A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1182 DEL 20 FEBBRAIO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















UBI/INTESA: BERGAMO DIVENTA
DAVVERO INTERNAZIONALE
(...)
Tutti gli azionisti di Ubi ieri hanno festeggiato. Il balzo all'insù del 23% delle azioni è una manna piovuta dal cielo. Vero. Ma al territorio che cosa resta? Che ne sarà dell'attenzione verso istituzioni come la Carrara, la Gamec, l'Università di Bergamo, l'ospedale Papa Giovanni XXIII? Che politica intraprenderà  Sacbo ora che nella sala dei bottoni siedono più milanesi che bergamaschi? L'alleanza con gli altri scali si farà? E l'aeroporto bergamasco avrà benefici? Ora si apre una partita in cui si decide se essere protagonisti o restare provincia di un impero. Forse è il momento in cui gli imprenditori che hanno dato vita al patto del Car e altri si devono far sentire e cercare di avere un peso all'interno del colosso Intesa Sanpaolo. Non tutto è perduto. Anzi. Si gioca su un piano diverso e di prestigio: basta saper stare al tavolo.
E' il classico interrogativo del prevosto che guarda alla sua parrocchietta.
E' una questione di prospettiva: per il tipico cliente bergamasco abituato ad avere il campanile come alfa ed omega della sua vita famiglia lavoro sarà qualcosa difficile da assorbire se non riuscirà a comprendere che adesso è cliente di una banca  che può prestare i soldi anche ai … tedeschi.
Poi. Bergamo  ha bisogno di grandi opere infrastrutturali che da sole potrebbero muovere l'insieme. Non ci sono solo la Carrara, la Gamec, l'Università di Bergamo, l'ospedale Papa Giovanni XXIII ma  bisogna trovare p.e. i 400 milioni per la Valbrembo-Sedrina. Per il treno fino ad Ardesio o a Piazza Brembana, per il raddoppio della ferrovia da Brescia a Bergamo Seregno Malpensa.Non è questione di lesinare i prestiti ai soci del CAR o quell'altro raggruppamento minore ma capire che adesso questa banca deve guardare al territorio nel suo complesso.
Ce n'è da fare ed anche da guadagnare.

UNIVERSITÀ E VERDE
GORI SCENDE IN CAMPO
A BERGAMO C’È POCO ORDINARIO
MA MANCA LA «BELLEZZA»
Il sindaco Gori che non si era presentato in Piazza Dante ai tempi della piazzata delle madamine e dei signorini per contestare l'abbattimento degli alberi per rifare l'impermeabilizzazione dello spazio sottostante (che non era di proprietà comunale ma del demanio che l'aveva posto in vendita) ed aveva subito il rimbrotto del direttore del Corriere con una colonnina pepata si è successivamente presentato via youtube con due interviste (abbastanza addomesticate) concesse a Bergamo news di cui riportiamo in fondo i link per vederle.
L'ultimo intervento è una lettera lunga al Corriere/Bergamo: Un conto è Piazza Verde un altro è la realtà che riportiamo in testata.
Pur partendo dalla premessa che la maggioranza che ha vinto le elezioni ha tutto il diritto di realizzare il proprio programma pare che sia nelle due interviste che nella lettera al quotidiano il nostro faccia un po' come quell'ubriacone cui il dottore consigliava di smettere di bere vino e quindi il tipo, per seguire l'indicazione smetteva col vino a proseguiva bevendo grappa.
(...)

I COLLEGAMENTI:
Gori: “Vi racconto come siamo arrivati alia Montelungo campus universitario". Il sindaco di Bergamo spiega come le due caserme Montelungo e Colleoni diventeranno il campus universitario di Bergamo e collegamento con le diverse strutture dell'ateneo sparse in città.
https://youtu.be/efVeoMyac50
Gori: "Piazza Duomo, piazza del Campo... bellissime anche senza piante, no?". Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori torna sul taglio delle piante in piazza Dante: "Una piazza non è un giardino. Non tagliamo piante se non per necessità"
https://youtu.be/MUuV-2RcVkM




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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!
















































































































































































































































UBI/INTESA: BERGAMO DIVENTA
DAVVERO INTERNAZIONALE


Il candidato sindaco di una lista civica di un paese bergamasco grande come Curno, direttore di filiale Unicredit, ha dichiarato in una assemblea pubblica (30 gennaio 2020) che “il fiscal compact per i comuni è stato abolito da una sentenza della corte costituzionale”. Il tipo ha  mezzo secolo, laureato in economia alla Cattolica. Già assessore al bilancio per due mandati in due maggioranze identiche che vedevano assieme PD, FI,Lega e qualcun altro, nell'ultima tornata elettorale è finito in minoranza in una lista civica dal momento che quelli del PD erano riusciti nella eroica impresa di creare due liste concorrenti. Quando ho riascoltato la battuta di questo ex assessore (al bilancio) ho aggiunto un ulteriore tassello al fatidico “in che mani sono i nostri risparmi”.
Per dire con che gente con cui abbiamo a che fare quando entriamo in una banca.

Perché sarà pur vero che col futuro passaggio di UBI e Intesa i 5000 che andranno in pensione   saranno sostituiti da 2500 giovani neo assunti ma questo dice chiaramente che finora il “cliente” della banca era in mano non proprio a un gruppo di geni. Il piano industriale di Ubi Banca prevede al 2022 una riduzione di personale di circa 2.030 risorse, incluse le circa 300 oggetto dell'accordo sindacale del dicembre 2019. Il costo è già stato spesato nei risultati dello scorso esercizio, garantendo tuttavia un parziale ricambio generazionale.
Perché se gli amministratori di una banca arrivano a sostituire 2 a 1 il personale, chi ti dice che quei supremi amministratori siano davvero capaci di fare il loro mestiere anche se nel 2019 hanno ottenuto un utile netto di 4,182 miliardi?.

Del resto basta leggere l'ultima polemica sui mutui per acquisto della prima casa rifiutati ai giovani tra Tito Boeri e Giovanni Sabatini (Direttore di ABI): Sostiene l'Abi che il calo del 30% (addirittura del 50% secondo MutuiOnline.it) dei prestiti ai giovani intervenuto dal 2008 in poi è attribuibile al crollo della domanda di mutui e non al comportamento delle banche. Secondo il direttore generale, Giovanni Sabatini, ci sarebbero fattori demografici e occupazionali dietro a questo crollo.
Magari la faccenda ha qualche altro risvolto come il fatto che oggi un mutuo può costare anche meno dell'inflazione e quindi non interessa alle banche erogarne anche a chi avrebbe mille garanzie. Magari le banche continuano a fare prestiti a immobiliari che costruiscono ancora abitazioni di alto prezzo quando il Paese ha uno stock di abitazioni del 20-25% maggiore della popolazione 1:1 (una stanza per abitante). Non si sono nemmeno rese conto che  gli NPL del settore sono stati creati proprio dalle banche che concedendo prestiti ad imprese da mandare il settore in sovraofferta, il combinato disposto con la crisi economica e la decrescita della popolazione ha prodotti la bolla edilizia.

Chi non ricorda quante pizzerie d'asporto sono state aperte e poi chiuse? Chi non ricorda la pioggia dei centri di abbronzatura? Adesso le banche si sono buttate a finanziare il food e il beverage immaginando che gli italiani facciano quattro volte al giorno colazione quattro volte al giorno pranzo e quattro volte al giorno cena.

Vecchi o giovani che siano  i bancari e i banchieri il problema resta sempre lo stesso: le banche non sanno erogare il credito e costruiscono da sole il proprio danno. Del resto  i quota centisti sono stati in maggioranza i dipendenti delle banche e  i dipendenti pubblici: vale a dire coloro cui appartiene il tasso minore di redditività nel proprio lavoro. Il tragicomico è che le banche non rivelano quanti soldi hanno pagato come premi a quei direttori di  filiale che hanno concesso mutui a gogo seguendo criteri (non inventati da loro) ma creati apposta dai banchieri per fare volume senza qualità e prospettiva.

Non stupisce nemmeno che in UBI ci sia un  CAR  fatto da famiglie imprenditoriali locali che detengono  il 18-19% del capitale della banca e che mentre un tempo erano una sorta di alfa ed omega del sistema adesso sono ferocemente incazzati per essere diventati “solo” normali azionisti e normali clienti della banca: ma mica perché l'ha voluto il cda bensì perché la frustata è arrivata dalla BCE. Il processo in corso al tribunale di Bergamo dice chiaramente il quadro delle manovre messe in atto dalla flotta catto-leghista provinciale per non perdere il controllo della banca. Al netto delle eventuali violazioni penalmente rilevanti che si vedranno semmai chissà quando, è proprio l'insieme che ne da un pessimo quadro.

Ubi Banca è una società per azioni, ha trasformato il suo essere banca popolare in Spa diventando un colosso, raggruppando banche del territorio che avevano nel radicamento sul territorio il loro valore aggiunto. Passando da popolare a Spa BPI spa ha cambiato il suo scopo. L'utile non guardava più ai soci e al territorio. Ma solo ai primi che ora si chiamano azionisti. Creare valore e distribuirlo. Così è stato fatto in questi anni. Così è nell'operazione con Intesa Sanpaolo.

Bancari e banchieri abituati a stare distesi comodamente sotto l'albero ad aspettare che le mele cadessero generosamente dall'albero salvo dare ogni tanto una scossettina quando ne cascavano meno adesso –visto che i grandi soci ne chiedono meno…- si sono messi a fare soldi scaricando sulla comunità il costo dei licenziamenti ed aumentando a dismisura il costo dei servizi: un conto corrente ormai lo si tiene solo per obbligo piuttosto che per convenienza. Invece di semplificare i servizi elettronici di pagamento o riscossione li hanno mantenuti  complicati come quando un bonifico potevi farlo solo cartaceo e poi passava di banca in banca  solo materialmente. La fattura elettronica e i pagamenti via POS dovrebbero costare complessivamente pochi centesimi ma dietro ci sono anche fino a 4 soggetti che azzannano qualcosa.

Tutti gli azionisti di Ubi ieri hanno festeggiato. Il balzo all'insù del 23% delle azioni è una manna piovuta dal cielo. Vero. Ma al territorio che cosa resta? Che ne sarà dell'attenzione verso istituzioni come la Carrara, la Gamec, l'Università di Bergamo, l'ospedale Papa Giovanni XXIII? Che politica intraprenderà  Sacbo ora che nella sala dei bottoni siedono più milanesi che bergamaschi? L'alleanza con gli altri scali si farà? E l'aeroporto bergamasco avrà benefici? Ora si apre una partita in cui si decide se essere protagonisti o restare provincia di un impero. Forse è il momento in cui gli imprenditori che hanno dato vita al patto del Car e altri si devono far sentire e cercare di avere un peso all'interno del colosso Intesa Sanpaolo. Non tutto è perduto. Anzi. Si gioca su un piano diverso e di prestigio: basta saper stare al tavolo.

E' il classico interrogativo del prevosto che guarda alla sua parrocchietta.
E' una questione di prospettiva: per il tipico cliente bergamasco abituato ad avere il campanile come alfa ed omega della sua vita famiglia lavoro sarà qualcosa difficile da assorbire se non riuscirà a comprendere che adesso è cliente di una banca  che può prestare i soldi anche ai … tedeschi.
Poi. Bergamo  ha bisogno di grandi opere infrastrutturali che da sole potrebbero muovere l'insieme. Non ci sono solo la Carrara, la Gamec, l'Università di Bergamo, l'ospedale Papa Giovanni XXIII ma  bisogna trovare p.e. i 400 milioni per la Valbrembo-Sedrina. Per il treno fino ad Ardesio o a Piazza Brembana, per il raddoppio della ferrovia da Brescia a Bergamo Seregno Malpensa.Non è questione di lesinare i prestiti ai soci del CAR o quell'altro raggruppamento minore ma capire che adesso questa banca deve guardare al territorio nel suo complesso.
Ce n'è da fare ed anche da guadagnare.

UNIVERSITÀ E VERDE
GORI SCENDE IN CAMPO
A BERGAMO C’È POCO ORDINARIO
MA MANCA LA «BELLEZZA»
Il sindaco Gori che non si era presentato in Piazza Dante ai tempi della piazzata delle madamine e dei signorini per contestare l'abbattimento degli alberi per rifare l'impermeabilizzazione dello spazio sottostante (che non era di proprietà comunale ma del demanio che l'aveva posto in vendita) ed aveva subito il rimbrotto del direttore del Corriere con una colonnina pepata si è successivamente presentato via youtube con due interviste (abbastanza addomesticate) concesse a Bergamo news di cui riportiamo in fondo i link per vederle.
L'ultimo intervento è una lettera lunga al Corriere/Bergamo: Un conto è Piazza Verde un altro è la realtà che riportiamo in testata.
Pur partendo dalla premessa che la maggioranza che ha vinto le elezioni ha tutto il diritto di realizzare il proprio programma pare che sia nelle due interviste che nella lettera al quotidiano il nostro faccia un po' come quell'ubriacone cui il dottore consigliava di smettere di bere vino e quindi il tipo, per seguire l'indicazione smetteva col vino a proseguiva bevendo grappa.
Certo è che definire la Montelungo-Colleoni come un Campus Universitario per via dei posti letto (di proprietà e gestiti da una società privata ad hoc non collegata con l'università) anche perché ci saranno aule universitarie mi pare  una sparata eccessiva anche tenendo conto che alla fine tra posti letto alla Montelungo e quelli in via Statuto dove c'era la caserma della GdF arriveranno a mille.
Inutilmente cercate i NUMERI degli studenti di UniBG per provincia italiana e per stato estero: nel sito dell'università NON ci sono. Alla faccia della trasparenza. Pare che degli oltre 24000 iscritti, il 43,5% % arrivi dalla città e dalla provincia di Bergamo, il 48,5% da altre provincie italiane scrive un quotidiano.
La questione è che gli impianti sportivi dell'università saranno nella sede di via Statuto (ex Gdf+piscine) oppure arrangiarsi con gli altri della città e dintorni e mille posti letto su 1p-15mila da oltre 50km ci paiono abbastanza pochi vista la difficoltà dei collegamenti terrestri di Bergamo.
Come abbiamo detto più volte lo sviluppo e il “dilagare” di UniBg nei molti spazi pubblici della città abbandonati da altre “attività pubbliche”  persegue (ormai) il solo scopo di sfruttare questi spazi che il mercato immobiliare   ieri ed oggi non gradisce. L'Università quindi come utile e comodo tappabuchi di spazi che altrimenti resterebbero diruti ed abbandonati ma che servono soprattutto a distribuire negli spazi cittadini sia la concentrazione  scolastica a scanso di qualche movimentismo sgradevole e per dare  occasione di guadagno  ai privati – affittacamere in nero e negozi- ma non certo contrariamente a quel che dice  la politica, perché la presenza della popolazione universitaria in qualche modo fa lievitare il sociale in quelle zone.

Per quanto riguarda il verde della città Gori fa finta di non comprendere che un conto è l'ordinaria amministrazione e un conto è “UN” progetto. Così come la furba massaia si compiace di  pulire tutti i giorni il pavimento, questa buona azione è “ordinaria amministrazione”. Da sempre certi lavori si debbono fare ogni giorno o ogni qualche giorno per  tenere abitabile il posto. Tutto il ragionare di Gori racconta solo di ordinaria amministrazione  anche quando – vedi il caso del Piazzale degli Alpini- fa apparire l'intervento come una sorta di processo di risanamento e quindi una novità. E' ordinaria amministrazione anche piantare centinaia e migliaia di alberi in spazi dove sono caduti divelti essicati o dove… si dovevano-potevano appunto piantare alberi. Vedi nei relitti urbani tra la ferrovia e via Brambilla.
Poi se si vanno a vedere le sistemazioni che la giunta Gori 1 ha realizzato e Gori 2 ha avviato il risultato è tutt'altro che eclatante anche se le piazze e i giardini sono stati progettati attraverso concorsi. La questione è che le nozze non si fanno coi fichi secchi  e soprattutto dando soddisfazione solo ai bottegai piuttosto che ai residenti ed ai visitatori. Quando si dcie che le nuove piazze ristrutturate sono una colata di cemento forse l'affermazione è  un po' grezza ma Piazza Carrara era proprio necessario spendere tutto quel che è costata per quel risultato. E Piazza Risorgimento che  Gori pure vanta realizzata col concorso di idee dei residenti sarebbe una piazza oppure una sorta di minitalia? Nessuno dubita che le migliaia di alberi che verranno messi a dimora costituiscano una spesa inutile (tra qualche decennio…semmai non arrivi un successore di Gori che li “attilizzi”…) ma basta gettare un sguardo ai Colli per vederli nudi crudi abbandonati. Basta un'occhiata sotto Colle Aperto. Basta un'occhiata del c.d. bosco sotto il parcheggio di via Tre Armi sulle piscine. Basta un'occhiata da san Vigilio verso la Bastia e il Pascolo dei Tedeschi. Poi, contrariamente a quel che pensa Gori, anche Piazza Vecchia potrebbe benissimo avere un giardino fiorito (poche decine di metri quadrati) perenne (senza nemmeno smontare un mq di piazza), come pure Piazza mercato delle Scarpe oppure Mascheroni e Cittadella e perfino lo spazio di Sant'Agostino buono adesso nemmeno per farvi brucare le capre. La città manca di colore e di calore. Città Alta manca di calore e  di colore col peggio di mille facciate di palazzi scrostate e cadenti. Le piazze di città bassa non sono accoglienti ma sono macchine inutili (terribile Piazza Risorgimento!). Poi è inutile vantare che al Parco dei Colli si è unito il Parco Ovest (che non esiste in realtà) quando non si è avviata una relazione coi proprietari delle aree per ricostruire il paesaggio agrario piuttosto che lasciare nudi e crudi gli spazi: dai colli al sedime presso Gres e ferovia magari andando a cercare fondi in regione e all'UE visto che… cavolo ce ne facciamo delle  Mura patrimonio Unesco con quegli orribili giardini e spazi che le circondano? Insomma: Gori deve passare dall'ordinaria amministrazione e fare un passo deciso che non sia solo quello del giardinieri delle villette a schiera ma di chi  costruisce la terra.