A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1106 DEL 02OTTOBRE 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















PARCHEGGIO DELLA FARA: L'ANAC FA LA DURA
Fara, Anac dura: “Inadempimenti della Bergamo Parcheggi”, contratto andava rescisso?
I risultati dell'istruttoria dell'Autorità anticorruzione sembrano sottolineare in maniera decisa una serie di criticità che avrebbero dovuto portare alla rescissione del contratto con la concessionaria vale a dire la società Bergamo Parcheggi.
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CHI CE L'HA PIU' BGGRANDE
LA FLESSIBILITA' UE
Conti pubblici, il governo chiede 12,6 miliardi di flessibilità. I gialloverdi ne domandarono e ottennero solo 3,2. Record per Renzi: 14
Tra 2015 e 2018 l'Italia ha goduto di uno spazio di manovra di 30 miliardi di euro grazie alle clausole approvate dalla commissione Juncker poco dopo l'insediamento. L'anno più "ricco" è stato il 2016, quando sono stati concessi 0,83 punti di pil di deficit aggiuntivo per gli investimenti, le riforme, i migranti e la sicurezza. Nel 2017 via libera a 6 miliardi per migrazioni e terremoto, nel 2018 5 miliardi di "margine di discrezionalità". Il Conte 1, dopo lo scontro sul deficit nominale, si accontentò delle risorse per dissesto e ponte Morandi.
I circa 12,6 miliardi di flessibilità sul deficit strutturale che il governo Conte 2 chiederà alla Commissione europea per il 2020 non sono un record assoluto. L’esecutivo di Matteo Renzi, invocando il ciclo negativo e le clausole per le riforme strutturali, gli investimenti e le “emergenze” rifugiati e sicurezza, ottenne nel 2016 da Bruxelles il via libera a uno scostamento da oltre 14 miliardi. Nel 2017 il successore Paolo Gentiloni, oggi commissario in pectore agli Affari economici, ha incassato uno spazio di manovra di 6 miliardi e per l’anno dopo la Ue ha concesso un “margine di discrezionalità” di 5 miliardi. “Nel complesso”, ricorda l’economista Veronica De Romanis, “considerando anche la modulazione degli sforzi richiesti in base all’andamento dell’economia l’Italia ha goduto finora di oltre 30 miliardi di flessibilità” – come ama ricordare il presidente uscente della Commissione Jean Claude Juncker – “a dimostrazione che il Patto prevede già ampi spazi di manovra”. Quanto al Conte 1, dopo lo scontro autunnale sul deficit e la manovrina estiva i gialloverdi per il 2019 hanno chiesto e ottenuto solo 3,2 miliardi per il crollo del ponte Morandi a fronte della promessa di 18 miliardi di introiti da privatizzazioni rimasta solo sulla carta.
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GRANE GROSSE PER GORI2
L’idea di un mega parcheggio in Città Alta non poteva che venire da un figlio della Fiat e Cesare Veneziani(1934-2004), uno del CCD candidato del Polo delle Libertà batterà il democristiano  Guido Vicentini, uomo ormai dell’’800 anche per Bergamo. Per la precisione Veneziani non aveva lavorato direttamente nel settore auto della Fiat ma per i suoi numerosi satelliti: Impresit, Telettra e Magneti Marelli. Ne conservava  il modo manageriale, secondando quello che a livello nazionale era lo stile del fare del cavaliere.
Veneziani governerà dal 1999 al 2004 e sono opere sue (1) la costruzione del sottopasso del rondò delle Valli; (2) il parcheggio alla nuova stazione autolinee; (3) la Fiera Nuova di Bergamo in via Lunga; (4) la nuova biblioteca Tiraboschi di Mario Botta; (5) la progettazione e cantierazione della Tangenziale Est di Bergamo - opera in seguito cancellata tra le polemiche dalla successiva amministrazione a sindaco Bruni e nel 2000  Veneziani sottoscrisse l'Accordo di Programma per la costruzione del nuovo complesso degli Ospedali Riuniti nell'area della Trucca, dando seguito ad una decisione presa dalla precedente amministrazione Vicentini (dc)  contro il parere degli estensori del piano regolatore, che avevano scelto per l'opera l'area della Martinella, a nord-est, a causa della natura paludosa dei terreni della Trucca.  Va detto che nel secondo dopoguerra è stato l’unico sindaco che in qualche modo abbia cercato di dare soluzioni ai problemi della città e quelli che sono venuti dopo di lui stanno ancora masturbandosi impiccati dalla ferrovia e dall’A4 che costituiscono le due barriere che isolano la città dal circondario.
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le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!


































































































































































































































Fara, Anac dura: “Inadempimenti della Bergamo Parcheggi”, contratto andava rescisso?
I risultati dell'istruttoria dell'Autorità anticorruzione sembrano sottolineare in maniera decisa una serie di criticità che avrebbero dovuto portare alla rescissione del contratto con la concessionaria vale a dire la società Bergamo Parcheggi.

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L'Autorità nazionale anticorruzione, (Anac), presieduta dal dimissionario Raffaele Cantone, in un lungo e articolato documento entra nel merito delle vicende del parcheggio ex Faunistico, in particolare rispondendo alle sollecitazioni avanzate dai due ex consiglieri del Movimento 5 Stelle a Bergamo, Marcello Zenoni e Fabio Gregorelli.
I risultati dell'istruttoria sembrano sottolineare in maniera decisa una serie di criticità che, secondo l'Anac, avrebbero dovuto portare alla rescissione del contratto con la concessionaria vale a dire la società Bergamo Parcheggi.
Sintetizziamo le tappe dello sfortunato parcheggio: dalla stipula della convenzione del 20 maggio 2004, all'avvio dei lavori il 23 settembre 2008, alla frana il 30 dicembre del 2008. Fino alle varianti del 2011 e del 2016 e alla ripresa dei lavori il 12 settembre 2017.
L'opera, come si capisce, ha subito una sfilza di ritardi: doveva concludersi in meno di 3 anni, ma dopo oltre 15 non è ancora finita: “Ritardo ingiustificato e caratterizzato da violazioni soprattutto della concessionaria e non contrastate efficacemente dal Comune”, stigmatizza il documento dell'Anac.
Anche la frana, sostiene l'Anticorruzione è “imputabile alla concessionaria, che ha eseguito sia la progettazione esecutiva che le lavorazioni”, e sottolinea come la ditta che ha causato la frana, e che eseguiva i lavori, vale a dire la Locatelli, fosse socia della Bergamo Parcheggi con il 6%.
Ritardi si sono accumulati per il nuovo piano della sosta, dichiara l'Anac e anche la nuova ditta appaltatrice, la Collini spa avrebbe dovuto consegnare i lavori in 22 mesi, quindi nel marzo 2019, cosa che non è avvenuta.
Tutti questi ritardi, sottolinea il dirigente dell'Autorità anticorruzione “hanno prodotto danni alla collettività, diretti e immediati: il parcheggio non è stato goduto dai cittadini che invece hanno divuto subire disagi connessi ai lavori”.
Per non parlare della dilatazione dei tempi della concessione: “prevista in un primo tempo in 29 anni e ora aggiornata a 90 anni”.
Anche sui costi dell'intervento, un Project financing, l'Anticorruzione ha da rimarcare che gli aumenti sia in fase di progettazone esecutiva che per le varianti del 2011 e del 2016 sono “causati da errori del concessionario, ma poi finiscono col ricadere sulla collettività con l'aumento della tariffa oraria e l'eliminazione delle strisce blu”.
Sotto la lente le due varianti dunque: quella del 2011 “per riparare a un errore della concessionaria” e quella del 2016, “uno stravolgimento dell'originaria concessione”.
L'Autorità anticorruzione elenca quindi gravi inadempimenti contrattuali e soprattutto evidenzia ancora una volta che il Comune di Bergamo, dopo la frana, avrebbe potuto senza particolari problemi economici arrivare alla risoluzione degli stessi.
Il dirigente dell'Anac conclude invitando le parti a esprimere in 30 giorni le proprie controdeduzioni e a precisare “se e in che misura le variazioni delle condizioni economiche dell'affidamento abbiano tenuto conto delle criticità imputabili al concessionario e degli introiti già conseguiti dalla Bergamo Parcheggi nella gestione dei parcheggi di superficie dal 1 settembre 2004 a oggi”.
Infine chiede di fornire le tempistiche, ovvero indicare lo stato di avanzamento dei lavori, che è quello che sollecitano il comitato No Parking Fara e i cittadini da mesi.

BergamoNews

CHI CE L'HA PIU' BGGRANDE
LA FLESSIBILITA' UE

Conti pubblici, il governo chiede 12,6 miliardi di flessibilità. I gialloverdi ne domandarono e ottennero solo 3,2. Record per Renzi: 14

Tra 2015 e 2018 l'Italia ha goduto di uno spazio di manovra di 30 miliardi di euro grazie alle clausole approvate dalla commissione Juncker poco dopo l'insediamento. L'anno più "ricco" è stato il 2016, quando sono stati concessi 0,83 punti di pil di deficit aggiuntivo per gli investimenti, le riforme, i migranti e la sicurezza. Nel 2017 via libera a 6 miliardi per migrazioni e terremoto, nel 2018 5 miliardi di "margine di discrezionalità". Il Conte 1, dopo lo scontro sul deficit nominale, si accontentò delle risorse per dissesto e ponte Morandi.
I circa 12,6 miliardi di flessibilità sul deficit strutturale che il governo Conte 2 chiederà alla Commissione europea per il 2020 non sono un record assoluto. L’esecutivo di Matteo Renzi, invocando il ciclo negativo e le clausole per le riforme strutturali, gli investimenti e le “emergenze” rifugiati e sicurezza, ottenne nel 2016 da Bruxelles il via libera a uno scostamento da oltre 14 miliardi. Nel 2017 il successore Paolo Gentiloni, oggi commissario in pectore agli Affari economici, ha incassato uno spazio di manovra di 6 miliardi e per l’anno dopo la Ue ha concesso un “margine di discrezionalità” di 5 miliardi. “Nel complesso”, ricorda l’economista Veronica De Romanis, “considerando anche la modulazione degli sforzi richiesti in base all’andamento dell’economia l’Italia ha goduto finora di oltre 30 miliardi di flessibilità” – come ama ricordare il presidente uscente della Commissione Jean Claude Juncker – “a dimostrazione che il Patto prevede già ampi spazi di manovra”. Quanto al Conte 1, dopo lo scontro autunnale sul deficit e la manovrina estiva i gialloverdi per il 2019 hanno chiesto e ottenuto solo 3,2 miliardi per il crollo del ponte Morandi a fronte della promessa di 18 miliardi di introiti da privatizzazioni rimasta solo sulla carta.
La flessibilità prevista dalle regole esistenti – di cui comunque la prossima Commissione valuterà una revisione per semplificare i troppi parametri di cui tener conto – è stata “istituzionalizzata” nel gennaio 2015, quando la commissione Juncker ha approvato linee guida che descrivono nel dettaglio i casi in cui un Paese può ridurre il proprio indebitamento strutturale (la differenza tra entrate e uscite depurata dagli effetti del ciclo e dai contributi straordinari) meno di quanto previsto normalmente. Può fare più deficit, per esempio, chi si impegna in riforme strutturali che nel lungo termine avranno un impatto positivo sulla crescita o subisce eventi straordinari che mettono sotto stress i conti. Vedi il dissesto idrogeologico (frane, terremoti) o l’arrivo massiccio di migranti che richiede spese per il salvataggio e l’accoglienza.
Per Renzi e Gentiloni 25 miliardi in tre anni – Renzi nel 2015 rivendicò di aver ottenuto il cambio di rotta nell’ambito dell'”accordo politico per l’elezione di Juncker” – anche se nel 2017 Emma Bonino sostenne che c’era stato uno scambio tra flessibilità e via libera agli sbarchi in Italia – e sfruttò da subito l’allargamento dei cordoni della borsa. Nel 2015 Roma chiese e ottenne uno 0,3% di flessibilità (circa 500 milioni) per i rifugiati e in più alla luce delle condizioni economiche “eccezionalmente negative” usufruì della possibilità di tagliare il disavanzo strutturale solo di 0,25 punti di pil invece degli 0,5 prescritti in tempi normali. In tutto lo sconto fu dello o,28% del pil, 5 miliardi dell’epoca.
Per il 2016 la richiesta fu ben più corposa: Renzi e Padoan rivendicavano circa 16 miliardi di flessibilità. Alla fine se ne videro accordare oltre 14 sulla base di tre clausole: quella che permette di tener fuori dal deficit i contributi al fondo istituito dal piano Juncker per promuovere gli investimenti, quella riconosciuta agli Stati che fanno riforme strutturali (vedi il Jobs Act e la riforma della pubblica amministrazione) e quella per l’emergenza migranti abbinata in extremis al pacchetto cultura–sicurezza che comprendeva tra l’altro il bonus di 500 euro per i neodiciottenni.
L’anno dopo Gentiloni, subentrato a Renzi a Palazzo Chigi dopo la sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, ha ottenuto uno 0,35%, pari a 6 miliardi, di cui 2,7 per i rifugiati e il resto per la “salvaguardia e messa in sicurezza del territorio” dopo il terremoto del centro Italia dell’agosto 2016.
Nell’anno elettorale un “margine di discrezionalità” di 5 miliardi – Nel 2018 ci sono state le elezioni e la Commissione, nonostante la robusta crescita del 2017 che ha riportato finalmente l’Italia in condizioni cicliche “normali”, ha deciso di accordare al governo uscente e a chi ne avrebbe preso il posto un “margine di discrezionalità” dello 0,3% – circa 5 miliardi – per “bilanciare l’esigenza di stabilizzazione e le sfide della sostenibilità” evitando una stretta che rischiava di deprimere pil e occupazione. Di conseguenza ha ridotto di buon grado lo sforzo strutturale richiesto dallo 0,6 allo 0,3 per cento.
I gialloverdi chiedevano di deviare di 14 miliardi, ne hanno ottenuti 3,2 – Per il 2019 i gialloverdi, nella famosa notte dell'”abolizione della povertà“, contavano di peggiorare il disavanzo strutturale di 0,8 punti di pil, oltre 14 miliardi. Nei mesi successivi segnati dallo scontro con la Ue e dal progressivo aumento dello spread, hanno dovuto ridurre le ambizioni e portare il deficit nominale dal 2,4 annunciato al 2% del pil con la manovrina correttiva da 7,6 miliardi di euro varata a luglio. Di conseguenza il saldo strutturale, secondo i calcoli della Commissione, alla fine è migliorato di 0,2 punti. Tuttavia l’aggiustamento strutturale inizialmente richiesto era di 0,6 punti. Il ministro Giovanni Tria ha poi rivendicato “spese di natura eccezionale” per il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza della rete stradale e della viabilità, per un costo totale di 3,6 miliardi: ne ha ottenuti (anche se gli importi verranno confermati solo ex post, quando ci saranno i dati di consuntivo) 3,2 per il primo anno e 3,6 per il 2020. Un’eredità che resta in dote al successore Roberto Gualtieri. Ma il nuovo titolare del Tesoro, contando sulla sponda della futura Commissione guidata da Ursula von der Leyen che si insedierà l’1 novembre, oltre a questa clausola chiede anche di peggiorare il deficit strutturale dello 0,1% invece che correggerlo dello 0,6% come era stato raccomandato da Bruxelles. Questa ulteriore flessibilità dello 0,7%, pari a 12,6 miliardi, è tutta da conquistare.

Chiara Brusini


GRANE GROSSE PER GORI2


L’idea di un mega parcheggio in Città Alta non poteva che venire da un figlio della Fiat e Cesare Veneziani(1934-2004), uno del CCD candidato del Polo delle Libertà batterà il democristiano  Guido Vicentini, uomo ormai dell’’800 anche per Bergamo. Per la precisione Veneziani non aveva lavorato direttamente nel settore auto della Fiat ma per i suoi numerosi satelliti: Impresit, Telettra e Magneti Marelli. Ne conservava  il modo manageriale, secondando quello che a livello nazionale era lo stile del fare del cavaliere.
Veneziani governerà dal 1999 al 2004 e sono opere sue (1) la costruzione del sottopasso del rondò delle Valli; (2) il parcheggio alla nuova stazione autolinee; (3) la Fiera Nuova di Bergamo in via Lunga; (4) la nuova biblioteca Tiraboschi di Mario Botta; (5) la progettazione e cantierazione della Tangenziale Est di Bergamo - opera in seguito cancellata tra le polemiche dalla successiva amministrazione a sindaco Bruni e nel 2000  Veneziani sottoscrisse l'Accordo di Programma per la costruzione del nuovo complesso degli Ospedali Riuniti nell'area della Trucca, dando seguito ad una decisione presa dalla precedente amministrazione Vicentini (dc)  contro il parere degli estensori del piano regolatore, che avevano scelto per l'opera l'area della Martinella, a nord-est, a causa della natura paludosa dei terreni della Trucca.  Va detto che nel secondo dopoguerra è stato l’unico sindaco che in qualche modo abbia cercato di dare soluzioni ai problemi della città e quelli che sono venuti dopo di lui stanno ancora masturbandosi impiccati dalla ferrovia e dall’A4 che costituiscono le due barriere che isolano la città dal circondario.

L’idea del mega parcheggio al di sotto di quello che era il Parco Faunistico   a nord della Rocca oltre ad essere in quanto parcheggio uno dei simboli dell’Italia (il primo è l’automobile… cioè la Fiat) appartiene alla cultura della gentrificazione dei centri storici che prevede che vi abitino solo i ricchi asseragliati nei loro palazzi coi parcheggi sotterranei sotto casa mentre i cittadini normali,  in massima parte  affittuari di immobili della chiesa e del comune,  «vadano a morire» o sono trasferiti altrove per liberare appartamenti che ristrutturati  vengono venduti o affittati a dieci venti volte l’affitto dei “poveri”. Parimenti comincia la sarabanda dell’affitto e subaffitto dei negozi nei quali dapprima centinaia di bortolini calati dalla provincia pensano di fare i soldi assieme ai padroni evasori fiscali ma piano piano anche questi finiscono in mano a  gruppi stranieri e così adesso puoi avere la soddisfazione di prenderti un caffè in piedi per il modico costo di…  due euro o andare al cesso pagando 70 centesimi.

La collina su cui sorge la Rocca è una formazione di materiali compositi con poco legame tra di loro. Lo chiamano flysh lombardo o bergamasco e sostanzialmente è una camionata di materiali senza consistenza: della serie sto in piedi finché non frano.


L’operazione parcheggio è un altro dei classici che sanno combinare i colletti bianchi bergamaschi, seguendo le abitudini storicamente consolidate nella gestione della MIA o degli Istituti Educativi.  Nessun costruttore bergamasco si sarebbe deciso ad operare in quel contesto ed infatti l’operazione verrà affidata alla Locatelli che è “finita come e perché è finita”.

Non per nulla è Veneziani  che “firma” l’operazione parcheggio Fara (che non è alla Fara) e quella dell’ospedale spostato dalla Martinella (a NO della città, all’imbocco dalla Valle Seriana) dove l’avevano ipotizzato gli estensori del PRG (assieme alla “tangenziale est”) alle alene ai piedi del Colle della Benaglia, già rovinate dal tracciamento della ferrovia dal 1850 in avanti.
Una operazione identica sarà quella compiuta nel 2007 (sindaco Bruni)  con l’acquisto del compendio di Astino venduto da una società privata (che l’aveva comperato dalla provincia di Bergamo nel 1973) alla MIA.  Finalmente nel 2015, sindaco Gori Astino è pronto dopo enormi investimenti pubblici pagati coi soldi della MIA (anziché destinarli  al bene dei Bergamaschi) per rimetterlo in piedi, è pronto per essere privatizzato ai noti ristoratori cittadini  mentre la parte meno “produttiva” viene affidata al sociale e “venduta” come fattore ecologico alle madamine ed ai signorini per bene di città e provincia.

Sostanzialmente esiste e persiste una linea di continuità nella gestione della cosa pubblica da parte dei sindaci di destra e della c.d. sinistra che puntano alla gentrificazione della città, a spartirsi le risorse o scaricare le more sul pubblico che da Veneziani Bruni Tentorio Gori 1 e Gori 2 è inarrestabile. Non per nulla Gori uno e due, specie dopo EXPO2015 ha accelerato nell’operazione di gentrificazione che è la principale ragione delle sue “vittorie” elettorali.

La società  che sta costruendo il parcheggio è la “Bergamo Parcheggi spa”, controllata dai privati di Parcheggi Italia (70%) e partecipata da Atb mobilità (30%), azienda di trasporti del Comune orobico. Parcheggi Italia appartiene al gruppo austriaco Best in Parking – Holding AG gestisce attualmente tramite le sue società controllate circa 60.000 posti auto, distribuiti su 134 localizzazioni, in Austria, Italia, Croazia, Svizzera e Slovacchia.
Sintetizzando le tappe dello sfortunato parcheggio: dalla stipula della convenzione del 20 maggio 2004, all’avvio dei lavori il 23 settembre 2008, alla frana il 30 dicembre del 2008. Fino alle varianti del 2011 e del 2016 e alla ripresa dei lavori il 12 settembre 2017.

Adesso arriva l’ANAC con questa dura presa di posizione. Problemi per Gori2.