A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1170 DEL 28 GENNAIO 2020
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















ADESSO FACCIAMO I CONTI
SALVINI? NEANCHE PARLARE DI DIMISISONI
E ILPD NON MOLESTI LE SARDINE
Fa impressione sentire Salvini, catapultato in sala stampa nel ringraziare gli elettori che sono tornati a votare quasi il doppio della precedente tornata che ricorda come  il lunedì mattino la gente dovrà andare a lavorare e studiare mentre Zingaretti ringrazia le sardine che hanno stimolatogli emiliani romagnoli a tornare al seggio. Non è una questione se Salvini abbia o meno nominato e ringraziato –pure lui- le sardine ma è PROPRIO quel ricordare che l'indomani quegli stessi che hanno votato si alzeranno per andare a lavorare. E' il fanigottone leghista che si ricorda di quelli che lavorano mentre  il romano piddino ex del PCI che ringrazia le sardine (in primis). Penso che se non si comprende questo approccio nel PD non ci siano molte speranze di risalire stabilmente la china della forra elettorale in cui è precipitato.
«Perché non è tutto oro quel che luccica. Non bisogna farsi ingannare da Trilussa», dice Gino Giove, numero uno della Cgil regionale. Che cosa c'entra Trilussa? «I dati sono una media. Ho chiesto al nostro ufficio studi di spacchettarli. E allora si scopre che è vero che l'occupazione nella regione è aumentata ma dentro quel numero c'è il 30 per cento di operai che non arriva a 15.000 euro all'anno, meno di mille al mese. E sono incazzati». Con chi? «Con il Pd. Con Renzi per il Jobs act, con Monti e Fornero per le pensioni». Ancora? «Ancora. Non se lo sono dimenticati».
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TUTTA COLPA DEI TEDESCHI
TUTTO MERITO DEGLI AMERICANI
USANO LA SHOAH PER CANCELLARE LA LOTTA DI LIBERAZIONE
Parto subito con una affermazione che creerà sconcerto: usano la Shoah per mettere in secondo piano la Lotta per la Liberazione. Per farla dimenticare. Chi sarebbero quelli che farebbero un uso strumentale della Shoah in danno del ricordo della Liberazione? Basta fare la somma delle ore di trasmissione –e soprattutto il contenuto e il montaggio dei programmi- che le tv dedicano in occasione del 27 gennaio rispetto a quelle che vengono dedicate il 25 aprile Festa della Liberazione. Il 25 aprile è il giorno in cui ogni anno in Italia si celebra la Festa della Liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. L’occupazione tedesca e fascista in Italia non terminò in un solo giorno ma si considera il 25 aprile come data simbolo, perché quel giorno del 1945 coincise con l’inizio della ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della repubblica di Salò dalle città di Torino e di Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e i partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere le città.
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NEL PAESE BELLO DA VIVERE NON C'E' INQUINAMENTO?
Martedi mattino  alle 7,10 la coda sull'asse interurbano cominciava alla prima rotonda di Ambivere  e fino alla Leuceriano era tutto in muoversi sui 5 km. Sulla ex Briantea la coda cominciava alla rotonda di Villa Mapelli e di semaforo in semaforo  non finiva nemmeno alla rotonda Locatelli. In compenso se percorrevi  la Briantea nell'oretta di tempo necessaria potevi vedere scorrere di fianco cinque treni pieni nemmeno   la metà dei posti disponibili: e dire che è un orario scolastico.
Curno in questo periodo si trova nella sfortunata situazione del sottopasso di via Brembo chiuso per i lavori sulla via Dalmine e da sempre nella “bella” situazione per cui la Briantea a nord  provvede a inquinare spargendo i propri veleni addosso al paese (chissà se i nostri amministratori sanno che  di mattina l'aria spira tendenzialmente da nord verso sud?) ed a sud c'è la doppia fila d'ingresso alla città che arranca sulla salita dal viadotto sul fiume al sovrappasso di via Curnasco.  Il 9999/10.000 del traffico si questi due assi viari non interessa Curno e neppure i Curnesi ragion per cui basterebbe un'ordinanza che consente il passaggio dal quadrifoglio  della Briantea con  via Dalmine e dalle Crocette ai soli residenti a Curno e Mozzo col controllo elettronico delle targhe per deviare  il traffico parassita. Chi deve entrare per consegnare merce manda ai vigili copia della intestazione della bolla.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!




















































































































































































































































ADESSO FACCIAMO I CONTI
SALVINI? NEANCHE PARLARE DI DIMISISONI
E ILPD NON MOLESTI LE SARDINE
Fa impressione sentire Salvini, catapultato in sala stampa nel ringraziare gli elettori che sono tornati a votare quasi il doppio della precedente tornata che ricorda come  il lunedì mattino la gente dovrà andare a lavorare e studiare mentre Zingaretti ringrazia le sardine che hanno stimolatogli emiliani romagnoli a tornare al seggio. Non è una questione se Salvini abbia o meno nominato e ringraziato –pure lui- le sardine ma è PROPRIO quel ricordare che l'indomani quegli stessi che hanno votato si alzeranno per andare a lavorare. E' il fanigottone leghista che si ricorda di quelli che lavorano mentre  il romano piddino ex del PCI che ringrazia le sardine (in primis). Penso che se non si comprende questo approccio nel PD non ci siano molte speranze di risalire stabilmente la china della forra elettorale in cui è precipitato.
«Perché non è tutto oro quel che luccica. Non bisogna farsi ingannare da Trilussa», dice Gino Giove, numero uno della Cgil regionale. Che cosa c'entra Trilussa? «I dati sono una media. Ho chiesto al nostro ufficio studi di spacchettarli. E allora si scopre che è vero che l'occupazione nella regione è aumentata ma dentro quel numero c'è il 30 per cento di operai che non arriva a 15.000 euro all'anno, meno di mille al mese. E sono incazzati». Con chi? «Con il Pd. Con Renzi per il Jobs act, con Monti e Fornero per le pensioni». Ancora? «Ancora. Non se lo sono dimenticati».
 Non si deve nemmeno dimenticare che in questa tornata elettorale votava una Regione che per dimensione non dovrebbe nemmeno esistere da sola: la Calabria con 1.947.000 abitanti – neanche il doppio del la provincia di Bergamo -  e un'Emilia Romagna con 4.459.000 abitanti. Lasciamo stare il prodotto interno lordo e il reddito procapite. Ormai la Calabria va data per perduta  nella Repubblica italiana, salvo forse per un suo porto che è uno dei punti d'arrivo della maggior parte della droga e delle peggiori cineserie fuorilegge nell'UE.
Massimo Giannini sistema subito le cose in quattro e quattro fanno otto: “il merito di averlo finalmente capito è soprattutto delle sardine. Alla faccia di chi li ha derisi per due mesi di fila (chiedendogli "qual è il vostro programma" o "cosa proponete sulla prescrizione", come fossero pesciolini da paranza da friggere nei talk show ) Mattia Santori e gli altri ragazzi hanno risvegliato quel popolo, ridandogli dignità e orgoglio. Lo hanno stanato loro sì "casa per casa", richiamandolo in piazza e poi alle urne. La sinistra li deve ringraziare. Zingaretti lo ha fatto, con onestà e umiltà. Ma ora deve aprire anche e soprattutto a loro la casa comune, in un congresso di scioglimento e di ricostruzione di una nuova forza riformista che proprio la vittoria in Emilia rende ancora più urgente”.
Non pretendiamo  come fanno  molti di avere in mano la chiave di lettura e comprensione del fenomeno “sardine” ma pensiamo che sia un errore  da parte del PD metterci sopra il cappello. I partiti non sono nel massimo del gradimento da parte dei cittadini e quest'operazione zingarettiana farà danno al PD ed alle sardine. Proprio perché quelle sanno di non sapere e sanno di dovere imparare anziché –pensiamo alle sboronate dell'”elevato” dei penta stellati: “apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno. Scopriremo tutti gli inciuci, gli inciucetti e gli inciucioni: quando illumini un ladro il ladro non ruba più!”. E infatti i ladri stanno per primi proprio tra di loro: quelli che non pagano le quote al partito. E quanto agli inciucione e inciucetti, basta pensare al passaggio da salvinie Zingaretti per capire quanto siano stai maestri appunto nel mestiere.
Le Sardine: “C'è chi dice che siano i gesti folli a cambiare il corso della storia, ma noi preferiamo pensare che siano i gesti ordinari a cambiare il mondo in cui viviamo. Non siamo nati per stare sul palcoscenico, ci siamo saliti perché era giusto farlo”. Sistemato anche Zingaretti e i suoi aedi.
Tutto questo accorrere  ai piedi delle sardine a menare il turibolo coll'incenso  fa venire in mente qualcosa deja vu. Lo racconta bene Francesco Cundari. Era il 18 febbraio 2002 e da un palco di piazza Navona, davanti a poche decine di persone, Nanni Moretti lanciava un grido che dal giorno dopo sarebbe stato ripetuto come un mantra da un folto gruppo di giornalisti, scrittori, giuristi e costituzionalisti autorevolissimi: «Con questi dirigenti non vinceremo mai». Ce l'avevano, ovviamente, con i dirigenti del centrosinistra, giudicati come una casta – il termine non andava ancora di moda, ma era solo questione di tempo – inamovibile e autoreferenziale. Mentre diciotto anni dopo dei bersagli di quel discorso non sono più in Parlamento e sulla breccia resta il solo Berlusconi (ma fuori dal Parlamento), sono cambiati i movimenti,  i governi, i partiti in piazza, in tv o sui giornali, a intonare il coro sul mancato rinnovamento e la chiusura autoreferenziale dei partiti del centrosinistra, ci sono sempre loro. Con le stesse parole. Come quei cantanti autori di un solo grande successo, condannati a eseguire lo stesso pezzo per l'intera carriera, mentre sotto il palco le generazioni si susseguono, e chissà poi che cosa ne capiranno, gli ultimi arrivati, della loro storia e del loro percorso. Pensiamo a tutto l'altare degli intellettuali di sinistra e di centro e di destra che hanno animato i milioni di ore nei talk show da mattina a notte nelle TV. Non è difficile immaginare chi abbia in mente. Mille se ne potrebbero citare, della stessa, eterna, immutabile e illustrissima comitiva, che dopo avere tenuto a balia il populismo grillino dalla culla alla tomba meglio di qualsiasi stato sociale, sono già passati al suo esatto opposto, a quel movimento nato proprio come reazione al populismo, e già pretendono di istruirlo e guidarlo, dai palchi delle sue stesse manifestazioni, dalle poltrone dei talk show, dalle mille interviste in cui pretendono di conficcarlo a forza dentro i loro pregiudizi.
Ecco, dopo la bella vittoria di Bonaccini in Emilia il PD lasci stare le Sardine.
E pensi a quelli che sono senza lavoro o debbono vivere con meno di mille euro al mese.
In due, tre, quattro: magari.

TUTTA COLPA DEI TEDESCHI
TUTTO MERITO DEGLI AMERICANI
USANO LA SHOAH PER CANCELLARE LA LOTTA DI LIBERAZIONE
Parto subito con una affermazione che creerà sconcerto: usano la Shoah per mettere in secondo piano la Lotta per la Liberazione. Per farla dimenticare. Chi sarebbero quelli che farebbero un uso strumentale della Shoah in danno del ricordo della Liberazione? Basta fare la somma delle ore di trasmissione –e soprattutto il contenuto e il montaggio dei programmi- che le tv dedicano in occasione del 27 gennaio rispetto a quelle che vengono dedicate il 25 aprile Festa della Liberazione. Il 25 aprile è il giorno in cui ogni anno in Italia si celebra la Festa della Liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. L’occupazione tedesca e fascista in Italia non terminò in un solo giorno ma si considera il 25 aprile come data simbolo, perché quel giorno del 1945 coincise con l’inizio della ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della repubblica di Salò dalle città di Torino e di Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e i partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere le città.

Il 27 gennaio è la giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime della shoah. Rifiutando qualsiasi negazione dell'Olocausto come evento storico, nel novembre 2005, l'Assemblea Generale ha adottato per consenso la Risoluzione 60/7 condannando “senza riserve” tutte le manifestazioni (su base etnica o religiosa) di intolleranza, incitamento, molestia o violenza contro persone o comunità. Ogni anno nel mondo il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, in ricordo di quel giorno del 1945, quando le truppe dell’armata rossa, impegnate nell’offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Fa niente se la battaglia di Nikolaevka fu combattuta il 26 gennaio 1943, durante la seconda guerra mondiale, fu un feroce scontro tra le incalzanti truppe sovietiche e le forze residue dell'Asse in caotico ripiegamento nella parte meridionale del fronte orientale, e costituì la fase cruciale e risolutiva della ritirata, consentendo alle truppe in ritirata l'uscita dalla sacca. Dopo la battaglia di Nikolaevka si contarono 13 420 uomini usciti dalla sacca, più altri 7 500 feriti o congelati. Circa 40 000 uomini rimasero indietro, morti nella neve, dispersi o catturati. Migliaia di soldati vennero presi prigionieri durante la ritirata e radunati dai sovietici in vari campi. Solo una percentuale minima di questi prigionieri farà ritorno in Italia a partire dal 1945. Nikolaevka ormai viene ricordata soltanto da qualche gruppo alpino.

E’ soprattutto vedendo come la televisione celebra (prima e durante il 27 gennaio) quella che fu la tragedia del nazifascismo diventa solo una questione tedesca. La seconda guerra mondiale fu secondo i modelli spacciati dai media un “cosa” tedesca e la Liberazione e al fine di quella guerra fu merito delle forze alleate, neanche di quelle russe, e gli Italiani sono scomparsi. Scomparsi nel male e nel bene.  Come quelli che approvarono le leggi razziali il 5 settembre di ottant’anni fa, nel 1938, quando venne pubblicato il Regio Decreto Legge 1340, la prima delle leggi razziali italiane firmata da re Vittorio Emanuele III e voluta da Benito Mussolini che  ordinava l’esclusione delle persone ebree dalle scuole. Nei mesi successivi seguirono altri decreti con cui a una parte dei cittadini e delle cittadine italiane vennero negati prima i diritti politici e poi quelli civili.
La prima delle leggi razziali voleva «la difesa della razza nella scuola fascista», e per questo escludeva dalle scuole, praticamente con effetto immediato, gli alunni e gli insegnanti definiti «di razza ebraica»; definendo all’articolo 6 di razza ebraica «colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione diversa da quella ebraica». Quello stesso giorno vennero firmati altri due decreti: il primo per la trasformazione dell’Ufficio centrale demografico in Direzione generale per la demografia e la razza, il secondo per l’istituzione, presso il ministero dell’Interno, di un Consiglio superiore per la demografia e la razza. Vennero firmati alle dieci del mattino, dopo che il re aveva finito di passeggiare nella sua tenuta di San Rossore a Pisa: tanto per dire quanto gli importasse.

La faccenda non desta meraviglia se pure il vicepresidente americano Mike Pence sull'Olocausto ha lasciato l'impressione che fossero stati i soldati americani a liberare Auschwitz, cercando così di cancellare l'atto ben documentato dell'Unione Sovietica.
Non si tratta quindi di ignoranza da parte di chi “fa televisione” ma questo disegno di “ridurre”la Shoah alla sola responsabilità tedesca “di allora” ed agli  alleati americani il solo merito di avere liberato i rimanenti prigionieri dai lager (mentre perlomeno gli Inglesi ne erano perfettamente informati esistessero…)  fa parte di un disegno più complesso che attraversa i paesi del mondo di cancellare le responsabilità collettive in ordine alla creazione ed alla “fornitura”  ai lager tedeschi del “materiale umano” che vi  morirà che fa esattamente il paio col tentativo di cancellare che non tutte le popolazioni d’Europa restarono silenti e piegate  in attesa dei liberatori americani.

Chi partecipò alla Lotta di Liberazione in Italia sapeva benissimo che anche in Italia c’erano le leggi razziali, probabilmente che c’erano i campi di concentramento come quello di Trieste. Il grande complesso di edifici dello stabilimento per la pilatura del riso – costruito nel 1898 nel periferico rione di San Sabba – venne dapprima utilizzato dall’occupatore nazista come campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943 (Stalag 339). Verso la fine di ottobre, esso venne strutturato come Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), destinato sia allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia e al deposito dei beni razziati, sia alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei.
Nel sottopassaggio, il primo stanzone posto alla sinistra di chi entra era chiamato “cella della morte”. Qui venivano stipati i prigionieri tradotti dalle carceri o catturati in rastrellamenti e destinati ad essere uccisi e cremati nel giro di poche ore. Secondo testimonianze, spesso venivano a trovarsi assieme a cadaveri destinati alla cremazione.

C’è da scommettere che oggi –lo confermano i dati citati da Tobia Zevi in un odierno articolo sull’Huffington Post-  la stragrande maggioranza della popolazione italiana non sappia nulla della Liberazione come non sappia nulla dei Campi di Concentramento e di come siano nati questi elementi. Resta evidente come questo orientamento niente affatto casuale di spostare l’attenzione -da parte delle TV manistream in mano a dirigenti nominati da politici reazionari xenofobi  sovranisti- dai fatti nazionali che hanno contribuito a creare la Repubblica e le nostre libertà addosso a soggetti terzi che ormai sono (formalmente) scomparsi non sia casuale e disgiunta dal clima di odio che percorre l’Europa ed attraversa il Mediterraneo verso est e sud e l’Atlantico verso ovest.

NEL PAESE BELLO DA VIVERE NON C'E' INQUINAMENTO?

Martedi mattino  alle 7,10 la coda sull'asse interurbano cominciava alla prima rotonda di Ambivere  e fino alla Leuceriano era tutto in muoversi sui 5 km. Sulla ex Briantea la coda cominciava alla rotonda di Villa Mapelli e di semaforo in semaforo  non finiva nemmeno alla rotonda Locatelli. In compenso se percorrevi  la Briantea nell'oretta di tempo necessaria potevi vedere scorrere di fianco cinque treni pieni nemmeno   la metà dei posti disponibili: e dire che è un orario scolastico.
Curno in questo periodo si trova nella sfortunata situazione del sottopasso di via Brembo chiuso per i lavori sulla via Dalmine e da sempre nella “bella” situazione per cui la Briantea a nord  provvede a inquinare spargendo i propri veleni addosso al paese (chissà se i nostri amministratori sanno che  di mattina l'aria spira tendenzialmente da nord verso sud?) ed a sud c'è la doppia fila d'ingresso alla città che arranca sulla salita dal viadotto sul fiume al sovrappasso di via Curnasco.  Il 9999/10.000 del traffico si questi due assi viari non interessa Curno e neppure i Curnesi ragion per cui basterebbe un'ordinanza che consente il passaggio dal quadrifoglio  della Briantea con  via Dalmine e dalle Crocette ai soli residenti a Curno e Mozzo col controllo elettronico delle targhe per deviare  il traffico parassita. Chi deve entrare per consegnare merce manda ai vigili copia della intestazione della bolla. Le soluzioni si possono trovare senza costi ma c'è da stare sicuri che al nostro consiglio comunale premono di più gli interessi dei bottegai nostrani che la salute di TUTTI i curnesi. Che poi i negozi locali (nel nucleo fino agli anni'60) non traggano un euro di incasso dai viaggiatori esterni è noto, ma la speranza non muore. Ridurre il traffico su via Lecco ai soli residenti di Curno e Mozzo ed alla consegna merci vuol dire allungare la vita mediamente di un anno a tutti i curnesi  e farli ammalare mezza dozzina di volte di meno nel resto della loro esistenza.

Un'altra iniziativa che potrebbe essere messa in atto è la gratuità dei mezzi di trasporto pubblico dentro  la città e verso la città. Gli utenti abituali che possono in qualche modo registrarsi (scuola  sanità lavoro) pagano una quota fissa mensile con la bolletta dell'acqua alla rispettiva famiglia. Il biglietto lo pagano solo gli utenti saltuari e lo pagano scontandolo dal conto telefonico. Quando salgono sul mezzo c'è un rilevatore del numero telefonico e quando scendono altrettanto ed a fine giornata il sistema leva dal conto telefonico il prezzo del biglietto o biglietti. La medesima app consente di controllare in tempo reale tutto il traffico  passeggeri. Già immaginiano il cervello in fumo degli addetti ai lavori nello studiare il problema.

Prima di tutte queste iniziative di costo contenuto bisogna però pensare  dei parcheggi presso le stazioni per auto moto bici mezzi speciali. Invece sai com'è “eco” fare una delibera che vieta l'uso della legna del bosco a  riscaldare la casa!?.