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IL GOVERNO: DUE ZOPPI CHE VOGLIONO CORRERE
Facciamoli lavorare
Le televisioni hanno inflitto gli italiani con migliaia di ore di talk
show in massima parte del tutto inutili sulla crisi di governo che per
fortuna è durata solo 27 giorni dalla sua apertura al giuramento del
governo Conte 2.
L’altra trattativa si è svolta per l’attribuzione dei ministeri che,
sin dai tempi del celebre Manuale Cencelli, sono divisi in fasce.
Convenzionalmente le fasce oggi sono quattro. Prima fascia: Economia,
Interno, Esteri e Difesa. Il Pd ne ha presi due su quattro: l’Economia
per Roberto Gualtieri, che sarà l’uomo forte del governo e anche il
punto di riferimento di Nicola Zingaretti dentro il Consiglio dei
ministri, e la Difesa (Lorenzo Guerini). I Cinque stelle (avendo la
presidenza del Consiglio) ne hanno preso uno solo - ce l’ha fatta Luigi
Di Maio agli Esteri - mentre Mattarella ha voluto “denuclearizzare”
l’Interno, togliendolo ai leader di partito.
Dei tre ministeri di seconda fascia, i Cinque stelle ne ha hanno presi
due (Sviluppo economico e Giustizia), mentre al Pd sono andate le
Infrastrutture. Dei sei ministeri della terza fascia, quattro sono
andati ai Cinque stelle (Lavoro, Pubblica amministrazione, Ambiente,
Istruzione), uno al Pd (Cultura) e uno a Leu, la Salute. Nella quarta
fascia (Rapporti col Parlamento, Innovazione, Affari regionali,
Politiche agricole, Sport) due ministeri al Pd (Affari regionali,
Politiche agricole) e due ai Cinque stelle: Rapporti col Parlamento e
Innovazione.
Segno su un quadernetto l’appartenenza dei ministri mentre giurano:
Federico D’Inca è quota Fico, Bonafede e Costa sono quota Grillo,
Pisano è quota Appendino, Fraccaro è quota Casaleggio, Patuanelli e
Catalfo sono quota Di Maio, Spadafora è la quota del Pd dentro i
cinquestelle, Fabiana Dadone è a metà… Nel Pd Guerini è quota Lotti,
Bellanova e Bonetti sono quota Renzi, Boccia è quota Emiliano,
Provenzano è quota Orlando, De Micheli è quota Zingaretti, Franceschini
è quota Franceschini, Gualtieri è quota Lagarde, Speranza è quota
Leu-D’Alema. E sono solo alcuni dei mille anfratti e delle mille cavità
del populismo barocco, come le pieghe del baldacchino di san Pietro e
della facciata di Sant’Andrea al Quirinale ("La piega" è il titolo del
famoso libro di Delezue, edito da Einaudi).
Se nella distribuzione dei ministeri i Cinque stelle possono vantare un
posto in più e complessivamente un maggior peso, in realtà l’impronta
del governo è data dalla trazione europeista, conferita dalla vocazione
dei personaggi-chiave. Anzitutto la forte identità europeista del
ministro dell’Economia Gualtieri, due legislature all’Europarlamento,
europeista a tutto tondo e con un rapporto di stima con Mario Draghi.
Gualtieri oltretutto guida il ministero di gran lunga più potente di
tutto il governo. Con un’aggiunta: torna a guidarlo un uomo di partito.
Europeista è anche il ministro degli Affari europei (lo zingarettiano
Enzo Amendola), ma soprattutto è europeista colui che sarà designato
dal governo come Commissario europeo: Paolo Gentiloni, destinato a
diventare responsabile degli Affari economici, il guardiano dei conti
pubblici.
Al momento del giuramento ci è piaciuta la pettinatura di Elena Bonetti
ministra della famiglia e delle pari opportunità già capo scout
nell'Agesci e professoressa associata di Analisi matematica
dell'Università di Milano.
Abbiamo ammirato la mise di Paola Pisano, Docente di Gestione
dell'Innovazione all'Universitàdegli Studi di Torino, attualmente
assessore all’innovazione al Comune di Torino con alle spalle
un’esperienza ricca e reale nelle cose delle tecnologie. Adesso è
ministra per l’innovazione tecnologica.
Si presenta in maniera assai elegante anche la neoministra
dell’interno, Luciana Lamorgese, già prefetto di Milano, una carriera
tutta nel ministero dell’interno ed oggi fortunata
pensionata. Soprassediamo sul blu elettrico dell’abito della
neoministra Teresa Bellanova alle Politiche Agricole, Alimentari e
Forestali. Viene dalla Federbraccianti, sempre in prima fila nel
contrastare il caporalato, per diventare passare nel 1996 al sindacato
della Cgil del settore tessile abbigliamento e calzaturiero e dal’anno
2000 promossa alla segretaria nazionale della Filtea, con deleghe alle
Politiche del mezzogiorno e politiche industriali. Un passato anche
come relatrice della legge Fornero che ha cancellato le false partite
Iva. In CdM dovrà vedersela con Paola De Micheli (ministro
infrastrutture e trasporti) laureata in Scienze Politiche presso
l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Vive e lavora a
Piacenza e diventa manager nel settore agroalimentare per il "Consorzio
Cooperativo Conserve Italia". Cioè dalla parte opposta della Bellanova.
Il nuovo governo è composto tutto da persone che escono dalla scuola
media obbligatoria, dall’accesso all’università possibile da tutte le
scuole superiori e tranne due tutti gli altri 19 hanno frequentato il
liceo classico o scientifico: insomma sono una delle DOC
della prima repubblica quando ormai declinava verso la seconda. Si
vedranno i risultati.
Fuori dubbio che nella squadra ci siano persone preparate ma dal seggio
parlamentare alla sedia ministeriale non è detto che diano altrettanti
buoni risultati
Adesso saranno messe alla prova e si comprenderà se e quanto
saranno allo stesso livello di un Toninelli (uno che i
carabinieri convinsero a non restare nell’arma tale era la sua
intelligenza e volitività), di una Lezzi o di un DiMaio oppure se non
hanno buttato vai i loro primi venti trenta quarant’anni della loro
vita. Oddio: con la prebenda presa non sarebbe male.
Pure ai tempi di Renzi&Gentiloni quei governi avevano dentro
una testa finissima come Alfano. Quindi quelli del PD sono abituati ad
avere a che fare coi sugheri “intelligenti”. Mica che nello loro fila
non ne manchino: pensiamo a Speranza.
Per mettere meglio a posto l’Italia, il Conte 2 ha una leggera
preminenza di ministri meridionali: 11 ministri su 9 vengono dal Sud
Italia, di cui tre dalla Sicilia. Il Governo Conte-2 fa incetta di
meridionali iniziando da Luigi Di Maio, nato ad Avellino. Dalla
Campania anche Enzo Amendola e Sergio Costa entrambi di Napoli, e poi
Vincenzo Spadafora di Afragola. I siciliani sono 3 e vengono
rispettivamente da Mazara del Vallo, Catania e San Cataldo: si tratta
dei neo ministri Alfonso Bonafede, Nunzia Catalfo e Beppe
Provenzano.
Teresa Bellanova e Francesco Boccia sono originari della Puglia e anche
lo stesso premier Giuseppe Conte ha origini pugliesi, è originario di
Volturara Appula.
Boom per Potenza in Basilicata, che conta ben due ministri: Luciana
Lamorgese e Roberto Speranza. Roberto Gualtieri e Lorenzo
Fioramonti invece sono romani.
Nove in totale i ministri del Nord. Dall’Emilia Romagna, Dario
Franceschini nato a Ferrara e Paola De Micheli a Piacenza. Due soli
vengono dalla Lombardia e sono Lorenzo Guerini di Lodi e Elena Bonetti
nata a Mantova. Due anche i ministri piemontesi: Paola Pisano di Torino
e Fabiana Dadone di Cuneo. Sono invece veneti i sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, nato a Montebelluna, e
Federico D’Inca nato a Belluno. Stefano Patuanelli è nato a
Trieste.
Qualcosa da dire per i due ministri dalla Lombardia e tre ministri
dalla Sicilia ed altri tre dalla Campania: il massimo della cortesia
politica istituzionale all’Italia che tiene in piedi l’Italia.
Il sindaco Sala di Milano vede tutti i limiti di questo Conte 2. A
cominciare dalle « poche donne » presenti nell’esecutivo, quando invece
«questo sarebbe stato il momento di dare un segno. No, non sono
soddisfatto ». Soprattutto c’è poco Nord, inteso come attenzione a
quella parte «produttiva del Paese» che è il «laboratorio del futuro
dell’Italia » . Eccolo, un punto chiave che ha continuato a ripetere
già prima che Conte leggesse l’elenco dei ministri — «Io non ho nulla
contro il fatto di aiutare Roma, però non è che si aiuta solo chi è più
in difficoltà, si sostiene anche chi sta tirando la carretta. Come
Milano e il Nord» — e che ora ribadisce dal palco del Pd: « La
questione settentrionale è fondamentale, obbligatoria. Sì, forse questo
esecutivo sembra un po’ a trazione- Sud » . A Sala non è piaciuto, per
dire, che due dicasteri chiave proprio per riuscire a parlare con la
locomotiva d’Italia come quello del «Lavoro e dello Sviluppo economico
» siano « rimasti ai 5 Stelle » . Nel risiko delle poltrone, al Pd e
alla compagine lombarda della squadra, è toccata la Difesa con Lorenzo
Guerini: « È considerato uno dei ministeri più importanti, ma io ci
avrei rinunciato». Il quadro, però, non è ancora completo: «
Probabilmente tutto non si poteva avere, adesso bisogna capire chi
saranno i sottosegretari e i vice ministri». Magari, qualcosa potrà
cambiare. Eppure, già così, il sindaco ( per ora) promuove
l’operazione: « Mi pare che sia uscito un buon governo, facciamoli
lavorare » .
Già: facciamoli lavorare. I grillini...
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CIASCUNO SI FA I CAZZI PROPRI MA LA CHIAMANO CONDIVISIONE
Sarà pure un paese in cui è bello vivere. Oppure chi lo amministra
vorrebbe farlo bello da viverci. Oppure che ci viviamo bene. E' il
paese della “condivisione” che è il mantra della maggioranza
Serra&Gamba. Ovvio quindi che per vivere bene, per condividere, che
ciascuno si faccia i cazzi propri. Scusando il francesismo.
Già perché se a qualche organizzazione curnese raccomandi
(raccomandare: NON ordinare) di coordinare la propria iniziativa
pubblica con quelle delle altre, non solo ti guardano di traverso ma
non ti votano oppure vanno dal sindaco a lamentarsi.
L'abbiamo sperimentato sulla nostra pelle ai tempi in cui eravamo
coordinatore dei lavori della commissione biblioteca. Che non metteva
becco nella biblioteca ma sostanzialmente metteva in piedi le
iniziative culturali. Le varie associazioni s'incazzarono come iene
quando chiesi loro di riunirsi, ascoltarsi ed organizzarsi
(relazionando tra di loro) per fissare un programma annuale delle varie
manifestazioni in maniera da non sovrapporle e farsi inutile
concorrenza (quasi tuttte usando soldi del comune). Soprattutto si
arrabbiarono quando vennero invitate anche a tenere conto che c'erano
pure le iniziative della parrocchia e delle scuole (che
cominciavano ad uscire dal bunker scolastico per relazionarsi meglio
col paese). Alla fine capirono che in un paese di settemila
anime, meglio organizzarsi per non farsi concorrenza sovrapponendo
nello stesso giorno due o più iniziative. Specie se lo fanno per
raccogliere fondi.
Arrivate le sindacature delle varie madanine rosse o blu Morelli
(Gandolfi) Serra e Gamba venne cancellata l'idea del comune che assieme
ad altri comuni producessero cultura, vale a dire che mettessero a
disposizione il proprio investimento culturale perché i privati
“producessero cultura” restituendo ai cittadini la loro creazione.
Trattati tutti alla pari e messi in concorrenza con la qualità. Altro
che avere l'occhio fisso sulle solite coop o associazioni d'area fino
all'assurdo della giunta Gamba che ha appaltato la cultura a una
anonima associazione privata mai sentita prima e senza un minimo di
storia pregressa per valutarne serietà ed affidabilità. Immaginatevi il
Teatro della Scala che appalta la stagione a Mediaset. Oppure a
BergamoTV. Finirebbero tutti a san Vittore in tram.
Basta guardare lo schema allegato a questo pezzo per capire come la
politica del “ciascuno si faccia i cazzi propri” è la filosofia della
giunta Gamba. Così nella settimana in cui il quartiere Marigolda
celebra la festa del santo patrono la giunta ci piazza due (importanti)
assemblee sulla rumenta, una serata del gruppo di lettura e BEN
QUATTRO spettacoli teatrali di cui non si sa nulla visto che non
risultano mai esibiti altrove. Adesso chi si fa appunto i cazzi
propri salta su a dire: ma non tutti sono “obbligati” a frequentare
SOLO questo piuttosto che quello. No. Non è così: basta coordinare le
cose e tutti possono scegliere senza nessun obbligo.
E siccome se ti fai i cazzi tuoi devi farteli davvero, ecco che i
genietti della giunta Gamba proprio nella settimana in cui cominciano
le scuole dell'obbligo e le famiglie – dai genitori ai nonni- sono
incasinati al massimo nell'organizzarsi, ecco che scodellano la tre
giorni di “strade e cortili” dove non si comprende come mai si chiami
“stradafacendo” piuttosto che “strade e cortili” dove brilla la foglia
di fico di una arguta conferenza nel Castello della Marigolda la
premiazione del primo Concorso di Poesia (oh! yes) ed a seguire
nientemeno che il Convegno “essere comunità nell'era digitale"
relatore Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva.
L'aspetto che oltretutto stupisce di queste manifestazioni comunali è
la mancanza di rispetto tra le istituzioni. Seguendo la moda del DiMaio
o del Salvini. Uno può essere o meno religioso piuttosto che laico: ma
quando una amministrazione comunale trasforma la Piazza della Chiesa in
quel bordello che il programma di “strada facendo” forse c'è bisogno di
uno strizza cervelli che si prenda cura di chi crea ed autorizza questo
casino piuttosto che di un ” medico e psicoterapeuta dell'età
evolutiva”.
Poi per il resto “strada facendo” oltre ad essere un doppione di Note
d'Estate di metà giugno è una sorta di Fiera di san Pietro spostata
però a Curno in ritardo di un mese rispetto alla scadenza dell'Assunta.
Insomma panem et circenses, una generosa spruzzatina di “chi” e non
poteva mancare un trash party ovviamente in Piazza della Chiesa.
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IL MIO TRISAVOLO CHE INC@LCAVA LATINO E GRECO AI PRETI
Oibò, il custode delLa latrina di Nusquamia ci ha informato “per far
incazzare il contadinesco gatto padano, che gronda invidia sociale da
tutti i pori” di un'altra chicca: ”nell'importante seminario
arcivescovile di Ales (Cagliari) insegnava un mio trisavolo, che era
notaio ma aveva la passione del greco e del latino”. Ales diede i
natali ad Antonio Gramsci, cui Claudio Lolli ha dedicato una canzone
che il custode delLa Latrina di Nusquamia non conosceva: ed infatti lui
ci ha appena detto che stava vedendo la trasmissione Stasera Italia per
accertarsi –lo scrive sempre l'ing. Claudio Piga- della mise di
Veronica Gentili. Tra Stasera Italia e Claudio Lolli in effetti qualche
distanza politico culturale ci dev'essere. La trasmissione presentava
–ormai siamo alla milionesima rivisitazione- il neo ministro
Gualtieri che schitarrava Bella ciao. Peccato non indossi pure i
calzini turchesi oppure una pochette a quattro punte come il
Conte, che almeno i destri potevano ricamarci meglio. La schitarrata
non pare sia stata gradita al professore Antonio Maria Rinaldi,
l'economista euroscettico, narcisista e caciarone Il professore è
sempre in televisione a difendere le posizioni sovraniste nei
principali talk show, e la sua storia è il simbolo tanto del declino
politico italiano quanto del fenomeno delle reti di estrema destra
molto attive sui social. Così RollingStone e ciao state bene.
Guardando nel nostro catalogo vinili abbiamo otto dischi del Lolli (e
quattro cd comprati col giornale!) di cui ci piacciono i testi e
zero tutto il resto e ad occhio croce non ci pare abbiano “girato”
troppo anche perché li passavamo al primo ascolto sulle cassette per
ascoltarli in auto.
Quanto all'invidia sociale di cui gronderemmo, in effetti noi non
abbiamo avuto trisavoli che rubavano facendo il notaio e incul©avano i
preti di latino e greco. Probabile che tra qualche trisavolo avessimo
un garibaldino (visto che veniamo dalla stessa parrocchia) e che
in quanto tale fosse un avanzo di galera con quel che n'è seguito tra
terroni e polentoni. Abbiamo avuto solo un nonno che fu tra i fondatori
di una cooperativa di prodi contadini sull'onda della Rerum Novarum del
cui autore nostro padre ci trasmise il nome e dimenticandosi di farci
battezzare. Una soddisfazione ce la siamo presa. Abbiamo finito di
lavorare senza dover mettere in piedi una società creatrice di flayer e
nasconderla per evadere il fisco dentro il negozio del padre del nostro
socio. E senza nemmeno attenderci che ci venisse qualche soldino
approfittando del fatto che il socio fosse anche sindaco e quindi
garantisse adeguate entrature.
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