A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1061 DEL 27 LUGLIO 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















MENO MALE CHE C'E' (IL) CONTE (1)
(...)A questo punto i Cinque stelle non hanno altra strada che far cadere loro il governo su un tema significativo che, perse tutte le occasioni possibili e immaginabili, distrutto il bene con il male, non potrebbe essere altro che il tema delle autonomie:
solo in questo modo lascerebbero Salvini a se stesso e lo costringerebbero a gettare la maschera sotto la quale si nascondono come stratificazioni successive sia il vecchio secessionismo del tempo bossiano, sia l'adesione intima al modello neoliberista e padronale: un'analisi attenta delle mosse salviniane dell'ultimo anno evidenziano chiaramente la dialettica di queste due anime che non appaiono a uno sguardo superficiale nonostante siano evidenti come cicatrici. Ma soprattutto i Cinque stelle si dimostrerebbero in qualche modo fedeli alle loro promesse e anche all'idea di vita pubblica di cui si sono fatti portatori e darebbero al movimento una possibilità di rinascere in un futuro prossimo venturo: come ha scritto Di Battista “è proprio quando non si ha più nulla da perdere che si ricomincia a vincere”. Però la realtà concreta non è questa: Salvini e tutti coloro che hanno interesse a castrare qualsiasi vera opposizione in questo Paese, tra i quali occorre necessariamente includere i padroni informatici della Casaleggio, si fidano che l'attaccamento alle poltrone di parlamentari di cui almeno i due terzi non hanno più speranze di essere rieletti, renda pressoché impossibile praticare questa mossa vincente. (...)


MENO MALE CHE C'E' IL CONTE (2)
Da destra a sinistra: l'opposizio- ne al governo è solo una finzione.
Da sinistra a destra, si domandano perché Salvini non abbia preso il treno che portava al voto, ma nessuno dice in pubblico ciò che tutti ammettono in privato, e cioè che la crisi potrebbero provocarla loro, sfruttando le tecniche parlamentari. Sulla Tav per esempio — semmai la Camera fosse chiamata a esprimersi — basterebbe che Pd, Forza Italia e FdI non partecipassero alla votazione: a quel punto lo scontro tra M5S e Lega farebbe colare a picco l'esecutivo. Sul decreto sicurezza bis, se al Senato gli alleati di centrodestra non soccorressero Salvini, potrebbero ottenere il tanto sospirato ritorno alle urne: perché il provvedimento — vista la fronda grillina — potrebbe essere cassato. Con quel che ne conseguirebbe.
È chiaro quindi che, scampato il pericolo di elezioni a settembre, sotto sotto tutti stiano tifando per Conte, «il Monti del 2022» come l'ha ribattezzato il dem Franceschini, gestore della stabilità della legislatura.(...)

LE CACCHIATE DEL CUSTODE DELLA LATRINA DI NUSQUAMIA
Veniamo alla cucina casalinga del paese bello da vivere. E adesso ecco cosa scrive il custode delLa Latrina di Nusquamia, l’ing. Claudio Piga. “Ma se la similsinistra ha vinto [le amministrative a Curno nel 2017] , e per il rotto della cuffia, lo deve al rifiuto di Gandolfi di dare una mano ai cannibali sortili [l'on. Sorte di FI] gli avevano promesso un assessorato: sì, e si sarebbe sputtanato, se avesse accettato, vita natural durante e alle ambizioni della fasciofemminista, incazzatissima perché non le era stata offerto di essere capolista”.
Tutta una balla da momento che (1) Pedretti ha fatto una campagna forsennata per la fasciofemminista purchè i leghisti curnesi non votassero Locatelli: che l'ha perfino denunciato per via della propaganda che venne distribuita da un… ragazzo nero perfino fotografato alla bisogna. (2) che le “anime nere” dentro la ex dc e l'ex pci hanno aiutato la fascio femminista (come a suo tempo aiutarono la Dezza leghista contro la Lega)  (3) adesso hai voglia col vento in poppa di una Meloni che la fascio femminista si metta a cuccia nel 2022.(...)

STRADA DA CURNO A VALBREMBO: IL BALLO DEI COSTI
ROBA DA RISCHIARE LA GALERA
Nord e sud uniti nella lotta a chi vince la gara della peggiore figuraccia. L'ultima sceneggiata relativa all'allargamento del tratto dall'asse interurbano (meglio: da via Europa di Curno) fino alla rotonda delle Cornelle della Dalmine-Almè andrà in onda la settimana prossima quando il consiglio provinciale approverà l'accordo tra Provincia e impresa Vitali relativo al consistente contenzioso ch'era vebnuito maturando in pochi mesi di lavoro (in gran parte trascorsi senza… lavori in esecuzione). Per ridere compiutamente bisogna sapere che la Vitali aveva ereditato questi lavori essendo subentrata all'impresa Fabiani con un appalto da 22.872.868 euro che risaliva a sei anni fa. Iniziati i lavori sono emersi tutta una serie di problemi e opere aggiuntive che non si potevano scavalcare e così a un certo punto la Vitali ha presentato il conto alla Provincia relativo alla maggiore quantità di lavori effettuati su ordine della direzione. Ammontavano secondo la Vitali 21.036.9456 euro e l'impresa  si era rivolta al tribunale di Brescia. Era così cominciata in parallelo sia la bega legale che la trattativa che si è conclusa  con un accordo  che prevede il pagamento di un milione e 400 mila euro in contanti più la realizzazione di altre opere per un valore di tre milioni.
Immaginiamo che dopo l'approvazione dell'accordo succederà un casino giudiziario da far rizzare i capelli dal momento che le cifre in ballo (appalto a 22 milioni ed opere maggiori per 21 ridotti a 1,4+3 alla fine? Roba da dieci anni di ferie in via Gleno per almeno una dozzina di responsabili di tale casino). (...)


















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!

























E' UNA IMMAGINE MOLTO PESANTE



































































































































































(...)A questo punto i Cinque stelle non hanno altra strada che far cadere loro il governo su un tema significativo che, perse tutte le occasioni possibili e immaginabili, distrutto il bene con il male, non potrebbe essere altro che il tema delle autonomie: solo in questo modo lascerebbero Salvini a se stesso e lo costringerebbero a gettare la maschera sotto la quale si nascondono come stratificazioni successive sia il vecchio secessionismo del tempo bossiano, sia l'adesione intima al modello neoliberista e padronale: un'analisi attenta delle mosse salviniane dell'ultimo anno evidenziano chiaramente la dialettica di queste due anime che non appaiono a uno sguardo superficiale nonostante siano evidenti come cicatrici. Ma soprattutto i Cinque stelle si dimostrerebbero in qualche modo fedeli alle loro promesse e anche all'idea di vita pubblica di cui si sono fatti portatori e darebbero al movimento una possibilità di rinascere in un futuro prossimo venturo: come ha scritto Di Battista “è proprio quando non si ha più nulla da perdere che si ricomincia a vincere”. Però la realtà concreta non è questa: Salvini e tutti coloro che hanno interesse a castrare qualsiasi vera opposizione in questo Paese, tra i quali occorre necessariamente includere i padroni informatici della Casaleggio, si fidano che l'attaccamento alle poltrone di parlamentari di cui almeno i due terzi non hanno più speranze di essere rieletti, renda pressoché impossibile praticare questa mossa vincente.
Del resto le prospettive di riorganizzazione del movimento presentata da Di Maio, sono all'insegna del continuismo, non tengono in nessun conto la necessità di liberarsi dei tutori della rete e di creare organizzazioni territoriali, ma sembrano piuttosto prendere a modello la struttura del villaggio vacanze con i facilitatori al posto degli animatori. Il tutto comunque regolato su una base quanto mai incerta visto che non si riesce a sapere quanti siano veramente gli iscritti con diritto al voto alla piattaforma Rousseau la quale  in ogni caso è solo un'associazione privata che gestisce di fatto un partito al governo. Le cifre sono estremamente variabili, una volta centomila, poi 150 mila, altre volte 120 mila, poi di nuovo 100 mila. Insomma un intollerabile pasticcio fatto passare per democrazia di rete. Forse proprio il disastro imminente dovrebbe suggerire una totale svolta rispetto a questo tipo di strumenti, alla loro incertezza e distanza stellare da una reale politica di confronto di idee. Insomma tutte proposte figlie sia del dilettantismo iniziale, forse necessario in quella fase, ma oggi improponibile, sia dei successivi fallimenti.
L'uscita dal governo sarebbe il giusto choc che potrebbe ancora bilanciare  le schifezze sulla Tav e su Ursula, per non parlare del mandato zero.  Il problema è che la classe dirigente dei Cinque Stelle e dei loro cosiddetti attivisti, non li considera affatto degli errori catastrofici: abbiamo un corpo elettorale in tumulto e un ceto parlamentare di rappresentanza neo democristiano nella sostanza. Una cosa è certa: il Paese morirà democristiano.
Nota Una delle spie del globalismo alla base del progetto Rousseau – Casaleggio è che le funzioni della piattaforma hanno titoli inglesi, Activism, Call to action  che non si capisce bene cosa c'entrino con l'ambiente italiano e i suoi ideali tipi di base, ma l'idea di essere più freschi e rock diventando anglofoni mostra in nuce tutti gli equivoci e la mediocrità culturale che vi si annida.solo che venga ridotto il numero dei parlamentari e anche i leghisti tiferanno Conte».

IL SIMPLICISSIMUS


Da destra a sinistra: l'opposizio- ne al governo è solo una finzione.
Da sinistra a destra, si domandano perché Salvini non abbia preso il treno che portava al voto, ma nessuno dice in pubblico ciò che tutti ammettono in privato, e cioè che la crisi potrebbero provocarla loro, sfruttando le tecniche parlamentari. Sulla Tav per esempio — semmai la Camera fosse chiamata a esprimersi — basterebbe che Pd, Forza Italia e FdI non partecipassero alla votazione: a quel punto lo scontro tra M5S e Lega farebbe colare a picco l'esecutivo. Sul decreto sicurezza bis, se al Senato gli alleati di centrodestra non soccorressero Salvini, potrebbero ottenere il tanto sospirato ritorno alle urne: perché il provvedimento — vista la fronda grillina — potrebbe essere cassato. Con quel che ne conseguirebbe.
È chiaro quindi che, scampato il pericolo di elezioni a settembre, sotto sotto tutti stiano tifando per Conte, «il Monti del 2022» come l'ha ribattezzato il dem Franceschini, gestore della stabilità della legislatura. Ed è anche chiaro perché i sondaggi continuino a premiare la Lega e a rianimare (un po') il M5S. D'altronde è come se in una partita di calcio giocasse una sola squadra: per quanto debole, farebbe gol. Certo, resta sempre inevasa la domanda sui motivi che hanno indotto Salvini a non tirare il rigore a porta vuota per il voto anticipato: i suoi avrebbero voluto approfittarne, «ci speravamo — ammette un ministro della Lega — ma il Capitano non ha voluto. E ora dobbiamo sperare che non provino a masticarci».
Così dicendo l'impressione è che i motivi si riducano a uno solo, e la preoccupazione si avverte anche nei resoconti di alcune consulenze svolte da esimi principi del foro, che hanno spiegato al leader del Carroccio quali possano essere i pericoli di certe inchieste: sul «caso Siri», i rischi per l'ex sottosegretario non sarebbero legati ai suoi rapporti con Arata ma ai finanziamenti bancari di San Marino; con l'«affaire Metropol» e le enigmatiche implicazioni di potenze straniere, la Procura di Milano — più che cercare ipotetici fondi internazionali — potrebbe approfittarne per studiare eventuali flussi di fondi nazionali. Sarà perché sono morbosamente appassionati a questo caso spionistico-giudiziario che destra e sinistra si sono dimenticati di fare opposizione. È tale l'interesse per la vicenda che Berlusconi giorni fa è persino intervenuto: «Ho parlato con Putin. Non c'è stato alcun finanziamento della Russia alla Lega». Ad Arcore si sono registrati degli svenimenti, perché adesso il «dottore» potrebbe essere chiamato dai magistrati come persona informata dei fatti. «Ho solo provato ad aiutare Salvini, poverino», si è giustificato il Cavaliere. E al «poverino» nessuno gli ha creduto.
Insomma, al momento nel Palazzo non si gioca nessuna partita. E le tifoserie, intente a darsele, servono solo a far scena sugli spalti. L'unico brivido potrebbero regalarlo i presidenti delle Camere, impegnati in un silenzioso e infuocato derby sulla riforma delle Autonomie regionali, che peraltro dev'essere ancora approvata dal governo: Fico sostiene che il Parlamento dovrà avere la possibilità di emendare il testo; la Casellati no.
Vedere due arbitri che si accapigliano non ha prezzo. Per tutto il resto c'è Conte, di fatto sostenuto da destra e da sinistra. Perché — come sostiene Casini — «il Pd dice di volere le elezioni ma 9 parlamentari su 10 non le vogliono. Forza Italia dice di volere le elezioni, ma 10 parlamentari su 10 non le vogliono. Ora manca solo che venga ridotto il numero dei parlamentari e anche i leghisti tiferanno Conte».

Francesco Verderami

LE CACCHIATE DEL CUSTODE DELLA LATRINA DI NUSQUAMIA

Veniamo alla cucina casalinga del paese bello da vivere. E adesso ecco cosa scrive il custode delLa Latrina di Nusquamia, l’ing. Claudio Piga. “Ma se la similsinistra ha vinto [le amministrative a Curno nel 2017] , e per il rotto della cuffia, lo deve al rifiuto di Gandolfi di dare una mano ai cannibali sortili [l'on. Sorte di FI] gli avevano promesso un assessorato: sì, e si sarebbe sputtanato, se avesse accettato, vita natural durante e alle ambizioni della fasciofemminista, incazzatissima perché non le era stata offerto di essere capolista”.

Tutta una balla da momento che (1) Pedretti ha fatto una campagna forsennata per la fasciofemminista purchè i leghisti curnesi non votassero Locatelli: che l'ha perfino denunciato per via della propaganda che venne distribuita da un… ragazzo nero perfino fotografato alla bisogna. (2) che le “anime nere” dentro la ex dc e l'ex pci hanno aiutato la fascio femminista (come a suo tempo aiutarono la Dezza leghista contro la Lega)  (3) adesso hai voglia col vento in poppa di una Meloni che la fascio femminista si metta a cuccia nel 2022.

Più avanti il custode delLa Latrina  di Nusqumai ne spaccia un'altra:” Il candidato ideale sarebbe un rappresentante della Lega dei tempi d'oro, quella autonomista o addirittura separatista, già amico di Bossi, oggi felicemente (si fa per dire) approdato alle posizioni sovraniste di Salvini. Mi dicono che a Curno esiste un personaggio con queste caratteristiche”.
Come staranno le faccende politiche a livello nazionale e locale nel 2022 nessuna persona di buonsenso farebbe mai previsioni. Il problema di Curno non è quello di “de-pedrettizzare” la Lega ma  semmai quello di togliere il centrodestra –dalla Lega a FI fino alla Meloni- dalle mani dei bottegai e dei piccoli artigiani del mattone. Quelli che - verdi neri o rossi che siano- si lamentano dello sproposito del grande commerciale di Curno e poi scambiano il consenso regalando alla cittadinanza una serie di servizi tipici di una società egoista pagati PERO' coi soldi incassati proprio dal grande commercio e dagli oneri di urbanizzazione.
Non sono i bottegai e gli artigiani che fanno il bilancio di Curno ma sono stati finora quelli che hanno governato il paese bello da vivere.
Adesso il centrosinistra, ormai arrivato al respiro agonico, ha messo il comune nelle mani delle professoresse, notissime mungitrici dei bilanci comunali educate alla scuola dal preside Gatti imperante.

Anche  nel 2017 il centrodestra disponeva di un potenziale candidato da spendere (faceva già l'assessore esterno di una giunta FI+Lega!) , salvo il fatto che é stato scoperto come co-autore finale di una lottizzazione abusiva che per adesso non si sa  come sia finita. In merito la discrezione della maggioranza è sempre ottimale specie se c'è di mezzo qualche suo grande elettore. Pure il geometrino  leghista che volle farsi re dei penta stellati (e il custode delLa Latrina di Nusquamia s'era già messo a leccargli il culo sperando in qualche incarico futuro) l'è sciupat prima de comincià.

STRADA DA CURNO A VALBREMBO: IL BALLO DEI COSTI
ROBA DA FINIRE TUTTI IN GALERA
Nord e sud uniti nella lotta a chi vince la gara della peggiore figuraccia. L'ultima sceneggiata relativa all'allargamento del tratto dall'asse interurbano (meglio: da via Europa di Curno) fino alla rotonda delle Cornelle della Dalmine-Almè andrà in onda la settimana prossima quando il consiglio provinciale approverà l'accordo tra Provincia e impresa Vitali relativo al consistente contenzioso ch'era vebnuito maturando in pochi mesi di lavoro (in gran parte trascorsi senza… lavori in esecuzione). Per ridere compiutamente bisogna sapere che la Vitali aveva ereditato questi lavori essendo subentrata all'impresa Fabiani con un appalto da 22.872.868 euro che risaliva a sei anni fa. Iniziati i lavori sono emersi tutta una serie di problemi e opere aggiuntive che non si potevano scavalcare e così a un certo punto la Vitali ha presentato il conto alla Provincia relativo alla maggiore quantità di lavori effettuati su ordine della direzione. Ammontavano secondo la Vitali 21.036.9456 euro e l'impresa  si era rivolta al tribunale di Brescia. Era così cominciata in parallelo sia la bega legale che la trattativa che si è conclusa  con un accordo  che prevede il pagamento di un milione e 400 mila euro in contanti più la realizzazione di altre opere per un valore di tre milioni.
Immaginiamo che dopo l'approvazione dell'accordo succederà un casino giudiziario da far rizzare i capelli dal momento che le cifre in ballo (appalto a 22 milioni ed opere maggiori per 21 ridotti a 1,4+3 alla fine? Roba da dieci anni di ferie in via Gleno per almeno una dozzina di responsabili di tale casino).
Alla fine della fiera ci si renderà conto che sostanzialmente la strada risulterà soltanto  allargata e pare che non sia nemmeno prevista la presenza al centro del newjersey, ragione per cui diverrà un cimitero take-away.
Per il solo tratto della ristrutturazione che abbiamo esaminato con maggiore attenzione ci sembra che le formidabili carenze del progetto siano tutte frutto della scelta politica di non investire adeguatamente rispetto ai problemi ed al traffico presente, mentre di contro c'è stata una potente azione di lobby ragion per cui gli interessi di chi voleva mantenere la strada “a proprio comodo, uso e consumo” è stato soddisfatto.
La tragicomica vicenda del  torrente Riolo tra Mozzo e Valbrembo sia nella sua iniziale “dimenticanza” che nella successiva sistemazione (in corso) meriterebbe una tesi di laurea. Il torrente Riolo raccoglie tutte le acque piovane della grande conca delimitata ad ovest dalla dorsale Valbrembo Ossenesga Paladina,  a nord ed est ci sono i Colli di Bergamo (fino al monte Bastia) ed a sud c'è il Monte Gussa di Mozzo.
Dopo mezzo secolo di cementificazione della zona e di monocoltura agricola combinati coi generosi acquazzoni degli ultimi tempi hanno mostrato che il corso originale del Riolo non bastava a smaltire nel torrente Quisa le acque  che allagavano strade paesi e quindi hanno dovuto riprogettare il corso nuovo e costruirlo 8° nostro avviso con un progetot e dei lavori non all'altezza del problema).