A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1146 DEL 14 DICEMBRE 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















TITO, GORI, MORANDO E QUARTAPELLE
ANCORA SULLA NUOVA LEGGE ELETTORALE
E GLI INTORCIONI PIDDINI

Oggi  Claudio Tito dalle pagine di repubblica ci avverte che il PD sposando il ritorno alla legge elettorale proporzionale rischia di perdere la sua identità.  Precisa che l'attuale maggioranza giallo-rossa, con l'assenso della Lega, vuole ritornare ad un modello interamente proporzionale come nella Prima Repubblica. Con in più solo uno sbarramento al 5 per cento. Invece Giorgio Gori (sindaco di Bergamo) , Enrico Morando (piemontese deputato PD) e Lia Quartapelle (deputata PD Milano) con una lettera al Corriere avvertono che il maggioritario a due turni sarebbe il sistema giusto per l'Italia. Il sistema di elezione dei sindaci nei comuni con oltre 15 mila abitanti. Scrivono i tre: l'esempio dei governi di tante città è lì a dimostrare la funzionalità del maggioritario a doppio turno, sia rispetto alla rappresentanza, sia riguardo alla necessità di una «democrazia decidente». I cittadini la conoscono come la «legge elettorale dei Sindaci», ed è esattamente ciò che serve — noi pensiamo — anche al nostro Paese. Aggiunge sconsolato Claudio Tito: si assiste ad una classe dirigente che rincorre i suoi limiti e cerca di colmare i suoi deficit cambiando le regole di elezione del Parlamento. Confonde continuamente i difetti del sistema politico con quelli del modello elettorale nella speranza, rivelatasi sempre vana, di correggerli. Invece di cambiare se stessi, cambiano le norme.
Cosa combinerà il PD domani sulla legge elettorale meglio  pensarci poco dal momento che è ormai allo sbando e quindi ci si può aspettare di tutto.
(...)

ADESSO... CHE STRONZO QUEL RENZI!
CE NE FOSSERO STATI  ALTRI CHE FACESSERO MEGLIO DI LUI PERO'


Adesso tutti addosso al Renzi. Di Renzi abbiamo stimato molti tratti e decisioni ed altre non ci sono piaciute o ci hanno lasciati perplessi. Adesso sono tutti addosso a Renzi ma tutti dimenticano che  dal 2008 ad oggi gli anni del governo Renzi+Gentiloni sono stati gli unici in cui il PiL  italiano è cresciuto. Il governo giallo verde non è riuscito a conservare  neanche la decima parte della crescita dei governi R+G ed anche il governo giallo rosso proseguirà a colpi di zero più qualcosa. Più qualcosa che non si sa. Senza contare che ci sono 160 crisi industriali in piedi senza soluzioni e quasi 300mila persone che forse non vedranno più il salario. Nemmeno quello decurtato.
Il governo Renzi comincia il 22 febbraio 2014 e termina il 12 dicembre 2016 per proseguire col governo Gentiloni che termina il 4 marzo 2018. La crescita del Pil in quegli anni   secondo l'ISTAT è stata dello 0,7 nel 2014, dello 0,8 nel 2015, dello 0,9 nel 2016 , dell'1,0 nel 2017 e poi col governo giallo verde arretra allo 0,9 del 2018 per crollare a zero: + 0,1 a fine anno.
Poi possiamo mettere in fila i dati dell'occupazione per verificare che durante i governi R+G l'occupazione è cresciuta poco ma cresceva anche il PiL: quindi l'Italia rendeva di più e lavorava più ore mentre col governo giallo verde e giallo rosso l'occupazione cresce pochissimo, il RdC non ha creato posti di lavoro (tranne i ) e nemmeno Quota 100 che doveva fornire 3-4 posti per ogni pensionato non ne ha creato uno di più.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!





























































































































































































































































TITO, GORI, MORANDO E QUARTAPELLE
ANCORA SULLA NUOVA LEGGE ELETTORALE
E GLI INTORCIONI PIDDINI

Oggi  Claudio Tito dalle pagine di repubblica ci avverte che il PD sposando il ritorno alla legge elettorale proporzionale rischia di perdere la sua identità.  Precisa che l'attuale maggioranza giallo-rossa, con l'assenso della Lega, vuole ritornare ad un modello interamente proporzionale come nella Prima Repubblica. Con in più solo uno sbarramento al 5 per cento. Invece Giorgio Gori (sindaco di Bergamo) , Enrico Morando (piemontese deputato PD) e Lia Quartapelle (deputata PD Milano) con una lettera al Corriere avvertono che il maggioritario a due turni sarebbe il sistema giusto per l'Italia. Il sistema di elezione dei sindaci nei comuni con oltre 15 mila abitanti. Scrivono i tre: l'esempio dei governi di tante città è lì a dimostrare la funzionalità del maggioritario a doppio turno, sia rispetto alla rappresentanza, sia riguardo alla necessità di una «democrazia decidente». I cittadini la conoscono come la «legge elettorale dei Sindaci», ed è esattamente ciò che serve — noi pensiamo — anche al nostro Paese. Aggiunge sconsolato Claudio Tito: si assiste ad una classe dirigente che rincorre i suoi limiti e cerca di colmare i suoi deficit cambiando le regole di elezione del Parlamento. Confonde continuamente i difetti del sistema politico con quelli del modello elettorale nella speranza, rivelatasi sempre vana, di correggerli. Invece di cambiare se stessi, cambiano le norme.
Cosa combinerà il PD domani sulla legge elettorale meglio  pensarci poco dal momento che è ormai allo sbando e quindi ci si può aspettare di tutto.
Alcuni principi debbono essere certi a nostro avviso.
Il primo è che la c.d. soglia di sbarramento non deve escludere nessuno.
Il secondo è che l'attuale legge sui sindaci  dei comuni oltre i 15mila abitanti alla fine elimina le rappresentanze minori che magari in una comune hanno scarso peso mentre a livello nazionale invece contano. Per questo bisogna fissare non una percentuale ma un numero minimo di voti per avere un deputato.
Il terzo è che la legge elettorale deve essere positiva dalla parte dell'elettore, vale a dire che deve incentivare la sua partecipazione anziché metterlo davanti ad uno schema “prendere o lasciare” perché in questo caso l'elettore va al mare anziché al seggio.
Il quarto punto è che… in Inghilterra hanno finito le elezioni alle ore 23 e nemmeno 24 ore dopo la regina ha conferito l'incarico di formare il governo. Invece in Italia dalle elezioni del 06 marzo 2018 il governo Conte 1 ha avuto l'incarico il 31 maggio ed ha avuto la maggioranza il 05-06 giugno 2018.
Ecco perché a nostro avviso la legge elettorale va accompagnata anche da alcune riforme istituzionali non pesanti e non manomissive dei fondamentali della Costituzione.
La riproponiamo.

Alle elezioni politiche del  04 marzo 2018 potevano votare  46,5 milioni di elettori ed hanno invece votato solo 33,9 milioni.
Noi pensiamo a una sistema elettorale perfettamente proporzionale che elegga un deputato ogni 100mila voti validi raccolti in tutti i collegi d'Italia. Sistema perfettamente proporzionale ed eventualmente anche a doppio turno. Il parlamento, formato quindi da una sola camera, poteva essere formato potenzialmente da 465 componenti mentre in realtà ne avrebbe visto eletti solo 340.
In questo modo la decisione  sul numero dei componenti il parlamento resta nelle mani degli elettori e non dei politici. Votano tutti gli italiani che hanno compiuto 18 anni com'è adesso per la Camera.
Con questo sistema un governo poteva avere la maggioranza solo se disponeva di 171 deputati che sarebbero appartenuti al partito o alla coalizione –dichiarata quest'ultima prima della tornata elettorale- che avessero raggiunto appunto 171 eletti.
Possono però accadere esiti numerici differenti e quindi per dare stabilità ad un esecutivo che abbia una dote di consensi “sensatamente” maggioritaria, e quindi se un partito o una  coalizione raggiungono alla prima tornata elettorale il 40%+1 dei voti validi disporranno di 175 eletti (tra quelli che hanno raggiunto  i numeri più elevati) e i rimanenti saranno scelti nei rimanenti 340-175=165. Saranno comunque presenti in parlamento  tutte le formazioni che hanno raccolto nel Paese almeno 100mila voti.
Nel caso che nessun partito o coalizione raggiunga alla prima tornata elettorale il 40%+1 dei voti  la domenica successiva si celebra il secondo turno tra le due formazioni (partiti o coalizioni) che hanno ottenuto maggiori consensi al primo turno.

Passiamo ad un esempio concreto prendendo come modello le elezioni del marzo 2018 laddove nessuna coalizione raggiunse alla prima tornata il 40%+1 dei voti.
Tornando per esempio al dato elettorale del marzo 2018 –parlamento di 340 eletti- se i primi due partiti & coalizioni hanno raggiunto rispettivamente nella prima tornata elettorale il 37% e il 32% andavano in ballottaggio CDX e 5S.
Nell'ipotesi che il CDX avesse vinto col 50%+ 1 voti al secondo turno, accadeva che il parlamento sarebbe stato formato da tutti 340x0,63= 214 (tutti gli eletti al primo turno dei partiti NON di CDX) e quindi la coalizione vincitrice avrebbe avuto bisogno per essere maggioranza di 214+5= 219 eletti. Vale a dire che ai 340x0,37=126 se ne aggiungevano 219-126=93.
In questo caso alla fine il parlamento  sarebbe risultato composto da 214+219=433 deputati che sono un numero inferiore dei 630 attuali.
La maggioranza che si forma in questo modo non chiede la votazione di fiducia alla camera essendo già titolata dall'elettorato.

Assieme alla legge elettorale vanno però modificate anche alcune regole  coerenti con la stessa. Il governo per restare in carica DEVE avere la maggioranza SOLO per alcune votazioni fondamentali: il DEF, la Legge di Stabilità, il Bilancio Consuntivo, la dichiarazione di guerra o l'invio di truppe all'estero, il piano energetico e industriale nazionale (che vanno votati e aggiornati ogni anno entro 90 giorni dalla Legge di Stabilità), il recepimento delle leggi UE e internazionali. Per tutto il resto le leggi sono votate con la sola maggioranza dei parlamentari votanti ed è esclusa la possibilità di legiferare su temi etici.
Non è consentito agli eletti di cambiare partito (non esiste un gruppo misto) e in tal caso perdono il seggio  e vengono sostituiti dal primo più votato del suo partito. Nell'assemblea dei capigruppo però le votazioni tengono conto del peso politico reale guadagnato da ciascun gruppo nella prima tornata elettorale. Nelle commissioni possono essere immessi anche dei non eletti scelti comunque tra quelli più votati in ordine numerico.

Siccome le elezioni si tengono ogni cinque anni poichè questo è l'impegno assunto dai vari candidati coi propri elettori se la maggioranza in carica durante una delle nove votazioni fondamentali finisce in minoranza, se entro due settimane ci sono partiti o coalizioni che vanno dal presidente della repubblica per presentare un nuovo governo, il relativo programma e una maggioranza coerente, la composizione del parlamento cambia (escono i parlamentari meno votati della maggioranza decaduta ed entrano i parlamentari più votati alla prima tornata della nuova maggioranza) assegnando a questo partito o coalizione la maggioranza dei  seggi. In questo caso la nuova coalizione di maggioranza va in parlamento e chiede il voto di fiducia sul programma.
Infine. I partiti sono finanziati pubblicamente con un euro ogni anno per ciascun elettore che li ha votati solo nel  caso che abbiano almeno un eletto per ciascun anno di durata della legislatura.

ADESSO... CHE STRONZO QUEL RENZI!
CE NE FOSSERO STATI  ALTRI CHE FACESSERO MEGLIO DI LUI PERO'


Adesso tutti addosso al Renzi. Di Renzi abbiamo stimato molti tratti e decisioni ed altre non ci sono piaciute o ci hanno lasciati perplessi. Adesso sono tutti addosso a Renzi ma tutti dimenticano che  dal 2008 ad oggi gli anni del governo Renzi+Gentiloni sono stati gli unici in cui il PiL  italiano è cresciuto. Il governo giallo verde non è riuscito a conservare  neanche la decima parte della crescita dei governi R+G ed anche il governo giallo rosso proseguirà a colpi di zero più qualcosa. Più qualcosa che non si sa. Senza contare che ci sono 160 crisi industriali in piedi senza soluzioni e quasi 300mila persone che forse non vedranno più il salario. Nemmeno quello decurtato.
Il governo Renzi comincia il 22 febbraio 2014 e termina il 12 dicembre 2016 per proseguire col governo Gentiloni che termina il 4 marzo 2018. La crescita del Pil in quegli anni   secondo l'ISTAT è stata dello 0,7 nel 2014, dello 0,8 nel 2015, dello 0,9 nel 2016 , dell'1,0 nel 2017 e poi col governo giallo verde arretra allo 0,9 del 2018 per crollare a zero: + 0,1 a fine anno.
Poi possiamo mettere in fila i dati dell'occupazione per verificare che durante i governi R+G l'occupazione è cresciuta poco ma cresceva anche il PiL: quindi l'Italia rendeva di più e lavorava più ore mentre col governo giallo verde e giallo rosso l'occupazione cresce pochissimo, il RdC non ha creato posti di lavoro (tranne i ) e nemmeno Quota 100 che doveva fornire 3-4 posti per ogni pensionato non ne ha creato uno di più.
Quando Renzi ha preso n mano l'Italia questa stava cadendo nelle mani delle troika. L'ha  trattenuta, l'ha fermata, le ha sollevato la testa facendola respirare. Una piccola azione da scout che nessuno dei precedenti PdC c'erano riusciti.
Renzi col JA ha consentito  alle imprese di liberarsi  di un certo tipo di manopera che non si poteva e nemmeno voleva più migliorare. Si: l'ha fatto. Renzi ha introdotto  rapporti di lavoro mettendo il coltello  dalla parte del manico ai padroni: si l'ha fatto.
Ma sotto il governo Renzi non era stato cambiato il metodo di rilevazione degli occupati come ha fatto il governo giallo verde per cui se oggi lavori UN giorno in UN anno diventi statisticamente UN occupato per tutto l'anno.
Renzi ha introdotto il premio di 80 euro alle classi medie e i media coi sovranisti e i 5S  hanno fatto un casino a quattro perché a fine anno per ciascun lavoratore l'INPS rifaceva i conti ragione per cui se era fuori il target, dovevano essere restituiti. Come fosse colpa di Renzi se uno anziché prendere cento in un anno riusciva a prenderne 150. E gli NPL dentro i conti delle anche erano colpa di Renzi o di un sistema bancario che non sa e non vuole gestire il credito specialmente a cominciare da quando è arrivato il cavaliere?
Poi  non vogliamo proprio immaginare nessun sospetto sul fatto che un MPS che fosse una chela dei grandi vecchi del PCI – da DAlema a Bersani dimenticando il ruolo di Napolitano migliorista- in una città di lazzaroni e corrotti come Siena non sia andata a fuoco per merito proprio degli avversari di ieri e di oggi di Renzi?. Notoriamente lui cattolico contro i grandi vecchi comunisti.
Qualcuno adesso vende Bersani come il saggio. Che non vedeva MPS oppure i casini di Torino e di Milano nel PCI-PDs-Ds-PD. Quello che ha fatto le liberalizzazione senza nemmeno sapere cosa facesse. Vedi  l'elettricità o il gas o i telefoni. Due dozzine di produttori reali e quasi 400 aziende che ri-vendono energia-gas-telefonia ma un kw di corrente costa 0,03-0,06 cent di euro mentre in bolletta ne paghi dieci volte di più e la differenza finisce allo stato ed ai privati che hanno comprato parte delle reti privatizzate proprio da Bersani. E –guarda che privatizzazioni!- i prezzi per determinare la differenza tra 0,03 dell'energia e lo 0,6 della bolletta NON è determinata in concorrenza ma dallo stato e dagli operatori.
E la liberalizzazione delle licenze commerciali con l'esplosione dei grande commercio e del c.d. food come se gli italiani si fossero messi di botto a fare due colazione, tre pranzi e quattro cene a testa?. E l'acqua da bere e la nettezza urbana? Aziende pubbliche (con larga partecipazione dei privati) e private fanno cartello salvo che alla fine a  Milano paghi la metà che a Roma e Napoli. E la liberalizzazione dei voli con 5000 dell'Alitalia da gettare via?  E la privatizzazione dell'ILVA con altri 5000 da gettare nell'altoforno? E la libearlizazione privatizzazione delle autostrade che –pubbliche o private- guadagnavano e guadagnano alla grande evitando la manutenzione?.
Stessa storia delle banche. Prima del 2008 ci fu una esplosione del numero degli sportelli. Liberalizziamo. Perfino nel paese sgarrupato ce n'erano quattro in fila sotto un portico e adesso ne è rimasta una. Le altre sono saltate in aria tutte (razza delle banche venete…) e quella che è rimasta ha cambiato padrone. Per dimenticare la strage di occupati annunciata elegantemente da Mustier-Unicredit o i pensionamenti di Intesa senza dimenticare i massici sfoltimenti di personale e sedi anche della grandi banche  locali. Che pure se la sono svignata abbastanza dalla crisi del 2008.
Adesso c'è questa storia della fondazione Open, della casa comprata con un transitare di prestiti subito restituiti o quella delle carte di credito usate dai suoi sodali per organizzare la politica e –il bello!- sono tutti soldi dai percorsi tracciati. Come dire: sono stai pure coglioni!. Non si comprende dove arrivi l'invidia personale oppure la solita fame di sangue di un Espresso in crisi sempre a caccia di scoop in concorrenza con un altro quotidiano mezzo fallito: Il Fatto assieme al Foglio per dimenticare i due tre  quotidiani della destra. La sparo li ma penso che ci siano almeno un buon 20% dei nostri parlamentari che si sono fatti un mutuo per comprare chi casa chi studio chi qualcosa d'altro ben consistente sperando che la legislatura duri cinque anni.
Concludo. Da uno come Renzi non comprerei nemmeno una capra temendo che mi refili un becco. Ma senza ammirarlo troppo si può affermare che il governo Renzi- Gentiloni sia stato il migliore di questi ultimi dieci anni. C'avessero le palle  e la capacità anche gli attuali per fare meglio. Non esiste.