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PER FARNE FUORI TRE
SE NE È SALVATO UNO
MA NE SONO MORTI 183
L'idea criminale del presidente americano Trump di abbattere quello che
consideravano uno dei principali nemici degli USA il politico vestito
da generale iraniano Qassem Soleimani. Oltre a Soleimani, sono morte
anche altre 7 persone. Tra queste un altro importante nome: quello di
Abu Mahdi al-Muhandis, uno dei capi delle milizie popolari impegnate
contro l’Isis negli anni della guerra al califfato. Si racconta come da
fonti ufficiali irachene si soa appreso che l’imboscata sia stata
organizzata attraverso canali diplomatici, attirando Soleimani in Iraq
per ricevere un’offerta di sanzioni ridotte dal presidente Trump.
Qassem Soleimani è atterrato in Iraq per incontrare il primo ministro
Adel Mahdi, il quale avrebbe dovuto essere latore di un messaggio per
l’Iran da parte della Casa Bianca, mentre è stato ucciso non appena
sceso dall’aereo: la nota diplomatica del segretario di Stato Michael
Pompeo all’inviato iraniano, Soleimani, era, in effetti, un’imboscata.
Ma quello contro il generale non è stato l’unico raid compiuto dagli
Usa: nello stesso giorno in cui hanno ucciso Soleimani, le forze
americane hanno infatti tentato di uccidere un altro alto dirigente
iraniano in Yemen, Abdul Reza Shahlai, finanziatore e tra i leader
delle forze d’elite Quds. Ma di questa operazione l’amministrazione
Trump non ha parlato, visto che non si è conclusa con la morte di
Shahlai. La rivelazione – si legge ancora sul Wp – indica che
l’uccisione da parte di Soleimani rientrava in una più ampia operazione
e alimenta dubbi sul suo obiettivo. Indebolire la leadership dei
Guardiani della Rivoluzione (di cui Quds è un’unità di forze speciali e
di intelligence) o semplicemente prevenire imminenti attacchi contro
interessi americani come inizialmente dichiarato.
(...)
IL CUSTODE DELLA LATRINA DI NUSQUAMIA
DALLA COTTA PER IL BIONDO INGLISC
ALLA COTTA PER IL PELATO CALABRES
Il custode delLa Latrina di Nusquamia l'ing. Claudio Piga, abduano di
origini sardAgnole, uno che ha fatto il classico in un ex liceo di
preti e il poli milanes, non perde l'abitudine di attingere a fonti
inaffidabili per sostenere le sue posizioni fascioleghiste. Se poi la
fonte è scritta bene ed è regolarmente piena di cazzate: meglio!. Vedi
Il Foglio. Non é la prima volta. Da quella delle vacche scorreggione
passando per quella del biondo inglese che recitò in greco antico 42
versi dell'Iliade come fosse (o sia) possibile stabilire oggi chi
parla correttamente il greco e il latino antichi piuttosto che quelli
che lo pappagallano –seguendo uno scritto- credendosi maestri senza
patente. “Patente” peraltro impossibile da prendere visto che non ci
sono riscontri materiali.
L'ultima trovata. Leggiamo a partire dal titolo del post: La Libia fu
sottratta dall'Italia all'Impero ottomano, nel 1912. Gli ottomani sono
tornati in Libia, potrebbero spartirsela con i russi. Quale ruolo
potrebbe giocare Minniti? Prosegue sulla Latrina: Osserva oggi 9
gennaio 2019 il Foglio che questo di Minniti sarebbe «un compito da non
dormirci la notte: dare una voce unica all'Europa, recuperando e
tutelando gli interessi dell'Italia e dell'Unione».
Il fatto è che Minniti dovrebbe guardarsi — soprattutto — dal fuoco
amico: in Italia è odiato dai cattoprogressisti. Solista, forse persino
solitario, fuori dalle cordate e dalla vita di corrente, per una parte
della sinistra italiana, quella più a sinistra, è diventato un
destrorso da dimenticare, da bruciare in effigie, il “mostro dei lager
libici”, (…)
(...)
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PER FARNE FUORI TRE
SE NE È SALVATO UNO
MA NE SONO MORTI 183
L'idea criminale del presidente americano Trump di abbattere quello che
consideravano uno dei principali nemici degli USA il politico vestito
da generale iraniano Qassem Soleimani. Oltre a Soleimani, sono morte
anche altre 7 persone. Tra queste un altro importante nome: quello di
Abu Mahdi al-Muhandis, uno dei capi delle milizie popolari impegnate
contro l’Isis negli anni della guerra al califfato. Si racconta come da
fonti ufficiali irachene si soa appreso che l’imboscata sia stata
organizzata attraverso canali diplomatici, attirando Soleimani in Iraq
per ricevere un’offerta di sanzioni ridotte dal presidente Trump.
Qassem Soleimani è atterrato in Iraq per incontrare il primo ministro
Adel Mahdi, il quale avrebbe dovuto essere latore di un messaggio per
l’Iran da parte della Casa Bianca, mentre è stato ucciso non appena
sceso dall’aereo: la nota diplomatica del segretario di Stato Michael
Pompeo all’inviato iraniano, Soleimani, era, in effetti, un’imboscata.
Ma quello contro il generale non è stato l’unico raid compiuto dagli
Usa: nello stesso giorno in cui hanno ucciso Soleimani, le forze
americane hanno infatti tentato di uccidere un altro alto dirigente
iraniano in Yemen, Abdul Reza Shahlai, finanziatore e tra i leader
delle forze d’elite Quds. Ma di questa operazione l’amministrazione
Trump non ha parlato, visto che non si è conclusa con la morte di
Shahlai. La rivelazione – si legge ancora sul Wp – indica che
l’uccisione da parte di Soleimani rientrava in una più ampia operazione
e alimenta dubbi sul suo obiettivo. Indebolire la leadership dei
Guardiani della Rivoluzione (di cui Quds è un’unità di forze speciali e
di intelligence) o semplicemente prevenire imminenti attacchi contro
interessi americani come inizialmente dichiarato.
Le operazioni militari americane nello Yemen sono coperte dalla massima
segretezza e i funzionari citati dal giornale parlano di un raid –
quello diretto contro Shahlai – ancora altamente secretato. L’unico
elemento emerso è che il raid non è stato coronato da successo e che
funzionari al Pentagono e in Florida hanno seguito entrambi ed avevano
discusso della possibilità di annunciarli congiuntamente, se avessero
raggiunto il loro obiettivo. “Se lo avessimo ucciso, ce ne saremmo
vantati la stessa sera”, ha dichiarato un alto funzionario Usa.
Morale della tragedia l’uccisone criminale e mirata di tre
“nemici degli USA”è finita con una immensa tragedia. Oltre alle guardie
del corpo –cinque- morte il 3 gennaio a Bagdad vanno messi in conto
anche i 176 passeggeri del Boeing 737 abbattuto “per errore” dagli
iraniani. L'Iran ha lanciato l’8 gennaio l'operazione 'Soleimani
Martire' sferrando un attacco missilistico in Iraq contro due basi che
ospitano le truppe americane e quelle della coalizione, tra cui
militari italiani. Una pioggia di cruise e di missili balistici a corto
raggio partita dal territorio iraniano si è abbattuta contro la base di
al-Asad e contro quella di Erbil, come prima rappresaglia per
l'uccisione del generale Qassem Soleimani da parte degli Usa.
Il Boeing 737 dell’Ukraine International Airlines quindi è stato
colpito da un missile terra-aria alcune ore dopo che Teheran aveva
lanciato l’attacco contro due basi statunitensi in Iraq per vendicare
l’uccisione del generale Qassem Soleimani. A fornire la ricostruzione
di quanto accaduto è il generale iraniano della forza aerea delle
Guardie della rivoluzione, Amirali Hajizadeh: un soldato ha agito in
maniera indipendente, sparando senza averne avuto ordine, a causa di un
intoppo nelle comunicazioni. Questa è la versione del generale, che ha
aggiunto: “Mi prendo la responsabilità per l’abbattimento dell’aereo
ucraino e accetto qualsiasi decisione che le autorità prenderanno a
riguardo”. “Avrei preferito morire piuttosto che veder accadere un
simile fatto”, ha aggiunto il maggiore Hajizadeh, precisando che adesso
le indagini su quanto accaduto continueranno guidate dai vertici della
giustizia militare.
A bordo del Boeing 737 abbattuto c'erano 167 passeggeri e 9 membri
dell'equipaggio. Questo il dettaglio delle vittime: 82 cittadini
iraniani e 63 canadesi, 11 ucraini (9 erano membri dell'equipaggio), 10
svedesi, quattro afgani, tre tedeschi e tre britannici. Tra le vittime
anche 15 bambini, come testimoniano le immagini dal luogo del disastro,
che circolano su diversi media, con giocattoli e libri. Due passeggeri
registrati sul volo non si erano imbarcati .
Va anche aggiunto che sempre in queste ore sono emersi altri
particolari su questo modello di aereo. Il Boeing 737 Max è stato
«progettato da clown e controllato da scimmie». Parola do alcuni degli
stessi dipendenti di Boeing in email: alcuni documenti interni della
società rivelano critiche e prese in giro alle autorità e non solo sul
737 Max, l'aereo ormai a terra da mesi dopo i due incidenti mortali
(Lion Air e Ethiopian Airlines) . Dalle email emerge come i dipendenti
di Boeing hanno convinto, anche ricorrendo ad alcuni trucchi, le
compagnie aeree e le autorità che non fosse necessario nessun
addestramento con simulatori per i piloti del velivolo.
Fatto questo tragico quadro vengono in mente alcune riflessioni.
La prima è che non vorremmo proprio essere nei panni di quei militari
iraniani che col loro errore hanno abbattuto il boeing ucraino: sarà
una strage di fucilazioni o impiccagioni visto il livello di
civiltà del governo iraniano. Ne ci consola l’eventuale rapporto
tra il numero limitato di fucilandi-fucilati e la somma dei 176+8
caduti.
La seconda riflessione nasce osservando la nazionalità dei
passeggeri: 82 cittadini iraniani e 63 canadesi, 11 ucraini (9 erano
membri dell'equipaggio), 10 svedesi, quattro afgani, tre tedeschi e tre
britannici. Sarebbe interessante capire perché questi 82 iraniani se ne
partivano dalla patria verso l’Ucraina che non è certo messa meglio
dell’Iran. Si è compreso meglio il rapporto tra i canadesi e gli
iraniani: erano persone abbastanza ben messe culturalmente ed
economicamente che erano prima migrate in Canada e poi si erano legate
a persone ed erano tornate per le feste in Iran. Al di la delle
motivazioni questo fa capire come nonostante il casino che c’è in
aria da almeno mezzo secolo nella regione, la gente comunque si sposta,
emigra, ritorna, si sposa. Insomma:la voglia di vivere ha sempre
la meglio sulla voglia di fare la guerra.
La terza considerazione. Oggi sul Corriere c’é un’intervista a Riccardo
Viola Pitoni, 32 anni che è in Iran dal 2009, prima come studente e
interprete persiano-italiano e, da qualche mese, come operatore
dell’agenzia turistica Iran Sebt Tour, che collabora con Avventure nel
mondo. Racconta che «Dopo l’accordo sul nucleare la percezione era
cambiata, il boom maggiore nel turismo si era registrato tra marzo 2015
e marzo 2016 con più di 5 milioni di presenze. Dopo Iraq, Azerbaigian,
Afghanistan e Turchia, i primi erano (e sono) i tedeschi, poi i
francesi, gli italiani, gli olandesi. Vengono anche gli americani e i
canadesi, nonostante possano solo visitare alcune zone. Con le sanzioni
e il ritiro dell’America dall’intesa nucleare, il turismo ha resistito
anche se tutte le aziende italiane hanno iniziato a essere un po’
titubanti. Salvo precisare che “già i voli per Teheran
erano stati colpiti dall’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul
nucleare. «Dall’Italia non ci sono più voli diretti, è stato un grande
smacco. Prima Mahan Air ne aveva due a settimana da Milano e uno da
Roma. All’inizio pareva che sarebbero rimasti purché non venissero
aumentate le date, ma lo scorso dicembre sono stati cancellati. Mahan
non può più viaggiare in Europa. Invece Alitalia li ha sospesi nel
dicembre 2018, dopo che Delta si è impegnata a prenderne una quota».
Non ci sono voli diretti neppure dal Canada, nazionalità di 63 dei
passeggeri morti nello schianto: la Ukrainian Airlines, tra le
compagnie che permettono un viaggio con scalo, è la più economica”.
”.
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IL CUSTODE DELLA LATRINA DI NUSQUAMIA
DALLA COTTA PER IL BIONDO INGLISC
ALLA COTTA PER IL PELATO CALABRES
Il custode delLa Latrina di Nusquamia l'ing. Claudio Piga, abduano di
origini sardAgnole, uno che ha fatto il classico in un ex liceo di
preti e il poli milanes, non perde l'abitudine di attingere a fonti
inaffidabili per sostenere le sue posizioni fascioleghiste. Se poi la
fonte è scritta bene ed è regolarmente piena di cazzate: meglio!. Vedi
Il Foglio. Non é la prima volta. Da quella delle vacche scorreggione
passando per quella del biondo inglese che recitò in greco antico 42
versi dell'Iliade come fosse (o sia) possibile stabilire oggi chi
parla correttamente il greco e il latino antichi piuttosto che quelli
che lo pappagallano –seguendo uno scritto- credendosi maestri senza
patente. “Patente” peraltro impossibile da prendere visto che non ci
sono riscontri materiali.
L'ultima trovata. Leggiamo a partire dal titolo del post: La Libia fu
sottratta dall'Italia all'Impero ottomano, nel 1912. Gli ottomani sono
tornati in Libia, potrebbero spartirsela con i russi. Quale ruolo
potrebbe giocare Minniti? Prosegue sulla Latrina: Osserva oggi 9
gennaio 2019 il Foglio che questo di Minniti sarebbe «un compito da non
dormirci la notte: dare una voce unica all'Europa, recuperando e
tutelando gli interessi dell'Italia e dell'Unione».
Il fatto è che Minniti dovrebbe guardarsi — soprattutto — dal fuoco
amico: in Italia è odiato dai cattoprogressisti. Solista, forse persino
solitario, fuori dalle cordate e dalla vita di corrente, per una parte
della sinistra italiana, quella più a sinistra, è diventato un
destrorso da dimenticare, da bruciare in effigie, il “mostro dei lager
libici”, (…)
Ma ecco un particolare inedito sul Foglio (inedito almeno per il
custode delLa Latrina di Nusquamia, l'ing Claudio Piga): “A dicembre
del 2017, in segreto, Minniti aveva portato a Roma i capitribù della
Libia, gli uomini che in realtà governano il paese (…) che si era fatta
la guerra per anni e che ora si ritrovava improvvisamente riunita al
ministero dell'Interno, per siglare un accordo, proprio nella stanza
accanto a quella che al Viminale fa da studio del ministro. E insomma
conosce tutti, Minniti. Sa tutto della Libia, pure nelle sue pieghe più
riposte”.
Chissà come e perché NESSUN giornale ha ripreso quella che per il
custode delLa Latrina è la “notizia” data dal Foglio. Insomma Il Foglio
ha propalato una fake news e il custode delLa Latrina l'ha usata per la
sua propaganda stile La Bestia. Invece quel che è certo ma è venuto
alla luce solo ai primi di ottobre 2019 (merito di Avvenire) , è che
già l'11 maggio 2017 una delegazione libica aveva visitato il CARA di
Mineo (quello in mano ai proconsoli di Alfano) mentre il 14
maggio 2017 – comunicato della guardia di Costiera Italiana- c'era
stata la visita di quella delegazione proprio … nel quartiere della
Guardia Costiera e Roma . Grazie a Luca Raineri, ricercatore di
Relazioni Internazionali e Security Studies presso la Scuola Superiore
Sant'Anna di Pisa, scopriamo che Bija era a Roma per una serie di
«incontri di formazione». Nella nota che, sul sito della Guardia
Costiera, accompagnava la notizia si legge: «Nell'ambito del progetto
"Sea Demm – Sea and Desert Migration Management for Libyan authorities
to rescue migrants", coordinato dall'Organizzazione Internazionale per
le Migrazioni (Oim), il Comando Generale delle Capitanerie di porto –
Guardia Costiera ha ricevuto in visita una delegazione composta da
rappresentanti di diverse amministrazioni libiche e di funzionari dello
stesso Oim».
Della delegazione (del maggio 2017) faceva parte anche Abdalrahman
al-Milad soprannominato Bija ed altri trafficanti d'uomini individuati
dai nostri servizi e tuttora sotto inchiesta. Nella foto diffusa dalla
Guardia Costiera Bija é in abito scuro, pettinatura impomatata e posa
atletica, tra i più eleganti. L'appuntamento «si è dimostrato
un'importante opportunità per trattare argomenti cruciali quali la
ricerca e il salvataggio della vita umana in mare, il border control
(il controllo dei confini, ndr), l'attuale divisione delle aree Sar
(ricerca e soccorso, ndr) nel Mediterraneo Centrale e il progetto di
cooperazione tra Italia e Libia, che si propone, attraverso il ricorso
a finanziamenti europei, di istituire un efficiente Maritime
Coordination Center in quest'ultimo Stato».
Quindi Minniti sapeva già dalla primavera del 2017 che l'Italia stava
trattando e va da se –facciamo un salto al presente- immaginate Mike
Pompeo che invita a Washintgton un Qassem Soleimani…
Il fatto è che di quel che scrive o trascrive il custode delLa Latrina
di Nusquamia non va preso letteralmente dal testo ma ne va
letto il sottotesto che è poi quello che viene riferito come
opinione altrui: “scrive sempre il Fogli nell'articolo di prima
pagina Perché il governo valuta l'opzione Minniti in Libia: Solista,
forse persino solitario, fuori dalle cordate e dalla vita di corrente,
per una parte della sinistra italiana, quella più a sinistra, è
diventato un destrorso da dimenticare, da bruciare in effigie, il
“mostro dei lager libici”, perché Minniti ha tentato di rovesciare
l'identità veltroniana del multiculturalismo, la stagione che spinse
Enrico Le_a a nominare Cécile Kyenge ministro. […] Contro Minniti, la
sinistrasinistra, non ci vuole molto a prevederlo, farà barricate
ideologiche.
Nota del custode deLa Latrina: “Più che di sinistra-sinistra, parlerei di cattoprogressisti.
Eppure, stimatissimo da Paolo Gentiloni e dal presidente Sergio
Mattarella, considerato in Europa come dimostra Timmermans, Minniti è
stato il tessitore dell'accordo con la Libia sull'immigrazione, il
ministro che ha fermato gli sbarchi e siglato i patti con l'islam
italiano affinché le moschee fossero registrate e gli imam caldamente
invitati a predicare nella nostra lingua, in modo tale da essere
compresi (e dunque controllati).
Già: peccato che non sia dimostrato che Minniti abbia “fermato” gli
sbarchi (sarebbe come dire che i trafficanti vanno a rapire i migranti
per portarli in Italia: una balla grossa così) salvo applicare anche in
Italia-Libia qualcosa di simile a quello che l'UE ha concordato con la
Turchia: vi diamo dei soldi, tanti soldi, ma trattenete nei vostro
campi di concentramento i profughi prima che attraversino il Mare Nero
o l'Egeo. Che siano campi di concentramento lo dice l'UNHCR-ONU, mica
noi. L'Italia, stracciona come al solito, ha fornito alla Libia un
ospedale da campo (con medici in gran parte volontari ma pagati dalle
regioni) e un po' di naviglio vecchio come la Maresana riservandosi per
portare a casa un po' di soldini anche la manutenzione.
Una fake news quella del Foglio ed un'altra fake news il blocco dell'immigrazione clandestina.
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