  persona di formazione cattolica come la Serra anziché ricordare quel curato di Curno –uno che ascoltava radio Londra ad alto volume lasciando le finestre aperte anche  d’inverno perché la ascoltassero anche i curnesi- che aveva salvato dalla fucilazione quei falsi partigiani (in buona parte giovani di Curno) che avevano saccheggiato il magazzino nel cinema,  si sia messa a ricordare un matto come il Dami. Che per sola misericordia di Dio merita di essere dimenticato.
Dopo la guerra la casa del curato che ascoltava Radio Londra e che sapeva chi fossero i curnesi ladroni del materiale bellico repubblicano, venne demolita (stava davanti alla più famosa camicia nera del paese) e paradossalmente, oggi  abbiamo (ormai defunto) un cittadino insignito emerito dal comune che faceva parte proprio di quella banda di ladroni. Il cittadino emerito l’8 settembre 1943 era scappato dalla caserma di Piacenza e s’era nascosto nel fienile della morosa a Curno e partecipava del gruppo di giovanotti che poi svuoteranno il cinema dei beni di guerra. Suo fratello,  tornerà in paese dopo nove anni tra servizio militare e prigionia anche in un campo di concentramento e visse il resto della vita nel dolore.
(...)


1/4 DELL'ITALIA IN QUARANTENA !?
Il sisma del 20 maggio 2012 in Emilia Romagna causò 29 morti, 300 feriti e 30mila sfollati. I cinque terremoti del Centro Italia tra il 24 agosto 2016 e il 18 gennaio 2017 causarono 299 morti e 400 feriti su una popolazione di 600mila abitanti.
Adesso ci troviamo davanti ad un decreto del presidenza del consiglio dei ministri  in ordine all'infezione di covid19 nella pianura padana che –fino alla sera del sette marzo –vede  nel dettaglio 2.742 casi attualmente positivi in Lombardia, 937 in Emilia-Romagna, 505 in Veneto, 201 nelle Marche. Poi ci sono le altre.
Sono 589 le persone guarite. I deceduti sono 233, questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l'Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.
I numeri della Lombardia continuano a essere quelli di un'emergenza sanitaria. In particolare per le rianimazioni. I contagiati sono saliti a 3.420 con un più 808 rispetto al giorno precedente. Dato «viziato» dall'arrivo in blocco da Brescia di circa 300 tamponi risultati positivi che venerdì non erano stati processati. Salgono anche i deceduti a 154 (ieri erano 135), tutte persone anziane con un quadro clinico complicato. I dimessi e trasferiti al domicilio sono 524, in isolamento domiciliare 722, in terapia intensiva 359 (+50 rispetto a ieri), 1.661 i ricoverati con sintomi. Anche Milano registra una crescita nel conteggio dei positivi: 361 nella città metropolitana, di cui 158 in città (ieri erano 119).
Prendendo in esame le province inserite nel decreto del presidente del consiglio dell'08 marzo2020  della Lombardia Veneto e Marche  queste hanno una popolazione complessiva di (31.12.2018) di 16 milioni di abitanti in rapporto ai 60 milioni di Italiani.
Uno a quattro.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!
































































































































































































































1/4 DELL'ITALIA IN QUARANTENA !?

Il sisma del 20 maggio 2012 in Emilia Romagna causò 29 morti, 300 feriti e 30mila sfollati. I cinque terremoti del Centro Italia tra il 24 agosto 2016 e il 18 gennaio 2017 causarono 299 morti e 400 feriti su una popolazione di 600mila abitanti.
Adesso ci troviamo davanti ad un decreto del presidenza del consiglio dei ministri  in ordine all'infezione di covid19 nella pianura padana che –fino alla sera del sette marzo –vede  nel dettaglio 2.742 casi attualmente positivi in Lombardia, 937 in Emilia-Romagna, 505 in Veneto, 201 nelle Marche. Poi ci sono le altre.
Sono 589 le persone guarite. I deceduti sono 233, questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l'Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.
I numeri della Lombardia continuano a essere quelli di un'emergenza sanitaria. In particolare per le rianimazioni. I contagiati sono saliti a 3.420 con un più 808 rispetto al giorno precedente. Dato «viziato» dall'arrivo in blocco da Brescia di circa 300 tamponi risultati positivi che venerdì non erano stati processati. Salgono anche i deceduti a 154 (ieri erano 135), tutte persone anziane con un quadro clinico complicato. I dimessi e trasferiti al domicilio sono 524, in isolamento domiciliare 722, in terapia intensiva 359 (+50 rispetto a ieri), 1.661 i ricoverati con sintomi. Anche Milano registra una crescita nel conteggio dei positivi: 361 nella città metropolitana, di cui 158 in città (ieri erano 119).

Prendendo in esame le province inserite nel decreto del presidente del consiglio dell'08 marzo2020  della Lombardia Veneto e Marche  queste hanno una popolazione complessiva di (31.12.2018) di 16 milioni di abitanti in rapporto ai 60 milioni di Italiani.
Uno a quattro.

Quella che a livello nazionale era o pretendeva di essere una tra le due migliori organizzazioni sanitarie nazionale – Lombardia VS Emilia Romagna- in due settimane dal 20 febbraio al 7 marzo- s'è trovata davanti al problema di cambiare profondamente la propria organizzazione negli ospedali. Basta leggere l'articolo di Silvia Seminati sul Corriere/Bergamo di oggi: : al Papa Giovanni ci sono 280 ricoverati dell'Asst . E' laTerapia intensiva più grande d'Europa per Covid-19 alla Trucca. Lo afferma Fabiano Di Marco, direttore della Pneumologia dell'ospedale di Bergamo che racconta come si è trasformato, nelle ultime due settimane, il Papa Giovanni, per affrontare l'emergenza. «Da due venerdì fa — spiega Di Marco — è costante l'arrivo di pazienti con polmonite da coronavirus. Alcuni hanno una patologia lieve, altri sono gravi o molto gravi. Il numero è nettamente superiore a quello stagionale e questo ci ha portato a cambiare il nostro modello organizzativo». Attualmente tra Bergamo e San Giovanni Bianco ci sono 280 pazienti con Covid-19, tra cui 35 in Terapia intensiva e 12 in Sub-intensiva.
Alcuni reparti, in cui l'attività originaria è stata ridotta, sono stati dedicati al coronavirus. «E lo abbiamo fatto — spiega Di Marco — nel giro di poche ore». È stata anche creata una Terapia sub-intensiva respiratoria con 12 posti letti. «L'abbiamo realizzata in una zona della piastra che non era mai stata attivata, era vuota e adibita a magazzino per mancanza di personale — spiega il direttore della Pneumologia —. Martedì alle 13 non c'era e alle 19 abbiamo accolto il primo paziente, con una capacità organizzativa incredibile». Non si tratta soltanto di spostare qualche letto. C'è il personale da formare, i medici, gli infermieri, il personale ausiliario, come chi si occupa di logistica e dei sistemi informativi (per esempio, chi deve scrivere le cartelle cliniche di un nuovo reparto, anche con le complicanze burocratiche che può comportare quest'operazione). «Serve uno sforzo non indifferente per formare il personale — dice il direttore della Pneumologia —. Facciamo corsi sette giorni su sette su tantissimi aspetti, per esempio come trattare la patologia e le terapie». Negli ultimi giorni sono state formate più di 500 persone.

Leggendo le cronache-interviste degli addetti al lavoro “sul fronte” vale a dire in ospedale e quindi tra il fuoco e le attese della popolazione e quello della risposta sanitaria si coglie da una parte il senso di scombussolamento e smarrimento di personale che pure abituate a fronteggiare “in generale” la potenziale morte abbastanza prossima dei pazienti e dall'altra lo sbocciare di una voglia di fare, di adattarsi, di rimediare non solo al meglio ma in modo correttissimo, delle strutture sanitarie che le leggi nazionali e regionali avevano ridotto a scheletri fissi, inchiodati, inamovibili salvo pareri superiori che non sono arrivati quando occorrevano entro pochi minuti.
Ma in quelle stesse interviste -vedi la pagina face book del medico Humanitas  su L'Eco di stamane- Tutta questa rapida trasformazione portava nei corridoi dell'ospedale un'atmosfera di silenzio e vuoto surreale che ancora non comprendevamo, in attesa di una guerra che doveva ancora iniziare e che molti (tra cui me) non erano così certi sarebbe mai arrivata con tale ferocia.  Non è il solo a manifestare questo disagio profondo.



Al netto delle rispettive e rispettabili emozioni sentimenti reazioni degli addetti ai lavori la lettura delle pagine dei giornali oggi mi fa sorgere una domanda: e se al posto del covid 19 fosse capitato un terremoto che in quindi giorni ci avesse colpito con 150 morti, 3500 feriti ed alcuni ospedali andati distrutti?.
Ecco: quando ci furono i terremoti –ricordo il primo dove  andai come volontario nel Belice a metà gennaio 1968- e poi via via fino a quello  in Lombardia orientale ed Emilia Romagna del 2012, non sentii nessun medico che si lamentasse delle botta tremenda che  aveva colpito “anche” ospedali e personale sanitario. Non sentii nessuno mettersi su un qualche  piedistallo ed annunciare capacità di governo che al tempo erano considerati “un dovere” senza aspettare ne il consenso del ministero, della regione, del dirigente dell'AST.
Bisognava fare. Bisognava fare bene e in fretta.
Vero:  con un terremoto devi temere il crollo improvviso ma col covid 19 sei davanti a  un'infezione invisibile che ti può colpire senza nemmeno avvedertene. Esattamente come una scossa.

Ecco, stavolta mi pare che oltre alla buona volontà che è un po' il tratto degli italiani quando  scoppiano i problemi comincia ad emergere anche il fastidio di chi s'è trovato davanti alla necessità di cambiare al volo, di modificare il proprio tran tran senza le carte debitamente firmate controfirmate ricorse discusse contrattate. Al fastidio  -spesso malamente dissimulato sotto la parvenza di richiesta di maggiore spesa e migliore organizzazione- di vedersi interrotta la propria tranquillità. Noto che dentro il Paese comincia a spezzarsi qualche filo che tiene insieme non il dovere di una solidarietà sotto controllo delle televisioni (quella si esibisce sempre…) ma quella che ciascuno deve sentire, deve avere dentro di se senza che la manifesti col fiato dei media sul collo.

Infine il decreto Conte-Covid19. Art.1 comma a) evitare ogni spostamento delle persone fìsiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonché all'interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute. È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.
Già la formulazione di questa norma dimostra con che razza di teste abbiamo a che fare. E'-semmai ce ne fosse bisogno!- l'ennesima dimostrazione di  cosa e quanto sia  pericolosa e ottusa la kasta. In base a questa regola il cittadino comune dovrebbe morire di fame  e di sete dal momento che come fa un abitante della Marigolda a provvedersi della spesa? In base alla norma non può muoversi nemmeno all'interno della zona se non “situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute”. Sarà una “necessità” andare alla esselunga? Oppure andare dal calzolaio? Oppure andare dal fruttivendolo? Andare dall'agenzia funebre?. Andare in lavanderia? Portare il cane a scacazzare sotto i portici di largo Vittoria? Andare in farmacia oppure a fare il prelievo di sangue? Bisogna raccomandare che oltre Casalino il PdC assuma anche un ragazzino di scuola elementare che gli compili in maniera chiara i decreti.

Ovviamente nel decreto  sono vietati gli assembramenti mentre restano aperti i ristoranti, i bar, i supermercati  e i… trasporti pubblici. Nessuno  ma proprio nessuno ha suggerito al PdC che tutte ma proprio tutte queste strutture hanno un sistema di condizionamento dell'aria che viene mantenuto al minimo di ricambio per gli altissimi costi energetici necessari qualora funzionassero secondo legge (cinque ricambi integrali dell'aria ogni ora….)?. Nessuno  ma proprio nessuno ha suggerito al PdC che (1) bisogna rilevare i consumi elettrici per verificare se funzionano e quanto funzionano rispetto agli obblighi di legge e (2) nel sistema va immesso quel disinfettante che viene spruzzato manualmente nei locali da operatori? (3) idem per i bus.

SIAMO IN UNA REPUBBLICA NON IN UNA SACRESTIA

Chi ha detto che la prosindaca Serra non abbia in gloria i moderni mezzi di comunicazione quale provetta ioutuber? Magari vota quel brutto (eufemismo) regolamento sulle riprese delle sedute dei consigli comunali che consente al sindaco di censurarle quando non gradite oppure vota regolamenti sulle commissioni il cui accesso è vietato ai non curnesi anche se ha scritto  nel documento unico di programmazione 2020-2022: “Cittadino non è solo chi dorme, mangia, lavo¬ra, studia in paese ma chi fa parte della comu¬nità, chi con tutti gli altri condivide aspirazioni, timori, preoccupazione e auspici. Chi con gli altri lavora e si diverte, produce reddito e paga le tasse, frequenta le scuole e i vari servizi. Esi¬ste una cittadinanza sociale che va riconosciu¬ta. Compito dell'amministrazione è fare quanto in proprio potere per far accrescere nei resi¬denti italiani e stranieri la consapevolezza del proprio ruolo nella comunità e favorire, con il pieno inserimento nella vita cittadina da parte degli immigrati, la crescita dell'intera comuni¬tà curnese”.
Seduta in atteggiamento molto assertivo in un equilibrato studiolo con alle spalle una libreria e sovrastante cabaret con tre cogome bialetti, ha girato montato sono rizzato ed ha messo in rete questo filmato: https://www.facebook.com/massimo.maffioletti/videos/2664384990337827/ che merita di essere visto e riflettuto dal momento che pone delle questioni politiche che riguardano la politica ed  il paese bello da vivere. Fosse stato solo intervento di natura religiosa non ci saremmo permessi  di prenderlo in considerazione visto che sono temi privati connessi ai soli autori.
Ovviamente nello stile della nostra il filmato inizia col quarto brano della canzone di Gaber: La libertà non è star sopra un albero/ Non è neanche il volo di un moscone/ La libertà non è uno spazio libero/ Libertà è partecipazione…” Ed avete compreso benissimo che la mosca al naso ci è saltata proprio dal quel “PARTECIPAZIONE” che è uno degli usuali refrain cui ci ha abituati da vent’anni la Serra ela corte di madamine che occupano il consiglio comunale e il comune.
La nostra parte col filmato annunciando che il brano biblico che sarà oggetto della sua riflessione è tratto niente meno che dal Vangelo di Matteo cap. V versetti 13-16: “voi siete il sale della terra, ma se il sale perde il sapore con che cosa lo si renderà salato”… l’essenza del sale consiste nel mescolarsi all’impasto… ci sono tanti modi per mescolarsi all’impasto… ognuno di noi sceglie come fare sapore alla società. Per qualcuno, anche per me, la scelta è stata quella di mettersi in gioco nella politica e nell’amministrazione pubblica assumendosi delle responsabilità di effettuare delle scelte che hanno concreti effetti sul volto che la comunità locale assume …per essere sale della vita politica e amministrativa occorre coltivare la propria vita interiore… per elaborare scelte di libertà e in libertà… il sale ha anche la funzione di conservare… non solo da sapore ma consente di mantenere le identità… la politica è un mondo in cui gli esempi di sale insipido sono davvero molti …la politica è troppo spesso il regno dell’ipocrisi e dell’inganno… l’impegno politico amministrativo non è mai un lavoro solitario [ e qui nel filmato appare  un’immagine di tutta la sua maggioranza quando era sindaca] … ciò nonostante nel difficile equilibrio tra consapevolezza e presunzione bisogna avere il coraggio di trasformare la identità in evidenza, non solo essere sale ma anche luce…  e per lasciarci con un’immagine bella ho scelto un’opera di Lorenzo Lotto: la Trinità che si trova qui a Bergamo al Museo Diocesano…
Nel filmato  belle le tre cogome sull’armadio ed anche –nel finale-lo sguardo sullo scaffale della libreria dove non appaiono tomi poderosi ma libretti di agile lettura.

Che dire? Vista la giovane età della Serra –classe 1953- NON ci aspettavamo fosse uscita dalla scuola di partito alla Camilluccia (della DC) e nemmeno dalla Frattocchie (che era del PCI) e nemmeno ci aspettavamo di vedere nello scaffale I Quaderni dal Carcere di Gramsci oppure  gli agili libretti degli Editori Riuniti. Leggere di come sia arrivata alla politica: “ci sono tanti modi per mescolarsi all’impasto… ognuno di noi sceglie come fare sapore alla società. Per qualcuno, anche per me, la scelta è stata quella di mettersi in gioco nella politica e nell’amministrazione pubblica assumendosi delle responsabilità di effettuare delle scelte che hanno concreti effetti sul volto che la comunità locale assume …per essere sale della vita politica e amministrativa occorre coltivare la propria vita interiore… per elaborare scelte di libertà e in libertà… il sale ha anche la funzione di conservare… non solo da sapore ma consente di mantenere le identità…” basta a comprendere i suoi anni di amministratrice comunale, assolutamente digiuna della cosa pubblica se non nella parte culturale che è quella propria del dipendente pubblico. Anzi: dell’insegnante statale. La presenza di una vasca da… idromassaggio nella nuova Rodari può essere il segno dell’incoltura politica della Serra, di una sindaca che non distingue bene il “bene comune” da una imitazione della Caritas. Lo si vede nella sua c.d. politica ambientalista che non ha le radici nelle lotte operaie per la salute in fabbrica e nei quartieri ma è solo il vezzo della studentessa che fa il bel gesto. C’è una distanza solare tra chi ha dovuto fare i conti inventandosi un ’68 perché non ne potevamo più, tra chi scese in piazza per lo Statuto dei Lavoratori, tra chi si batté per la storiaccia dell’atrazina nell’acqua potabile (probabile che la Serra non sappia neppure cosa fosse), tra chi fece la lotta per la discarica a nord di via Europa, quella davanti alla Cascina Frigeni, per lo sfollamento dei bidoni  nascosti sotto la terra nell’ex Cava Cavagna. Della consigliera di maggioranza che  anche come capogruppo non ha avuto l’ardire di presentare una  delibera al consiglio comunale perché i consiglieri e funzionari responsabili della “legnata Leggeri” restituissero al Comune danno  interessi materiali e morali.

Fuori dubbio se voleva essere un sale utile e sapido nella politica curnese la Serra ha mostrato di essere esattamente il contrario e le sue battaglie hanno sortito l’effetto del sale sparso sulle piaghe.  Lo abbiamo già scritto: Vivere Curno é una congerie che politicamente non è all’altezza di un  Marco Finassi o di un Santini Alessandro per restare dalla parte cattolica e democristiana della prima repubblica. Ma l’orribile –a segnare definitivamente la FRATTURA tra il mondo comunista e quello cattolico- doveva arrivare con le celebrazioni dei vari 25 aprile dove la Serra prima e la Gamba dopo hanno cancellato la storia della Liberazione a Curno mettendo in campo ripetutamente il peggiore esempio dell’azione partigiana tragica intrapresa dalla formazione di Dami (un curato di Almè che aveva messo in piedi una formazione partigiana aderente alle Fiamme Verdi):  l’assalto a Villa Masnada delle Crocette il 26 settembre 44 dove si trovava la sede di un reparto di SS tedesche. L’obiettivo era il recupero di viveri, munizioni e armi ma la dritta ricevuta era errata dal momento che tutto il materiale era stato spostato (dai partigiani) nei locali del cinema di Curno,  nell’attuale edificio del comune prima della ristrutturazione subita mezzo secolo or sono. I partigiani in fuga dalle Crocette, guidati da un matto come il Dami,  si rifugiarono su un colle a Valbrembo e nove di essi vennnero uccisi in un rastrellamento nazifascista. Però il Dami si salvò.

Non è senza significato che una  persona di formazione cattolica come la Serra anziché ricordare quel curato di Curno –uno che ascoltava radio Londra ad alto volume lasciando le finestre aperte anche  d’inverno perché la ascoltassero anche i curnesi- che aveva salvato dalla fucilazione quei falsi partigiani (in buona parte giovani di Curno) che avevano saccheggiato il magazzino nel cinema,  si sia messa a ricordare un matto come il Dami. Che per sola misericordia di Dio merita di essere dimenticato.
Dopo la guerra la casa del curato che ascoltava Radio Londra e che sapeva chi fossero i curnesi ladroni del materiale bellico repubblicano, venne demolita (stava davanti alla più famosa camicia nera del paese) e paradossalmente, oggi  abbiamo (ormai defunto) un cittadino insignito emerito dal comune che faceva parte proprio di quella banda di ladroni. Il cittadino emerito l’8 settembre 1943 era scappato dalla caserma di Piacenza e s’era nascosto nel fienile della morosa a Curno e partecipava del gruppo di giovanotti che poi svuoteranno il cinema dei beni di guerra. Suo fratello,  tornerà in paese dopo nove anni tra servizio militare e prigionia anche in un campo di concentramento e visse il resto della vita nel dolore.

Pro-sindaca Serra: le comunità si costruiscono su VALORI veri comuni e fondanti. Non sull’ignoranza della storia patria. Questo va bene per chi vuole fare la chierichetta. Con la A finale.