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ADESSO FACCIAMO I CONTI
SALVINI? NEANCHE PARLARE DI DIMISISONI
E ILPD NON MOLESTI LE SARDINE
Fa impressione sentire Salvini, catapultato in sala stampa nel
ringraziare gli elettori che sono tornati a votare quasi il doppio
della precedente tornata che ricorda come il lunedì mattino la
gente dovrà andare a lavorare e studiare mentre Zingaretti ringrazia le
sardine che hanno stimolatogli emiliani romagnoli a tornare al seggio.
Non è una questione se Salvini abbia o meno nominato e ringraziato
–pure lui- le sardine ma è PROPRIO quel ricordare che l'indomani quegli
stessi che hanno votato si alzeranno per andare a lavorare. E' il
fanigottone leghista che si ricorda di quelli che lavorano mentre
il romano piddino ex del PCI che ringrazia le sardine (in primis).
Penso che se non si comprende questo approccio nel PD non ci siano
molte speranze di risalire stabilmente la china della forra elettorale
in cui è precipitato.
«Perché non è tutto oro quel che luccica. Non bisogna farsi ingannare
da Trilussa», dice Gino Giove, numero uno della Cgil regionale. Che
cosa c'entra Trilussa? «I dati sono una media. Ho chiesto al nostro
ufficio studi di spacchettarli. E allora si scopre che è vero che
l'occupazione nella regione è aumentata ma dentro quel numero c'è il 30
per cento di operai che non arriva a 15.000 euro all'anno, meno di
mille al mese. E sono incazzati». Con chi? «Con il Pd. Con Renzi per il
Jobs act, con Monti e Fornero per le pensioni». Ancora? «Ancora. Non se
lo sono dimenticati».
Non si deve nemmeno dimenticare che in questa tornata elettorale
votava una Regione che per dimensione non dovrebbe nemmeno esistere da
sola: la Calabria con 1.947.000 abitanti – neanche il doppio del la
provincia di Bergamo - e un'Emilia Romagna con 4.459.000
abitanti. Lasciamo stare il prodotto interno lordo e il reddito
procapite. Ormai la Calabria va data per perduta nella Repubblica
italiana, salvo forse per un suo porto che è uno dei punti d'arrivo
della maggior parte della droga e delle peggiori cineserie fuorilegge
nell'UE.
Massimo Giannini sistema subito le cose in quattro e quattro fanno
otto: “il merito di averlo finalmente capito è soprattutto delle
sardine. Alla faccia di chi li ha derisi per due mesi di fila
(chiedendogli "qual è il vostro programma" o "cosa proponete sulla
prescrizione", come fossero pesciolini da paranza da friggere nei talk
show ) Mattia Santori e gli altri ragazzi hanno risvegliato quel
popolo, ridandogli dignità e orgoglio. Lo hanno stanato loro sì "casa
per casa", richiamandolo in piazza e poi alle urne. La sinistra li deve
ringraziare. Zingaretti lo ha fatto, con onestà e umiltà. Ma ora deve
aprire anche e soprattutto a loro la casa comune, in un congresso di
scioglimento e di ricostruzione di una nuova forza riformista che
proprio la vittoria in Emilia rende ancora più urgente”.
Non pretendiamo come fanno molti di avere in mano la chiave
di lettura e comprensione del fenomeno “sardine” ma pensiamo che sia un
errore da parte del PD metterci sopra il cappello. I partiti non
sono nel massimo del gradimento da parte dei cittadini e
quest'operazione zingarettiana farà danno al PD ed alle sardine.
Proprio perché quelle sanno di non sapere e sanno di dovere imparare
anziché –pensiamo alle sboronate dell'”elevato” dei penta stellati:
“apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno. Scopriremo tutti
gli inciuci, gli inciucetti e gli inciucioni: quando illumini un ladro
il ladro non ruba più!”. E infatti i ladri stanno per primi proprio tra
di loro: quelli che non pagano le quote al partito. E quanto agli
inciucione e inciucetti, basta pensare al passaggio da salvinie
Zingaretti per capire quanto siano stai maestri appunto nel mestiere.
Le Sardine: “C'è chi dice che siano i gesti folli a cambiare il corso
della storia, ma noi preferiamo pensare che siano i gesti ordinari a
cambiare il mondo in cui viviamo. Non siamo nati per stare sul
palcoscenico, ci siamo saliti perché era giusto farlo”. Sistemato anche
Zingaretti e i suoi aedi.
Tutto questo accorrere ai piedi delle sardine a menare il
turibolo coll'incenso fa venire in mente qualcosa deja vu. Lo
racconta bene Francesco Cundari. Era il 18 febbraio 2002 e da un palco
di piazza Navona, davanti a poche decine di persone, Nanni Moretti
lanciava un grido che dal giorno dopo sarebbe stato ripetuto come un
mantra da un folto gruppo di giornalisti, scrittori, giuristi e
costituzionalisti autorevolissimi: «Con questi dirigenti non vinceremo
mai». Ce l'avevano, ovviamente, con i dirigenti del centrosinistra,
giudicati come una casta – il termine non andava ancora di moda, ma era
solo questione di tempo – inamovibile e autoreferenziale. Mentre
diciotto anni dopo dei bersagli di quel discorso non sono più in
Parlamento e sulla breccia resta il solo Berlusconi (ma fuori dal
Parlamento), sono cambiati i movimenti, i governi, i partiti in
piazza, in tv o sui giornali, a intonare il coro sul mancato
rinnovamento e la chiusura autoreferenziale dei partiti del
centrosinistra, ci sono sempre loro. Con le stesse parole. Come quei
cantanti autori di un solo grande successo, condannati a eseguire lo
stesso pezzo per l'intera carriera, mentre sotto il palco le
generazioni si susseguono, e chissà poi che cosa ne capiranno, gli
ultimi arrivati, della loro storia e del loro percorso. Pensiamo a
tutto l'altare degli intellettuali di sinistra e di centro e di destra
che hanno animato i milioni di ore nei talk show da mattina a notte
nelle TV. Non è difficile immaginare chi abbia in mente. Mille se ne
potrebbero citare, della stessa, eterna, immutabile e illustrissima
comitiva, che dopo avere tenuto a balia il populismo grillino dalla
culla alla tomba meglio di qualsiasi stato sociale, sono già passati al
suo esatto opposto, a quel movimento nato proprio come reazione al
populismo, e già pretendono di istruirlo e guidarlo, dai palchi delle
sue stesse manifestazioni, dalle poltrone dei talk show, dalle mille
interviste in cui pretendono di conficcarlo a forza dentro i loro
pregiudizi.
Ecco, dopo la bella vittoria di Bonaccini in Emilia il PD lasci stare le Sardine.
E pensi a quelli che sono senza lavoro o debbono vivere con meno di mille euro al mese.
In due, tre, quattro: magari.
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TUTTA COLPA DEI TEDESCHI
TUTTO MERITO DEGLI AMERICANI
USANO LA SHOAH PER CANCELLARE LA LOTTA DI LIBERAZIONE
Parto subito con una affermazione che creerà sconcerto: usano la Shoah
per mettere in secondo piano la Lotta per la Liberazione. Per farla
dimenticare. Chi sarebbero quelli che farebbero un uso strumentale
della Shoah in danno del ricordo della Liberazione? Basta fare la somma
delle ore di trasmissione –e soprattutto il contenuto e il montaggio
dei programmi- che le tv dedicano in occasione del 27 gennaio rispetto
a quelle che vengono dedicate il 25 aprile Festa della Liberazione. Il
25 aprile è il giorno in cui ogni anno in Italia si celebra la Festa
della Liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. L’occupazione
tedesca e fascista in Italia non terminò in un solo giorno ma si
considera il 25 aprile come data simbolo, perché quel giorno del 1945
coincise con l’inizio della ritirata da parte dei soldati della
Germania nazista e di quelli fascisti della repubblica di Salò dalle
città di Torino e di Milano, dopo che la popolazione si era ribellata e
i partigiani avevano organizzato un piano coordinato per riprendere le
città.
Il 27 gennaio è la giornata internazionale di commemorazione in memoria
delle vittime della shoah. Rifiutando qualsiasi negazione
dell'Olocausto come evento storico, nel novembre 2005, l'Assemblea
Generale ha adottato per consenso la Risoluzione 60/7 condannando
“senza riserve” tutte le manifestazioni (su base etnica o religiosa) di
intolleranza, incitamento, molestia o violenza contro persone o
comunità. Ogni anno nel mondo il 27 gennaio si celebra la Giornata
della Memoria, in ricordo di quel giorno del 1945, quando le truppe
dell’armata rossa, impegnate nell’offensiva Vistola-Oder in direzione
della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Fa niente se la battaglia di Nikolaevka fu combattuta il 26 gennaio
1943, durante la seconda guerra mondiale, fu un feroce scontro tra le
incalzanti truppe sovietiche e le forze residue dell'Asse in caotico
ripiegamento nella parte meridionale del fronte orientale, e costituì
la fase cruciale e risolutiva della ritirata, consentendo alle truppe
in ritirata l'uscita dalla sacca. Dopo la battaglia di Nikolaevka si
contarono 13 420 uomini usciti dalla sacca, più altri 7 500 feriti o
congelati. Circa 40 000 uomini rimasero indietro, morti nella neve,
dispersi o catturati. Migliaia di soldati vennero presi prigionieri
durante la ritirata e radunati dai sovietici in vari campi. Solo una
percentuale minima di questi prigionieri farà ritorno in Italia a
partire dal 1945. Nikolaevka ormai viene ricordata soltanto da qualche
gruppo alpino.
E’ soprattutto vedendo come la televisione celebra (prima e durante il
27 gennaio) quella che fu la tragedia del nazifascismo diventa solo una
questione tedesca. La seconda guerra mondiale fu secondo i modelli
spacciati dai media un “cosa” tedesca e la Liberazione e al fine di
quella guerra fu merito delle forze alleate, neanche di quelle russe, e
gli Italiani sono scomparsi. Scomparsi nel male e nel bene. Come
quelli che approvarono le leggi razziali il 5 settembre di ottant’anni
fa, nel 1938, quando venne pubblicato il Regio Decreto Legge 1340, la
prima delle leggi razziali italiane firmata da re Vittorio Emanuele III
e voluta da Benito Mussolini che ordinava l’esclusione delle
persone ebree dalle scuole. Nei mesi successivi seguirono altri decreti
con cui a una parte dei cittadini e delle cittadine italiane vennero
negati prima i diritti politici e poi quelli civili.
La prima delle leggi razziali voleva «la difesa della razza nella
scuola fascista», e per questo escludeva dalle scuole, praticamente con
effetto immediato, gli alunni e gli insegnanti definiti «di razza
ebraica»; definendo all’articolo 6 di razza ebraica «colui che è nato
da genitori entrambi di razza ebraica, anche se egli professi religione
diversa da quella ebraica». Quello stesso giorno vennero firmati altri
due decreti: il primo per la trasformazione dell’Ufficio centrale
demografico in Direzione generale per la demografia e la razza, il
secondo per l’istituzione, presso il ministero dell’Interno, di un
Consiglio superiore per la demografia e la razza. Vennero firmati alle
dieci del mattino, dopo che il re aveva finito di passeggiare nella sua
tenuta di San Rossore a Pisa: tanto per dire quanto gli importasse.
La faccenda non desta meraviglia se pure il vicepresidente americano
Mike Pence sull'Olocausto ha lasciato l'impressione che fossero stati i
soldati americani a liberare Auschwitz, cercando così di cancellare
l'atto ben documentato dell'Unione Sovietica.
Non si tratta quindi di ignoranza da parte di chi “fa televisione” ma
questo disegno di “ridurre”la Shoah alla sola responsabilità tedesca
“di allora” ed agli alleati americani il solo merito di avere
liberato i rimanenti prigionieri dai lager (mentre perlomeno gli
Inglesi ne erano perfettamente informati esistessero…) fa parte
di un disegno più complesso che attraversa i paesi del mondo di
cancellare le responsabilità collettive in ordine alla creazione ed
alla “fornitura” ai lager tedeschi del “materiale umano” che
vi morirà che fa esattamente il paio col tentativo di cancellare
che non tutte le popolazioni d’Europa restarono silenti e piegate
in attesa dei liberatori americani.
Chi partecipò alla Lotta di Liberazione in Italia sapeva benissimo che
anche in Italia c’erano le leggi razziali, probabilmente che c’erano i
campi di concentramento come quello di Trieste. Il grande complesso di
edifici dello stabilimento per la pilatura del riso – costruito nel
1898 nel periferico rione di San Sabba – venne dapprima utilizzato
dall’occupatore nazista come campo di prigionia provvisorio per i
militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943 (Stalag 339). Verso
la fine di ottobre, esso venne strutturato come Polizeihaftlager (Campo
di detenzione di polizia), destinato sia allo smistamento dei deportati
in Germania e in Polonia e al deposito dei beni razziati, sia alla
detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed
ebrei.
Nel sottopassaggio, il primo stanzone posto alla sinistra di chi entra
era chiamato “cella della morte”. Qui venivano stipati i prigionieri
tradotti dalle carceri o catturati in rastrellamenti e destinati ad
essere uccisi e cremati nel giro di poche ore. Secondo testimonianze,
spesso venivano a trovarsi assieme a cadaveri destinati alla
cremazione.
C’è da scommettere che oggi –lo confermano i dati citati da Tobia Zevi
in un odierno articolo sull’Huffington Post- la stragrande
maggioranza della popolazione italiana non sappia nulla della
Liberazione come non sappia nulla dei Campi di Concentramento e di come
siano nati questi elementi. Resta evidente come questo orientamento
niente affatto casuale di spostare l’attenzione -da parte delle TV
manistream in mano a dirigenti nominati da politici reazionari
xenofobi sovranisti- dai fatti nazionali che hanno contribuito a
creare la Repubblica e le nostre libertà addosso a soggetti terzi che
ormai sono (formalmente) scomparsi non sia casuale e disgiunta dal
clima di odio che percorre l’Europa ed attraversa il Mediterraneo verso
est e sud e l’Atlantico verso ovest.
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NEL PAESE BELLO DA VIVERE NON C'E' INQUINAMENTO?
Martedi mattino alle 7,10 la coda sull'asse interurbano
cominciava alla prima rotonda di Ambivere e fino alla Leuceriano
era tutto in muoversi sui 5 km. Sulla ex Briantea la coda cominciava
alla rotonda di Villa Mapelli e di semaforo in semaforo non
finiva nemmeno alla rotonda Locatelli. In compenso se percorrevi
la Briantea nell'oretta di tempo necessaria potevi vedere scorrere di
fianco cinque treni pieni nemmeno la metà dei posti
disponibili: e dire che è un orario scolastico.
Curno in questo periodo si trova nella sfortunata situazione del
sottopasso di via Brembo chiuso per i lavori sulla via Dalmine e da
sempre nella “bella” situazione per cui la Briantea a nord
provvede a inquinare spargendo i propri veleni addosso al paese (chissà
se i nostri amministratori sanno che di mattina l'aria spira
tendenzialmente da nord verso sud?) ed a sud c'è la doppia fila
d'ingresso alla città che arranca sulla salita dal viadotto sul fiume
al sovrappasso di via Curnasco. Il 9999/10.000 del traffico si
questi due assi viari non interessa Curno e neppure i Curnesi ragion
per cui basterebbe un'ordinanza che consente il passaggio dal
quadrifoglio della Briantea con via Dalmine e dalle
Crocette ai soli residenti a Curno e Mozzo col controllo elettronico
delle targhe per deviare il traffico parassita. Chi deve entrare
per consegnare merce manda ai vigili copia della intestazione della
bolla. Le soluzioni si possono trovare senza costi ma c'è da stare
sicuri che al nostro consiglio comunale premono di più gli interessi
dei bottegai nostrani che la salute di TUTTI i curnesi. Che poi i
negozi locali (nel nucleo fino agli anni'60) non traggano un euro di
incasso dai viaggiatori esterni è noto, ma la speranza non muore.
Ridurre il traffico su via Lecco ai soli residenti di Curno e Mozzo ed
alla consegna merci vuol dire allungare la vita mediamente di un anno a
tutti i curnesi e farli ammalare mezza dozzina di volte di meno
nel resto della loro esistenza.
Un'altra iniziativa che potrebbe essere messa in atto è la gratuità dei
mezzi di trasporto pubblico dentro la città e verso la città. Gli
utenti abituali che possono in qualche modo registrarsi (scuola
sanità lavoro) pagano una quota fissa mensile con la bolletta
dell'acqua alla rispettiva famiglia. Il biglietto lo pagano solo gli
utenti saltuari e lo pagano scontandolo dal conto telefonico. Quando
salgono sul mezzo c'è un rilevatore del numero telefonico e quando
scendono altrettanto ed a fine giornata il sistema leva dal conto
telefonico il prezzo del biglietto o biglietti. La medesima app
consente di controllare in tempo reale tutto il traffico
passeggeri. Già immaginiano il cervello in fumo degli addetti ai lavori
nello studiare il problema.
Prima di tutte queste iniziative di costo contenuto bisogna però
pensare dei parcheggi presso le stazioni per auto moto bici mezzi
speciali. Invece sai com'è “eco” fare una delibera che vieta l'uso
della legna del bosco a riscaldare la casa!?.
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