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MENO MALE CHE C'E' (IL) CONTE (1)
(...)A questo punto i Cinque stelle non
hanno altra strada che far cadere loro il governo su un tema
significativo che, perse tutte le occasioni possibili e immaginabili,
distrutto il bene con il male, non potrebbe essere altro che il tema
delle autonomie: solo in questo modo lascerebbero Salvini a se
stesso e lo costringerebbero a gettare la maschera sotto la quale si
nascondono come stratificazioni successive sia il vecchio secessionismo
del tempo bossiano, sia l'adesione intima al modello neoliberista e
padronale: un'analisi attenta delle mosse salviniane dell'ultimo anno
evidenziano chiaramente la dialettica di queste due anime che non
appaiono a uno sguardo superficiale nonostante siano evidenti come
cicatrici. Ma soprattutto i Cinque stelle si dimostrerebbero in qualche
modo fedeli alle loro promesse e anche all'idea di vita pubblica di cui
si sono fatti portatori e darebbero al movimento una possibilità di
rinascere in un futuro prossimo venturo: come ha scritto Di Battista “è
proprio quando non si ha più nulla da perdere che si ricomincia a
vincere”. Però la realtà concreta non è questa: Salvini e tutti coloro
che hanno interesse a castrare qualsiasi vera opposizione in questo
Paese, tra i quali occorre necessariamente includere i padroni
informatici della Casaleggio, si fidano che l'attaccamento alle
poltrone di parlamentari di cui almeno i due terzi non hanno più
speranze di essere rieletti, renda pressoché impossibile praticare
questa mossa vincente. (...)
MENO MALE CHE C'E' IL CONTE (2)
Da destra a sinistra: l'opposizio- ne al governo è solo una finzione.
Da sinistra a destra, si domandano perché Salvini non abbia preso il
treno che portava al voto, ma nessuno dice in pubblico ciò che tutti
ammettono in privato, e cioè che la crisi potrebbero provocarla loro,
sfruttando le tecniche parlamentari. Sulla Tav per esempio — semmai la
Camera fosse chiamata a esprimersi — basterebbe che Pd, Forza Italia e
FdI non partecipassero alla votazione: a quel punto lo scontro tra M5S
e Lega farebbe colare a picco l'esecutivo. Sul decreto sicurezza bis,
se al Senato gli alleati di centrodestra non soccorressero Salvini,
potrebbero ottenere il tanto sospirato ritorno alle urne: perché il
provvedimento — vista la fronda grillina — potrebbe essere cassato. Con
quel che ne conseguirebbe.
È chiaro quindi che, scampato il pericolo di elezioni a settembre,
sotto sotto tutti stiano tifando per Conte, «il Monti del 2022» come
l'ha ribattezzato il dem Franceschini, gestore della stabilità della
legislatura.(...)
LE CACCHIATE DEL CUSTODE DELLA LATRINA DI NUSQUAMIA
Veniamo alla cucina casalinga del paese bello da vivere. E adesso ecco
cosa scrive il custode delLa Latrina di Nusquamia, l’ing. Claudio Piga.
“Ma se la similsinistra ha vinto [le amministrative a Curno nel 2017] ,
e per il rotto della cuffia, lo deve al rifiuto di Gandolfi di dare una
mano ai cannibali sortili [l'on. Sorte di FI] gli avevano promesso un
assessorato: sì, e si sarebbe sputtanato, se avesse accettato, vita
natural durante e alle ambizioni della fasciofemminista, incazzatissima
perché non le era stata offerto di essere capolista”.
Tutta una balla da momento che (1) Pedretti ha fatto una campagna
forsennata per la fasciofemminista purchè i leghisti curnesi non
votassero Locatelli: che l'ha perfino denunciato per via della
propaganda che venne distribuita da un… ragazzo nero perfino
fotografato alla bisogna. (2) che le “anime nere” dentro la ex dc e
l'ex pci hanno aiutato la fascio femminista (come a suo tempo aiutarono
la Dezza leghista contro la Lega) (3) adesso hai voglia col vento in
poppa di una Meloni che la fascio femminista si metta a cuccia nel 2022.(...)
STRADA DA CURNO A VALBREMBO: IL BALLO DEI COSTI
ROBA DA RISCHIARE LA GALERA
Nord e sud uniti nella lotta a chi vince la gara della peggiore
figuraccia. L'ultima sceneggiata relativa all'allargamento del tratto
dall'asse interurbano (meglio: da via Europa di Curno) fino alla
rotonda delle Cornelle della Dalmine-Almè andrà in onda la settimana
prossima quando il consiglio provinciale approverà l'accordo tra
Provincia e impresa Vitali relativo al consistente contenzioso ch'era
vebnuito maturando in pochi mesi di lavoro (in gran parte trascorsi
senza… lavori in esecuzione). Per ridere compiutamente bisogna sapere
che la Vitali aveva ereditato questi lavori essendo subentrata
all'impresa Fabiani con un appalto da 22.872.868 euro che risaliva a
sei anni fa. Iniziati i lavori sono emersi tutta una serie di problemi
e opere aggiuntive che non si potevano scavalcare e così a un certo
punto la Vitali ha presentato il conto alla Provincia relativo alla
maggiore quantità di lavori effettuati su ordine della direzione.
Ammontavano secondo la Vitali 21.036.9456 euro e l'impresa si era
rivolta al tribunale di Brescia. Era così cominciata in parallelo sia
la bega legale che la trattativa che si è conclusa con un accordo che
prevede il pagamento di un milione e 400 mila euro in contanti più la
realizzazione di altre opere per un valore di tre milioni.
Immaginiamo che dopo l'approvazione dell'accordo succederà un casino
giudiziario da far rizzare i capelli dal momento che le cifre in ballo
(appalto a 22 milioni ed opere maggiori per 21 ridotti a 1,4+3 alla
fine? Roba da dieci anni di ferie in via Gleno per almeno una dozzina
di responsabili di tale casino). (...)
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(...)A
questo punto i Cinque stelle non hanno altra strada che far cadere loro
il governo su un tema significativo che, perse tutte le occasioni
possibili e immaginabili, distrutto il bene con il male, non potrebbe
essere altro che il tema delle autonomie: solo in questo modo
lascerebbero Salvini a se stesso e lo costringerebbero a gettare la
maschera sotto la quale si nascondono come stratificazioni successive
sia il vecchio secessionismo del tempo bossiano, sia l'adesione intima
al modello neoliberista e padronale: un'analisi attenta delle mosse
salviniane dell'ultimo anno evidenziano chiaramente la dialettica di
queste due anime che non appaiono a uno sguardo superficiale nonostante
siano evidenti come cicatrici. Ma soprattutto i Cinque stelle si
dimostrerebbero in qualche modo fedeli alle loro promesse e anche
all'idea di vita pubblica di cui si sono fatti portatori e darebbero al
movimento una possibilità di rinascere in un futuro prossimo venturo:
come ha scritto Di Battista “è proprio quando non si ha più nulla da
perdere che si ricomincia a vincere”. Però la realtà concreta non è
questa: Salvini e tutti coloro che hanno interesse a castrare qualsiasi
vera opposizione in questo Paese, tra i quali occorre necessariamente
includere i padroni informatici della Casaleggio, si fidano che
l'attaccamento alle poltrone di parlamentari di cui almeno i due terzi
non hanno più speranze di essere rieletti, renda pressoché impossibile
praticare questa mossa vincente.
Del resto le prospettive di riorganizzazione del movimento presentata
da Di Maio, sono all'insegna del continuismo, non tengono in nessun
conto la necessità di liberarsi dei tutori della rete e di creare
organizzazioni territoriali, ma sembrano piuttosto prendere a modello
la struttura del villaggio vacanze con i facilitatori al posto degli
animatori. Il tutto comunque regolato su una base quanto mai incerta
visto che non si riesce a sapere quanti siano veramente gli iscritti
con diritto al voto alla piattaforma Rousseau la quale in ogni
caso è solo un'associazione privata che gestisce di fatto un partito al
governo. Le cifre sono estremamente variabili, una volta centomila, poi
150 mila, altre volte 120 mila, poi di nuovo 100 mila. Insomma un
intollerabile pasticcio fatto passare per democrazia di rete. Forse
proprio il disastro imminente dovrebbe suggerire una totale svolta
rispetto a questo tipo di strumenti, alla loro incertezza e distanza
stellare da una reale politica di confronto di idee. Insomma tutte
proposte figlie sia del dilettantismo iniziale, forse necessario in
quella fase, ma oggi improponibile, sia dei successivi fallimenti.
L'uscita dal governo sarebbe il giusto choc che potrebbe ancora
bilanciare le schifezze sulla Tav e su Ursula, per non parlare
del mandato zero. Il problema è che la classe dirigente dei
Cinque Stelle e dei loro cosiddetti attivisti, non li considera affatto
degli errori catastrofici: abbiamo un corpo elettorale in tumulto e un
ceto parlamentare di rappresentanza neo democristiano nella sostanza.
Una cosa è certa: il Paese morirà democristiano.
Nota Una delle spie del globalismo alla base del progetto Rousseau –
Casaleggio è che le funzioni della piattaforma hanno titoli inglesi,
Activism, Call to action che non si capisce bene cosa c'entrino
con l'ambiente italiano e i suoi ideali tipi di base, ma l'idea di
essere più freschi e rock diventando anglofoni mostra in nuce tutti gli
equivoci e la mediocrità culturale che vi si annida.solo che venga
ridotto il numero dei parlamentari e anche i leghisti tiferanno Conte».
IL SIMPLICISSIMUS
Da destra a sinistra: l'opposizio- ne al governo è solo una finzione.
Da sinistra a destra, si domandano perché Salvini non abbia preso il
treno che portava al voto, ma nessuno dice in pubblico ciò che tutti
ammettono in privato, e cioè che la crisi potrebbero provocarla loro,
sfruttando le tecniche parlamentari. Sulla Tav per esempio — semmai la
Camera fosse chiamata a esprimersi — basterebbe che Pd, Forza Italia e
FdI non partecipassero alla votazione: a quel punto lo scontro tra M5S
e Lega farebbe colare a picco l'esecutivo. Sul decreto sicurezza bis,
se al Senato gli alleati di centrodestra non soccorressero Salvini,
potrebbero ottenere il tanto sospirato ritorno alle urne: perché il
provvedimento — vista la fronda grillina — potrebbe essere cassato. Con
quel che ne conseguirebbe.
È chiaro quindi che, scampato il pericolo di elezioni a settembre,
sotto sotto tutti stiano tifando per Conte, «il Monti del 2022» come
l'ha ribattezzato il dem Franceschini, gestore della stabilità della
legislatura. Ed è anche chiaro perché i sondaggi continuino a premiare
la Lega e a rianimare (un po') il M5S. D'altronde è come se in una
partita di calcio giocasse una sola squadra: per quanto debole, farebbe
gol. Certo, resta sempre inevasa la domanda sui motivi che hanno
indotto Salvini a non tirare il rigore a porta vuota per il voto
anticipato: i suoi avrebbero voluto approfittarne, «ci speravamo —
ammette un ministro della Lega — ma il Capitano non ha voluto. E ora
dobbiamo sperare che non provino a masticarci».
Così dicendo l'impressione è che i motivi si riducano a uno solo, e la
preoccupazione si avverte anche nei resoconti di alcune consulenze
svolte da esimi principi del foro, che hanno spiegato al leader del
Carroccio quali possano essere i pericoli di certe inchieste: sul «caso
Siri», i rischi per l'ex sottosegretario non sarebbero legati ai suoi
rapporti con Arata ma ai finanziamenti bancari di San Marino; con
l'«affaire Metropol» e le enigmatiche implicazioni di potenze
straniere, la Procura di Milano — più che cercare ipotetici fondi
internazionali — potrebbe approfittarne per studiare eventuali flussi
di fondi nazionali. Sarà perché sono morbosamente appassionati a questo
caso spionistico-giudiziario che destra e sinistra si sono dimenticati
di fare opposizione. È tale l'interesse per la vicenda che Berlusconi
giorni fa è persino intervenuto: «Ho parlato con Putin. Non c'è stato
alcun finanziamento della Russia alla Lega». Ad Arcore si sono
registrati degli svenimenti, perché adesso il «dottore» potrebbe essere
chiamato dai magistrati come persona informata dei fatti. «Ho solo
provato ad aiutare Salvini, poverino», si è giustificato il Cavaliere.
E al «poverino» nessuno gli ha creduto.
Insomma, al momento nel Palazzo non si gioca nessuna partita. E le
tifoserie, intente a darsele, servono solo a far scena sugli spalti.
L'unico brivido potrebbero regalarlo i presidenti delle Camere,
impegnati in un silenzioso e infuocato derby sulla riforma delle
Autonomie regionali, che peraltro dev'essere ancora approvata dal
governo: Fico sostiene che il Parlamento dovrà avere la possibilità di
emendare il testo; la Casellati no.
Vedere due arbitri che si accapigliano non ha prezzo. Per tutto il
resto c'è Conte, di fatto sostenuto da destra e da sinistra. Perché —
come sostiene Casini — «il Pd dice di volere le elezioni ma 9
parlamentari su 10 non le vogliono. Forza Italia dice di volere le
elezioni, ma 10 parlamentari su 10 non le vogliono. Ora manca solo che
venga ridotto il numero dei parlamentari e anche i leghisti tiferanno
Conte».
Francesco Verderami
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LE CACCHIATE DEL CUSTODE DELLA LATRINA DI NUSQUAMIA
Veniamo alla cucina casalinga del paese bello da vivere. E adesso ecco
cosa scrive il custode delLa Latrina di Nusquamia, l’ing. Claudio Piga.
“Ma se la similsinistra ha vinto [le amministrative a Curno nel 2017] ,
e per il rotto della cuffia, lo deve al rifiuto di Gandolfi di dare una
mano ai cannibali sortili [l'on. Sorte di FI] gli avevano promesso un
assessorato: sì, e si sarebbe sputtanato, se avesse accettato, vita
natural durante e alle ambizioni della fasciofemminista, incazzatissima
perché non le era stata offerto di essere capolista”.
Tutta una balla da momento che (1) Pedretti ha fatto una campagna
forsennata per la fasciofemminista purchè i leghisti curnesi non
votassero Locatelli: che l'ha perfino denunciato per via della
propaganda che venne distribuita da un… ragazzo nero perfino
fotografato alla bisogna. (2) che le “anime nere” dentro la ex dc e
l'ex pci hanno aiutato la fascio femminista (come a suo tempo aiutarono
la Dezza leghista contro la Lega) (3) adesso hai voglia col vento
in poppa di una Meloni che la fascio femminista si metta a cuccia nel
2022.
Più avanti il custode delLa Latrina di Nusqumai ne spaccia
un'altra:” Il candidato ideale sarebbe un rappresentante della Lega dei
tempi d'oro, quella autonomista o addirittura separatista, già amico di
Bossi, oggi felicemente (si fa per dire) approdato alle posizioni
sovraniste di Salvini. Mi dicono che a Curno esiste un personaggio con
queste caratteristiche”.
Come staranno le faccende politiche a livello nazionale e locale nel
2022 nessuna persona di buonsenso farebbe mai previsioni. Il problema
di Curno non è quello di “de-pedrettizzare” la Lega ma semmai
quello di togliere il centrodestra –dalla Lega a FI fino alla Meloni-
dalle mani dei bottegai e dei piccoli artigiani del mattone. Quelli che
- verdi neri o rossi che siano- si lamentano dello sproposito del
grande commerciale di Curno e poi scambiano il consenso regalando alla
cittadinanza una serie di servizi tipici di una società egoista pagati
PERO' coi soldi incassati proprio dal grande commercio e dagli oneri di
urbanizzazione.
Non sono i bottegai e gli artigiani che fanno il bilancio di Curno ma
sono stati finora quelli che hanno governato il paese bello da vivere.
Adesso il centrosinistra, ormai arrivato al respiro agonico, ha messo
il comune nelle mani delle professoresse, notissime mungitrici dei
bilanci comunali educate alla scuola dal preside Gatti imperante.
Anche nel 2017 il centrodestra disponeva di un potenziale
candidato da spendere (faceva già l'assessore esterno di una giunta
FI+Lega!) , salvo il fatto che é stato scoperto come co-autore finale
di una lottizzazione abusiva che per adesso non si sa come sia
finita. In merito la discrezione della maggioranza è sempre ottimale
specie se c'è di mezzo qualche suo grande elettore. Pure il
geometrino leghista che volle farsi re dei penta stellati (e il
custode delLa Latrina di Nusquamia s'era già messo a leccargli il culo
sperando in qualche incarico futuro) l'è sciupat prima de comincià.
STRADA DA CURNO A VALBREMBO: IL BALLO DEI COSTI
ROBA DA FINIRE TUTTI IN GALERA
Nord e sud uniti nella lotta a chi vince la gara della peggiore
figuraccia. L'ultima sceneggiata relativa all'allargamento del tratto
dall'asse interurbano (meglio: da via Europa di Curno) fino alla
rotonda delle Cornelle della Dalmine-Almè andrà in onda la settimana
prossima quando il consiglio provinciale approverà l'accordo tra
Provincia e impresa Vitali relativo al consistente contenzioso ch'era
vebnuito maturando in pochi mesi di lavoro (in gran parte trascorsi
senza… lavori in esecuzione). Per ridere compiutamente bisogna sapere
che la Vitali aveva ereditato questi lavori essendo subentrata
all'impresa Fabiani con un appalto da 22.872.868 euro che risaliva a
sei anni fa. Iniziati i lavori sono emersi tutta una serie di problemi
e opere aggiuntive che non si potevano scavalcare e così a un certo
punto la Vitali ha presentato il conto alla Provincia relativo alla
maggiore quantità di lavori effettuati su ordine della direzione.
Ammontavano secondo la Vitali 21.036.9456 euro e l'impresa si era
rivolta al tribunale di Brescia. Era così cominciata in parallelo sia
la bega legale che la trattativa che si è conclusa con un
accordo che prevede il pagamento di un milione e 400 mila euro in
contanti più la realizzazione di altre opere per un valore di tre
milioni.
Immaginiamo che dopo l'approvazione dell'accordo succederà un casino
giudiziario da far rizzare i capelli dal momento che le cifre in ballo
(appalto a 22 milioni ed opere maggiori per 21 ridotti a 1,4+3 alla
fine? Roba da dieci anni di ferie in via Gleno per almeno una dozzina
di responsabili di tale casino).
Alla fine della fiera ci si renderà conto che sostanzialmente la strada
risulterà soltanto allargata e pare che non sia nemmeno prevista
la presenza al centro del newjersey, ragione per cui diverrà un
cimitero take-away.
Per il solo tratto della ristrutturazione che abbiamo esaminato con
maggiore attenzione ci sembra che le formidabili carenze del progetto
siano tutte frutto della scelta politica di non investire adeguatamente
rispetto ai problemi ed al traffico presente, mentre di contro c'è
stata una potente azione di lobby ragion per cui gli interessi di chi
voleva mantenere la strada “a proprio comodo, uso e consumo” è stato
soddisfatto.
La tragicomica vicenda del torrente Riolo tra Mozzo e Valbrembo
sia nella sua iniziale “dimenticanza” che nella successiva sistemazione
(in corso) meriterebbe una tesi di laurea. Il torrente Riolo raccoglie
tutte le acque piovane della grande conca delimitata ad ovest dalla
dorsale Valbrembo Ossenesga Paladina, a nord ed est ci sono i
Colli di Bergamo (fino al monte Bastia) ed a sud c'è il Monte Gussa di
Mozzo.
Dopo mezzo secolo di cementificazione della zona e di monocoltura
agricola combinati coi generosi acquazzoni degli ultimi tempi hanno
mostrato che il corso originale del Riolo non bastava a smaltire nel
torrente Quisa le acque che allagavano strade paesi e quindi
hanno dovuto riprogettare il corso nuovo e costruirlo 8° nostro avviso
con un progetot e dei lavori non all'altezza del problema).
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