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TITO, GORI, MORANDO E QUARTAPELLE
ANCORA SULLA NUOVA LEGGE ELETTORALE
E GLI INTORCIONI PIDDINI
Oggi Claudio Tito dalle pagine di repubblica ci avverte che il PD
sposando il ritorno alla legge elettorale proporzionale rischia di
perdere la sua identità. Precisa che l'attuale maggioranza
giallo-rossa, con l'assenso della Lega, vuole ritornare ad un modello
interamente proporzionale come nella Prima Repubblica. Con in più solo
uno sbarramento al 5 per cento. Invece Giorgio Gori (sindaco di
Bergamo) , Enrico Morando (piemontese deputato PD) e Lia Quartapelle
(deputata PD Milano) con una lettera al Corriere avvertono che il
maggioritario a due turni sarebbe il sistema giusto per l'Italia. Il
sistema di elezione dei sindaci nei comuni con oltre 15 mila abitanti.
Scrivono i tre: l'esempio dei governi di tante città è lì a dimostrare
la funzionalità del maggioritario a doppio turno, sia rispetto alla
rappresentanza, sia riguardo alla necessità di una «democrazia
decidente». I cittadini la conoscono come la «legge elettorale dei
Sindaci», ed è esattamente ciò che serve — noi pensiamo — anche al
nostro Paese. Aggiunge sconsolato Claudio Tito: si assiste ad una
classe dirigente che rincorre i suoi limiti e cerca di colmare i suoi
deficit cambiando le regole di elezione del Parlamento. Confonde
continuamente i difetti del sistema politico con quelli del modello
elettorale nella speranza, rivelatasi sempre vana, di correggerli.
Invece di cambiare se stessi, cambiano le norme.
Cosa combinerà il PD domani sulla legge elettorale meglio pensarci
poco dal momento che è ormai allo sbando e quindi ci si può aspettare
di tutto.
(...)
ADESSO... CHE STRONZO QUEL RENZI!
CE NE FOSSERO STATI ALTRI CHE FACESSERO MEGLIO DI LUI PERO'
Adesso tutti addosso al Renzi. Di Renzi abbiamo stimato molti tratti e
decisioni ed altre non ci sono piaciute o ci hanno lasciati perplessi.
Adesso sono tutti addosso a Renzi ma tutti dimenticano che dal 2008 ad
oggi gli anni del governo Renzi+Gentiloni sono stati gli unici in cui
il PiL italiano è cresciuto. Il governo giallo verde non è riuscito a
conservare neanche la decima parte della crescita dei governi R+G ed
anche il governo giallo rosso proseguirà a colpi di zero più qualcosa.
Più qualcosa che non si sa. Senza contare che ci sono 160 crisi
industriali in piedi senza soluzioni e quasi 300mila persone che forse
non vedranno più il salario. Nemmeno quello decurtato.
Il governo Renzi comincia il 22 febbraio 2014 e termina il 12 dicembre
2016 per proseguire col governo Gentiloni che termina il 4 marzo 2018.
La crescita del Pil in quegli anni secondo l'ISTAT è stata dello 0,7
nel 2014, dello 0,8 nel 2015, dello 0,9 nel 2016 , dell'1,0 nel 2017 e
poi col governo giallo verde arretra allo 0,9 del 2018 per crollare a
zero: + 0,1 a fine anno.
Poi possiamo mettere in fila i dati dell'occupazione per verificare che
durante i governi R+G l'occupazione è cresciuta poco ma cresceva anche
il PiL: quindi l'Italia rendeva di più e lavorava più ore mentre col
governo giallo verde e giallo rosso l'occupazione cresce pochissimo, il
RdC non ha creato posti di lavoro (tranne i ) e nemmeno Quota 100 che
doveva fornire 3-4 posti per ogni pensionato non ne ha creato uno di
più.
(...)
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TITO, GORI, MORANDO E QUARTAPELLE
ANCORA SULLA NUOVA LEGGE ELETTORALE
E GLI INTORCIONI PIDDINI
Oggi Claudio Tito dalle pagine di repubblica ci avverte che il PD
sposando il ritorno alla legge elettorale proporzionale rischia di
perdere la sua identità. Precisa che l'attuale maggioranza
giallo-rossa, con l'assenso della Lega, vuole ritornare ad un modello
interamente proporzionale come nella Prima Repubblica. Con in più solo
uno sbarramento al 5 per cento. Invece Giorgio Gori (sindaco di
Bergamo) , Enrico Morando (piemontese deputato PD) e Lia Quartapelle
(deputata PD Milano) con una lettera al Corriere avvertono che il
maggioritario a due turni sarebbe il sistema giusto per l'Italia. Il
sistema di elezione dei sindaci nei comuni con oltre 15 mila abitanti.
Scrivono i tre: l'esempio dei governi di tante città è lì a dimostrare
la funzionalità del maggioritario a doppio turno, sia rispetto alla
rappresentanza, sia riguardo alla necessità di una «democrazia
decidente». I cittadini la conoscono come la «legge elettorale dei
Sindaci», ed è esattamente ciò che serve — noi pensiamo — anche al
nostro Paese. Aggiunge sconsolato Claudio Tito: si assiste ad una
classe dirigente che rincorre i suoi limiti e cerca di colmare i suoi
deficit cambiando le regole di elezione del Parlamento. Confonde
continuamente i difetti del sistema politico con quelli del modello
elettorale nella speranza, rivelatasi sempre vana, di correggerli.
Invece di cambiare se stessi, cambiano le norme.
Cosa combinerà il PD domani sulla legge elettorale meglio
pensarci poco dal momento che è ormai allo sbando e quindi ci si può
aspettare di tutto.
Alcuni principi debbono essere certi a nostro avviso.
Il primo è che la c.d. soglia di sbarramento non deve escludere nessuno.
Il secondo è che l'attuale legge sui sindaci dei comuni oltre i
15mila abitanti alla fine elimina le rappresentanze minori che magari
in una comune hanno scarso peso mentre a livello nazionale invece
contano. Per questo bisogna fissare non una percentuale ma un numero
minimo di voti per avere un deputato.
Il terzo è che la legge elettorale deve essere positiva dalla parte
dell'elettore, vale a dire che deve incentivare la sua partecipazione
anziché metterlo davanti ad uno schema “prendere o lasciare” perché in
questo caso l'elettore va al mare anziché al seggio.
Il quarto punto è che… in Inghilterra hanno finito le elezioni alle ore
23 e nemmeno 24 ore dopo la regina ha conferito l'incarico di formare
il governo. Invece in Italia dalle elezioni del 06 marzo 2018 il
governo Conte 1 ha avuto l'incarico il 31 maggio ed ha avuto la
maggioranza il 05-06 giugno 2018.
Ecco perché a nostro avviso la legge elettorale va accompagnata anche
da alcune riforme istituzionali non pesanti e non manomissive dei
fondamentali della Costituzione.
La riproponiamo.
Alle elezioni politiche del 04 marzo 2018 potevano votare
46,5 milioni di elettori ed hanno invece votato solo 33,9 milioni.
Noi pensiamo a una sistema elettorale perfettamente proporzionale che
elegga un deputato ogni 100mila voti validi raccolti in tutti i collegi
d'Italia. Sistema perfettamente proporzionale ed eventualmente anche a
doppio turno. Il parlamento, formato quindi da una sola camera, poteva
essere formato potenzialmente da 465 componenti mentre in realtà ne
avrebbe visto eletti solo 340.
In questo modo la decisione sul numero dei componenti il
parlamento resta nelle mani degli elettori e non dei politici. Votano
tutti gli italiani che hanno compiuto 18 anni com'è adesso per la
Camera.
Con questo sistema un governo poteva avere la maggioranza solo se
disponeva di 171 deputati che sarebbero appartenuti al partito o alla
coalizione –dichiarata quest'ultima prima della tornata elettorale- che
avessero raggiunto appunto 171 eletti.
Possono però accadere esiti numerici differenti e quindi per dare
stabilità ad un esecutivo che abbia una dote di consensi “sensatamente”
maggioritaria, e quindi se un partito o una coalizione
raggiungono alla prima tornata elettorale il 40%+1 dei voti validi
disporranno di 175 eletti (tra quelli che hanno raggiunto i
numeri più elevati) e i rimanenti saranno scelti nei rimanenti
340-175=165. Saranno comunque presenti in parlamento tutte le
formazioni che hanno raccolto nel Paese almeno 100mila voti.
Nel caso che nessun partito o coalizione raggiunga alla prima tornata
elettorale il 40%+1 dei voti la domenica successiva si celebra il
secondo turno tra le due formazioni (partiti o coalizioni) che hanno
ottenuto maggiori consensi al primo turno.
Passiamo ad un esempio concreto prendendo come modello le elezioni del
marzo 2018 laddove nessuna coalizione raggiunse alla prima tornata il
40%+1 dei voti.
Tornando per esempio al dato elettorale del marzo 2018 –parlamento di
340 eletti- se i primi due partiti & coalizioni hanno raggiunto
rispettivamente nella prima tornata elettorale il 37% e il 32% andavano
in ballottaggio CDX e 5S.
Nell'ipotesi che il CDX avesse vinto col 50%+ 1 voti al secondo turno,
accadeva che il parlamento sarebbe stato formato da tutti 340x0,63= 214
(tutti gli eletti al primo turno dei partiti NON di CDX) e quindi la
coalizione vincitrice avrebbe avuto bisogno per essere maggioranza di
214+5= 219 eletti. Vale a dire che ai 340x0,37=126 se ne aggiungevano
219-126=93.
In questo caso alla fine il parlamento sarebbe risultato composto
da 214+219=433 deputati che sono un numero inferiore dei 630 attuali.
La maggioranza che si forma in questo modo non chiede la votazione di fiducia alla camera essendo già titolata dall'elettorato.
Assieme alla legge elettorale vanno però modificate anche alcune
regole coerenti con la stessa. Il governo per restare in carica
DEVE avere la maggioranza SOLO per alcune votazioni fondamentali: il
DEF, la Legge di Stabilità, il Bilancio Consuntivo, la dichiarazione di
guerra o l'invio di truppe all'estero, il piano energetico e
industriale nazionale (che vanno votati e aggiornati ogni anno entro 90
giorni dalla Legge di Stabilità), il recepimento delle leggi UE e
internazionali. Per tutto il resto le leggi sono votate con la sola
maggioranza dei parlamentari votanti ed è esclusa la possibilità di
legiferare su temi etici.
Non è consentito agli eletti di cambiare partito (non esiste un gruppo
misto) e in tal caso perdono il seggio e vengono sostituiti dal
primo più votato del suo partito. Nell'assemblea dei capigruppo però le
votazioni tengono conto del peso politico reale guadagnato da ciascun
gruppo nella prima tornata elettorale. Nelle commissioni possono essere
immessi anche dei non eletti scelti comunque tra quelli più votati in
ordine numerico.
Siccome le elezioni si tengono ogni cinque anni poichè questo è
l'impegno assunto dai vari candidati coi propri elettori se la
maggioranza in carica durante una delle nove votazioni fondamentali
finisce in minoranza, se entro due settimane ci sono partiti o
coalizioni che vanno dal presidente della repubblica per presentare un
nuovo governo, il relativo programma e una maggioranza coerente, la
composizione del parlamento cambia (escono i parlamentari meno votati
della maggioranza decaduta ed entrano i parlamentari più votati alla
prima tornata della nuova maggioranza) assegnando a questo partito o
coalizione la maggioranza dei seggi. In questo caso la nuova
coalizione di maggioranza va in parlamento e chiede il voto di fiducia
sul programma.
Infine. I partiti sono finanziati pubblicamente con un euro ogni anno
per ciascun elettore che li ha votati solo nel caso che abbiano
almeno un eletto per ciascun anno di durata della legislatura.
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ADESSO... CHE STRONZO QUEL RENZI!
CE NE FOSSERO STATI ALTRI CHE FACESSERO MEGLIO DI LUI PERO'
Adesso tutti addosso al Renzi. Di Renzi abbiamo stimato molti tratti e
decisioni ed altre non ci sono piaciute o ci hanno lasciati perplessi.
Adesso sono tutti addosso a Renzi ma tutti dimenticano che dal
2008 ad oggi gli anni del governo Renzi+Gentiloni sono stati gli unici
in cui il PiL italiano è cresciuto. Il governo giallo verde non è
riuscito a conservare neanche la decima parte della crescita dei
governi R+G ed anche il governo giallo rosso proseguirà a colpi di zero
più qualcosa. Più qualcosa che non si sa. Senza contare che ci sono 160
crisi industriali in piedi senza soluzioni e quasi 300mila persone che
forse non vedranno più il salario. Nemmeno quello decurtato.
Il governo Renzi comincia il 22 febbraio 2014 e termina il 12 dicembre
2016 per proseguire col governo Gentiloni che termina il 4 marzo 2018.
La crescita del Pil in quegli anni secondo l'ISTAT è stata
dello 0,7 nel 2014, dello 0,8 nel 2015, dello 0,9 nel 2016 , dell'1,0
nel 2017 e poi col governo giallo verde arretra allo 0,9 del 2018 per
crollare a zero: + 0,1 a fine anno.
Poi possiamo mettere in fila i dati dell'occupazione per verificare che
durante i governi R+G l'occupazione è cresciuta poco ma cresceva anche
il PiL: quindi l'Italia rendeva di più e lavorava più ore mentre col
governo giallo verde e giallo rosso l'occupazione cresce pochissimo, il
RdC non ha creato posti di lavoro (tranne i ) e nemmeno Quota 100 che
doveva fornire 3-4 posti per ogni pensionato non ne ha creato uno di
più.
Quando Renzi ha preso n mano l'Italia questa stava cadendo nelle mani
delle troika. L'ha trattenuta, l'ha fermata, le ha sollevato la
testa facendola respirare. Una piccola azione da scout che nessuno dei
precedenti PdC c'erano riusciti.
Renzi col JA ha consentito alle imprese di liberarsi di un
certo tipo di manopera che non si poteva e nemmeno voleva più
migliorare. Si: l'ha fatto. Renzi ha introdotto rapporti di
lavoro mettendo il coltello dalla parte del manico ai padroni: si
l'ha fatto.
Ma sotto il governo Renzi non era stato cambiato il metodo di
rilevazione degli occupati come ha fatto il governo giallo verde per
cui se oggi lavori UN giorno in UN anno diventi statisticamente UN
occupato per tutto l'anno.
Renzi ha introdotto il premio di 80 euro alle classi medie e i media
coi sovranisti e i 5S hanno fatto un casino a quattro perché a
fine anno per ciascun lavoratore l'INPS rifaceva i conti ragione per
cui se era fuori il target, dovevano essere restituiti. Come fosse
colpa di Renzi se uno anziché prendere cento in un anno riusciva a
prenderne 150. E gli NPL dentro i conti delle anche erano colpa di
Renzi o di un sistema bancario che non sa e non vuole gestire il
credito specialmente a cominciare da quando è arrivato il cavaliere?
Poi non vogliamo proprio immaginare nessun sospetto sul fatto che
un MPS che fosse una chela dei grandi vecchi del PCI – da DAlema a
Bersani dimenticando il ruolo di Napolitano migliorista- in una città
di lazzaroni e corrotti come Siena non sia andata a fuoco per merito
proprio degli avversari di ieri e di oggi di Renzi?. Notoriamente lui
cattolico contro i grandi vecchi comunisti.
Qualcuno adesso vende Bersani come il saggio. Che non vedeva MPS oppure
i casini di Torino e di Milano nel PCI-PDs-Ds-PD. Quello che ha fatto
le liberalizzazione senza nemmeno sapere cosa facesse. Vedi
l'elettricità o il gas o i telefoni. Due dozzine di produttori reali e
quasi 400 aziende che ri-vendono energia-gas-telefonia ma un kw di
corrente costa 0,03-0,06 cent di euro mentre in bolletta ne paghi dieci
volte di più e la differenza finisce allo stato ed ai privati che hanno
comprato parte delle reti privatizzate proprio da Bersani. E –guarda
che privatizzazioni!- i prezzi per determinare la differenza tra 0,03
dell'energia e lo 0,6 della bolletta NON è determinata in concorrenza
ma dallo stato e dagli operatori.
E la liberalizzazione delle licenze commerciali con l'esplosione dei
grande commercio e del c.d. food come se gli italiani si fossero messi
di botto a fare due colazione, tre pranzi e quattro cene a testa?. E
l'acqua da bere e la nettezza urbana? Aziende pubbliche (con larga
partecipazione dei privati) e private fanno cartello salvo che alla
fine a Milano paghi la metà che a Roma e Napoli. E la
liberalizzazione dei voli con 5000 dell'Alitalia da gettare via?
E la privatizzazione dell'ILVA con altri 5000 da gettare
nell'altoforno? E la libearlizazione privatizzazione delle autostrade
che –pubbliche o private- guadagnavano e guadagnano alla grande
evitando la manutenzione?.
Stessa storia delle banche. Prima del 2008 ci fu una esplosione del
numero degli sportelli. Liberalizziamo. Perfino nel paese sgarrupato ce
n'erano quattro in fila sotto un portico e adesso ne è rimasta una. Le
altre sono saltate in aria tutte (razza delle banche venete…) e quella
che è rimasta ha cambiato padrone. Per dimenticare la strage di
occupati annunciata elegantemente da Mustier-Unicredit o i
pensionamenti di Intesa senza dimenticare i massici sfoltimenti di
personale e sedi anche della grandi banche locali. Che pure se la
sono svignata abbastanza dalla crisi del 2008.
Adesso c'è questa storia della fondazione Open, della casa comprata con
un transitare di prestiti subito restituiti o quella delle carte di
credito usate dai suoi sodali per organizzare la politica e –il bello!-
sono tutti soldi dai percorsi tracciati. Come dire: sono stai pure
coglioni!. Non si comprende dove arrivi l'invidia personale oppure la
solita fame di sangue di un Espresso in crisi sempre a caccia di scoop
in concorrenza con un altro quotidiano mezzo fallito: Il Fatto assieme
al Foglio per dimenticare i due tre quotidiani della destra. La
sparo li ma penso che ci siano almeno un buon 20% dei nostri
parlamentari che si sono fatti un mutuo per comprare chi casa chi
studio chi qualcosa d'altro ben consistente sperando che la legislatura
duri cinque anni.
Concludo. Da uno come Renzi non comprerei nemmeno una capra temendo che
mi refili un becco. Ma senza ammirarlo troppo si può affermare che il
governo Renzi- Gentiloni sia stato il migliore di questi ultimi dieci
anni. C'avessero le palle e la capacità anche gli attuali per
fare meglio. Non esiste.
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