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GREGORETTI&SALVINI
LA CAZZATA DEL PARLAMENTO
Chi ha seguito
la vicenda Salvini relativa al sequestro degli immigrati sulla
Gregoretti, partita da una denuncia di Lega Ambiente Siracusa sa
benissimo che la telenovela andrà avanti ancora per parecchi mesi,
dando così fiato a Salvini di usarla in campagna elettorale e altrove.
Ovviamente non crediamo alla falsa retorica salviniana di avere difeso
i patrii confini tenendo fuori dal porto per qualche giorno la nave
della guardia costiera –ben gliel’ha cantata Emma Bonino- come ci ha
fatto venire il latte alle ginocchia tutta la retorica stantia e
puzzona della figlia di papa che gli tuitta “a la Sallustì”: mò davvero
te voglio cancellà?!. Non ci ha nemmeno sorpresa la scarsa qualità
politica dell’intervento del capitano, la cui prosa è addirittura
peggiore della nostra che pure non abbiamo fatto il classico in uno dei
migliori licei milanes. Forse gli unici due interventi “decenti”! sono
stati quelli della Bongiorno e di Casini. La prima ben cosciente che il
suo cliente ha una carrettata di porcate alle spalle –fino alla
bazzecola di 49 milioni non si sa bene dove- che potrebbero pesargli
non poco sull’orientamento dei giudici. Il secondo perché da vecchia
volpe della politica ha fatto una chiamata in correo facendo balenare
che oggi tocca a uno e domani potrebbe toccare a te. Che è come dire:
la Kasta si difenda da sola e non permetta che un estraneo si permetta
di giudicarci.
(...)
PERCHE' I DESTRI TUTTI I FIGLI?
Cancellare Salvini" era il titolo di apertura del quotidiano Repubblica
per l'edizione di mercoledì 15 gennaio. Un modo, quello del giornale
diretto da Carlo Verdelli, scelto per sintetizzare il pensiero
dell’esponente del Partito democratico Graziano Delrio che ha chiesto
al suo partito la cancellazione dei decreti sicurezza, provvedimenti
diventati noti col nome di "decreti Salvini". Nessun messaggio di odio
o fantomatico attacco personale, dunque, ma una sintesi giornalistica
dell'intervista al capogruppo Pd Delrio.
Salvini quel giorno sguinzagliò i suoi a raccattare tutte le copie del
quotidiano nelle edicole di Reggio dove avrebbe tenuto il comizio
elettorale.
Ieri Salvini nella sua autodifesa davanti ai senatori in merito alla
vicenda Gregoretti raccontando che sua figlia che si sarebbe spaventata
per il titolo Cancellare Salvini: «Ma papà, perché ti vogliono
cancellare?». E il vittimismo è diventato qui barocco e minaccioso come
vuole la nuova sottocultura della destra, da Trump a Orbán. Nell’ansia
però di farsi scudo della figlia che ha solo 7 anni, Salvini ha
recitato male. Non è infatti verosimile che una bimba così piccina
ragioni con la testa dei Sallusti e degli altri giornalisti salvinisti
che hanno spacciato un titolo sui decreti, appunto da cancellare, per
una minaccia fisica. Cancellare i decreti sull’immigrazione è un lavoro
che si fa in consiglio dei ministri o in parlamento. Solo un Salvini
può vedere nel verbo cancellare una soluzione finale.
(...)
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PDF:7,8 Mb
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GREGORETTI&SALVINI
LA CAZZATA DEL PARLAMENTO
Chi ha seguito
la vicenda Salvini relativa al sequestro degli immigrati sulla
Gregoretti, partita da una denuncia di Lega Ambiente Siracusa sa
benissimo che la telenovela andrà avanti ancora per parecchi mesi,
dando così fiato a Salvini di usarla in campagna elettorale e altrove.
Ovviamente non crediamo alla falsa retorica salviniana di avere difeso
i patrii confini tenendo fuori dal porto per qualche giorno
la nave della guardia costiera –ben gliel’ha cantata Emma Bonino- come
ci ha fatto venire il latte alle ginocchia tutta la retorica stantia e
puzzona della figlia di papa che gli tuitta “a la Sallustì”: mò davvero
te voglio cancellà?!. Non ci ha nemmeno sorpresa la scarsa qualità
politica dell’intervento del capitano, la cui prosa è addirittura
peggiore della nostra che pure non abbiamo fatto il classico in uno dei
migliori licei milanes. Forse gli unici due interventi “decenti”! sono
stati quelli della Bongiorno e di Casini. La prima ben cosciente che il
suo cliente ha una carrettata di porcate alle spalle –fino alla
bazzecola di 49 milioni non si sa bene dove- che potrebbero pesargli
non poco sull’orientamento dei giudici. Il secondo perché da vecchia
volpe della politica ha fatto una chiamata in correo facendo balenare
che oggi tocca a uno e domani potrebbe toccare a te. Che è come dire:
la Kasta si difenda da sola e non permetta che un estraneo si permetta
di giudicarci.
Poi sono del tutto convinto che nel merito del c.d. sequestro degli
immigrati la responsabilità sia di tutto il Conte 1 dal momento
che il PdC poteva benissimo ordinare al suo ministro la liberazione di
tutti e non dei soli minori. Poi sono altrettanto convinto che quelli
costretti sulla nave certamente non stavano bene, ma sicuramente
stavano meglio che nei lager libici e quindi non ci vedo grande danno
se non col metro delle madamine col cagnolino in borsetta. Magari
mandare codesti personaggi a fare un campo invernale con le truppe
alpine stile anni ’50-’60. Terzo bisogna accettare l’idea che la
maggioranza degli italiani fosse (e sia tuttora) convinta che gli
immigrati dovevano essere ripartiti –una volta per tutte- tra tutti gli
stati Ue secondo le destinazioni chieste dai clandestini. Ultimo: certi
direttori di testate TV e giornali meriterebbero vergate per il modo
con cui facevano e fanno tuttora informazione.
In questo quadro Salvini sa benissimo che sta rischiando l’osso del
collo politico e non solo per la Gregoretti. Dopo il caso Gregoretti
Matteo Salvini rischia un altro processo con l’accusa di sequestro di
persona per il diniego di sbarco per la Open Arms. Su Open Arms il
nostro non può nemmeno tirare in ballo il Governo. La decisione di
bloccare la ONG infatti è avvenuta in completa autonomia a fine agosto
2019, con l’esecutivo ormai allo sbando e senza consultazioni con
Conte. Ad aprile 2019 l’allora ministro dell’Interno è stato iscritto
nel registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona per la
vicenda della Sea Watch 3. Sempre per quanto riguarda la Sea Watch 3
Salvini c’è anche la questione della querela per diffamazione
presentata dagli avvocati della comandante Carola Rackete. Attualmente
poi Salvini è sotto processo a Torino per vilipendio. È quel processo
per cui un gruppo di ferventi cattolici si è trovato davanti al
Tribunale per recitare un rosario e alle cui udienze Salvini non si è
presentato, invocando il legittimo impedimento. Anche se non è
coinvolto direttamente rimangono in sospeso due vicende che hanno a che
vedere con Salvini e la sua attività di propaganda: una è quella della
moto d’acqua e dei poliziotti della scorta accusati di aver minacciato
il cronista di Repubblica Lo Muzio e quelli che hanno fatto fare un
giro al figlio del leader della Lega. L’altra è l’indagine sul
maresciallo dei Carabinieri del Pilastro che avrebbe contattato la
signora Biagini per conto dello staff di Salvini durante la campagna
elettorale per le regionali in Emilia-Romagna: la famosa citofonata
allo “spacciatore”.
Poi c’è il contorno.
Al momento sono quasi una quarantina le inchieste aperte a a vario
titolo a carico di amministratori ed esponenti del Carroccio. Non c’è
solo la vicenda dei 49 milioni della Lega. I magistrati sono ancora
alla ricerca dei soldi e stanno puntando l’attenzione verso il
Lussemburgo dove potrebbero essere spariti tre milioni di euro. Di
particolare interesse saranno gli sviluppi dell’indagine aperta dalla
Procura di Genova sulle rivelazioni di Report. Il programma di Rai 3 ha
infatti scoperto che nel maggio del 2018 la Lega ha pagato 480 mila
euro (di soldi pubblici) per incarichi di comunicazione politica alla
Vadolive Srl, una società la cui titolare è una barista di Clusone che
incidentalmente è anche la cognata di uno dei collaboratori del
tesoriere della Lega Giulio Centemero. E non sarebbe la sola
transazione sospetta: all’attenzione delle procure è giunta anche
quella del pagamento da un milione di euro in favore di Francesco
Barachetti, ex consigliere del comune di Casnigo nel Bergamasco, 43
anni, è titolare di una società (Barachetti Service srl) che si occupa
di impiantistica elettrica e idraulica, lattonerie, cartongessi e
ristrutturazioni edile.
Sulla sparizione dei 49 milioni la voce che circola sarebbe quella che
sono serviti per comprare da Bossi la “Lega Nord” per evotare che
la creazione della Lega per Salvini nazionale potesse trovarsi un
domani tra i piedi ancora la Lega Nord di Bossi Maroni and C.
Sono tutte inchieste che non riguardano direttamente Salvini ma che
vedono come protagonisti uomini a lui vicini. Come quella che riguarda
l’ex viceministro Armando Siri, coinvolto nel caso Arata per i presunti
favori al re del mini eolico Vito Nicastri e indagato dalla procura di
Milano per autoriciclaggio. Siri è tra le altre cose il direttore della
scuola politica della Lega. Ancora tutta da scrivere è la storia del
Russiagate e della conversazione con cui l’ex braccio destro di Salvini
Gianluca Savoini parlava della possibilità di ottenere finanziamenti
russi per la campagna elettorale per le europee 2019. Sul presunto
tentativo di corruzione internazionale è stata aperta un’indagine.
Un’inchiesta sulla quale Salvini non ha mai voluto parlare “per
rispetto della magistratura” rifiutandosi di chiarire ai giornalisti la
natura dei suoi rapporti con il suo ex portavoce e dei legami tra la
Lega e l’associazione di Savoini.
Con questa caterva di problemi giudiziari se per caso comincia ad
aprirsi un processo il destino del capitano è tracciato e non è nemmeno
detto che davanti alla prossima sconfitta elettorale alle regionali
toscane, il cappio giudiziario gli si stringa ancora di più attorno al
collo. Non è la fine politica per via giudiziaria di un avversario ma
è in un certo qual modo la vittoria della politica in epoca di
mille televisioni e della rete. Oggi se non sai capace di fare politica
ad alto livello risulti perdente in poco tempo perché la TV e la
rete consumano i propri eroi. Traduzione: se sei un ignorante non ti
salva nemmeno un Morisi al cubo.
Che poi è lo stesso destino di un DiMaio compare di merende proprio di
Salvini. Non mi fascerei la testa davanti all’effermazione delle
madamine del buon pensiero che “un avversario politico si
sconfigge coi voti e non per via giudiziaria” dal momento che volenti o
nolenti adesso ci sono i Morisi ma ci sono anche il GIP Nunzio
SanPietro come ci sono Repubblica il Foglio o Sallusti. Ieri c’era
tutta una società piegata verso un certo modello di ordine oggi questa
società si flette ogni momento di qui e di la per merito degli
stessi protagonisti.
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PERCHE' I DESTRI TUTTI I FIGLI?
Cancellare Salvini" era il titolo di apertura del quotidiano Repubblica
per l'edizione di mercoledì 15 gennaio. Un modo, quello del giornale
diretto da Carlo Verdelli, scelto per sintetizzare il pensiero
dell’esponente del Partito democratico Graziano Delrio che ha chiesto
al suo partito la cancellazione dei decreti sicurezza, provvedimenti
diventati noti col nome di "decreti Salvini". Nessun messaggio di odio
o fantomatico attacco personale, dunque, ma una sintesi giornalistica
dell'intervista al capogruppo Pd Delrio.
Salvini quel giorno sguinzagliò i suoi a raccattare tutte le copie del
quotidiano nelle edicole di Reggio dove avrebbe tenuto il comizio
elettorale.
Ieri Salvini nella sua autodifesa davanti ai senatori in merito alla
vicenda Gregoretti raccontando che sua figlia che si sarebbe spaventata
per il titolo Cancellare Salvini: «Ma papà, perché ti vogliono
cancellare?». E il vittimismo è diventato qui barocco e minaccioso come
vuole la nuova sottocultura della destra, da Trump a Orbán. Nell’ansia
però di farsi scudo della figlia che ha solo 7 anni, Salvini ha
recitato male. Non è infatti verosimile che una bimba così piccina
ragioni con la testa dei Sallusti e degli altri giornalisti salvinisti
che hanno spacciato un titolo sui decreti, appunto da cancellare, per
una minaccia fisica. Cancellare i decreti sull’immigrazione è un lavoro
che si fa in consiglio dei ministri o in parlamento. Solo un Salvini
può vedere nel verbo cancellare una soluzione finale. Ecco, modificando
la macchina del fango in macchina del piagnisteo, il falso autentico
del titolo deformato è diventato uno slogan, un virus della propaganda,
la parola d’ordine che Salvini ripete da un mese.
L’episodio –che Salvini cita a ripetizione- ci ha fatto venire in mente
come il custode delLa Latrina di Nusquamia, l’ing. Claudio Piga
sardAgnolo di nascita e abduano di adozione, uno che fece il portavoce
di una giunta fascio leghista nel Paese Bello da Vivere, non perda
occasione per ricordare che su queste pagine (543 e poi…) , irridendolo
per il suo smerdare la latrina col lapis rosso blu, abbiamo scritto
“siamo corsi a verificare nel nostro blog quanto avevamo appreso dalla
«sua funzione pedagogica» (da leggersi: vai a cagare) e ci siamo
accorti che gggiovani e gggente (noi con tre o quattro g) li usiamo
pure noi ma essendo cresciuti con la TV dei romani, questa inflessione
dialettale ce la portiamo appresso come modo di prenderli per i
fondelli. Come i scarpinocc oppure i codeghì. Noi i maestrini
sardAgnoli li prendiamo a plocade”.
Testo contesto e significato inequivocabili. Meno di quello di Repubblica verso Salvini.
Questo episodio si ingrippa anche con l’altro, quando ha chiamato a
testimonianza i propri figlioli disabili per degli incresciosi eventi
successigli. Della serie: coma l’è ol soc l’è anche la tapa.
Insomma nei “destri” c’è un metodo comune nello sfruttare i piccoli e
cambiare il significato dei testi a proprio uso e consumo. Ci
vengono brividi di freddo nel pensare a un Piga che si raffronta con
Salvini e il nostro blog al giornale di Scalfari e Verdelli.
Indubbiamente l’ing. Claudio Piga è uno zero rispetto ad un Matteo
Salvini tranne che hanno entrambi frequentato il liceo classico. Scuola
pericolosa.
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COVID-19:QUANDO STANNO MALE NELLA PELLE
Ieri i danni del Covid-19 indicavano 1.115 morti, 4.850 quelli guariti
secondo i dati diffusi dalla John Hopkins University mentre gli
ammalati risultavano essere 45.000. Quindi per adesso su 50mila
ammalati ne sono morti 1.115 che fanno qualcosa attorno al 2%. Da oggi
hanno cambiato metodo di conteggiare gli ammalati e sono definiti
tali tutti quelli ricoverati che presentano minimi sintomi ai polmoni
del tipo riferibile al Covid-19. In Italia siamo vicini ai 12mila
anziani che muoiono ogni anno per polmonite: il triplo dei morti sulle
strade. Quindi calma gesso igiene e visitare pochi ambienti affollati
(anche se dicono che ci sia l'aria condizionata: che è una balla
visti i costi). Magari prendere pure l'abitudine di portare una
mascherina se si ha un raffreddorone e la tosse.
Ricorderete tutti la tragedia successa lo scorso autunno in paese
quando un anziano 93enne se ne uscì di casa alle tre di notte (aveva
problemi di memoria), bocciò la crapa contro un palo, venne
fortunatamente soccorso da tre ragazzi minorenni che tornavano dalla
discoteca mentre alcune signore dal balcone di casa si ritiravano
sotto le coperte “tanto l'è m’breac”. Il nonno non morì per la
sgnoccata contro il palo e sul marciapiedi ma per una polmonite
maturata durante il ricovero ospedaliero. La sua gente
aveva “dimenticato” di vaccinarlo esattamente come si dimenticano la
prima volta e i successivi richiami molti altri anziani.
Poi va anche detto che questo andamenti climatico del tutto sballato
favorisce ogni sorta di malanno: avremmo bisogno di almeno una
settimana di acqua che piova quieta quieta oppure di una bella nevicata
a ripulire e fecondare la terra e invece alterniamo giornate con smog d
altissimo livello e giornate in cui si vedono i roccoli sugli Appennini.
Ci si aspettava che i Comuni provvedessero coi canadair a irrorare
città e periferia o che almeno lavassero le principali vie
pedonali attorno agli edifici di uso pubblico ed invece niente: lo smog
che si accumula sugli abiti e sotto le scarpe lo portiamo in classe, in
ufficio, in fabbrica negli ospedali. Non innaffiano nemmeno
alcune piante nei giardini anche se in Colle Aperto stanno fiorendo
degli… iris. Roba da matti.
Poi i nostri sacerdoti hanno perduto anche loro la buona
abitudine di fare le Rogazioni alle santelle sui confini della
parrocchia a invocare la pioggia e invece… chi li ha visti?.
Insomma tutto un farsi i cazzi propri senza pensare che darci la mano, aiuta.
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