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2018, BRESSO:LEGIONELLA
2019, BRESCIA:LEGIONELLA E POLMONITE
2020, BASSO SEBINO:MENINGITE
MAI NESSUNO HA SPIEGATO DA DOVE COME PERCHE'
Partiamo da alcune affermazioni del dott. Francesco
Ranieri contitolare dello Studio associato Geomed srl di Villongo
(intervista su Bergamo News del 21 gennaio) che è stato in prima linea
in queste settimane di intenso lavoro per le vaccinazioni massali
preventive dell’infezione. Dice il dott. Ranieri sul tema della paura,
dilagata nell’area del Basso Sebino – ma non solo – anche e soprattutto
attraverso i social, impossibile non metterlo in relazione alla
disinformazione: “L’inizio è stato un delirio, ma bisogna capire la
popolazione, che ha avuto paura. È stata la disinformazione sui social
ciò che ha pregiudicato tutto; l’ignoranza purtroppo ha fatto sì che si
trasmettessero informazioni errate. La situazione era seria, ma non
drammatica. La gente però si è vestita di protagonismo in rete, e il
lavoro pesante infatti per noi medici è stato quello di confutare le
notizie false circolate”. Ranieri infine rileva, con amarezza, che “la
gente ascolta sempre meno i medici, e questo mi dispiace. I social in
questo caso non servono, anzi sono deleteri in questo tipo di
situazioni. Solo i medici possono dare informazioni, sono le uniche
persone competenti in materia”.
(...)
DIMAIO E SALVINI SONO UOMINI D’ONORE
IL PRIMO S’È DIMESSO PER NON FARE LA FINANZIARIA 2020
IL SECONDO SI DIMETTE DOPO AVERE DISTRUTTO IL PARTITO
POCHE ORE PRIMA DI ALTRI DUE DISASTRI ELETTORALI
(MA CI SONO I PIDDINI CHE NEPPURE LORO
VOGLIONO PERDERE LA CADREGA)
La classe politica italiana non ha lo spessore di quella francese o
tedesca, però riesce presto o tardi ad espellere gli asini. La classe
dirigente grillina è la peggiore che gli italiani hanno scelto di
mandare in Parlamento, ed è riuscita perfino a surclassare verso il
basso i mitici consiglieri e parlamentari leghisti della prima ora di
Bossi.
Quando vedi a Berlino Merkel, Macron, Putin Trump e perfino quel mezzo
criminale che risponde al nome di AlSisi e verifichi che il Conte non
sa dove mettersi in posa per la foto e il DiMaio non li trovi in nessun
gruppo a ragionare (di come assaltare le riserve petrolifere della
Libia: mai dimenticare lo scopo della conferenza berlinese) basta anche
la poca intelligenza del bibitaro di Avellino per capire che sei
tagliato fuori.
E siccome è un uomo d’onore e coraggioso, dopo avere guidato il
movimento dal 30% al 5%, ecco la decisione di scappare dalla carica
politica poche ore prima della prossima batosta emiliano calabrese. E
mi sa che assieme a lui ci sarà anche il suo amico, quello che gli
aveva promesso la sedia di PdC se tornava nell’alcova giallo verde.
Quello è scappato a ferragosto sperando che la fuga non facesse troppo
clamore presso gli italiani presi nel ferragosto davanti all’idea di
una Legge di Bilancio 2020 che doveva spennarli di 32 miliardi.
Oggi pomeriggio Luigi DiMaio si dimetterà da capo politico del
Movimento cinque stelle, dopo aver perso la fiducia di chi lo aveva
promosso: Beppe Grillo. "Si è rotto qualcosa - confida nelle ore più
complicate della sua carriera fulminante - inutile nascondercelo".
(...)
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PDF: 11,6 Mb
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2018, BRESSO:LEGIONELLA
2019, BRESCIA:LEGIONELLA E POLMONITE
2020, BASSO SEBINO:MENINGITE
MAI NESSUNO HA SPIEGATO DA DOVE
Partiamo da alcune affermazioni del dott. Francesco
Ranieri contitolare dello Studio associato Geomed srl di Villongo
(intervista su Bergamo News del 21 gennaio) che è stato in prima linea
in queste settimane di intenso lavoro per le vaccinazioni massali
preventive dell’infezione. Dice il dott. Ranieri sul tema della paura,
dilagata nell’area del Basso Sebino – ma non solo – anche e soprattutto
attraverso i social, impossibile non metterlo in relazione alla
disinformazione: “L’inizio è stato un delirio, ma bisogna capire la
popolazione, che ha avuto paura. È stata la disinformazione sui social
ciò che ha pregiudicato tutto; l’ignoranza purtroppo ha fatto sì che si
trasmettessero informazioni errate. La situazione era seria, ma non
drammatica. La gente però si è vestita di protagonismo in rete, e il
lavoro pesante infatti per noi medici è stato quello di confutare le
notizie false circolate”. Ranieri infine rileva, con amarezza, che “la
gente ascolta sempre meno i medici, e questo mi dispiace. I social in
questo caso non servono, anzi sono deleteri in questo tipo di
situazioni. Solo i medici possono dare informazioni, sono le uniche
persone competenti in materia”.
Leggendo l’intera intervista ci si rende conto di come i medici siano
fissati sul proprio mestiere senza rendersi conto che loro vivono in un
mondo mentre la popolazione vive in un altro mondo.
Oltretutto manca anche la minima riflessione sul ruolo che certe figure
debbono avere nella società.
La prima domanda che un professionista deve farsi quando si lamenta che
la gggente non crede al suo (suo: del professionista) mestiere é se
“per caso” non abbia mancato di qualcosa nel fare il proprio
dovere-mestiere. Perché un conto è fare l’avvocato o l’architetto,
professioni di cui il cittadino ha bisogno una volta nella propria
vita. Altro conto é fare “il medico della mutua” con la quale figura
professionale uno DEVE avere a che fare addirittura prima che venga al
mondo.
Evidente che un cittadino preoccupato di un grave evento
attinente alla salute cerchi informazione ed altrettanto evidente che
la prima COMODA fonte di informazione sta nel cellulare che ha in
tasca. Gli si può fare colpa? Ma se “il medico della muta” s’è
trasformato negli ultimi 40 anni nell’estensore a raffica di ricette
per medicinali ed esami, diventa scontato che il paziente-cliente
cambia dentro di se l’idea del medico e quindi quella figura si svaluta
da sola proprio perché non ha dialogo col proprio
paziente-cliente.
Il paradosso é che mentre giornali e televisioni INONDANO o VERSANO sul
cittadino grandissime quantità di informazioni sulla salute, la figura
professionale del medico arretri in secondo terzo quarto piano mentre
assume prevalenza la figura del giornalista e della star medica che
compare in trasmissione.
Tutta la vicenda della meningite nel Basso Sebino ha dimostrato ancora
una volta la grave difficoltà “del pubblico” – non solo ATS e ospedali
ma proprio la Regione stessa- a reagire prontamente davanti ad una
vicenda che – sommate ad altre simili- ormai si presenta anno dopo
anno e sempre col “pubblico” che non sa che pesci pigliare hinc
et nunc , che informazioni dare, che fare subito.
La popolazione ha in mente come davanti ad un terremoto o ad una
alluvione dove i danni ed anche i morti spesso sono più numerosi
del caso meningite nel Basso Sebino, ci sia da parte del Volontariato
una reazione spontanea ed immediata mentre davanti ad un problema
“abbastanza nebuloso” per la maggior parte della popolazione, il
“pubblico” ha dimostrato una scarsa prontezza nel reagire. Tanto
che perfino il Prefetto ha dovuto convocare sindaci e
responsabili per darci una sveglia.
Quello che i medici ed anche il “pubblico” non ha compreso
davanti al caso del Basso sebino è che la Lombardia viene da una storia
ormai triennale che si ripete sempre uguale ed alla fine termina con
qualche morto e sempre con l’incolpazione del cittadino che non si
informa dai dottori ma dai media e dalla rete.
Cominciamo col 2018. Bresso (Milano), 26 settembre 2018 - L'Ats di
Milano ha chiuso le indagini sui casi di legionella che si sono
verificati a Bresso lo scorso mese di luglio e che hanno causato il
decesso di 5 persone e il contagio di altre 47. I dati sono stati
presentati dall'asses sore regionale al Welfare Giulio Gallera, dal
direttore generale dell'Ats di Milano, Marco Bosio e dal sindaco di
Bresso, Simone Cairo."A Bresso - ha detto Gallera - è stato fatto un
grande lavoro grazie ad una stretta collaborazione tra Regione
Lombardia, il Comune e l'ATS Milano. Sono state mobilitate oltre 70
persone, una task forse che ha indagato 101 siti per un totale di 598
campioni sottoposti ad analisi. Purtroppo non si è arrivati a stabilire
quale sia l'unica fonte di contagio dei 52 casi di legionella.
L'inchiesta portata avanti da ATS Milano - ha spiegato Gallera - ci ha
permesso di escludere il coinvolgimento sia dell'acque dotto sia delle
reti idriche interne alle abitazioni. L'evento è stato probabilmente
causato dalla dispersione aerea del batterio favorita da fenomeni
atmosferici straordinari, come per esempio una bomba d'acqua. Non si
può escludere che qualche caso sporadico possa essere stato causato
dall'acqua contaminata della fontana Mappamondo, ma non è ipotizzabile
che questa possa essere l'unica causa dei 52 casi esaminati".
Passiamo al 2019. Brescia, 15 settembre 2019 - Si concluderà a fine
mese il censimento delle torri di raffreddamento nel Bresciano. I
sindaci dovranno inviare i dati ad Ats, che, nel frattempo, ha già
avviato i campionamenti anti-legionella sugli impianti. Merito della
legge regionale che è scaturita dall’epidemia di polmonite e legionella
scoppiato lo scorso anno nel Bresciano lungo l’asse del Chiese. Ad un
anno dall’inizio del caso, il bilancio è ormai definitivo e parla di 35
positività a legionella e 4 decessi legati al batterio nei 7 comuni
della zona rossa (Acquafredda, Visano, Remedello, Calvisano,
Carpenedolo, Isorella, Montichiari). Molti di più i casi complessivi di
polmonite: 878 gli accessi al Pronto Soccorso di tutta la provincia dai
primi di settembre al 18 ottobre e 105 casi di legionella identificati
in tutta la provincia.
Ancora Brescia:“una nube batteriologica dispersa nell'aria dalle torri
di raffreddamento delle aziende, provocata a quanto pare dal “brodo”
del fiume Chiese in secca e scatenata dalle bollenti temperature della
scorsa estate: sarebbe questa la probabile causa dell'epide mia di
legionella e polmonite batterica che solo pochi mesi fa tra le province
di Brescia e di Mantova ha causato ben sette morti e addirittura un
migliaio di contagiati.“
L’onda batteriologica che ha infettato quasi mille persone provocando
almeno sette morti nell’enclave di confine compresa tra la Bassa
Orientale e la provincia di Mantova è stata innescata dal Chiese e
amplificata dalle torri di raffreddamento delle aziende che
inconsapevolmente hanno alimentato i propri impianti con l’acqua
prelevata dal fiume e dalla sua rete di affluenti. Quello che fin’ora
era solo un sospetto sta trovando prove scientifiche nella ricerca
condotta sotto l’egida del ministero della Salute dall’Istituto
superiore di sanità. Il complesso incrocio dei dati sui pazienti e
sulla natura dei batteri isolati ha messo a fuoco un comun denominatore
nelle forme di polmonite batterica e legionella registrate da settembre
a dicembre dello scorso anno.
Arriviamo a gennaio 2000. Sei casi di meningite in poco più di un
mese e purtroppo due morti hanno portato a interventi straordinari da
parte di Regione Lombardia e dell’Ats di Bergamo: una concentrazione
anomala che, nella zona del Basso Sebino. Cinque giorni or sono
erano già 30mila i cittadini vaccinati contro in meningococco di tipo C
tra la Bergamasca e il Bresciano. Il dato emerge dall’ultimo bollettino
emesso da Regione Lombardia con i dati provenienti da Ats Bergamo e Ats
Brescia. Una campagna vaccinale imponente che sta arrivando, giorno
dopo giorno, all’obiettivo prefissato: vaccinare 40mila persone.
Osservando con attenzione quel che il “pubblico” ha fornito come
informazione al cittadino in ordine a queste tre infezioni
sostanzialmente ci si rende conto che nel caso di Bresso l’ATS- Regione
non è stata in grado di spiegare esattamente da dove provenisse e come
si sia diffusa l’infezione di legionella e chissà quanto sia stata
creduta l’affermazione pubblica secondo la quale fosse da
escludere il coinvolgimento sia dell'acquedotto sia delle reti idriche
interne alle abitazioni.
Nel caso del sud-est di Brescia la conclusione per cui “una
nube batteriologica dispersa nell'aria dalle torri di raffreddamento
delle aziende, provocata a quanto pare dal “brodo” del fiume Chiese in
secca e scatenata dalle bollenti temperature della scorsa estate
sarebbe stata la probabile causa dell'epidemia di legionella e
polmonite batterica che solo pochi mesi fa tra le province di Brescia e
di Mantova ha causato ben sette morti e addirittura un migliaio di
contagiati.“ Anche in questo caso le origini non sono certe e se ne
sono solo supposte le probabili cause.
Quanto ai casi di meningite nel Basso Sebino il “pubblico” proprio non
è stato in grado di dare alcuna plausibile origine, salvo il caso
dell’infezio ne trasmessasi tra moglie e marito ma nell’insieme
l’infezione derivata da due tipi di meningococco (C-B).
A noi pare che sommando la lentezza della reazione del “pubblico”
davanti a questi tre gravi problemi e la ripetuta mancanza di
informazione sulle origini dei casi abbia contribuito in maniera
pesante e pressante a stimolare la popolazione nel ricorrere alla rete
ed alle chiacchiere per cercare di capire di più in merito. Vogliamo
dire che in una società dove la mobilità è elevatissima si rende
necessaria una informazione pubblica massiccia e certa piuttosto
che non arrivare a nessuna conclusione o a conclusioni che … alla
fine c’è sempre di mezzo una condizione favorente se non scatenante:
sarebbe demerito della popolazione che vive troppo a contatto –diciamo
“intimo”- ed in ambienti con scarso ricambio di aria e liquidi di
scarsa qualità.
Se andiamo a vedere come si diffonde il batterio della legionella e
come si diffonde quello della meningite ci si rende conto che questo
succede (1) in ambienti chiusi molto frequentati con scarsissimo
arieggiamento (2) viene assorbito dall’uomo attraverso un forte
innacquamento o un elevato scambio di liquidi personali, sia d’estate
che d’inverno (3) ovviamente siccome tutte le persone possono essere
portatori sani, può accadere che in qualcuno con minori difese scoppi
l’infe zione.
Paradossalmente queste due infezioni sono da una parte riflessi
del benessere in cui viviamo e dall’altra dalle esigenze di riduzione
dei consumi energetici : aria condizionata, piscine, ambienti con
ricambio d’aria che non funziona correttamente, riuso acque non pulite.
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DIMAIO E SALVINI SONO UOMINI D’ONORE
IL PRIMO S’È DIMESSO PER NON FARE LA FINANZIARIA 2020
IL SECONDO SI DIMETTE DOPO AVERE DISTRUTTO IL PARTITO
POCHE ORE PRIMA DI ALTRI DUE DISASTRI ELETTORALI
(MA CI SONO I PIDDINI CHE NEPPURE LORO
VOGLIONO PERDERE LA CADREGA)
La classe politica italiana non ha lo spessore di quella francese
o tedesca, però riesce presto o tardi ad espellere gli asini. La classe
dirigente grillina è la peggiore che gli italiani hanno scelto di
mandare in Parlamento, ed è riuscita perfino a surclassare verso il
basso i mitici consiglieri e parlamentari leghisti della prima ora di
Bossi.
Quando vedi a Berlino Merkel, Macron, Putin Trump e perfino quel mezzo
criminale che risponde al nome di AlSisi e verifichi che il Conte
non sa dove mettersi in posa per la foto e il DiMaio non li trovi in
nessun gruppo a ragionare (di come assaltare le riserve petrolifere
della Libia: mai dimenticare lo scopo della conferenza berlinese) basta
anche la poca intelligenza del bibitaro di Avellino per capire che sei
tagliato fuori.
E siccome è un uomo d’onore e coraggioso, dopo avere guidato il
movimento dal 30% al 5%, ecco la decisione di scappare dalla carica
politica poche ore prima della prossima batosta emiliano calabrese. E
mi sa che assieme a lui ci sarà anche il suo amico, quello che gli
aveva promesso la sedia di PdC se tornava nell’alcova giallo verde.
Quello è scappato a ferragosto sperando che la fuga non facesse troppo
clamore presso gli italiani presi nel ferragosto davanti all’idea di
una Legge di Bilancio 2020 che doveva spennarli di 32 miliardi.
Oggi pomeriggio Luigi DiMaio si dimetterà da capo politico del
Movimento cinque stelle, dopo aver perso la fiducia di chi lo aveva
promosso: Beppe Grillo. "Si è rotto qualcosa - confida nelle ore più
complicate della sua carriera fulminante - inutile nascondercelo".
L'appuntamento con questo nuovo trauma a cinquestelle è per le 10. Di
Maio vedrà i suoi ministri. Gli diranno "resta, Luigi", fa parte della
liturgia di chi perde il posto. Poi, alle 17, presentando i misteriosi
"facilitatori" regionali al Tempio di Adriano, comunicherà al mondo il
passo. Il primo effetto, inevitabilmente, sarà quello di scuotere
l'esecutivo. E Conte? Ufficialmente, la comunicazione di Palazzo Chigi
nega che il premier fosse avvertito della decisione. In realtà, lo era
da giorni. Aveva chiesto al ministro degli Esteri di non lasciare la
guida del Movimento. Preoccupato dal vuoto di leadership, dalla guerra
di successione. E dai numeri parlamentari che continuano a ridursi. E
confida ai ministri che lo contattano a sera un futuro comunque
giallorosso: "Siamo solidi. Ci saranno un po' di ovvie turbolenze, ma
senza conseguenze per il governo". Che è poi la stessa sensazione del
Partito democratico, almeno della fazione governista che fa capo a
Dario Franceschini: "Andiamo avanti, nessuno tra loro vuole far cadere
l'esecutivo. Per andare dove, tra l'altro?". Chi non gradisce la
scelta, invece, è Nicola Zingaretti. "Di Maio si dimette? Non mi fa
piacere. Non commento indiscrezioni, ma nel M5S si sottovaluta che di
fronte a un centrodestra organizzato non si può dire che Zingaretti e
Salvini siano la stessa cosa: non rafforza l'alleanza".
Il governo giallo verde reggerà nonostante le dimissioni di DiMaio,
nonostante la sicura sconfitta alle regionali dei penta stellati e
quella probabile dei piddini.
Ormai il Parlamento è pieno zeppo di crocerossine tutte tese a salvare
la legislatura per pagare il mutuo, per godere di altri tre anni di
benestare nei palazzi romani che è qualcosa di assai diverso delle
miserie casalinghe della moltitudine di loro.
La questione è che questo governo non doveva proprio nascere e la balla
spacciata di non consegnare il Parlamento alla Lega in vista (anche)
delle elezioni presidenziali prossime venture non regge. La Lega sa
benissimo che anche la nemmeno troppo sottintesa idea di farsi buttare
fuori dall’Europa (sempre nella serie: non usciamo noi, sono gli altri
che ci buttano fuori) non trova spazio tra i suoi elettori al nord.
Il PD davanti alla crisi di agosto doveva dire agli Italiani: avete
votato Lega e 5S adesso RI-datevi un governo. Fatevi la legge di
bilancio 2020. Continuate con Quota 100 e il RdC. Continuate con
crescita zero e disoccupazione indietro dopo avere modificati il modo
di raccogliere i dati.
Adesso sono di nuovo davanti a scelte improcastinabili. In Libia
non sanno che fare ma di sicuro il resto del mondo non ci reputa
affidabili. Con l’ASPI non sanno che fare. Con la prescrizione non
sanno che fare. Col processo a Salvini non sanno che fare. Con
l’Alitalia non sanno che fare. Con L’ILVA non sanno che fare. Con
le altre crisi industriali non anno che fare. Col virus di Whuan non
sanno che fare. Col caso Regeni sono imbottigliati. L’occupazione non
cresce. La povertà non è stata sconfitta. Quota 100 ha favorito la
fuoriuscita proprio di quelli che la necessitavano meno. Il RdC premia
i pochi ed è peggio per le famiglie numerose. Sempre il RdC non
crea nemmeno la decima parte dell’occupazione prevista. Ormai siamo
alla crisi del commercio e tra poco salterà in aria la bolla del food.
Perché è inutile procrastinare il giorno del giudizio: quando un paese
ha 2400 miliardi di debito e i suoi vecchi accumulano ricchezza in
danno di figli e nipoti, la soluzione resta sempre e solo una. O avere
il coraggio di somministrarsi una patrimoniale oppure una svalutazione
internazionale del nostro debito pubblico: cioè un’altra
patrimoniale. Che andrà ad arricchire i soliti noti.
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