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MOLTIPLICARE IL PANE E I PESCI
CONTANDOLI DUE VOLTE
COME LE BAIONETTE DI MUSSOLINI
Il governo giallo verde, con Tria alle finanze e Salvini all'interno
hanno cambiato alcuni sistemi della contabilità nazionale e così… il
mondo cambia in meglio. Basta ricollocare i numeri et voilà!. Non siamo
dei novelli Tria e nemmeno dei Gualteri per non dire dei Padoan, però
certe variazioni di bilancio fatte (anche) dal Comune di Curno (che
ovviamente non se le inventa da solo!) danno da pensare. Una avvisaglia
per esempio l'avevamo colta quando ci fu una variazione di bilancio
(questa estate) nella quale l'ammontare delle opere di urbanizzazione
primaria di una lottizzazione di un clientes piddino (opere fatte dal
privato che poi verranno trasferite con atto notarile –speriamo…- al
Comune) venivano conteggiate come prima entrate e poi come spese nel
bilancio comunale. In buona sostanza nella contabilità nazionale
un'operazione del genere… raddoppia il prodotto interno lordo dal
momento che figurano come eseguite da due soggetti differenti: prima
il privato e poi il comune.
Questa operazione di “dopatura” del PiL nazionale ha come effetto
quello di ridurre il rapporto Debito/PiL perché il primo resta tale e
quale mentre il secondo aumenta del doppio dell'ammontare reale.
(...)
PER I CITTADINI FINO A 14 ANNI SPENDONO ALLA GRANDE
MA POI QUANDO VANNO AVANTI IL COMUNE NON
VUOLE SAPERE NULLA.S’ARRANGINO. E NON VUOLE
NEMMENO VERIFICARE SE HA SPESE BENE QUELLO DI PRIMA
Il Comune annuncia la costituzione di un gruppo di lavoro dalla
denominazione impegnativa: GENITORI-GENIATTORI-FAMILY LAB che
vorrebbe-dovrebbe essere è “un progetto promosso dell' Amministrazione
Comunale che vuole offrire supporto alle famiglie con figli tra 0 e i
18 anni grazie al contributo di tutte le realtà sociali che a Curno se
ne occupano”. E in colonna vengono allineati dieci soggetti locali col
supporto di un consultorio famigliare di un comune vicino. Già l'idea
di mettere nello stesso calderone quelli da zero a diciotto anni e per
di più in mano a quei soggetti che finora hanno operato in paese, forse
non è proprio una grande idea. Della serie: medico cura te stesso.
Contemporaneamente La Repubblica dedica due pagine ad un ampio
articolo “Mancano cuochi, tecnici, saldatori così 1,2 milioni di posti
restano vuoti” ed un'altra pagina ad un altro pezzo dal titolo: Un
ragazzo su 5 lascia le superiori o non è preparato” mentre il
sottotitolo è: l'Invalsi: c'è un 7% di «diplomati ignoranti».
Le due pagine partono dalla Relazione di Pietro Ichino al convegno
promosso da INAZ a Milano, 16 settembre 2019 realizzato con l'aiuto dei
ricercatori Chiara Giannetto e Filippo Teoldi. La singola pagina di
Gianna Fragonara e Orsola Riva parte da uno studio dell'Invalsi.
Il lettore domanderà com'è che prima scriviamo che mettere nello stesso
calderone tutte le età da zero a diciotto anni è un errore e poi
spiattelliamo Ichino e l'Invalsi.
Diciamo che li mettiamo tutti assieme perché pensiamo che il lavoro sia
il segno della libertà di una persona e quindi un conto è aiutare
genericamente a crescere ed altro conto è aiutare a crescere con una
qualche direzione positiva. Perché ormai tutti i nostri figli crescono
visto che mangiano bene, dormono bene, stanno al caldo e si fanno le
docce e si divertono.
(...)
I FURBETTI EVASORI DELLE COMPENSAZIONI
La lettura dell'articolo di Valentina Conte che riportiamo in copertina
ci apre o spalanca di nuovo un quadro che fa comprendere come certi
provvedimenti siano stati presi “all'insaputa” non si sa di chi mentre
si comprende bene a vantaggi di chi sono andati. E siccome il
provvedimento è del 1997 – vale a dire 21 anni or sono quando
l'informatica era di la da venire- non è difficile ipotizzare
quanto ci abbiano mangiato tutti quelli che l'hanno letto bene, l'hanno
capito bene e l'hanno applicato in maniera altrettanto ottimale per le
imprese. L'attuale presidente dell'INPS, il grillino Tridico,
stima che nell'arco temporale dal 2012 al 2018 la massa di
compensazioni richieste dalle imprese è cresciuta da 7,85 miliardi a
13,66 miliardi: il 74% in più. La differenza tra 7,85 e 13,66 miliardi
pari a 5,8 miliardi - viene letta dal presidente Inps come frutto di
compensazioni "indebite". Cioè evasione.
(...)
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MOLTIPLICARE IL PANE E I PESCI
CONTANDOLI DUE VOLTE
COME LE BAIONETTE DI MUSSOLINI
Il governo giallo verde, con Tria alle finanze e Salvini all'interno
hanno cambiato alcuni sistemi della contabilità nazionale e così… il
mondo cambia in meglio. Basta ricollocare i numeri et voilà!. Non siamo
dei novelli Tria e nemmeno dei Gualteri per non dire dei Padoan, però
certe variazioni di bilancio fatte (anche) dal Comune di Curno (che
ovviamente non se le inventa da solo!) danno da pensare. Una avvisaglia
per esempio l'avevamo colta quando ci fu una variazione di bilancio
(questa estate) nella quale l'ammontare delle opere di urbanizzazione
primaria di una lottizzazione di un clientes piddino (opere fatte dal
privato che poi verranno trasferite con atto notarile –speriamo…- al
Comune) venivano conteggiate come prima entrate e poi come spese nel
bilancio comunale. In buona sostanza nella contabilità nazionale
un'operazione del genere… raddoppia il prodotto interno lordo dal
momento che figurano come eseguite da due soggetti differenti:
prima il privato e poi il comune.
Questa operazione di “dopatura” del PiL nazionale ha come effetto
quello di ridurre il rapporto Debito/PiL perché il primo resta tale e
quale mentre il secondo aumenta del doppio dell'ammontare reale.
Noi avevamo avuto un breve scambio di mail con la sindaca dove avevamo
scritto che le piste ciclabili erano state fatte dai privati a scomputo
oneri e dal comune. La sindaca ci aveva “corretto” asserendo che anche
quelle eseguite dai privati a scomputo erano comunque investimenti
comunali. Insomma l’opzione giallo verde di dopare il PiL nazionale non
è solo giallo verde ma appartiene anche a chi ha studiato
economia all'UniBG. Fatto che a noi, usciti dalla scuola
di un Sereni, fa rizzare i capelli.
Il 31 luglio di quest'anno il consiglio comunale ha approvato il
programma triennale delle opere pubbliche 2020/2022
dell'amministrazione comune di Curno per il triennio 2020-2022 e
l'elenco annuale 2020 e successivamente -con agosto di mezzo e il
comune mezzo chiuso per quasi due mesi- una delibera di
approvazione da parte del consiglio comunale (del 30 settembre) prevede
al punto 4 l'approvazione aggiornamento programma triennale dei lavori
pubblici 2019 - 2021. Come si vede le due delibere “accavallano”
impegni sugli stessi anni.
Abbiamo riascoltato la registrazione fai-da-te della seduta del 30.9.19
e non abbiamo sentito l'esatto riferimento di legge per cui tutti i
residui (attivi) del bilancio comunale, tranne quelli vincolati o
di dubbia riscuotibilità possono essere investiti ragione per cui si
sono accesi i fuochi d'artificio per una lunga serie di opere pubbliche
di costi superiori ai 100mila euro.
Quelli al di sotto (dei centomila euro) non debbono obbligatoriamente
essere inseriti in detto piano. Faccenda strana dal momento che un
comune come il nostro potrebbe investire un milione di euro in undici
interventi tutti al di sotto dei centomila euro senza una delibera
consigliare sul Bilancio.
Pensiamo che questo aggiornamento programma triennale dei lavori
pubblici 2019 – 2021 abbia come fondamento il DM del primo marzo 2019
(a firma Elisabetta Belgiorno Daniele Franco ed Eugenio Gallozzi:
quindi massimi dirigenti e non politici) ma vediamo di accertarci con
la dirigente dell'ufficio.
In una lettera al «Corriere» pubblicata venerdì, il leader di Italia
Viva aveva preso di mira quella che vede come l'inerzia nell'esecutivo
su un segmento delle uscite dello Stato: i «consumi intermedi», i
budget per l'acquisto di beni e servizi. Aveva scritto Renzi: «Nel
triennio del nostro governo, lo stanziamento per beni e servizi si è
attestato tra i 134 e 136 miliardi. Nei 3 anni successivi la voce di
spesa per beni e servizi schizza rispettivamente a 140, 146, 150
miliardi. Perché nessuno si domanda come mai la spesa per beni e
servizi sia cresciuta di quasi un punto percentuale di Pil?». La
conclusione dell'ex premier: «Se tornassimo a spendere per beni e
servizi quello che spendevamo con il nostro governo, avremmo
magicamente servita sul piatto una cifra per il cuneo fiscale degna di
questo nome. Non gli spiccioli proposti quest'anno».
Il «Corriere» ha cercato una replica, ma in via ufficiale non c'è
stata. Ambienti di governo tuttavia fanno una lettura diversa degli
stessi dati a cui fa riferimento l'ex premier. Il confronto proposto da
Renzi fra i 136 miliardi per la spesa dello Stato in beni e servizi ai
suoi tempi (2016) e i 150 miliardi di oggi, una crescita più rapida
dell'andamento dell'economia, all'interno del governo non viene
considerato convincente. Esso infatti sarebbe fatto «su dati non
omogenei». In particolare il mese scorso l'Istat, l'istituto
statistico, ha pubblicato una revisione dei conti nazionali che cambia
i punti di riferimento sui quali è stata scritta l'ultima Nota
d'aggiornamen to. Nella serie è cambiato soprattutto il perimetro, il
numero di centri di spesa che rientrano nei «consumi intermedi». Dopo
la revisione, si fa notare in ambienti governativi, i livelli di spesa
pubblica per acquisti di beni e servizi risultano diversi da quelli
citati da Renzi. Sia per i suoi anni di governo che oggi. Nel 2016 per
esempio i «consumi intermedi» dello Stato pesano adesso per 140,6
miliardi, 4 più del dato citato dall'ex premier. Il livello del 2019 è
invece sempre pari a 150 miliardi. La conclusione: «La dinamica
dell'aggregato dei consumi intermedi per il complesso della pubblica
amministrazione è molto più contenuta di quella descritta». In
sostanza, trovare risorse per il cuneo tagliando da quella voce sarebbe
molto meno facile di come sostiene Renzi. Tanto che fra il 2016 e il
2019 la spesa pubblica per beni e servizi è addirittura scesa in
proporzione alle dimensioni dell'economia italiana (dall'8,3% all'8,2%).
Fuori dubbio che un governo possa cambiarle regole della contabilità ma
é evidente come questo cambio miri a rendere non confrontabile le
situazioni a tutto vantaggio della visone giallo-verde.
Semmai chi di dovere nel governo o nell'amministrazio ne anziché
limitarsi a dire che avevano cambiate le regole per perimetrare le
spese da contabilizzare avrebbero dovuto mostrare le due versioni.
Da settori dell'esecutivo si fa notare poi un altro punto, non meno
polemico. Gli anni di Renzi da premier hanno visto sì una riduzione di
22 miliardi delle tasse sul lavoro, come rivendicato nella lettera al
«Corriere». Ma si fa notare che le coperture sono arrivare in gran
parte con le famose clausole di salvaguardia, cioè con gli aumenti
dell'Iva automatici con cui il governo sta ancora facendo i conti.
Osservazione vera però ai tempi del governi Renzi l'Italia è uscita
dalla crisi e non è pensabile che Renzi abbia giocato tutto sul
debito partendo dal principio per cui… tanto si arrangerà chi viene
dopo di me dal momento che nessun politico scommette sulla propria
sconfitta. Senza dubbio invece che la fatturazione elettronica e lo
split payment oltre ad avere consentito un maggiore incasso almeno di
9-10 miliardi siano state le uniche due misure efficaci nella lotta
all'evasione.
Siamo quindi certamente in una atmosfera non propriamente ideale per varare la legge di Bilancio tra pochi giorni.
Morale della favola: il SalviMaio ha cominciato a taroccare un po’ i bilanci. Non vorremmo finire come la Grecia.
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PER I CITTADINI FINO A 14 ANNI SPENDONO ALLA GRANDE
MA POI QUANDO VANNO AVANTI IL COMUNE NON
VUOLE SAPERE NULLA.S’ARRANGINO. E NON VUOLE
NEMMENO VERIFICARE SE HA SPESE BENE QUELLO DI PRIMA
Il Comune annuncia la costituzione di un gruppo di lavoro dalla
denominazione impegnativa: GENITORI-GENIATTORI-FAMILY LAB che
vorrebbe-dovrebbe essere è “un progetto promosso dell' Amministrazione
Comunale che vuole offrire supporto alle famiglie con figli tra 0
e i 18 anni grazie al contributo di tutte le realtà sociali che a Curno
se ne occupano”. E in colonna vengono allineati dieci soggetti locali
col supporto di un consultorio famigliare di un comune vicino.
Già l'idea di mettere nello stesso calderone quelli da zero a
diciotto anni e per di più in mano a quei soggetti che finora hanno
operato in paese, forse non è proprio una grande idea. Della serie:
medico cura te stesso.
Contemporaneamente La Repubblica dedica due pagine ad un ampio
articolo “Mancano cuochi, tecnici, saldatori così 1,2 milioni di posti
restano vuoti” ed un'altra pagina ad un altro pezzo dal titolo: Un
ragazzo su 5 lascia le superiori o non è preparato” mentre il
sottotitolo è: l'Invalsi: c'è un 7% di «diplomati ignoranti».
Le due pagine partono dalla Relazione di Pietro Ichino al
convegno promosso da INAZ a Milano, 16 settembre 2019 realizzato con
l'aiuto dei ricercatori Chiara Giannetto e Filippo Teoldi. La singola
pagina di Gianna Fragonara e Orsola Riva parte da uno studio
dell'Invalsi.
Il lettore domanderà com'è che prima scriviamo che mettere nello stesso
calderone tutte le età da zero a diciotto anni è un errore e poi
spiattelliamo Ichino e l'Invalsi.
Diciamo che li mettiamo tutti assieme perché pensiamo che il lavoro sia
il segno della libertà di una persona e quindi un conto è aiutare
genericamente a crescere ed altro conto è aiutare a crescere con una
qualche direzione positiva. Perché ormai tutti i nostri figli crescono
visto che mangiano bene, dormono bene, stanno al caldo e si fanno le
docce e si divertono.
La faccenda è che mentre il comune spende o investe una somma prossima
ai 600mila euro per il piano del diritto allo studio (PdS) che si
concentra sostanzialmente tra zero a 14 anni senza che conosca nulla
delle famiglie, dei genitori, degli insegnanti, la realtà è che
spende e spande senza nemmeno sapere cosa serve e che
risultato se ne ricavi.
In buona sostanza la politica del comune per la popolazione 0-14 anni
parte da quella obbligata (mica tanto poi) per concludersi in
vasta gloria in quella che la politica “presuppone sia utile”. Se non
altro per creare consenso.
Così come il Comune non si perita di sapere come mai le sue scuole
primarie sono frequentate (solo) dal 73% dei suoi residenti potenziali
e nell'istituto comprensivo ci viene solo il 75,81%, il Comune proprio
non sa quanti come e dove vanno a scuola quando escono
dalle medie.
La battuta dell'ass. Rota secondo la quale spetterebbe alla scuola
interrogarsi su quel quarto di popolazione scolastica che non frequenta
Curno non ci è parsa molto solida.
Magari solo per verificare se i propri ex allievi alle superiori hanno
risultati migliori –visto l'investimento fatto- rispetto al resto.
Magari solo per capire cosa succede quando escono dalle medie e vanno
alle superiori e poi all'università.
Così come per il PdS il Comune parte dalla presunzione che gettare in
pasto 600mila euro immagina o si attende risultati splendidi splendenti
(che poi non verifica mai: però) altrettanto vero che non si riesce a
capire che contributo possano dare sette su dieci di quelle
agenzie messe in fila ai fini del futuro di questi ragazzi. Sono
soggetti che servono a niente dopo le medie: tranne spendere un po' di
tempo si spera in buone mani.
L'impostazione che si legge in trasparenza nel
GENITORI-GENIATTORI-FAMILY LAB è quello della chioccia, quello
dell'oratorio salvo che poi, dopo le scuole medie nessuno sa come dove
cosa chi incontrano questi giovani perché sono proiettati fuori dalla
famiglia, fuori dalla cerchia dove sono rimasti a partire dalla san
Giovanni Bosco alla Francesco Gatti passando per la Rodari e i campetti
dei CVI.
E tu Comune mi vai a mettere insieme un gruppo di lavoro-studio sul
futuro di quelli che proprio non ci saranno più con quelli del gruppo
di studio?. Mah.
Fossi nel Comune sposterei l'attenzione a “DOPO” i 14 anni per
valutare cosa è stato seminato PRIMA fino alla fine delle medie.
In fondo sono cittadini non solo quelli da zero a 14 anni ma anche fino a 18, 20, 23 . E oltre.
Varrebbe la pena che il Comune sapesse quanti sono i neet. Com'è il
mondo dei giovani dopo la scuola media: il Comune non sa nemmeno quanti
frequentano davvero fino alla fine le c.d. superiori.
A meno che un gavettone improvvidamente tirato addosso ad un
anziano elettore (piddino?) da un paio di scalda sole non sia la scusa
per l'ennesima spesa clientelare per foraggiare i soliti noti facendo
bene attenzione a NON verificare MAI il risultato del foraggiamento.
Quindi da un lato l'operazione GENITORI-GENIATTORI-FAMILY LAB sa di
antica muffa oratoriana (che andava benissimo ai tempi in cui c'era
solo quello…) mentre si dimentica che il paese va dagli zero ai
cento anni e quindi magari sapere qualcosa sul mondo dai 18 ai 24 anni
anziché badare solo a quelli che vengono a suonare il campanello dei
servizi sociali prima dei gavettoni a qualche isolato nonno, forse vale
la pena. Anzi: bisogna.
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La
lettura dell'articolo di Valentina Conte che riportiamo in copertina ci
apre o spalanca di nuovo un quadro che fa comprendere come certi
provvedimenti siano stati presi “all'insaputa” non si sa di chi mentre
si comprende bene a vantaggi di chi sono andati. E siccome il
provvedimento è del 1997 – vale a dire 21 anni or sono quando
l'informatica era di la da venire- non è difficile ipotizzare
quanto ci abbiano mangiato tutti quelli che l'hanno letto bene, l'hanno
capito bene e l'hanno applicato in maniera altrettanto ottimale per le
imprese. L'attuale presidente dell'INPS, il grillino Tridico,
stima che nell'arco temporale dal 2012 al 2018 la massa di
compensazioni richieste dalle imprese è cresciuta da 7,85 miliardi a
13,66 miliardi: il 74% in più. La differenza tra 7,85 e 13,66 miliardi
pari a 5,8 miliardi - viene letta dal presidente Inps come frutto di
compensazioni "indebite". Cioè evasione.
Lo consente la legge 241 del 1997 (DECRETO LEGISLATIVO 9 luglio 1997,
n. 241. Norme di semplificazione degli adempimenti dei contribuenti in
sede di dichiarazione dei redditi e dell'imposta sul valore aggiunto,
nonché di modernizzazione del sistema di gestione delle dichiarazioni.
9 luglio 1997 a firma di: SCALFARO presidente della Repubblica; PRODI,
Presidente del Consiglio dei Ministri; Visco, Ministro delle finanze:
CIAMPI, Ministro del tesoro); Flik guardasigilli.
Se l'intento della legge 241 era buono - semplificare e sveltire gli
adempimenti - gli esiti non sempre sono stati all'altezza. Imprese e
contribuenti disonesti possono infatti dichiarare crediti inesistenti
per coprire i loro debiti.
Il problema è che i soggetti deputati a questo controllo incrociato
delle informazioni per effettuare le verifiche: INPS, INAIL, Agenzia
delle Entrate, Ragioniere generale dello Stato se nel 1997 non potevano
collegare tra di loro i propri archivi (tranne passarsi delle carte)
da alcuni anni questo controllo incrociato sarebbe possibile ma
non c'era una legge che lo prescrivesse e non c'era nemmeno il
parere dell'autorità di tutela della privatezza (che è un ostacolo non
piccolo). La questione è che in 22 anni nessun governo ci ha messo
mano: nessuno ha previsto visto intervenuto per tappare la falla.
Scrive Valentina Conte che alle 9 in punto di questa mattina i
presidenti di Inps, Inail e Agenzia delle Entrate incontreranno Biagio
Mazzotta. Tema all'ordine del giorno: la fattibilità del piano di
Pasquale Tridico, numero uno Inps. Recuperare cioè 5-7 miliardi dalle
compensazioni ritenute indebite che fanno le aziende tra debiti
previdenziali e crediti fiscali. Il presidente Inps è convinto di aver
scovato una sacca di evasione utile a far quadrare i conti della
manovra. Almeno 5 dei 7 miliardi cifrati nella nota di aggiornamento al
Def come coperture dalla lotta all'evasione sarebbero il frutto di
questo piano.
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