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UBI/INTESA: SCENDONO IN CAMPO GLI AFFAMATI
Scrive Fabrizio Massaro sul Corriere Bergamo che anche i soci
bergamaschi di Ubi Banca respingono l'offerta di scambio di Intesa
Sanpaolo. Ieri il Patto dei Mille, che riunisce l'1,6% in mano ad
azionisti di origine bergamasca presieduto da Emilio Zanetti, «ha
valutato negativamente» l'ops. Per il Patto l'ops dell'istituto guidato
da Carlo Messina — 17 azioni ogni 10 Ubi — «sottovaluta
significativamente il valore intrinseco del titolo Ubi e non considera
adeguatamente le sue prospettive reddituali». Inoltre, «sotto il
profilo industriale», ci sarebbero «conseguenze negative sul capitale
umano» e «sul ruolo centrale di Ubi quale storica banca del
territorio», per i 400-500 sportelli da cedere a Bper.
Lunedì 24 avrebbe dovuto riunirsi anche il bresciano «Sindacato
azionisti» (8,4%) capitanato da Franco Polotti e di cui fa parte anche
la famiglia di Giovanni Bazoli (presidente onorario di Intesa Sanpaolo)
ma è stata annullata per il coronavirus. Secondo fonti vicine ai
pattisti, dopo il consulto telefonico di ieri, la banca sull'asse
Bergamo-Brescia dovrebbe essere valutata 1,5-2 miliardi in più rispetto
all'offerta lanciata il 17 febbraio: che pure riconosceva un premio, in
azioni della banca compratrice, del 28% rispetto ai livelli di Borsa.
Aggiungere fino a 2 miliardi ai 4,8 messi sul piatto da Intesa Sanpaolo
implica un premio nell'ordine del 60% sulla quotazione, cosa vista
raramente negli annali: specie per una banca con un modello di business
tradizionale e messo a rischio da tecnologia e globalizzazione.
La scorsa settimana era stato il Car (Comitato azionisti di
riferimento), patto che ad oggi raccoglie il 17,7% di Ubi a definire
«inaccettabile e ostile» l'ops di Intesa Sanpaolo, anche per il prezzo
considerato non adeguato. Del Car fanno parte le Fondazioni Cr Cuneo,
primo socio con il 5,9%, e Banca del Monte di Lombardia con il 3,95%.
Ci sono poi una serie di imprenditori, con in prima fila la famiglia di
Domenico Bosatelli, patron di Gewiss.
Nel Car ci sono la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (il primo
azionista singolo con il 5,95%), Fondazione Banca del Monte di
Lombardia (3,95%), Polifin e famiglia Bosatelli con il 2,85%, Next
Investment (famiglia Bombassei), P4P Int e famiglia Pilenga, Radici
Group e famiglia Gianni Radici, Scame e famiglia Andreoletti,
accreditati di una quota, ciascuno, di circa l'1%. Poi è entrato un
altro nome pesante nella compagine, la famiglia Gussalli Beretta con la
cassaforte Upifra.
In ogni caso quelle dei soci pattisti sono posizioni di partenza in
attesa di vedere tutte le carte di Intesa Sanpaolo. La bozza del
documento d'offerta va preparata il 6 marzo così da far partire da
quella data i 90 giorni per l'ok di Consob. Un fronte dei soci storici
— fermo restando che la maggioranza di Ubi è in mano agli investitori
istituzionali — potrebbe fermare sotto il 66,7% le adesioni, mettendo
in dubbio l'integrazione con Intesa. Ieri intanto Fitch, come già
Moody's e S&P, ha messo in «credit watch positivo» per un rialzo
Ubi, proprio per l'ipotesi dell'ingresso della banca in un gruppo più
grande e solido. L'offerta su Ubi è subordinata all'adesione di due
terzi del capitale (e finora che si è espresso “contro” non ha in mano
il 34% delle azioni) , anche se il compratore potrebbe accontentarsi
del 50 per cento dei titoli, pur se ciò ridurrebbe i risparmi di costo
stimati.
Quanto poi al ragionamento sulle “conseguenze negative sul
capitale umano e sul ruolo centrale di Ubi quale storica banca del
territorio» che l'acquisizione di UBI da parte di Intesa andrebbero
perdute fanno finta tutti di dimenticare che verranno sbolognati a
carico del Paese cinquemila dipendenti considerati ormai irriformabili
ed assunti 2500 giovani. Come se i danni inflitti alla clientela da
quel personale “obsoleto” fosse una responsabilità del Paese piuttosto
che di Ubi e Intesa. Siamo sempre nella stessa storia: il
Paese deve farsi carico delle scorie scartate dai padroni del
vapore.
Non stupisce nemmeno che in UBI ci siano tre blocchi di
azionisti composto da famiglie imprenditoriali locali (Bergamo
Brescia Cuneo, Puglia) che detengono un 25-30% del capitale della
banca e che mentre un tempo erano una sorta di alfa ed omega del
sistema adesso sono ferocemente arrabbiati per essere diventati “solo”
normali azionisti e normali clienti della banca: ma mica perché l'ha
voluto il cda bensì perché la frustata è arrivata dalla BCE. Il
processo in corso al tribunale di Bergamo dice chiaramente il quadro
delle manovre messe in atto dalla flotta catto-leghista provinciale per
non perdere il controllo della banca. Al netto delle eventuali
violazioni penalmente rilevanti che si vedranno semmai chissà quando, è
proprio l'insieme che ne da un pessimo quadro.
Ubi Banca è una società per azioni, ha trasformato il suo essere banca
popolare in Spa diventando un colosso, raggruppando banche del
territorio che avevano nel radicamento sul territorio il loro valore
aggiunto. Passando da popolare a Spa BPI spa ha cambiato il suo scopo.
L'utile non guardava più ai soci e al territorio. Ma solo ai primi che
ora si chiamano azionisti. Creare valore e distribuirlo. Così è stato
fatto in questi anni. Così è nell'operazione con Intesa Sanpaolo.
Non abbiamo conflitto di interessi nella vicenda ma sosteniamo che al
netto dell'invidia, della (scontata) fame di soldi e dei
timori localistici il disegno di Intesa non badi solo al contesto
nazionale (che pure c'è tutto visto che diventerà la prima banca
nazionale…) ma vediamo questa acquisizione come un passo per un
rafforzamento al fine di prendere in mano qualche banca europea e
diventare – si chiami Intesa o chissà come- una banca di
grandezza internazionale.
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BRESSO, BRESCIA,BASSO SEBINO, CODOGNO:
E SE IL"PAZIENTE ZERO" FOSSE L'AMBIENTE?
Nella vicenda del Covid19 l'Italia sta facendo da battistrada nel
mondo occidentale per tracciare una qualche via di fronte
alle epidemie che circolano con la globalizzazione. Ci sono state
sicuramente sbavature da neofita quando l'Italia non ha compreso che
non bastava interrompere i collegamenti aerei diretti Italia-Cina
visto che con molteplici triangolazioni il divieto si poteva
aggirare e quella prassi era ben nota ai viaggiatori
internazionali. Pure le decisioni nazionali e regionali hanno
avuto delle falle anche macroscopiche o solo ridicole come ha rilevato
la stampa. Alla fine di questa fiera che solo noi italiani siamo in
grado di creare e gestire ad oggi contiamo meno di dieci morti e tutti
erano persone ormai arrivate a fine vita per altre malattie ben
peggiori del covid19.
Ci siamo esercitati nello svuotare i supermercati e ci siamo beati nel
vedere le immagini degli scaffali vuoti sui media. Abbiamo perso le
partite dell'Atalanta e questo è stato davvero il peggio. E –tanto di
cappello-medici infermieri si sono trovati davanti al nemico del tutto
impreparati e disinformati e si sono dedicati a tempo continuato al
loro lavoro fino allo stremo.
Gli italiani del nord hanno reagito abbastanza composti alla situazione
però nel frattempo la politica ed anche la sanità –nazionale regionale
provinciale- ha dimenticato che in Lombardia non siamo alla prima
situazione in cui i territori vengono in un qualche modo delimitati o
isolati per un evento sanitario che costa vite umane e danno
economico e poi il cittadino non sa il dove come perché.
Cominciamo con Bresso a settembre 2018 – Si legge. L'Ats di Milano ha
chiuso le indagini sui casi di legionella che si sono verificati a
Bresso lo scorso mese di luglio e che hanno causato il decesso di 5
persone e il contagio di altre 47. I dati sono stati presentati
dall'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, dal direttore
generale dell'Ats di Milano, Marco Bosio e dal sindaco di Bresso,
Simone Cairo."A Bresso è stato fatto un grande lavoro grazie ad una
stretta collaborazione tra Regione Lombardia, il Comune e l'ATS Milano.
Sono state mobilitate oltre 70 persone, una task forse che ha indagato
101 siti per un totale di 598 campioni sottoposti ad analisi. Purtroppo
non si è arrivati a stabilire quale sia l'unica fonte di contagio dei
52 casi di legionella. L'inchiesta portata avanti da ATS Milano - ha
spiegato Gallera - ci ha permesso di escludere il coinvolgimento sia
dell'acquedotto sia delle reti idriche interne alle abitazioni.
L'evento è stato probabilmente causato dalla dispersione aerea del
batterio favorita da fenomeni atmosferici straordinari, come per
esempio una bomba d'acqua. Non si può escludere che qualche caso
sporadico possa essere stato causato dall'acqua contaminata della
fontana Mappamondo, ma non è ipotizzabile che questa possa essere
l'unica causa dei 52 casi esaminati".
Passiamo a Brescia settembre 2019 – Si legge. Si concluderà a fine mese
il censimento delle torri di raffreddamento nel Bresciano. I sindaci
dovranno inviare i dati ad Ats, che, nel frattempo, ha già avviato i
campionamenti anti-legionella sugli impianti. Merito della legge
regionale che è scaturita dall'epidemia di polmonite e legionella
scoppiato lo scorso anno nel Bresciano lungo l'asse del Chiese. Ad un
anno dall'inizio del caso, il bilancio è ormai definitivo e parla di 35
positività a legionella e 4 decessi legati al batterio nei 7 comuni
della zona rossa (Acquafredda, Visano, Remedello, Calvisano,
Carpenedolo, Isorella, Montichiari). Molti di più i casi complessivi di
polmonite: 878 gli accessi al Pronto Soccorso di tutta la provincia dai
primi di settembre al 18 ottobre e 105 casi di legionella identificati
in tutta la provincia.
Ancora Brescia:“una nube batteriologica dispersa nell'aria dalle torri
di raffreddamento delle aziende, provocata a quanto pare dal “brodo”
del fiume Chiese in secca e scatenata dalle bollenti temperature della
scorsa estate: sarebbe questa la probabile causa dell'epidemia di
legionella e polmonite batterica che solo pochi mesi fa tra le province
di Brescia e di Mantova ha causato ben sette morti e addirittura un
migliaio di contagiati.“
L'onda batteriologica che ha infettato quasi mille persone provocando
sette morti nell'enclave di confine compresa tra la Bassa Orientale e
la provincia di Mantova è stata innescata dal Chiese e amplificata
dalle torri di raffreddamento delle aziende che inconsapevolmente hanno
alimentato i propri impianti con l'acqua prelevata dal fiume e dalla
sua rete di affluenti. Quello che fin'ora era solo un sospetto sta
trovando forse le prove scientifiche nella ricerca condotta sotto
l'egida del ministero della Salute dall'Istituto superiore di sanità.
Il complesso incrocio dei dati sui pazienti e sulla natura dei batteri
isolati ha messo a fuoco un comun denominatore nelle forme di polmonite
batterica e legionella registrate da settembre a dicembre dello scorso
anno.
Arriviamo a gennaio 2000 nel Basso Sebino bergamasco. Sei casi di
meningite in poco più di un mese e purtroppo due morti hanno portato a
interventi straordinari da parte di Regione Lombardia e dell'Ats di
Bergamo: una concentrazione anomala che, nella zona del Basso Sebino.
30mila i cittadini vaccinati contro in meningococco di tipo C tra la
Bergamasca e il Bresciano. Il dato emerge dal bollettino emesso da
Regione Lombardia con i dati provenienti da Ats Bergamo e Ats Brescia.
Una campagna vaccinale imponente che sta arrivando, giorno dopo giorno,
all'obiettivo prefissato: vaccinare 40mila persone.
A febbraio 2020 arriva in Italia quello che sarà chiamato Covid19.
E di nuovo ministero e sanità regionale vanno nel pallone, lasciando la popolazione ad arrangiarsi.
A noi pare che sommando la lentezza della reazione del “pubblico”
davanti a questi quattro gravi epidemie e la ripetuta mancanza di
informazione sulle origini dei casi abbia contribuito in maniera
pesante e pressante a stimolare la popolazione nel ricorrere alla rete
ed alle chiacchiere per cercare di capire di più in merito. Vogliamo
dire che in una società dove la mobilità è elevatissima si rende
necessaria una informazione pubblica massiccia e certa piuttosto
che non arrivare a nessuna conclusione o a conclusioni che … alla
fine c'è sempre di mezzo una condizione favorente se non scatenante:
oggi le persone vivono troppo strette ed a contatto troppo intimo tra
di loro. Dai treni pendolari ai metro ai bus alle sale d'aspetto
passando per le scuole centri sportivi le innumerevoli gare con
migliaia di persone.
Una domenica di questo mese di febbraio puoi trovare 35 persone attorno
alla croce dell'Arera tra le dieci e le tredici: che non sono proprio
sul Sentierone.
Se andiamo a vedere come si diffonde il batterio della legionella e
della polmonite e come si diffonde quello della meningite ci si rende
conto che il nostro modo di stare al mondo è il brodo di cultura
essenziale per legionella meningite polmoniti. Paradossalmente queste
infezioni sono da una parte riflessi del benessere in cui viviamo
e dall'altra dalle esigenze di riduzione dei consumi energetici.
Sintesi finale. Invece oppure oltre a cercare il c.d. paziente zero non
sarebbe il caso di cercare di capire se le condizioni ambientali in cui
dall'Occidente all'Oriente ormai vive la popolazione non sia proprio
quello il “paziente zero”?..
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