A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1135 DEL 27 NOVEMBRE 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















ILVA&ALITALIA: OVVIAMENTE TOCCHERÀ
AI FESSI DEL PD LICENZIARE METÀ DIPENDENTI
Giratela come volete ma alla fine il problema dell'ILVA e dell'ALITALIA resta sempre lo stesso. La prima vuole buttare fuori cinquemila dipendenti per andare avanti. La seconda vuole buttare fuori cinquemila dipendenti e dopo troverà un  possibile acquirente. Lo scontro politico in atto, sfrondato di tutto il fumo mediatico che le varie parti si soffiano addosso è sempre quello. E la ragione - necessità di questo dimezzamento del personale appartiene  in primis al com'è stato assunto questo personale (specie per la compagnia di volo) e per l'acciaieria dipende sia dalla crisi di mercato del prodotto sia dal com'è stato assunta buona parte del personale. Poi le ragioni e le occasioni si incrociano e quindi vengono fatte valere come  se le aziende avessero diversi pedali dell'acceleratore sotto i piedi mentre in realtà cercano solo un governo che si faccia carico di quei diecimila lavoratori.
(...)

I BOCA? SE CHE BOCA!
Non era necessario “andare a scuola “ per capire che una legge sugli appalti per l’esecuzione di lavori e forniture di servizi agli enti pubblici –meglio nota come “codice dei contratti pubblici”- che è una fonte normativa della Repubblica Italiana emanata con decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 [NOTARE BENE LA DATA], legge che regola la materia degli appalti pubblici di lavori, forniture, servizi e concessioni, e dei relativi contratti pubblici e che abrogato il precedente codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163  sia stata fatta tenendo conto di  alcuni fattori: (1) favorire i professionisti ormai rimasti senza lavoro a seguito della crisi (che la normativa del 2006 evidentemente non risolveva) (2) creare un sistema di scelta clientelare delle imprese da parte della politica per garantirsi un adeguato ritorno economico politico e sociale in maniera assolutamente pulita (3) spacciare agli ignari cittadini la nuova procedura come un modo per snellire le procedure burocratiche e quindi potenzialmente favorire la crescita economica (infatti resta inchiodata a zero o sotto zero appunto da allora). Poi è evidente che in un malloppo di oltre 230 pagine scritte in corpo 10 ci sono parecchie azioni positive, ma è alcuni particolari fondanti che va richiamata l’attenzione.
Il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 è del governo Renzi.
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MUTI
L'Assessorato alla Cultura e Pari Opportunità del Comune ha celebrato-ricordato domenica sera 24 la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne  con lo spettacolo MUTI presso l'auditorium della scuola media. E' uno spettacolo che sta sul mercato da oltre un anno e viene regolarmente replicato dalle amministrazioni democratiche ricevendo incerti consensi, non fosse altro che per le madamine poter sentire certi termini –che lo non userebbero mai perché considerano scandalosi e violenti- da una sottile soddisfazione poterseli godere senza sensi di colpa in quanto “fa cultura, partecipazione, sensibilità”.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!






























































































































































































































































ILVA&ALITALIA: OVVIAMENTE TOCCHERÀ
AI FESSI DEL PD LICENZIARE METÀ DIPENDENTI

Giratela come volete ma alla fine il problema dell'ILVA e dell'ALITALIA resta sempre lo stesso. La prima vuole buttare fuori cinquemila dipendenti per andare avanti. La seconda vuole buttare fuori cinquemila dipendenti e dopo troverà un  possibile acquirente. Lo scontro politico in atto, sfrondato di tutto il fumo mediatico che le varie parti si soffiano addosso è sempre quello. E la ragione - necessità di questo dimezzamento del personale appartiene  in primis al com'è stato assunto questo personale (specie per la compagnia di volo) e per l'acciaieria dipende sia dalla crisi di mercato del prodotto sia dal com'è stato assunta buona parte del personale. Poi le ragioni e le occasioni si incrociano e quindi vengono fatte valere come  se le aziende avessero diversi pedali dell'acceleratore sotto i piedi mentre in realtà cercano solo un governo che si faccia carico di quei diecimila lavoratori.
In buona sostanza queste società possono ancora esistere se il costo del personale e dell'energia di cui hanno bisogno è identico a quello della concorrenza.
L'ottimizzazione dei costi è un passaggio obbligato: Alitalia ha 11 mila addetti, grosso modo lo stesso numero di Ryanair, quarto vettore al mondo per passeggeri trasportati. Sia Delta, sia i tedeschi, hanno presentato un piano industriale con un taglio ai dipendenti tra 2.800 e 5.800 lavoratori, oltre a una flotta tra gli 80 e 100 aerei, contro i 118 attuali.
Restano da risolvere i nodi relativi agli esuberi. Oggi ci sono 1.075 dipendenti in cassa integrazione. In futuro potrebbero usufruire di pensionamenti anticipati o scivoli altre 600 persone. Ma all'appello manca ancora una soluzione per gli altri posti di lavoro a rischio.(Lucio de Cillis).
Con 5 mila lavoratori da mettere in cassa integrazione appesantendo ulteriormente il fondo del trasporto aereo alimentato da tutti i passeggeri con un sovrapprezzo sul costo del biglietto.(Fabio Savelli) .

Per l'ILVA gli obiettivi prioritari del governo sono due: la salvaguardia occupazionale e la tutela ambientale. “Noi non possiamo consentire i 5mila esuberi che avevano posto sul tavolo e soprattutto vogliamo affermare l'idea che riguarda Taranto e tutto il mezzogiorno d'Italia che si possa produrre anche l'acciaio nel rispetto dell'ambiente e della salute dei cittadini e dei lavoratori”, ha detto oggi a Chieti il ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano.
La trattativa principale a questo punto è sugli esuberi, il governo è pronto ad accettarne un dimezzamento rispetto all'ipotesi iniziale di 5.000, ma a patto che Arcelor rispetti pienamente continuità produttiva e occupazionale, bonifiche previste incluse. (Il Foglio Q.)
L'ultimo nodo da sciogliere è quello cruciale: gli esuberi. Dai 5 mila inizialmente chiesti da ArcelorMittal si è scesi nelle trattative, che continuano senza sosta, a 2.000 -2.500. Da collocare, probabilmente, in Ilva in amministrazione straordinaria. E su questo Conte ha garantito che convocherà i sindacati, non accettando «soluzioni al ribasso» per «salvaguardare al massimo i livelli occupazionali».(Michelamgelo Borrillo).

Scrive Sussidiario.Net che nel 2018 Alitalia ha un costo di produzione di 71 euro per ogni posto che vola mille km. Sempre lo scorso anno il gruppo Lufthansa ha un costo anche in questo caso di 71 euro per un posto che vola mille km. I costi unitari di Alitalia e Lufthansa sono risultati identici nel 2018 mentre negli anni precedenti i secondi erano addirittura maggiori. Sui proventi unitari vi è invece una grande differenza: lo scorso anno i ricavi industriali di Alitalia sono stati pari a 81 euro per ogni passeggero che vola mille km, mentre nel caso Lufthansa di 95 euro. Se moltiplichiamo questi valori per il load factor dei due gruppi, l'81,5% per Lufthansa e il 79,2% per Alitalia, convertendoli in tal modo in proventi per posto km offerto, otteniamo un provento medio di 77 euro per Lufthansa e di 64 euro per Alitalia. Considerando che il costo è stato per entrambi i vettori di 71 euro questo implica che per ogni passeggero che ha viaggiato mille km Lufthansa ha guadagnato 6 euro mentre Alitalia ne ha persi 7.

Per ILVA sarebbe necessario trovare un nuovo accordo, a poco più di un anno di distanza da quello firmato il 6 settembre 2018. “Si deve rinegoziare quell'accordo che probabilmente non sta più in piedi, come d'altra parte noi avevamo detto più volte, né dal punto di vista economico né dal punto di vista ambientale”, afferma il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Per il governatore “il fatto che Mittal si sia nuovamente seduto al tavolo e stia gestendo il suo ruolo di affittuario del ramo d'azienda, è ovviamente una cosa che almeno ci consente di gestire la situazione. Dopodiché, non ci si deve fare illusioni“.
Se si deve rinegoziare l'accordo, aggiunge Emiliano, “bisogna fare dell'Ilva la acciaieria più green del mondo, in assoluto la migliore, quella che non inquina, quella che non consente sprechi di nessun genere e che ci restituisca il massimo della serenità possibile”. “Perché questo avvenga – prosegue il governatore – è evidente che una acciaieria a carbone con tecnologia del secolo scorso non può più funzionare, questa cosa l'ha ribadita ieri in una giornata difficilissima il presidente del Consiglio e questo per noi è una garanzia. Ovviamente vigileremo, perché la nostra prima preoccupazione è la salute delle persone, la seconda sono i livelli occupazionali“.

Adesso è tutto da vedere come si comporterà il PD e la compagnia di derelitti che stanno assieme al governo.


I BOCA? SE CHE BOCA!


Non era necessario “andare a scuola “ per capire che una legge sugli appalti per l’esecuzione di lavori e forniture di servizi agli enti pubblici –meglio nota come “codice dei contratti pubblici”- che è una fonte normativa della Repubblica Italiana emanata con decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 [NOTARE BENE LA DATA], legge che regola la materia degli appalti pubblici di lavori, forniture, servizi e concessioni, e dei relativi contratti pubblici e che abrogato il precedente codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163  sia stata fatta tenendo conto di  alcuni fattori: (1) favorire i professionisti ormai rimasti senza lavoro a seguito della crisi (che la normativa del 2006 evidentemente non risolveva) (2) creare un sistema di scelta clientelare delle imprese da parte della politica per garantirsi un adeguato ritorno economico politico e sociale in maniera assolutamente pulita (3) spacciare agli ignari cittadini la nuova procedura come un modo per snellire le procedure burocratiche e quindi potenzialmente favorire la crescita economica (infatti resta inchiodata a zero o sotto zero appunto da allora). Poi è evidente che in un malloppo di oltre 230 pagine scritte in corpo 10 ci sono parecchie azioni positive, ma è alcuni particolari fondanti che va richiamata l’attenzione.
Il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 è del governo Renzi.

Sinteticamente il Codice degli Appalti (CdP) all’art.36 suddivide le categorie degli appalti tra quelli al di sotto dei 40mila euro (soglia uno), quelli dalla soglia uno a 150mila euro, quelli dalla soglia due a 350mila, quelli dalla soglia tre a UNO milione di euro e quelli  sopra 1.000.001 euro. Tra 0>39.999.99 euro viene previsto l’affidamento (della esecuzione dei lavori) diretto anche senza previa consultazione di due o più preventivi. Tra 40.000>149.999.99 euro si prevede l'affidamento diretto previ 3 preventivi (o 5 operatori economici per servizi e forniture). Dai 150.000 euro>349.999.99 viene prevista la procedura negoziata come nell’ art. 36, comma 2 lettera c bis con la consultazione di almeno 10 operatori. Dai 350.000,00 euro fino a 999.999,99 euro viene prevista la procedura negoziata come nell’ art. 36, comma 2 lettera c bis con la consultazione di almeno 15 operatori. Ovviamente i valori sono IVA esclusa e non è possibile  suddividere un’opera in lotti per passarla alle soglie inferiori.

Inoltre il comma 9-bis all’art. 36: per gli affidamenti sotto-soglia adesso è stabilito come criterio di aggiudicazione quello del prezzo più basso, “ovvero” il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Va da se che un’opera ad alto contenuto di manodopera che può essere maggiormente valutata può essere assegnata in base all’offerta economicamente più vantaggiosa mentre un’opera dove entrano in azione una numerosa varietàdi elementi va preferito il prezzo più basso.


Sempre il CdP prevede all’art. 23 i vari Livelli della progettazione per gli appalti, per le concessioni di lavori nonché per i servizi (…) 1. La progettazione in materia di lavori pubblici si articola, secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici:
- il progetto di fattibilità
- il progetto definitivo individua compiutamente i lavori da realizzare
- il progetto esecutivo, redatto in conformita’ al progetto definitivo, determina in ogni dettaglio i lavori da realizzare, il relativo costo previsto, il cronoprogramma coerente con quello del progetto definitivo, e deve essere sviluppato ad un livello di definizione tale che ogni elemento sia identificato in forma, tipologia, qualità, dimensione e prezzo.

MA…c’è sempre un MA. Infatti l’art.36 comma 2 si prevede che fermo restando quanto previsto dagli articoli 37 e 38 e salva la possibilità di ricorrere alle procedure ordinarie, (…).Le stazioni appaltanti hanno quindi la facoltà di ricorrere, nell’esercizio della propria discrezionalità, alle procedure ordinarie, anziché a quelle semplificate, qualora le esigenze del mercato suggeriscano di assicurare il massimo confronto concorrenziale.

Adesso rimettiamo insieme i cocci per vedere che (orribile) scatolotto ne viene fuori. E ci accorgiamo – mi riferisco alla fase progettuale di inserimento nei programmi dei lavori pubblici-  appare chiaro che questa operazione di ricorrere a BEN tre livelli di progettazione serve  soprattutto a distribuire una serie di incarichi SENZA alcun controllo qualitativo e SENZA alcuna concorrenza tra i progettisti- anche perché questi hanno costi differenti e quindi vanno somministrati secondo le varie soglie. Vi possono quindi esse tre differenti progettisti per i tre livelli anche se “pudicamente” viene previsto che il livello superiore deve tenere conto dei precedenti. Il fatto è che il CdP NON obbliga a questi tre livelli ma consente ANCHE di passare direttamente all’affido della progettazione definitiva dell’opera. Con evidente risparmio sia di tempi burocrazia materiale e mettendo in campo una vera e propria gara sia per la qualità della progettazione che per il relativo costo.
Noi a Curno possiamo divertirci nel seguire il percorso adottato per la creazione del percorso pedociclabile  lungo fiume Brembo fino all’Isolotto.

La seconda fase dell’operazione di mettere assieme i cocci parte al momento dell’appalto perché man mano la dimensione economica dei lavori si restringe, la discrezionalità della scelta degli operatori da coinvolgere resta del tutto in mano del dirigente dell’ufficio o del responsabile unico del procedimento.
Siccome poi finora i database delle aziende operatrici non è stato ancora redatto, la scelta sia dei professionisti che fanno i tre progetti sia delle imprese da invitare resta un appannaggio esclusivo del dirigente.
Qui non c’è bisogno di tornare sui banchi di prima per capire come sostanzialmente non esiste un blocco tra politica e funzionario perché il promo dovere di un funzionario per sopravvivere e guadagnare dentro una amministrazione NON è solo quello di arrivare a lavorare in orario corretto ma soprattutto nel sapere “cogliere” i messaggi che la politica gli trasmette. Messaggi che ovviamente non possono essere  detti ne a voce ne per scritto ne via elettronica ma basta una discorso circonvolutorio perché la politica faccia capire al funzionario chi mettere nel mazzo. E chi no.
Per esempio a Curno  basta osservare la serie delle determinazioni per capire come il privato sociale abbia una preferenza nelle scelte dell’amministrazione. Basta vedere il panico che prende i vari dipendenti quando certi soggetti particolarmente rompicoglioni chiedono l’accesso a certi atti: segno evidente che la politica ha trasmesso un niet chiaro tondo definitivo.

Questo insieme di regole vengono adottate piattamente  e quindi il funzionario e la politica NON possono essere accusate di qualche furbata. Fare una serie di appalti p.e. al di sotto dei  mitici 39.999,99 euro (in un comune come il nostro sono decine…) traendo l’addetto da un gruppo di tre  professionisti (del mattone o di un lavoro) significa sostanzialmente mettere nelle mani della politica  l’indicazione della triade e in questo modo la politica da una parte si guadagna il consenso politico elettorale sia in sede locale che provinciale e dall’altra parte se chi presta l’opera non è proprio rimbambito, si ricorda di un adeguato contributo in chiaro al momento della battaglia elettorale. A Curno p.e. NESSUNA delle liste ha pubblicato il risultato delle spese e ricavi della campagna elettorale.
La faccenda  non funziona solo in ambito locale ma funziona benissimo se non meglio in ambito provinciale dal momento che la miriade di determinazioni di spesa per le migliaia di iniziative assunte da un comune (potrebbe starci anche un finanziamento all’associazione dei podisti con l’unghia incarnita visto che l’aria aperta fa bene) spaziano in ambiti provinciale tenendo conto che ormai i laureati di cui sono zeppe le amministrazioni escono tutte da università provinciali.

Il risultato di queste operazioni di gara per la scelta è sempre la stessa. Per esempio sull’albo   pretorio c’è una gara per l’acquisto di una macchina che è stata vinta da una ditta e la macchina –valore sui 1200 euro- costa in un negozio –il primo capitato a caso aprendo internet- ventuno euro meno di quello che pagherà il comune mediante regolare gara. C’è da scommettere che al momento la differenza sarebbe stata di almeno 100 euro in meno rispetto al prezzo già basso del negozio?
Insomma: tutto a posto e niente in ordine.