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PARCHEGGIO DELLA FARA: L'ANAC FA LA DURA
Fara, Anac dura: “Inadempimenti della Bergamo Parcheggi”, contratto andava rescisso?
I risultati dell'istruttoria dell'Autorità anticorruzione sembrano
sottolineare in maniera decisa una serie di criticità che avrebbero
dovuto portare alla rescissione del contratto con la concessionaria
vale a dire la società Bergamo Parcheggi.
(...)
CHI CE L'HA PIU' BGGRANDE
LA FLESSIBILITA' UE
Conti pubblici, il governo chiede 12,6 miliardi di flessibilità. I
gialloverdi ne domandarono e ottennero solo 3,2. Record per Renzi: 14
Tra 2015 e 2018 l'Italia ha goduto di uno spazio di manovra di 30
miliardi di euro grazie alle clausole approvate dalla commissione
Juncker poco dopo l'insediamento. L'anno più "ricco" è stato il 2016,
quando sono stati concessi 0,83 punti di pil di deficit aggiuntivo per
gli investimenti, le riforme, i migranti e la sicurezza. Nel 2017 via
libera a 6 miliardi per migrazioni e terremoto, nel 2018 5 miliardi di
"margine di discrezionalità". Il Conte 1, dopo lo scontro sul deficit
nominale, si accontentò delle risorse per dissesto e ponte Morandi.
I circa 12,6 miliardi di flessibilità sul deficit strutturale che il
governo Conte 2 chiederà alla Commissione europea per il 2020 non sono
un record assoluto. L’esecutivo di Matteo Renzi, invocando il ciclo
negativo e le clausole per le riforme strutturali, gli investimenti e
le “emergenze” rifugiati e sicurezza, ottenne nel 2016 da Bruxelles il
via libera a uno scostamento da oltre 14 miliardi. Nel 2017 il
successore Paolo Gentiloni, oggi commissario in pectore agli Affari
economici, ha incassato uno spazio di manovra di 6 miliardi e per
l’anno dopo la Ue ha concesso un “margine di discrezionalità” di 5
miliardi. “Nel complesso”, ricorda l’economista Veronica De Romanis,
“considerando anche la modulazione degli sforzi richiesti in base
all’andamento dell’economia l’Italia ha goduto finora di oltre 30
miliardi di flessibilità” – come ama ricordare il presidente uscente
della Commissione Jean Claude Juncker – “a dimostrazione che il Patto
prevede già ampi spazi di manovra”. Quanto al Conte 1, dopo lo scontro
autunnale sul deficit e la manovrina estiva i gialloverdi per il 2019
hanno chiesto e ottenuto solo 3,2 miliardi per il crollo del ponte
Morandi a fronte della promessa di 18 miliardi di introiti da
privatizzazioni rimasta solo sulla carta.
(...)
GRANE GROSSE PER GORI2
L’idea di un mega parcheggio in Città Alta non poteva che
venire da un figlio della Fiat e Cesare Veneziani(1934-2004), uno del
CCD candidato del Polo delle Libertà batterà il democristiano Guido
Vicentini, uomo ormai dell’’800 anche per Bergamo. Per la precisione
Veneziani non aveva lavorato direttamente nel settore auto della Fiat
ma per i suoi numerosi satelliti: Impresit, Telettra e Magneti Marelli.
Ne conservava il modo manageriale, secondando quello che a livello
nazionale era lo stile del fare del cavaliere.
Veneziani governerà dal 1999 al 2004 e sono opere sue (1) la
costruzione del sottopasso del rondò delle Valli; (2) il parcheggio
alla nuova stazione autolinee; (3) la Fiera Nuova di Bergamo in via
Lunga; (4) la nuova biblioteca Tiraboschi di Mario Botta; (5) la
progettazione e cantierazione della Tangenziale Est di Bergamo - opera
in seguito cancellata tra le polemiche dalla successiva amministrazione
a sindaco Bruni e nel 2000 Veneziani sottoscrisse l'Accordo di
Programma per la costruzione del nuovo complesso degli Ospedali Riuniti
nell'area della Trucca, dando seguito ad una decisione presa dalla
precedente amministrazione Vicentini (dc) contro il parere degli
estensori del piano regolatore, che avevano scelto per l'opera l'area
della Martinella, a nord-est, a causa della natura paludosa dei terreni
della Trucca. Va detto che nel secondo dopoguerra è stato l’unico
sindaco che in qualche modo abbia cercato di dare soluzioni ai problemi
della città e quelli che sono venuti dopo di lui stanno ancora
masturbandosi impiccati dalla ferrovia e dall’A4 che costituiscono le
due barriere che isolano la città dal circondario.
(...)
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Fara, Anac dura: “Inadempimenti della Bergamo Parcheggi”, contratto andava rescisso?
I risultati dell'istruttoria dell'Autorità anticorruzione sembrano
sottolineare in maniera decisa una serie di criticità che avrebbero
dovuto portare alla rescissione del contratto con la concessionaria
vale a dire la società Bergamo Parcheggi.
·
L'Autorità nazionale anticorruzione, (Anac), presieduta dal
dimissionario Raffaele Cantone, in un lungo e articolato documento
entra nel merito delle vicende del parcheggio ex Faunistico, in
particolare rispondendo alle sollecitazioni avanzate dai due ex
consiglieri del Movimento 5 Stelle a Bergamo, Marcello Zenoni e Fabio
Gregorelli.
I risultati dell'istruttoria sembrano sottolineare in maniera decisa
una serie di criticità che, secondo l'Anac, avrebbero dovuto portare
alla rescissione del contratto con la concessionaria vale a dire la
società Bergamo Parcheggi.
Sintetizziamo le tappe dello sfortunato parcheggio: dalla stipula della
convenzione del 20 maggio 2004, all'avvio dei lavori il 23 settembre
2008, alla frana il 30 dicembre del 2008. Fino alle varianti del 2011 e
del 2016 e alla ripresa dei lavori il 12 settembre 2017.
L'opera, come si capisce, ha subito una sfilza di ritardi: doveva
concludersi in meno di 3 anni, ma dopo oltre 15 non è ancora finita:
“Ritardo ingiustificato e caratterizzato da violazioni soprattutto
della concessionaria e non contrastate efficacemente dal Comune”,
stigmatizza il documento dell'Anac.
Anche la frana, sostiene l'Anticorruzione è “imputabile alla
concessionaria, che ha eseguito sia la progettazione esecutiva che le
lavorazioni”, e sottolinea come la ditta che ha causato la frana, e che
eseguiva i lavori, vale a dire la Locatelli, fosse socia della Bergamo
Parcheggi con il 6%.
Ritardi si sono accumulati per il nuovo piano della sosta, dichiara
l'Anac e anche la nuova ditta appaltatrice, la Collini spa avrebbe
dovuto consegnare i lavori in 22 mesi, quindi nel marzo 2019, cosa che
non è avvenuta.
Tutti questi ritardi, sottolinea il dirigente dell'Autorità
anticorruzione “hanno prodotto danni alla collettività, diretti e
immediati: il parcheggio non è stato goduto dai cittadini che invece
hanno divuto subire disagi connessi ai lavori”.
Per non parlare della dilatazione dei tempi della concessione:
“prevista in un primo tempo in 29 anni e ora aggiornata a 90 anni”.
Anche sui costi dell'intervento, un Project financing, l'Anticorruzione
ha da rimarcare che gli aumenti sia in fase di progettazone esecutiva
che per le varianti del 2011 e del 2016 sono “causati da errori del
concessionario, ma poi finiscono col ricadere sulla collettività con
l'aumento della tariffa oraria e l'eliminazione delle strisce blu”.
Sotto la lente le due varianti dunque: quella del 2011 “per riparare a
un errore della concessionaria” e quella del 2016, “uno stravolgimento
dell'originaria concessione”.
L'Autorità anticorruzione elenca quindi gravi inadempimenti
contrattuali e soprattutto evidenzia ancora una volta che il Comune di
Bergamo, dopo la frana, avrebbe potuto senza particolari problemi
economici arrivare alla risoluzione degli stessi.
Il dirigente dell'Anac conclude invitando le parti a esprimere in 30
giorni le proprie controdeduzioni e a precisare “se e in che misura le
variazioni delle condizioni economiche dell'affidamento abbiano tenuto
conto delle criticità imputabili al concessionario e degli introiti già
conseguiti dalla Bergamo Parcheggi nella gestione dei parcheggi di
superficie dal 1 settembre 2004 a oggi”.
Infine chiede di fornire le tempistiche, ovvero indicare lo stato di
avanzamento dei lavori, che è quello che sollecitano il comitato No
Parking Fara e i cittadini da mesi.
BergamoNews
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CHI CE L'HA PIU' BGGRANDE
LA FLESSIBILITA' UE
Conti pubblici, il governo chiede 12,6 miliardi di flessibilità. I
gialloverdi ne domandarono e ottennero solo 3,2. Record per Renzi: 14
Tra 2015 e 2018 l'Italia ha goduto di uno spazio di manovra di 30
miliardi di euro grazie alle clausole approvate dalla commissione
Juncker poco dopo l'insediamento. L'anno più "ricco" è stato il 2016,
quando sono stati concessi 0,83 punti di pil di deficit aggiuntivo per
gli investimenti, le riforme, i migranti e la sicurezza. Nel 2017 via
libera a 6 miliardi per migrazioni e terremoto, nel 2018 5 miliardi di
"margine di discrezionalità". Il Conte 1, dopo lo scontro sul deficit
nominale, si accontentò delle risorse per dissesto e ponte Morandi.
I circa 12,6 miliardi di flessibilità sul deficit strutturale che il
governo Conte 2 chiederà alla Commissione europea per il 2020 non sono
un record assoluto. L’esecutivo di Matteo Renzi, invocando il ciclo
negativo e le clausole per le riforme strutturali, gli investimenti e
le “emergenze” rifugiati e sicurezza, ottenne nel 2016 da Bruxelles il
via libera a uno scostamento da oltre 14 miliardi. Nel 2017 il
successore Paolo Gentiloni, oggi commissario in pectore agli Affari
economici, ha incassato uno spazio di manovra di 6 miliardi e per
l’anno dopo la Ue ha concesso un “margine di discrezionalità” di 5
miliardi. “Nel complesso”, ricorda l’economista Veronica De Romanis,
“considerando anche la modulazione degli sforzi richiesti in base
all’andamento dell’economia l’Italia ha goduto finora di oltre 30
miliardi di flessibilità” – come ama ricordare il presidente uscente
della Commissione Jean Claude Juncker – “a dimostrazione che il Patto
prevede già ampi spazi di manovra”. Quanto al Conte 1, dopo lo scontro
autunnale sul deficit e la manovrina estiva i gialloverdi per il 2019
hanno chiesto e ottenuto solo 3,2 miliardi per il crollo del ponte
Morandi a fronte della promessa di 18 miliardi di introiti da
privatizzazioni rimasta solo sulla carta.
La flessibilità prevista dalle regole esistenti – di cui comunque la
prossima Commissione valuterà una revisione per semplificare i troppi
parametri di cui tener conto – è stata “istituzionalizzata” nel gennaio
2015, quando la commissione Juncker ha approvato linee guida che
descrivono nel dettaglio i casi in cui un Paese può ridurre il proprio
indebitamento strutturale (la differenza tra entrate e uscite depurata
dagli effetti del ciclo e dai contributi straordinari) meno di quanto
previsto normalmente. Può fare più deficit, per esempio, chi si impegna
in riforme strutturali che nel lungo termine avranno un impatto
positivo sulla crescita o subisce eventi straordinari che mettono sotto
stress i conti. Vedi il dissesto idrogeologico (frane, terremoti) o
l’arrivo massiccio di migranti che richiede spese per il salvataggio e
l’accoglienza.
Per Renzi e Gentiloni 25 miliardi in tre anni – Renzi nel 2015
rivendicò di aver ottenuto il cambio di rotta nell’ambito dell'”accordo
politico per l’elezione di Juncker” – anche se nel 2017 Emma Bonino
sostenne che c’era stato uno scambio tra flessibilità e via libera agli
sbarchi in Italia – e sfruttò da subito l’allargamento dei cordoni
della borsa. Nel 2015 Roma chiese e ottenne uno 0,3% di flessibilità
(circa 500 milioni) per i rifugiati e in più alla luce delle condizioni
economiche “eccezionalmente negative” usufruì della possibilità di
tagliare il disavanzo strutturale solo di 0,25 punti di pil invece
degli 0,5 prescritti in tempi normali. In tutto lo sconto fu dello
o,28% del pil, 5 miliardi dell’epoca.
Per il 2016 la richiesta fu ben più corposa: Renzi e Padoan
rivendicavano circa 16 miliardi di flessibilità. Alla fine se ne videro
accordare oltre 14 sulla base di tre clausole: quella che permette di
tener fuori dal deficit i contributi al fondo istituito dal piano
Juncker per promuovere gli investimenti, quella riconosciuta agli Stati
che fanno riforme strutturali (vedi il Jobs Act e la riforma della
pubblica amministrazione) e quella per l’emergenza migranti abbinata in
extremis al pacchetto cultura–sicurezza che comprendeva tra l’altro il
bonus di 500 euro per i neodiciottenni.
L’anno dopo Gentiloni, subentrato a Renzi a Palazzo Chigi dopo la
sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, ha ottenuto
uno 0,35%, pari a 6 miliardi, di cui 2,7 per i rifugiati e il resto per
la “salvaguardia e messa in sicurezza del territorio” dopo il terremoto
del centro Italia dell’agosto 2016.
Nell’anno elettorale un “margine di discrezionalità” di 5 miliardi –
Nel 2018 ci sono state le elezioni e la Commissione, nonostante la
robusta crescita del 2017 che ha riportato finalmente l’Italia in
condizioni cicliche “normali”, ha deciso di accordare al governo
uscente e a chi ne avrebbe preso il posto un “margine di
discrezionalità” dello 0,3% – circa 5 miliardi – per “bilanciare
l’esigenza di stabilizzazione e le sfide della sostenibilità” evitando
una stretta che rischiava di deprimere pil e occupazione. Di
conseguenza ha ridotto di buon grado lo sforzo strutturale richiesto
dallo 0,6 allo 0,3 per cento.
I gialloverdi chiedevano di deviare di 14 miliardi, ne hanno ottenuti
3,2 – Per il 2019 i gialloverdi, nella famosa notte dell'”abolizione
della povertà“, contavano di peggiorare il disavanzo strutturale di 0,8
punti di pil, oltre 14 miliardi. Nei mesi successivi segnati dallo
scontro con la Ue e dal progressivo aumento dello spread, hanno dovuto
ridurre le ambizioni e portare il deficit nominale dal 2,4 annunciato
al 2% del pil con la manovrina correttiva da 7,6 miliardi di euro
varata a luglio. Di conseguenza il saldo strutturale, secondo i calcoli
della Commissione, alla fine è migliorato di 0,2 punti. Tuttavia
l’aggiustamento strutturale inizialmente richiesto era di 0,6 punti. Il
ministro Giovanni Tria ha poi rivendicato “spese di natura eccezionale”
per il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza della rete
stradale e della viabilità, per un costo totale di 3,6 miliardi: ne ha
ottenuti (anche se gli importi verranno confermati solo ex post, quando
ci saranno i dati di consuntivo) 3,2 per il primo anno e 3,6 per il
2020. Un’eredità che resta in dote al successore Roberto Gualtieri. Ma
il nuovo titolare del Tesoro, contando sulla sponda della futura
Commissione guidata da Ursula von der Leyen che si insedierà l’1
novembre, oltre a questa clausola chiede anche di peggiorare il deficit
strutturale dello 0,1% invece che correggerlo dello 0,6% come era stato
raccomandato da Bruxelles. Questa ulteriore flessibilità dello 0,7%,
pari a 12,6 miliardi, è tutta da conquistare.
Chiara Brusini
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GRANE GROSSE PER GORI2
L’idea di un mega parcheggio in Città Alta non poteva che
venire da un figlio della Fiat e Cesare Veneziani(1934-2004), uno del
CCD candidato del Polo delle Libertà batterà il democristiano
Guido Vicentini, uomo ormai dell’’800 anche per Bergamo. Per la
precisione Veneziani non aveva lavorato direttamente nel settore auto
della Fiat ma per i suoi numerosi satelliti: Impresit, Telettra e
Magneti Marelli. Ne conservava il modo manageriale, secondando
quello che a livello nazionale era lo stile del fare del cavaliere.
Veneziani governerà dal 1999 al 2004 e sono opere sue (1) la
costruzione del sottopasso del rondò delle Valli; (2) il parcheggio
alla nuova stazione autolinee; (3) la Fiera Nuova di Bergamo in via
Lunga; (4) la nuova biblioteca Tiraboschi di Mario Botta; (5) la
progettazione e cantierazione della Tangenziale Est di Bergamo - opera
in seguito cancellata tra le polemiche dalla successiva amministrazione
a sindaco Bruni e nel 2000 Veneziani sottoscrisse l'Accordo di
Programma per la costruzione del nuovo complesso degli Ospedali Riuniti
nell'area della Trucca, dando seguito ad una decisione presa dalla
precedente amministrazione Vicentini (dc) contro il parere degli
estensori del piano regolatore, che avevano scelto per l'opera l'area
della Martinella, a nord-est, a causa della natura paludosa dei terreni
della Trucca. Va detto che nel secondo dopoguerra è stato l’unico
sindaco che in qualche modo abbia cercato di dare soluzioni ai problemi
della città e quelli che sono venuti dopo di lui stanno ancora
masturbandosi impiccati dalla ferrovia e dall’A4 che costituiscono le
due barriere che isolano la città dal circondario.
L’idea del mega parcheggio al di sotto di quello che era il Parco
Faunistico a nord della Rocca oltre ad essere in quanto
parcheggio uno dei simboli dell’Italia (il primo è l’automobile… cioè
la Fiat) appartiene alla cultura della gentrificazione dei centri
storici che prevede che vi abitino solo i ricchi asseragliati nei loro
palazzi coi parcheggi sotterranei sotto casa mentre i cittadini
normali, in massima parte affittuari di immobili della
chiesa e del comune, «vadano a morire» o sono trasferiti altrove
per liberare appartamenti che ristrutturati vengono venduti o
affittati a dieci venti volte l’affitto dei “poveri”. Parimenti
comincia la sarabanda dell’affitto e subaffitto dei negozi nei quali
dapprima centinaia di bortolini calati dalla provincia pensano di fare
i soldi assieme ai padroni evasori fiscali ma piano piano anche questi
finiscono in mano a gruppi stranieri e così adesso puoi avere la
soddisfazione di prenderti un caffè in piedi per il modico costo
di… due euro o andare al cesso pagando 70 centesimi.
La collina su cui sorge la Rocca è una formazione di materiali
compositi con poco legame tra di loro. Lo chiamano flysh lombardo o
bergamasco e sostanzialmente è una camionata di materiali senza
consistenza: della serie sto in piedi finché non frano.
L’operazione parcheggio è un altro dei classici che sanno combinare i
colletti bianchi bergamaschi, seguendo le abitudini storicamente
consolidate nella gestione della MIA o degli Istituti Educativi.
Nessun costruttore bergamasco si sarebbe deciso ad operare in quel
contesto ed infatti l’operazione verrà affidata alla Locatelli che è
“finita come e perché è finita”.
Non per nulla è Veneziani che “firma” l’operazione parcheggio
Fara (che non è alla Fara) e quella dell’ospedale spostato dalla
Martinella (a NO della città, all’imbocco dalla Valle Seriana) dove
l’avevano ipotizzato gli estensori del PRG (assieme alla “tangenziale
est”) alle alene ai piedi del Colle della Benaglia, già rovinate dal
tracciamento della ferrovia dal 1850 in avanti.
Una operazione identica sarà quella compiuta nel 2007 (sindaco
Bruni) con l’acquisto del compendio di Astino venduto da una
società privata (che l’aveva comperato dalla provincia di Bergamo nel
1973) alla MIA. Finalmente nel 2015, sindaco Gori Astino è pronto
dopo enormi investimenti pubblici pagati coi soldi della MIA (anziché
destinarli al bene dei Bergamaschi) per rimetterlo in piedi, è
pronto per essere privatizzato ai noti ristoratori cittadini
mentre la parte meno “produttiva” viene affidata al sociale e “venduta”
come fattore ecologico alle madamine ed ai signorini per bene di città
e provincia.
Sostanzialmente esiste e persiste una linea di continuità nella
gestione della cosa pubblica da parte dei sindaci di destra e della
c.d. sinistra che puntano alla gentrificazione della città, a spartirsi
le risorse o scaricare le more sul pubblico che da Veneziani Bruni
Tentorio Gori 1 e Gori 2 è inarrestabile. Non per nulla Gori uno e due,
specie dopo EXPO2015 ha accelerato nell’operazione di gentrificazione
che è la principale ragione delle sue “vittorie” elettorali.
La società che sta costruendo il parcheggio è la “Bergamo
Parcheggi spa”, controllata dai privati di Parcheggi Italia (70%) e
partecipata da Atb mobilità (30%), azienda di trasporti del Comune
orobico. Parcheggi Italia appartiene al gruppo austriaco Best in
Parking – Holding AG gestisce attualmente tramite le sue società
controllate circa 60.000 posti auto, distribuiti su 134 localizzazioni,
in Austria, Italia, Croazia, Svizzera e Slovacchia.
Sintetizzando le tappe dello sfortunato parcheggio: dalla stipula della
convenzione del 20 maggio 2004, all’avvio dei lavori il 23 settembre
2008, alla frana il 30 dicembre del 2008. Fino alle varianti del 2011 e
del 2016 e alla ripresa dei lavori il 12 settembre 2017.
Adesso arriva l’ANAC con questa dura presa di posizione. Problemi per Gori2.
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