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MATTARELLA HA DATO I QUATTRO GIORNI
Davanti al presidente Mattarella, salvo chiederne le dimissioni e
smentirle 24 ore dopo, bisogna comportarsi
politicamente corretti ma sebbene crediamo di conoscere (abbastanza) le
regole non riusciamo ancora a capire (e tantomeno condividere) la
decisione di mandare alle camere il governo SalviMaio coll'avv. Conte
–padre Pio l'abbia in gloria- PdC a domandare e ottenere la fiducia.
Che era come connettere due fili della corrente sperando che non
saltasse il pignattino. Alias il contatore. Probabilmente i siciliani
ragionano in maniera più complessa dei polentoni lombardi.
E francamente non ci siamo spesso capacitati dai ripetuti silenzi di
Mattarella che hanno accompagnato questi 14 mesi di governo: senza
bisogno di insegnargli a dir messa certo è che lui e il suo staff
avrebbero saputo trovare le parole adatte e dare qualche buffetto ai
due discoli.
Ieri Mattarella ha dato i quattro giorni – i padroni una volta davano
gli otto giorni agli operai licenziandi …- ai partiti (si
fa per dire) per trovare un accrocchio e presentarsi con l'indicazione
di un candidato PdC.
Salvini ha pensato bene di mettere in crisi il governo proprio a
ferragosto perché facendo qualche conto chiunque avrebbe compreso che
l'establissement aveva in mente le scadenze fatali e lui contava che il
mondo politico avrebbe calato le braghe per le elezioni anticipate
stretti dalla fretta delle scadenze.
Entro il 27 settembre si deve presentare il Documento di Economia e
Finanza perchè la legge di Bilancio 2020 inizia il suo lungo percorso
verso l'approvazione definitiva del testo con la presentazione in
Parlamento del Def, Documento di economica e della finanza.
Entro il 15 ottobre 2019 si deve presentare la Legge di Bilancio e ciò
significa che va presentata in Parlamento entro circa un mese dalla
presentazione del DEF.
Entro il 15 ottobre deve essere approvata della Nota propedeutica alla
legge di bilancio 2020: dopo che il governo ha presentato il Def in
Parlamento deve poi essere presentata ed approvata la cd. “Nota
propedeutica da parte del Parlamento”.
Sempre entro il 15 ottobre l'Italia deve inviare il testo della legge di Bilancio 2020 all'UE.
L'Ue ha tempo poi fino al 30 novembre 2019 per dare un primo parere e fino alla primavera 2020 per esprimere quello definitivo.
Entro il 20 ottobre va presentato il disegno di legge di Bilancio 2020:
entro tale data il governo è tenuto a presentare ufficialmente il testo
della legge di bilancio 2020 in Parlamento.
Nel testo della Manovra triennale (2020-2022) di finanza pubblica,
vengono quindi inserite tutti gli interventi, e la loro quantificazione
economica, che servono allo Stato per perseguire gli obiettivi indicati
nella nota di aggiornamento del Def.
Entro il 31 dicembre il testo della Legge di Bilancio 2020 deve essere
approvato dal Parlamento: entro la suddetta data, 31 dicembre 2019, il
governo deve ottenere l'approvazione definitiva della nuova Manovra.
Entro il 31 dicembre 2019 il testo legge di Bilancio 2020 deve essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Chiunque abbia a mente come quanto e quanto lavora (poco e male)
il Parlamento si rende conto che il disegno di Salvini (come del
resto quello di tutti quelli che chiedono o si ripromettono le
elezioni anticipate) mira principalmente all'obiettivo di arrivare ad
un c.d. governo senza fiducia del Parlamento ragione per cui quei venti
trenta quaranta cinquanta miliardi che l'Italia dovrà trovare in
qualche modo (dentro ci sono anche 7 miliardi di maggiori costi degli
interessi del debito pubblico per merito del SalviMaio)
diverranno una colpa politica “senza padre” o col solito padre piddino
(perché i piddini sono sempre particolarmente fessi nel farsi fregare).
Salvini ha compreso che presto dal Viminale dovrà sloggiare ma
quando dovrà andarsene avrà in mano le due solite carte da
giocare efficacemente: l'immigrazione e l'UE che vuole affamarci.
Nel frattempo sono comparsi i nomi dei probabili PdC “ di garanzia” per
lo svolgimento delle prossime elezioni col governo giallo rosso. E'
comparso anche il nome di Marta Cartabia, classe 1963, originaria di
San Giorgio su Legnano, nominata alla Consulta nel 2011 da Giorgio
Napolitano, dopo che il capo dello Stato aveva potuto conoscerla e
apprezzarla durante il Meeting di Rimini di cui era stato ospite.
Il suo nome era stato indicato nel 2018 anche come possibile ministro
del mai nato governo Cottarelli. Vedi il Corriere della Sera a firma di
Tommaso Labbate. Tutti a crogiolarsi perché “finalmente una
donna PdC”.
Il problemone è che la Cartabia é vicinissima a Comunione e Liberazione
(e la sua adesione è attuale, non dei tempi del liceo) e in passato ha
più volte espresso opinioni assai contrarie ai diritti LGBT. Nel 2011,
dinanzi ai matrimoni egualitari a New York, la Cartabia scriveva un
articolo di suo pugno intitolato “Matrimonio a ogni costo, la pretesa
dei falsi diritti”. “Per quanto riguarda l'Italia, la Corte
Costituzionale ha chiaramente affermato (sent. 138 del 2010) che la
Costituzione italiana protegge la famiglia, differenziandola da altre
forme di convivenza e non permette il matrimonio omosessuale”,
rimarcava all'epoca.
Né risulta, peraltro, che Cartabia abbia abbandonato le schiere
cielline, anche se, ancora ieri, era stato il Corriere delle Sera a
insistere sulla formula della “vicinanza passata”, aggiungendo però che
“nei quattro anni di lavoro alla Consulta sembra aver fatto pesare
questa provenienza”.
Non a caso nel 2016 TEMPI, periodico cattolico, scriveva proprio a lei
una lettera aperta affinché dicesse “una parola chiara sulle unioni
civili”, poi fortunatamente approvate.
Che l'Italia debba finalmente avere un premier donna è chiaro. Ma che debba essere una ciellina con simili idee, no grazie.
Uno dei tempi programmatici avanzati dai 5S è la riduzione del numero
dei parlamentari pur mantenendo ancora le due camere. La motivazione
sta nella riduzione dei costi: che è la logica dei padroni che
licenziano i lavoratori meno efficienti ed obbedienti. Guarda caso è
d’accordo anche Salvini che ha subito proposto a DiMaio la sedia
di PdC e quella della riduzione del numero dei parlamentari purché lui
resti al Viminale e ciao stiamo tutti bene. Il PD vede la riduzione dei
parlamentari all'interno di una nuova legge elettorale a forte tratto
proporzionale.
La nostra idea di riforma elettorale parte dal principio che (1) basta
una sola camera e (2) che i partiti debbono essere costretti a
stimolare gli elettori a votare in quanto con le regole attuali può
votare una minoranza mentre gli eletti sono sempre 945 (+ ex presidenti
della repubblica e cittadini nominati senatori per meriti particolari).
Con l'attuale legislazione potrebbero andare a votare il 10% degli
eletori ed eleggere l'intero Parlamento. Ipotesi surreale ma
perfettamente consentita dalla legge.
Pertanto si eleggeranno un deputato ogni 100mila voti validi con un sistema esattamente proporzionale.
Questo è il modo anche di responsabilizzare gli elettori in
quanto se non vanno a votare perdono la propria rappresentanza e il
diritto di partecipare a cariche e posti di lavoro pubblici nei
successivi cinque anni (o la durata reale) di legislatura.
Nel 2018 i cittadini elettori della Camera (italiani) erano 46.604.925.
Pertanto potevano eleggere 466 deputati cui si aggiungevano i 12
dall'estero, quelli a vita e quelli nominati. Facciamo 490.
Siccome nel 2018 alle politica ha votato il 73% la camera risulterebbe
composta da 340+ 8+ nominati e di diritto. Facciamo 355.
Il partito o la coalizione che ottengono il 40%+1 prenderà quindi (dei
490 iniziali se votano tutti gli aventi diritto) 245+5= 250 deputati. I
rimanenti 240 si ripartiscono proporzionalmente sugli altri partiti o
coalizioni ma vengono eletti SOLO quelli che hanno ottenuto almeno
10mila voti validi.
Nel caso che nessun partito o coalizione prenda il 40%+1 dei voti si
procede al ballottaggio tra i primi due nella domenica successiva.
Le coalizioni devono avere tutte il medesimo programma e per la
presentazione delle liste occorrono almeno 100mila sottoscrizioni
(corrispondenti a un eletto) in tutto il territorio nazionale.
Nel caso la maggioranza decada, si procede a nuove elezioni
che debbono essere fatte entro 45 giorni dallo scioglimento della
camera decaduta.
Una regola particolare sulla decadenza della maggioranza. Questa resta
in carica anche su alcuni provvedimenti non ha la maggioranza purchè
non siano le leggi finanziarie dello stato, quelle sulle infrastrutture
nazionali, quelle di ordine pubblico.
In parlamento non esiste un gruppo misto in cui confluiscono chi esce
dalla formazione in cui è stato eletto. Chi esce dal gruppo in cui è
stato eletto decade e subentra il primo non eletto a livello nazionale.
I gruppi formati fino a tre parlamentari restano aggregati con
capogruppo il più votato.
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IL FIUME BREMBO UNISCE L'ISOLA CON LA SPONDA SINISTRA
Il
territorio dell'Isola come è sempre stata individuata “politicamente”
come i comuni compresi tra l'Adda, il Brembo e la ValSan Martino ha
tutta la sua idrografia che sfocia nel fiume Brembo. Tranne un
cortissimo rio a sud di Calusco ed un altro a sud di Bottanuco che
finiscono nell'Adda. In realtà la configurazione dell' “Isola
geografica” contiene anche tutto il versante di sud-est del Monte
Linzone e relativa idrografia ( Torrente Borgogna-che nasce a 1230 mt
slm al di sotto di una delle cascine del Monte Linzone- e
confluisce nel Lesina che alla fine risulta la più lunga buliga
dell'Isola).
La scomparsa delle numerosissime sorgenti tra il Monte Canto fino al
Monte Linzone dopo la realizzazione del tunnel tra Calusco e le
Cave Italcementi del Linzone ha cambiato negativamente flora e fauna
della zona mutandolo in prevalenza verso l'arido.
Evidente quindi come l'elemento naturale di congiunzione tra la zona
geografica dell'Isola e il fiume Brembo è costituito proprio ed
unicamente dalla sua idrografia che – nonostante lo sfruttamento
industriale agricolo ed umano delle acque del Brembo- resta la
nervatura naturale meno aggredita seppure anche contaminata dalla
fognature e dalle industrie.
Al di la della protezione legale-urbanistico del territorio lungo i
fiumi (Adda e Brembo) sia di livello comunale che intercomunale che
regionale il valore della geografia dell'Isola si coglie principalmente
nella rete di sentieri e piste ciclabili che collegano le zone percorse
dall'idrografia isolana.
Con la costruzione delle dighe sulle Alpi e la conseguente regolazione
nel rilascio programmato delle acque, tutta la flora delle zone
adiacenti il fiume è mutata con la scomparsa di tutto quello che veniva
seminato dalle piene autunnali e primaverili del Brembo.Le vaste sponde
del fiume sono diventate dei magredi, condizione peggiorata perché la
massiccia asportazione abusiva della ghiaia dal fiume (Curno-Treviolo,
Treviolo-Dalmine) nel trentennio 1950-1980 li ha ampliati mentre la
sezione del fiume è stata ristretta e fatta assai più profonda.
Un'immagine di questo danno la si può ricostruire pensando che la zona
sportiva della Roncola di Treviolo (sotto i viadotti dell'asse
interurbano) venne allagata e il fiume erose la sponda fino al lato est
dell'attuale parcheggio. Chi osservi il fiume adesso vede il fiume
venti metri più in basso mentre al tempo – lo si evince dalla terra
rossa usata per riempire- era meno di cinque metri.
In tempi recenti – 1987: alluvione in Alta Valle Brembana- il
territorio ha dovuto fare fronte a piogge talmente intense violente
concentrate in tempi ristretti che hanno dimostrato come
l'attuale letto del fiume (sostanzialmente identico a quello del 1987)
privato della vaste zone di esondazione naturali che aveva posseduto
fino al 1950 da amico è diventato un infido e improvvisatore aggressore
e noi siamo rimasti senza idee ne difese.
Nei prossimi anni, speriamo prima che finisca il mandato della sindaca
Gamba, anche Curno “dovrebbe” finalmente creare il proprio tratto
di pista pedociclabile che dalla Roncola arriverà a scavalcare il
torrente Quisa su una passerella di acciaio corten. Abbandonato anche
il legno lamellare, magari con adeguate protezioni di scossaline di
rame.
Noi speriamo che contrariamente al progetto di massima del 2015 che
prevede un lungo tratto di percorso DENTRO l'antico alveo del fiume
Brembo e poi una passerella di meno di 30 mt sul Quisa che dalla via
Brembo all'uscita del fondo dei Merelli la pista entri nel sedime della
ex cava Cavagna-Regazzoni (oggi Colombi) e prosegua a livello della via
Brembo lungo la sponda come schematicamente indichiamo nel disegno. Li
c'è bisogno di un intervento della Regione per la creazione di una
palizzata a protezione del fondo e da li far partire una
passerella che arrivi allo stesso livello sull'Isolotto in maniera che
tutto il percorso da via Brembo all'Isolotto SIA PROTETTO da eventuali
alluvioni come si stanno vieppiù osservando negli ultimi anni.
Purtroppo dalla documentazione che vediamo siamo messi male.
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