A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1130 DEL 15 NOVEMBRE 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















VENEZIA LA DOPPIA
Venezia allagata non è come uno tsunami o un terremoto: ormai è una certezza.
Per capire l’alluvione subìta due tre quattro dieci volte l’anno da Venezia  basta vedere un filmato che c’è in rete dove si vedono due sacrestani della Basilica di San Marco che nella cripta (allagata) trasportano – camminando in retromarcia- un banco dalla navata ad una zona un po’ più alta. Avete letto bene: camminano all’indietro. Mose o non Mose, Bettin o Cacciari che siano li c’è TUTTA la cultura di Venezia 2019. Lo stivale colpito da un unico fenomeno meteorologico, un ciclone come spiegato all’Agi dal meteorologo Claudio Cassardo, che ha interessato Venezia appunto, Matera e Licata in Sicilia.
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PISTA PEDOCICLABILE LUNGO IL BREMBO E PASSERELLA SUL QUISA:
NE HANNO DIMENTICATA UN PEZZO
1 - Per adesso sono più i progettisti di queste opere che i mattoni messi in opera. Pure i soldi spesi: attorno a quest'opera tra Curno Ponte Presezzo probabilmente siamo sui centomila euro.  Tanto in buona parte ce li ha messi una banca ciucciandoli dai conti correnti dei suoi clienti. Anzi. Se per caso TUTTI ma proprio TUTTI i progettisti che c'hanno messo mano e testa nell'operazione: architetti agronomi botanici geometri funzionati si mettessero insieme per una foto di gruppo sarebbero perlomeno il triplo degli operai che effettivamente avremo modo di vedere sui cantieri volta per volta: semmai si arrivi a vedere un cantiere aperto.
Dopo di che qualcuno finge di stracciarsi le vesti davanti al MOSE o alla Salerno-Reggio Calabria. Di ieri la notizia letta su Repubblica a proposito del MOSE.  L'avvocato Fiengo (è uno dei due commissari: erano tre, poi Luigi Magistro si è dimesso) del Consorzio Venezia Nuova, nominati nel 2015 dall'Anticorruzione dopo la retata della Guardia di finanza che decapitò il “Sistema Mazzacurati”. Racconta Fiengo come giravano le cose ai tempi del Sistema. «Oltre alle criticità sulle cerniere dei cassoni, già arrugginite, abbiamo scoperto che gli impianti non erano nemmeno stati inseriti nel progetto: era prevista la fornitura dei macchinari, ma senza i collegamenti».
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!
























COM'ERA NEL 1989

























































































































































































































VENEZIA LA DOPPIA


Venezia allagata non è come uno tsunami o un terremoto: ormai è una certezza.
Per capire l’alluvione subìta due tre quattro dieci volte l’anno da Venezia  basta vedere un filmato che c’è in rete dove si vedono due sacrestani della Basilica di San Marco che nella cripta (allagata) trasportano – camminando in retromarcia- un banco dalla navata ad una zona un po’ più alta. Avete letto bene: camminano all’indietro. Mose o non Mose, Bettin o Cacciari che siano li c’è TUTTA la cultura di Venezia 2019. Lo stivale colpito da un unico fenomeno meteorologico, un ciclone come spiegato all’Agi dal meteorologo Claudio Cassardo, che ha interessato Venezia appunto, Matera e Licata in Sicilia.

Il 4 novembre 1966 –un venerdì giorno dell’Unità nazionale- fu “anche” il giorno dell’alluvione di Firenze oltre che dell’acqua alta a Venezia: 7 cm più di ieri. Non so quanti se la  siano ricordati in queste ore che di nuovo il  mare ha riconquistato l’intera Venezia e molte altre parti dell’Italia. Firenze ha messo a posto quasi tutti i suoi problemi idraulici di allora. Venezia no. Quel 1966 avevo iniziato l’ultimo anno delle superiori –lunedi 3 ottobre-  e passai molte ore al telefono con altri compagni ed amici conosciuti sul treno- a decidere se scendere o meno ad “aiutare” Firenze. L’alluvione toscano-fiorentina causò oltre 30 morti e ci dirigemmo li perché “fortunatamente” a Venezia c’erano sati “solo” tre morti.

Che voleva dire tutto e niente. Partimmo la domenica pomeriggio sei novembre in quattro comunisti quattro (da Bergamo!?) e man mano passavamo da Milano, Parma Bologna vedevamo crescere il numero di ragazzi come noi armati di ridicoli zaini gonfi di ogni masserizia. Alla stazione di S. Maria Novella i bergamaschi erano diventati nove –c’erano cinque liceali e ragionieri  della Gioventù Studentesca- e noi ragazzi e ragazzi eravamo un piccolo reggimento. Ci dirigemmo verso i rispettivi punti di riferimento: in stazione c’erano già quelli del PCI che  aspettavano “i valorosi” compagni che venivano a “salvare” Firenze. Ai tempi  sia nel PCI che negli altri partiti tutto era sempre leggermente  esagerato. Intanto che stavamo ospiti assai malmessi sparsi nelle case del popolo e in qualche sezione agli ordini di compagni con tanto di fascia rossa e scritta PCI al braccio, sentimmo alla radio e vedemmo alla tivù l’allagamento di Venezia. Noi rientrammo a Bergamo il sabato successivo e non potevamo assentarci da scuola oltre perché già il voto in condotta sarebbe precipitato in basso col rischio di non essere ammessi agli esami. Firenze fu il mio primo “Erasmus” e a gennaio 1968 ci fu il secondo a Gibellina. C’erano giovani da tutto Europa.

Intanto che il governo autunno vernino annaspa per la vicenda ILVA e la legge di Stabilità 2020, bisogna dire sia pure con una forte dose di cinismo che il maxi stravento di Venezia ha distolto il Belpaese dalla poderosa e importantissima diatriba sulla sugar tax, sulla tampon tax, sull’iva delle cartine e sulla plastic tax  e sulla maxi tassazione delle auto aziendali che faranno fallire la fiat e i dipendenti mentre l’Italia tutta contenta ed ha gettato nell’indifferenziato le confezioni dei preservativi  quando ha sentito il ministro Gualtieri annunciare che dal gennaio 2020 i nidi saranno gratis per tutti. Pure le cicogne festeggiano. Conte  2 è andato a incontrare gli operai dell’ILVA e non è mancato nemmeno  a Venezia. Ai primi non ha portato buone notizie sul loro futuro ma ha  invocato il contributo di idee da quella banda di sbandati che sono i suoi ministri mentre ai veneziani  ha promesso 5mila euro e 20mila euro ai commercianti danneggiati oltre che il MOSE funzionante da novembre 2021.

Venezia ha avuto danni materiali gravissimi ma anche stavolta c’ha avuto fortuna: solo un morto. Venezia è sempre fortunata. Però la gggente non ha mancato di notare come certi alberghi leggermente iper siano stati  devastati così come San Marco e la sua cripta siano stati inondati. «Povera gente» il commento. Scrive il Corriere. «Povera un c...o, per dormire lì ci devi lasciate un litro di sangue» commenta un altro utente. Il rancore accumulato ha la stessa potenza dell’acqua granda. E si trascina appresso i tanti scandali legati agli scontrini monstre, i caffè da otto euro da sorbire lentamente ai tavolini di piazza San Marco, gli alberghi glamour, appunto, off limits per chi si deve accontentare di qualche umido pian terreno affittato in nero.
Insomma appare ancora una volta che come sempre nelle disgrazie ci sono due Italie. Già chissà come e perché c’è sempre un parte dei privati che ha avuto si danni ma s’era già preparata a reggere mentre gli ottimi dirigenti camerieri e sagrestani della basilica sono finiti a mollo. C’è un filmato  dentro la basilica dove due sagrestani spostano un banco… camminando in retromarcia. Tanto per fare alla svelta. Tanto pantalone paga o pagherà.  Mai possibile che ad ogni scroscio di pioggia San Marco si allaghi e in 30 e passa anni nessuno abbia mai posto rimedio? Si è possibile: siamo italiani.

A Venezia funziona così. I padroni degli immobili se ne fottono dei danni alle attività cui hanno affittato la bottega (che stanno tutte a piano terra e quindi   si allagano) tanto arriva Conte 2 come s’è visto anche stavolta. Se ne fregano anche del MOSE e delle maxinavi tanto loro  vivono –quando proprio ci sono se non hanno la villa in riva al Brenta- al primo secondo terzo piano e quindi non temono ne l’alluvione ne che qualche mostro  vada a sbatterci contro casa. Poi ci sono i media che li aiutano perché Venezia è o non è un gioiello mondiale?

Il Mose. Ho letto in questi giorni che se pure le paratie fossero entrate in funzione, il MOSE non avrebbe salvato la città da questi danni. Sul sito del MOSE c’è scritto ed anche dalle foto dal vero si comprende che il MOSE può fermare maree fino a tre metri. 113 cm oltre il livello dell’altro ieri quindi. Che il MOSE sia stato una enorme mangiatoia lo dice la sua storia. Basta andare sul sito mosevenezia.eu e si resta interdetti nel vedere che razza di opera è stata inventata realizzata e messa in opera. Non c’è un pezzo uno del MOSE che non sia stato oggetto di critica da parte di esperti superesperti consulenti che si accusano in primis uno contro l’altro di qualche interesse trasversale. L’unica cosa che fa pensare (male) è che le parti in metallo non sono state realizzate in Italia ma dalla Brodosplit di Spalato. Merita una spazzolata in rete  sulla Brodosplit.

Breve descrizione dell’opera per capirne il valore e il significato. Il MOSE consiste in tre sbarramenti mobili governati attraverso 57 paratoie di grandi e differenti dimensioni. Tutti gli sbarramenti hanno richiesto la ricostruzione dell’intero imbocco. Un imboccoé stato diviso in due e sono raddoppiati quindi anche gli sbarramenti. Lo sbarramento  è composta da un piano di fondazione palificata, Sopra questo piano poggiano dei cassoni multipli a forma di C a pancia verso l’alto realizzate in calcestruzzi a moduli. Il cassone è interamente riempito di acqua tranne le condotte dove passano  i controlli e i cavi necessari a movimentare i cassoni. Nella panca del C viene posata la paratoia che è incernierata (due cerniere per paratoia) nel cassone lato mare. Riempiendo o svuotando i cassoni di acqua di mare si fanno affondare (quindi si libera il flusso da-per mare laguna) o si fanno emergere (i quindi si blocca l’afflusso delle acque dal mare alla laguna). Dal sito del MOSE si legge che possono reggere una marea fino a più tre metri.

Facile a dirsi poi se vai a vedere il sito e vedi che dimensioni sono in ballo comprendi che è molto più facile scrivere un  pezzo per il giornale che ideare progettare fabbricare spostare impiantare e fare funzionare questi 72 mostri. Le prime sono state le 21 paratoie per la barriera di Lido nord, realizzate dall'impresa Cimolai di Pordenone e installate nel canale di Lido Treporti. La produzione delle altre 57 paratoie è stata aggiudicata alla ditta Brodosplit di Spalato, che ha costruito le 19 paratoie per la barriera di Malamocco, le 18 per la barriera di Chioggia e le 20 per la barriera di Lido sud, più altre 6 di riserva (2 per ogni barriera). Una ricerca in rete dice molto sui rapporti tra Fincantieri e Brodosplit e soprattutto vanno cercate le info sul come viene appaltato il lavoro dentro i cantieri croati ed italiani.

Il MOSE ha avuto una sua storia che ha dimostrato come in questo paese le grandi opere prima di tutto meritano un concorso internazionale per valutare diversi progetti. Poi siccome certi progetti per la loro dimensione e natura non possono essere valutati al centesimo prima dell’inizio e del corso dei lavori, occorre che siano governati non da una masnada di nominati dalla politica ma affidati ad un solo soggetto. Com’è accaduto nel caso EXPO 2015. Inoltre il progetto deve valutare anche quante imprese ci debbono lavorare per evitare che la costruzione duri trent’anni perché – basterebbe pensare proprio al MOSE- il solo costo di interessi sul denaro preso in prestito per la costruzione (lo possiamo considerare debito dello Stato) lungo questi 30 anni aumenta  di un altro 50% il costo dell’opera rimasta sott’acqua senza servire.
Detto questo, in un paese dove i sacrestani da trent’anni spostano i banchi dalla zona alluvionata camminando a ritroso, neanche il buondio deciderebbe di fare un miracolo. Al massimo invocare un fulmine.

PISTA PEDOCICLABILE LUNGO IL BREMBO E PASSERELLA SUL QUISA:
NE HANNO DIMENTICATA UN PEZZO

1 - Per adesso sono più i progettisti di queste opere che i mattoni messi in opera. Pure i soldi spesi: attorno a quest'opera tra Curno Ponte Presezzo probabilmente siamo sui centomila euro.  Tanto in buona parte ce li ha messi una banca ciucciandoli dai conti correnti dei suoi clienti. Anzi. Se per caso TUTTI ma proprio TUTTI i progettisti che c'hanno messo mano e testa nell'operazione: architetti agronomi botanici geometri funzionati si mettessero insieme per una foto di gruppo sarebbero perlomeno il triplo degli operai che effettivamente avremo modo di vedere sui cantieri volta per volta: semmai si arrivi a vedere un cantiere aperto.
Dopo di che qualcuno finge di stracciarsi le vesti davanti al MOSE o alla Salerno-Reggio Calabria. Di ieri la notizia letta su Repubblica a proposito del MOSE.  L'avvocato Fiengo (è uno dei due commissari: erano tre, poi Luigi Magistro si è dimesso) del Consorzio Venezia Nuova, nominati nel 2015 dall'Anticorruzione dopo la retata della Guardia di finanza che decapitò il “Sistema Mazzacurati”. Racconta Fiengo come giravano le cose ai tempi del Sistema. «Oltre alle criticità sulle cerniere dei cassoni, già arrugginite, abbiamo scoperto che gli impianti non erano nemmeno stati inseriti nel progetto: era prevista la fornitura dei macchinari, ma senza i collegamenti».

2 - Succede anche da noi e siamo fortunati perché non dobbiamo realizzare nemmeno un MINI-mose.
Il giunta Gamba ha finalmente deciso di realizzare la pista pedociclabile (pedocilabile perché PRIMA vengono i pedoni e DOPO vengono le biciclette) che dall'area dell'ex frantoio Benzoni  sul confine di Treviolo dovrebbe arrivare sull'Isolotto di Ponte san Pietro. Dopo vari progetti e travagli ampiamente illustrati su queste pagine ecco la determinazione n. 532 dell'11 novembre 2019 che affida il servizio di progettazione, direzione lavori , contabilita', sicurezza dei lavori di realizzazione pista ciclo-pedonale sulla sponda del fiume Brembo al B.E. avendo lo steso dirigente estensore della determinazione RITENUTO di procedere all'affidamento del predetto servizio in via diretta al medesimo professionista ai sensi (…)per le seguenti motivazioni: - il citato professionista è in possesso di tutti i rilievi topografici e pertanto conoscitore delle proprietà delle aree interessate ai lavori, condizione questa che garantirà l'espletamento del servizio in tempi brevi, garantendo così facendo l'utilizzo delle risorse stanziate a bilancio per l'anno in corso; - ai fini di omogeneità e continuità progettuale in quanto in questa fase risulterebbe illogico e antieconomico rivolgersi ad altro tecnico.
L'ammontare dei lavori é un importo complessivo di € 215.250,00 di cui € 155.000,00 per lavori a base d'appalto a € 60.250,00 per somme a disposizione dell'Amministrazione Comunale e il compenso del B.E. ammonta  a € 26.772,90. 

3 - Tre settimane prima con determinazione n. 503 del 25 ottobre 2019  era stata affidata l'attività' specialistica di istruttoria opere di realizzazione pista ciclabile sul fiume brembo e passerella sul quisa dato atto che è intenzione dell'Amministra zione Comunale, nell'ambito dei due progetti di cui sopra che sono collocati difatti nella medesima zona, procedere alla realizzazione, di intesa con gli altri enti coinvolti, di reti ecologiche e di un progetto ambientale sovracomunale legato alla valorizzazione di percorsi naturalistici e tutela della fauna locale; dato atto che in relazione alla progettualità di cui sopra, che vede la presenza di aree demaniali, are private e/o appartenenti a società pubbliche, si rendono necessarie più attività istruttorie relative non solo alla progettazione, bensì agli atti conseguenti relativi alle opere pubbliche dei lavori di realizzazione dei progetti collegati e sopra richiamati della passerella sul torrente Quisa, della pista ciclabile sul fiume Brembo compreso l'approdo al fiume Brembo, nonché le attività volte all'acquisizione delle aree private e demaniali necessarie alla realizzazione degli interventi, procedura espropriativa e conseguenti stime; ritenuto in particolare necessario, per le specificità del servizio, avvalersi di una professionalità esterna per l'attività specialistica di istruttoria relativa alla progettazione e atti conseguenti relativi alle opere pubbliche dei lavori di realizzazione della passerella sul torrente Quisa, della pista ciclabile sul fiume Brembo compreso l'approdo al fiume Brembo e tutte le attività volte all'acquisizione delle aree private e demaniali necessarie alla realizzazione degli interventi, procedura espropriativa e stime; conferisce  a RB professionista dipendente del Comune di Presezzo, l'incarico di prestazione occasionale per l'attività specialistica di istruttoria relativa alla progettazione e atti conseguenti relativi alle opere pubbliche dei lavori di realizzazione della passerella sul torrente Quisa, della pista ciclabile sul fiume Brembo compreso l'approdo al fiume Brembo e tutte le attività volte all'acquisizione delle aree private e demaniali necessarie alla realizzazione degli interventi, procedura espropriativa e stime. Ecc. ecc. che qui ormai non interessa. Questo professionista lavorerà per un massimo di 100 ore ricevendo un compenso di 2000 euro oltre 170€ di IRAP.

4 - Il libero professionista curnese BE ha presentato una schema di progetto che parte dall'ex Frantoio Benzoni sul confine con Treviolo ed arriva fino al sedime della ex Cava Cavagna, in fondo a via Brembo,dove si scarica  nel fiume Brembo la coda della Roggia Curna ramo di via Brembo. In buona sostanza é un breve tracciato tutto su prato e su aree di tre proprietari, uno dei quali in questione col Comune occupante un amplissimo ex livello.

5 - Il professionista curnese RB dipendente del Comune di Presezzo seguirà sia la pratica della passerella tra Ponte san Pietro e Presezzo sul torrente Dordo che la passerella sul torrente Quisa dall'Isolotto di Ponte san Pietro a Curno.

6 - Nell'alluvione di parole delle determinazioni inerenti questo benedetto progetto di pista pedociclabile lungo il fiume Brembo e della passerella sul Quisa che le ha scritte ha DIMENTICATO che da dove arriva il progetto del libero professionista curnese BE a dove arriva la passerella affidata al professionista curnese ma dipendente del Comune di Presezzo RB esiste una distanza di 700-900 metri che –nel progetto dell'arch. Massimo Bernardelli “corre dentro” il letto del fiume Brembo assieme a quello del torrente Quisa.

7 - A questo punto uno si domanda:
-    Mai visto da nessuna parte dell'orbe terraqueo italiano che  Stato Regione Provincia Comuni diano il permesso di  creare una pista pedociclabile DENTRO il sedime di un fiume p torrente
-    Chi è incaricato di progettare seguire i lavori fino al collaudo di questo tratto di pista pedociclabile?