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CRISI DI GOVERNO?
LE 150 CRISI INDUSTRIALI CHE IN 600 GIORNI IL MISE NON HA RISOLTO
IN PERICOLO 250.000 POSTI DI LAVORO
Inutile fingere che la prescrizione stia alla base della crisi
della maggioranza. La realtà é che davanti alla prospettiva di un
crescita zero, di oltre 150 crisi industriale irrisolte e con
250mila lavoratori prossimi al licenziamento, hai voglia di fare
annunciare dal presidente di Anpal Mimmo Parisi –subito
sbugiardato dall’universo competente- che ben 39.760 dei percettori del
RdC hanno trovato un posto di lavoro. Peccato che in totale siano
908.198 attivabili mentre gli stessi addetti alle politiche attive di
Anpal, dichiarano che fa parte della «naturale ricollocazione» nel
mercato del lavoro di chi ne era temporaneamente uscito.
La prospettiva di crescita del 2020 è stimata dall’Ue in un fantastico
+0,3% e così dopo due anni di maggioranza ai 5S ed alla lega ed alla
coglionata PD di fare il Conte 2, siamo nella palcia più
profonda da dieci anni in qua.
Hai voglia di distrarre il paese da un anno in qua con le elezioni
regionali e consolarlo che l’IVA non è aumentata: nel paese c’è troppa
gente che non lavora mentre i risparmi degli anziani vanno all’estero
impiegati contro le nostre industrie. Oggi Alex Penati fa
notare che “Apple vale oggi 1.400 miliardi di dollari: quanto tutte le
società dell’indice di Borsa tedesco Dax. E Tesla 138 miliardi: quanto
Volkswagen e Bmw insieme. Saranno anche valutazioni da bolla, ma
dovrebbero far riflettere”. Traduzione 1: il valore della Apple è
(quasi) pari al debito italiano. Traduzione 2: siamo l’unico tra 36
Paesi Ocse in cui il reddito pro-capite a potere di acquisto costante,
la variabile che conta veramente per i cittadini, è calato rispetto a
quello del 2000, a fronte del +22% medio dei Paesi Ocse e il +17%
dell’Eurozona. La colpa non è di crisi e austerità perché dal 2008 il
reddito pro-capite di Portogallo, Spagna e Irlanda, che ne hanno avuta
più di noi, è cresciuto, mentre in Italia è caduto del 5%.
Abbiamo perso ormai due anni senza smuovere nessuno egli ostacoli: la
nostra incapacità di crescere e creare reddito è antica; la crisi l’ha
solo accentuata e i ritardi dell’Europa nella corsa al primato
tecnologico l’hanno aggravata. Il recente crollo della produzione
industriale ha riaperto i timori di recessione. Ancora più urgente,
però, è arrestare il declino economico.
Poi sarà anche vero che non si governa coi sondaggi ragion per cui si
fa finta di nulla che il maggiori partito sia crollato dal 33% al 15%
in due anni. Che la Lega sia arrivata prossima al 30%. Che il PD se
proprio sta bene arriva al 20%.
Anche qui: al netto della bolla l’idea che l’Italia essendo
repubblica parlamentare govena con le maggioranze che si raccattano in
Parlamento. Verità ormai superata vista la mobilità dell’elettorato che
–se non conferma i sondaggi- perlomeno ci aveva già ampiamente avvisati
con le batoste elettorali subite dal fiorentino nel referendum, alle
elezioni e poi di nuovo dal PD nel 2018.
La questione è che – la si legge nel Settimo Rapporto di Itinerari
previdenziali, il centro studi di welfare diretto da Alberto Brambilla-
l’Italia è una repubblica previdenziale, nel senso di pensionati ed
aspiranti tali, fondata sull’assistenza. Su 16 milioni di pensionati
circa la metà è totalmente o parzialmente assistita dallo Stato, quindi
da tutti noi attraverso le tasse che paghiamo. Circa 800 mila
pensionati (il 5,12%) usufruiscono della pensione o assegno sociale.
Che cosa vuol dire? Che fino a 66 anni sono stati sconosciuti al fisco
nel senso che non hanno mai pagato né contributi sociali e neppure le
imposte dirette. Poi si sono palesati richiedendo l’assegno mensile in
assenza di redditi. Ci sono poi altri 2,9 milioni di pensionati (18,2%)
che beneficiano dell’integrazione al minimo (513 euro al mese); questi
ex lavoratori sono stati parzialmente sconosciuti al fisco in quanto in
67 anni di vita non sono riusciti nemmeno a versare 15/17 anni di
contribuzione. Che hanno fatto nei trent’anni precedenti? Anche qui
nessuna domanda; Isee e pagamento a pie’ di lista.
Poi c’è un altro 5% di pensionati che ha la maggiorazione sociale di
630 euro al mese per tredici mensilità. E ci sono ancora 160 mila
pensioni di guerra. Infine ci sono 2.743.988 prestazioni di invalidità
civile (17%) di cui 582.730 che hanno solo la pensione di invalidità,
1.764.164 con la sola indennità di accompagnamento e 397.094 percettori
di entrambe le prestazioni, che si sommano ai circa 1,158 milioni di
invalidi previdenziali Inps (7,2%) e alle 716 mila prestazioni Inail
per le inabilità o invalidità da infortuni sul lavoro.
Questi interventi assistenziali determinano l’esiguità del singolo
assegno e la vastità della platea di beneficiari, oltre ad una spesa
insostenibile, data la situazione del paese. Se si osserva la dinamica
delle due tipologie di esborso, quella previdenziale effettiva e quella
assistenziale, si scopre che la seconda è caratterizzata da una
“inflazione” che ci sta mettendo una pietra al collo. Dal 2008 al 2018,
quindi escludendo le ultime mazzate “bengodiste” di Quota 100, reddito
di cittadinanza e pensione di cittadinanza, il tasso medio annuo di
aumento della spesa assistenziale è del 4,3%.
La somma delle spese di welfare (pensioni, assistenza e sanità) in
Italia rappresenta il 54,14% sull’intera spesa pubblica, ed incide per
ben il 30% del Pil.
In compenso tutta questa gente assieme ai “normali ricchi” hanno in
banca 4.400 miliardi di ricchezza finanziaria che adesso a loro non
rende quasi nulla mentre alle banche (italiane) che se la giocano nel
contesto internazionale magari finanziando apple o tesla hanno
consentito alle prime dieci banche italiane di chiudere il
2019 con dieci miliardi di profitti. Mai così bene da dieci anni
in qua.
La questione quindi sta nella assoluta incapacità del Conte 1 come del
Conte 2 di affrontare e risolvere non dico tutti i problemi ma
almeno gran parte di quelli salvo tappare un po’ di buchi,
allargare la borsa dell’assistenzialismo e sperare non si sa bene in
che cosa. In aggiunta adesso c’è un referendum che sicuramente
confermerà la riduzione del parlamentari e poi dovranno creare i
nuovi collegi elettorali e forse tra due anni ci saranno le
elezioni.
Ci ripetiamo. Dopo la fine di Conte 1 il PD non doveva mettersi assieme
ai 5S. Visto che anche il PdR Mattarella era (ed è) del parere che il
Parlamento regolarmente eletto non si butta in base ai
sondaggi, il PD doveva dire a Mattarella: che se la sbrighi e se la
sbrighino 5S e Lega. Adesso il PD si sta accorgendo di che razza di
mostri ci sono in Parlamento: coi 5S non si riesce ne ha ragionare ne a
governare. DiMaio al MISE non ha combinato nulla e adesso agli esteri
gira come una trottola a importunare tuti senza accorgersi che nessuno
lo prende in considerazione e ormai Francia e Germania e perfino un
Erdogan o un Haftar o un AlSarray o un AlSisi manco ci prendono.
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LA PISTA PEDOCICLABILE DA VIA MARCONI A VIA RUFFILLI E OLTRE LA ROGGIA SERIO GROSSO
IL privato che ha realizzato l'intervento del Piano ex via Briantea
nord" ambito "p.a.b realizzerà nella convezione col Comune il tratto
di pista pedociclabile che dal'incrocio di via Marconi con via
Fermi arriverà in territorio di Treviolo oltre la Roggia Serio
(Sére Gros). Il territorio agricolo a sud della roggia appartiene ad
una delle più potenti immobiliari pubbliche bergamasche (le altre due
sono la Chiesa e la MIA) la Fondazione Istituti Educativi sita al
Passaggio Canonici Lateranensi, 23 il cui CdA è nominato dal presidente
della provincia. Il progetto è stato eseguita da uno studio di
ingegneria privato –su incarico dell'immobiliare che ha realizzato il
Piano ex Briantea Nord- che ha sede a Seriate nel cui sito
internet – contrariamente a quanto accade per gli studi con
diversi professionisti- qui NON vengono elencati chi sono i suoi soci e
componenti. Sarebbe interessante sapere chi sono ed anche chi sono gli
eventuali collaboratori esterni.
Il progetto parte con un rilievo plani altimetrico accurato (cosa che
non abbiamo visto nel progetti della pedociclabile lungo Fiume Brembo)
e quando l'assessore ti ordina di partire da qui ed arrivare li
passando per di qua… c'è poco da inventarsi nel tracciare il percorso.
Ed infatti il percorso è perfettamente cervellotico. Prima di tutto si
scopre che a Curno esiste una via Ruffilli che invece sono due
completamente staccate l'una dall'altra e che adesso saranno collegate
un pezzo all'altro. Salvo che un pezzo è a doppio senso di circolazione
mentre l'altro pezzo –per ricavarci la pista pedociclabile- sarà a
senso unico. Con grande soddisfazione delle imprese che hanno gli
stabilimenti sul posto.
Ma una vera pista pedociclabile deve avere la trappola giusta per
arrotare quei maledetti pedoni e ciclisti: infatti per farli
attraversare in sicurezza (sic!) quell'autostrada che è la via Fermi
hanno escogitato un semaforo a chiamata. Non sono stati predisposti i
vasi di fiori affissi ai pali del semaforo per gli eventuali arrotati
ammazzati.
Il collegamento tra via Ruffilli (nord: Grismondi-Sei) e via Ruffilli
(sud: dall'autonoleggio Preda alla falegnameria Ferrari) avverrà
attraverso un bretella mentre la pista pedociclabile attraverserà
ANCHE questa bretella stradale.
L'istallazione dell'impianto semaforico NON sarà a carico del
costruttore (quindi lo pagheranno un domani i Curnesi) della pista
mentre la bretellina stradale di collegamento tra i due pezzi di via
Ruffilli e la sede della pista saranno eseguiti dal costruttore che
pagherà anche i costi di acquisizione delle aree (fatta da Comune).
La pista pedociclabile scavalcherà quindi il canale scolmatore e la
roggia e la strada di servizio per la manutenzione della
roggia subirà una modifica delle quote per colmare la differenza
tra quelle di Curno e quelle di Treviolo.
Finora non abbiamo letto alcun accordo tra il Comune di Curno, quello
di Treviolo e il Consorzio di Bonifica per consentire le servitù sulle
relative opere. Sarebbe divertente che non esistesse.
Con questa bretellina criminale (per gli obiettivi pericoli che
comporterà nei confronti dell'utenza potenziale) si completa quindi
quella che nella relazione viene “giustamente” definita “infrastruttura
strategica” che se non è una presa per i fondelli ci si avvicina
parecchio.
Perché adesso il problema (lo verificheremo)è quello di convincere il
Comune di Treviolo o qualchedun altro a spendere qualche centinaio di
migliaio di euro per realizzare il tracciato fino all'ospedale per
comodo alla giunta Gamba.
L'abbiamo scritto e lo ribadiamo. Primo. Via Ruffilli sud va collegata
con la rotonda ovest dell'ospedale per alleggerire dal traffico la zona
NO del paese. Secondo. Il tracciato della pista sarà
impercorribile vista la zona “abbandonata” che attraversa. Terzo: Chi
va in bicicletta all'ospedale? Chi va in bicicletta da Curno in fondo a
via Marconi poi passa dall'ospedale per arrivare a Bergamo? Vero: tutte
le strade portano a Roma. Anche le piste pedociclabili.
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I COLLI DI BERGAMO NUDI SENZA DESTINO
Il problema da risolvere a Bergamo ha due aspetti. Uno è quella di
mantenere lo scarso verde pubblico cittadino (e la responsabilità non è
di Gori 1 e 2 ma di tutti i sindaci della città dal 1945 in avanti).
Purtroppo un buono e bello verde costa a progettarlo crearlo mantenere
(e non è detto che con gli appalti attuali si abbia il miglior
manutentore) soprattutto perché la popolazione ha una sensibilità
distorta che si intuisce benissimo. Basta vedere le piazzate sugli
alberi di Piazza Dante. Bergamo e Città Alta in particolare sono
ridotti ormai a stracci scoloriti sfilacciati rappezzati sia nelle
facciate dei palazzi che nel verde esistente. Le due foto che mettiamo
qui sotto lo dimostrano ampiamente: i Colli sono privi di ogni
ornamento verde. Sono spogli esattamente come le orrende piaghe che
sono le facciate della città. Adesso il Comune Provincia e Regione
non rispondano che i colli sono dei privati e quindi ecc.
ecc..Che senso ha piantare centinaia di migliaia di alberi in zone
abbastanza precarie magnificando le potenzialità ristoratrici mentre i
colli restano li nudi e crudi? Spogli con relitti di alberature e
–lo temiamo- ormai c'è da aspettarsi che comincino a franare al
prossimo stravento.
Bergamo ha bisogno di un Rinascimento che sappia ridare alle facciate
delle sue case e dei suoi palazzi la bellezza originale (e perché no?
anche una nuova!) come ha bisogno di ricostruire un paesaggio agrario
abbandonato da mezzo secolo.
Non puoi esporre alla Carrara un quadro grande come il mondo restaurato
un quadratino si e nove no. Quando si sta sulle mura o sulle strade lo
sguardo su posa sul vuoti, sul nudo, sulla sclerosi. Ma sapete vedere
la bruttezza nelle due foto e non riuscite a immaginare cosa potrebbe
spendere la città offrendo ai suoi cittadini e visitatori una città
fiorita bene alberata. Un quadro cinquecentesco anziché una stanza
finita a calce dal piturelo ciucco da mattino a sera.
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