A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1137 DEL 02 DICEMBRE 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















ADDIZIONALE IRPEF 2020: UNA DELIBERA DI 5 PAGINE CHE POTEVA STARE SU UNA SOLA DI TRE RIGHE E UNA TABELLA. FATTA SENZA ASPETTARE LA LEGGE DI STABILITA’ NAZIONALE.
La  decisione della giunta Gamba finisce così coll'essere un mischiotto attraverso il quale non si costruisce l'idea di “cittadinanza eguale” ma di “cittadino servile” vale a dire che tu cittadino non sei una persona  messa nelle stesse condizioni di partenza uguale alle altre ma attraverso una serie di bonus che via via la giunta ti darà (pensiamo alla selva del piano del diritto allo studio…) attraverso una serie di associazioni dello stesso colore e prevalente indirizzo religioso-politico, tu “potrai fare parte”   dei fortunati oppure degli assistiti oppure dei dimenticati.  Siamo insomma tornati al peggio della vecchia DC, quando il cittadino “doveva” chinare la groppa e recarsi a chiedere il bonus –fintamente mimetizzato  in una domanda sul web – al comune che domani ti ricorderà di votarlo.

CHI PROCESSARE PER IL MES-ESM
Se c'è qualcuno da processare per alto tradimento – come ha chiesto Salvini nei confronti del PdC Conte a proposito dell'approvazione del MES-ESM senza voto del Parlamento-  questo è Salvini assieme al suo compare DiMaio. La ragione balza evidente dai fatti. Salvini e DiMaio perseguivano sotterraneamente l'idea della fuoriuscita dell'Italia dall'Ue e quindi –letto il documento ed avendo ben presenti tutti i documenti presentati e discussi in Parlamento - hanno pensato bene di lasciarlo filare via senza sollevare i problemi sollevati adesso, per perseguire l'idea che la fuoriuscita dell'Italia dall'UE avvenisse non per colpa della politica del governo – quota 100,  reddito di cittadinanza e disinnesco aumento dell'IVA- ma come frutto di decisioni maturate in sede governativa della Germania Francia e Olanda.
A prima vista sembrerebbe un'idea politica approssimativa ma conoscendo il livello intellettuale e personale dei due –Salvini e Dimaio-  assieme ai vari Borghi non deve meravigliare che  si sia realizzato a tale basso livello. L'aspetto che comunque stupisce è che nel il PdC e nemmeno il PD (e le altre minoranze)  si siano rese conto che il silenzio della Lega e  di gran parte del M5S – DiMaio davanti col bandierone-  non significava “consenso” bensì costituiva un ulteriore passo per  condurre il paese fuori dall'Ue. Fatto che non è un processo politico che passa attraverso il Parlamento, bensì è un'operazione trasversale che ribalta una scelta politica dichiarata e votata dalla stessa maggioranza e dal Parlamento in particolare. Il tradimento nei confronti del Paese quindi  è avvenuto per mano della coppia DiMaio e Salvini che miravano a porre le premesse perché il paese finisse in default subendo successivamente  le iniziative dell'Ue.




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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!



































































































































































































































































Erano trascorse poche ore dalla decisione della giunta Gori di aumentare le addizionali IRPEF  per il prossimo Bilancio di Previsione del Comune di Bergamo 2020 che la giunta Gamba ha scodellato –con due assessori assenti- la delibera analoga in preparazione del Bilancio di Previsione 2020. Una delibera che poteva essere fatta in tre righe e una tabella è invece del tutto incomprensibile e potrebbe rivelarsi inutile visto che  la Legge di Stabità  2020 non è stata ancora approvata dal Parlamento.
Nella delibera di giunta n. 154 del 18-11-2019 dove viene fissata l' Addizionale comunale IRPEF anno 2020 c'è scritto che “ritenuto di dover confermare, per l'anno 2020, l'aliquota dell'addizionale comunale sul reddito delle persone fisiche, nella misura di quanto già applicato per l'annualità 2019, confermando una previsione di € 360.000,00 che risulta compatibile con gli equilibri di bilancio previsti dalla Legge 24 dicembre 2012, n. 243. Segue una lunghissima sbrodolata del tutto incomprensibile dalla quale dove ci è parso di capire che l'addizionale non può aumentare.
Poi leggiamo sul Corriere a proposito del Comune di Bergamo che nel Bilancio di previsione 2020 «il dato più rilevante è l'aumento dell'Irpef dello 0,2% che arriverà così allo 0,8%. Poi aggiunge che «la giunta Gori fa notare che l'adeguamento dell'Irpef è sempre più diffuso: secondo i dati del ministero (aggiornati a giugno 2019) dei 3.700 Comuni che hanno comunicato la situazione dei propri bilanci sono pochissimi — 47 nel 2019 — quelli che non hanno incrementato l'imposta pur potendolo fare». E S. Bianco aggiunge che « nel centrodestra bergamasco davvero in pochi sembrano essersi accorti dell'aumento dell'imposta portata al massimo (0,8%). Lega e alleati annunciano ostruzionismo in aula, vedremo».
Una ricerca in internet ci consente  p.e. di leggere nella delibera (per il bilancio del 2019) del Comune di  Arcole (VR) dove ci pare di capire che già nel 2019 si potevano alzare i millesimi di incremento dell'addizionale IRPEF.
La dirigente dell'ufficio  ha poi confermato che – le lunghe citazioni a parte dentro la delibera 154, le addizionali IRPEF 2020 restano identiche a quelle del 2019.

A noi pare che tutto l'insieme della tassazione locale (quindi non solo Curno) sia piuttosto incasinato fumoso tortuoso dal momento che prima di arrivare a questa delibera (comunale) bisognerebbe avere almeno in mano la Legge di Stabilità 2020 dal momento che si accavallano forme di tassazione e di welfare nazionale e locale che meriterebbero di essere trattate globalmente. Almeno a livello locale visto che una gran parte del bilancio comunale va in varie forme di welfare. Per esempio sarebbe utile che il Comune chiedesse (ovviamente si faranno pagare il servizio….) all'AdE dei dati statistici comunali dai quali si ricavi seguendo scaglioni di reddito di mille euro come si incrociano i dati famigliari (numeri di redditi, persone a carico) al netto delle riduzioni per detrazioni & deduzioni.  In questo modo al Comune è possibile ricostruire lo stato di salute economica delle proprie famiglie, sia pure per grandi aggregati, e coniugare in questo modo l'welfare  comunale con quello nazionale visto che… oggi questo può accadere SOLO a valle, cioè al momento in cui un cittadino chiede p.e. il rimborso dei libri o la compartecipazione del Comune alle tariffe scolastiche o un bonus badanti. Per esempio.

Tra l'altro adesso ci sono cinque scaglioni di reddito con cinque aliquote e pare che “dopo questa finanziaria” gli scaglioni di reddito dovrebbero diminuire a tre (+1: esenti al di sotto degli 8mila euro).
Non siamo d'accordo sulla riduzione degli scaglioni da 5>3 perché siamo del parere che gli scaglioni non debbano proprio esistere e la curva IRPEF ( a cosa servono i calcolatori se non si usano?) in modo che la progressività sia maggiormente sensata e lineare perché questo consente appunto di modulare meglio il reddito disponibile alle famiglie incrociando sia la tassazione IRPEF che l'welfare comunale. Per esempio prendiamo i vari bonus che spettano a chi ha dei figli. Nella Legge di Stabilità 2020 pare si preveda un bonus di 3mila euro per famiglia con redditi ISEE fino a 25mila euro. Poi ci sono i contributi che i Comuni versano per l'abbattimento delle rette. Si potrebbe-dovrebbe riportare tutto –nazionale regionale comunale- in ambito IRPEF magari anche arrivando a dei bonus aggiuntivi a favore di chi ne ha diritto pure in presenza di un reddito discreto se non sostanzioso. In questo modo si rendono certi servizi alle famiglie come una sorta di LeA: vale a dire che certi servizi debbono valere dalle Alpi al Lilibeo.

La  decisione della giunta Gamba finisce così coll'essere un mischiotto attraverso il quale non si costruisce l'idea di “cittadinanza eguale” ma di “cittadino servile” vale a dire che tu cittadino non sei una persona  messa nelle stesse condizioni di partenza uguale alle altre ma attraverso una serie di bonus che via via la giunta ti darà (pensiamo alla selva del piano del diritto allo studio…) attraverso una serie di associazioni dello stesso colore e prevalente indirizzo religioso-politico, tu “potrai fare parte”   dei fortunati oppure degli assistiti oppure dei dimenticati.  Siamo insomma tornati al peggio della vecchia DC, quando il cittadino “doveva” chinare la groppa e recarsi a chiedere il bonus –stavolta fintamente mimetizzato  in una domanda sul web – al comune che domani ti ricorderà di votarlo.

Quanto della questione Mes è strumentalizzazione politica? Di primo acchito, molto. Il Trattato in discussione modifica quello esistente che istituì il Mes a fine 2012. La possibilità che il debito venga ristrutturato, prevista alla premessa 12 del nuovo Trattato, era già nell'articolato precedente.
I noltre, la possibilità che si arrivi a una ristrutturazione del debito a seguito di una crisi esisterebbe anche senza Mes, come dimostra il caso della Grecia. Anzi, i fautori del Trattato sostengono che un'eventuale ristrutturazione sarebbe solo più ordinata. Il Mes infine interviene solo su richiesta di un Paese in stato di crisi.
Quindi, se i governi italiani perseguiranno politiche fiscali responsabili, il rischio di ristrutturazione del debito semplicemente non esiste.
Questione chiusa, dunque? No. Per capirlo serve rispondere a tre quesiti: che cosa cambia veramente col nuovo Trattato? Perché i governi europei lo hanno voluto cambiare proprio adesso? Che cosa è meglio per i detentori dei Btp?
Cosa cambia? Primo. La guida della gestione delle crisi passa dalla Commissione, istituzione politica fondata sul principio della rappresentatività di tutti i Paesi, e che quindi agisce sulla base del compromesso tra i diversi interessi nazionali, al Mes: un organismo tecnico, con potere decisionale autonomo e che risponde direttamente ai governi che lo hanno istituito. L'art. 13 prevede che il managing director del Mes, con il supporto del suo staff, valuti, negozi e proponga al suo board le condizioni a cui il Paese deve sottostare; per questo gli viene riconosciuta e garantita indipendenza e autonomia decisionale (premessa 7 e art. 7.4). La premessa 12A e l'art. 13.8 assegnano alla Commissione un ruolo di collaborazione e controllo del rispetto della legge. Alla Commissione spetta la valutazione della sostenibilità del debito, un concetto che ammette ampi margini di soggettività; mentre il Mes adotta il più stringente criterio della capacità di ripagare il suo prestito. In caso di valutazioni confliggenti, il Mes decide autonomamente in base ai propri criteri.
Per avere idea di cosa significhi spostare il baricentro dalla Commissione al Mes, basta guardare al suo attuale organigramma: managing director, Klaus Regling, tedesco, già ministero delle Finanze tedesco, e direttore Affari finanziari della Commissione; deputy e risk officer, Christophe Frankel, francese, già Credit Foncier e Cades (gestione debito pubblico); chief economist, Rolf Strauch, tedesco, già Bce e Bundesbank.
Secondo. Il Trattato specifica che il Mes interviene in due modi: i prestiti precauzionali, soggetti a condizionalità, ma che non comportano la possibilità della ristrutturazione del debito (art. 14); e quelli che invece la ammettono. L'Annex III dell'art. 14 definisce esattamente i criteri che devono essere soddisfatti affinché un Paese possa accedere ai prestiti precauzionali: oggi l'Italia non li soddisfa.
Nel caso richiedessimo assistenza finanziaria al Mes, dunque, quest'ultimo dovrà valutare se la ristrutturazione del debito sia una condizione necessaria perché l'Italia ripaghi l'eventuale prestito.
Terzo, per facilitare le ristrutturazioni l'art. 12 prevede che dal 2022 i titoli di stato dell'eurozona contengano clausole di azione collettive che rendano vincolanti per tutti le ristrutturazioni approvate a maggioranza qualificata. Nel Trattato esistente ci vogliono due maggioranze (per singola emissione e per il totale del debito) e quorum più elevati.
Chiaramente le modifiche al Trattato aumentano la probabilità che, in caso l'Italia chieda assistenza al Mes, quest'ultimo ponga la ristrutturazione del debito tra le condizioni per erogare un prestito. In caso di crisi, pertanto (e solo in questo caso), le modifiche al Trattato costituiscono un maggior rischio per gli investitori, che si autoalimenta.
Perché ora? Il testo del Trattato è stato licenziato nel giugno 2019. Ma la decisione su come modificarlo è dell'Euro Summit del dicembre 2018. La tempistica lascia pochi dubbi sul perché i governi europei abbiano deciso di cambiare un trattato vecchio di 5 anni proprio a fine 2018: in Italia era appena arrivato al potere un governo populista che finanzia l'aumento della spesa pubblica col deficit, rigetta la priorità della sostenibilità del debito e brandisce la minaccia dell'uscita dall'euro.
Politiche queste che porterebbero dritti a una crisi del debito appena si chiudesse l'ombrello della Bce. È evidente che per cautelarsi contro questa evenienza i governi europei vogliano creare un cordone sanitario intorno all'Italia temendo che una crisi dei Btp metta a repentaglio la moneta unica.
Cosa conviene fare adesso?
Aderire al Trattato. Non farlo, o rinviarlo, sarebbe inutile perché il Mes è un accordo tra governi e quindi il Trattato può essere ratificato anche senza di noi.
E aumenterebbe solo i danni perché una vittoria della linea di Salvini e Di Maio rafforzerebbe i timori sulla pericolosità del nostro debito. Oggettivamente, il Trattato aumenta la probabilità che in caso di crisi futura ci venga richiesta una ristrutturazione del debito. Ma è chiaro che la responsabilità per tutto questo è il risultato dell'esperienza dei gialloverdi al governo e delle politiche propugnate ancora oggi dalla Lega e, a giorni alterni, dal M5S.
Servirà pure a Salvini per arrivare alle elezioni e a vincerle. Qualcuno gli spieghi che rischia di trovarsi a governare su un cumulo di macerie (sotto al quale ci saremo anche noi).

Alessandro Penati