|
|
|
|
PALESTRA DI VIA GANDHI: SI SONO CANDIDATE 181 IMPRESE,
NE SONO STATE ESTRATTE SOLO 25. FORSE ARRIVERANNO 10 OFFERTE.
SAREBBE QUESTA LA CONCORRENZA?
Palestra di via Gandhi: 181 ditte si candidano per costruirla. Ma forse
erano anche di più ma non sappiamo quante siano state scartate perché
la candidatura non era presentata in maniera corretta. Nelle segrete
stanze dell'ufficio lavori pubblici – essendo assenti le imprese
interessate ed anche i cittadini curiosi (semmai siano ammessi…)- ne
hanno estratte a sorte 25. Queste riceveranno missiva personalizzata
per invitarle a presentare l'offerta finale che parteciperà alla gara
gestita dalla Centrale unica di committenza area vasta di Brescia della
Provincia di Brescia. Non sappiamo ancora se l'appalto verrà fatto
escludendo chi fa sconti eccessivamente bassi rispetto alla media dei
concorrenti effettivi.
Il Comune poteva estrarre a sorte anche 15 sole ditte da invitare ma ne hanno tolte 25 dal mazzo.
(....)
CI VUOLE MAGGIORE CHIAREZZA SUI CONTI
E I RISULTATI
1 - 30 aprile 2019 - Nei 15 mesi trascorsi dall'istituzione del Reddito
di inclusione (Rei) sono stati erogati benefici economici a 506 mila
nuclei familiari coinvolgendo 1,4 milioni di persone, per un importo
medio erogato di 292 euro al mese. Lo rileva l'Inps nell'Osservatorio
statistico sul Rei, spiegando che la maggior parte dei benefici sono
stati erogati a nuclei residenti nelle regioni del sud (68%), con
interessamento del 71% delle persone coinvolte. Il 46% dei nuclei
beneficiari di ReI, che rappresentano il 50% delle persone coinvolte,
risiedono in sole due regioni: Campania e Sicilia. A seguire Puglia,
Lazio, Lombardia e Calabria coprono un ulteriore 29% dei nuclei e il
28% delle persone coinvolte. L'importo medio mensile erogato nel
periodo gennaio 2018 - marzo 2019, pari a 292 euro, risulta variabile a
livello territoriale, con un range che va da 234 euro per i beneficiari
della Valle d'Aosta a 324 euro per la Campania. Complessivamente le
regioni del Sud hanno un valore medio del beneficio più alto di quelle
del Nord per 50 euro (+21%) e di quelle del Centro per 33 euro (+12%).
(AGI)
(....)
7 - 23 dicembre 2019. Oltre 28mila persone hanno avuto un contratto di
lavoro dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza. Lo rende noto
Anpal Servizi segnalando che i 28.763 contratti rilevati al 10 dicembre
2019 segnano un balzo del +63,6% rispetto alla precedente rilevazione
del 21 ottobre.
Nel dettaglio, il 67,2% ha avuto un contratto a tempo determinato, il
18% a tempo indeterminato, il 3,8% in apprendistato; il 67,9% ha un'età
inferiore ai 45 anni; il 58,6% sono uomini e il 41,4% sono donne.
Al 13 dicembre, specifica ancora Anpal Servizi, sono stati attivati
422.947 beneficiari, convocati dai centri per l'impiego, per
partecipare alla prima fase preparatoria del percorso finalizzato alla
ricerca del lavoro e a ricevere un'offerta congrua nei prossimi mesi.
Si tratta del 53% di un totale di 791.351 avviabili al lavoro, cioè
quella parte dei beneficiari che risultano tenuti a sottoscrivere un
Patto per il lavoro.
La fase 2 del reddito di cittadinanza - quella in cui il beneficiario
viene assistito in un percorso di accompagnamento al lavoro - sta
uscendo dal periodo di rodaggio (le convocazioni sono cominciate a
settembre) e sta progressivamente entrando a regime. Entro gennaio
partirà anche la misura di politica attiva dell'assegno di
ricollocazione.
(...)
STATO REGIONI COMUNI
CHE CASINO QUESTO MODO DI FARE WELFARE
Nell'intervista di Bergamo Post del 27 dicembre alla sindaca Gamba
sull'ulti- mo consiglio comunale c'è scritto che è “la voce che assorbe
la maggiore quantità di risorse è quella dei servizi alla persona, con
una previsione di spesa che supera il milione e 470 mila euro, a
conferma che il principale obiettivo dell'amministra zione è garantire
il benessere di tutti e di ciascuno, in particolare di coloro che
vivono situazioni di fragilità o di disagio».
Sarebbero 196 euro per ogni curnese.
Ma non tutti gli abitanti ricevono questo aiuto del comune: basta che
uno non sia iscritto a qualche gruppo, non abbia figli a scuola o non
abbia fatto qualche domanda che automaticamente non appartiene alla
cerchia dei riceventi il beneficio.
(...)
|
|
12,3 Mb
|
|
|
STATO REGIONI COMUNI
CHE CASINO QUESTO MODO DI FARE WELFARE
Nell'intervista di Bergamo Post del 27 dicembre alla sindaca
Gamba sull'ulti- mo consiglio comunale c'è scritto che è “la voce che
assorbe la maggiore quantità di risorse è quella dei servizi alla
persona, con una previsione di spesa che supera il milione e 470 mila
euro, a conferma che il principale obiettivo dell'amministra zione è
garantire il benessere di tutti e di ciascuno, in particolare di
coloro che vivono situazioni di fragilità o di disagio».
Sarebbero 196 euro per ogni curnese.
Ma non tutti gli abitanti ricevono questo aiuto del comune: basta che
uno non sia iscritto a qualche gruppo, non abbia figli a scuola o non
abbia fatto qualche domanda che automaticamente non appartiene alla
cerchia dei riceventi il beneficio.
L'articolo non lo specifica ma c'è anche il Piano del Diritto allo
Studio che prevede una spesa di 598mila euro che si dovrebbe
considerare parte dell'wel fare comunale da sommare al 1,47 milione
precedente che porta la cifra complessiva prossima ai 2,1 milioni
di euro per l'anno.
Al 05 novembre 2019 a Curno erano state presentate 59 domande del
RdC-PdC e ne erano state accolte 38 (a Mozzo:45-24, Treviolo:104-55,
Lallio: 35-20).
Davanti a una spesa di due milioni che dalle casse comunali passano
nelle tasche di un discreto numero di cittadini (che sono
comunque SOLO una minoranza consistente: meno di ¼ della popolazione)
varrebbe la pena che il Comune fosse più trasparente nell'illustrare
una cifra così imponente dal momento che appare evidente la
sproporzione del beneficio tra i riceventi o destinatari.
Perché se fortunatamente in paese ci sono solo 38 destinatari del RdC-PdC com'è che quadrano i conti a Curno?
|
|
WELFARE NAZIONALE E COMUNALE
CI VUOLE MAGGIORE CHIAREZZA SUI CONTI
E I RISULTATI
1 - 30 aprile 2019 - Nei 15 mesi trascorsi dall'istituzione del Reddito
di inclusione (Rei) sono stati erogati benefici economici a 506 mila
nuclei familiari coinvolgendo 1,4 milioni di persone, per un importo
medio erogato di 292 euro al mese. Lo rileva l'Inps nell'Osservatorio
statistico sul Rei, spiegando che la maggior parte dei benefici sono
stati erogati a nuclei residenti nelle regioni del sud (68%), con
interessamento del 71% delle persone coinvolte. Il 46% dei nuclei
beneficiari di ReI, che rappresentano il 50% delle persone coinvolte,
risiedono in sole due regioni: Campania e Sicilia. A seguire Puglia,
Lazio, Lombardia e Calabria coprono un ulteriore 29% dei nuclei e il
28% delle persone coinvolte. L'importo medio mensile erogato nel
periodo gennaio 2018 - marzo 2019, pari a 292 euro, risulta variabile a
livello territoriale, con un range che va da 234 euro per i beneficiari
della Valle d'Aosta a 324 euro per la Campania. Complessivamente le
regioni del Sud hanno un valore medio del beneficio più alto di quelle
del Nord per 50 euro (+21%) e di quelle del Centro per 33 euro (+12%).
(AGI)
2 - Reddito di cittadinanza, Inps: oltre un milione di domande accolte. Il Fatto Quotidiano | 16 dicembre 2019
Oltre un milione di domande accolte, 444mila respinte e più di 112mila
in lavorazione. Sono i numeri del reddito di cittadinanza tra aprile e
novembre, diffusi dall'Osservatorio dell'Inps sulla misura voluta dal
M5s. Per le famiglie beneficiarie (1.014.429) l'importo medio mensile è
di 484,44 euro, considerando anche i nuclei percettori della pensione
di cittadinanza. Napoli è la provincia italiana con più beneficiari,
quasi 120mila, e la Campania è la regione in cui si concentra quasi un
quinto di tutti i percettori in Italia.
3 - Le famiglie che ricevono il reddito di cittadinanza, stando ai dati
Inps, sono quasi tutte italiane: 911mila su poco più di un milione. Le
famiglie con cittadini europei sono 35mila, quelle di extracomunitari
con permesso di soggiorno appena 56mila, 'anche per colpa dei ritardi
nellesame delle domande. Sono solo circa un terzo le famiglie con
almeno un minore a carico che percepiscono l'importo mensile, mentre
sono 209mila quelle con un disabile.
4 - Reddito di cittadinanza: esclusi 2,2 milioni di poveri "assoluti". 14 dic. 2019
I paradossi della misura fra macchinosi calcoli e clamorose ingiustizie
: un milione di beneficiari non avrebbe titolo secondo i calcoli
dell'Osservatorio Cpi di Carlo Cottarelli
di Marco Ruffolo
Se sono un single e vivo in una piccola città del Mezzogiorno con 570
euro al mese, e quindi non sono povero perché supero la soglia di
povertà assoluta Istat, ho diritto lo stesso al reddito di cittadinanza
(ammesso ovviamente che rispetti gli altri requisiti richiesti). Se
invece vivo in una città metropolitana del Nord con poco meno di 835
euro al mese, e dunque sono povero perché non raggiungo la soglia
Istat, potrei non averne diritto. Se abito con un coniuge e due figli
minori in un piccolo centro del Sud, e guadagno 1.125 euro al mese
(sopra la soglia di povertà), ho diritto a ricevere il reddito di
cittadinanza. Se invece (a parità di componenti familiari) vivo in un
grande Comune del Centro con uno stipendio appena sotto i 1.414 euro al
mese (e dunque sono povero), quel sostegno da parte dello Stato non è
più garantito.
5 - Uno strumento rozzo.Benvenuti nei paradossi e nelle distorsioni di
quello strumento politico che dovrebbe (e secondo il suo proponente
Luigi Di Maio avrebbe già dovuto) abolire la povertà in Italia. E che
invece è così rozzo da non tener conto neppure dei dislivelli di costo
della vita tra un'area e l'altra del Paese, che rendono assai diversi i
rispettivi tenori di vita. Grazie all'ultimo studio dell'Osservatorio
Conti Pubblici Italiani di Carlo Cottarelli, riusciamo ora a spiegare
il primo grande limite del reddito di cittadinanza (il secondo è di non
saper trovare un lavoro ai suoi beneficiari): quel reddito ha escluso
circa 2 milioni 200 mila poveri assoluti e ha invece incluso un milione
di residenti che poveri non sono, almeno secondo i criteri dell'Istat.
Sovrastime e stranieri esclusi
L'analisi parte dall'indagine della Banca d'Italia sui bilanci delle
famiglie: l'unica che fornisce le informazioni su consumi, redditi,
ricchezza e altri requisiti necessari per calcolare sia il reddito di
cittadinanza sia il numero di poveri in base al criterio Istat. Lo
studio dell'Osservatorio di Cottarelli spiega che innanzi tutto c'è una
sovrastima del numero dei poveri rilevato dall'Istat: sulla base di
dati più realistici su consumi, redditi e ricchezza, essi scenderebbero
da 5 milioni a un livello tra 3,6 e 4,3 (di cui 2,5-3 milioni di
italiani). Nel primo caso, verrebbero esclusi quindi 1,4 milioni di
poveri: molti di loro sotto-dichiarano, nelle indagini Istat, i propri
consumi, così come fanno probabilmente quando presentano la
dichiarazione dei redditi. Quando invece si trovano a fare la domanda
per il reddito di cittadinanza, "sanno di assumersi - dice la ricerca -
il rischio di sanzioni pesanti (incluse quelle penali) in caso di
controlli che ne attestino la reale condizione".
6 - Secondo passo: ai 3,6 milioni di poveri che risultano con la nuova
stima (nella prima delle due ipotesi) ne vanno tolti altri 2,2: esclusi
per una ragione o per l'altra dal reddito di cittadinanza. Tra questi
esclusi ci sono quasi tutti gli extracomunitari poveri (ben oltre un
milione) che il governo giallo-verde ha deliberatamente estromesso.
Come? Prima restringendo la platea ai soli residenti da almeno dieci
anni, poi imponendo loro di farsi dare dal proprio Stato di origine una
certificazione, tradotta in italiano e legalizzata dall'autorità
consolare, dove si indichi il possesso dei requisiti del reddito di
cittadinanza: limiti di reddito, Isee, patrimonio mobiliare e
immobiliare.
7 - 23 dicembre 2019. Oltre 28mila persone hanno avuto un
contratto di lavoro dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza. Lo
rende noto Anpal Servizi segnalando che i 28.763 contratti rilevati al
10 dicembre 2019 segnano un balzo del +63,6% rispetto alla precedente
rilevazione del 21 ottobre.
Nel dettaglio, il 67,2% ha avuto un contratto a tempo determinato, il
18% a tempo indeterminato, il 3,8% in apprendistato; il 67,9% ha un'età
inferiore ai 45 anni; il 58,6% sono uomini e il 41,4% sono donne.
Al 13 dicembre, specifica ancora Anpal Servizi, sono stati attivati
422.947 beneficiari, convocati dai centri per l'impiego, per
partecipare alla prima fase preparatoria del percorso finalizzato alla
ricerca del lavoro e a ricevere un'offerta congrua nei prossimi mesi.
Si tratta del 53% di un totale di 791.351 avviabili al lavoro, cioè
quella parte dei beneficiari che risultano tenuti a sottoscrivere un
Patto per il lavoro.
La fase 2 del reddito di cittadinanza - quella in cui il beneficiario
viene assistito in un percorso di accompagnamento al lavoro - sta
uscendo dal periodo di rodaggio (le convocazioni sono cominciate a
settembre) e sta progressivamente entrando a regime. Entro gennaio
partirà anche la misura di politica attiva dell'assegno di
ricollocazione.
8 - Le prime erogazioni del reddito sono partite a maggio scorso.
Quello che si sa, sette mesi dopo, è che in alcune regioni, soprattutto
quelle meridionali, dalla Sicilia alla Calabria, non sono stati ancora
terminati i primi round di colloqui con i beneficiari del reddito per
la sottoscrizione dei patti per il lavoro. In totale, i percettori
occupabili sarebbero intorno a 700mila. A inizio dicembre, il
Messaggero, citando fonti sindacali, spiegava che i beneficiari che
avevano trovato un lavoro fossero a conti fatti meno di mille. Dati poi
smentiti dal presidente di Anpal Mimmo Parisi che al Fatto Quotidiano
ha riferito invece di 18mila beneficiari che hanno già trovato un
lavoro, senza però fornire alcuna fonte per verificare le cifre. Il
chiarimento, ora, era atteso nella conferenza stampa in programma, che
però è saltata.
A conti fatti, ad oggi, sono stati spesi oltre tre miliardi per le
erogazioni del reddito. Ma ancora non si sa davvero quanto la fase due
del reddito, quella della ricerca di un lavoro per i percettori,
partita con grande ritardo, stia funzionando. E Anpal non si è ancora
dotata della piattaforma di incrocio tra domanda e offerta che l'ex
ministro del Lavoro Luigi Di Maio e Mimmo Parisi avevano promesso sin
dall'inizio, con l'idea di replicare il modello che lo stesso Parisi
aveva creato in Mississippi tramite la piattaforma “Mississippi Works”.
Quello che si sa è che presidente di Anpal avrebbe ripreso i colloqui
con Invitalia per lo sviluppo del software, dopo lo stop dovuto alla
consulenza di Ernst & Young che valutava il costo di sviluppo
intorno ai 600mila euro anziché i 17 milioni chiesti dal progetto
Invitalia.
9 - 27dicembre 2019. Al ministero ancora 149 tavoli di crisi e sono oltre 200 mila i posti a rischio
ROMA — Sono circa 149 le vertenze per crisi aziendali sul tavolo del
ministero dello Sviluppo economico. E sono oltre 200 mila i posti di
lavoro a rischio. Si va dalla Whirlpool alla Bosch; dall'Alitalia a
Auchan; dall'Ilva a Embraco. Una lista che è anche il termometro
dell'economia italiana.
Dei 149 tavoli di crisi 102, pari al 68,5 per cento, sono aperti al
ministero da più di tre anni; 28 sono aperti da oltre sette anni. Il
maggior numero di aziende in difficoltà si trova in Lombardia: 20, pari
al 13,4 per cento del totale. Seguono l'Abruzzo con undici imprese, la
Campania (dieci), Lazio e Toscana (nove).
Il numero di tavoli di crisi ancora aperti nel 2019 è sostanzialmente
in linea con quello degli anni precedenti: 144 nel 2018, 165 nel 2017,
148 nel 2016, 151 nel 2015 e 160 nel 2014.
Tra le ultime crisi approdate al ministero dello Sviluppo c'è quella
della Berloni, storico marchio di cucine, finito in mano ad
imprenditori taiwanesi. Hanno annunciato la messa in liquidazione e per
gli 85 dipendenti c'è la prospettiva di rimanere senza lavoro.
|
|
PALESTRA DI VIA GANDHI:
SI SONO CANDIDATE 181 IMPRESE,
NE SONO STATE ESTRATTE SOLO 25.
FORSE ARRIVERANNO 10 OFFERTE.
SAREBBE QUESTA LA CONCORRENZA?
Palestra di via Gandhi: 181 ditte si candidano per costruirla. Ma forse
erano anche di più ma non sappiamo quante siano state scartate
perché la candidatura non era presentata in maniera corretta.
Nelle segrete stanze dell'ufficio lavori pubblici – essendo assenti le
imprese interessate ed anche i cittadini curiosi (semmai siano
ammessi…)- ne hanno estratte a sorte 25. Queste riceveranno missiva
personalizzata per invitarle a presentare l'offerta finale che
parteciperà alla gara gestita dalla Centrale unica di committenza area
vasta di Brescia della Provincia di Brescia. Non sappiamo ancora se
l'appalto verrà fatto escludendo chi fa sconti eccessivamente bassi
rispetto alla media dei concorrenti effettivi.
Il Comune poteva estrarre a sorte anche 15 sole ditte da invitare ma ne hanno tolte 25 dal mazzo.
Era evidente che da quando il Governo ha reso nota l'assegnazione della
polpetta di 900mila euro al Comune per la realizzazione della palestra
le imprese stessero in guardia per verificare quando maturava la pera e
quindi oltre 181 imprese interessate significa da una parte una GRANDE
fame di lavoro da parte delle imprese e dall'altra parte siccome i
lavori dovranno terminare entro il 2020 e la durata del cantiere
è di 300 giorni…c'è da correre visto che per passare dall'assegnazione
all'inizio della gara d'appalto è passato quasi un anno. Anche 13-14
mesi dall'inizio del lavori. Troppo.
Insomma si perde sempre troppo tempo a maneggiare la carta e si danno
tempi impiccati per eseguire i lavori (che va bene: non sono granche: è
un capannone coi cessi attaccati…).
Ma passando dal particolare (la palestra di Curno) al generale ( il
Codice degli Appalti) anche stavolta si vede come in Italia anziché
seguire la strada maestra della competizione economica si segue la
strada della riduzione della stessa.
A parte il fatto che la numerazione progressiva delle imprese che
hanno recapitato la domanda di partecipazione dovrebbe seguire giorno
ora minuto di ricevimento
ma non pare che questo sia il metodo generalmente utilizzato, la
questione è che l'estrazione a sorte delle imprese DOVREBBE perlomeno
avvenire alla presenza di un notaio visto che la presenza di imprese o
cittadini non contempla alcuna possibilità di controllo.
Detto questo l'errore di fondo del operazione sta nell'estrazione a
sorte di un numero ridotto (da 181 a15: in teoria: vale a dire meno del
10%. A Curno siamo attorno al 14% ) di imprese che saranno
invitate a presentare l'offerta.
Nonostante che in via del tutto formale non siano noti i nominativi
delle imprese invitate a presentare l'offerta, questo è sostanzialmente
un segreto di pulcinella dal momento che le imprese hanno una propria
associazione e nessuno vieta che questa convochi una riunione riservata
alle candidate per discutere del progetto e dei prezzi di quest'opera e
delle regole dell'appalto. Evidente che alla riunione ci andranno in
primis quelle che hanno ricevuto la grazia dell'invito e li si capirà
prima di tutto chi è quella che potrà far partire i lavori
immediatamente, si capirà quali sono i prezzi buoni, quelli meno,
quelli cattivi e quindi si sentiranno anche i pareri sugli sconti da
fare.
A questo punto sono le imprese sostanzialmente che decidono il
prezzo dell'opera ed a chi assegnarla tanto é vero che –l'abbiamo visto
coi lavori della rotonda- nonostante i 25 invitati hanno mandato
l'offerta solo otto. E l'ente prenderà atto che la sceneggiata si
è svolta nel pieno rispetto della legge.
In questo tipo di opera sembra non esistere nemmeno l'occasione per
fare meglio (vale a dire un ribasso imbattibile) a meno che l'ente non
fissi limitazioni allo stesso (suscitando qualche perplessità a
Brescia) sfruttando il fatto che in questo momento ci sia in zona
un'impresa che sta finendo dei lavori e non deve creare ex novo
il cantiere. Ma non é detto.
Ecco perché alla fine siamo del parere che se sono 181 le imprese che
vogliono concorrere, che siano ammesse 181 offerte dal momento che
invece con 25 potenziali concorrenti e 8 offerte reali… basta uotsapp.
|
|
|