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VENEZIA LA DOPPIA
Venezia allagata non è come uno tsunami o un terremoto: ormai è una certezza.
Per capire l’alluvione subìta due tre quattro dieci volte l’anno da
Venezia basta vedere un filmato che c’è in rete dove si vedono due
sacrestani della Basilica di San Marco che nella cripta (allagata)
trasportano – camminando in retromarcia- un banco dalla navata ad una
zona un po’ più alta. Avete letto bene: camminano all’indietro. Mose o
non Mose, Bettin o Cacciari che siano li c’è TUTTA la cultura di
Venezia 2019. Lo stivale colpito da un unico fenomeno meteorologico, un
ciclone come spiegato all’Agi dal meteorologo Claudio Cassardo, che ha
interessato Venezia appunto, Matera e Licata in Sicilia.
(...)
PISTA PEDOCICLABILE LUNGO IL BREMBO E PASSERELLA SUL QUISA:
NE HANNO DIMENTICATA UN PEZZO
1 - Per adesso sono più i progettisti di queste opere che i mattoni
messi in opera. Pure i soldi spesi: attorno a quest'opera tra Curno
Ponte Presezzo probabilmente siamo sui centomila euro. Tanto in buona
parte ce li ha messi una banca ciucciandoli dai conti correnti dei suoi
clienti. Anzi. Se per caso TUTTI ma proprio TUTTI i progettisti che
c'hanno messo mano e testa nell'operazione: architetti agronomi
botanici geometri funzionati si mettessero insieme per una foto di
gruppo sarebbero perlomeno il triplo degli operai che effettivamente
avremo modo di vedere sui cantieri volta per volta: semmai si arrivi a
vedere un cantiere aperto.
Dopo di che qualcuno finge di stracciarsi le vesti davanti al MOSE o
alla Salerno-Reggio Calabria. Di ieri la notizia letta su Repubblica a
proposito del MOSE. L'avvocato Fiengo (è uno dei due commissari: erano
tre, poi Luigi Magistro si è dimesso) del Consorzio Venezia Nuova,
nominati nel 2015 dall'Anticorruzione dopo la retata della Guardia di
finanza che decapitò il “Sistema Mazzacurati”. Racconta Fiengo come
giravano le cose ai tempi del Sistema. «Oltre alle criticità sulle
cerniere dei cassoni, già arrugginite, abbiamo scoperto che gli
impianti non erano nemmeno stati inseriti nel progetto: era prevista la
fornitura dei macchinari, ma senza i collegamenti».
(...)
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pdf: 8,5 Mb
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VENEZIA LA DOPPIA
Venezia allagata non è come uno tsunami o un terremoto: ormai è una certezza.
Per capire l’alluvione subìta due tre quattro dieci volte l’anno da
Venezia basta vedere un filmato che c’è in rete dove si vedono
due sacrestani della Basilica di San Marco che nella cripta (allagata)
trasportano – camminando in retromarcia- un banco dalla navata ad una
zona un po’ più alta. Avete letto bene: camminano all’indietro. Mose o
non Mose, Bettin o Cacciari che siano li c’è TUTTA la cultura di
Venezia 2019. Lo stivale colpito da un unico fenomeno meteorologico, un
ciclone come spiegato all’Agi dal meteorologo Claudio Cassardo, che ha
interessato Venezia appunto, Matera e Licata in Sicilia.
Il 4 novembre 1966 –un venerdì giorno dell’Unità nazionale- fu “anche”
il giorno dell’alluvione di Firenze oltre che dell’acqua alta a
Venezia: 7 cm più di ieri. Non so quanti se la siano ricordati in
queste ore che di nuovo il mare ha riconquistato l’intera Venezia
e molte altre parti dell’Italia. Firenze ha messo a posto quasi tutti i
suoi problemi idraulici di allora. Venezia no. Quel 1966 avevo iniziato
l’ultimo anno delle superiori –lunedi 3 ottobre- e passai molte
ore al telefono con altri compagni ed amici conosciuti sul treno- a
decidere se scendere o meno ad “aiutare” Firenze. L’alluvione
toscano-fiorentina causò oltre 30 morti e ci dirigemmo li perché
“fortunatamente” a Venezia c’erano sati “solo” tre morti.
Che voleva dire tutto e niente. Partimmo la domenica pomeriggio sei
novembre in quattro comunisti quattro (da Bergamo!?) e man mano
passavamo da Milano, Parma Bologna vedevamo crescere il numero di
ragazzi come noi armati di ridicoli zaini gonfi di ogni masserizia.
Alla stazione di S. Maria Novella i bergamaschi erano diventati nove
–c’erano cinque liceali e ragionieri della Gioventù Studentesca-
e noi ragazzi e ragazzi eravamo un piccolo reggimento. Ci dirigemmo
verso i rispettivi punti di riferimento: in stazione c’erano già quelli
del PCI che aspettavano “i valorosi” compagni che venivano a
“salvare” Firenze. Ai tempi sia nel PCI che negli altri partiti
tutto era sempre leggermente esagerato. Intanto che stavamo
ospiti assai malmessi sparsi nelle case del popolo e in qualche sezione
agli ordini di compagni con tanto di fascia rossa e scritta PCI al
braccio, sentimmo alla radio e vedemmo alla tivù l’allagamento di
Venezia. Noi rientrammo a Bergamo il sabato successivo e non potevamo
assentarci da scuola oltre perché già il voto in condotta sarebbe
precipitato in basso col rischio di non essere ammessi agli esami.
Firenze fu il mio primo “Erasmus” e a gennaio 1968 ci fu il secondo a
Gibellina. C’erano giovani da tutto Europa.
Intanto che il governo autunno vernino annaspa per la vicenda ILVA e la
legge di Stabilità 2020, bisogna dire sia pure con una forte dose di
cinismo che il maxi stravento di Venezia ha distolto il Belpaese dalla
poderosa e importantissima diatriba sulla sugar tax, sulla tampon tax,
sull’iva delle cartine e sulla plastic tax e sulla maxi
tassazione delle auto aziendali che faranno fallire la fiat e i
dipendenti mentre l’Italia tutta contenta ed ha gettato
nell’indifferenziato le confezioni dei preservativi quando ha
sentito il ministro Gualtieri annunciare che dal gennaio 2020 i nidi
saranno gratis per tutti. Pure le cicogne festeggiano. Conte 2 è
andato a incontrare gli operai dell’ILVA e non è mancato nemmeno
a Venezia. Ai primi non ha portato buone notizie sul loro futuro ma
ha invocato il contributo di idee da quella banda di sbandati che
sono i suoi ministri mentre ai veneziani ha promesso 5mila euro e
20mila euro ai commercianti danneggiati oltre che il MOSE funzionante
da novembre 2021.
Venezia ha avuto danni materiali gravissimi ma anche stavolta c’ha
avuto fortuna: solo un morto. Venezia è sempre fortunata. Però la
gggente non ha mancato di notare come certi alberghi leggermente iper
siano stati devastati così come San Marco e la sua cripta siano
stati inondati. «Povera gente» il commento. Scrive il Corriere. «Povera
un c...o, per dormire lì ci devi lasciate un litro di sangue» commenta
un altro utente. Il rancore accumulato ha la stessa potenza dell’acqua
granda. E si trascina appresso i tanti scandali legati agli scontrini
monstre, i caffè da otto euro da sorbire lentamente ai tavolini di
piazza San Marco, gli alberghi glamour, appunto, off limits per chi si
deve accontentare di qualche umido pian terreno affittato in nero.
Insomma appare ancora una volta che come sempre nelle disgrazie ci sono
due Italie. Già chissà come e perché c’è sempre un parte dei privati
che ha avuto si danni ma s’era già preparata a reggere mentre gli
ottimi dirigenti camerieri e sagrestani della basilica sono finiti a
mollo. C’è un filmato dentro la basilica dove due sagrestani
spostano un banco… camminando in retromarcia. Tanto per fare alla
svelta. Tanto pantalone paga o pagherà. Mai possibile che ad ogni
scroscio di pioggia San Marco si allaghi e in 30 e passa anni nessuno
abbia mai posto rimedio? Si è possibile: siamo italiani.
A Venezia funziona così. I padroni degli immobili se ne fottono dei
danni alle attività cui hanno affittato la bottega (che stanno tutte a
piano terra e quindi si allagano) tanto arriva Conte 2 come
s’è visto anche stavolta. Se ne fregano anche del MOSE e delle maxinavi
tanto loro vivono –quando proprio ci sono se non hanno la villa
in riva al Brenta- al primo secondo terzo piano e quindi non temono ne
l’alluvione ne che qualche mostro vada a sbatterci contro casa.
Poi ci sono i media che li aiutano perché Venezia è o non è un gioiello
mondiale?
Il Mose. Ho letto in questi giorni che se pure le paratie fossero
entrate in funzione, il MOSE non avrebbe salvato la città da questi
danni. Sul sito del MOSE c’è scritto ed anche dalle foto dal vero si
comprende che il MOSE può fermare maree fino a tre metri. 113 cm oltre
il livello dell’altro ieri quindi. Che il MOSE sia stato una enorme
mangiatoia lo dice la sua storia. Basta andare sul sito mosevenezia.eu
e si resta interdetti nel vedere che razza di opera è stata inventata
realizzata e messa in opera. Non c’è un pezzo uno del MOSE che non sia
stato oggetto di critica da parte di esperti superesperti consulenti
che si accusano in primis uno contro l’altro di qualche interesse
trasversale. L’unica cosa che fa pensare (male) è che le parti in
metallo non sono state realizzate in Italia ma dalla Brodosplit di
Spalato. Merita una spazzolata in rete sulla Brodosplit.
Breve descrizione dell’opera per capirne il valore e il significato. Il
MOSE consiste in tre sbarramenti mobili governati attraverso 57
paratoie di grandi e differenti dimensioni. Tutti gli sbarramenti hanno
richiesto la ricostruzione dell’intero imbocco. Un imboccoé stato
diviso in due e sono raddoppiati quindi anche gli sbarramenti. Lo
sbarramento è composta da un piano di fondazione palificata,
Sopra questo piano poggiano dei cassoni multipli a forma di C a pancia
verso l’alto realizzate in calcestruzzi a moduli. Il cassone è
interamente riempito di acqua tranne le condotte dove passano i
controlli e i cavi necessari a movimentare i cassoni. Nella panca del C
viene posata la paratoia che è incernierata (due cerniere per paratoia)
nel cassone lato mare. Riempiendo o svuotando i cassoni di acqua di
mare si fanno affondare (quindi si libera il flusso da-per mare laguna)
o si fanno emergere (i quindi si blocca l’afflusso delle acque dal mare
alla laguna). Dal sito del MOSE si legge che possono reggere una marea
fino a più tre metri.
Facile a dirsi poi se vai a vedere il sito e vedi che dimensioni sono
in ballo comprendi che è molto più facile scrivere un pezzo per
il giornale che ideare progettare fabbricare spostare impiantare e fare
funzionare questi 72 mostri. Le prime sono state le 21 paratoie per la
barriera di Lido nord, realizzate dall'impresa Cimolai di Pordenone e
installate nel canale di Lido Treporti. La produzione delle altre 57
paratoie è stata aggiudicata alla ditta Brodosplit di Spalato, che ha
costruito le 19 paratoie per la barriera di Malamocco, le 18 per la
barriera di Chioggia e le 20 per la barriera di Lido sud, più altre 6
di riserva (2 per ogni barriera). Una ricerca in rete dice molto sui
rapporti tra Fincantieri e Brodosplit e soprattutto vanno cercate le
info sul come viene appaltato il lavoro dentro i cantieri croati ed
italiani.
Il MOSE ha avuto una sua storia che ha dimostrato come in questo paese
le grandi opere prima di tutto meritano un concorso internazionale per
valutare diversi progetti. Poi siccome certi progetti per la loro
dimensione e natura non possono essere valutati al centesimo prima
dell’inizio e del corso dei lavori, occorre che siano governati non da
una masnada di nominati dalla politica ma affidati ad un solo soggetto.
Com’è accaduto nel caso EXPO 2015. Inoltre il progetto deve valutare
anche quante imprese ci debbono lavorare per evitare che la costruzione
duri trent’anni perché – basterebbe pensare proprio al MOSE- il solo
costo di interessi sul denaro preso in prestito per la costruzione (lo
possiamo considerare debito dello Stato) lungo questi 30 anni
aumenta di un altro 50% il costo dell’opera rimasta sott’acqua
senza servire.
Detto questo, in un paese dove i sacrestani da trent’anni spostano i
banchi dalla zona alluvionata camminando a ritroso, neanche il buondio
deciderebbe di fare un miracolo. Al massimo invocare un fulmine.
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PISTA PEDOCICLABILE LUNGO IL BREMBO E PASSERELLA SUL QUISA:
NE HANNO DIMENTICATA UN PEZZO
1 - Per adesso sono più i progettisti di queste opere che i mattoni
messi in opera. Pure i soldi spesi: attorno a quest'opera tra Curno
Ponte Presezzo probabilmente siamo sui centomila euro. Tanto in
buona parte ce li ha messi una banca ciucciandoli dai conti correnti
dei suoi clienti. Anzi. Se per caso TUTTI ma proprio TUTTI i
progettisti che c'hanno messo mano e testa nell'operazione: architetti
agronomi botanici geometri funzionati si mettessero insieme per una
foto di gruppo sarebbero perlomeno il triplo degli operai che
effettivamente avremo modo di vedere sui cantieri volta per volta:
semmai si arrivi a vedere un cantiere aperto.
Dopo di che qualcuno finge di stracciarsi le vesti davanti al MOSE o
alla Salerno-Reggio Calabria. Di ieri la notizia letta su Repubblica a
proposito del MOSE. L'avvocato Fiengo (è uno dei due commissari:
erano tre, poi Luigi Magistro si è dimesso) del Consorzio Venezia
Nuova, nominati nel 2015 dall'Anticorruzione dopo la retata della
Guardia di finanza che decapitò il “Sistema Mazzacurati”. Racconta
Fiengo come giravano le cose ai tempi del Sistema. «Oltre alle
criticità sulle cerniere dei cassoni, già arrugginite, abbiamo scoperto
che gli impianti non erano nemmeno stati inseriti nel progetto: era
prevista la fornitura dei macchinari, ma senza i collegamenti».
2 - Succede anche da noi e siamo fortunati perché non dobbiamo realizzare nemmeno un MINI-mose.
Il giunta Gamba ha finalmente deciso di realizzare la pista
pedociclabile (pedocilabile perché PRIMA vengono i pedoni e DOPO
vengono le biciclette) che dall'area dell'ex frantoio Benzoni sul
confine di Treviolo dovrebbe arrivare sull'Isolotto di Ponte san
Pietro. Dopo vari progetti e travagli ampiamente illustrati su queste
pagine ecco la determinazione n. 532 dell'11 novembre 2019 che affida
il servizio di progettazione, direzione lavori , contabilita',
sicurezza dei lavori di realizzazione pista ciclo-pedonale sulla sponda
del fiume Brembo al B.E. avendo lo steso dirigente estensore della
determinazione RITENUTO di procedere all'affidamento del predetto
servizio in via diretta al medesimo professionista ai sensi (…)per le
seguenti motivazioni: - il citato professionista è in possesso di tutti
i rilievi topografici e pertanto conoscitore delle proprietà delle aree
interessate ai lavori, condizione questa che garantirà l'espletamento
del servizio in tempi brevi, garantendo così facendo l'utilizzo delle
risorse stanziate a bilancio per l'anno in corso; - ai fini di
omogeneità e continuità progettuale in quanto in questa fase
risulterebbe illogico e antieconomico rivolgersi ad altro tecnico.
L'ammontare dei lavori é un importo complessivo di € 215.250,00 di cui
€ 155.000,00 per lavori a base d'appalto a € 60.250,00 per somme a
disposizione dell'Amministrazione Comunale e il compenso del B.E.
ammonta a € 26.772,90.
3 - Tre settimane prima con determinazione n. 503 del 25 ottobre
2019 era stata affidata l'attività' specialistica di istruttoria
opere di realizzazione pista ciclabile sul fiume brembo e passerella
sul quisa dato atto che è intenzione dell'Amministra zione Comunale,
nell'ambito dei due progetti di cui sopra che sono collocati difatti
nella medesima zona, procedere alla realizzazione, di intesa con gli
altri enti coinvolti, di reti ecologiche e di un progetto ambientale
sovracomunale legato alla valorizzazione di percorsi naturalistici e
tutela della fauna locale; dato atto che in relazione alla
progettualità di cui sopra, che vede la presenza di aree demaniali, are
private e/o appartenenti a società pubbliche, si rendono necessarie più
attività istruttorie relative non solo alla progettazione, bensì agli
atti conseguenti relativi alle opere pubbliche dei lavori di
realizzazione dei progetti collegati e sopra richiamati della
passerella sul torrente Quisa, della pista ciclabile sul fiume Brembo
compreso l'approdo al fiume Brembo, nonché le attività volte
all'acquisizione delle aree private e demaniali necessarie alla
realizzazione degli interventi, procedura espropriativa e conseguenti
stime; ritenuto in particolare necessario, per le specificità del
servizio, avvalersi di una professionalità esterna per l'attività
specialistica di istruttoria relativa alla progettazione e atti
conseguenti relativi alle opere pubbliche dei lavori di realizzazione
della passerella sul torrente Quisa, della pista ciclabile sul fiume
Brembo compreso l'approdo al fiume Brembo e tutte le attività volte
all'acquisizione delle aree private e demaniali necessarie alla
realizzazione degli interventi, procedura espropriativa e stime;
conferisce a RB professionista dipendente del Comune di Presezzo,
l'incarico di prestazione occasionale per l'attività specialistica di
istruttoria relativa alla progettazione e atti conseguenti relativi
alle opere pubbliche dei lavori di realizzazione della passerella sul
torrente Quisa, della pista ciclabile sul fiume Brembo compreso
l'approdo al fiume Brembo e tutte le attività volte all'acquisizione
delle aree private e demaniali necessarie alla realizzazione degli
interventi, procedura espropriativa e stime. Ecc. ecc. che qui ormai
non interessa. Questo professionista lavorerà per un massimo di 100 ore
ricevendo un compenso di 2000 euro oltre 170€ di IRAP.
4 - Il libero professionista curnese BE ha presentato una schema di
progetto che parte dall'ex Frantoio Benzoni sul confine con Treviolo ed
arriva fino al sedime della ex Cava Cavagna, in fondo a via Brembo,dove
si scarica nel fiume Brembo la coda della Roggia Curna ramo di
via Brembo. In buona sostanza é un breve tracciato tutto su prato e su
aree di tre proprietari, uno dei quali in questione col Comune
occupante un amplissimo ex livello.
5 - Il professionista curnese RB dipendente del Comune di Presezzo
seguirà sia la pratica della passerella tra Ponte san Pietro e Presezzo
sul torrente Dordo che la passerella sul torrente Quisa dall'Isolotto
di Ponte san Pietro a Curno.
6 - Nell'alluvione di parole delle determinazioni inerenti questo
benedetto progetto di pista pedociclabile lungo il fiume Brembo e della
passerella sul Quisa che le ha scritte ha DIMENTICATO che da dove
arriva il progetto del libero professionista curnese BE a dove arriva
la passerella affidata al professionista curnese ma dipendente del
Comune di Presezzo RB esiste una distanza di 700-900 metri che –nel
progetto dell'arch. Massimo Bernardelli “corre dentro” il letto del
fiume Brembo assieme a quello del torrente Quisa.
7 - A questo punto uno si domanda:
- Mai visto da nessuna parte dell'orbe terraqueo
italiano che Stato Regione Provincia Comuni diano il permesso
di creare una pista pedociclabile DENTRO il sedime di un fiume p
torrente
- Chi è incaricato di progettare seguire i lavori fino al collaudo di questo tratto di pista pedociclabile?
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