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DIMAIO VUOLE LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
SEGUE LA SCUOLA DI RENZI
(ASPETTANO L’UMBRIA POI CRISI ALLA BEFANA?)
La
partita è oramai chiara. Il che vuol dire che non ci sono prospettive
altrettanto chiare. Conte senza valore come gli quelli buoni per tutte
le stagioni: col bonus dell'onestà e del sapere imparare. Almeno
quelli. DiMaio s'è scoperto di valere zero dappertutto. Renzi troppo
mercuriale. Salvini incapace e fuori di testa. Zingaretti è troppo
sacrestano. Nelle Camere è tempesta. I pentastellati divisi tra il
prima (con Salvini) e il dopo (coi Pd). La Lega che sogna l'egemonia e
l'autonomia del 40%+1. I Pd che si raccomandano allo stellone. I
fascisti schierati e quelli nascosti che sperano di fare la festa alla
Meloni ed alla Lega contando la metà del centrodestra dove ormai
la divisione tra Lega Forza Italia Meloni e chissà chi altro .
Oggi Massimo Franco sul Corriere: Si sta delineando un grillismo
anti-Conte guidato da Luigi Di Maio. Fino a qualche settimana fa
sarebbe suonato come un ossimoro politico. Quando il blog del Movimento
Cinque Stelle rinnova la fiducia a Palazzo Chigi ma in parallelo chiede
un vertice «per lavorare alle intese che ancora non ci sono», consegna
un ultimatum di fatto, poi smentito goffamente. Anche perché è arrivato
dopo un vertice tra il leader e titolare degli Esteri, Di Maio e i suoi
ministri. È l'ennesimo altolà a Conte, che si muove con un protagonismo
osservato con nervosismo da alcuni settori del Movimento. Infine Di
Maio fa sapere che senza i voti dei Cinque Stelle «non si va da nessuna
parte». A Conte “Non deve sfuggire, tuttavia, la saldatura tra le
critiche che gli rivolge Di Maio, con dietro un pezzo di M5S, e quelle
di Italia viva. «Strano a dirsi ma sul tema delle tasse ci troviamo in
sintonia con Di Maio». Riaffiora l'ipotesi di una crisi dopo
l'approvazione della Legge di stabilità, e la nascita nel 2020 di un
esecutivo senza Conte; ma anche la possibilità che in quel caso premier
e Pd scartino e spingano per le urne.
Insomma ci sarebbe una sorta di gioco di coppia DiMaio-Renzi per
mandare a casa il Conte 2. Segue sempre sul Corriere Francesco
Verderami : Se il disegno di Di Maio e Renzi — ritenuto peraltro
«velleitario» — fosse quello di stressare la situazione e indebolire
progressivamente l'esecutivo per arrivare a un cambio in corsa del
presidente del Consiglio in primavera, allora è certo che Conte e
Zingaretti giocherebbero d'anticipo. E stavolta sì che il premier si
dimetterebbe, e il leader dem lo asseconderebbe, ritirando la
delegazione da Palazzo Chigi e dichiarando l'indisponibilità ad altre
opzioni di governo, con l'obiettivo di andare subito alle urne. In tal
caso si voterebbe con il Rosatellum, che per Renzi e Di Maio è
criptonite, siccome li costringerebbe a schierarsi in un sistema di
alleanze.
Continua Verderami: Il punto è come si arriverà a gennaio. Perché,
sebbene nessuno oggi voglia far cadere al governo, la situazione può
sfuggire di mano. Ieri Di Maio, subito seguito da Renzi, ha chiesto un
vertice sulla Finanziaria: il primo vuol cambiare la flat tax, il
secondo cancellare quota 100. Peccato che la manovra sia stata già
spedita in Europa con i saldi fissati. E siccome le richieste sono
contrapposte, come farebbero a tornare indietro? Il balletto di ieri
ricorda la stagione di Prodi, quando i ministri approvavano i
provvedimenti del governo per poi andare a manifestare sotto Palazzo
Chigi contro i provvedimenti del governo.
Senza volere insegnare a dire Messa al Papa mi pare che i ragionamenti
di Franco e Verderami sia giusti i partenza sulle osservazioni ma
non approdino a quelle che sono l'esito finale cui punta invece
DiMaio. Di maio ha capito che i suoi non lo vogliono più on
maggioranza. Ha capito che neppure l'Elevato ce l'ha nella
manica. Ha capito che ormai è bruciato a livello di movimento
politico nazionale europeo internazionale. Glielo hanno fatto
intendere tutti che è un bamboccio. Un bamboccio coi voti che
però appartengono a quelli che vogliono salvare il proprio piuttosto
che farlo buttare via dal bibitaro. DiMaio è persona di poca
intelligenza personale e politica ma quando fa sapere che “senza
i voti dei Cinque Stelle non si va da nessuna parte” non è una banale
rivendicazione: si faccia quel che vuole la forza di maggioranza ma
sostanzialmente sta seguendo quella che fu la pratica messa in atto da
Renzi verso Letta. Ma non con l'occhio verso Conte potenziale e
sicuro concorrente ma con la segreta certezza o perlomeno solida
speranza che Salvini, se tornasse un asse Salvini-DiMaio, non potrebbe
negargli la presidenza del consiglio.
Adesso è in atto una sorta di shangai con una dozzina –forse anche
meno- di bacchette piuttosto che le canoniche 41. Ma piuttosto
che bacchette o bastoncini sono tronchi come quelli caduti nella bufera
del novembre 2018 ragion per cui il cadere di alcuni diventa un
terremoto istituzionale piuttosto che una semplice crisi di governo in
corsa.
La vicenda del POS obbligatorio è ormai diventata come la spesa
della revisione dell'auto e del rinnovo della patente, del
controllo caldaie, degli oneri di sistema sulla forniture energetiche,
delle accise sui carburanti. In buona sostanza con una legge dello
stato che vorrebbe in qualche modo raddrizzare le storture del sistema,
si introducono sostanzialmente degli spazi privi di concorrenza
riservati ad operatori che… si scelgono e si controllano da soli mentre
non esiste alcuna possibilità di controllo da parte dell'utenza (che
paga…).
Un POS costa non meno di 200 euro all'anno solo ad averlo in loco oltre
alla tangente sulle operazioni e sarebbe necessario che lo Stato
fissasse questi costi in contradditorio tra utenti e prestatori del
servizio.
Detto questo concludiamo il pezzo con la notizia del giorno tratta dal
bugiardino provinciale. In Provincia di Bergamo al 30 settembre 2018
sono stati scovati 151 casi di lavoro in nero: «Il 60% è nella
ristorazione»
Oltre 1.000 controlli nei primi nove mesi dell'anno con irregolarità
che hanno riguardato il 74% delle stesse ispezioni. È questo il
risultato dell'attività svolta dai 22 esperti dell'Ispettorato
territoriale del lavoro di Bergamo (due dei quali si occupano
specificamente di salute e sicurezza) nel 2019. Un'attività che si
intreccia con quella di altri soggetti e in particolare l'Ats e che
riguarda principalmente la verifica della regolarità dei rapporti di
lavoro e le ispezioni sui cantieri.
La previsione per la fine dell'anno è di attestarsi sui 1.300
controlli, con un bilancio che, rispetto ai 1.200 del 2018 (ovvero 5
ispezioni al giorno), supererà l'attività dello scorso anno di circa
100 ispezioni.
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POS OBBLIGATORIO?
FATTOL'INGANNO PRIMA DEL REGOLAMENTO
POS obbligatorio? Nel Decreto Fiscale: solo in caso di denuncia da parte del cliente del rifiuto o dell'impossi
bilità a pagare con bancomat o carta di credito, il professionista (o
il negozio) potranno essere sanzionati (30 euro più il 4% della
transazione non eseguita)
Attenzione a parlare di POS obbligatorio. Sarebbe meglio dire
'impossibilità di rifutare un pagamento elettronico'. L'articolo 21
dell'ultima versione del Decreto Fiscale (che è una bozza non ancora in
vigore...) chiarisce infatti he "nei casi di mancata accettazione di un
pagamento effettuato con una carta di debito o di credito, da parte di
un soggetto obbligato ai sensi del comma 4, si applica nei confronti
del medesimo soggetto una sanzione amministrativa di importo pari a 30
Euro, aumentata del 4 per cento del valore della transazione per la
quale sia stata rifiutata l’accettazione del pagamento con mezzi
elettronici".
Per la disciplina dell’accertamento della violazione dell’obbligo di
cui al comma 4 del DL 179/2012 (la 'madre' della disciplina in
questione) e del relativo procedimento sanzionatorio "si rinvia alla
legge 24 novembre 1981, n. 689, prevedendo una deroga all’art. 16 sul
pagamento in misura ridotta".
Pagamenti via POS: chiarimenti sulla nuova regola
Quindi, è bene chiarire che:
• se il cliente rinuncia spontaneamente al pagamento elettronico la sanzione non potrà essere mai applicata;
• l'autorità competente a ricevere il rapporto del
funzionario o dell'agente che su input del cliente ha accertato la
violazione (anche ufficiali e agenti di polizia giudiziaria) è il
Prefetto del territorio nel quale la violazione si è concretizzata,
rendendosi applicabile la disciplina sulle sanzioni amministrative
(legge 689/1981 sopracitata).
Quindi, ad esempio, se il professionista non si dota di POS non verrà
sanzionato 'di default'. La multa (eventualmente ridotta pari alla
terza parte del massimo della sanzione prevista per la violazione
commessa, o, se più favorevole e qualora sia stabilito il minimo della
sanzione edittale, pari al doppio del relativo importo, oltre alle
spese del procedimento, se lo stesso avviene entro il termine di 60
giorni dalla contestazione immediata o, se questa non vi è stata, dalla
notificazione degli estremi della violazione) scatterà se e solo se ci
sarà un rifiuto da parte del professionista o esercente a ricevere un
pagamento elettronico.
Insomma: la classica frase "in fondo alla via c'è un bancomat" in
risposta al "posso pagare col bancomat?" non è automaticamente
passibile di sanzione, soprattutto se il cliente esce, va a prelevare e
torna.
La misura della sanzione
La sanzione - specifica il decreto - deve essere applicata per ogni
"mancata" transazione e determinata sulla stessa;il rifiuto di ricevere
un pagamento POS su una prestazione da 1.000 euro configurerebbe 340
euro di multa (300 + 40 euro ovvero a 300 più il 4% di 1000). La
sanzione colpisce l'intero corrispettivo comprensivo dell'Iva, se per
legge applicata.
Il decreto fiscale (bozza non ancora in vigore) aggiornato al 16 ottobre e' disponibile in formato pdf sul sito di Ingenio).
Peppucci Matteo
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