A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1080 DEL 21 AGOSTO 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















L'EREDITA' DEL GOVERNO SALVIMAIO?
UN BUCO DA 30 MILIARDI
E SALVINI NE PROMETTE UNO DA 50 (MILIARDI)
L’eredità del governo Conte? Un buco da 30 miliardi
L'esecutivo gialloverde ci lascia il rischio di un'Iva più cara di quella della Grecia della Troika. Solo per scongiurare il rialzo servono 23,1 miliardi. Altri 4,5 tra spese indifferibili e investimenti già decisi. Non si sa dove trovarli. E la Lega fa già promesse pari al doppio.
Carlo Terzano
Qualunque sbocco avrà questa inedita e a tratti sguaiata crisi politica balneare, c’è una certezza, quella sì, data dai numeri: il prossimo esecutivo dovrà vedersela con una legge di Bilancio particolarmente pesante. Tra quota 100, reddito di cittadinanza, regole europee, erosione dello spread e disinnesco di clausole dell‘Iva, la manovra 2020 richiederà di rastrellare ogni singolo centesimo e rappresenterà l’eredità delle decisioni economiche del governo gialloverde.(...)

ESTRATTO (ORIGINALE) DELLE PROPOSTE DEL PD
Io non credo affatto che la soluzione possa essere quella di governi di transizione che caricandosi tutto il peso enorme di manovre economiche riporti dopo qualche mese il Paese al voto.
Questa ipotesi non solo sarebbe rischiosa per i democratici e un danno per l’Italia ma soprattutto non esiste in natura per l’indisponibilità di qualsiasi forza politica a farsene carico.  Ora, dopo l’apertura della crisi è il tempo di muoversi .
Quella tra la Lega e 5 stelle non è uscita dal voto popolare. E’ stata costituita nell’ambito di una dialettica interna al parlamento.
Non dobbiamo dare vita a un nuovo “contratto” di obiettivi “ separati” cambiando solamente i capitoli e i sottoscrittori.
Nell’accettare la sfida di darsi, tra forze diverse, una visione condivisa di futuro per il Paese. Questo permette la nascita e la riuscita di un progetto. Saremo in grado di compiere questo salto?  (...)

COME IL CAPITANO
Due stelle polari de Il custode delLa Latrina di Nusquamia, Claudio Piga abduano di origini sardAgnole uno che ha fatto il classico (come il Salvini) in un liceo di ex preti sono Il Foglio e Il Fatto Quotidiano. Il Piga ha frequentato anche il Politecnico (non si sa quando) è passato dalla Olivetti poi con la Mondadori e alla fine era socio con suo amico sindaco in una dittarella produttrice di flayer alloggiata dentro il negozio di fiorista del padre del socio e pubblicizzata in rete senza indicare la partita iva. Una volta c'erano i venditori di collants (copyright by Aldo Busi: Vita standard di un venditore provvisorio di collant, Mondadori, 2002) adesso il nostro  vende conferenze preconfezionate copia incolla di wikipedia. (...)



















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!






















LAC MORT BEACH






























































































































































































L'EREDITA' DEL GOVERNO SALVIMAIO?
UN BUCO DA 30 MILIARDI
E SALVINI NE PROMETTE UNO DA 50 (MILIARDI)

L’eredità del governo Conte? Un buco da 30 miliardi
L'esecutivo gialloverde ci lascia il rischio di un'Iva più cara di quella della Grecia della Troika. Solo per scongiurare il rialzo servono 23,1 miliardi. Altri 4,5 tra spese indifferibili e investimenti già decisi. Non si sa dove trovarli. E la Lega fa già promesse pari al doppio.
Carlo Terzano

Qualunque sbocco avrà questa inedita e a tratti sguaiata crisi politica balneare, c’è una certezza, quella sì, data dai numeri: il prossimo esecutivo dovrà vedersela con una legge di Bilancio particolarmente pesante. Tra quota 100, reddito di cittadinanza, regole europee, erosione dello spread e disinnesco di clausole dell‘Iva, la manovra 2020 richiederà di rastrellare ogni singolo centesimo e rappresenterà l’eredità delle decisioni economiche del governo gialloverde.

SALVINI PENSA A UNA MANOVRA DA 50 MILIARDI
«Noi della Lega abbiamo ben chiara in testa la manovra economica da 50 miliardi. Prima di tutto? Abbassare le tasse», ha detto Matteo Salvini in una sua intervista a Radio24 andata in onda prima del discorso in Parlamento del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «E l’Europa? Capirà». Nessuno può dire se sia stato un estremo tentativo di rilanciare l’azione dell’esecutivo oppure se il leader della Lega stia già macinando promesse da campagna elettorale. Certo non è un caso che tale cifra, che Salvini aveva già preventivato nei giorni scorsi, sia stata rilanciata proprio in queste ore.

LA CRISI TEDESCA, UN VANTAGGIO ALMENO POLITICO
Sembra infatti che ammonterà proprio a 50 miliardi di euro l’extra che Berlino è disposto a mettere sul tavolo per trainare fuori dal pantano il proprio locomotore ed evitare la recessione. La stessa somma che la Germania investì per uscire dalla crisi economica del 2009. Perché anche l’economia tedesca ora zoppica. Una situazione che dal punto di vista economico rischia di compromettere gravemente pure la nostra situazione, dato che la maggior parte delle nostre esportazioni finisce proprio là, in Germania; ma che dal punto di vista politico potrebbe invece aiutarci: con gli occhi dell‘Unione europea fissati sui conti di Berlino, a Roma potrebbe essere concesso di sgarrare. Ma non sarà così facile. «Abbiamo un debito rispetto al Pil sotto il 60%» ha infatti ricordato il vice cancelliere tedesco Olaf Scholz. Una frase indirizzata più che agli euroburocrati ai politici italiani, i quali devono invece vedersela con un rapporto debito/Pil che veleggia verso il 133% ma potrebbero richiedere lo stesso trattamento di favore concesso alla Germania.

PROMESSE DA MANTENERE
Insomma, scordiamoci altra flessibilità, anche perché nel crono-programma che abbiamo firmato davanti all’Unione europea ci siamo impegnati a ridurre il debito al 131,3% nel 2020, 130,2% nel 2021 e al 128,9% nel 2022. E qui si arriva già a comprendere perché la Legge di bilancio 2020 spaventi un po’ tutti. A tal punto che, secondo alcuni commentatori, sarebbe la vera responsabile di questa crisi estiva: nessun partito, per non perdere consensi, vorrebbe essere costretto a firmarla.

LA MANOVRA 2020? UNA POSSIBILE TEMPESTA PERFETTA
Potremmo semplificare dicendo che le manovre economiche sono motori a due tempi: il primo incentrato sull’esigenza di fare cassa (tasse, tagli, ecc…), l’altro a destinare le risorse disponibili ad alcuni settori per incentivare la crescita. Ecco, rinvii, scadenze, promesse all’Unione mai mantenute e passate politiche fiscali allegre hanno fatto sì che sulla Legge di bilancio 2020 si addensassero le nubi nerissime di una potenziale tempesta perfetta, fatta di sole tasse senza presentare al contribuente alcuno zuccherino. Partiamo dalla prima voce di spesa: le clausole di salvaguardia per l’aumento dell‘Iva. Per evitare che dal primo gennaio prossimo l’aliquota ordinaria passi dal 22 al 25,2% e quella ridotta dal 10 al 13%, vanno recuperati entro la fine di quest’anno 23,1 miliardi di euro. Del resto, come ha recentemente ricordato Bankitalia, senza gli aumenti automatici dell’Iva il disavanzo si collocherebbe meccanicamente al 3,4% del prodotto interno lordo nel 2020, al 3,3% nel 2021 e al 3% nel 2022.

IVA PIÙ ALTA CHE NELLA GRECIA DELLA TROIKA
Da quando l’Imposta sul valore aggiunto è stata introdotta, nel 1973, i vari governi la hanno ritoccata all’insù per ben 9 volte. Una crescita che ha ben poco di miracoloso e che come ricorda l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, ci ha portato a essere tra i principali Paesi della zona euro in cui l’Iva è cresciuta di più: ben 10 punti in 45 anni. Un ulteriore balzo in avanti per fissarla al 25,2% ci renderebbe il Paese meno conveniente per i consumi. Persino nella Grecia post-salvataggio si è fermata al 24%. In Portogallo e Irlanda, le altre due economie fragili dell’Eurozona, l’Iva è al 23%; in Spagna si ferma al 21, in Francia al 20 e in Germania addirittura al 19%.


27,6 MILIARDI TRA IVA E SPESE INDIFFERIBILI
Ma i 23,1 miliardi non esauriscono certo la cifra che questo o il prossimo esecutivo dovrà trovare in tempi assai ridotti. Sulla base dell’ultimo Documento di economia e finanzia (Def), infatti, ci sono poi i 4,5 miliardi che il Governo dovrà racimolare per tamponare il finanziamento delle spese indifferibili (circa 3 miliardi) e di quelle che derivano da investimenti già decisi. Sommandoli alla spesa per l’Iva, si arriva quindi alla cifra, tutt’altro che modesta, di 27,6 miliardi di euro. E non abbiamo ancora affrontato la parte di eventuali investimenti.

VERSO LO SFORAMENTO DEL 135% DI RAPPORTO DEBITO PIL
La situazione, insomma, è seria. Lo scorso 16 aprile è caduto nel vuoto l’allarme lanciato dal presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, durante l’audizione dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def. «Nel caso estremo in cui l’indebitamento netto tendenziale accresciuto degli effetti delle politiche invariate non sia finanziato attraverso l’attivazione delle clausole e la manovra prevista dal Def e il debito non si riduca per effetto degli introiti da privatizzazioni si avrebbe un aumento del debito, che si attesterebbe al 134,7 per cento nel 2021 e al 135,4 per cento nel 2022».

LE INCOGNITE DELLA SPENDING REVIEW E DEGLI INTERESSI
Con l’ultimo Def avevamo assicurato all’Unione europea tagli di spesa per 2 miliardi, che sono poi diventati 4, più probabilmente 5, con il peggioramento macroeconomico globale. Incideranno sui servizi che lo Stato eroga ai cittadini: scelte impopolari che nessun partito vuole firmare ma che non potranno essere rinviate. E se è vero che circa 3 miliardi potrebbero arrivare dall’apporto della manovra correttiva di inizio estate e dal consuntivo 2019 delle uscite effettive per quota 100 e reddito di cittadinanza e che presto sapremo se esiste dell’extra-gettito legato alla fatturazione elettronica, la strada per chi dovrà mettere mano ai conti pubblici resta tutta in salita. Legata a doppio filo all’incognita della spesa per gli interessi sul debito, lo spread insomma, che potrebbe tornare a morderci i talloni nel caso la crisi politica non trovasse rapida soluzione nemmeno dopo l’intervento del Colle.

OLTRE AI SOLDI, MANCA IL TEMPO
A scarseggiare non solo i soldi, ma anche il tempo: il governo gialloverde si è impegnato a presentare a Bruxelles la Nota di aggiornamento del Def, la NaDef, entro il 27 settembre. Una deadline a lungo mercanteggiata con l’Europa per fare fronte alle sue richieste di maggiori garanzie che non potrà certo essere mancata. Entro il 15 ottobre bisognerà poi trasmettere alla Commissione europea e all’Eurogruppo un progetto di Documento programmatico di bilancio. La scadenza può essere rinviata per situazioni politiche emergenziali, ma bisogna accordarsi con l’Unione. In teoria il 20 ottobre sarebbe la data ultima per il deposito della bozza della manovra alle Camere e l’avvio dell’iter parlamentare. Un termine che negli ultimi anni non è mai stato rispettato: lo scorso anno il governo presentò la Legge di bilancio il 31 ottobre. Nel 2016 il governo Renzi consegnò il testo il 29 ottobre. Con il rischio di rendere il Parlamento mero ratificatore della volontà dell’esecutivo. Perché c’è un limite improrogabile: per evitare l’esercizio provvisorio, che obbligherebbe il governo a fare solo le spese ordinarie e bloccherebbe tutti gli investimenti, la manovra va approvata entro il 31 dicembre. E tra una crisi e l’altra non è una data così lontana.


ESTRATTO DELLE PROPOSTE DEL PD



Io non credo affatto che la soluzione possa essere quella di governi di transizione che caricandosi tutto il peso enorme di manovre economiche riporti dopo qualche mese il Paese al voto.
Questa ipotesi non solo sarebbe rischiosa per i democratici e un danno per l’Italia ma soprattutto non esiste in natura per l’indisponibilità di qualsiasi forza politica a farsene carico.  Ora, dopo l’apertura della crisi è il tempo di muoversi .

Quella tra la Lega e 5 stelle non è uscita dal voto popolare. E’ stata costituita nell’ambito di una dialettica interna al parlamento.

Non dobbiamo dare vita a un nuovo “contratto” di obiettivi “ separati” cambiando solamente i capitoli e i sottoscrittori.

Nell’accettare la sfida di darsi, tra forze diverse, una visione condivisa di futuro per il Paese. Questo permette la nascita e la riuscita di un progetto. Saremo in grado di compiere questo salto?

L’impegno e l’appartenenza leale all’UE per una Europa profondamente rinnovata. Non l’Europa di Visegrad ma un Europa del lavoro, dei diritti e dei doveri, delle libertà, della solidarietà e della sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione.

Il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento.

L’investimento su una diversa stagione dello sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale.

Una svolta profonda nell’organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata sui principi di solidarietà, legalità e sicurezza. Nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e l’impegno prioritario per affermare un pieno e diverso protagonismo dell’Europa in questi temi.

Una svolta delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in una chiave ridistributiva e di attenzione al lavoro all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere. Che riapra una stagione di investimenti pubblici e privati.

Lo scopo deve essere quello di chiudere la strategia del populismo ed affermare con chiarezza le ragioni della democrazia liberale e l’orizzonte europeo.

Il fallimento di quell’esperienza è la dimostrazione empirica delle difficoltà di fare i conti con la complessità sociale e di affrontare i nodi non sciolti della crisi italiana.


COME IL CAPITANO



Due stelle polari de Il custode delLa Latrina di Nusquamia, Claudio Piga abduano di origini sardAgnole uno che ha fatto il classico (come il Salvini) in un liceo di ex preti sono Il Foglio e Il Fatto Quotidiano. Il Piga ha frequentato anche il Politecnico (non si sa quando) è passato dalla Olivetti poi con la Mondadori e alla fine era socio con suo amico sindaco in una dittarella produttrice di flayer alloggiata dentro il negozio di fiorista del padre del socio e pubblicizzata in rete senza indicare la partita iva. Una volta c'erano i venditori di collants (copyright by Aldo Busi: Vita standard di un venditore provvisorio di collant, Mondadori, 2002) adesso il nostro  vende conferenze preconfezionate copia incolla di wikipedia.

Fatto questo quadretto il custode delLa Latrina di Nusquamia ne spara una delle sue sottolineando quello che per lui sarebbe un “errore politico” di Travaglio: “(…)Dove dunque si è sbagliato Travaglio? Ha insistito sull'onestà, che senz'altro è una virtù, ma secondaria. La virtù primaria è l'intelligenza, e tutto quel che ne segue.
Com'è noto, siamo favorevoli al socialismo scientifico, al primato dell'intelligenza e al governo della cosa pubblica indirizzato da un'élite, dove per élite non s'intendono coloro che che si riuniscono nelle terrazze romane, nei salotti milanesi e all'Ultima spiaggia di Capalbio, le sciacquette che se la cantano e se la suonano e credono, senza alcun ragionevole riscontro, di essere l'ombelico del mondo; élite sono coloro che, per virtù innata e per educazione, sono capaci di ragionare. Le élite sono costituite per lo più da uomini solitari, capaci di ragionare caso per caso, invece di applicare procedure e affidarsi ad “algoritmi” e “metodi” ritenuti salvifici: gli appecorati, le Boldrine, i cattoprogressisti, i boy scout, gli aziendalisti, gli entusiasti di qualsiasi colore sono inscritti d'ufficio nel novero di coloro che Platone con disprezzo chiamava “i più”.
Amen. Più o meno il ragionamento del Capitano: voglio i pieni poteri perché io ho fatto il classico.