|
|
|
|
INVERNO CALDO
L’ITALIA VA SOTTOZERO
SOLO PER L’ECONOMIA
Scrive Francesco Manacorda su Repubblica a proposito dei dati sulla
produzione industriale di dicembre — un calo del 4,3% rispetto a dodici
mesi prima, mentre nell'intero 2019 il calo è dell'1,3%, primo dato
negativo dal 2014 — che danno un'immagine senza filtri dell'economia,
lasciano spazio a previsioni poco ottimistiche e richiedono una
risposta rapida che “Sulle ricette per fermare il declino c'è una
sostanziale consonanza di idee. Serve una burocrazia meno formalistica
e più attenta alla sostanza; c'è bisogno di regole certe e di
un'amministrazione della giustizia con tempi prevedibili e il più
possibile rapidi; ci vogliono spinte perché le imprese innovino e si
dedichino a produzioni a più alto valore aggiunto; i futuri dipendenti
di queste imprese dovrebbero studiare il più possibile; si deve ovviare
al fatto che le dimensioni delle aziende restano troppo piccole”. Del
resto se il PiL di Francia Germania e Italia e quello dell'Ue hanno
perso 6 o 7/10 percentuali rispetto al quarto trimestre 2017 (solo due
anni or sono…) vuol dire che i problemi interni e quelli esterni alle
varie nazioni si intrecciano addosso ad un unico cordone comune. Che va
individuato senza ricorrere sempre “alle colpe degli altri”. Che in
questo momento si chiamano USA-Trump.
(...)
PASSATA LA FESTA...
Cari miei, passata la festa gabbato lo santo: vale a dire l'elettore e
il cittadino. Scriveva – anzi: ricordava a se stessa e forse anche a
qualcunO-A altrA-O della maggioranza di Vivere Curno la sindaca emerita
Perlita Serra attuale capogruppo che -«Il metodo che abbiamo scelto di
seguire per attuare il programma che abbiamo esposto nelle linee
programmatiche, (…) mira a garantire nel corso dei prossimi cinque anni
almeno un parziale rinnovamento dei consiglieri, degli assessori e
delle deleghe assegnate».
Arrivati a metà mandato hanno scodellato le dimissioni del più anziano
(dal 1985…come gli antichi DC ) dei consiglieri di maggioranza:
Benedetti. Chi lo da dimissionario per motivi famigliari e chi lo da
dimissionario perché non vuole essere coinvolto nei mille problemi che
sindaca e dirigente dei servizi sociali-sportivi stanno combinando nei
processi di assegnazione dei due CVI. Meglio filarsela dopo il caos per
il CVI2 non ancora concluso.
Non si vede nemmeno traccia di “parziale rinnovamento dei consiglieri,
degli assessori e delle deleghe assegnate” dal momento che a Benedetti
non è sub entrata la prima non eletta ma è tornata in consiglio tutta
contenta l'ex assessora Rizzo. Che quanto a rinnovamento non ci pare
granche.
Proseguiva la Serra: «Desideriamo applicare questo metodo perché siamo
un gruppo di cittadini che intende agire come “gruppo” non come singoli
individui, perché vogliamo garantire la possibilità a tutti di
contribuire alla crescita del proprio paese e perché vogliamo favorire
un ricambio generazionale e esperienziale di cui Curno non potrà che
beneficiare».
Va bene, si fa per dire.
(...)
TUTTO COME PREVISTO.
PURTROPPO
Quando abbiamo sentito le parole del capo dello Stato Sergio Mattarella
nella cerimonia alla vigilia del «Giorno del Ricordo», pronunciate al
Quirinale prima del concerto in memoria degli italiani torturati uccisi
nelle foibe, alla presenza di esponenti delle associazioni degli esuli
istriani, fiumani e dalmati abbiamo avuto un sussulto e pensando di
non avere compreso bene (la fame di mezzogiorno..) siamo andati sul
sito del Quirinale e c'era il testo. Non l'abbiamo gradito ed abbiamo
scritto che varrebbe la pena di ricordare QUANTO l'Italia dovette
riconoscere alla Jugoslavia coi Trattati di Parigi 1945 e Osimo 1975.
(...)
|
|
PDF:7,8 Mb
|
|
|
|
|
INVERNO CALDO
L’ITALIA VA SOTTOZERO
SOLO PER L’ECONOMIA
Scrive Francesco Manacorda su Repubblica a proposito dei dati sulla
produzione industriale di dicembre — un calo del 4,3% rispetto a dodici
mesi prima, mentre nell'intero 2019 il calo è dell'1,3%, primo dato
negativo dal 2014 — che danno un'immagine senza filtri dell'economia,
lasciano spazio a previsioni poco ottimistiche e richiedono una
risposta rapida che “Sulle ricette per fermare il declino c'è una
sostanziale consonanza di idee. Serve una burocrazia meno formalistica
e più attenta alla sostanza; c'è bisogno di regole certe e di
un'amministrazione della giustizia con tempi prevedibili e il più
possibile rapidi; ci vogliono spinte perché le imprese innovino e si
dedichino a produzioni a più alto valore aggiunto; i futuri dipendenti
di queste imprese dovrebbero studiare il più possibile; si deve ovviare
al fatto che le dimensioni delle aziende restano troppo piccole”. Del
resto se il PiL di Francia Germania e Italia e quello dell'Ue hanno
perso 6 o 7/10 percentuali rispetto al quarto trimestre 2017 (solo due
anni or sono…) vuol dire che i problemi interni e quelli esterni alle
varie nazioni si intrecciano addosso ad un unico cordone comune. Che va
individuato senza ricorrere sempre “alle colpe degli altri”. Che in
questo momento si chiamano USA-Trump.
Basta scorrere le notizie quotidiane di quel che è accaduto nel
Mediterraneo e nel Medio Oriente nel quarto trimestre 2019 per
capire la situazione di instabilità per una buona parte
dell'esportazioni dell'Ue rispetto a quelle nazioni. L'Ue deve
pensare seriamente che-come fare i conti con la Turchia di Erdogan che
ormai gioca da elemento destabilizzatore nel Mediterraneo. Dove i
focolai di guerra derivano principalmente dalle enormi scoperte
energetiche che negli ultimi tempi sono state trovate e che hanno
appuntito la voglia e la necessità della Turchia di giocarsi un futuro
di media potenza militare ed energetica (perlomeno come controllo delle
fonti). La Turchia ha inondato la Siria, il territorio kurdo e
adesso anche (una parte del)la Libia inchiodando Cipro e la
Grecia sullo spigolo.
Più a sud i due delinquenti abituali della zona: Israele e gli Usa
assieme all'Arabia e l'Iran manovrano costantemente l'uno con l'altro o
contro l'altro.
In Francia s'è aperta la difficilissima vertenza sulle pensioni mentre
la Germania perso il suo smalto industriale si avvia verso una
instabilità che già covava. Scrive Lucio Caracciolo che “la Repubblica
federale di Germania deve fare i conti con il nazionalismo a tinte
xenofobe che alligna soprattutto nell'ex Est. Dove la nostalgia per il
passato regime ( Ostalgie), ovvero la diffidenza per l'attuale, non
cessa di progredire. Non per caso a Est dell'Elba i neonazionalisti
sono partito di massa — come pure la Sinistra (Linke), più o meno
comunista. Sicché i centristi cristiano-democratici vi sono spinti a
destra dalla necessità di non perdere contatto con il proprio
elettorato, già alquanto ridotto”. Traduzione da mercato del mercoledì:
mancano lavoro e redditi e la popolazione sposta i consensi a destra.
Penso anche che quelli che sono i satelliti economici della
Germania tra gli ex paesi comunisti stiano piuttosto assumendo una
maggior indipendenza ed autonomia badando soprattutto al proprio
mercato interno e altrove –p.e. Inghilterra- nel momento in cui la
“madrepatria” Germania non “compera più” dalle loro fabbriche.
Venendo alla cucina nostrana –l'Italia- ci si rende conto di come
il Conte 2 sia stato inchiodato nell'ultimo quadrimestre
2019 su mille virgole di una manovra economica (sugar e plastic
tax: tragicomiche) e su una serie di promesse che saranno mantenute a
metà anno 2020.
Ne il RdC e la consorelle PdC hanno fatto muovere un millimetro
la crescita del Paese e difatto sono servite (forse) a far pagare
le bollette energetiche e i fitti ai percettori. Sono cresciuti
di pochissimo solo i lavoretti pagati zero e di poche ore ma un
audace modifica del rilevamento statistico ha trasformato chi lavora
anche un solo giorno l'anno in un occupato permanente. Potenza delle
regole. Non contenta del tempo perso su temi importanti come l'iva
sugli assorbenti la sugar e la plastic tax l'altro tema sono state le
elezioni umbre e poi quelle in Emilia Romagna. Per concludere l'anno
con la storiaccia non ancora terminata della prescrizione.
Penso che la prima medicina per dare un'aggiustata alla testa dei
politici italiani sia quella di una legge che fissi le elezioni
comunali provinciali regionali (e nazionali) soltanto in due mesi
all'anno e solo ogni due anni. Mesi primaverili per non incrostarsi con
la finanziaria nazionale. Apriti cielo davanti a un'idea del genere.
Poi bisogna tornare sul testo di Manacorda: “Sulle ricette per fermare
il declino c'è una sostanziale consonanza di idee. Serve una burocrazia
meno formalistica e più attenta alla sostanza”. Basta vedere come il
CdC (codice dei contratti) preveda per ogni opera fino a tre livelli di
progettazione e poi basta vedere cosa può essere consentito alla
burocrazia nella scelta delle imprese che faranno progetti e lavori per
capire che nei fatti la legge dello stato prevede un allungamento dei
tempi inaudito per arrivare alla “tangente di stato” (ri)pulita. Di
fronte alla possibilità che per fare una scuola siano necessari fare
tre progetti e i progettisti siano difatto selezionati per mano di un
funzionario (magari “suggerito” da un politico?) pensate che in epoca
di whatsapp si sia creata maggiore concorrenza oppure un perfetto
sistema clientelare?
Prosegue la nota di Manacorda: c'è bisogno di regole certe e di
un'amministra zione della giustizia con tempi prevedibili e il più
possibile rapidi.
Infatti se in una provincia da 1,2 milioni di persone e 190mila partite
IVA ci sono SOLO 47 giudici per il civile e ci sono 4mila avvocati
oltre ai professionisti di varia natura che girano attorno alle cause
civili, come si fa a ridurre la durata dei processi se non si
moltiplicano i per cinque il numero dei giudici e non si riducono al
30% quello degli avvocati e contorno professionale ad hoc?
Prosegue la nota di Manacorda: “ci vogliono spinte perché le
imprese innovino e si dedichino a produzioni a più alto valore
aggiunto; i futuri dipendenti di queste imprese dovrebbero studiare il
più possibile; si deve ovviare al fatto che le dimensioni delle aziende
restano troppo piccole”. Da almeno un anno la questione 5G-Huawei tiene
ferma l'Ue al guinzaglio di Trump ma poi concretamente è finita l'epoca
dei paesi sviluppati che fanno crescere gli altri. Crescono benissimo
da soli –vedi Cina India- ed anche meglio di noi.
Il nodo di fondo è che gli USA come Giappone Russia Cina India possono
fare debiti a iosa mentre l'Ue col QE è riuscita a inchiodare tutto. E
chi possiede le risorse energetiche ha le mani sul collo degli altri.
L'Ue invece di farsi un bilancio unico e fare debito a iosa prima ha
strangolato le nazioni più piccole e adesso si sta strangolando da
sola. Per esempio in Ue non servirebbe nemmeno più fabbriche di
automobili o autobus. Fonderie. Basta guardare alla geografia della
Cina per capire che non ha bisogno dell'agroindustria italiana. Idem
per un Iran Iran Afganistan India Australia.
Per chiudere la tirata. Oggi occorre la pace per andare avanti.
|
|
PASSATA LA FESTA...
Cari miei, passata la festa gabbato lo santo: vale a dire l'elettore e
il cittadino. Scriveva – anzi: ricordava a se stessa e forse anche a
qualcunO-A altrA-O della maggioranza di Vivere Curno la sindaca emerita
Perlita Serra attuale capogruppo che -«Il metodo che abbiamo scelto di
seguire per attuare il programma che abbiamo esposto nelle linee
programmatiche, (…) mira a garantire nel corso dei prossimi cinque anni
almeno un parziale rinnovamento dei consiglieri, degli assessori e
delle deleghe assegnate».
Arrivati a metà mandato hanno scodellato le dimissioni del più anziano
(dal 1985…come gli antichi DC ) dei consiglieri di maggioranza:
Benedetti. Chi lo da dimissionario per motivi famigliari e chi lo
da dimissionario perché non vuole essere coinvolto nei mille problemi
che sindaca e dirigente dei servizi sociali-sportivi stanno
combinando nei processi di assegnazione dei due CVI. Meglio
filarsela dopo il caos per il CVI2 non ancora concluso.
Non si vede nemmeno traccia di “parziale rinnovamento dei consiglieri,
degli assessori e delle deleghe assegnate” dal momento che a Benedetti
non è sub entrata la prima non eletta ma è tornata in consiglio tutta
contenta l'ex assessora Rizzo. Che quanto a rinnovamento non ci pare
granche.
Proseguiva la Serra: «Desideriamo applicare questo metodo perché siamo
un gruppo di cittadini che intende agire come “gruppo” non come singoli
individui, perché vogliamo garantire la possibilità a tutti di
contribuire alla crescita del proprio paese e perché vogliamo favorire
un ricambio generazionale e esperienziale di cui Curno non potrà che
beneficiare».
Va bene, si fa per dire.
Come abbiamo già scritto quando si sono posti il problema della
gestione dei due CVI con le convenzioni avviate a scadenza (una col
trucco della scadenza differita incorporato), anziché esserci solo un
consigliere delegato ai problemi dello sport era necessario dare un
incarico assessorile per la portata economica e di relazione sociale
coi gruppi di gestione ormai consolidati storicamente in paese. La
storia della assegnazione della gestione del CVI2 dimostra ampiamente
incompetenza e improvvisazione non solo da parte della sindaca e della
dirigente ma anche di chi ha fatto tutti i mega conti per
dimostrare che il CVI2 era una struttura potenzialmente in grado di
dare reddito, fosse anche UNO SOLO euro. Infatti la prima gara è andata
a vuoto e poi qualcuno deve avere soffieggiato al Comune che di pirla
disposti a investire 800mila euro per la bella faccia dei Curnesi non
se ne trovavano in giro e –quindi- che fosse il comune a “fare da
banca” con 500 su 800mila euro nell'investimento previsto a chi –semmai
ci sarà o avrà voglia prendere in mano il centro.
Adesso pare che pure per il CVI1 ci sia uno studio che dimostra come
quel centro possa rendere zecchini d'oro, vale a dire essere rifatto da
cima a fondo a spese (e ricavi) dal futuro gestore. Intanto anche li il
Comune intende metterci un TIR di euro.
A noi pare che questa idea di distribuire le deleghe sia ormai qualcosa
di obsoleto tranne per la convenienza e spartizione politico-partitica
tra i vari partiti e associazioni azionisti elettorali di Vivere Curno.
Basta leggere le delibere e le determinazioni attinenti i vari
assessorati per scoprire che alcuni servono quasi zero dal
momento che producono pochissimo (quelli di Cavagna e Curto: per
esempio) mentre quello sulla scuola ripete anno dopo anno con pochi
aggiornamenti quel malloppo di spesa clientelare che è il piano del
diritto allo studio. Dove si dimenticano sostanzialmente quelli che
“studiano” dopo le medie (tranne qualche soldino come borsa di
studio (quest'anno andate mezze buche) e per gli abbonamenti del
bus. Non credo ci sia bisogno di una docente universitaria come
assessora per la scuola quando si lavora di fotocopia di
anno in anno: basterebbe una buona commissione scuola ed un consigliere
delegato visto che ormai l'invadenza del Comune sulla scuola da
un paio d'anni ha subito uno stop da parte della nuova dirigente (che
sia leghista?). Una che imita perfettamente lo stile autoritario
fintamente democratico delle donne di Vivere Curno, fa quel che vuole
senza chiedere niente a nessuno. Dura sed lex. Del resto dentro un
piano da 600mila euro alle scuole va forse meno del 10% e quindi
siccome va tutto come campagna elettorale, la dirigente sf*****a
il comune.
I problemi del Comune di Curno, oltre nell'inutilità di tre assessori
perfettamente sostituibili da tre consiglieri delegati accompagnati da
relative commissioni (non è una questione di spesa ma prettamente
politica) stanno in 2-3 uffici: lavori pubblici, urbanistica,
biblioteca. Nei primi due imperano ormai da troppi lustri gli stessi
dirigenti che andrebbero affiancati da altro personale e soprattutto la
loro (loro degli uffici non dei funzionari) attività e quella dei
relativi assessori passare tutta da un paio di commissioni. Non
riusciamo a capire la ragione per cui due uffici fondamentali nel
raccattare soldi e nello spenderli siano così poveri di personale. La
questione sta tutta in quella affermazione: Vivere Curno è un gruppo di
cittadini che intende agire come “gruppo” non come singoli individui:
traduzione bastiamo noi) perché vogliamo garantire la possibilità a
tutti di contribuire alla crescita del proprio paese (per una equa
distribuzione delle preferenze per le prossime elezioni) e perché
vogliamo favorire un ricambio generazionale e esperienziale di cui
Curno non potrà che beneficiare (in attesa che dal PD caschino adeguati
e utili frutti professionali).
A finire. Vedremo cosa ne uscirà delle promesse della Serra e della
Gamba sul ricambio dei consiglieri e delle deleghe: noi scommettiamo
che non succederà nulla.
|
|
TUTTO COME PREVISTO.
PURTROPPO
Quando abbiamo sentito le parole del capo dello Stato Sergio Mattarella
nella cerimonia alla vigilia del «Giorno del Ricordo», pronunciate al
Quirinale prima del concerto in memoria degli italiani torturati uccisi
nelle foibe, alla presenza di esponenti delle associazioni degli esuli
istriani, fiumani e dalmati abbiamo avuto un sussulto e pensando
di non avere compreso bene (la fame di mezzogiorno..) siamo andati sul
sito del Quirinale e c'era il testo. Non l'abbiamo gradito ed abbiamo
scritto che varrebbe la pena di ricordare QUANTO l'Italia dovette
riconoscere alla Jugoslavia coi Trattati di Parigi 1945 e Osimo 1975.
Non è stata l'Italia Repubblicana che ha “dovuto cedere” quelle terre
alla Jugoslavia titina per “pagare la sconfitta” della guerra
nazifascista (fatta dal fascismo e nazismo).
Terre dalle quali sono poi fuggiti quegli Italiani che lo ritennero necessario.
Non toccava e non tocca all'Italia repubblicana farsi carico dei
crimini fascio nazisti inflitti a quelle popolazioni. Farsi carico di
questa responsabilità significa che il 25 aprile Giornata della
Liberazione dal nazifascismo é messa sullo stesso piano del
Giorno del Ricordo com'è il 10 febbraio.
Quelli che erano i nostri timori si sono dimostrati centrati. TG3 ha
mandato in onda lo stesso spezzone tre volte in tre programmi diversi
in cui si vedevano divise repubblichine, bandiere e simboli
fascisti, un prete che s'aggirava a porre particole: un raduno
nazifascista in piena regola. E le parole S-centrate di Mattarella sono
state ben comprese e sfruttate proprio dal senatore fascista incaricato
dalla presidente del Senato a rappresentare quella Camera. Scrive il
Corriere che la delegazione Pd, guidata dal senatore Luigi Zanda e
dalla vicepresidente del partito Debora Serracchiani, ha abbandonato
ieri la cerimonia ufficiale sul Carso triestino. Sotto accusa, la
presidente del Senato Elisabetta Casellati. Impegnata nelle
commemorazioni a palazzo Madama dove più tardi definirà le foibe «un
genocidio di ferocia inaudita, inaccettabile, ingiustificabile», si è
fatta rappresentare nei luoghi dell'eccidio dal vice Maurizio Gasparri.
Il senatore forzista, ignorando il protocollo che prevede solo gli
interventi del sindaco di Trieste e di un esponente del governo, ha
preso la parola davanti al monumento nazionale per censurare «il
deprecabile negazionismo militante dei comunisti». Prima di lui anche
il governatore del Friuli Venezia Giulia, il leghista Massimo Fedriga,
aveva rotto la prassi storica della cerimonia prendendo il microfono
per chiedere il «taglio di fondi pubblici ad associazioni, testi ed
eventi che negano e riducono la verità con la menzogna». A quel punto
il Pd, già «irritato per il ritardo di quasi un'ora causato dai macabri
selfie del leader della Lega Salvini e della presidente di Fratelli
d'Italia Meloni », ha lasciato Basovizza «ormai utilizzata solo come
palcoscenico su cui sfila la destra sovranista». Più dura la replica di
Gasparri. «Mi sono bastato — dice — su ampie e letterali citazioni del
presidente Mattarella. Chi non ama sentire la verità ha fatto bene ad
andare via. A chi preferisce Tito, dirò presto ciò che va detto». Era
già una giornata ad alta tensione. Nella notte sul Carso militanti di
CasaPound avevano affisso manifesti contro i «partigiani titini infami
e assassini».
|