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DA CHE PARTE E' CADUTO IL MURO?
1 - All’interno della Unione Europea (a 28) e della NATO si
vanno formando indirizzi e problemi che sono sottovalutati un po’ da
tutti. Sentiti ma sottovalutati. Basta andare in biblioteca e leggere i
numerosi numeri di LIMES che mettono al centro la Germania
nell’UE e tutto quanto vi è connesso per comprendere come a partire
dall’abbattimento del muro di Berlino la Germania via via ha ricreato
una vasta area, peraltro già a lei in qualche modo legata fin nei
secoli trascorsi per via della lingua e della cultura dominante,
area al centro dell’Europa ma spostata verso il confine orientale
con l’Unione Sovietica.
Quegli stati ex comunisti che via via sono stati inseriti nell’UE sono
sostanzialmente diventati dei satelliti economici della Germania e la
condizione prossima alla schiavitù in cui viene tenuta la popolazione
impiegata in quelle industrie che sono fornitrici delle tedesche ed
occidentali.
2 - La Germania è partita alla “conquista” di queste nazioni dell’ex
impero comunista sbandierando libertà civili e benessere ma mettendole
via via sotto la protezione NATO così che si é creata una situazione di
accerchiamento da nord, dal centro e da sud dell’ex impero sovietico di
paesi ex comunisti ma sotto l’ombrello diretto o indiretto della
NATO.
Nessuna altra nazione dell’UE – neppure la Francia l’Italia o l’Olanda-
hanno saputo creare una vasta zona economica e culturale al centro del
mezzo miliardo di Europei in gran parte abbastanza omogenei per lingua
cultura interessi e legami economici.
E le nazioni che la Germania non è riuscita ad assorbire nel suo
disegno egemonico ed economico – Grecia e Spagna p..e.- sono state
“ridotte in schiavitù” con la presa al posto del debito di buona parte
del “!sistema!” di quei Paesi.
3 - Se fra i maggiori contribuenti netti dei fondi di coesione in testa
ci sono Germania, Francia, Regno Unito e Italia si constata che
tra i paesi più favoriti dai fondi europei, sono oggi quelli dove è più
forte l’antieuropeismo, cioè i paesi dell’Europa dell’est. Succhiano
più soldi e li spartiscono con gli amici al potere. Per esempio nel
periodo 2008-2017 la Germania ha versato 113,3 miliardi all’Ue e
nello stesso periodo la Polonia ne ha portati a casa 93,2. La Polonia
è, di gran lunga, la prima economia che fra 2014 e 2020, ha ricevuto e
riceverà più fondi: oltre 60 miliardi. Spiccano in classifica, poi, la
Repubblica Ceca, l’Ungheria (addirittura terza nel periodo 2008-2017),
la Slovacchia. Si tratta dei Paesi dell’Europa dell’est che manifestano
apertamente la propria contrarietà alle politiche migratorie europee.
Impèossibile discutere con loro di distribuzione dei migranti che
arrivano dal sud del Mediterraneo. Ma anche all’interno degli stessi
paesi ricchi del nucleo centrale, se l’analisi passa a una dimensione
regionale, il fatto di ricevere molti fondi europei non aiuta la
popolarità dell’Ue. Il maggior beneficiario dei fondi di coesione
dell’Ue nella Francia continentale è il Nord-Pas-de-Calais, un tempo
potenza industriale del carbone, dell’acciaio e dei tessuti, ma in
parlamento UE è rappresentato da Marine Le Pen, che aveva proposto alla
Francia un referendum sull’uscita dall’Ue. Ad ogni modo, per il 2016,
la Corte dei Conti italiana rileva che a fronte di 14,775 miliardi
versati a favore dell’Ue ci sono 10,075 miliardi ricevuti dal nostro
Paese. Dunque un saldo negativo di 4,7 miliardi, mentre per la
Commissione Europea i versamenti totali erano di 13,9 miliardi e le
somme ricevute dall’UE a 11,5, con un divario e un saldo negativo per
l’Italia più ridotto.
4 - Intanto che la Germania costruiva col supporto della NATO e
sostanzialmente degli USA il proprio impero politico economico
all’interno dell’UE “in faccia” alla Russia di Putin accadeva che la
Russia di Putin abbia messo le mani sulla Siria dove ha
stabilmente due basi militari di prima grandezza: Tartus e Latakia
Hmeimim ed attraversa quotidianamente il Bosforo e i Dardanelli.
Poi secondo quanto ha reso noto il ministro della Difesa di Mosca,
Sergej Shoigu, quattro navi militari russe hanno realizzato (2015)
almeno 26 lanci di missili 3M-14T dal Mar Caspio sulla Siria contro
l’ISIS, missili che hanno una gittata di circa 2.600 km, sparati
da una distanza di 1500 chilometri. Stabilmente ci sarebbe un
sottomarino russo Rostov, equipaggiato con missili da crociera per
l'attacco al suolo, in prossimità delle coste della Siria. I missili
Kalibr dei quali è dotato sono dello stesso tipo di quelli lanciati
dalle navi russe nel Mar Caspio contro obiettivi dello Stato Islamico
in Siria. La Federazione Russa avrebbe anche raggiunto un accordo con
l'Egitto per l'affitto a partire dalla fine del 2019 di strutture
militari, inclusa l'ex base militare sovietica nella città egiziana di
Sidi Barrani che diverrà una base aerea militare russa. Notizia finora
non confermata dall’Egitto.
Nelle ultime sei settimane, scrive il New York Times, sono stati
inviati in Libia circa 200 mercenari russi, tra cui cecchini esperti,
appartenenti al gruppo paramilitare Wagner di Yevgheni Prigozhin,
oligarca russo, a sostegno delle milizie del generale Khalifa Haftar
nell’offensiva contro il governo di Tripoli di Fayez al-Sarraj,
riconosciuto dall’Onu. Il loro intervento, però, significa soprattutto
che Mosca ha intenzione di mettere le mani sul Paese, in una più
generale operazione di riaffermazione della propria influenza in Medio
Oriente e Africa, mettendo a rischio così il ruolo svolto dalle potenze
europee, in particolare l’Italia, nel tentativo di gestione della
crisi, soprattutto in funzione di controllo dei flussi migratori.
5 - A metà di luglio 2019 nella base aerea di Murted in Turchia, è
arrivata la prima tranche dei sistemi russi di difesa aerea S-400. Le
consegne proseguiranno nei prossimi giorni, con «oltre 120 missili di
vario tipo» che giungeranno via mare. I sistemi, si dice, saranno
operativi già a ottobre. La Nato è andata in subbuglio: a 67 anni
dall’adesione, uno dei suoi membri più strategici – secondo esercito
per grandezza dell’Alleanza atlantica e sede di basi militari del
Patto, tra cui Incirlik che ospita armi nucleari Usa – si mette in casa
(è la prima volta che accade) strumentazioni russe. «Siamo preoccupati
delle possibili conseguenze della decisione della Turchia», dice un
ufficiale USA. Washington diventa furiosa per l’accordo
russo-turco e quindi non ha mai consegnato i cento F35 che Ankara
ha già pagato e ha sospeso l’addestramento dei piloti turchi. E
minaccia, a ogni piè sospinto, sanzioni all’alleato nell’ambito del
Caatsa, legge del 2017 con cui Washington ha già sanzionato Iran,
Russia e Corea del Nord.
6 - Gli USA ufficialmente se ne sarebbero andati dalla Turchia ma
in realtà restano ancora con 800-1000 soldati per tenere sotto
controllo il petrolio siriano. Il 04 novembre é iniziato il secondo
pattugliamento militare congiunto di Turchia e Russia nel nord della
Siria a est del fiume Eufrate, come previsto dagli accordi siglati dai
presidenti Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin il 22 ottobre a Sochi
per porre fine all'offensiva turca contro i curdi. L'intesa
Ankara-Mosca prevede che i pattugliamenti avvengano fino a 10 km entro
il territorio siriano a est e ovest dell'area sotto il controllo
esclusivo della Turchia, cioè i 120 km di frontiera compresi tra Tal
Abyad e Ras al Ayn, per accertare il ritiro delle milizie curde dalle
zone di confine.
7 - La situazione dell’UE e della Germania con la Turchia in
particolare s’è fatta molto complessa. L’Ue dovrebbe dare ad Ankara sei
miliardi di euro alla Turchia perché mantenga nei “propri campi di
concentramento” i profughi che vorrebbero raggiungere l’’Europa ma
sostanzialmente al 90% di quelli vorrebbero arrivare in Germania. Gli
scambi commerciali UE-Turchia si aggirano su 75-80 miliardi
all’anno e mentre le industrie auto di Germania, Francia, Spagna e
Italia hanno investito negli ultimi 18 anni 16 miliardi di euro,
adesso dalla Turchia escono ogni anno oltre 1,5 milioni di auto.
8 - Il quadro che si prospetta quindi è quello di un’Europa dove la
Germania ha un ruolo di leadership politico economico ma l’UE ha una
leadership prossima a zero nel contesto mondiale ma Ursula von
der Leyen presidente della Commissione ed Annegret Kramp-Karrenbauer
nuova presidente della Cdu e successora della Merkel non paiono
due soggetti capaci di fare avanzare nel contesto mondiale un maggior
ruolo dell’UE.
Per adesso la leadership tedesca sull’UE e il suo espansionismo verso
est protetto e stimolato dalla NATO hanno avuto come effetto di minare
dall’interno la stessa UE per mano dei suoi componenti più foraggiati
mentre Cina Russia Iran sfidano USA UE e mostrano proprio di non avere
più un filo di soggezione.
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STANNO TUTTI BENE. TRANNE CHI STA MALE.
Metà dei tedeschi occidentali considera l'est un successo. Due terzi dei tedeschi dell'est non sono d'accordo
Gli stipendi nella Germani dell'est sono oggi all'incirca l'85 per
cento di quelli dell'ovest, e il costo della vita è inferiore. Il
divario relativo alla speranza di vita si è chiuso, l'aria è più pulita
e gli edifici sono più intelligenti. Secondo la società di sondaggi
Allensbach, il 53 per cento dei tedeschi dell'est è felice della sua
condizione economica, una cifra identica a quella dell'ovest. “Ha tutto
funzionato sorprendentemente bene, ma questa versione a est non è
diffusa”, dice Werner Jann dell'università di Potsdam.
Forse il paragone più appropriato è quello con altre parti d'Europa che
si sono liberate dal comunismo. La crescita pro capite della ex
Germania Est è stata superiore a quella della maggior parte degli altri
paesi dell'Europa orientale, nonostante sia partita da una base più
alta.
In seguito la convergenza tra ovest ed est si è fermata. Oggi solo il 7
per cento delle cinquecento aziende più ricche di Germania (e nessuna
di quelle inserite nel listino dax30) ha sede nella parte orientale del
paese. Questo riduce il gettito fiscale delle amministrazioni comunali
e alimenta il divario di produttività tra est e ovest, che da circa
vent'anni si attesta intorno al 20 per cento. La maggior parte dei beni
liquidati dal Treuhand finirono in mani straniere o della Germania
ovest, ostacolando lo sviluppo di una classe capitalistica a est.
The Economist, Regno Unito
Partiamo dall'oggi, dove la disoccupazione della ex Ddr è di un terzo
superiore a quella del resto del Paese e con salari inferiori del
20 %, nonostante negli anni molta parte della popolazione si sia
trasferita ad ovest, con un ritmo enormemente superiore a quello dei
primi anni della Germania est ancora senza muro.
Con l'unificazione il marco dell'Est venne parificato con quello
dell'Ovest che valeva ufficialmente 4,4 volte di più. All'improvviso
parve che tutti si fossero arricchiti. Ma ben presto la cosa si rivelò
letale perché le imprese della parte Est che pure esportavano molto in
Germania ovest (compresi alcuni motori della Golf e della Polo) ed
erano comunque uno dei riferimenti della produzione dell'est europa,
Russia inclusa, all'improvviso si trovarono fuori mercato con prezzi
cresciuti di oltre 3 volte e ci fu un crollo gigantesco e subitaneo
della produzione. Subito dopo queste aziende, talvolta dal nome
illustre, cominciarono a valere zero e furono acquistate per pochi
soldi da speculatori privati dell'ovest, attraverso meccanismi per
larga misura opachi e cominciarono le ristrutturazioni, i
licenziamenti e i cali di salario reale. Tutta l'operazione servì
complessivamente a rendere la Germania il più forte Paese del
continente e a prenderne la guida.
In ogni caso viste queste premesse non c'è da stupirsi se anche a
livello politico c'è una differenza ancora visibilissima tra Est ed
Ovest della Germania, anzi a dire la verità essa diventa sempre più
marcata, man mano che passano gli anni.
La Linke vi è stata sempre particolarmente forte e adesso l'Afd è
cresciuto fino a diventare il primo partito in Turingia, sbaragliando
la Cdu e riducendo i socialdemocratici all'8 per cento. Insomma la
Germania Est, attraverso un voto che per oltre il 50 per cento va ai
partiti estremi dell'arcobaleno politico sta esprimendo un rifiuto.
Prima di cominciare a mugugnare e bestemmiare per la crescita della
destra va detto che le posizioni di questo partito che chiede l'uscita
della Germania dl'Europa e dall'euro, si connotano in maniera peculiare
in quest'area che si ritiene – e non a torto – sacrificata dal potere
venuto dall'Ovest al disegno di egemonia continentale e comincia anche
a ripensare con q
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LA STORIA DELLA T1 E ADESSO QUELLA DELLA T2,
LA FERMATA FFSS ALL’OSPEDALE, LA GALLERIA DI ZOGNO,
IL POTENZIAMENTO DELLA VALBREMBO-SEDRINA, LA
VILLA D’ADDA-LECCO, IL RADDOPPIO DELLA MONTELLO-
PONTE SAN PIETRO, IL PONTE CALUSCO-PADERNO, LA FERROVIA
DAL CARAVAGGIO ALLA CITTÀ MOSTRANO UNA CLASSE POLITICA
CHE HA COME PROSPETTIVA LA PERSONALE SCADENZA
ELETTORALE. CINQUE ANNI E CIAO STATE BENE.
Non fosse in corso la tragica vicenda dell'ILVA di Taranto dalla quale
emerge senza ombra di dubbio la totale incompetenza (speriamo sia solo
quella) delle forze politiche – tutte ma proprio tutte!-
nell'affrontarla, ecco una storia tutto sommato minore ma che comunque
tira in ballo una somma non indifferente visto che girano 178,5 milioni
per la T2 (il treno da Bergamo ad Almè) e 110milioni per la bretella di
sei chilometri tra il Caravaggio e la stazione RFI in città. Ad opere
finite sarà un successo se costeranno meno di 300 milioni. Noccioline
insomma che hanno fatto ingolosire un bel gruppo di soggetti. Fanno
finta di nulla e non parlano più dell'inutile fermata di RFI al Papa
Giovanni, costata 6-7 milioni di euro.
Perché il problema sta tutto nel fatto che sono opere “anche”
utili ma che non saranno mai sfruttate per quel che
potrebbero-dovrebbero servire in maniera da dare davvero un servizio a
quei cittadini che le pagano (con le tasse e il biglietto).
In Italia le strutture pubbliche obsolete vengono generalmente privatizzate e poi vedi viadotto Morandi o l'ILVA.
Oggi come oggi nessuna forza politica sarebbe in grado di dire quando
la T1 arriverà a Ponte Nossa o Clusone o Ardesio (nel 2050?) ed
non possono nemmeno dire quando la T2 arriverà a San Pellegrino oppure
a Lenna o Piazza Brembana. Mai: nemmeno a San Pellegrino.
Perché poi in Provincia di Bergamo ci sono altri problemi da
risolvere. Il tratto da Valbrembo a Sedrina, la galleria di Zogno che
forse sarà finita tra due anni, la bretella esterna di S. Giovanni
Bianco. Il nuovo ponte di Calusco-Paderno. La galleria di Monte Negrone
e il potenziamento da Gazzaniga a Ponte Nossa. La Villa d'Adda Lecco.
Il raddoppio della ferrovia Montello-Ponte San Pietro. Forse
l'autostrada Bergamo Treviglio. La Seriate-Lovere.
EW no0n arebbe errato pensare di sollevare di una decina di metri tutta
la ferrovia da Montello a Bergamo a Ponte san Pietro e Verdello
in modo da “abbattere” questo muro costruito addosso alla Città di
Bergamo nel lontano 1857? E toglierci di dosso l'A4 tra Dalmine e
Seriate e buttarla sulla circonvallazione sud a pedaggio zero in modo
da “abbattere” anche questo secondo “muro” che data dal 1927 ?
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