|
|
PANEBIANCO E DIAMANTI
ALLA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO
1 - Sembrerebbe si siano dati la voce. Oggi Panebianco sul Corriere e
Diamanti sulLa Repubblica rievocano la necessita che la politica
italiana torni ad avere un “centro”.
Panebianco la prende da lontano ed immagina tre scenari. L’ultimo dei tre sembra al momento il meno probabile.
Primo scenario. Il governo dura fino all’elezione del Presidente della
Repubblica trascinandosi avanti alla meglio aiutato anche dal
fatto che la riforma che ha ridotto i parlamentari è un potente
«stabilizzatore» della legislatura: le elezioni, quando ci saranno,
manderanno a casa tanti deputati e senatori.
Secondo scenario. All’inizio del prossimo anno ci sarà la decisione
della Corte costituzionale sull’ammissibilità o meno del referendum
leghista volto a dare all’Italia un maggioritario a un turno. Se la
Corte sceglierà l’ammissibilità ci sarà un parapiglia.
Terzo scenario. La Corte sceglie l’inammissibilità e il Parlamento
trasforma subito il proporzionale «impuro» oggi vigente (che è un
sistema misto: proporzionale più una quota di collegi uninominali) in
un proporzionale puro. Dopo di che si va al voto. Ma non è un’ipotesi
molto realistica.
I tre scenari – scrive Panebianco- hanno una cosa in comune: l’agenda
politica sarà comunque dominata dal tema della riforma elettorale.
Nella quale se c’è il proporzionale ma manca un partito centrista
capace di attrarre tanti elettori, la democrazia è a rischio. Se invece
c’è una legge maggioritaria, la quale favorisce una competizione fra
due schieramenti, non può esserci stabilità se i due schieramenti non
convergono al centro o se, quanto meno, nello schieramento vincente
l’ala più moderata non riesca a bilanciare quella più estrema.
Dunque, se nel nostro futuro c’è il proporzionale allora bisogna sperare che nasca un forte partito di centro.
2 - Invece Ilvo Diamanti ci avverte che l’Italia sta perdendo il
Centro. Sul piano politico e geopolitico. Sul piano politico è già
avvenuto da tempo. Insieme alla Prima Repubblica. Allora, davvero, il
Centro coincideva con l’area di governo. Interpretato dalla Democrazia
Cristiana. Insieme ai suoi alleati, con i quali ha guidato il Paese per
circa 40 anni. Poi nell’ultimo decennio, tuttavia, dopo il declino di
Berlusconi e di Forza Italia, lo spazio di Centro si è definitivamente
ridotto: al 10%. O poco meno. Mentre gli spazi contigui e complementari
hanno mantenuto il loro rilievo. Centro-Destra e Centro-Sinistra: oggi
attraggono ancora il 15-19% degli elettori, ciascuno. Infine, appare
stabile, e ampia (circa il 30%; quasi un terzo degli elettori) l’area
esterna allo spazio – politico. Dove si collocano coloro che rifiutano
questa etichetta. Tuttavia, è evidente come, negli ultimi 10 anni, si
sia ridotto soprattutto lo spazio a Sinistra del Centro. Riassumeva il
35% degli elettori, nel 2013. Oggi: 7 punti in meno. Si è ridotta, in
particolare, la componente di Sinistra. Mentre è cresciuta l’area
de-finita dalla Destra e dal Centro-Destra. Insieme coprono oltre il
33% degli elettori. Se osserviamo la distribuzione degli elettori nello
spazio politico in base alla scelta di voto, la debolezza del Centro è
ancora più evidente. E ciò spiega la difficoltà di "confronto" fra
partiti, in questa fase. Perché se il "Centro" è la piazza, dove ci si
incontra, si dialoga, ebbene: questa piazza è troppo piccola. Così,
peraltro, si spiega anche il ruolo "centrale" assunto dal M5s fino a
poche settimane or sono.
3 - Sintetizzati in questo modo i due ragionamenti di Panebianco
e Diamanti (il secondo fa anche un discorso geografico che qui non
interessa granche) a noi pare che questi due ragionamenti non
tengano conto di una fatto elementare: “IL” centro politico o “UN”
centro politico è andato sparendo per tre ragioni “interne”:
tangentopoli, l’euro, l’allargamento dell’Ue all’est e per due ragioni
internazionali:la crisi del 2008 e la crescita della Cina.
4 - Nel 1957 viene creata la Comunità Europea formata da 6
stati Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Germania Ovest, Paesi
Bassi. Nel 1973 c’è il primo allargamento a 9 stati sommando:
Danimarca, Irlanda, Regno Unito. Nel 1981 si unisce la
Grecia. Nel 1986 si uniscono Spagna e Portogallo. Nel 1995 c’è un
quarto allargamento a 15 con l’inserimento di Austria, Finlandia,
Svezia. 1990 e della Germania Est. Nel 2004 c’è il quinto allargamento
fino a 25 stati con l’inserimento di Repubblica Ceca, Cipro, Estonia,
Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia. Nel
2007 so arriva a 27 stati con l’inserimento di Bulgaria e Romania. Nel
2013 gli stati diventano 28 con l’inserimento della Croazia. Di poche
settimane or sono il niet francese all’allargamento a Macedonia del
Nord, Montenegro, Albania, Serbia, Kosovo, Bosnia ed Erzegovina mentre
la Turchia è di la da venire così come Israele.
5 - IL centro o UN centro sono spariti in Italia quando Roma ha perso
la sua centralità e le imprese nel paese si sono divise tra chi riuscì
e seppe stare nel contesto internazionale (anche sfruttando il
parassitismo degli ex stati comunisti fatti entrare nell’Ue) e chi non
volle o non potè fare quel passo.
Il debito pubblico poi ha contribuito in modo eclatante alla
marginalizzazione del Sud dal momento che la spesa pubblica s’è
contratta così come la qualità media di qualsiasi servizio pubblico é
assai diminuito.
Le persone che sono emigrate dal Mezzogiorno sono state oltre 2 milioni
nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017, di cui 132.187 nel solo
2017. Di queste ultime 66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33,0%
laureati, pari a 21.970). Il saldo migratorio interno, al netto dei
rientri, è negativo per 852 mila unità. Nel solo 2017 sono andati via
132mila meridionali, con un saldo negativo di circa 70mila unità. La
ripresa dei flussi migratori rappresenta la vera emergenza meridionale,
che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese.
Sono più i meridionali che emigrano dal Sud per andare a lavorare o a
studiare al Centro-Nord e all’estero che gli stranieri immigrati
regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali. In base alle
elaborazioni della Svimez, infatti, i cittadini stranieri iscritti nel
Mezzogiorno provenienti dall’estero sono stati 64.952 nel 2015, 64.091
nel 2016 e 75.305 nel 2017. Invece i cittadini italiani cancellati dal
Sud per il Centro-Nord e l’estero sono stati 124.254 nel 2015, 131.430
nel 2016, 132.187 nel 2017.
6 - Il centro oppure UN centro si sono ridotti o sono spariti in Italia
mano mano che cresceva l’evasione e l’elusione fiscale visto
che Cottarelli ha dichiarato che costano allo stato circa 130
miliardi all'anno, più di quanto si spende per il sistema sanitario. Si
è acuito lo scontro sociale tra chi ha e chi patisce e quindi coloro
che vogliono-possono evadere-eludere sentono di non potersi più
fidare di stare su una barca e quindi si spostano verso qualche estremo
come la “Coalizione degli Italiani” visto che nel il REI, ne gli 80
euro hanno solo ampliato il debito pubblico così come il
RdC s’è rilevato di Scarso se non nullo impatto sul mercato del
lavoro» così la SVIMEZ, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria
nel Mezzogiorno, nel suo rapporto annuale presentato oggi alla Camera.
Confermati sostanzialmente il giudizio espresso nella Nota di
aggiornamento al DEF che aveva certificato come la grande misura di
sostegno al reddito e rilancio dell’occupazione fortemente voluta dal
MoVimento 5 Stelle non abbia avuto alcun effetto sul mercato del lavoro
e nemmeno nella risoluzione del problema della povertà visto che ci
sono almeno due milioni e mezzo di poveri che non l’hanno avuto.
7 - Insomma. Con l’attuale livello di debito pubblico e di
evasione-elusione il Paese deve fare i conti con un sistema produttivo
che scappa all’estero nella migliore delle ipotesi e via via toglie il
consenso a quei partiti che volevano o vogliono fingersi
interclassisti. Hanno bruciato il centrosinistra poggiato troppo sulle
vecchie democristianerie. Hanno bruciato i penta stellati in meno di un
anno. Insomma ci vuole altro. Da inventare o da fare: recuperare in
pochi anni quei 130 miliardi di evasione-elusione piuttosto che la
beghina sulla plastic tax.
|
|
SÖCHE DINTORNI CONTORNI
Tra il 30 ottobre e il 13 novembre erano-sono programmati due incontri
GENITORI-GENIATTORI-FAMILYLAB dal tema: tutto troppo presto? due
incontri-laboratorio su come accompagnare la crescita dei figli
nell’era digitale. Nel frattempo casca anche quella scemenza americana
che è Halloween. Recitano le gazzette. Sette interventi in poche ore:
una serata di Halloween decisamente complicata per i soccorritori del
118, che hanno dovuto soccorrere per presunte intossicazioni etiliche
in giro per strade e locali pubblici della Provincia ben sette ragazzi.
Tra questi, anche una ragazza di 14 anni e due sedicenni. Il
primo intervento a Curno, attorno alle 21.20, per un ragazzo di 16 anni
finito al Pronto soccorso del Papa Giovanni. C’è da stare allegri.
Plastic tax & sugar tax.Certo è che dev’essere un governo di
scalcinati quello che s’è inventato la plastic tax. Un euro di tassa al
chilo di plastica: una enormità di BEN 4 centesimi a bottiglietta od
oggetto monouso. Secondo quanto calcola Il Fatto Alimentare, la spesa
annuale per una persona che pasteggi tutti i giorni con acqua naturale
è al massimo pari a 110 euro, l’impatto della “plastic tax”
oscillerebbe tra i 6 e i 14,5 euro all’anno. Di contro l’altra
enormità di ben 10 euro all’ettolitro appioppato come sugar tax ai
beveroni. Cento litri sono 100mila centimetri cubi e ciascuna
bottiglietta di aranciata ne contiene al massimo 400 cc. Premesso che
siamo in altissimo conflitto di interessi perché di plastica usa e
getta compriamo pochissima esattamente come di zucchero e mangime
zuccherato non ne facciamo uso (a parte quello che è zuccherato senza
che sia scritto sulla confezione…) , quello che meraviglia è l’
imbecillità di un governo che s’inventa una tassa per indurre alla
riduzione dei consumi SENZA nemmeno una telefonata all’ISTAT. C’è un
tale casino nel destino finale delle plastiche e nello zucchero (a
nostro avviso sono più i dolcificanti chimici che mettono nei beveroni
che lo zucchero vero e proprio…) se è vero che oltre la metà della
rumenta delle zone col maggiore tasso di separazione va a finire
bruciata negli inceneritori o nei termovalorizzatori. Poi quella
lacrimosa bugia o recriminazione dei politici che accusano industriali
giornalisti e consumatori di doppiezza perché si lamenterebbero della
plastica dispersa a inquinare il mondo e poi criticano i 4 centesimi
sulla bottiglietta d’acqua minerale. Cari politici avete fatto una
cacchiata: almeno sapeste cos’è la “plastica”.
Pochi giorni prima FCA (alias Fiat americana con sede in Olanda) ha
venduto baracca a burattini ai francesi di Peugeot-Citroen con una
fusione per finta Fca (cioè la Fiat), si è fusa con Psa (cioè la
Peugeot) ed ha ceduto il suo pacchetto di controllo in cambio di un
super dividendo da 5.5 miliardi di euro. Siamo contenti per gli
azionisti beneficiati, ovviamente. Il governo Conte 2 non ha fiatato ed
ha risposto duramente alla fusione: nelle pieghe della Legge di
bilancio spunta una stangata che triplica le tasse sulle auto aziendali
e va a colpire due milioni di dipendenti (saranno numeri veri?)
cui viene riservata una stretta fiscale sulle auto aziendali in “fringe
benefit” e riguarda tutti i mezzi, modulata sul loro impatto
inquinante, quindi comprenderà anche auto ibride ed elettriche.
Queste auto sono dell’azienda e vengono concesse in uso a un dipendente
per il proprio lavoro ma può anche usarle per se o la propria famiglia.
La rimodulazione dell’aumento del chilometraggio che si presume
fiscalmente come uso privato - e quindi finisce nel reddito imponibile
del dipendente o dell’amministratore - è stata precisata nelle bozze
del disegno di legge di Bilancio circolate ieri, ma non ha smorzato le
critiche degli operatori. Il Sole-24ore scrive che nell’ipotesi più
frequente l’aggravio pesa quasi per l’1,8% su un reddito di 50mila euro
e per l’1% su un reddito doppio. Si può arrivare a oltre il 6% nelle
ipotesi più sfavorevoli. E se si considerassero redditi sotto i 50mila
euro, l’effetto si vedrebbe ancor più.
Questa storia delle auto concesse come beneficio alias come paga al
dipendente mi fa pensare ai soldati di ventura che usavano il cavallo
del nobile cui erano al servizio. Oltre tutto creano una serie di
problemi contabili-amministrativi alle aziende ed ai privati anche se
–si legge- oggi rappresentano il 40% (quaranta!) delle auto vendute.
Governo balneare. Un governo balneare come il Conte 2 anziché
impegolarsi nel ginepraio di modificare una per una le spese
detraibili e deducibili dai redditi personali e delle aziende avrebbe
fatto meglio ad attuare un taglio lineare da zero al 100% partendo dal
numero di persone per ciascun nucleo famigliare e destinare
l’incasso sia a onorare il debito IVA che all’abbattimento di poche e
bene individuate spese (cuneo fiscale, miglioramento delle pensioni,
tichet sanitari e investimenti nella scuola, energia ). Così una
famiglia di un single o di 4 persone con 20mila euro di reddito
conserva tutti i vantaggi attuali mentre se hanno 80mila euro di
reddito perdono il 100% delle detrazioni/deduzioni. Ci sono i
calcolatori con le apposite curve per la bisogna anziché la tassazione
a gradoni.
|
|
|