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LE CAZZATE DEL FELTRI
Certo è che se occorre
laurearsi alla Bocconi e poi diventare vicedirettore de Il Fatto per
scrivere nero per dire bianco, forse un po' di onestà intellettuale
varrebbe la pena di possederla. Ma quando porti un certo cognome,
parlare di onestà forse non è cosa da DNA casalingo.
Dunque il governo Renzi avrebbe oscenamente regalato agli industriali
(chiamiamoli così ) la bellezza di 16, 7 miliardi di euro
(16.700.000.000 euro tutti a debito!) di cui ne avrebbero usufruito
1.500.000 di lavoratori. Una semplice divisione dice che per ogni
lavoratori sono stati spesi 11.133 euro (vale a dire 3.700 euro
all'anno) che avrebbero garantito dopo tre anni la stabilità lavorativa
al 54% di quei lavoratori (vale a dire: 1,5 x 0,54=810.000 operai
diventati a tempo indeterminato). Conclude Feltri che si tratta di
spreco perché tanto nel 2016 sarebbero stati assunti comunque tanti
lavoratori e tempo indeterminato visto che il 2016 sarebbe stato “ un
anno di ripresa economica”. L'ha vista solo lui. (...)
A CURNO
NOI ABBIAMO PIETRO SPINO
(...)
Se a Mozzo hanno il problema di trovare un nome di donna autorevole per
intitolare l’auditorium a Curno il problema può dirsi risolto dal
momento che non dobbiamo cercarlo altrove. Il nome è Pietro Spino
(Albino 1513/ Ponte san Pietro 1585). Il poeta e industriale Pietro
Spino diventa proprietario del territorio del Castello della Marigolda
(che si espandeva su areali di Ponte, Mozzo e Curno) nel 1528 quando
sposa Laura Mapelli Mozzi.
Pietro Spino è stato il maggior poeta bergamasco del primo Rinascimento
e uno dei maggiori poeti italiani del periodo. Fu amico di Bembo,
Tasso, Moroni, l'Aretino, Papa Gregorio XIV, Albani Lucia e redattore
della prima biografia del Colleoni a pochi anni dalla relativa morte.
Utilizzò in modo assai approfondito e costante il volgare (lingua
toscana) al posto del latino nella sue opere.
Avuto in eredità il Castello della Marigolda lo trasformò in un
cenacolo di poeti, sito certamente importante e noto nell'ambito
nazionale se -in molti suoi documenti autografi- indica come luogo
d'origine del medesimo non Curno bensì 'dal “Castello della Marigolda”.
Chissà se sarà di gradimento del custode delLa Latrina di Nusquamia.
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LE CAZZATE DEL FELTRI
Certo
è che se occorre laurearsi alla Bocconi e poi diventare vicedirettore
de Il Fatto per scrivere nero per dire bianco, forse un po'
di onestà intellettuale varrebbe la pena di possederla. Ma quando porti
un certo cognome, parlare di onestà forse non è cosa da DNA casalingo.
Dunque il governo Renzi avrebbe oscenamente regalato agli industriali
(chiamiamoli così ) la bellezza di 16, 7 miliardi di euro
(16.700.000.000 euro tutti a debito!) di cui ne avrebbero
usufruito 1.500.000 di lavoratori. Una semplice divisione dice
che per ogni lavoratori sono stati spesi 11.133 euro (vale a dire 3.700
euro all'anno) che avrebbero garantito dopo tre anni la stabilità
lavorativa al 54% di quei lavoratori (vale a dire: 1,5 x 0,54=810.000
operai diventati a tempo indeterminato). Conclude Feltri che si tratta
di spreco perché tanto nel 2016 sarebbero stati assunti comunque tanti
lavoratori e tempo indeterminato visto che il 2016 sarebbe stato “ un
anno di ripresa economica”. L'ha vista solo lui.
Feltri passa ad una autorevole citazione: “Se ne ricava che l'esonero
del 2015 non ha assicurato quella stabilità immaginaria implicita nella
nomenclatura 'rapporti di lavoro a tempo indeterminato' – normalmente
non più della metà dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato
attivati nelle imprese private supera il terzo anno e non più del 40
per cento va oltre il quinto anno – ma ha senz'altro modificato
positivamente la curva di sopravvivenza”, è la conclusione tutto
sommato indulgente verso la misura del governo Renzi cui arriva il
rapporto Inps, firmato dal presidente Pasquale Tridico, nominato dal
governo gialloverde.
Ci pare normale che un disoccupato o un neoassunto abbia bisogno di un
tempo minimo per integrarsi o meno nella nuova organizzazione del
lavoro e pensare che dopo tre anni ci sia un cambio più o meno
del 46% dei neoassunti non è una novità.
Anche perché venendo da un lavoro stanno in condizioni migliori per essere assunti rispetto a un disoccupato.
Ma poi seppure sia vero che quel milione e mezzo di gente è
costata 3700 euro all'anno alle case dello stato, il confronto non lo
si può fare col “reddito di cittadinanza” dal momento che quei 3700
euro sono sostanzialmente una riduzione del cuneo fiscale (alle imprese
solo, però) mentre il RdC è sostanzialmente una pura spesa sociale
senza alcuna alternativa a breve medio lungo periodo: di sicuro il 51%
dei percettori del RdC NON resteranno operai stabilizzati entro i
prossimi tre anni. Bene che vada ne resteranno meno di poche unità
percentuali (3-5%). Feltri dimentica che dal maggio 2014 nelle buste
paga dei lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 1.500 euro ci
sono 80 euro netti in più. Al mese e per sempre. 960 euro all’anno che
per chi percepisce redditi medio bassi. Feltri non ha capito nemmeno
questo. In malafede.
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A CURNO
NOI ABBIAMO PIETRO SPINO
Il custode delLa Latrina di Nusquamia, l’ing. Claudio Piga, un abduano
di origini sardAgnole con ascendenze in ValCamonica, uno che ha fatto
il classico in un (ex) liceo di salesiani e il Politecnico di Milano
(ma non si sa quando) se la prende col Comune di Mozzo per avere deciso
di intitolare ad una donna l’auditorium (ormai anziano di tre lustri)
perché nel territorio comunale alle donne sono intitolate poche vie.
Ovviamente delle sante: come dappertutto nell’ Italia del
mammismo imperante. Il Comune indica Rosa Louise Parks – Attivista
diritti civili; María Zambrano – Filosofa; Anna Maria Mozzoni –
Insegnante e attivista diritti delle donne; Maria Gaetana Agnesi –
Matematica e Filantropa ed Angela Casile “Cocca” – Partigiana
(bergamasca morta pochi mesi or sono). Non è previsto che si possa
suggerire un altro nominativo. Usuratissima (l’avrà ormai ripetuta
settemila volte!) la prosa del custode delLa latrina di Nusquamia: “al
Comune di Mozzo si muovono su una linea di condotta prettamente
serrana, come se niente fosse, come se non fosse palese a tutti che la
rovina della sinistra italiana sono state la Boldrina in sinergia con
le dott.sse Serra d’Italia, l’aziendalismo e il cattoprogressismo.
Hanno deciso che l’Auditorium di Mozzo dev’essere intitolato a una
donna, e il discorso finisce qui: “Basta! Punto! Non m’interessa!”.
Anche loro, ovviamente, sono condivisivi, sul modello serrano, e dicono
al popolo: “Come volete la medicina? Al gusto di menta, di lampone, o
di rabarbaro? Tanto la medicina dovete prenderla di qui non si scappa”.
Insomma, una boldrinata servita su un piatto di condivisione serrana”.
Ormai le “serrane” il Claudio Piga le trova dappertutto: anche a
Stromboli. (dov’è?).
Nonostante la decisione del Comune sia irrisa dal custode delLa Latrina
di Nusquamia, l’ing. Claudio Piga ecco che si contraddice e “Fra queste
cinque indicate la migliore a nostro avviso sarebbe Maria Gaetana
Agnesi, anche perché, contrariamente a quel che pensano i promotori del
bando, è quanto di meno boldrinesco si possa immaginare: senza grilli
per la testa, religiosissima, una che mai e poi mai si sarebbe fatto
passare per l’anticamera del cervello un moto di ribellione nei
confronti del padre. Lei si applicava allo studio delle matematiche e
delle lingue (intrattenne corrispondenza latina con i maggiori
matematici del suo tempo e, oltre il latino, conosceva altri sei
idiomi) per compiacere al padre, tant’è che con la morte del padre
cessò di occuparsi di filosofia naturale (= fisica) e matematica, per
dedicarsi esclusivamente alle opere pie: suo è il Pio Albergo Trivulzio
di Milano, del quale era amministratore Mario Chiesa, che fu il
detonatore di “Mani pulite”, improvvidamente chiamato “mariuolo” da
Bettino Craxi”. Che cacchio c’entri il mariuolo con la fondatrice lo sa
solo il Claudio Piga.
Nella biografia di Maria Gaetana Agnesi c’è qualcosa che non
quadra (come fece ad apprendere tante lingue in così poco tempo e da
chi le apprese?) ma soprattutto prefigura un modello ideale di donna
che ha in mente solo il custode delLa Latrina di Nusquamia, vale a dire
la figlia obbediente al padre (che notoriamente è maschio) mentre della
madre non si fa menzione (del resto ella era solo una “fattrice” di
cotanta scienza e fede): “nel 1752, alla morte del padre, al quale
Maria Gaetana non avrebbe mai disubbidito, Benedetto XIV le offrì di
ricoprire ufficialmente la cattedra, ma Agnesi rifiutò, ritirandosi
completamente dalla vita pubblica per dedicarsi a opere di carità, come
la cura dei poveri e dei malati, agli studi privati, compreso quello
delle Sacre Scritture, e all'istruzione dei fratelli, delle sorelle e
dei domestici di casa. Maria Gaetana rese casa Agnesi un rifugio
per inferme ed ella stessa divenne serva e infermiera: aprì un piccolo
ospedale, andò a vivere con le malate e, per far fronte alle spese,
dopo aver venduto tutti i suoi averi, si rivolse ai conoscenti, alle
autorità, alle opere pie”.
Quindi una donna mooolto cristiana mooolto obbediente al maschio, che
sa di matematica e scienze universali (ma ormai siamo attorno al 1750 e
si va e viene dalle Americhe senza troppi problemi) ma il custode delLa
Latrina di Nusquamia non può esimersi dal suo graffio: “però,
nonostante il rispetto che portiamo per Maria Gaetana Agnesi, non
possiamo accettare a cuor leggero le boldrinate e i clisteri di
condivisione di un Comune similprogressista. Pertanto, se fossimo
cittadini di Mozzo, non esiteremmo un secondo a scrivere, nel modulo da
recapitare all’Ufficio Protocollo, il nome di Laura Antonelli”.
Insomma si, va bene una santarellina, va bene una che obbedisce al
maschio, va bene una che sa di matematica ma non starebbe male nemmeno
una mezza troietta del cinema italiano. Sistemata quindi la Antonelli
nell’empireo mozzese, il custode delLa Latrina di Nusquamia non
poteva mancare nel suo mestiere: quello della maestrina col lapis rosso
blu infilato nello scapolare a correggere il testo del volantino,
concludendo che nonostante la dott. ssa Serra (sindaca emerita di
Curno) sia corresponsabile assieme alle varie Boldrini e Fedeli della
“rovina della sinistra italiana” “però la dott.ssa Serra si sarebbe
espressa meglio (nello scrivere l’avviso). Una leccatina non guasta in
previsione che potrebbe colare del grasso,quindi meglio che…
Se a Mozzo hanno il problema di trovare un nome di donna autorevole per
intitolare l’auditorium a Curno il problema può dirsi risolto dal
momento che non dobbiamo cercarlo altrove. Il nome è Pietro Spino
(Albino 1513/ Ponte san Pietro 1585). Il poeta e industriale Pietro
Spino diventa proprietario del territorio del Castello della Marigolda
(che si espandeva su areali di Ponte, Mozzo e Curno) nel 1528 quando
sposa Laura Mapelli Mozzi.
Pietro Spino è stato il maggior poeta bergamasco del primo Rinascimento
e uno dei maggiori poeti italiani del periodo. Fu amico di Bembo,
Tasso, Moroni, l'Aretino, Papa Gregorio XIV, Albani Lucia e redattore
della prima biografia del Colleoni a pochi anni dalla relativa morte.
Utilizzò in modo assai approfondito e costante il volgare (lingua
toscana) al posto del latino nella sue opere.
Avuto in eredità il Castello della Marigolda lo trasformò in un
cenacolo di poeti, sito certamente importante e noto nell'ambito
nazionale se -in molti suoi documenti autografi- indica come luogo
d'origine del medesimo non Curno bensì 'dal “Castello della Marigolda”.
Chissà se sarà di gradimento del custode delLa Latrina di Nusquamia.
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