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I GIORNALI: COSA NON FANNO PER NON FARSI LEGGERE
Che la gente sia abituata a
leggere gratuitamente i giornali on line e non vada più in edicola a
comprare la versione a stampa è opinione e pratica comune per chi
sopravvive nella palta senza sentire la necessità di separare il grano
dal loglio. Che i giornali nella versione online facciano di tutto per
far perdere la voglia al potenziale lettore a passare dal digitale al
cartaceo è evidente. Ne diamo qualche esempio leggero: nel senso che
non siamo proprio alle fake news evidenti e pericolose. Il Fatto
Quotidiano (foto 1) ieri impaginava un buon articolo sulle conseguenze
dell'abbattimento del Muro accompagnandola da una foto della visita del
PdC Conte di qualche tempo fa “incorniciata” dalla pubblicità degli
antichi biscotti “bucaneve”. Che abbiamo scoperto è una autentica
trovata dal momento che la cornice è fatta da quattro immagini
differenti appunto per comporre se necessario una immagine multipla.
Già è una cacata vedere la foto notizia con una cornice di biscotti:
immaginate se a chi legge verrà la voglia di correre in edicola.
Neanche per comprarlo come carta igienica.
(...)
QUEL GRAN CAOSE DELLALEGGE DI STABILITA' 2020
Scrive(va) Cottarelli direttore dell'Osservatorio Conti Pubblici della
Cattolica di Milano in un articolo per Repubblica a proposito della
manovra : La manovra complessiva per il 2020 vale circa 30 miliardi (Tavola 3),
di cui 16 in deficit rispetto al quadro tendenziale. Il governo ha
sottolineato che oltre metà della manovra è in deficit, quasi a voler
enfatizzare che "non si erano messe le mani in tasca agli italiani".
Occorre però sottolineare che il deficit tendenziale già rifletteva
l'effetto sul 2020 della discesa dei tassi di interesse negli ultimi
mesi e, soprattutto, delle misure prese dal governo precedente nel
luglio scorso con la legge di assestamento del bilancio dello stato,
misure rese necessarie per evitare il possibile inizio di una procedura
di infrazione delle regole europee. Rispetto al deficit incluso nel
quadro programmatico presentato in aprile nel Programma di Stabilità
(il DEF), l'ultimo inviato alla Commissione Europea prima del DPB,
l'aumento del deficit è molto limitato (dal 2,1 per cento al 2,2 per
cento). In sostanza, quindi, si è riusciti a mantenere il deficit sui
livelli promessi dal governo precedente, beneficiando anche delle
misure di risparmio da questo introdotte a luglio. In questo senso, non
c'è stato un rilevante "finanziamento in deficit", né rispetto ai piani
inviati alla Commissione Europea né rispetto al 2019. Ciò detto, per
uniformità con le tavole presentate dal governo, commentiamo nel
seguito la manovra rispetto al quadro tendenziale.
• oltre 23 miliardi sono assorbiti dalla disattivazione totale delle
clausole IVA per il 2020. Un aumento dell'IVA è invece previsto
nell'anno successivo, poiché per il momento il governo intende
disattivare solo 10,4 dei 28,8 miliardi di aumento previsto dalla
legislazione vigente a partire dal 1 gennaio 2021. Questo comporta
clausole di salvaguardia per 18,4 miliardi per il 2021. Anche le
clausole di salvaguardia per il 2022 erano previste essere intorno ai
29 miliardi. Dopo la manovra, ne restano circa 25 miliardi.
(...)
LE IMPRESE SCAPPANO DA TARANTO, SCAPPANO DA BERGAMO
Cominciamo col dire che il parcheggio a monte della collina della Rocca
é stata un'idea di un sindaco di centro destra già dirigente della Fiat
e che la società messa in piedi –una austriaca specializzata proprio in
parcheggi cittadini (che investe in soldi dei fondi pensione tedeschi)
e l'ATB (al tempo diretta da un uomo di fiducia del centrodestra) fosse
un ibrido da evitare. L'operazione partì nel 2004: oltre 15 anni or
sono. Diciamo anche che tutto il caos messo in piedi nella vicenda
Locatelli (in tutti i suoi risvolti) era soltanto un insieme di
ripicche e vendette politiche agevolate dalla “caduta” di Formigoni e
da una magistratura che… l'intervento è andato bene ma il paziente è
morto.
(...)
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I GIORNALI: COSA
NON FANNO PER
NON FARSI LEGGERE
Che la gente sia abituata a
leggere gratuitamente i giornali on line e non vada più in edicola a
comprare la versione a stampa è opinione e pratica comune per chi
sopravvive nella palta senza sentire la necessità di separare il grano
dal loglio. Che i giornali nella versione online facciano di tutto per
far perdere la voglia al potenziale lettore a passare dal digitale al
cartaceo è evidente. Ne diamo qualche esempio leggero: nel senso che
non siamo proprio alle fake news evidenti e pericolose. Il Fatto
Quotidiano (foto 1) ieri impaginava un buon articolo sulle
conseguenze dell'abbattimento del Muro accompagnandola da una foto
della visita del PdC Conte di qualche tempo fa “incorniciata” dalla
pubblicità degli antichi biscotti “bucaneve”. Che abbiamo scoperto è
una autentica trovata dal momento che la cornice è fatta da quattro
immagini differenti appunto per comporre se necessario una immagine
multipla. Già è una cacata vedere la foto notizia con una cornice di
biscotti: immaginate se a chi legge verrà la voglia di correre in
edicola. Neanche per comprarlo come carta igienica.
Il bello o il buono de Il Fatto (versione on line diretta da Peter
Gomez e quella cartacea da Marco Travaglio) è che i contributi più
interessanti non sono dei due direttori (Gomez sicuramente meglio di
Travaglio) ma si leggono nelle collaborazioni della colonna a sinistra.
La seconda e terza foto sino due pagine non della versione on line di
Repubblica (31 ottobre) ma delle versione PDF venduta agli abbonati. Le
due pagine nella versione digitale agli abbonati erano perfette
mentre la versione PDF si presentava come illustrata. Che abbiano una
versione clonata del programma? Occhio croce Repubblica benché goda
tutto sommato di buone vendite e vada meglio nel digitale, s'è ridotta
con pochi giornalisti ed autori di valore. Quello che era lo spirito
che propalava dal giornale nei tempi passati ormai non c'è più. E
diventato un giornale povero leggero dove se trovi 2-3 articoli
meritevoli di approfondimento puoi considerarti fortunato. E non dico
“articoli condivisibili” ma pezzi che mertitino di essere letti e
riflettuti. Non si comprende più se la redazione sia a Roma o Capalbio
e se lo spirito dei creatori sia volato via nello smog romano.
La quarta immagine è una pagina del bugiardino provinciale. Basti
pensare che l'articolo parla delle castagne alimentari per l'uomo (o il
cinghiale il ghiro…) e l'immagine presenta i frutti dell'ippocastano
che notoriamente non sono commestibili e non le mangiano nemmeno
i…maiali. Nemmeno quello a fiori bianchi ma la varietà a fiori rosa. Ma
bisogna leggere l'articolo per trovare autentiche mostruosità di ogni
genere al limite da costituire pericolo per chi legge se dovesse
darci credito. Il tragicomico è che non sono informazioni
tratte dalla rete, ma inventate di sana pianta.
Vi si legge per esempio che “per il caldo gli esemplari più solidi e
secolari fioriscono una seconda volta, ma non arrivano a frutto: un
fenomeno mai visto”. Sicuramente chi vive digitando al caldo o al
fresco di un ufficio non ha mai visto.
L'ultima immagine (5) è relativa a un articolo di L'Eco (non
esattamente legata alle prime 4) che da sola dice già tutto. Nel 2016
in bergamasca c'erano poco meno di 900mila veicoli (dalla moto alla
macchina al bus al camion). Praticamente un veicolo per ciascun
abitante cui sia possibile condurlo. Il (meno) bello della
notizia è che sarebbero 83mila gli automobilisti bergamaschi
“smemorati” quando si tratta di pagare il bollo auto: questa evasione,
volontaria o meno che sia, comporta un ammanco di 19 milioni di euro
per le casse della Regione, che da questa tassa incassa ben 800
milioni. Pari a un debito medi di 229 euro. Più o meno di un'auto su 10
non pagano il bollo. Chissà se pagano l'assicurazione…
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IL PROVERBIO RACCONTA CHE I FRATI DI S.PANTALEONE AVEVANO
FATTO 300 BRENTE DI VINO RACCOGLIENDO GLI ACINI CADUTI
A TERRA DURANTE LA VENDEMMIA. IL CONTE 2 ACINO DOPO
ACINO È RIUSCITO A SCONTENTARE TUTTI.
Scrive(va) Cottarelli direttore dell'Osservatorio Conti Pubblici della
Cattolica di Milano in un articolo per Repubblica a proposito della
manovra :
La manovra complessiva per il 2020 vale circa 30 miliardi (Tavola 3),
di cui 16 in deficit rispetto al quadro tendenziale. Il governo ha
sottolineato che oltre metà della manovra è in deficit, quasi a voler
enfatizzare che "non si erano messe le mani in tasca agli italiani".
Occorre però sottolineare che il deficit tendenziale già rifletteva
l'effetto sul 2020 della discesa dei tassi di interesse negli ultimi
mesi e, soprattutto, delle misure prese dal governo precedente nel
luglio scorso con la legge di assestamento del bilancio dello stato,
misure rese necessarie per evitare il possibile inizio di una procedura
di infrazione delle regole europee. Rispetto al deficit incluso nel
quadro programmatico presentato in aprile nel Programma di Stabilità
(il DEF), l'ultimo inviato alla Commissione Europea prima del DPB,
l'aumento del deficit è molto limitato (dal 2,1 per cento al 2,2 per
cento). In sostanza, quindi, si è riusciti a mantenere il deficit sui
livelli promessi dal governo precedente, beneficiando anche delle
misure di risparmio da questo introdotte a luglio. In questo senso, non
c'è stato un rilevante "finanziamento in deficit", né rispetto ai piani
inviati alla Commissione Europea né rispetto al 2019. Ciò detto, per
uniformità con le tavole presentate dal governo, commentiamo nel
seguito la manovra rispetto al quadro tendenziale.
• oltre 23 miliardi sono assorbiti dalla
disattivazione totale delle clausole IVA per il 2020. Un aumento
dell'IVA è invece previsto nell'anno successivo, poiché per il momento
il governo intende disattivare solo 10,4 dei 28,8 miliardi di aumento
previsto dalla legislazione vigente a partire dal 1 gennaio 2021.
Questo comporta clausole di salvaguardia per 18,4 miliardi per il 2021.
Anche le clausole di salvaguardia per il 2022 erano previste essere
intorno ai 29 miliardi. Dopo la manovra, ne restano circa 25 miliardi.
• 3 miliardi (che salgono a 5 nel biennio successivo)
riguardano la riduzione del cuneo fiscale sui lavoratori dipendenti,
con modalità ancora tutte da definire, ma con inizio a luglio 2020 (da
qui il minor costo previsto per il prossimo anno).
• i restanti 4 miliardi sono la somma di varie
"micro-misure" dal costo piuttosto contenuto: riduzione del superticket
sanitario, rifinanziamento del Piano Industria 4.0 e delle politiche
invariate, misure a sostegno delle famiglie e dei diversamente abili,
rilancio degli investimenti nazionali e territoriali.
Oggi sul Corriere un articolo di Dario Di Vico riporta i duri
giudizi di Marco Bonometti (auto), Enrico Carraro (macchine per
movimentazione terra), Pietro Ferrari (costruzione impianti e service
industrie) e Fabio Ravanelli (prodotti igiene) che sono i
presidenti delle Confindustrie della Lombardia, del Veneto,
dell’Emilia-Romagna e del Piemonte. Aziende che
dati Istat alla mano rappresentano 36 mila aziende iscritte, 300
miliardi di export e una parte rilevante degli 835 miliardi di Pil
delle quattro regioni.
Carraro se la prende con tre provvedimenti e ne chiede la modica: a)
plastic tax, b) sugar tax, c) auto aziendali. Ravanelli nella manovra
ci vede «tante ombre e solo una luce, l’aver scongiurato l’aumento
dell’Iva». Bonometti: «Se volevano distruggere il sistema industriale
ci stanno riuscendo. Sono stati sprecati 20 miliardi con quota 100,
reddito di cittadinanza e prima con gli 80 euro senza creare
occupazione e senza andare incontro ai giovani. Infine Ferrari: «E’ un
governo dell’improvvisazione. Le misure che propongono non sono pensate
né curate dal punto di vista tecnico e legislativo».
Oggi le Commissioni Bilancio di Senato e Camera, in seduta congiunta
presso il Senato, terminano una serie di audizioni preliminari di
esame della Legge di bilancio 2020 (oggi sono intervenuti i
rappresentanti di Banca d'Italia e dell'Ufficio parlamentare di
bilancio e il Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto
Gualtieri) e quindi cerchiamo di fare qualche ragionamento sulla legge
di Stabilità 2020 che adesso va in Parlamento con davanti
nientemeno che un migliaio di emendamenti.
Se prendiamo in esame il Rapporto annuale sulle spese fiscali 2018 da
cui è stato tratto il bell’articolo di Milena Gabanelli e Domenico
Affinito troviamo che dalla casse dello Stato mancano 86 miliardi
(60 nazionale e 25 locali) fatti da agevolazioni pensate ad hoc a
favore di questa o quella categoria. La differenza è stata messa nero
su bianco dalla Commissione italiana per la redazione del rapporto
annuale sulle spese fiscali che ha ritenuto catalogare come tax
expenditure «quelle misure che riducono o postpongono il gettito per
uno specifico gruppo di contribuenti o un’attività economica rispetto a
una regola di riferimento che rappresenta il benchmark» (riprendendo la
definizione dalla dall’Ocse). Centinaia di norme e codicilli che si
sono accumulati via via negli ultimi 50 anni fino a raggiungere un
livello monstre di 727 voci, tra fisco nazionale e locale.
Un governo “autunno vernino”(riusciranno i nostri eroi a superare
l’esito delle elezioni emiliane?) come l’attuale anziché
impegolarsi in una marea di microprovvedimenti per non fare
troppo del male alle varie categorie di riferimento delle varie
congreghe politiche avrebbe fatto meglio a tosare in maniera identica
tutti i fortunati che hanno avuto finora quei vantaggi.
Per esempio togliendo dallo zero al 100% le agevolazioni a tutti i
soggetti (persone e imprese) partendo da chi ha un redito di
10mila fino a chi ne ha uno da 100mila e destinare l’intero incasso
all’abbattimento dell’IVA piuttosto che fare altro debito per
disattivarne solo 10,4 dei 28,8 miliardi di aumento previsto dalla
legislazione vigente a partire dal 1 gennaio 2021. Dopo di che pensare
a ridurre il cuneo fiscale di almeno 10 miliardi (metà a testa
inglobando gli 80 €), destinarne altri 4 all’aumento delle
pensioni al di sotto dei 1500 euro e destinare i possibili risparmi
2020 su quota 100 e sul RdI, alla scuola ed alla salute. Poi le
cose si possono aggiustare nel corso dell’anno visto che anche con un
PiL appiattito su zero se manteniamo lo spread al di sotto di 130-150…
ce la possiamo fare.
Poi cancellare tutte rimanenti micro misure che fanno venire il latte
alle ginocchia come la tassa sulle cartine oppure la sugar tax
piuttosto che quella sulla plastica il governo doveva pensare di
ridurre almeno del 10% le accise sull’energia e sui carburanti.
Certo era una LdS (legge di stabilità) semplificata ma era meglio
spendibile come informazione e messaggio ai cittadini mentre quella che
hanno elaborato è riuscita alla perfezione a creare un sommovimento di
un sacco di categorie senza grandi risultati.
Mentre concludiamo la dettatura di questo post escono le notizie
sull’audizione di Gualtieri in Commissione. Tre notizie buone: (1) nel
quadriennio 2019-2022 l'Italia può conseguire "un dividendo di
credibilità di circa 38,5 miliardi". Dubitiamo.(2) il rafforzamento del
bonus asilo nido previsto dall'ultima Manovra scatterà dal primo
gennaio e non da settembre come anticipato precedentemente. Il problema
è che c’è solo un posto su dieci bambini se si tratta di nidi pubblici,
un po’ di più, ma sempre meno di un quarto della popolazione tra gli
zero e i tre anni se si mettono insieme asili nido pubblici
convenzionati e le sezioni primavera nelle scuole per l’infanzia.
Queste cifre sconfortanti nascondono inoltre grandi differenze
territoriali, con le regioni del Mezzogiorno che non sempre raggiungono
il 10% di copertura e in genere le aree più povere del paese meno
dotate di questo tipo di servizi. Quindi l’affermazione del ministro
Gualtieri che da gennaio tutte le famiglie italiane con bimbi piccoli
avranno il nido gratis appare francamente eccessiva. (3) il direttore
generale di Bankitalia Signorini: "Stima Pil 2020 a +0,6% è
condivisibile". Dubitiamo: sarà piatto sullo zero.
Un fatto è comunque certo: questa legge pare fatta in primis per non
togliere lavoro a commercialisti e patronati. Poi all’ILVA ci
penseranno nel prossimo conclave.
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LE IMPRESE
SCAPPANO DA TARANTO
SCAPPANO DA BERGAMO
Cominciamo col dire che il parcheggio a monte della collina della Rocca
é stata un'idea di un sindaco di centro destra già dirigente della Fiat
e che la società messa in piedi –una austriaca specializzata proprio in
parcheggi cittadini (che investe in soldi dei fondi pensione
tedeschi) e l'ATB (al tempo diretta da un uomo di fiducia del
centrodestra) fosse un ibrido da evitare. L'operazione partì nel 2004:
oltre 15 anni or sono. Diciamo anche che tutto il caos messo in piedi
nella vicenda Locatelli (in tutti i suoi risvolti) era soltanto un
insieme di ripicche e vendette politiche agevolate dalla “caduta” di
Formigoni e da una magistratura che… l'intervento è andato bene ma il
paziente è morto.
Diciamo che Gori doveva bloccare il tutto e invece l'idea che lui ha in
mente della città è l'idea dei commercianti e degli affittacamere(i cui
clienti intasano continuamente di auto le vie anche se agli altri è
vietato passare). Del resto a Bergamo se vuoi vincere le elezioni devi
stare coi bottegai e coi padroni delle case che affittano e quelli che
vogliono spazi e soldi per le loro cerimonie dove si trovano sempre da
soli/sole coi loro adepti o coi loro alunni.
Di poche ore or sono la notizia che l'impresa Collini, esecutrice delle
opere, riconsegnerà il cantiere alla proprietà il primo dicembre.
L'Impresa Collini non è l'ultima impresetta della valle ma è un leader
nei grandi lavori infrastrutturali (ha vinto l'appalto per finire
la galleria di Zogno) e l'altra sera in consiglio comunale di Bergamo,
a fronte di una domanda dei penta stellati, all'assessore ai lavori
pubblici Marco Brembilla ha risposto alla domanda di quanto verrà
aumentato il costo totale dell'opera, alla luce delle varianti già
annunciate e conclamate? E Brembilla: Se ci si riferisce alle varianti
VN1, VN2, VN3 e VN3a, riunite nella perizia di variante n° 3 che
comprende lavori di sistemazione e messa in sicurezza del pendio
franato nel 2009 tra le mura del parco della Rocca e la trave “A”; le
chiodature e iniezioni di stabilizzazione; la pulizia e sistemazione
delle celle di carico poste in opera nel 2009 sulla trave al piede
delle mura del parco della Rocca; la sistemazione delle recinzioni sul
piano del Parco della Rocca; la recinzione di tutto il tracciato della
teleferica a valle delle Mura; le modifiche alle opere di sostegno
nella zona lato est della cabina elettrica, con nuova paratia di
micropali e taglio di massi; la previsione di nuove travi di
ripartizione e nuovi ancoraggi per la presenza di ammasso roccioso a
profondità molto superiore rispetto al previsto; la previsione di nuove
travi di ripartizione e nuovi ancoraggi sul fronte sud per la presenza
di ammasso roccioso di strati a componente argillitica di notevole
spessore e in quantità e numero imprevisto con la presenza di fascia
complessiva di debolezza per i cinematismi dei fronti di scavo; le
nuove travi di sostegno e i nuovi ancoraggi per il ritrovamento di
strati argillosi di notevole spessore (20-30 cm). Tutte le suddette
lavorazioni hanno comportato un aumento di spesa di euro 1.489.887,11.
La Giunta, con delibera in data 1 agosto 2019, ha approvato in sola
linea tecnica e ai soli fini edilizi le varianti, ribadendo che la
Concessionaria Bergamo Parcheggi dovrà interamente accollarsi l'onere
economico derivante dalle perizie di variante. Fine dell'intervento di
Brembilla.
Nel frattempo le spese per l'opera aumentano dagli 8.663.804 € iniziali
(2004) e si arriva ai 18.442.450 € attuali (2018) cui adesso si
aggiunge il nuovo milione e mezzo. Il fatto è – si sa ma non si
racconta…- che di fronte all'aumento dei costi dell'opera nel corso
dell'ultimo anno si erano divaricate le valutazioni in modo insanabile:
Bergamo Parcheggi ha stimato in 1,5 milioni gli extracosti, la Collini
aveva presentato riserve per 5 milioni di euro (su un appalto che
inizialmente superava di poco i 10 milioni). Una distanza che si è
risolta in un accordo dai contorni economici riservati. C'é anche da
dire che Bergamo Parcheggi ha incassato 2,4 milioni dall'assicurazione
di cui era coperta l'impresa Locatelli chiamata di corsa a riempire lo
scavo per fermare la frana in corso (e che ha fornito materiale
tutt'altro che regolare) .
Morale della favola anche a Bergamo come a Taranto quando c'è di mezzo
il pubblico le imprese scappano o danno forfait. Del resto quando si fa
un progetto che al momento della realizzazione mostrerà tutte le
pecche che sono venute fuori (parliamo della parete di sostegno della
collina: che è l'unica opera realizzata finora oltre lo scavo) evidente
che non si sia in mano a gente affidabile visto che in città
tutti gli umarelli sanno benissimo che la collina (non solo quella
della Rocca) sta in piedi finchè non ha occasione di crollare e la
descrizione che fa Brembilla è l'immagine perfetta di un fallimento di
tutti: chi ha avuto l'idea, progettisti, esecutori, il comune. Che la
collina della Rocca stesse in piedi con lo sputo era evidente come era
evidente che appena appena si toccava quel posto, veniva giù tutto e
infatti è venuto giù, e adesso l'impresa se la squaglia per non avere
altri problemi (o guai peggiori).
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