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PETROLIO E RIVOLUZIONI, ECCO SPIEGATE
LE RAGIONI DELL’ATTACCO USA ALL’IRAN
Dopo l’uccisione del generale Suleimani, la tensione in tutto il Medio
Oriente è destinata a salire. E gli Usa hanno sempre considerato l’Iran
- più che l’Arabia Saudita - un pericolo. Ecco perché.
Dopo molte mosse ostili da parte iraniana (o a loro accreditate) si è
avuta la risposta statunitense. Le mosse iraniane erano gli attacchi
condotti con forze terze agli insediamenti militari e diplomatici
statunitensi e gli attacchi alle postazioni petrolifere saudite. La
risposta ad alto valore simbolico ma anche pratico degli Stati Uniti è
stata ieri l’uccisione del numero tre (c’è chi dice due) del regime
iraniano. Il generale Suleimani era il capo delle milizie armate e il
coordinatore dell’intervento militare all’estero. Un leader politico
militare con alle spalle un Paese importante, la cui uccisione dovrebbe
perciò pesare più di quella di Bin Laden e di al-Baghdadi.
Ora ci si aspetta una reazione di parte iraniana. La previsione non è
quella di una guerra classica, detta “simmetrica”, perché l’Iran è una
potenza militare, ma decisamente molto modesta come forza area e navale
in confronto alla iper-potenza statunitense. La previsione è, al
contrario, di una guerra “asimmetrica”, quella fatta di rappresaglie e
attentati.
Qual è la strategia statunitense nel Vicino Oriente? Impedire l’ascesa
di un egemone regionale. Durante la guerra fredda, ciò si traduceva
nell’impedire l’estensione della sfera d’influenza sovietica oltre a
Siria, Iraq, Egitto. Oggi, nel mantenere un equilibrio fra gli attori
dotati di maggior peso: Israele, Arabia Saudita, Turchia e Iran.
(...)
VIA BREMBO CHIUSA PER SEI MESI
IL COMUNE DIMEZZI LE IMPOSTE COMUNALI A PRIVATI
E IMPRESE DELLA MERENA MARIGOLDA E LUNGOBREMBO
Il rifacimento del sovrappasso della SS470 a via Brembo per quanto
sembri tutto sommato piccola opera in realtà risulta assai complicata
per la ristrettezza degli spazi e perché non è possibile interromperla
viabilità sulla 470. Detto questo alla fine di questo gran caos il
risultato sarà complessivamente deludente perché dal progetto appare
evidente come alcuni privati abbiano fatto lobby e si siano ritagliate
soluzioni su misura mentre balza evidente l'assenza dell'iniziativa da
parte del Comune. Le democristianerie a Curno imperversano nei secoli .
Se il Comune si fosse mosso con attenzione e tempismo la parte alta di
via Brembo non resterebbe quel pericoloso budello come è e resterà
anche domani (cosa succede se sul marciapiedi si incrociano due
carrozzine?
(...)
IN CITTA' 400 MILA EURO PER IL VERDE?
NO,PER I MURATORI
L'annuncio è di quelli che non pas- sano inosservati ed infatti le
gazzette ufficiali hanno lanciato la notizia: “il Comune di Bergamo
interverrà nel 2020 con 400mila euro su quattro aree verdi storiche: il
parco delle Rimembranze alla Rocca, i parchi Caprotti e Marenzi in
centro, il giardino Baertsch a Redona”.
Salvo che poi vai a leggere il contenuto del boatos e ti rendi conto
che è una confessione di fallimento o impotenza: si tratta di normale
manutenzione per mantenere il minimo obbligatorio. Vale a dire che
finora l'assessore e l'assessorato non hanno lavorato granche bene e
non si comprende se l'insieme è complessivamente malmesso (come dicono
parecchi dipendenti che ci sono passati) oppure è una questione di
palanche.
A nostro avviso i cinque anni del Gori 1 sono stati sostanzialmente
sprecati dall'assessora Graziella Leyla Ciagà (poi bocciata alla
tornata elettorale e mandata da Gori a far danni nel CdA del Parco dei
Colli) ed anche la neo assessora Marchesi –un soggetto politicamente
assai navigato e quindi conoscitrice della macchina comunale- non pare
avere una rotta decisa.
(...)
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PETROLIO E RIVOLUZIONI, ECCO SPIEGATE
LE RAGIONI DELL’ATTACCO USA ALL’IRAN
Dopo l’uccisione del generale Suleimani, la tensione in tutto il Medio
Oriente è destinata a salire. E gli Usa hanno sempre considerato l’Iran
- più che l’Arabia Saudita - un pericolo. Ecco perché.
Dopo molte mosse ostili da parte iraniana (o a loro accreditate) si è
avuta la risposta statunitense. Le mosse iraniane erano gli attacchi
condotti con forze terze agli insediamenti militari e diplomatici
statunitensi e gli attacchi alle postazioni petrolifere saudite. La
risposta ad alto valore simbolico ma anche pratico degli Stati Uniti è
stata ieri l’uccisione del numero tre (c’è chi dice due) del regime
iraniano. Il generale Suleimani era il capo delle milizie armate e il
coordinatore dell’intervento militare all’estero. Un leader politico
militare con alle spalle un Paese importante, la cui uccisione dovrebbe
perciò pesare più di quella di Bin Laden e di al-Baghdadi.
Ora ci si aspetta una reazione di parte iraniana. La previsione non è
quella di una guerra classica, detta “simmetrica”, perché l’Iran è una
potenza militare, ma decisamente molto modesta come forza area e navale
in confronto alla iper-potenza statunitense. La previsione è, al
contrario, di una guerra “asimmetrica”, quella fatta di rappresaglie e
attentati.
Qual è la strategia statunitense nel Vicino Oriente? Impedire l’ascesa
di un egemone regionale. Durante la guerra fredda, ciò si traduceva
nell’impedire l’estensione della sfera d’influenza sovietica oltre a
Siria, Iraq, Egitto. Oggi, nel mantenere un equilibrio fra gli attori
dotati di maggior peso: Israele, Arabia Saudita, Turchia e Iran.
Proteggere i giacimenti di petrolio della provincia orientale saudita a
maggioranza sciita. Non perché gli USA ne siano dipendenti. Da Riad
arriva, infatti, solo il 10% delle importazioni petrolifere, ma perché
l’instabilità del maggior forziere d’oro nero – il più grande
giacimento al mondo è in Arabia - invierebbe scosse telluriche in tutto
il pianeta.
Garantire la sicurezza agli alleati sauditi e israeliani. La loro precarietà li ha resi dipendenti dall’ombrello statunitense.
Mantenere il potere sui mari – la famigerata talassocrazia degli
Anglosassoni, ieri dei britannici oggi degli statunitensi. Un potere
che passa attraverso il controllo degli stretti, da cui transita
l’ottanta per cento delle merci scambiate nel mondo. Nel Vicino Oriente
ve ne sono ben tre: Suez (Egitto), Bab al-Mandab (Yemen), e Hormuz (che
potrebbe essere messo sotto scacco dall'Iran, e da cui passa una parte
cospicua del commercio di petrolio).
Questi quattro punti servono per comprendere la politica nel Vicino
Oriente degli Stati Uniti. Va aggiunto che gli Stati Uniti
rivaleggerebbero con l’Iran anche se la Repubblica Islamica non
esistesse. La grammatica imperiale – studiata per primo da Tucidide -
impone alla superpotenza di impedire l’ascesa di un egemone regionale
che detti la propria agenda in un consistente spicchio di globo.
In una regione con Paesi con due stati e per il resto di proprietà
private di clan regnanti – i Paesi petroliferi del Golfo sono proprietà
private, Turchia e Israele sono stati – l’Iran - che non è governato da
clan ma è uno stato - è convinto - che poi ci riesca è altra storia -
di possedere la profondità demografica, culturale, storica,
istituzionale, per plasmare i destini dei territori già nell’orbita
degli imperi persiani. Imperi riesumatisi in un regime islamico.
Una risposta al quesito sul perché impedire l’ascesa di un egemone
regionale, ossia sul perché gli Stati Uniti preferiscano i sauditi (un
Paese musulmano centrato sui clan) agli iraniani (un'antica civiltà
divenuta musulmana) potrebbe essere questa. Un Paese petrolifero – dove
è facile centralizzare i proventi della materia prima e quindi usarli a
scopi di potenza - può essere conservatore o rivoluzionario, ossia può
usare come non usare i proventi dell'energia fossile per restare come
è, oppure per espandersi politicamente all'interno (attuando una
rivoluzione), oppure all'esterno (esportando una rivoluzione).
L’argomentazione estesa di quanto appena asserito si trova in Jeff D.
Cogan, Petro-Agression, When Oil cause war, Cambridge University Press,
2013.
Da questo punto punto di vista l’Arabia è un Paese conservatore, in
quanto appunto conserva il tenore di vita delle migliaia di principi
che lo governano, distribuendo parte dei ricchi proventi al resto della
popolazione, mentre l'Iran ha ambizioni rivoluzionarie sia all'interno
sia ed è qui che si creano le frizioni, soprattutto all'esterno.
Giorgio Arfaras (Port Said, Egitto, 1954). Maturità classica e laurea
in economia con una tesi su'”L'Idea dell'Instabilità del Capitalismo in
Schumpeter”. Dal 1981 al 2007 ha lavorato all'Arthur Andersen, alla
Pirelli, in Prime (una società di fondi comuni prima della Fiat e poi
di Generali), e, infine, al Credit Suisse. Dal 1993 al 1995 ha
collaborato al Rapporto Trimestrale di Prometeia. Ha scritto nel 2008
“Il grande Ammiraglio Zheng He e l'economia globale”, edito da Guerini.
Dal 2009 per il Centro Einaudi di Torino scrive, insieme ad altri, il
“Rapporto sull'economia globale e l'Italia ed è direttore della Lettera
Economica. Collabora LINKIESTA, Limes, Il Foglio, radio e televisioni.
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VIA BREMBO CHIUSA PER SEI MESI
IL COMUNE DIMEZZI LE IMPOSTE COMUNALI A PRIVATI
E IMPRESE DELLA MERENA MARIGOLDA E LUNGOBREMBO
Il rifacimento del sovrappasso della SS470 a via Brembo per quanto
sembri tutto sommato piccola opera in realtà risulta assai complicata
per la ristrettezza degli spazi e perché non è possibile interromperla
viabilità sulla 470. Detto questo alla fine di questo gran caos il
risultato sarà complessivamente deludente perché dal progetto appare
evidente come alcuni privati abbiano fatto lobby e si siano
ritagliate soluzioni su misura mentre balza evidente l'assenza
dell'iniziativa da parte del Comune. Le democristianerie a Curno
imperversano nei secoli . Se il Comune si fosse mosso con attenzione e
tempismo la parte alta di via Brembo non resterebbe quel pericoloso
budello come è e resterà anche domani (cosa succede se sul marciapiedi
si incrociano due carrozzine? Chi scende in strada a farsi arrotare?) e
nel contempo si poteva ricavare una bretella in discesa dalla Valle
Brembana su via Brembo ed una bretella in salita dalla via sulla 470
direzione Dalmine-A4. In questo modo le auto della zona ovest della
470 erano indirizzabili non all'attraversamento del paese ma
verso via Fermi o l'Asse Interurbano. Apriti cielo se togli dal paese
le auto che fanno così comodo ai commercianti. E così con una grande
spesa – tutta l'operazione costerà non meno di un milione e mezzo- si
otterrà una mezza soluzione quando aggiungendo 2-300mila euro da
parte nostra e con un progetti migliore (più attento agli interessi
pubblici che a quelli delle lobby private) si poteva ottenre una
soluzione migliore.
Il bello però deve ancora venire perché un terzo del paese
risulterà separato per sei mesi dalla parte fondamentale senza
che nessuno pensi a risarcirlo dei danni e dei costi che dovrà
sopportare. Figuratevi se alla giunta Gamba passa per la testa l'idea
di dimezzare tasse comunali alle imprese ed ai residenti oltre la 470
(NON a quelle che entrano da via Europa: però …) visto che per metà
anno saranno cittadini di serie B. Una maggioranza che non sa combinare
la tassazione locale col RdC e sbroffa la spesa di 1,470 milioni come
welfare locale quando i percettori di RdC-PdC sono appena 38 su
7500 abitanti significa che governa come la Dc degli anni '50. Nel
2020: però.
IN CITTA' 400 MILA EURO PER IL VERDE?
NO,PER I MURATORI
L'annuncio è di quelli che non pas- sano inosservati ed infatti le
gazzette ufficiali hanno lanciato la notizia: “il Comune di Bergamo
interverrà nel 2020 con 400mila euro su quattro aree verdi storiche: il
parco delle Rimembranze alla Rocca, i parchi Caprotti e Marenzi in
centro, il giardino Baertsch a Redona”.
Salvo che poi vai a leggere il contenuto del boatos e ti rendi
conto che è una confessione di fallimento o impotenza: si tratta di
normale manutenzione per mantenere il minimo obbligatorio. Vale a dire
che finora l'assessore e l'assessorato non hanno lavorato granche
bene e non si comprende se l'insieme è complessivamente malmesso (come
dicono parecchi dipendenti che ci sono passati) oppure è una
questione di palanche.
A nostro avviso i cinque anni del Gori 1 sono stati sostanzialmente
sprecati dall'assessora Graziella Leyla Ciagà (poi bocciata alla
tornata elettorale e mandata da Gori a far danni nel CdA del Parco dei
Colli) ed anche la neo assessora Marchesi –un soggetto politicamente
assai navigato e quindi conoscitrice della macchina comunale- non pare
avere una rotta decisa.
400mila euro su quattro parchi sono sostanzialmente pochi spiccioli,
tendendo conto dell'intervento sul Parco della Rocca che probabilmente
da solo ne consumerà metà dell'investimento. Mei che negot :
meglio che niente ci si potrebbe consolare.
Potremmo anche ritenerci contenti visto che da anni ripetiamo –vedi
anche la pagina 1159- che prima di pensare al nuovo meglio
salvare e migliore l'esistente.
Abbiamo scritto trascrivendo: (saranno messi a dimora) alberi di una
certa dimensione: tutte le piante che saranno messe a dimora avranno
infatti una circonferenza tra i 18 e i 20 cm, per un valore
dell'intervento di 350mila euro. Peccato che l'assessora Marchesi
pensi sempre a far del nuovo e non pensi mai all'antico ed al vecchio
abbandonati: sia quello pubblico che quelli privati. Coi quali
(privati) semmai andrebbe trovato un qualche accordo intelligente visto
che anche il verde privato contribuisce al bene-stare e bene-essere dei
cittadini. “La piantumazione di un così importante numero di alberi in
città – commenta l'assessore Marzia Marchesi – ha molteplici obiettivi:
il controllo del clima, il miglioramento della salute dei cittadini, la
prevenzione del dissesto idrogeologico, ma anche e soprattutto il
mitigamento della CO2 in città, oltre a una innegabile funzione
estetica. Il provvedimento di 1400 alberi è solo un inizio: altre
scelte di questo genere saranno previste lungo l'arco dell'anno
prossimo.”
Non ci voleva molto a immaginare che di idea verde ce n'è poca anche
nel Gori 2 dal momento che dopo i 350mila euro per piantumare alberi
nuovi ve ne saranno 400mila per i … muratori.
Vale a dire per opere sostanzialmente edili e correlate.
Quel che non si vede e la popolazione e nemmeno i numerosi visitatori
della città non colgono è la mancanza di un disegno pluriennale
nella cura formazione e trasformazione del verde pubblico. Gettare in
faccia (scusate la battuta) al cittadino un'idea del verde consumistica
usa e getta non regge nemmeno elettoralmente dal momento che il
cittadino non può vedere e cogliere la trasformazione. Vedi le aiuole
di Colle Aperto o quelle fuori l'assessorato.
Al cittadino ed al visitatore devi indicare un percorso che intendi
seguire e quelli anno dopo anno, tornando o vivendo la città,
verificano che quel percorso si compie. A nessuno dei due importa dire
che aggiusterai le perdite dell'acqua della vasca del Parco Marenzi
perché tutti ma proprio tutti i cittadini aggiustano le canne
dell'acqua rotte in casa loro.
Certo è che se poi alla fine, i risultati sono come quelli delle varie
piazze risistemate dal Gori 1 –da quella della Carrara a quella degli
Alpini o quella della Stazione o la Risorgimento- si coglie
immediatamente la debolezza culturale (oltre che economica: ma questa
sarebbe anche accettabile) di questi interventi.
Poi occorre che il Comune pensi ad una qualche forma di rapporto
coi privati specie per le terre abbandonate sui colli. A partire dal
vallone di Colle Aperto o sotto le Mura attorno a Sant'Agostino. Perché
il problema di Bergamo è che abbiamo il centro piacentiniano ormai semi
abbandonato e di uno stile funerario. Abbiamo un viale Roma-Papa
Giovanni da rifare completamente. Abbiamo le facciate della case di
Città Alta che…
Però i Bergamaschi hanno venti miliardi di euro in banca che rendono quasi zero.
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