A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1157 DEL 30 DICEMBRE 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















PALESTRA DI VIA GANDHI:  SI SONO CANDIDATE 181 IMPRESE,
NE SONO STATE ESTRATTE SOLO 25. FORSE ARRIVERANNO 10 OFFERTE.
SAREBBE QUESTA LA CONCORRENZA?
Palestra di via Gandhi: 181 ditte si candidano per costruirla. Ma forse erano anche di più ma non sappiamo quante siano state scartate perché  la candidatura non era presentata in maniera corretta. Nelle segrete stanze dell'ufficio lavori pubblici – essendo assenti le imprese interessate ed anche i cittadini curiosi (semmai siano ammessi…)- ne hanno estratte a sorte 25. Queste riceveranno missiva personalizzata per invitarle a presentare l'offerta finale che parteciperà alla gara gestita dalla Centrale unica di committenza area vasta di Brescia della Provincia di Brescia. Non sappiamo ancora se l'appalto verrà fatto escludendo chi fa sconti eccessivamente bassi rispetto alla media dei concorrenti effettivi.
Il Comune poteva estrarre a sorte anche 15 sole ditte da invitare ma ne hanno tolte 25 dal mazzo.
(....)

CI VUOLE MAGGIORE CHIAREZZA SUI CONTI
E I RISULTATI
1 - 30 aprile 2019 - Nei 15 mesi trascorsi dall'istituzione del Reddito di inclusione (Rei) sono stati erogati benefici economici a 506 mila nuclei familiari coinvolgendo 1,4 milioni di persone, per un importo medio erogato di 292 euro al mese. Lo rileva l'Inps nell'Osservatorio statistico sul Rei, spiegando che la maggior parte dei benefici sono stati erogati a nuclei residenti nelle regioni del sud (68%), con interessamento del 71% delle persone coinvolte. Il 46% dei nuclei beneficiari di ReI, che rappresentano il 50% delle persone coinvolte, risiedono in sole due regioni: Campania e Sicilia. A seguire Puglia, Lazio, Lombardia e Calabria coprono un ulteriore 29% dei nuclei e il 28% delle persone coinvolte. L'importo medio mensile erogato nel periodo gennaio 2018 - marzo 2019, pari a 292 euro, risulta variabile a livello territoriale, con un range che va da 234 euro per i beneficiari della Valle d'Aosta a 324 euro per la Campania. Complessivamente le regioni del Sud hanno un valore medio del beneficio più alto di quelle del Nord per 50 euro (+21%) e di quelle del Centro per 33 euro (+12%). (AGI)
(....)
7 - 23 dicembre 2019.  Oltre 28mila persone hanno avuto un contratto di lavoro dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza. Lo rende noto Anpal Servizi segnalando che i 28.763 contratti rilevati al 10 dicembre 2019 segnano un balzo del +63,6% rispetto alla precedente rilevazione del 21 ottobre.
Nel dettaglio, il 67,2% ha avuto un contratto a tempo determinato, il 18% a tempo indeterminato, il 3,8% in apprendistato; il 67,9% ha un'età inferiore ai 45 anni; il 58,6% sono uomini e il 41,4% sono donne.
Al 13 dicembre, specifica ancora Anpal Servizi, sono stati attivati 422.947 beneficiari, convocati dai centri per l'impiego, per partecipare alla prima fase preparatoria del percorso finalizzato alla ricerca del lavoro e a ricevere un'offerta congrua nei prossimi mesi.
Si tratta del 53% di un totale di 791.351 avviabili al lavoro, cioè quella parte dei beneficiari che risultano tenuti a sottoscrivere un Patto per il lavoro.
La fase 2 del reddito di cittadinanza - quella in cui il beneficiario viene assistito in un percorso di accompagnamento al lavoro - sta uscendo dal periodo di rodaggio (le convocazioni sono cominciate a settembre) e sta progressivamente entrando a regime. Entro gennaio partirà anche la misura di politica attiva dell'assegno di ricollocazione.
(...)

STATO REGIONI COMUNI
CHE CASINO QUESTO MODO DI FARE WELFARE
Nell'intervista di Bergamo Post  del 27 dicembre alla sindaca Gamba sull'ulti- mo consiglio comunale c'è scritto che è “la voce che assorbe la maggiore quantità di risorse è quella dei servizi alla persona, con una previ­sione di spesa che supera il milione e 470 mila euro, a conferma che il principale obiettivo dell'amministra zione è garantire il benessere di tutti e di ciascuno, in parti­colare di coloro che vivono situazioni di fragilità o di di­sagio».
Sarebbero  196 euro per ogni curnese.
Ma non tutti gli abitanti ricevono questo aiuto del comune: basta che uno non sia iscritto a qualche gruppo, non abbia figli a scuola o non abbia fatto qualche domanda che automaticamente non appartiene alla cerchia dei riceventi il beneficio.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!
































































































































































































































STATO REGIONI COMUNI
CHE CASINO QUESTO MODO DI FARE WELFARE


Nell'intervista di Bergamo Post  del 27 dicembre alla sindaca Gamba sull'ulti- mo consiglio comunale c'è scritto che è “la voce che assorbe la maggiore quantità di risorse è quella dei servizi alla persona, con una previ­sione di spesa che supera il milione e 470 mila euro, a conferma che il principale obiettivo dell'amministra zione è garantire il benessere di tutti e di ciascuno, in parti­colare di coloro che vivono situazioni di fragilità o di di­sagio».
Sarebbero  196 euro per ogni curnese.
Ma non tutti gli abitanti ricevono questo aiuto del comune: basta che uno non sia iscritto a qualche gruppo, non abbia figli a scuola o non abbia fatto qualche domanda che automaticamente non appartiene alla cerchia dei riceventi il beneficio.
L'articolo non lo specifica ma c'è anche il Piano del Diritto allo Studio che prevede una spesa di 598mila euro che si dovrebbe considerare parte dell'wel fare comunale da sommare al 1,47 milione precedente che porta la cifra complessiva prossima ai 2,1 milioni  di euro per l'anno.
Al 05 novembre 2019 a Curno erano state presentate 59 domande del RdC-PdC e ne erano state accolte 38 (a Mozzo:45-24, Treviolo:104-55, Lallio: 35-20).
Davanti a una spesa di due milioni che dalle casse comunali passano nelle tasche di un  discreto numero di cittadini (che sono comunque SOLO una minoranza consistente: meno di ¼ della popolazione) varrebbe la pena che il Comune fosse più trasparente nell'illustrare una cifra così imponente dal momento che appare evidente la sproporzione del beneficio tra i riceventi o destinatari.
Perché se fortunatamente in paese ci sono solo 38 destinatari del RdC-PdC com'è che quadrano i conti a Curno?

WELFARE NAZIONALE E COMUNALE
CI VUOLE MAGGIORE CHIAREZZA SUI CONTI
E I RISULTATI



1 - 30 aprile 2019 - Nei 15 mesi trascorsi dall'istituzione del Reddito di inclusione (Rei) sono stati erogati benefici economici a 506 mila nuclei familiari coinvolgendo 1,4 milioni di persone, per un importo medio erogato di 292 euro al mese. Lo rileva l'Inps nell'Osservatorio statistico sul Rei, spiegando che la maggior parte dei benefici sono stati erogati a nuclei residenti nelle regioni del sud (68%), con interessamento del 71% delle persone coinvolte. Il 46% dei nuclei beneficiari di ReI, che rappresentano il 50% delle persone coinvolte, risiedono in sole due regioni: Campania e Sicilia. A seguire Puglia, Lazio, Lombardia e Calabria coprono un ulteriore 29% dei nuclei e il 28% delle persone coinvolte. L'importo medio mensile erogato nel periodo gennaio 2018 - marzo 2019, pari a 292 euro, risulta variabile a livello territoriale, con un range che va da 234 euro per i beneficiari della Valle d'Aosta a 324 euro per la Campania. Complessivamente le regioni del Sud hanno un valore medio del beneficio più alto di quelle del Nord per 50 euro (+21%) e di quelle del Centro per 33 euro (+12%). (AGI)

2 - Reddito di cittadinanza, Inps: oltre un milione di domande accolte. Il Fatto  Quotidiano | 16 dicembre 2019
Oltre un milione di domande accolte, 444mila respinte e più di 112mila in lavorazione. Sono i numeri del reddito di cittadinanza tra aprile e novembre, diffusi dall'Osservatorio dell'Inps sulla misura voluta dal M5s. Per le famiglie beneficiarie (1.014.429) l'importo medio mensile è di 484,44 euro, considerando anche i nuclei percettori della pensione di cittadinanza. Napoli è la provincia italiana con più beneficiari, quasi 120mila, e la Campania è la regione in cui si concentra quasi un quinto di tutti i percettori in Italia.

3 - Le famiglie che ricevono il reddito di cittadinanza, stando ai dati Inps, sono quasi tutte italiane: 911mila su poco più di un milione. Le famiglie con cittadini europei sono 35mila, quelle di extracomunitari con permesso di soggiorno appena 56mila, 'anche per colpa dei ritardi nellesame delle domande. Sono solo circa un terzo le famiglie con almeno un minore a carico che percepiscono l'importo mensile, mentre sono 209mila quelle con un disabile.

4 - Reddito di cittadinanza: esclusi 2,2 milioni di poveri "assoluti". 14 dic. 2019
I paradossi della misura fra macchinosi calcoli e clamorose ingiustizie : un milione di beneficiari non avrebbe titolo secondo i calcoli dell'Osservatorio Cpi di Carlo Cottarelli
di Marco Ruffolo
Se sono un single e vivo in una piccola città del Mezzogiorno con 570 euro al mese, e quindi non sono povero perché supero la soglia di povertà assoluta Istat, ho diritto lo stesso al reddito di cittadinanza (ammesso ovviamente che rispetti gli altri requisiti richiesti). Se invece vivo in una città metropolitana del Nord con poco meno di 835 euro al mese, e dunque sono povero perché non raggiungo la soglia Istat, potrei non averne diritto. Se abito con un coniuge e due figli minori in un piccolo centro del Sud, e guadagno 1.125 euro al mese (sopra la soglia di povertà), ho diritto a ricevere il reddito di cittadinanza. Se invece (a parità di componenti familiari) vivo in un grande Comune del Centro con uno stipendio appena sotto i 1.414 euro al mese (e dunque sono povero), quel sostegno da parte dello Stato non è più garantito.
5 - Uno strumento rozzo.Benvenuti nei paradossi e nelle distorsioni di quello strumento politico che dovrebbe (e secondo il suo proponente Luigi Di Maio avrebbe già dovuto) abolire la povertà in Italia. E che invece è così rozzo da non tener conto neppure dei dislivelli di costo della vita tra un'area e l'altra del Paese, che rendono assai diversi i rispettivi tenori di vita. Grazie all'ultimo studio dell'Osservatorio Conti Pubblici Italiani di Carlo Cottarelli, riusciamo ora a spiegare il primo grande limite del reddito di cittadinanza (il secondo è di non saper trovare un lavoro ai suoi beneficiari): quel reddito ha escluso circa 2 milioni 200 mila poveri assoluti e ha invece incluso un milione di residenti che poveri non sono, almeno secondo i criteri dell'Istat.
Sovrastime e stranieri esclusi
L'analisi parte dall'indagine della Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie: l'unica che fornisce le informazioni su consumi, redditi, ricchezza e altri requisiti necessari per calcolare sia il reddito di cittadinanza sia il numero di poveri in base al criterio Istat. Lo studio dell'Osservatorio di Cottarelli spiega che innanzi tutto c'è una sovrastima del numero dei poveri rilevato dall'Istat: sulla base di dati più realistici su consumi, redditi e ricchezza, essi scenderebbero da 5 milioni a un livello tra 3,6 e 4,3 (di cui 2,5-3 milioni di italiani). Nel primo caso, verrebbero esclusi quindi 1,4 milioni di poveri: molti di loro sotto-dichiarano, nelle indagini Istat, i propri consumi, così come fanno probabilmente quando presentano la dichiarazione dei redditi. Quando invece si trovano a fare la domanda per il reddito di cittadinanza, "sanno di assumersi - dice la ricerca - il rischio di sanzioni pesanti (incluse quelle penali) in caso di controlli che ne attestino la reale condizione".

6 - Secondo passo: ai 3,6 milioni di poveri che risultano con la nuova stima (nella prima delle due ipotesi) ne vanno tolti altri 2,2: esclusi per una ragione o per l'altra dal reddito di cittadinanza. Tra questi esclusi ci sono quasi tutti gli extracomunitari poveri (ben oltre un milione) che il governo giallo-verde ha deliberatamente estromesso. Come? Prima restringendo la platea ai soli residenti da almeno dieci anni, poi imponendo loro di farsi dare dal proprio Stato di origine una certificazione, tradotta in italiano e legalizzata dall'autorità consolare, dove si indichi il possesso dei requisiti del reddito di cittadinanza: limiti di reddito, Isee, patrimonio mobiliare e immobiliare.

7 - 23 dicembre 2019.  Oltre 28mila persone hanno avuto un contratto di lavoro dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza. Lo rende noto Anpal Servizi segnalando che i 28.763 contratti rilevati al 10 dicembre 2019 segnano un balzo del +63,6% rispetto alla precedente rilevazione del 21 ottobre.
Nel dettaglio, il 67,2% ha avuto un contratto a tempo determinato, il 18% a tempo indeterminato, il 3,8% in apprendistato; il 67,9% ha un'età inferiore ai 45 anni; il 58,6% sono uomini e il 41,4% sono donne.
Al 13 dicembre, specifica ancora Anpal Servizi, sono stati attivati 422.947 beneficiari, convocati dai centri per l'impiego, per partecipare alla prima fase preparatoria del percorso finalizzato alla ricerca del lavoro e a ricevere un'offerta congrua nei prossimi mesi.
Si tratta del 53% di un totale di 791.351 avviabili al lavoro, cioè quella parte dei beneficiari che risultano tenuti a sottoscrivere un Patto per il lavoro.
La fase 2 del reddito di cittadinanza - quella in cui il beneficiario viene assistito in un percorso di accompagnamento al lavoro - sta uscendo dal periodo di rodaggio (le convocazioni sono cominciate a settembre) e sta progressivamente entrando a regime. Entro gennaio partirà anche la misura di politica attiva dell'assegno di ricollocazione.

8 - Le prime erogazioni del reddito sono partite a maggio scorso. Quello che si sa, sette mesi dopo, è che in alcune regioni, soprattutto quelle meridionali, dalla Sicilia alla Calabria, non sono stati ancora terminati i primi round di colloqui con i beneficiari del reddito per la sottoscrizione dei patti per il lavoro. In totale, i percettori occupabili sarebbero intorno a 700mila. A inizio dicembre, il Messaggero, citando fonti sindacali, spiegava che i beneficiari che avevano trovato un lavoro fossero a conti fatti meno di mille. Dati poi smentiti dal presidente di Anpal Mimmo Parisi che al Fatto Quotidiano ha riferito invece di 18mila beneficiari che hanno già trovato un lavoro, senza però fornire alcuna fonte per verificare le cifre. Il chiarimento, ora, era atteso nella conferenza stampa in programma, che però è saltata.
A conti fatti, ad oggi, sono stati spesi oltre tre miliardi per le erogazioni del reddito. Ma ancora non si sa davvero quanto la fase due del reddito, quella della ricerca di un lavoro per i percettori, partita con grande ritardo, stia funzionando. E Anpal non si è ancora dotata della piattaforma di incrocio tra domanda e offerta che l'ex ministro del Lavoro Luigi Di Maio e Mimmo Parisi avevano promesso sin dall'inizio, con l'idea di replicare il modello che lo stesso Parisi aveva creato in Mississippi tramite la piattaforma “Mississippi Works”. Quello che si sa è che presidente di Anpal avrebbe ripreso i colloqui con Invitalia per lo sviluppo del software, dopo lo stop dovuto alla consulenza di Ernst & Young che valutava il costo di sviluppo intorno ai 600mila euro anziché i 17 milioni chiesti dal progetto Invitalia.


9 - 27dicembre 2019. Al ministero ancora 149 tavoli di crisi e sono oltre 200 mila i posti a rischio
ROMA — Sono circa 149 le vertenze per crisi aziendali sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico. E sono oltre 200 mila i posti di lavoro a rischio. Si va dalla Whirlpool alla Bosch; dall'Alitalia a Auchan; dall'Ilva a Embraco. Una lista che è anche il termometro dell'economia italiana.
Dei 149 tavoli di crisi 102, pari al 68,5 per cento, sono aperti al ministero da più di tre anni; 28 sono aperti da oltre sette anni. Il maggior numero di aziende in difficoltà si trova in Lombardia: 20, pari al 13,4 per cento del totale. Seguono l'Abruzzo con undici imprese, la Campania (dieci), Lazio e Toscana (nove).
Il numero di tavoli di crisi ancora aperti nel 2019 è sostanzialmente in linea con quello degli anni precedenti: 144 nel 2018, 165 nel 2017, 148 nel 2016, 151 nel 2015 e 160 nel 2014.
Tra le ultime crisi approdate al ministero dello Sviluppo c'è quella della Berloni, storico marchio di cucine, finito in mano ad imprenditori taiwanesi. Hanno annunciato la messa in liquidazione e per gli 85 dipendenti c'è la prospettiva di rimanere senza lavoro.

PALESTRA DI VIA GANDHI:
SI SONO CANDIDATE 181 IMPRESE,
NE SONO STATE ESTRATTE SOLO 25.
FORSE ARRIVERANNO 10 OFFERTE.
SAREBBE QUESTA LA CONCORRENZA?

Palestra di via Gandhi: 181 ditte si candidano per costruirla. Ma forse erano anche di più ma non sappiamo quante siano state scartate perché  la candidatura non era presentata in maniera corretta. Nelle segrete stanze dell'ufficio lavori pubblici – essendo assenti le imprese interessate ed anche i cittadini curiosi (semmai siano ammessi…)- ne hanno estratte a sorte 25. Queste riceveranno missiva personalizzata per invitarle a presentare l'offerta finale che parteciperà alla gara gestita dalla Centrale unica di committenza area vasta di Brescia della Provincia di Brescia. Non sappiamo ancora se l'appalto verrà fatto escludendo chi fa sconti eccessivamente bassi rispetto alla media dei concorrenti effettivi.
Il Comune poteva estrarre a sorte anche 15 sole ditte da invitare ma ne hanno tolte 25 dal mazzo.
Era evidente che da quando il Governo ha reso nota l'assegnazione della polpetta di 900mila euro al Comune per la realizzazione della palestra le imprese stessero in guardia per verificare quando maturava la pera e quindi oltre 181 imprese interessate significa da una parte una GRANDE fame di lavoro da parte delle imprese e dall'altra parte siccome i lavori dovranno terminare entro il 2020 e la durata  del cantiere è di 300 giorni…c'è da correre visto che per passare dall'assegnazione all'inizio della gara d'appalto è passato quasi un anno. Anche 13-14 mesi dall'inizio del lavori. Troppo.
Insomma si perde sempre troppo tempo a maneggiare la carta e si danno tempi impiccati per eseguire i lavori (che va bene: non sono granche: è un capannone coi cessi attaccati…).
Ma passando dal particolare (la palestra di Curno) al generale ( il Codice degli Appalti) anche stavolta si vede come in Italia anziché seguire la strada maestra della competizione economica si segue la strada della riduzione della stessa.
A parte  il fatto che la numerazione progressiva delle imprese che hanno recapitato la domanda di partecipazione dovrebbe seguire giorno ora minuto di ricevimento
ma non pare che questo sia il metodo generalmente utilizzato, la questione è che l'estrazione a sorte delle imprese DOVREBBE perlomeno avvenire alla presenza di un notaio visto che la presenza di imprese o cittadini non contempla alcuna possibilità di controllo.
Detto questo l'errore di fondo del operazione sta nell'estrazione a sorte di un numero ridotto (da 181 a15: in teoria: vale a dire meno del 10%. A Curno siamo attorno al 14% ) di imprese  che saranno invitate a presentare l'offerta.
Nonostante che in via del tutto formale non siano noti i nominativi delle imprese invitate a presentare l'offerta, questo è sostanzialmente un segreto di pulcinella dal momento che le imprese hanno una propria associazione e nessuno vieta che questa convochi una riunione riservata alle candidate per discutere del progetto e dei prezzi di quest'opera e delle regole dell'appalto. Evidente che alla riunione ci andranno in primis quelle che hanno ricevuto la grazia dell'invito e li si capirà prima di tutto chi è quella che potrà far partire i lavori immediatamente, si capirà quali sono i prezzi buoni, quelli meno, quelli cattivi e quindi si sentiranno anche i pareri sugli sconti da fare.
A questo punto  sono le imprese sostanzialmente che decidono il prezzo dell'opera ed a chi assegnarla tanto é vero che –l'abbiamo visto coi lavori della rotonda- nonostante i 25 invitati hanno mandato l'offerta solo  otto. E l'ente prenderà atto che la sceneggiata si è svolta nel pieno rispetto della legge.
In questo tipo di opera sembra non esistere nemmeno l'occasione per fare meglio (vale a dire un ribasso imbattibile) a meno che l'ente non fissi limitazioni allo stesso (suscitando qualche perplessità a Brescia) sfruttando il fatto che in questo momento ci sia in zona un'impresa che sta finendo dei lavori e non deve creare  ex novo il cantiere. Ma non é detto.
Ecco perché alla fine siamo del parere che se sono 181 le imprese che vogliono concorrere, che siano ammesse 181 offerte dal momento che invece con 25 potenziali concorrenti e 8 offerte reali… basta uotsapp.