A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1186 DEL 25 FEBBRAIO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















UBI/INTESA: SCENDONO IN CAMPO GLI AFFAMATI
Scrive Fabrizio Massaro sul Corriere Bergamo che  anche i soci bergamaschi di Ubi Banca respingono l'offerta di scambio di Intesa Sanpaolo. Ieri il Patto dei Mille, che riunisce l'1,6% in mano ad azionisti di origine bergamasca presieduto da Emilio Zanetti, «ha valutato negativamente» l'ops. Per il Patto l'ops dell'istituto guidato da Carlo Messina — 17 azioni ogni 10 Ubi — «sottovaluta significativamente il valore intrinseco del titolo Ubi e non considera adeguatamente le sue prospettive reddituali». Inoltre, «sotto il profilo industriale», ci sarebbero «conseguenze negative sul capitale umano» e «sul ruolo centrale di Ubi quale storica banca del territorio», per i 400-500 sportelli da cedere a Bper.
(...)

BRESSO, BRESCIA,BASSO SEBINO, CODOGNO:
E SE IL"PAZIENTE ZERO" FOSSE L'AMBIENTE?
Nella vicenda del Covid19  l'Italia sta facendo da battistrada nel mondo occidentale  per tracciare una qualche via  di fronte alle epidemie che circolano con la globalizzazione. Ci sono state sicuramente sbavature da neofita quando l'Italia non ha compreso che non bastava interrompere i collegamenti aerei diretti Italia-Cina  visto che con molteplici triangolazioni il divieto si poteva  aggirare e quella prassi era ben nota ai viaggiatori internazionali.  Pure le decisioni nazionali e regionali hanno avuto delle falle anche macroscopiche o solo ridicole come ha rilevato la stampa. Alla fine di questa fiera che solo noi italiani siamo in grado di creare e gestire ad oggi contiamo meno di dieci morti e tutti erano persone ormai arrivate a fine vita per altre malattie ben peggiori del covid19.
Ci siamo esercitati nello svuotare i supermercati e ci siamo beati nel vedere le immagini degli scaffali vuoti sui media. Abbiamo perso le partite dell'Atalanta e questo è stato davvero il peggio. E –tanto di cappello-medici infermieri si sono trovati davanti al nemico del tutto impreparati e disinformati e si sono dedicati a tempo continuato al loro lavoro fino allo stremo.
Gli italiani del nord hanno reagito abbastanza composti alla situazione però nel frattempo la politica ed anche la sanità –nazionale regionale provinciale- ha dimenticato che in Lombardia non siamo alla prima situazione in cui i territori vengono in un qualche modo delimitati o isolati per un evento sanitario che costa vite umane e danno economico  e poi il cittadino non sa il dove come perché.
(...)




PDF: 10.7 Mb














































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!



















MERCATO AVICOLO
CINESE


CODOGNO
IL VUOTO






DOPPIO SERVIZIO


MEGLIO DELL'INFLUENZA




UN ALTRO DI QUELLI
CHE FANNO TUTTO DA SOLI
































































































































































































UBI/INTESA: SCENDONO IN CAMPO GLI AFFAMATI


Scrive Fabrizio Massaro sul Corriere Bergamo che  anche i soci bergamaschi di Ubi Banca respingono l'offerta di scambio di Intesa Sanpaolo. Ieri il Patto dei Mille, che riunisce l'1,6% in mano ad azionisti di origine bergamasca presieduto da Emilio Zanetti, «ha valutato negativamente» l'ops. Per il Patto l'ops dell'istituto guidato da Carlo Messina — 17 azioni ogni 10 Ubi — «sottovaluta significativamente il valore intrinseco del titolo Ubi e non considera adeguatamente le sue prospettive reddituali». Inoltre, «sotto il profilo industriale», ci sarebbero «conseguenze negative sul capitale umano» e «sul ruolo centrale di Ubi quale storica banca del territorio», per i 400-500 sportelli da cedere a Bper.

Lunedì 24 avrebbe dovuto riunirsi anche il bresciano «Sindacato azionisti» (8,4%) capitanato da Franco Polotti e di cui fa parte anche la famiglia di Giovanni Bazoli (presidente onorario di Intesa Sanpaolo) ma è stata annullata per il coronavirus. Secondo fonti vicine ai pattisti, dopo il consulto telefonico di ieri, la banca sull'asse Bergamo-Brescia dovrebbe essere valutata 1,5-2 miliardi in più rispetto all'offerta lanciata il 17 febbraio: che pure riconosceva un premio, in azioni della banca compratrice, del 28% rispetto ai livelli di Borsa. Aggiungere fino a 2 miliardi ai 4,8 messi sul piatto da Intesa Sanpaolo implica un premio nell'ordine del 60% sulla quotazione, cosa vista raramente negli annali: specie per una banca con un modello di business tradizionale e messo a rischio da tecnologia e globalizzazione.

La scorsa settimana era stato il Car (Comitato azionisti di riferimento), patto che ad oggi raccoglie il 17,7% di Ubi a definire «inaccettabile e ostile» l'ops di Intesa Sanpaolo, anche per il prezzo considerato non adeguato. Del Car fanno parte le Fondazioni Cr Cuneo, primo socio con il 5,9%, e Banca del Monte di Lombardia con il 3,95%. Ci sono poi una serie di imprenditori, con in prima fila la famiglia di Domenico Bosatelli, patron di Gewiss.
Nel Car ci sono la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (il primo azionista singolo con il 5,95%), Fondazione Banca del Monte di Lombardia (3,95%), Polifin e famiglia Bosatelli con il 2,85%, Next Investment (famiglia Bombassei), P4P Int e famiglia Pilenga, Radici Group e famiglia Gianni Radici, Scame e famiglia Andreoletti, accreditati di una quota, ciascuno, di circa l'1%. Poi è entrato un altro nome pesante nella compagine, la famiglia Gussalli Beretta con la cassaforte Upifra.

In ogni caso quelle dei soci pattisti sono posizioni di partenza in attesa di vedere tutte le carte di Intesa Sanpaolo. La bozza del documento d'offerta va preparata il 6 marzo così da far partire da quella data i 90 giorni per l'ok di Consob. Un fronte dei soci storici — fermo restando che la maggioranza di Ubi è in mano agli investitori istituzionali — potrebbe fermare sotto il 66,7% le adesioni, mettendo in dubbio l'integrazione con Intesa. Ieri intanto Fitch, come già Moody's e S&P, ha messo in «credit watch positivo» per un rialzo Ubi, proprio per l'ipotesi dell'ingresso della banca in un gruppo più grande e solido. L'offerta su Ubi è subordinata all'adesione di due terzi del capitale (e finora che si è espresso “contro” non ha in mano il 34% delle azioni) , anche se il compratore potrebbe accontentarsi del 50 per cento dei titoli, pur se ciò ridurrebbe i risparmi di costo stimati.

Quanto poi al ragionamento  sulle “conseguenze negative sul capitale umano e sul ruolo centrale di Ubi quale storica banca del territorio» che l'acquisizione di UBI da parte di Intesa andrebbero perdute fanno finta tutti di dimenticare che verranno sbolognati a carico del Paese cinquemila dipendenti considerati ormai irriformabili ed assunti 2500 giovani. Come se i danni inflitti alla clientela da quel personale “obsoleto” fosse una responsabilità del Paese piuttosto che di Ubi e Intesa. Siamo sempre   nella stessa storia: il Paese deve farsi carico delle scorie  scartate dai padroni del vapore.

Non stupisce nemmeno che in UBI ci siano tre  blocchi di azionisti  composto da famiglie imprenditoriali locali (Bergamo Brescia Cuneo, Puglia) che detengono  un 25-30% del capitale della banca e che mentre un tempo erano una sorta di alfa ed omega del sistema adesso sono ferocemente arrabbiati per essere diventati “solo” normali azionisti e normali clienti della banca: ma mica perché l'ha voluto il cda bensì perché la frustata è arrivata dalla BCE. Il processo in corso al tribunale di Bergamo dice chiaramente il quadro delle manovre messe in atto dalla flotta catto-leghista provinciale per non perdere il controllo della banca. Al netto delle eventuali violazioni penalmente rilevanti che si vedranno semmai chissà quando, è proprio l'insieme che ne da un pessimo quadro.

Ubi Banca è una società per azioni, ha trasformato il suo essere banca popolare in Spa diventando un colosso, raggruppando banche del territorio che avevano nel radicamento sul territorio il loro valore aggiunto. Passando da popolare a Spa BPI spa ha cambiato il suo scopo. L'utile non guardava più ai soci e al territorio. Ma solo ai primi che ora si chiamano azionisti. Creare valore e distribuirlo. Così è stato fatto in questi anni. Così è nell'operazione con Intesa Sanpaolo.

Non abbiamo conflitto di interessi nella vicenda ma sosteniamo che al netto dell'invidia, della  (scontata) fame di soldi  e dei timori localistici il disegno di Intesa non badi solo al contesto nazionale (che pure c'è tutto visto che diventerà la prima banca nazionale…) ma vediamo questa acquisizione come un passo per un rafforzamento al fine di prendere in mano qualche banca europea e diventare – si chiami Intesa o chissà come-  una banca di grandezza internazionale.

BRESSO, BRESCIA,BASSO SEBINO, CODOGNO:
E SE IL"PAZIENTE ZERO" FOSSE L'AMBIENTE?

Nella vicenda del Covid19  l'Italia sta facendo da battistrada nel mondo occidentale  per tracciare una qualche via  di fronte alle epidemie che circolano con la globalizzazione. Ci sono state sicuramente sbavature da neofita quando l'Italia non ha compreso che non bastava interrompere i collegamenti aerei diretti Italia-Cina  visto che con molteplici triangolazioni il divieto si poteva  aggirare e quella prassi era ben nota ai viaggiatori internazionali.  Pure le decisioni nazionali e regionali hanno avuto delle falle anche macroscopiche o solo ridicole come ha rilevato la stampa. Alla fine di questa fiera che solo noi italiani siamo in grado di creare e gestire ad oggi contiamo meno di dieci morti e tutti erano persone ormai arrivate a fine vita per altre malattie ben peggiori del covid19.
Ci siamo esercitati nello svuotare i supermercati e ci siamo beati nel vedere le immagini degli scaffali vuoti sui media. Abbiamo perso le partite dell'Atalanta e questo è stato davvero il peggio. E –tanto di cappello-medici infermieri si sono trovati davanti al nemico del tutto impreparati e disinformati e si sono dedicati a tempo continuato al loro lavoro fino allo stremo.
Gli italiani del nord hanno reagito abbastanza composti alla situazione però nel frattempo la politica ed anche la sanità –nazionale regionale provinciale- ha dimenticato che in Lombardia non siamo alla prima situazione in cui i territori vengono in un qualche modo delimitati o isolati per un evento sanitario che costa vite umane e danno economico  e poi il cittadino non sa il dove come perché.

Cominciamo con Bresso a settembre 2018 – Si legge. L'Ats di Milano ha chiuso le indagini sui casi di legionella che si sono verificati a Bresso lo scorso mese di luglio e che hanno causato il decesso di 5 persone e il contagio di altre 47. I dati sono stati presentati dall'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, dal direttore generale dell'Ats di Milano, Marco Bosio e dal sindaco di Bresso, Simone Cairo."A Bresso è stato fatto un grande lavoro grazie ad una stretta collaborazione tra Regione Lombardia, il Comune e l'ATS Milano. Sono state mobilitate oltre 70 persone, una task forse che ha indagato 101 siti per un totale di 598 campioni sottoposti ad analisi. Purtroppo non si è arrivati a stabilire quale sia l'unica fonte di contagio dei 52 casi di legionella. L'inchiesta portata avanti da ATS Milano - ha spiegato Gallera - ci ha permesso di escludere il coinvolgimento sia dell'acquedotto sia delle reti idriche interne alle abitazioni. L'evento è stato probabilmente causato dalla dispersione aerea del batterio favorita da fenomeni atmosferici straordinari, come per esempio una bomba d'acqua. Non si può escludere che qualche caso sporadico possa essere stato causato dall'acqua contaminata della fontana Mappamondo, ma non è ipotizzabile che questa possa essere l'unica causa dei 52 casi esaminati".

Passiamo a Brescia settembre 2019 – Si legge. Si concluderà a fine mese il censimento delle torri di raffreddamento nel Bresciano. I sindaci dovranno inviare i dati ad Ats, che, nel frattempo, ha già avviato i campionamenti anti-legionella sugli impianti. Merito della legge regionale che è scaturita dall'epidemia di polmonite e legionella scoppiato lo scorso anno nel Bresciano lungo l'asse del Chiese. Ad un anno dall'inizio del caso, il bilancio è ormai definitivo e parla di 35 positività a legionella e 4 decessi legati al batterio nei 7 comuni della zona rossa (Acquafredda, Visano, Remedello, Calvisano, Carpenedolo, Isorella, Montichiari). Molti di più i casi complessivi di polmonite: 878 gli accessi al Pronto Soccorso di tutta la provincia dai primi di settembre al 18 ottobre e 105 casi di legionella identificati in tutta la provincia.

Ancora Brescia:“una nube batteriologica dispersa nell'aria dalle torri di raffreddamento delle aziende, provocata a quanto pare dal “brodo” del fiume Chiese in secca e scatenata dalle bollenti temperature della scorsa estate: sarebbe questa la probabile causa dell'epidemia di legionella e polmonite batterica che solo pochi mesi fa tra le province di Brescia e di Mantova ha causato ben sette morti e addirittura un migliaio di contagiati.“
L'onda batteriologica che ha infettato quasi mille persone provocando sette morti nell'enclave di confine compresa tra la Bassa Orientale e la provincia di Mantova è stata innescata dal Chiese e amplificata dalle torri di raffreddamento delle aziende che inconsapevolmente hanno alimentato i propri impianti con l'acqua prelevata dal fiume e dalla sua rete di affluenti. Quello che fin'ora era solo un sospetto sta trovando forse le prove scientifiche nella ricerca condotta sotto l'egida del ministero della Salute dall'Istituto superiore di sanità. Il complesso incrocio dei dati sui pazienti e sulla natura dei batteri isolati ha messo a fuoco un comun denominatore nelle forme di polmonite batterica e legionella registrate da settembre a dicembre dello scorso anno.

Arriviamo a gennaio  2000 nel Basso Sebino bergamasco. Sei casi di meningite in poco più di un mese e purtroppo due morti hanno portato a interventi straordinari da parte di Regione Lombardia e dell'Ats di Bergamo: una concentrazione anomala che, nella zona del Basso Sebino. 30mila i cittadini vaccinati contro in meningococco di tipo C tra la Bergamasca e il Bresciano. Il dato emerge dal bollettino emesso da Regione Lombardia con i dati provenienti da Ats Bergamo e Ats Brescia. Una campagna vaccinale imponente che sta arrivando, giorno dopo giorno, all'obiettivo prefissato: vaccinare 40mila persone.

A febbraio 2020 arriva in Italia quello che sarà chiamato Covid19.
E di nuovo ministero e  sanità regionale vanno nel pallone, lasciando la popolazione ad arrangiarsi.

A noi pare che sommando la lentezza della reazione del “pubblico” davanti a questi quattro gravi  epidemie e la ripetuta mancanza di informazione sulle origini dei casi abbia contribuito in maniera pesante e pressante a stimolare la popolazione nel ricorrere alla rete ed alle chiacchiere per cercare di capire di più in merito. Vogliamo dire che in una società dove la mobilità  è elevatissima si rende necessaria una informazione  pubblica massiccia e certa piuttosto che  non arrivare a nessuna conclusione o a conclusioni che … alla fine c'è sempre di mezzo una condizione favorente se non scatenante: oggi le persone vivono troppo strette ed a contatto troppo intimo tra di loro. Dai treni pendolari ai metro ai bus alle sale d'aspetto passando per le scuole centri sportivi le innumerevoli gare con migliaia di persone.
Una domenica di questo mese di febbraio puoi trovare 35 persone attorno alla croce dell'Arera tra le dieci e le tredici: che non sono proprio sul Sentierone.

Se andiamo a vedere come si diffonde il batterio della legionella e della polmonite e come si diffonde quello della meningite ci si rende conto che il nostro modo di stare al mondo è il brodo di cultura essenziale per legionella meningite polmoniti. Paradossalmente queste infezioni sono da una parte  riflessi del benessere in cui viviamo e dall'altra dalle esigenze di riduzione dei consumi energetici.

Sintesi finale. Invece oppure oltre a cercare il c.d. paziente zero non sarebbe il caso di cercare di capire se le condizioni ambientali in cui dall'Occidente all'Oriente ormai vive la popolazione non sia proprio quello il “paziente zero”?..