A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1059 DEL 24 LUGLIO 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















TRE FANNULLONI SEMPRE PER COLPA DEGLI ALTRI
In questi giorni  diversi giornali si interrogano sul “che farà” Salvini da grande, vale a dire se si impossesserà della sedia del pdc Conte e liquiderà la maggioranza con bibitaro napoletano ricorrendo ad elezioni anticipate dal momento che i sondaggi danno la Lega prossima al 40%.
Se lo chiedeva ieri Stefano Folli sul Corriere nell'articolo: L'anomalia Salvini e le sue incognite.
Se lo chiedeva l'altro ieri Piero Ignazi su Repubblica nell'articolo Lega, piccole crepe tra amici.
Ne scrive oggi Massimo Franco sul Corriere della Sera “il premier sfila al carroccio le occasioni per una crisi.
Peppino Caldarola liquida: un eventuale governo pd-m5s non avrebbe i numeri. È un vero peccato che la discussione sia basata sul nulla. Un governo M5s-Pd, e magari con premier Giuseppe Conte, non esiste sulla base dei numeri parlamentari. Il giorno in cui questo “monstrum” si presentasse alla Camere per la fiducia scoprirebbe che i voti contrari di settori anti-grillini del Pd e anti-piddini del grillismo farebbero mancare quelli necessari a comporre una maggioranza. Stiamo, stanno discutendo sul nulla. Altro sarebbe discutere di un governo di emergenza in caso di crollo strutturale dell'ese cutivo e della legislatura.
(...)

REQUIEM AETERNAM DONA EIS, DOMINE
https://www.ilpost.it/filippofacci/2010/06/07/cose-che-so-su-di-pietro/
Mi arriva una telefonata sul cellulare ed uno che si presenta come F.F. del quotidiano L. mi chiede un'intervista su A.di Pietro “dopo avere visto la pagina 1059 con le foto di A. di Pietro al funerale di Borrelli». Gli rispondo che (uno) io sono figlio di primo letto della seconda moglie del papa e (due) chi ti ha dato il numero del mio cellulare?. Intanto che spiega chi sia e come abbia avuto il mio numero (in sostanza non ha detto chi glielo abbia dato) eseguo una ricerca in rete ed in effetti un FF sarebbe giornalista di L.  Facendola breve gli chiedo un numero di telefono fisso del giornale e di mandarmi alcuni link di suoi articoli tra i quali mi arriva quello in testata. Mi mandi anche una prima bozza di domande sull'argomento dell'intervista. Non se ne parla nemmeno, risponde.(...)
















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!



























































































































































































TRE FANNULLONI SEMPRE PER COLPA DEGLI ALTRI

In questi giorni  diversi giornali si interrogano sul “che farà” Salvini da grande, vale a dire se si impossesserà della sedia del pdc Conte e liquiderà la maggioranza con bibitaro napoletano ricorrendo ad elezioni anticipate dal momento che i sondaggi danno la Lega prossima al 40%.
Se lo chiedeva ieri Stefano Folli sul Corriere nell'articolo: L'anomalia Salvini e le sue incognite.
Se lo chiedeva l'altro ieri Piero Ignazi su Repubblica nell'articolo Lega, piccole crepe tra amici.
Ne scrive oggi Massimo Franco sul Corriere della Sera “il premier sfila al carroccio le occasioni per una crisi.
Peppino Caldarola liquida: un eventuale governo pd-m5s non avrebbe i numeri. È un vero peccato che la discussione sia basata sul nulla. Un governo M5s-Pd, e magari con premier Giuseppe Conte, non esiste sulla base dei numeri parlamentari. Il giorno in cui questo “monstrum” si presentasse alla Camere per la fiducia scoprirebbe che i voti contrari di settori anti-grillini del Pd e anti-piddini del grillismo farebbero mancare quelli necessari a comporre una maggioranza. Stiamo, stanno discutendo sul nulla. Altro sarebbe discutere di un governo di emergenza in caso di crollo strutturale dell'ese cutivo e della legislatura.

Poi c'é Francesco Bechis che racconta la seduta odierna  del question time del Senato: “ Il premier ha esordito ribadendo la centralità del Parlamento e la necessità dell'esecu tivo di confrontarcisi di continuo. Una frecciata a Salvini, che ha dato forfait all'ultimo cassando l'intera vicenda come “fantasia”. Poi l'affondo che ha messo sull'attenti la maggioranza. Sarà nelle mani del Parlamento e di nessun altro che Conte rimetterà, qualora venissero meno le condizioni, il suo mandato di presidente del Consiglio: “A questo consesso tornerò ove mai dovessero maturare le condizioni di una cessazione anticipata dal mio incarico”.
Un avviso in direzione via Bellerio: solo l'emiciclo potrà staccare la spina al governo. Lì, a dispetto dei sondaggi che vedono ormai la Lega sfiorare il 40% e i Cinque Stelle avvicinarsi pericolosamente alla soglia psicologica del 15%, sono i pentastellati ad avere una robusta maggioranza consegnata dal voto del 4 marzo 2018. Numeri alla mano, il Movimento potrebbe davvero rinnovare l'incarico a Conte, anche con una compagine alternativa. E benché i tentativi di interlocuzione lanciati in direzione M5S da esponenti Pd come Dario Franceschini siano stati in questi giorni frettolosamente rispediti al mittente dal leader Luigi Di Maio e da una fronda compatta dei dem, l'incubo di un Conte bis in aula continua a tormentare il sonno della Lega.
 “Il partito è spaccato in due – spiegano fonti di via Bellerio. La schiera di leghisti che chiede a Salvini di aprire una crisi prima che sia troppo tardi e di capitalizzare il bagaglio elettorale fotografato dai sondaggi si allarga di ora in ora, “è già maggioranza”. A guidarla c'è Giancarlo Giorgetti, che, dicono, ha avuto modo di parlarne direttamente con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella giovedì scorso, quando la rottura sembrava davvero a un passo.
Dall'altra parte c'è Salvini con la sua cerchia di fedelissimi, che tiene tirato il freno a mano e teme che rompere adesso spianerebbe la strada a un governo confezionato in Parlamento o, peggio, tecnico. Singolare la diversa lettura che nel partito è stata data dell'apertura di Conte alla Tav. “Per Salvini è un successo, la prova che restando al nostro posto si possono strappare importanti concessioni, l'obiettivo è ottenere lo stesso sulle autonomie – è il ragionamento in casa Lega – Zaia e Fontana non avranno il benestare di Conte su tutte e cento le materie ma potranno comunque gridare vittoria”.
La ceduta di Conte sul piano Tav ha invece lasciato a bocca asciutta tanti nel partito. “Soprattutto i big del governo, che hanno la certezza di essere ricandidati, sperano al prossimo giro di ottenere un incarico più importante”. Di quel 38% di voti che i sondaggi danno oggi in tasca alla Lega “almeno il 10% è fluttuante”, e rischia di sparire al vento se dovesse continuare la convivenza forzata a Palazzo Chigi.
Oggi Conte a fronte di un intervento forzista sui prosismi aumenti dell'IVA e la manovra d'autunno ha risposto: Manovra: Conte, 5 tavoli da fisco a spending review e Sud - "In vista della prossima manovra lavoreremo attivamente su cinque tavoli: riforma del sistema fiscale, predisposizione di un piano definitivo di revisione della spesa pubblica, un piano definitivo di privatizzazioni, un piano per il Sud e interventi di sostegno agli investimenti e all'export". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel question time alla Camera, spiegando che in vista della manovra il governo ha allo studio "misure alternative" all'aumento dell'Iva "nel rispetto di riduzione disavanzo"."Il programma che permettera' di individuare, di evitare l'aumento delle imposte indirette si articola lungo tre direttrici. Innanzitutto, stiamo studiando interventi di revisione organica della spesa atteso che le voci di bilancio che possono essere oggetto di una tale operazione sono valutate complessivamente nell'ordine di 320 miliardi di euro". Lo dice il premier Giuseppe Conte alla Camera. "In secondo luogo, si sta conducendo un'attenta revisione delle tax expenditures, da individuare dentro un perimetro, in questo caso invece che abbiamo gia' predefinito di 50 miliardi annui. L'azione di revisione sara' condotta indicando gli interventi volti a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali in tutto o in parte ingiustificate, alla luce delle mutate esigenze sociali ed economiche, ovvero che si sovrappongono a programmi di spesa che abbiano le medesime finalità", aggiunge. "Infine, occorrerà considerare le maggiori entrate e le minori spese conseguenti al trascinamento delle tendenze emerse nel corso del 2019".
Riccardo Paradisi liquida il modo di governare come un : Abitare la crisi: ecco la linea che in un tacito accordo si sono dati i tre uomini in barca del governo gialloverde: Conte, Salvini e Di Maio. I terminali di quel triangolo delle Bermuda disegnato tra palazzo Chigi, il Viminale e il ministero del Lavoro dove a essere scomparsa è la politica insieme al suo corredo di decisione e responsabilità. Abitare la crisi significa renderla permanente, strutturale, costituzionale al mantenimento d'un esecutivo che ha deciso di non decidere ma di sopravvivere.Come? Con la formula inedita d'un governo di scarico delle responsabilità a geometria variabile. Il senso della formula è molto semplice malgrado la sua apparente complessità: significa che l'assetto triumvirale del governo consente al premier Conte e ai due vicepremier Di Maio e Salvini di avere sempre una sponda a cui riferire la colpa dell'immobilismo nervoso che è diventata la cifra del governo.
La pagina del ministero dello sviluppo economico relativo alle “Tavoli di crisi - Imprese in difficoltà” conta la drammatica bellezza di… 81 pagine. Sarebbero 138 imprese ancora irrisolte nel 2019 per un totale in crescita di 210 mila dipendenti. E sono numeri che non calcolano l'indotto. Stando ad alcune indiscrezioni riportate da Bloomberg UniCredit starebbe valutando un ambizioso piano di ristrutturazione, che prevederebbe 10.000 tagli e, in generale, la riduzione del 10% dei costi operativi. A rischio sarebbero in particolar modo i posti di lavoro italiani: UniCredit si unirebbe così ad altre grandi banche europee tagliando i costi e riducendo il numero di posti di lavoro, come Deutsche Bank, che ha stimato 18.000 posti di lavoro tagliati e Societe Generale, che ad aprile ha annunciato l'intenzione di tagliare 1.600 posti di lavoro a livello globale.
Avanti così, c'è da piangere.

REQUIEM AETERNAM DONA EIS, DOMINE

Mi arriva una telefonata sul cellulare ed uno che si presenta come F.F. del quotidiano L. mi chiede un'intervista su A.di Pietro “dopo avere visto la pagina 1059 con le foto di A. di Pietro al funerale di Borrelli». Gli rispondo che (uno) io sono figlio di primo letto della seconda moglie del papa e (due) chi ti ha dato il numero del mio cellulare?. Intanto che spiega chi sia e come abbia avuto il mio numero (in sostanza non ha detto chi glielo abbia dato) eseguo una ricerca in rete ed in effetti un FF sarebbe giornalista di L.  Facendola breve gli chiedo un numero di telefono fisso del giornale e di mandarmi alcuni link di suoi articoli tra i quali mi arriva quello in testata. Mi mandi anche una prima bozza di domande sull'argomento dell'intervista. Non se ne parla nemmeno, risponde.

Quando  i due fratelli Z. comprarono il fondo di cui erano affittuari, su un piccolo lotto c'era una casetta occupata da una famiglia complessa fatta di molte donne molti uomini molti bambini figli di tutte e di tutti. Occupavano l'immobile senza pagare l'affitto e senza nemmeno pagare l'acqua potabile. Davanti alla “complessità” della famiglia riuscii a farle ottenere un appartamento popolare in città, così che le donne e gli uomini potessero lavorare e i figli frequentare le scuole normali. Una volta abbandonata la casa, questa divenne meta notturna di sballoni. Per smettere di discutere coi CC di Ponte decidemmo di metterla in vendita. L'annuncio venne pubblicato lunedì mattina su L'Eco ed alle  dieci c'era già A. di Pietro (allora in forza al tribunale di BG) che mi cercava per comprarla.
Prima di fine settimana viene stipulato il preliminare d'acquisto presso un notaio con studio sopra il cinema Nuovo.
Nel preliminare viene  chiarito esplicitamente che:
-    La casa è formata da 3+3 stanze a PT e 1°P  collegate tra di loro da una scala esterna nell'angolo di SO con in cima la latrina con turca.
-    La casa è stata costruita nei primi anni '50 dal proprietario del tempo.
-    A PT sul lato est c'è una  piccola baracca di assi addossata alla parete di pochi mq  e altezza d'uomo costruita dagli ex inquilini come deposito bici e motorini. Ovviamente senza alcuna pratica edilizia.
-    La casetta insiste su un unico numero di mappa e la parte venduta sarà quella ad ovest col confine distante otto metri a partire dalla parete est della casetta e parallelo alla medesima.
-    Per accelerare i tempi il venditore firmerà le domande per una ristrutturazione  per renderla abitabile secondo le esigenze del compratore nel rispetto del PRG in vigore salvo poi volturare l'autorizzazione.
-    Le spese di frazionamento e di progettazione e dei lavori saranno a carico del compratore (che al momento viene indicato come l'avv. Mazzoleni, futura consorte dell'A.diPietro.
-    Ai fini  dell'applicazione dell'imposta ridotta al compratore nello spazio di tre ore la residenza della compratrice (che abitava a Bergamo) , per intervento congiunto dell'avv. Arnoldi  consigliere comunale DC a Curno, del comandante dei vigili  Vadala viene trasferito nella villa di un parente del notaio in quel di via Umbria a Curno.

Alla fine della settimana successiva, di mattino, mentre sono in paese per comprare il giornale   mi ritrovo “inseguito” dall'A.di Pietro con un cartella di disegni e domande perché firmi il progetto di ristrutturazione da presentare in comune “perché stasera c'è la commissione edilizia”. Quello sarà l'UNICO progetto esaminato approvato in quella brevissima seduta ad hoc.
La firma  avviene poggiando i disegni sul cofano di una vettura davanti al civico n.1 di via Terzi di S. Agata. Non mi passa nemmeno per la testa di verificare puntualmente i disegni uno ad uno dal momento che se non mi fido di un avvocato e di un PM… di chi mi debbo mai fidare?. Mai fidarsi di nessuno, invece.

Neanche due settimane dopo una mattina nebbiosissima ricevo una telefonata da un  abitante della via che mi avverte: c'è una mega pacchera che ti sta demolendo la casa e l'ha già demolita verso il fiume.
Faccio un sopralluogo e verifico che in effetti la pachera sta demolendo tutto. Parlo col pacherista che mi conferma di avere ricevuto l'ordine di demolire tutto. Il pacherista è un operaio dell'impresa.
Rientro a casa e scrivo una lettera al Comune in cui specifico che (a) non ho dato ordine di abbattere la casa (b) allego la copia del preliminare.

Ovviamente quando sindaco (credo fosse un socialista) e segretario comunale leggono la lettera fanno un salto dalla sedie perché si tratta di un abuso edilizio e quindi occorre metterci una pezza.
Viene interpellato l'avv. Benedetti,  al momento sindaco DC di Treviolo  che  indica come via d'uscita la possibile ricostruzione della casa demolita nelle stesse dimensioni e volumi di quella abusivamente abbattuta PREVIO pagamento degli oneri come sanatoria e consiglia di non dare l'autorizzazione all'esecuzione dei garage e dello studio sottoterra sul lato SO.

Nel frattempo il progettista dei lavori  ha eseguito anche il frazionamento del lotto e si va davanti al notaio per l'atto di compravendita ma quando si prendono in mano le carte si verifica che il frazionamento è errato.
Il notaio consiglia quindi di inserire nel contratto una clausola in base alla quale gli acquirenti provvederanno a loro spese sistemare il frazionamento in maniera corretta come da preliminare.

A un certo punto io e il fratello decidiamo di dividere i  beni  ed il tecnico incaricato scopre che (1) il frazionamento errato non è stato ancora corretto (2) sulla base della documentazione fotografica la casa veduta alla Mazzoleni e quindi ristrutturata ha “trasformato” la baracchina in legno in un discreto volume in muratura. (3) sulla parte di lotto non inserito all'origine nella vendita ilPM ha costruito un discreto volume destinato a suo dire a deposito attrezzi. (4) segue segnalazione al comune che la costruzione è  stata eseguita dal Di Pietro e non dal proprietario del terreno.

Nel frattempo la casa viene  ricostruita e viene realizzato anche il garage e studio interrato. Grandi ghignate quando si vedono i lavori eseguiti dopo che il PM aveva sboronato di “averli affidati a una ditta valdimagnina perché sappiamo che sanno fare bene il mestiere”. Alla prima nevicata le tegole del tetto della casetta scivolano tutte per terra. Alla prima piena del fiume che dura  parecchi giorni il garage e lo studio interrati sono allagati dall'acqua filtrata dal fiume. Una sera torna a casa con una Mercedes vecchia come la Maresana. Una macchina che a suo tempo doveva esser stata un bijou: fari verticali in vetro, cromature del metallo vere spesse tre millimetri, interni in pelle beige e rifiniture in legno. Propone ad un vicino, che era meccanico specializzato preso la Bonaldi di provarla e dopo la prova questi domanda al PM: la vuoi tenere come modello storico o la vuoi usare tutti i giorni?. Ovviamente la voleva usare tutti i giorni. Al che il meccanico specializzato gli consiglia di viaggiare col carro attrezzi al seguito. Insomma A. di Pietro era uno che si riteneva esperto di tutto ed uno che “faccio tutto io”. Seee!.

Casualmente l’avv. Arnoldi nel 1997 diventerà capo di gabinetto dei Lavori pubblici presieduti da Di Pietro. Trattasi di «quel certo Arnoldi», come lo definì l'ex magistrato Mario Cicala, di cui Arnoldi oltretutto prese il posto, che per qualche tempo fu anche una sorta di portavoce di Antonio Di Pietro nei rapporti con la Stampa. Scrive il FF.

Della coppia Susanna Mazzoleni e Antonio di Pietro ho avuto occasione di conoscere i genitori di entrambi. Conoscenza del tutto casuale. Un solo incontro con papà DiPietro nel giardinetto di due sorelle zitelle nei pressi di casa (in effetti una era vedova da mezzo secolo ma va beh) mentre si prendeva un bicchiere di acqua fresca con la menta. Tre anziani con un giovane: che mai c'era di dirsi?  Invece i genitori della Mazzoleni (che avevo  visto  parecchie volte) una domenica mattina mi fermano e salutano in Marianna. Due persone altissime, elegantissime, parlare forbito: l'immagine perfetta di un borghese come me l'avevano descritto numerosi suoi colleghi (l'avv. Mazzoleni aveva al tempo un dei più quotati e folti studi legali della città e si raccontava che durante la Resistenza avesse anche aiutato le formazioni partigiane socialiste). Sarà stato un caso ma la coppia non la vidi mai venire a casa della figlia assieme. O c'era il padre da solo o arrivava la madre da sola. Ma la cosa  forse conta nulla.

Poi la vita riserva sempre delle sorprese inaspettate. A. di Pietro si dimette dalla magistratura con la coda di polemiche mai finita. L’avv. Arnoldi viene denunciato da una suo collega di lista per un finanziamento illecito della campagna elettorale 1990 e viene condannato. Scompare dalla scena politica. DC PSI e PCI locali conducono il Comune al commissario ed alle elezioni anticipate consegnandolo alla Lega. Divertente la fine politica di Arnoldi che si credeva il padrone del paese. L’avventura politica dell’A. di Pietro è finita com’è finita.

Tornando alla telefonata durante la quale uno mi si presenta come F.F. del quotidiano L. e mi chiede un'intervista su A. di Pietro “dopo avere visto la pagina 1059 con le foto di A. di Pietro al funerale di Borrelli” ... l’intervista non c’è stata. Di una cosa  sono comunque sicuro: se avessi anche solo ipotizzato i casini che sarebbero successi NON avrei MAI venduto quella ca