A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1090 DEL 06 SETTEMBRE 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















IL GOVERNO: DUE ZOPPI CHE VOGLIONO CORRERE
Facciamoli lavorare
Le televisioni hanno inflitto gli italiani con migliaia di ore di talk show in massima parte del tutto inutili sulla crisi di governo che per fortuna è durata solo 27 giorni dalla sua apertura al giuramento del governo Conte 2.
L’altra trattativa si è svolta per l’attribuzione dei ministeri che, sin dai tempi del celebre Manuale Cencelli, sono divisi in fasce. Convenzionalmente le fasce oggi sono quattro. Prima fascia: Economia, Interno, Esteri e Difesa. Il Pd ne ha presi due su quattro: l’Economia per Roberto Gualtieri, che sarà l’uomo forte del governo e anche il punto di riferimento di Nicola Zingaretti dentro il Consiglio dei ministri, e la Difesa (Lorenzo Guerini). I Cinque stelle (avendo la presidenza del Consiglio) ne hanno preso uno solo - ce l’ha fatta Luigi Di Maio agli Esteri - mentre Mattarella ha voluto “denuclearizzare” l’Interno, togliendolo ai leader di partito. (...)

CIASCUNO SI FA I CAZZI PROPRI MA LA CHIAMANO CONDIVISIONE
Sarà pure un paese in cui è bello vivere. Oppure chi lo amministra vorrebbe farlo bello da viverci. Oppure che ci viviamo bene. E' il paese della “condivisione” che è il mantra della maggioranza Serra&Gamba. Ovvio quindi che per vivere bene, per condividere, che ciascuno si faccia i cazzi propri. Scusando il francesismo.
Già perché se a qualche organizzazione curnese raccomandi (raccomandare: NON ordinare) di coordinare la propria iniziativa pubblica con quelle delle altre, non solo ti guardano di traverso ma non ti votano oppure vanno dal sindaco a lamentarsi.
L'abbiamo sperimentato sulla nostra pelle ai tempi in cui eravamo coordinatore dei lavori della commissione biblioteca. Che non metteva becco nella biblioteca ma sostanzialmente metteva in piedi le iniziative culturali. Le varie associazioni s'incazzarono come iene quando chiesi loro di riunirsi, ascoltarsi ed organizzarsi (relazionando tra di loro) per fissare un programma annuale delle varie manifestazioni in maniera da non sovrapporle e farsi inutile concorrenza (quasi tuttte usando soldi del comune). Soprattutto si arrabbiarono quando vennero invitate anche a tenere conto che c'erano pure le iniziative della parrocchia e  delle scuole (che cominciavano ad uscire dal bunker scolastico per relazionarsi meglio col paese). Alla fine capirono che in un paese di  settemila anime, meglio organizzarsi per non farsi concorrenza sovrapponendo nello stesso giorno  due o più iniziative. Specie se lo fanno per raccogliere fondi. (...)



















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!











































































































































































































































IL GOVERNO: DUE ZOPPI CHE VOGLIONO CORRERE

Facciamoli lavorare
Le televisioni hanno inflitto gli italiani con migliaia di ore di talk show in massima parte del tutto inutili sulla crisi di governo che per fortuna è durata solo 27 giorni dalla sua apertura al giuramento del governo Conte 2.
L’altra trattativa si è svolta per l’attribuzione dei ministeri che, sin dai tempi del celebre Manuale Cencelli, sono divisi in fasce. Convenzionalmente le fasce oggi sono quattro. Prima fascia: Economia, Interno, Esteri e Difesa. Il Pd ne ha presi due su quattro: l’Economia per Roberto Gualtieri, che sarà l’uomo forte del governo e anche il punto di riferimento di Nicola Zingaretti dentro il Consiglio dei ministri, e la Difesa (Lorenzo Guerini). I Cinque stelle (avendo la presidenza del Consiglio) ne hanno preso uno solo - ce l’ha fatta Luigi Di Maio agli Esteri - mentre Mattarella ha voluto “denuclearizzare” l’Interno, togliendolo ai leader di partito.
Dei tre ministeri di seconda fascia, i Cinque stelle ne ha hanno presi due (Sviluppo economico e Giustizia), mentre al Pd sono andate le Infrastrutture. Dei sei ministeri della terza fascia, quattro sono andati ai Cinque stelle (Lavoro, Pubblica amministrazione, Ambiente, Istruzione), uno al Pd (Cultura) e uno a Leu, la Salute. Nella quarta fascia (Rapporti col Parlamento, Innovazione, Affari regionali, Politiche agricole, Sport) due ministeri al Pd (Affari regionali, Politiche agricole) e due ai Cinque stelle: Rapporti col Parlamento e Innovazione.
Segno su un quadernetto l’appartenenza dei ministri mentre giurano: Federico D’Inca è quota Fico, Bonafede e Costa sono quota Grillo, Pisano è quota Appendino, Fraccaro è quota Casaleggio, Patuanelli e Catalfo sono quota Di Maio, Spadafora è la quota del Pd dentro i cinquestelle, Fabiana Dadone è a metà… Nel Pd Guerini è quota Lotti, Bellanova e Bonetti sono quota Renzi, Boccia è quota Emiliano, Provenzano è quota Orlando, De Micheli è quota Zingaretti, Franceschini è quota Franceschini, Gualtieri è quota Lagarde, Speranza è quota Leu-D’Alema. E sono solo alcuni dei mille anfratti e delle mille cavità del populismo barocco, come le pieghe del baldacchino di san Pietro e della facciata di Sant’Andrea al Quirinale ("La piega" è il titolo del famoso libro di Delezue, edito da Einaudi).

Se nella distribuzione dei ministeri i Cinque stelle possono vantare un posto in più e complessivamente un maggior peso, in realtà l’impronta del governo è data dalla trazione europeista, conferita dalla vocazione dei personaggi-chiave. Anzitutto la forte identità europeista del ministro dell’Economia Gualtieri, due legislature all’Europarlamento, europeista a tutto tondo e con un rapporto di stima con Mario Draghi. Gualtieri oltretutto guida il ministero di gran lunga più potente di tutto il governo. Con un’aggiunta: torna a guidarlo un uomo di partito. Europeista è anche il ministro degli Affari europei (lo zingarettiano Enzo Amendola), ma soprattutto è europeista colui che sarà designato dal governo come Commissario europeo: Paolo Gentiloni, destinato a diventare responsabile degli Affari economici, il guardiano dei conti pubblici.

Al momento del giuramento ci è piaciuta la pettinatura di Elena Bonetti ministra della famiglia e delle pari opportunità già capo scout nell'Agesci e professoressa associata di Analisi matematica dell'Università di Milano.
Abbiamo ammirato la mise di Paola Pisano,  Docente di Gestione dell'Innovazione all'Universitàdegli Studi di Torino, attualmente assessore all’innovazione al Comune di Torino con alle spalle un’esperienza ricca e reale nelle cose delle tecnologie. Adesso è ministra per l’innovazione tecnologica.
Si presenta in maniera assai elegante anche la neoministra dell’interno, Luciana Lamorgese, già prefetto di Milano, una carriera tutta  nel ministero dell’interno  ed oggi fortunata pensionata. Soprassediamo sul blu elettrico dell’abito della neoministra Teresa Bellanova alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Viene dalla Federbraccianti, sempre in prima fila nel contrastare il caporalato, per diventare passare nel 1996 al sindacato della Cgil del settore tessile abbigliamento e calzaturiero e dal’anno 2000 promossa alla segretaria nazionale della Filtea, con deleghe alle Politiche del mezzogiorno e politiche industriali. Un passato anche come relatrice della legge Fornero che ha cancellato le false partite Iva. In CdM  dovrà vedersela con Paola De Micheli (ministro infrastrutture e trasporti) laureata in Scienze Politiche presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Vive e lavora a Piacenza e diventa manager nel settore agroalimentare per il "Consorzio Cooperativo Conserve Italia". Cioè dalla parte opposta della Bellanova.

Il nuovo governo è composto tutto da persone che escono dalla scuola media obbligatoria, dall’accesso all’università possibile da tutte le scuole superiori e tranne due tutti gli altri 19 hanno frequentato il liceo classico o scientifico: insomma  sono una  delle DOC della prima repubblica quando ormai declinava verso la seconda. Si vedranno i risultati.
Fuori dubbio che nella squadra ci siano persone preparate ma dal seggio parlamentare alla sedia ministeriale non è detto che diano altrettanti buoni risultati
Adesso saranno messe alla prova e si comprenderà se e quanto saranno  allo stesso livello di un Toninelli (uno che i carabinieri convinsero a non restare nell’arma tale era la sua intelligenza e volitività), di una Lezzi o di un DiMaio oppure se non hanno buttato vai i loro primi venti trenta quarant’anni della loro vita. Oddio: con la prebenda presa non sarebbe male.
Pure ai tempi di Renzi&Gentiloni  quei governi avevano dentro una testa finissima come Alfano. Quindi quelli del PD sono abituati ad avere a che fare coi sugheri “intelligenti”. Mica che nello loro fila non ne manchino: pensiamo a Speranza.

Per  mettere meglio a posto l’Italia, il Conte 2 ha una leggera preminenza di ministri meridionali: 11 ministri su 9 vengono dal Sud Italia, di cui tre dalla Sicilia. Il Governo Conte-2 fa incetta di meridionali iniziando da Luigi Di Maio, nato ad Avellino. Dalla Campania anche Enzo Amendola e Sergio Costa entrambi di Napoli, e poi Vincenzo Spadafora di Afragola. I siciliani sono 3 e vengono rispettivamente da Mazara del Vallo, Catania e San Cataldo: si tratta dei neo ministri Alfonso Bonafede, Nunzia Catalfo  e Beppe Provenzano.
Teresa Bellanova e Francesco Boccia sono originari della Puglia e anche lo stesso premier Giuseppe Conte ha origini pugliesi, è originario di Volturara Appula.
Boom per Potenza in Basilicata, che conta ben due ministri: Luciana Lamorgese e Roberto Speranza.  Roberto Gualtieri e Lorenzo Fioramonti invece sono romani.
Nove in totale i ministri del Nord. Dall’Emilia Romagna, Dario Franceschini nato a Ferrara e Paola De Micheli a Piacenza. Due soli vengono dalla Lombardia e sono Lorenzo Guerini di Lodi e Elena Bonetti nata a Mantova. Due anche i ministri piemontesi: Paola Pisano di Torino e Fabiana Dadone di Cuneo. Sono invece veneti i sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, nato a Montebelluna, e Federico D’Inca nato a Belluno. Stefano Patuanelli  è nato a Trieste.
Qualcosa da dire per i due ministri dalla Lombardia e tre ministri dalla Sicilia ed altri tre dalla Campania: il massimo della cortesia politica istituzionale all’Italia che tiene in piedi l’Italia.

Il sindaco Sala di Milano vede tutti i limiti di questo Conte 2. A cominciare dalle « poche donne » presenti nell’esecutivo, quando invece «questo sarebbe stato il momento di dare un segno. No, non sono soddisfatto ». Soprattutto c’è poco Nord, inteso come attenzione a quella parte «produttiva del Paese» che è il «laboratorio del futuro dell’Italia » . Eccolo, un punto chiave che ha continuato a ripetere già prima che Conte leggesse l’elenco dei ministri — «Io non ho nulla contro il fatto di aiutare Roma, però non è che si aiuta solo chi è più in difficoltà, si sostiene anche chi sta tirando la carretta. Come Milano e il Nord» — e che ora ribadisce dal palco del Pd: « La questione settentrionale è fondamentale, obbligatoria. Sì, forse questo esecutivo sembra un po’ a trazione- Sud » . A Sala non è piaciuto, per dire, che due dicasteri chiave proprio per riuscire a parlare con la locomotiva d’Italia come quello del «Lavoro e dello Sviluppo economico » siano « rimasti ai 5 Stelle » . Nel risiko delle poltrone, al Pd e alla compagine lombarda della squadra, è toccata la Difesa con Lorenzo Guerini: « È considerato uno dei ministeri più importanti, ma io ci avrei rinunciato». Il quadro, però, non è ancora completo: « Probabilmente tutto non si poteva avere, adesso bisogna capire chi saranno i sottosegretari e i vice ministri». Magari, qualcosa potrà cambiare. Eppure, già così, il sindaco ( per ora) promuove l’operazione: « Mi pare che sia uscito un buon governo, facciamoli lavorare » .
Già: facciamoli lavorare. I grillini...

CIASCUNO SI FA I CAZZI PROPRI MA LA CHIAMANO CONDIVISIONE

Sarà pure un paese in cui è bello vivere. Oppure chi lo amministra vorrebbe farlo bello da viverci. Oppure che ci viviamo bene. E' il paese della “condivisione” che è il mantra della maggioranza Serra&Gamba. Ovvio quindi che per vivere bene, per condividere, che ciascuno si faccia i cazzi propri. Scusando il francesismo.
Già perché se a qualche organizzazione curnese raccomandi (raccomandare: NON ordinare) di coordinare la propria iniziativa pubblica con quelle delle altre, non solo ti guardano di traverso ma non ti votano oppure vanno dal sindaco a lamentarsi.
L'abbiamo sperimentato sulla nostra pelle ai tempi in cui eravamo coordinatore dei lavori della commissione biblioteca. Che non metteva becco nella biblioteca ma sostanzialmente metteva in piedi le iniziative culturali. Le varie associazioni s'incazzarono come iene quando chiesi loro di riunirsi, ascoltarsi ed organizzarsi (relazionando tra di loro) per fissare un programma annuale delle varie manifestazioni in maniera da non sovrapporle e farsi inutile concorrenza (quasi tuttte usando soldi del comune). Soprattutto si arrabbiarono quando vennero invitate anche a tenere conto che c'erano pure le iniziative della parrocchia e  delle scuole (che cominciavano ad uscire dal bunker scolastico per relazionarsi meglio col paese). Alla fine capirono che in un paese di  settemila anime, meglio organizzarsi per non farsi concorrenza sovrapponendo nello stesso giorno  due o più iniziative. Specie se lo fanno per raccogliere fondi.
Arrivate le sindacature delle varie madanine rosse o blu Morelli (Gandolfi) Serra e Gamba venne cancellata l'idea del comune che assieme ad altri comuni producessero cultura, vale a dire che mettessero a disposizione il proprio investimento culturale perché i privati “producessero cultura” restituendo ai cittadini la loro creazione. Trattati tutti alla pari e messi in concorrenza con la qualità. Altro che avere l'occhio fisso sulle solite coop o associazioni d'area fino all'assurdo della giunta Gamba che ha appaltato la cultura a una  anonima associazione privata mai sentita prima e senza un minimo di storia pregressa per valutarne serietà ed affidabilità. Immaginatevi il Teatro della Scala che appalta la stagione a Mediaset. Oppure a BergamoTV. Finirebbero tutti a san Vittore in tram.

Basta guardare lo schema allegato a questo pezzo per capire come la politica del “ciascuno si faccia i cazzi propri” è la filosofia della giunta Gamba. Così nella settimana in cui il quartiere Marigolda celebra la festa del santo patrono la giunta ci piazza due (importanti) assemblee sulla rumenta, una serata del gruppo di lettura e BEN QUATTRO  spettacoli teatrali di cui non si sa nulla visto che non risultano mai esibiti  altrove. Adesso chi si fa appunto i cazzi propri salta su a dire: ma non tutti sono “obbligati” a frequentare SOLO questo piuttosto che quello. No. Non è così: basta coordinare le cose e tutti possono scegliere senza nessun obbligo.

E siccome se ti fai i cazzi tuoi devi farteli davvero, ecco che i genietti della giunta Gamba proprio nella settimana in cui cominciano le scuole dell'obbligo e le famiglie – dai genitori ai nonni- sono incasinati al massimo nell'organizzarsi, ecco che scodellano la tre giorni di “strade e cortili” dove non si comprende come mai si chiami “stradafacendo” piuttosto che “strade e cortili” dove brilla la foglia di fico di una arguta conferenza nel Castello della Marigolda  la premiazione del primo Concorso di Poesia  (oh! yes) ed a seguire nientemeno che il  Convegno “essere comunità nell'era digitale" relatore Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva.
L'aspetto che oltretutto stupisce di queste manifestazioni comunali è la mancanza di rispetto tra le istituzioni. Seguendo la moda del DiMaio o del Salvini. Uno può essere o meno religioso piuttosto che laico: ma quando una amministrazione comunale trasforma la Piazza della Chiesa in quel bordello che il programma di “strada facendo” forse c'è bisogno di uno strizza cervelli che si prenda cura di chi crea ed autorizza questo casino piuttosto che di un ” medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva”.
Poi per il resto “strada facendo” oltre ad essere un doppione di Note d'Estate di metà giugno è una sorta di Fiera di san Pietro spostata però a Curno in ritardo di un mese rispetto alla scadenza dell'Assunta. Insomma panem et circenses, una generosa spruzzatina di “chi” e non poteva mancare un trash party ovviamente in Piazza della Chiesa.

IL MIO TRISAVOLO CHE INC@LCAVA LATINO E GRECO AI PRETI
Oibò, il custode delLa latrina di Nusquamia ci ha informato “per far incazzare il contadinesco gatto padano, che gronda invidia sociale da tutti i pori” di un'altra chicca: ”nell'importante seminario arcivescovile di Ales (Cagliari) insegnava un mio trisavolo, che era notaio ma aveva la passione del greco e del latino”. Ales  diede i natali ad Antonio Gramsci, cui Claudio Lolli ha dedicato una canzone che il custode delLa Latrina di Nusquamia non conosceva: ed infatti lui ci ha appena detto che stava vedendo la trasmissione Stasera Italia per accertarsi –lo scrive sempre l'ing. Claudio Piga- della mise di Veronica Gentili. Tra Stasera Italia e Claudio Lolli in effetti qualche distanza politico culturale ci dev'essere. La trasmissione presentava –ormai siamo alla milionesima  rivisitazione- il neo ministro Gualtieri che schitarrava Bella ciao. Peccato non indossi pure i calzini turchesi oppure  una pochette a quattro punte come il Conte, che almeno i destri potevano ricamarci meglio. La schitarrata non pare sia stata gradita al professore Antonio Maria Rinaldi, l'economista euroscettico, narcisista e caciarone Il professore è sempre in televisione a difendere le posizioni sovraniste nei principali talk show, e la sua storia è il simbolo tanto del declino politico italiano quanto del fenomeno delle reti di estrema destra molto attive sui social. Così RollingStone e ciao state bene.
Guardando nel nostro catalogo vinili abbiamo otto dischi del Lolli (e quattro cd  comprati col giornale!) di cui ci piacciono i testi e zero tutto il resto e ad occhio croce non ci pare abbiano “girato” troppo anche perché li passavamo al primo ascolto sulle cassette per ascoltarli in auto.
Quanto all'invidia sociale di cui gronderemmo, in effetti noi non abbiamo avuto trisavoli che rubavano facendo il notaio e incul©avano i preti di latino e greco. Probabile che tra qualche trisavolo avessimo un garibaldino (visto che veniamo dalla stessa parrocchia)  e che in quanto tale fosse un avanzo di galera con quel che n'è seguito tra terroni e polentoni. Abbiamo avuto solo un nonno che fu tra i fondatori di una cooperativa di prodi contadini sull'onda della Rerum Novarum del cui autore nostro padre ci trasmise il nome e dimenticandosi di farci battezzare. Una soddisfazione ce la siamo presa. Abbiamo finito di lavorare senza dover mettere in piedi una società creatrice di flayer e nasconderla per evadere il fisco dentro il negozio del padre del nostro socio. E senza nemmeno attenderci che ci venisse qualche soldino  approfittando del fatto che  il socio fosse anche sindaco e quindi garantisse adeguate entrature.