A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1177 DEL 11 FEBBRAIO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















INVERNO CALDO
L’ITALIA VA SOTTOZERO
SOLO PER L’ECONOMIA
Scrive Francesco Manacorda su Repubblica a proposito dei dati sulla produzione industriale di dicembre — un calo del 4,3% rispetto a dodici mesi prima, mentre nell'intero 2019 il calo è dell'1,3%, primo dato negativo dal 2014 — che danno un'immagine senza filtri dell'economia, lasciano spazio a previsioni poco ottimistiche e richiedono una risposta rapida che “Sulle ricette per fermare il declino c'è una sostanziale consonanza di idee. Serve una burocrazia meno formalistica e più attenta alla sostanza; c'è bisogno di regole certe e di un'amministrazione della giustizia con tempi prevedibili e il più possibile rapidi; ci vogliono spinte perché le imprese innovino e si dedichino a produzioni a più alto valore aggiunto; i futuri dipendenti di queste imprese dovrebbero studiare il più possibile; si deve ovviare al fatto che le dimensioni delle aziende restano troppo piccole”. Del resto se il PiL di Francia Germania e Italia e quello dell'Ue hanno perso 6 o 7/10 percentuali rispetto al quarto trimestre 2017 (solo due anni or sono…) vuol dire che i problemi interni e quelli esterni alle varie nazioni si intrecciano addosso ad un unico cordone comune. Che va individuato senza ricorrere sempre “alle colpe degli altri”. Che in questo momento si chiamano USA-Trump.
(...)

PASSATA LA FESTA...
Cari miei, passata la festa gabbato lo santo: vale a dire l'elettore e il cittadino. Scriveva – anzi: ricordava a se stessa e forse anche a qualcunO-A altrA-O della maggioranza di Vivere Curno la sindaca emerita Perlita Serra attuale capogruppo che -«Il metodo che abbiamo scelto di seguire per attuare il programma che abbiamo esposto nelle linee programmatiche, (…) mira a garantire nel corso dei prossimi cinque anni almeno un parziale rinnovamento dei consiglieri, degli assessori e delle deleghe assegnate».
Arrivati a metà mandato hanno scodellato le dimissioni del più anziano (dal 1985…come gli antichi DC ) dei consiglieri di maggioranza: Benedetti.  Chi lo da dimissionario per motivi famigliari e chi lo da dimissionario perché non vuole essere coinvolto nei mille problemi che sindaca e dirigente dei servizi sociali-sportivi stanno combinando  nei processi di assegnazione dei due CVI. Meglio filarsela dopo il caos per il CVI2 non ancora concluso.
Non si vede nemmeno traccia di “parziale rinnovamento dei consiglieri, degli assessori e delle deleghe assegnate” dal momento che a Benedetti non è sub entrata la prima non eletta ma è tornata in consiglio tutta contenta l'ex assessora Rizzo. Che quanto a rinnovamento non ci pare granche.
Proseguiva la Serra: «Desideriamo applicare questo metodo perché siamo un gruppo di cittadini che intende agire come “gruppo” non come singoli individui, perché vogliamo garantire la possibilità a tutti di contribuire alla crescita del proprio paese e perché vogliamo favorire un ricambio generazionale e esperienziale di cui Curno non potrà che beneficiare».
Va bene, si fa per dire.
(...)

TUTTO COME PREVISTO.
PURTROPPO
Quando abbiamo sentito le parole del capo dello Stato Sergio Mattarella nella cerimonia alla vigilia del «Giorno del Ricordo», pronunciate al Quirinale prima del concerto in memoria degli italiani torturati uccisi nelle foibe, alla presenza di esponenti delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati abbiamo  avuto un sussulto e pensando di non avere compreso bene (la fame di mezzogiorno..) siamo andati sul sito del Quirinale e c'era il testo. Non l'abbiamo gradito ed abbiamo scritto che varrebbe la pena di ricordare QUANTO l'Italia dovette riconoscere alla Jugoslavia coi Trattati di Parigi 1945 e Osimo 1975.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!

























































































































































































































































INVERNO CALDO
L’ITALIA VA SOTTOZERO
SOLO PER L’ECONOMIA

Scrive Francesco Manacorda su Repubblica a proposito dei dati sulla produzione industriale di dicembre — un calo del 4,3% rispetto a dodici mesi prima, mentre nell'intero 2019 il calo è dell'1,3%, primo dato negativo dal 2014 — che danno un'immagine senza filtri dell'economia, lasciano spazio a previsioni poco ottimistiche e richiedono una risposta rapida che “Sulle ricette per fermare il declino c'è una sostanziale consonanza di idee. Serve una burocrazia meno formalistica e più attenta alla sostanza; c'è bisogno di regole certe e di un'amministrazione della giustizia con tempi prevedibili e il più possibile rapidi; ci vogliono spinte perché le imprese innovino e si dedichino a produzioni a più alto valore aggiunto; i futuri dipendenti di queste imprese dovrebbero studiare il più possibile; si deve ovviare al fatto che le dimensioni delle aziende restano troppo piccole”. Del resto se il PiL di Francia Germania e Italia e quello dell'Ue hanno perso 6 o 7/10 percentuali rispetto al quarto trimestre 2017 (solo due anni or sono…) vuol dire che i problemi interni e quelli esterni alle varie nazioni si intrecciano addosso ad un unico cordone comune. Che va individuato senza ricorrere sempre “alle colpe degli altri”. Che in questo momento si chiamano USA-Trump.

Basta scorrere le notizie quotidiane di quel che è accaduto nel Mediterraneo e  nel Medio Oriente nel quarto trimestre 2019 per capire  la situazione di instabilità per una buona parte dell'esportazioni  dell'Ue rispetto a quelle nazioni. L'Ue deve pensare seriamente che-come fare i conti con la Turchia di Erdogan che ormai  gioca da elemento destabilizzatore nel Mediterraneo. Dove i focolai di guerra derivano principalmente dalle enormi scoperte energetiche che negli ultimi tempi sono state trovate e che hanno appuntito la voglia e la necessità della Turchia di giocarsi un futuro di media potenza militare ed energetica (perlomeno come controllo delle fonti). La Turchia  ha inondato la Siria, il territorio kurdo e adesso anche  (una parte del)la Libia  inchiodando Cipro e la Grecia sullo spigolo.
Più a sud i due delinquenti abituali della zona: Israele e gli Usa assieme all'Arabia e l'Iran manovrano costantemente l'uno con l'altro o contro l'altro.

In Francia s'è aperta la difficilissima vertenza sulle pensioni mentre la Germania perso il suo smalto industriale si avvia verso una instabilità che già covava. Scrive Lucio Caracciolo che “la Repubblica federale di Germania deve fare i conti con il nazionalismo a tinte xenofobe che alligna soprattutto nell'ex Est. Dove la nostalgia per il passato regime ( Ostalgie), ovvero la diffidenza per l'attuale, non cessa di progredire. Non per caso a Est dell'Elba i neonazionalisti sono partito di massa — come pure la Sinistra (Linke), più o meno comunista. Sicché i centristi cristiano-democratici vi sono spinti a destra dalla necessità di non perdere contatto con il proprio elettorato, già alquanto ridotto”. Traduzione da mercato del mercoledì: mancano lavoro e redditi e la popolazione sposta i consensi a destra. Penso anche che quelli che  sono i satelliti economici della Germania tra gli ex paesi comunisti stiano piuttosto assumendo una maggior indipendenza ed autonomia badando soprattutto al proprio mercato interno e altrove –p.e. Inghilterra- nel momento in cui la “madrepatria” Germania non “compera più” dalle loro fabbriche.

Venendo alla cucina nostrana –l'Italia-  ci si rende conto di come il Conte 2 sia stato inchiodato  nell'ultimo  quadrimestre 2019 su mille  virgole di una manovra economica (sugar e plastic tax: tragicomiche) e su una serie di promesse che saranno mantenute a metà anno 2020.
Ne il RdC e  la consorelle PdC hanno fatto muovere un millimetro la crescita  del Paese e difatto sono servite (forse) a far pagare le bollette energetiche e  i fitti ai percettori. Sono cresciuti di pochissimo solo i lavoretti pagati zero  e di poche ore ma un audace modifica del rilevamento statistico ha trasformato chi lavora anche un solo giorno l'anno in un occupato permanente. Potenza delle regole. Non contenta del tempo perso su temi importanti come l'iva sugli assorbenti la sugar e la plastic tax l'altro tema sono state le elezioni umbre e poi quelle in Emilia Romagna. Per concludere l'anno con la storiaccia non ancora terminata della prescrizione.

Penso che la prima medicina per dare un'aggiustata alla testa dei politici italiani sia quella di una  legge che fissi le elezioni comunali provinciali regionali (e nazionali) soltanto in due mesi all'anno e solo ogni due anni. Mesi primaverili per non incrostarsi con la finanziaria nazionale. Apriti cielo davanti a un'idea del genere.

Poi bisogna tornare sul testo di Manacorda: “Sulle ricette per fermare il declino c'è una sostanziale consonanza di idee. Serve una burocrazia meno formalistica e più attenta alla sostanza”. Basta vedere come il CdC (codice dei contratti) preveda per ogni opera fino a tre livelli di progettazione e poi basta vedere cosa può essere consentito alla burocrazia nella scelta delle imprese che faranno progetti e lavori per capire che nei fatti la legge dello stato prevede un allungamento dei tempi inaudito per arrivare alla “tangente di stato” (ri)pulita. Di fronte alla possibilità che per fare una scuola siano necessari fare tre progetti e i progettisti siano difatto selezionati per mano di un funzionario (magari “suggerito” da un politico?) pensate che in epoca di whatsapp si sia creata maggiore concorrenza oppure un perfetto sistema clientelare?

Prosegue la nota di Manacorda: c'è bisogno di regole certe e di un'amministra zione della giustizia con tempi prevedibili e il più possibile rapidi.
Infatti se in una provincia da 1,2 milioni di persone e 190mila partite IVA ci sono SOLO 47 giudici per il civile e ci sono 4mila avvocati oltre ai professionisti di varia natura che girano attorno alle cause civili, come si fa a ridurre la durata dei processi se non si moltiplicano i per cinque il numero dei giudici e non si riducono al 30% quello degli avvocati e contorno professionale ad hoc?

Prosegue  la nota di Manacorda: “ci vogliono spinte perché le imprese innovino e si dedichino a produzioni a più alto valore aggiunto; i futuri dipendenti di queste imprese dovrebbero studiare il più possibile; si deve ovviare al fatto che le dimensioni delle aziende restano troppo piccole”. Da almeno un anno la questione 5G-Huawei tiene ferma l'Ue al guinzaglio di Trump ma poi concretamente è finita l'epoca dei paesi sviluppati che fanno crescere gli altri. Crescono benissimo da soli –vedi Cina India- ed anche meglio di noi.

Il nodo di fondo è che gli USA come Giappone Russia Cina India possono fare debiti a iosa mentre l'Ue col QE è riuscita a inchiodare tutto. E chi possiede le risorse energetiche ha le mani sul collo degli altri. L'Ue invece di farsi un bilancio unico e fare debito a iosa prima ha strangolato le nazioni più piccole e adesso si sta strangolando da sola. Per esempio in Ue non servirebbe nemmeno più fabbriche di automobili o autobus. Fonderie. Basta guardare alla geografia della Cina per capire che non ha bisogno dell'agroindustria italiana. Idem per un Iran Iran Afganistan India Australia.
Per chiudere la tirata. Oggi occorre la pace per andare avanti.

PASSATA LA FESTA...



Cari miei, passata la festa gabbato lo santo: vale a dire l'elettore e il cittadino. Scriveva – anzi: ricordava a se stessa e forse anche a qualcunO-A altrA-O della maggioranza di Vivere Curno la sindaca emerita Perlita Serra attuale capogruppo che -«Il metodo che abbiamo scelto di seguire per attuare il programma che abbiamo esposto nelle linee programmatiche, (…) mira a garantire nel corso dei prossimi cinque anni almeno un parziale rinnovamento dei consiglieri, degli assessori e delle deleghe assegnate».
Arrivati a metà mandato hanno scodellato le dimissioni del più anziano (dal 1985…come gli antichi DC ) dei consiglieri di maggioranza: Benedetti.  Chi lo da dimissionario per motivi famigliari e chi lo da dimissionario perché non vuole essere coinvolto nei mille problemi che sindaca e dirigente dei servizi sociali-sportivi stanno combinando  nei processi di assegnazione dei due CVI. Meglio filarsela dopo il caos per il CVI2 non ancora concluso.
Non si vede nemmeno traccia di “parziale rinnovamento dei consiglieri, degli assessori e delle deleghe assegnate” dal momento che a Benedetti non è sub entrata la prima non eletta ma è tornata in consiglio tutta contenta l'ex assessora Rizzo. Che quanto a rinnovamento non ci pare granche.
Proseguiva la Serra: «Desideriamo applicare questo metodo perché siamo un gruppo di cittadini che intende agire come “gruppo” non come singoli individui, perché vogliamo garantire la possibilità a tutti di contribuire alla crescita del proprio paese e perché vogliamo favorire un ricambio generazionale e esperienziale di cui Curno non potrà che beneficiare».
Va bene, si fa per dire.

Come abbiamo già scritto quando si sono posti il problema della gestione dei due CVI con le convenzioni avviate a scadenza (una col trucco della scadenza differita incorporato), anziché esserci solo un consigliere delegato ai problemi dello sport era necessario dare un incarico assessorile per la portata economica e di relazione sociale coi gruppi di gestione ormai consolidati storicamente in paese. La storia della assegnazione della gestione del CVI2 dimostra ampiamente incompetenza e improvvisazione non solo da parte della sindaca e della dirigente ma anche di chi ha  fatto tutti i mega conti per dimostrare che il CVI2 era una struttura potenzialmente in grado di dare reddito, fosse anche UNO SOLO euro. Infatti la prima gara è andata a vuoto e poi qualcuno deve avere soffieggiato al Comune che di pirla disposti a investire 800mila euro per la bella faccia dei Curnesi non se ne trovavano in giro e –quindi- che fosse il comune a “fare da banca” con 500 su 800mila euro nell'investimento previsto a chi –semmai ci sarà o avrà voglia prendere in mano il centro.
Adesso pare che pure per il CVI1 ci sia uno studio che dimostra come quel centro possa rendere zecchini d'oro, vale a dire essere rifatto da cima a fondo a spese (e ricavi) dal futuro gestore. Intanto anche li il Comune intende metterci un TIR di euro.

A noi pare che questa idea di distribuire le deleghe sia ormai qualcosa di obsoleto tranne per la convenienza e spartizione politico-partitica tra i vari partiti e associazioni azionisti elettorali di Vivere Curno. Basta leggere le delibere e le determinazioni attinenti i vari assessorati per scoprire che alcuni servono quasi  zero dal momento che producono pochissimo (quelli di Cavagna e Curto: per esempio) mentre quello sulla scuola ripete anno dopo anno con pochi aggiornamenti quel malloppo di spesa clientelare che è il piano del diritto allo studio. Dove si dimenticano sostanzialmente quelli che “studiano” dopo le medie (tranne  qualche soldino come borsa di studio (quest'anno  andate mezze buche) e per gli abbonamenti del bus. Non credo ci sia bisogno di una docente universitaria come assessora  per la scuola quando si lavora  di fotocopia di anno in anno: basterebbe una buona commissione scuola ed un consigliere delegato visto che ormai l'invadenza del Comune sulla scuola  da un paio d'anni ha subito uno stop da parte della nuova dirigente (che sia leghista?). Una che imita perfettamente lo stile autoritario fintamente democratico delle donne di Vivere Curno, fa quel che vuole senza chiedere niente a nessuno. Dura sed lex. Del resto dentro un piano da 600mila euro alle scuole va forse meno del 10% e quindi siccome va tutto  come campagna elettorale, la dirigente sf*****a il comune.

I problemi del Comune di Curno, oltre nell'inutilità di tre assessori perfettamente sostituibili da tre consiglieri delegati accompagnati da relative commissioni (non è una questione di spesa ma prettamente politica) stanno in 2-3 uffici: lavori pubblici, urbanistica, biblioteca. Nei primi due imperano ormai da troppi lustri gli stessi dirigenti che andrebbero affiancati da altro personale e soprattutto la loro (loro degli uffici non dei funzionari) attività e quella dei relativi assessori passare tutta da un paio di commissioni. Non riusciamo a capire la ragione per cui due uffici fondamentali nel raccattare soldi e nello spenderli siano così poveri di personale. La questione sta tutta in quella affermazione: Vivere Curno è un gruppo di cittadini che intende agire come “gruppo” non come singoli individui: traduzione bastiamo noi) perché vogliamo garantire la possibilità a tutti di contribuire alla crescita del proprio paese (per una equa distribuzione delle preferenze per le prossime elezioni) e perché vogliamo favorire un ricambio generazionale e esperienziale di cui Curno non potrà che beneficiare (in attesa che dal PD caschino adeguati e utili frutti professionali).
A finire. Vedremo cosa ne uscirà delle promesse della Serra e della Gamba sul ricambio dei consiglieri e delle deleghe: noi scommettiamo che non succederà nulla.

TUTTO COME PREVISTO.
PURTROPPO


Quando abbiamo sentito le parole del capo dello Stato Sergio Mattarella nella cerimonia alla vigilia del «Giorno del Ricordo», pronunciate al Quirinale prima del concerto in memoria degli italiani torturati uccisi nelle foibe, alla presenza di esponenti delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati abbiamo  avuto un sussulto e pensando di non avere compreso bene (la fame di mezzogiorno..) siamo andati sul sito del Quirinale e c'era il testo. Non l'abbiamo gradito ed abbiamo scritto che varrebbe la pena di ricordare QUANTO l'Italia dovette riconoscere alla Jugoslavia coi Trattati di Parigi 1945 e Osimo 1975.

Non è stata l'Italia Repubblicana che ha “dovuto cedere” quelle terre alla Jugoslavia titina  per “pagare la sconfitta” della guerra nazifascista (fatta dal fascismo e nazismo).
Terre dalle quali sono poi fuggiti quegli Italiani che  lo ritennero necessario.
Non toccava e non tocca all'Italia repubblicana farsi carico dei crimini fascio nazisti inflitti a quelle popolazioni. Farsi carico di questa responsabilità significa  che il 25 aprile Giornata della Liberazione dal nazifascismo é messa sullo stesso piano  del Giorno del Ricordo com'è il 10 febbraio.

Quelli che erano i nostri timori si sono dimostrati centrati. TG3 ha mandato in onda lo stesso spezzone tre volte in tre programmi diversi in cui si vedevano divise repubblichine, bandiere e simboli  fascisti, un prete che s'aggirava a porre particole: un raduno nazifascista in piena regola. E le parole S-centrate di Mattarella sono state ben comprese e sfruttate proprio dal senatore fascista incaricato dalla presidente del Senato a rappresentare quella Camera. Scrive il Corriere che la delegazione Pd, guidata dal senatore Luigi Zanda e dalla vicepresidente del partito Debora Serracchiani, ha abbandonato ieri la cerimonia ufficiale sul Carso triestino. Sotto accusa, la presidente del Senato Elisabetta Casellati. Impegnata nelle commemorazioni a palazzo Madama dove più tardi definirà le foibe «un genocidio di ferocia inaudita, inaccettabile, ingiustificabile», si è fatta rappresentare nei luoghi dell'eccidio dal vice Maurizio Gasparri. Il senatore forzista, ignorando il protocollo che prevede solo gli interventi del sindaco di Trieste e di un esponente del governo, ha preso la parola davanti al monumento nazionale per censurare «il deprecabile negazionismo militante dei comunisti». Prima di lui anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, il leghista Massimo Fedriga, aveva rotto la prassi storica della cerimonia prendendo il microfono per chiedere il «taglio di fondi pubblici ad associazioni, testi ed eventi che negano e riducono la verità con la menzogna». A quel punto il Pd, già «irritato per il ritardo di quasi un'ora causato dai macabri selfie del leader della Lega Salvini e della presidente di Fratelli d'Italia Meloni », ha lasciato Basovizza «ormai utilizzata solo come palcoscenico su cui sfila la destra sovranista». Più dura la replica di Gasparri. «Mi sono bastato — dice — su ampie e letterali citazioni del presidente Mattarella. Chi non ama sentire la verità ha fatto bene ad andare via. A chi preferisce Tito, dirò presto ciò che va detto». Era già una giornata ad alta tensione. Nella notte sul Carso militanti di CasaPound avevano affisso manifesti contro i «partigiani titini infami e assassini».