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ILVA&ALITALIA: OVVIAMENTE TOCCHERÀ
AI FESSI DEL PD LICENZIARE METÀ DIPENDENTI
Giratela come volete ma alla fine il problema dell'ILVA e dell'ALITALIA
resta sempre lo stesso. La prima vuole buttare fuori cinquemila
dipendenti per andare avanti. La seconda vuole buttare fuori cinquemila
dipendenti e dopo troverà un possibile acquirente. Lo scontro politico
in atto, sfrondato di tutto il fumo mediatico che le varie parti si
soffiano addosso è sempre quello. E la ragione - necessità di questo
dimezzamento del personale appartiene in primis al com'è stato assunto
questo personale (specie per la compagnia di volo) e per l'acciaieria
dipende sia dalla crisi di mercato del prodotto sia dal com'è stato
assunta buona parte del personale. Poi le ragioni e le occasioni si
incrociano e quindi vengono fatte valere come se le aziende avessero
diversi pedali dell'acceleratore sotto i piedi mentre in realtà cercano
solo un governo che si faccia carico di quei diecimila lavoratori.
(...)
I BOCA? SE CHE BOCA!
Non era necessario “andare a scuola “ per capire che una legge sugli
appalti per l’esecuzione di lavori e forniture di servizi agli enti
pubblici –meglio nota come “codice dei contratti pubblici”- che è una
fonte normativa della Repubblica Italiana emanata con decreto
legislativo 18 aprile 2016, n. 50 [NOTARE BENE LA DATA], legge che
regola la materia degli appalti pubblici di lavori, forniture, servizi
e concessioni, e dei relativi contratti pubblici e che abrogato il
precedente codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo
12 aprile 2006, n. 163 sia stata fatta tenendo conto di alcuni
fattori: (1) favorire i professionisti ormai rimasti senza lavoro a
seguito della crisi (che la normativa del 2006 evidentemente non
risolveva) (2) creare un sistema di scelta clientelare delle imprese da
parte della politica per garantirsi un adeguato ritorno economico
politico e sociale in maniera assolutamente pulita (3) spacciare agli
ignari cittadini la nuova procedura come un modo per snellire le
procedure burocratiche e quindi potenzialmente favorire la crescita
economica (infatti resta inchiodata a zero o sotto zero appunto da
allora). Poi è evidente che in un malloppo di oltre 230 pagine scritte
in corpo 10 ci sono parecchie azioni positive, ma è alcuni particolari
fondanti che va richiamata l’attenzione.
Il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 è del governo Renzi.
(...)
MUTI
L'Assessorato alla Cultura e Pari Opportunità del Comune ha
celebrato-ricordato domenica sera 24 la Giornata internazionale per
l'eliminazione della violenza contro le donne con lo spettacolo
MUTI presso l'auditorium della scuola media. E' uno spettacolo che sta
sul mercato da oltre un anno e viene regolarmente replicato dalle
amministrazioni democratiche ricevendo incerti consensi, non fosse
altro che per le madamine poter sentire certi termini –che lo non
userebbero mai perché considerano scandalosi e violenti- da una sottile
soddisfazione poterseli godere senza sensi di colpa in quanto “fa
cultura, partecipazione, sensibilità”.
(...)
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pdf: 10,2 Mb
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ILVA&ALITALIA: OVVIAMENTE TOCCHERÀ
AI FESSI DEL PD LICENZIARE METÀ DIPENDENTI
Giratela come volete ma alla fine il problema dell'ILVA e dell'ALITALIA
resta sempre lo stesso. La prima vuole buttare fuori cinquemila
dipendenti per andare avanti. La seconda vuole buttare fuori cinquemila
dipendenti e dopo troverà un possibile acquirente. Lo scontro
politico in atto, sfrondato di tutto il fumo mediatico che le varie
parti si soffiano addosso è sempre quello. E la ragione - necessità di
questo dimezzamento del personale appartiene in primis al com'è
stato assunto questo personale (specie per la compagnia di volo) e per
l'acciaieria dipende sia dalla crisi di mercato del prodotto sia dal
com'è stato assunta buona parte del personale. Poi le ragioni e le
occasioni si incrociano e quindi vengono fatte valere come se le
aziende avessero diversi pedali dell'acceleratore sotto i piedi mentre
in realtà cercano solo un governo che si faccia carico di quei
diecimila lavoratori.
In buona sostanza queste società possono ancora esistere se il costo
del personale e dell'energia di cui hanno bisogno è identico a quello
della concorrenza.
L'ottimizzazione dei costi è un passaggio obbligato: Alitalia ha 11
mila addetti, grosso modo lo stesso numero di Ryanair, quarto vettore
al mondo per passeggeri trasportati. Sia Delta, sia i tedeschi, hanno
presentato un piano industriale con un taglio ai dipendenti tra 2.800 e
5.800 lavoratori, oltre a una flotta tra gli 80 e 100 aerei, contro i
118 attuali.
Restano da risolvere i nodi relativi agli esuberi. Oggi ci sono 1.075
dipendenti in cassa integrazione. In futuro potrebbero usufruire di
pensionamenti anticipati o scivoli altre 600 persone. Ma all'appello
manca ancora una soluzione per gli altri posti di lavoro a
rischio.(Lucio de Cillis).
Con 5 mila lavoratori da mettere in cassa integrazione appesantendo
ulteriormente il fondo del trasporto aereo alimentato da tutti i
passeggeri con un sovrapprezzo sul costo del biglietto.(Fabio Savelli) .
Per l'ILVA gli obiettivi prioritari del governo sono due: la
salvaguardia occupazionale e la tutela ambientale. “Noi non possiamo
consentire i 5mila esuberi che avevano posto sul tavolo e soprattutto
vogliamo affermare l'idea che riguarda Taranto e tutto il mezzogiorno
d'Italia che si possa produrre anche l'acciaio nel rispetto
dell'ambiente e della salute dei cittadini e dei lavoratori”, ha detto
oggi a Chieti il ministro per il Sud e la coesione territoriale,
Giuseppe Provenzano.
La trattativa principale a questo punto è sugli esuberi, il governo è
pronto ad accettarne un dimezzamento rispetto all'ipotesi iniziale di
5.000, ma a patto che Arcelor rispetti pienamente continuità produttiva
e occupazionale, bonifiche previste incluse. (Il Foglio Q.)
L'ultimo nodo da sciogliere è quello cruciale: gli esuberi. Dai 5 mila
inizialmente chiesti da ArcelorMittal si è scesi nelle trattative, che
continuano senza sosta, a 2.000 -2.500. Da collocare, probabilmente, in
Ilva in amministrazione straordinaria. E su questo Conte ha garantito
che convocherà i sindacati, non accettando «soluzioni al ribasso» per
«salvaguardare al massimo i livelli occupazionali».(Michelamgelo
Borrillo).
Scrive Sussidiario.Net che nel 2018 Alitalia ha un costo di produzione
di 71 euro per ogni posto che vola mille km. Sempre lo scorso anno il
gruppo Lufthansa ha un costo anche in questo caso di 71 euro per un
posto che vola mille km. I costi unitari di Alitalia e Lufthansa sono
risultati identici nel 2018 mentre negli anni precedenti i secondi
erano addirittura maggiori. Sui proventi unitari vi è invece una grande
differenza: lo scorso anno i ricavi industriali di Alitalia sono stati
pari a 81 euro per ogni passeggero che vola mille km, mentre nel caso
Lufthansa di 95 euro. Se moltiplichiamo questi valori per il load
factor dei due gruppi, l'81,5% per Lufthansa e il 79,2% per Alitalia,
convertendoli in tal modo in proventi per posto km offerto, otteniamo
un provento medio di 77 euro per Lufthansa e di 64 euro per Alitalia.
Considerando che il costo è stato per entrambi i vettori di 71 euro
questo implica che per ogni passeggero che ha viaggiato mille km
Lufthansa ha guadagnato 6 euro mentre Alitalia ne ha persi 7.
Per ILVA sarebbe necessario trovare un nuovo accordo, a poco più di un
anno di distanza da quello firmato il 6 settembre 2018. “Si deve
rinegoziare quell'accordo che probabilmente non sta più in piedi, come
d'altra parte noi avevamo detto più volte, né dal punto di vista
economico né dal punto di vista ambientale”, afferma il presidente
della Regione Puglia, Michele Emiliano. Per il governatore “il fatto
che Mittal si sia nuovamente seduto al tavolo e stia gestendo il suo
ruolo di affittuario del ramo d'azienda, è ovviamente una cosa che
almeno ci consente di gestire la situazione. Dopodiché, non ci si deve
fare illusioni“.
Se si deve rinegoziare l'accordo, aggiunge Emiliano, “bisogna fare
dell'Ilva la acciaieria più green del mondo, in assoluto la migliore,
quella che non inquina, quella che non consente sprechi di nessun
genere e che ci restituisca il massimo della serenità possibile”.
“Perché questo avvenga – prosegue il governatore – è evidente che una
acciaieria a carbone con tecnologia del secolo scorso non può più
funzionare, questa cosa l'ha ribadita ieri in una giornata
difficilissima il presidente del Consiglio e questo per noi è una
garanzia. Ovviamente vigileremo, perché la nostra prima preoccupazione
è la salute delle persone, la seconda sono i livelli occupazionali“.
Adesso è tutto da vedere come si comporterà il PD e la compagnia di derelitti che stanno assieme al governo.
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I BOCA? SE CHE BOCA!
Non era necessario “andare a scuola “ per capire che una legge sugli
appalti per l’esecuzione di lavori e forniture di servizi agli enti
pubblici –meglio nota come “codice dei contratti pubblici”- che è una
fonte normativa della Repubblica Italiana emanata con decreto
legislativo 18 aprile 2016, n. 50 [NOTARE BENE LA DATA], legge che
regola la materia degli appalti pubblici di lavori, forniture, servizi
e concessioni, e dei relativi contratti pubblici e che abrogato il
precedente codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo
12 aprile 2006, n. 163 sia stata fatta tenendo conto di
alcuni fattori: (1) favorire i professionisti ormai rimasti senza
lavoro a seguito della crisi (che la normativa del 2006 evidentemente
non risolveva) (2) creare un sistema di scelta clientelare delle
imprese da parte della politica per garantirsi un adeguato ritorno
economico politico e sociale in maniera assolutamente pulita (3)
spacciare agli ignari cittadini la nuova procedura come un modo per
snellire le procedure burocratiche e quindi potenzialmente favorire la
crescita economica (infatti resta inchiodata a zero o sotto zero
appunto da allora). Poi è evidente che in un malloppo di oltre 230
pagine scritte in corpo 10 ci sono parecchie azioni positive, ma è
alcuni particolari fondanti che va richiamata l’attenzione.
Il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 è del governo Renzi.
Sinteticamente il Codice degli Appalti (CdP) all’art.36 suddivide le
categorie degli appalti tra quelli al di sotto dei 40mila euro (soglia
uno), quelli dalla soglia uno a 150mila euro, quelli dalla soglia due a
350mila, quelli dalla soglia tre a UNO milione di euro e quelli
sopra 1.000.001 euro. Tra 0>39.999.99 euro viene previsto
l’affidamento (della esecuzione dei lavori) diretto anche senza previa
consultazione di due o più preventivi. Tra 40.000>149.999.99 euro si
prevede l'affidamento diretto previ 3 preventivi (o 5 operatori
economici per servizi e forniture). Dai 150.000 euro>349.999.99
viene prevista la procedura negoziata come nell’ art. 36, comma 2
lettera c bis con la consultazione di almeno 10 operatori. Dai
350.000,00 euro fino a 999.999,99 euro viene prevista la procedura
negoziata come nell’ art. 36, comma 2 lettera c bis con la
consultazione di almeno 15 operatori. Ovviamente i valori sono IVA
esclusa e non è possibile suddividere un’opera in lotti per
passarla alle soglie inferiori.
Inoltre il comma 9-bis all’art. 36: per gli affidamenti sotto-soglia
adesso è stabilito come criterio di aggiudicazione quello del prezzo
più basso, “ovvero” il criterio dell’offerta economicamente più
vantaggiosa. Va da se che un’opera ad alto contenuto di manodopera che
può essere maggiormente valutata può essere assegnata in base
all’offerta economicamente più vantaggiosa mentre un’opera dove entrano
in azione una numerosa varietàdi elementi va preferito il prezzo più
basso.
Sempre il CdP prevede all’art. 23 i vari Livelli della progettazione
per gli appalti, per le concessioni di lavori nonché per i servizi (…)
1. La progettazione in materia di lavori pubblici si articola, secondo
tre livelli di successivi approfondimenti tecnici:
- il progetto di fattibilità
- il progetto definitivo individua compiutamente i lavori da realizzare
- il progetto esecutivo, redatto in conformita’ al progetto definitivo,
determina in ogni dettaglio i lavori da realizzare, il relativo costo
previsto, il cronoprogramma coerente con quello del progetto
definitivo, e deve essere sviluppato ad un livello di definizione tale
che ogni elemento sia identificato in forma, tipologia, qualità,
dimensione e prezzo.
MA…c’è sempre un MA. Infatti l’art.36 comma 2 si prevede che fermo
restando quanto previsto dagli articoli 37 e 38 e salva la possibilità
di ricorrere alle procedure ordinarie, (…).Le stazioni appaltanti hanno
quindi la facoltà di ricorrere, nell’esercizio della propria
discrezionalità, alle procedure ordinarie, anziché a quelle
semplificate, qualora le esigenze del mercato suggeriscano di
assicurare il massimo confronto concorrenziale.
Adesso rimettiamo insieme i cocci per vedere che (orribile) scatolotto
ne viene fuori. E ci accorgiamo – mi riferisco alla fase progettuale di
inserimento nei programmi dei lavori pubblici- appare chiaro che
questa operazione di ricorrere a BEN tre livelli di progettazione
serve soprattutto a distribuire una serie di incarichi SENZA
alcun controllo qualitativo e SENZA alcuna concorrenza tra i
progettisti- anche perché questi hanno costi differenti e quindi vanno
somministrati secondo le varie soglie. Vi possono quindi esse tre
differenti progettisti per i tre livelli anche se “pudicamente” viene
previsto che il livello superiore deve tenere conto dei precedenti. Il
fatto è che il CdP NON obbliga a questi tre livelli ma consente ANCHE
di passare direttamente all’affido della progettazione definitiva
dell’opera. Con evidente risparmio sia di tempi burocrazia materiale e
mettendo in campo una vera e propria gara sia per la qualità della
progettazione che per il relativo costo.
Noi a Curno possiamo divertirci nel seguire il percorso adottato per la
creazione del percorso pedociclabile lungo fiume Brembo fino
all’Isolotto.
La seconda fase dell’operazione di mettere assieme i cocci parte al
momento dell’appalto perché man mano la dimensione economica dei lavori
si restringe, la discrezionalità della scelta degli operatori da
coinvolgere resta del tutto in mano del dirigente dell’ufficio o del
responsabile unico del procedimento.
Siccome poi finora i database delle aziende operatrici non è stato
ancora redatto, la scelta sia dei professionisti che fanno i tre
progetti sia delle imprese da invitare resta un appannaggio esclusivo
del dirigente.
Qui non c’è bisogno di tornare sui banchi di prima per capire come
sostanzialmente non esiste un blocco tra politica e funzionario perché
il promo dovere di un funzionario per sopravvivere e guadagnare dentro
una amministrazione NON è solo quello di arrivare a lavorare in orario
corretto ma soprattutto nel sapere “cogliere” i messaggi che la
politica gli trasmette. Messaggi che ovviamente non possono
essere detti ne a voce ne per scritto ne via elettronica ma basta
una discorso circonvolutorio perché la politica faccia capire al
funzionario chi mettere nel mazzo. E chi no.
Per esempio a Curno basta osservare la serie delle determinazioni
per capire come il privato sociale abbia una preferenza nelle scelte
dell’amministrazione. Basta vedere il panico che prende i vari
dipendenti quando certi soggetti particolarmente rompicoglioni chiedono
l’accesso a certi atti: segno evidente che la politica ha trasmesso un
niet chiaro tondo definitivo.
Questo insieme di regole vengono adottate piattamente e quindi il
funzionario e la politica NON possono essere accusate di qualche
furbata. Fare una serie di appalti p.e. al di sotto dei mitici
39.999,99 euro (in un comune come il nostro sono decine…) traendo
l’addetto da un gruppo di tre professionisti (del mattone o di un
lavoro) significa sostanzialmente mettere nelle mani della
politica l’indicazione della triade e in questo modo la politica
da una parte si guadagna il consenso politico elettorale sia in sede
locale che provinciale e dall’altra parte se chi presta l’opera non è
proprio rimbambito, si ricorda di un adeguato contributo in chiaro al
momento della battaglia elettorale. A Curno p.e. NESSUNA delle liste ha
pubblicato il risultato delle spese e ricavi della campagna elettorale.
La faccenda non funziona solo in ambito locale ma funziona
benissimo se non meglio in ambito provinciale dal momento che la
miriade di determinazioni di spesa per le migliaia di iniziative
assunte da un comune (potrebbe starci anche un finanziamento
all’associazione dei podisti con l’unghia incarnita visto che l’aria
aperta fa bene) spaziano in ambiti provinciale tenendo conto che ormai
i laureati di cui sono zeppe le amministrazioni escono tutte da
università provinciali.
Il risultato di queste operazioni di gara per la scelta è sempre la
stessa. Per esempio sull’albo pretorio c’è una gara per
l’acquisto di una macchina che è stata vinta da una ditta e la macchina
–valore sui 1200 euro- costa in un negozio –il primo capitato a caso
aprendo internet- ventuno euro meno di quello che pagherà il comune
mediante regolare gara. C’è da scommettere che al momento la differenza
sarebbe stata di almeno 100 euro in meno rispetto al prezzo già basso
del negozio?
Insomma: tutto a posto e niente in ordine.
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