A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1179 DEL 15 FEBBRAIO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















CRISI DI GOVERNO?
LE 150 CRISI INDUSTRIALI CHE IN 600 GIORNI IL MISE NON HA RISOLTO
IN PERICOLO 250.000 POSTI DI LAVORO
Inutile  fingere che la prescrizione stia alla base della crisi della maggioranza. La realtà é che davanti alla prospettiva di un crescita zero, di oltre 150 crisi industriale irrisolte  e con 250mila lavoratori prossimi al licenziamento, hai voglia di fare annunciare dal presidente di Anpal Mimmo Parisi  –subito sbugiardato dall’universo competente- che ben 39.760 dei percettori del RdC hanno trovato un posto di lavoro. Peccato che in totale siano 908.198 attivabili mentre gli stessi addetti alle politiche attive di Anpal, dichiarano che fa parte della «naturale ricollocazione» nel mercato del lavoro di chi ne era temporaneamente uscito.
La prospettiva di crescita del 2020 è stimata dall’Ue in un fantastico +0,3% e così dopo due anni di maggioranza ai 5S ed alla lega ed alla coglionata PD di  fare il Conte 2,  siamo nella palcia più profonda da dieci anni in qua.
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LA PISTA PEDOCICLABILE DA VIA MARCONI A VIA RUFFILLI E OLTRE LA ROGGIA SERIO GROSSO
IL privato che ha realizzato l'intervento del Piano ex via Briantea nord" ambito "p.a.b realizzerà nella convezione col Comune il tratto di  pista pedociclabile che dal'incrocio di via Marconi con via Fermi arriverà  in territorio di Treviolo oltre la Roggia Serio (Sére Gros). Il territorio agricolo a sud della roggia appartiene ad una delle più potenti immobiliari pubbliche bergamasche (le altre due sono la Chiesa e la MIA)  la Fondazione Istituti Educativi sita al Passaggio Canonici Lateranensi, 23 il cui CdA è nominato dal presidente della provincia. Il progetto è stato eseguita da uno studio di ingegneria privato –su incarico dell'immobiliare che ha realizzato il Piano ex Briantea Nord- che ha sede a Seriate  nel cui sito internet – contrariamente a quanto accade per gli studi con  diversi professionisti- qui NON vengono elencati chi sono i suoi soci e componenti. Sarebbe interessante sapere chi sono ed anche chi sono gli eventuali collaboratori esterni.
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I COLLI DI BERGAMO NUDI SENZA DESTINO
Il problema da risolvere a Bergamo ha due aspetti. Uno è quella di mantenere lo scarso verde pubblico cittadino (e la responsabilità non è di Gori 1 e 2 ma di tutti i sindaci della città dal 1945 in avanti). Purtroppo un buono e bello verde costa a progettarlo crearlo mantenere (e non è detto che con gli appalti attuali si abbia il miglior manutentore) soprattutto perché la popolazione ha una sensibilità distorta che si intuisce benissimo. Basta vedere le piazzate sugli alberi di Piazza Dante. Bergamo e Città Alta in particolare sono ridotti ormai a stracci scoloriti sfilacciati rappezzati sia nelle facciate dei palazzi che nel verde esistente. Le due foto che mettiamo qui sotto lo dimostrano ampiamente: i Colli sono privi di  ogni ornamento verde. Sono spogli esattamente come le orrende piaghe che sono le facciate della città.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!





























DETTAGLI DELLA PISTA
PEDOCICLABILE

























































































































































































































CRISI DI GOVERNO?
LE 150 CRISI INDUSTRIALI CHE IN 600 GIORNI IL MISE NON HA RISOLTO
IN PERICOLO 250.000 POSTI DI LAVORO


Inutile  fingere che la prescrizione stia alla base della crisi della maggioranza. La realtà é che davanti alla prospettiva di un crescita zero, di oltre 150 crisi industriale irrisolte  e con 250mila lavoratori prossimi al licenziamento, hai voglia di fare annunciare dal presidente di Anpal Mimmo Parisi  –subito sbugiardato dall’universo competente- che ben 39.760 dei percettori del RdC hanno trovato un posto di lavoro. Peccato che in totale siano 908.198 attivabili mentre gli stessi addetti alle politiche attive di Anpal, dichiarano che fa parte della «naturale ricollocazione» nel mercato del lavoro di chi ne era temporaneamente uscito.
La prospettiva di crescita del 2020 è stimata dall’Ue in un fantastico +0,3% e così dopo due anni di maggioranza ai 5S ed alla lega ed alla coglionata PD di  fare il Conte 2,  siamo nella palcia più profonda da dieci anni in qua.
Hai voglia di distrarre il paese da un anno in qua con le elezioni regionali e consolarlo che l’IVA non è aumentata: nel paese c’è troppa gente che non lavora mentre i risparmi degli anziani vanno all’estero impiegati  contro le nostre industrie. Oggi  Alex Penati fa notare che “Apple vale oggi 1.400 miliardi di dollari: quanto tutte le società dell’indice di Borsa tedesco Dax. E Tesla 138 miliardi: quanto Volkswagen e Bmw insieme. Saranno anche valutazioni da bolla, ma dovrebbero far riflettere”. Traduzione 1: il valore della Apple è (quasi) pari al debito italiano. Traduzione 2: siamo l’unico tra 36 Paesi Ocse in cui il reddito pro-capite a potere di acquisto costante, la variabile che conta veramente per i cittadini, è calato rispetto a quello del 2000, a fronte del +22% medio dei Paesi Ocse e il +17% dell’Eurozona. La colpa non è di crisi e austerità perché dal 2008 il reddito pro-capite di Portogallo, Spagna e Irlanda, che ne hanno avuta più di noi, è cresciuto, mentre in Italia è caduto del 5%.
Abbiamo perso ormai due anni senza smuovere nessuno egli ostacoli: la nostra incapacità di crescere e creare reddito è antica; la crisi l’ha solo accentuata e i ritardi dell’Europa nella corsa al primato tecnologico l’hanno aggravata. Il recente crollo della produzione industriale ha riaperto i timori di recessione. Ancora più urgente, però, è arrestare il declino economico.
Poi sarà anche vero che non si governa coi sondaggi ragion per cui si fa finta di nulla che il maggiori partito sia crollato dal 33% al 15% in due anni. Che la Lega sia arrivata prossima al 30%. Che il PD se proprio sta bene  arriva al 20%.
Anche  qui: al netto della bolla l’idea che l’Italia essendo repubblica parlamentare govena con le maggioranze che si raccattano in Parlamento. Verità ormai superata vista la mobilità dell’elettorato che –se non conferma i sondaggi- perlomeno ci aveva già ampiamente avvisati con le batoste elettorali subite dal fiorentino nel referendum, alle elezioni e poi di nuovo dal PD nel 2018.
La questione è che – la si legge nel Settimo Rapporto di Itinerari previdenziali, il centro studi di welfare diretto da Alberto Brambilla- l’Italia è una repubblica previdenziale, nel senso di pensionati ed aspiranti tali, fondata sull’assistenza. Su 16 milioni di pensionati circa la metà è totalmente o parzialmente assistita dallo Stato, quindi da tutti noi attraverso le tasse che paghiamo. Circa 800 mila pensionati (il 5,12%) usufruiscono della pensione o assegno sociale. Che cosa vuol dire? Che fino a 66 anni sono stati sconosciuti al fisco nel senso che non hanno mai pagato né contributi sociali e neppure le imposte dirette. Poi si sono palesati richiedendo l’assegno mensile in assenza di redditi. Ci sono poi altri 2,9 milioni di pensionati (18,2%) che beneficiano dell’integrazione al minimo (513 euro al mese); questi ex lavoratori sono stati parzialmente sconosciuti al fisco in quanto in 67 anni di vita non sono riusciti nemmeno a versare 15/17 anni di contribuzione. Che hanno fatto nei trent’anni precedenti? Anche qui nessuna domanda; Isee e pagamento a pie’ di lista.
Poi c’è un altro 5% di pensionati che ha la maggiorazione sociale di 630 euro al mese per tredici mensilità. E ci sono ancora 160 mila pensioni di guerra. Infine ci sono 2.743.988 prestazioni di invalidità civile (17%) di cui 582.730 che hanno solo la pensione di invalidità, 1.764.164 con la sola indennità di accompagnamento e 397.094 percettori di entrambe le prestazioni, che si sommano ai circa 1,158 milioni di invalidi previdenziali Inps (7,2%) e alle 716 mila prestazioni Inail per le inabilità o invalidità da infortuni sul lavoro.
Questi interventi assistenziali determinano l’esiguità del singolo assegno e la vastità della platea di beneficiari, oltre ad una spesa insostenibile, data la situazione del paese. Se si osserva la dinamica delle due tipologie di esborso, quella previdenziale effettiva e quella assistenziale, si scopre che la seconda è caratterizzata da una “inflazione” che ci sta mettendo una pietra al collo. Dal 2008 al 2018, quindi escludendo le ultime mazzate “bengodiste” di Quota 100, reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza, il tasso medio annuo di aumento della spesa assistenziale è del 4,3%.
La somma delle spese di welfare (pensioni, assistenza e sanità) in Italia rappresenta il 54,14% sull’intera spesa pubblica, ed incide per ben il 30% del Pil.

In compenso tutta questa gente assieme ai “normali ricchi” hanno in banca 4.400 miliardi di ricchezza finanziaria che adesso a loro non rende quasi nulla mentre alle banche (italiane) che se la giocano nel contesto internazionale magari finanziando apple o tesla hanno consentito  alle prime dieci banche italiane di chiudere  il 2019 con  dieci miliardi di profitti. Mai così bene da dieci anni in qua.

La questione quindi sta nella assoluta incapacità del Conte 1 come del Conte 2 di affrontare e risolvere non dico tutti i problemi ma almeno  gran parte di quelli salvo tappare un po’ di buchi, allargare la borsa dell’assistenzialismo e sperare non si sa bene in che cosa. In aggiunta adesso c’è un referendum che sicuramente confermerà la riduzione del parlamentari  e poi dovranno creare i nuovi collegi elettorali e forse  tra due anni ci saranno le elezioni.
Ci ripetiamo. Dopo la fine di Conte 1 il PD non doveva mettersi assieme ai 5S. Visto che anche il PdR Mattarella era (ed è) del parere che il Parlamento  regolarmente eletto  non si butta in base ai sondaggi, il PD doveva dire a Mattarella: che se la sbrighi e se la sbrighino 5S e Lega. Adesso il PD si sta accorgendo di che razza di mostri ci sono in Parlamento: coi 5S non si riesce ne ha ragionare ne a governare. DiMaio al MISE non ha combinato nulla e adesso agli esteri gira come una trottola a importunare tuti senza accorgersi che nessuno lo prende in considerazione e ormai Francia e Germania e perfino un Erdogan o un Haftar o un AlSarray o un AlSisi manco ci prendono.

LA PISTA PEDOCICLABILE DA VIA MARCONI A VIA RUFFILLI E OLTRE LA ROGGIA SERIO GROSSO



IL privato che ha realizzato l'intervento del Piano ex via Briantea nord" ambito "p.a.b realizzerà nella convezione col Comune il tratto di  pista pedociclabile che dal'incrocio di via Marconi con via Fermi arriverà  in territorio di Treviolo oltre la Roggia Serio (Sére Gros). Il territorio agricolo a sud della roggia appartiene ad una delle più potenti immobiliari pubbliche bergamasche (le altre due sono la Chiesa e la MIA)  la Fondazione Istituti Educativi sita al Passaggio Canonici Lateranensi, 23 il cui CdA è nominato dal presidente della provincia. Il progetto è stato eseguita da uno studio di ingegneria privato –su incarico dell'immobiliare che ha realizzato il Piano ex Briantea Nord- che ha sede a Seriate  nel cui sito internet – contrariamente a quanto accade per gli studi con  diversi professionisti- qui NON vengono elencati chi sono i suoi soci e componenti. Sarebbe interessante sapere chi sono ed anche chi sono gli eventuali collaboratori esterni.

Il progetto parte con un rilievo plani altimetrico accurato (cosa che non abbiamo visto nel progetti della pedociclabile lungo Fiume Brembo) e quando l'assessore ti ordina di partire da qui ed arrivare li passando per di qua… c'è poco da inventarsi nel tracciare il percorso.
Ed infatti il percorso è perfettamente cervellotico. Prima di tutto si scopre che a Curno  esiste una via Ruffilli che invece sono due completamente staccate l'una dall'altra e che adesso saranno collegate un pezzo all'altro. Salvo che un pezzo è a doppio senso di circolazione mentre l'altro pezzo –per ricavarci la pista pedociclabile- sarà a senso unico. Con grande soddisfazione delle imprese che hanno gli stabilimenti sul posto.
Ma una vera pista pedociclabile deve avere la trappola giusta per arrotare  quei maledetti pedoni e ciclisti: infatti per farli attraversare in sicurezza (sic!) quell'autostrada che è la via Fermi hanno escogitato un semaforo a chiamata. Non sono stati predisposti i vasi di fiori affissi ai pali del semaforo per gli eventuali arrotati ammazzati.
Il collegamento tra via Ruffilli (nord: Grismondi-Sei) e via Ruffilli (sud: dall'autonoleggio Preda alla falegnameria Ferrari) avverrà  attraverso un bretella  mentre la pista pedociclabile attraverserà ANCHE questa bretella stradale.
L'istallazione dell'impianto semaforico NON sarà a carico del costruttore (quindi lo pagheranno un domani i Curnesi) della pista mentre la bretellina stradale di collegamento tra i due pezzi di via Ruffilli e la sede della pista saranno eseguiti dal costruttore che pagherà anche i costi di acquisizione delle aree (fatta da Comune).
La pista pedociclabile scavalcherà quindi il canale scolmatore e la roggia e la strada di servizio  per la manutenzione della roggia  subirà una modifica delle quote per colmare la differenza tra quelle  di Curno e quelle di Treviolo.
Finora non abbiamo letto alcun accordo tra il Comune di Curno, quello di Treviolo e il Consorzio di Bonifica per consentire le servitù sulle relative opere. Sarebbe divertente che non esistesse.
Con questa bretellina criminale (per gli obiettivi pericoli che comporterà nei confronti dell'utenza potenziale) si completa quindi quella che nella relazione viene “giustamente” definita “infrastruttura strategica” che se non è una presa per i fondelli ci si avvicina parecchio.
Perché adesso il problema (lo verificheremo)è quello di convincere il Comune di Treviolo o qualchedun altro a spendere qualche centinaio di migliaio di euro per realizzare il tracciato fino all'ospedale per comodo  alla giunta Gamba.

L'abbiamo scritto e lo ribadiamo. Primo. Via Ruffilli sud va collegata con la rotonda ovest dell'ospedale per alleggerire dal traffico la zona NO del paese. Secondo. Il tracciato della pista  sarà impercorribile vista la zona “abbandonata” che attraversa. Terzo: Chi va in bicicletta all'ospedale? Chi va in bicicletta da Curno in fondo a via Marconi poi passa dall'ospedale per arrivare a Bergamo? Vero: tutte le strade portano a Roma. Anche le piste pedociclabili.

I COLLI DI BERGAMO NUDI SENZA DESTINO



Il problema da risolvere a Bergamo ha due aspetti. Uno è quella di mantenere lo scarso verde pubblico cittadino (e la responsabilità non è di Gori 1 e 2 ma di tutti i sindaci della città dal 1945 in avanti). Purtroppo un buono e bello verde costa a progettarlo crearlo mantenere (e non è detto che con gli appalti attuali si abbia il miglior manutentore) soprattutto perché la popolazione ha una sensibilità distorta che si intuisce benissimo. Basta vedere le piazzate sugli alberi di Piazza Dante. Bergamo e Città Alta in particolare sono ridotti ormai a stracci scoloriti sfilacciati rappezzati sia nelle facciate dei palazzi che nel verde esistente. Le due foto che mettiamo qui sotto lo dimostrano ampiamente: i Colli sono privi di  ogni ornamento verde. Sono spogli esattamente come le orrende piaghe che sono le facciate della città. Adesso il Comune Provincia e Regione non  rispondano che i colli sono dei privati e quindi ecc. ecc..Che senso ha piantare centinaia di migliaia di alberi in zone abbastanza precarie magnificando le potenzialità ristoratrici mentre i colli  restano li nudi e crudi? Spogli con relitti di alberature e –lo temiamo- ormai c'è da aspettarsi che comincino a franare al prossimo stravento.
Bergamo ha bisogno di un Rinascimento che sappia ridare alle facciate delle sue case e dei suoi palazzi la bellezza originale (e perché no? anche una nuova!) come ha bisogno di ricostruire un paesaggio agrario abbandonato da mezzo secolo.
Non puoi esporre alla Carrara un quadro grande come il mondo restaurato un quadratino si e nove no. Quando si sta sulle mura o sulle strade lo sguardo su posa sul vuoti, sul nudo, sulla sclerosi. Ma sapete vedere la bruttezza nelle due foto e non riuscite a immaginare cosa potrebbe spendere la città offrendo ai suoi cittadini e visitatori una città fiorita bene alberata. Un quadro cinquecentesco anziché una stanza finita a calce dal piturelo ciucco da mattino a sera.