Domenica
15 dicembre sono calati dall'alta Valle Brembana un nutrito gruppo di
Volontari che hanno allestito nella piazzetta di Vicolo Ghiacciaia dei
banchi dove cucinavano polenta abbrustolivano cotechini vendevano
l'una e l'altra e panini imbottiti di lecconerie
altovalbrembanine nonché raccoglievano fondi per una lotteria. Erano
accompagnati –giravano tra le aiuole di Piazza Vecchia- da una biga con
a bordo un incerto bigattiere trainata da due bei cavalloni neri
(piuttosto nervosi) ed alcuni boscaioli o carpentieri sempre
dell'alta ValBrembana travestiti da centurioni romani. Tutt'altra
figura che quelli al Colosseo!. Qui si respirava davvero il parfum del
maschio centro italico che conquistava i rozzi celti, peccato che le
parte fossero invertite ma si sa, sotto Natale è concesso tutto. Cari
miei Bergamo diventa vieppiù internazionale. Se ne vanno gli inglesi? E
noi chiamiamo i romani. Tiè. Che volete di più? Una ruota panoramica!.
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STA SUCCEDENDO QUALCOSA DI GRAVE
NEL MEDITERRANEO E L’ITALIA BOH?
Turchia 81 milioni di abitanti, Iraq 38 milioni, Iran 82
milioni, Arabia Saudita 33milioni , Israele 9 milioni ,
Egitto 98 milioni, Libia 6,5 milioni, Tunisia 11,5 milioni,
Algeria 41 milioni e Marocco 36 milioni.
Turchia Iran ed Egitto sono - saranno i principali player del
Mediterraneo orientale. Israele ? c'è anche lei ma solo per fare caos:
non è che una pedina mercenaria americana.
Non stupisce quindi che la Turchia miri a mettere le mani sulle risorse
energetiche della Libia. Come non stupisce che la Russia, dopo essere
stata protagonista della c.d. stabilizzazione della Siria diventandone
di fatto l'occupatore soft adesso abbia deciso di mettere mano (anzi:
dare una mano) ad Haftar mezzo padrone della Libia. Forse anche
principale padrone della Libia. Chi riuscirà a mettere le mani
sulla NOC (National Oil Company) sarà il padrone della Libia.
Le ambizioni politiche nella zona e internazionali della Turchia le
impongono di diventare un player internazionale nel Mediterraneo
per governare sia a proprio vantaggio che verso-contro gli altri paesi
la distribuzione del gas. Le risorse energetiche interne della Turchia
sono limitate, il paese difficilmente può evitare il peso delle
importazioni e, di conseguenza, un crescente disavanzo delle partite
correnti. La Turchia importa quasi tutti i combustibili liquidi, il
carbon fossile e il gas naturale che consuma.
Il gas naturale sarà la principale fonte di spesa nelle importazioni di
energia della Turchia. Circa la metà dell'energia elettrica in Turchia
proviene da centrali elettriche alimentate a gas naturale, e tale quota
è destinata a crescere mentre la Turchia cerca fonti di energia più
economiche e pulite. La maggior parte delle previsioni stimano che la
Turchia arriverà quasi a raddoppiare il suo consumo di energia
elettrica nel prossimo decennio. Infatti, la Turchia è seconda solo
alla Cina nella sua crescente domanda di energia elettrica e di gas
naturale per la produzione di energia.
L'anno scorso è stato provato come il Mediterraneo orientale
porti in pancia incommensurabili risorse energetiche. Quello di Zohr è
il giacimento di metano più grande del Mediterraneo e dopo la sua
scoperta è stato attrezzato per la produzione, iniziata nel gennaio
2018.
Cipro è stata una zona molto fortunata per l'esplorazione, con la
scoperta di una serie di giacimenti giganteschi negli ultimi anni, fra
cui il Glaucus da parte di ExxonMobil nel 2019 e il Calypso da parte di
Eni nel 2018. C'è anche un giacimento più sviluppato, l'Aphro dite, che
è stato scoperto nel 2011 e in base alle proiezioni genererà un
fatturato netto di 9,5 miliardi di dollari in 18 anni grazie alla
vendita di gas attraverso il terminal egiziano di Idku.
La Turchia affamata di energia e di indipendenza rispetto ai fornitori
come la Russia , ha inviato delle navi nelle acque costiere di Cipro
affinché effettuassero trivellazioni in cerca di gas. La Turchia dice
che continuerà a cercare metano in queste acque se il governo
greco-cipriota riconosciuto internazionalmente non accoglierà una
proposta di cooperazione lanciata dai turco-ciprioti.
In tutta risposta, Cipro e la Grecia hanno emesso un mandato di cattura
nei confronti di qualsiasi eventuale nave di perforazione che ostacoli
le loro attività legate al gas, e si sono appellati all'Unione Europea
affinché punisca la Turchia per le sue iniziative.
Israele sta alimentando ulteriormente il potenziale dell'Egitto per
diventare il nuovo hub del gas destinato all'Europa. La scoperta e lo
sviluppo di giacimenti di metano al largo delle coste di Israele negli
ultimi vent'anni gli ha consentito di accumulare abbondanti riserve di
gas, che sta cercando di usare in modo da trarne vantaggio dal punto di
vista geopolitico.
Israele ha anche instaurato un solido rapporto con Cipro e la Grecia. I
tre Paesi svolgono esercitazioni militari congiunte e operazioni
coordinate per la sicurezza nel Mediterraneo orientale. Sono tre
piccoli paesi ma in posizione geostrategica assai importante.
Attualmente stanno anche collaborando alla costruzione di una
conduttura per il gas da 7 miliardi di dollari che colleghi i
giacimenti israeliani e ciprioti con l'Italia (EastMed Pipeline
Project) passando per l'isola greca di Creta allo scopo di rifornire
altri Paesi europei. Questo piano diventerà ancora più redditizio se
verranno scoperti altri giacimenti grazie alle attività esplorative in
corso al largo delle coste di Creta.
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La
politica del rischio calcolato seguita dalla Turchia deve essere letta
nel contesto dei tentativi da parte di Egitto, Grecia, Cipro e Israele
di creare un'infrastruttura energetica regionale che la escluda dal
mercato del gas naturale proveniente dal Mediterraneo orientale. Un
eventuale accordo fra Egitto e Cipro condurrebbe alla vendita di metano
all'Europa dal Mediterraneo orientale aggirando le condutture russe e
quelle turche.
Russia e Turchia, che condividono il Mar Nero, hanno da tempo formato
un'alleanza energetica che si fonda non solo sul gas ma anche
sull'energia nucleare. Il sogno di Recep Tayyip Erdogan è quello di
trasformare la Turchia non solo in una potenza militare e politica, ma
anche energetica. E per farlo, ha bisogno di Mosca, che può fornire non
solo il gas per il mercato turco, ma anche la tecnologia per le
centrali nucleari, oltre che trasformarla nell'hub del gas russo per
l'Europa sud-orientale.
A questo scopo, sono essenziali due pipeline: il Blue Stream, che è già
attivo, e il Turkish Stream, in fase di completamento e con la parte
off-shore già realizzata e inaugurata con una cerimonia in Turchia cui
ha partecipato anche Vladimir Putin.
Perché il governo guidato da Fayez al-Serraj a Tripoli fa sponda alla
Turchia di Recep Tayyip Erdogan? La risposta è semplice: i turchi sono
i principali alleati sul piano militare del governo di accordo
nazionale. E del suo petrolio. In una conferenza stampa il 10 dicembre
Erdogan ha annunciato la possibilità di schierare soldati turchi sul
suolo libico proprio in virtù di un accordo militare già pre-esistente.
D'altronde, come esposto nell'ultimo rapporto del Panel di esperti
sulla Libia, i droni armati di ultima generazione di cui dispone Serraj
– in piena violazione dell'embargo sugli armamenti dichiarato dal 2011
dalle Nazioni Unite, come per altro gli approvvigionamenti di sauditi,
russi ed egiziani a supporto di Haftar – sono di provenienza turca.
Nella stessa conferenza stampa, però, Erdogan ha ricordato come Haftar,
definito “un fuorilegge”, schieri forze speciali del Wagner Group,
esercito privato russo che il Cremlino usa spesso in operazioni
particolarmente delicate. Erdogan ha detto anche di essere convinto che
Mosca “rivedrà le sue posizioni” su Haftar.
Il primo atto della crisi scatenata da Erdogan è stata il 27 novembre
la firma di un Memorandum d'intesa con il governo di accordo nazionale
di Tripoli, l'unica entità statale libica riconosciuta dalla comunità
internazionale. L'intesa prevede la costituzione di “aree di
giurisdizione marittima”, argomento sul tavolo diplomatico tra i due
Paesi da oltre dieci anni. All'articolo uno, è prevista una “zona
economica speciale” che va per la Libia dalle città della costa
orientale di Derna e Barnia (che in realtà sono sotto il controllo del
Generale Khalifa Haftar) fino a un confine immaginario che corre lungo
34 chilometri (18.6 miglia marittime), a circa 80 chilometri a sud est
dell'isola di Creta. Per la Turchia invece comincia dallo stesso
confine in mare e termina a Nord nella striscia di terra dalla città di
Kas a Fathiye. L'istituzione di questo nuovo confine – possibile
secondo quanto prevede il diritto marittimo internazionale – ridisegna
i confini marittimi tra i due Paesi e prevede collaborazioni nello
sfruttamento delle risorse marittime, escluse quelle energetiche. Come
ha dichiarato lo stesso Erdogan, in questo caso in cima alle priorità
dell'accordo c'è l'esplorazione congiunta Turchia-Libia a largo delle
coste di Cipro. È un Memorandum d'intesa perché, come nel caso di
quello del febbraio 2017 firmato con il governo di Tripoli con il
ministro Marco Minniti, non è necessaria una ratifica del Parlamento
libico, che stando a Tobruk, in una zona d'influenza di Haftar, sarebbe
in larga parte contrario. Ankara invece ha avuto anche l'avallo del
parlamento in tempi record: sette giorni.
Finalmente dopo un lungo dormiveglia dell'Europa che si cullava per la
costituzione del suo nuovo governo ecco che per Santa Lucia a lato del
Consiglio Europeo, anche il terzetto Conte Macron e Merkel sono usciti
allo scoperto con un fragoroso comunicato “"Esortiamo tutte le
parti libiche e internazionali ad astenersi da azioni militari e a
impegnarsi a una cessazione complessiva e duratura delle ostilità". E'
stato un incontro chiesto dall'Italia per rispondere all'escala tion
che nelle prossime ore potrebbe travolgere Tripoli con l'ingresso del
generale Haftar in città. Un appello non solo rivolto all'uomo forte
della Cirenaica e a Serraj, ma anche ai loro sponsor esterni,
rispettivamente Putin ed Erdogan.
Al trio suddetto fa paura la prossima potenziale invasione di immigrati
nel caso scoppiasse una guerra in Libia ed anche un crollo dei profitti
delle relative compagnie petrolifere colà operanti.
Riassume ecumenico premier Conte: "Abbiamo condiviso la necessità che
l'Europa si faccia sentire". Il non detto è rivolto alla Francia: le
divisioni di questi anni sulla Libia hanno portato allo stallo che ora
potrebbe a sua volta portare a uno scenario siriano in Libia, dove
Russia e Turchia prendono il sopravvento, in questo caso insieme
all'Egitto di Al Sisi.
L'impressione generale è che nei prossimi mesi il pallino
stia solo nelle mani della Russia e di Erdogan e tutti gli altri siano
destinati a essere semplici comprimari e che l'Europa, schiantata
sulla crescita zero (o quasi) debba accontentarsi delle
(sostanziose) briciole che Putin ed Erdogan baderanno bene di non
toccare mentre la Turchia –rifiutata dall'Europa- ne diventerà
una fortissima concorrente.
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Il
custode deLa Latrina du Nusquamia, l'ing. Claudio Piga montava la
guardia in attesa del commento alla sua ennesina stronzata criminale
addosso ai suoi sfortunati figlioli.
Veda dottore di pensare ai casini suoi piuttosto che ai casini (pochi o
nessuno) degli altri e tanto meno quelli dei Curnesi. Che sono campati
benissimo mille anni prima che arrivasse lei a infettare l'aria. Fossi
in lei comprerei un bella corda e m'impiccherei o mi butterei nell'Adda
sotto casa.
Coma l'è ol soc, l'è anche la tapa. Ricattare una merda? Al massimo,,, raccattarla da terra col sacchettino come quella di un cane.
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