A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1055 DELL'18 LUGLIO 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















LE CAZZATE DEL FELTRI
Certo è che se occorre laurearsi alla Bocconi e poi diventare vicedirettore de Il Fatto per scrivere  nero  per dire bianco, forse un po' di onestà intellettuale varrebbe la pena di possederla. Ma quando porti un certo cognome, parlare di onestà forse non è cosa da DNA casalingo.
Dunque il governo Renzi avrebbe oscenamente regalato agli industriali (chiamiamoli così ) la bellezza di 16, 7 miliardi di euro (16.700.000.000 euro tutti a debito!) di cui ne avrebbero usufruito  1.500.000 di lavoratori. Una semplice divisione dice che per ogni lavoratori sono stati spesi 11.133 euro (vale a dire 3.700 euro all'anno) che avrebbero garantito dopo tre anni la stabilità lavorativa al 54% di quei lavoratori (vale a dire: 1,5 x 0,54=810.000 operai diventati a tempo indeterminato). Conclude Feltri che si tratta di spreco perché tanto nel 2016 sarebbero stati assunti comunque tanti lavoratori e tempo indeterminato visto che il 2016 sarebbe stato “ un anno di ripresa economica”. L'ha vista solo lui. (...)

A CURNO
NOI ABBIAMO PIETRO SPINO
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Se a Mozzo hanno il problema di trovare un nome di donna autorevole per intitolare l’auditorium a Curno il problema può dirsi risolto dal momento che non dobbiamo cercarlo altrove. Il nome è Pietro Spino (Albino 1513/ Ponte san Pietro 1585). Il poeta e industriale Pietro Spino diventa proprietario del territorio del Castello della Marigolda (che si espandeva su areali di Ponte, Mozzo e Curno) nel 1528 quando sposa Laura Mapelli Mozzi.
Pietro Spino è stato il maggior poeta bergamasco del primo Rinascimento e uno dei maggiori poeti italiani del periodo. Fu amico di Bembo, Tasso, Moroni, l'Aretino, Papa Gregorio XIV, Albani Lucia e redattore della prima biografia del Colleoni a pochi anni dalla relativa morte. Utilizzò in modo assai approfondito e costante il volgare (lingua toscana) al posto del latino nella sue opere.
Avuto in eredità il Castello della Marigolda lo trasformò in un cenacolo di poeti, sito certamente importante e noto nell'ambito nazionale se -in molti suoi documenti autografi- indica come luogo d'origine del medesimo non Curno bensì 'dal “Castello della Marigolda”.
Chissà se sarà di gradimento del custode delLa Latrina di Nusquamia.















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!























































































































































































LE CAZZATE DEL FELTRI

Certo è che se occorre laurearsi alla Bocconi e poi diventare vicedirettore de Il Fatto per scrivere  nero  per dire bianco, forse un po' di onestà intellettuale varrebbe la pena di possederla. Ma quando porti un certo cognome, parlare di onestà forse non è cosa da DNA casalingo.
Dunque il governo Renzi avrebbe oscenamente regalato agli industriali (chiamiamoli così ) la bellezza di 16, 7 miliardi di euro (16.700.000.000 euro tutti a debito!) di cui ne avrebbero usufruito  1.500.000 di lavoratori. Una semplice divisione dice che per ogni lavoratori sono stati spesi 11.133 euro (vale a dire 3.700 euro all'anno) che avrebbero garantito dopo tre anni la stabilità lavorativa al 54% di quei lavoratori (vale a dire: 1,5 x 0,54=810.000 operai diventati a tempo indeterminato). Conclude Feltri che si tratta di spreco perché tanto nel 2016 sarebbero stati assunti comunque tanti lavoratori e tempo indeterminato visto che il 2016 sarebbe stato “ un anno di ripresa economica”. L'ha vista solo lui.
Feltri passa ad una autorevole citazione: “Se ne ricava che l'esonero del 2015 non ha assicurato quella stabilità immaginaria implicita nella nomenclatura 'rapporti di lavoro a tempo indeterminato' – normalmente non più della metà dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato attivati nelle imprese private supera il terzo anno e non più del 40 per cento va oltre il quinto anno – ma ha senz'altro modificato positivamente la curva di sopravvivenza”, è la conclusione tutto sommato indulgente verso la misura del governo Renzi cui arriva il rapporto Inps, firmato dal presidente Pasquale Tridico, nominato dal governo gialloverde.
Ci pare normale che un disoccupato o un neoassunto abbia bisogno di un tempo minimo per integrarsi o meno nella nuova organizzazione del lavoro e pensare che dopo tre anni ci sia un  cambio più o meno del 46% dei neoassunti non è una novità.
Anche perché venendo da un lavoro stanno in condizioni migliori per essere assunti rispetto a un disoccupato.
Ma poi seppure sia vero che  quel milione e mezzo di  gente è costata 3700 euro all'anno alle case dello stato, il confronto non lo si può fare col “reddito di cittadinanza” dal momento che quei 3700 euro sono sostanzialmente una riduzione del cuneo fiscale (alle imprese solo, però) mentre il RdC è sostanzialmente una pura spesa sociale senza alcuna alternativa a breve medio lungo periodo: di sicuro il 51% dei percettori del RdC NON resteranno operai stabilizzati entro i prossimi tre anni. Bene che vada ne resteranno meno di poche unità percentuali (3-5%). Feltri dimentica che dal maggio 2014 nelle buste paga dei lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 1.500 euro ci sono 80 euro netti in più. Al mese e per sempre. 960 euro all’anno che per chi percepisce redditi medio bassi. Feltri non ha capito nemmeno questo. In malafede.

A CURNO
NOI ABBIAMO PIETRO SPINO
Il custode delLa Latrina di Nusquamia, l’ing. Claudio Piga, un abduano di origini sardAgnole con ascendenze in ValCamonica, uno che ha fatto il classico in un (ex) liceo di salesiani e il Politecnico di Milano (ma non si sa quando) se la prende col Comune di Mozzo per avere deciso di intitolare ad una donna l’auditorium (ormai anziano di tre lustri) perché nel territorio comunale alle donne sono intitolate poche vie. Ovviamente  delle sante: come dappertutto nell’ Italia del mammismo imperante. Il Comune indica Rosa Louise Parks – Attivista diritti civili; María Zambrano – Filosofa; Anna Maria Mozzoni – Insegnante e attivista diritti delle donne; Maria Gaetana Agnesi – Matematica e Filantropa ed Angela Casile “Cocca” – Partigiana (bergamasca morta pochi mesi or sono). Non è previsto che si possa suggerire un altro nominativo. Usuratissima (l’avrà ormai ripetuta settemila volte!) la prosa del custode delLa latrina di Nusquamia: “al Comune di Mozzo si muovono su una linea di condotta prettamente serrana, come se niente fosse, come se non fosse palese a tutti che la rovina della sinistra italiana sono state la Boldrina in sinergia con le dott.sse Serra d’Italia, l’aziendalismo e il cattoprogressismo. Hanno deciso che l’Auditorium di Mozzo dev’essere intitolato a una donna, e il discorso finisce qui: “Basta! Punto! Non m’interessa!”. Anche loro, ovviamente, sono condivisivi, sul modello serrano, e dicono al popolo: “Come volete la medicina? Al gusto di menta, di lampone, o di rabarbaro? Tanto la medicina dovete prenderla di qui non si scappa”.
Insomma, una boldrinata servita su un piatto di condivisione serrana”. Ormai le “serrane” il Claudio Piga le trova dappertutto: anche a Stromboli. (dov’è?).
Nonostante la decisione del Comune sia irrisa dal custode delLa Latrina di Nusquamia, l’ing. Claudio Piga ecco che si contraddice e “Fra queste cinque indicate la migliore a nostro avviso sarebbe Maria Gaetana Agnesi, anche perché, contrariamente a quel che pensano i promotori del bando, è quanto di meno boldrinesco si possa immaginare: senza grilli per la testa, religiosissima, una che mai e poi mai si sarebbe fatto passare per l’anticamera del cervello un moto di ribellione nei confronti del padre. Lei si applicava allo studio delle matematiche e delle lingue (intrattenne corrispondenza latina con i maggiori matematici del suo tempo e, oltre il latino, conosceva altri sei idiomi) per compiacere al padre, tant’è che con la morte del padre cessò di occuparsi di filosofia naturale (= fisica) e matematica, per dedicarsi esclusivamente alle opere pie: suo è il Pio Albergo Trivulzio di Milano, del quale era amministratore Mario Chiesa, che fu il detonatore di “Mani pulite”, improvvidamente chiamato “mariuolo” da Bettino Craxi”. Che cacchio c’entri il mariuolo con la fondatrice lo sa solo il Claudio Piga.

Nella  biografia di Maria Gaetana Agnesi c’è qualcosa che non quadra (come fece ad apprendere tante lingue in così poco tempo e da chi le apprese?) ma soprattutto prefigura un modello ideale di donna che ha in mente solo il custode delLa Latrina di Nusquamia, vale a dire la figlia obbediente al padre (che notoriamente è maschio) mentre della madre non si fa menzione (del resto ella era solo una “fattrice” di cotanta scienza e fede): “nel 1752, alla morte del padre, al quale Maria Gaetana non avrebbe mai disubbidito, Benedetto XIV le offrì di ricoprire ufficialmente la cattedra, ma Agnesi rifiutò, ritirandosi completamente dalla vita pubblica per dedicarsi a opere di carità, come la cura dei poveri e dei malati, agli studi privati, compreso quello delle Sacre Scritture, e all'istruzione dei fratelli, delle sorelle e dei domestici di casa. Maria Gaetana  rese casa Agnesi un rifugio per inferme ed ella stessa divenne serva e infermiera: aprì un piccolo ospedale, andò a vivere con le malate e, per far fronte alle spese, dopo aver venduto tutti i suoi averi, si rivolse ai conoscenti, alle autorità, alle opere pie”.
Quindi una donna mooolto cristiana mooolto obbediente al maschio, che sa di matematica e scienze universali (ma ormai siamo attorno al 1750 e si va e viene dalle Americhe senza troppi problemi) ma il custode delLa Latrina di Nusquamia non può esimersi dal suo graffio: “però, nonostante il rispetto che portiamo per Maria Gaetana Agnesi, non possiamo accettare a cuor leggero le boldrinate e i clisteri di condivisione di un Comune similprogressista. Pertanto, se fossimo cittadini di Mozzo, non esiteremmo un secondo a scrivere, nel modulo da recapitare all’Ufficio Protocollo, il nome di Laura Antonelli”.

Insomma si, va bene una santarellina, va bene una che obbedisce al maschio, va bene una che sa di matematica ma non starebbe male nemmeno una mezza troietta del cinema italiano. Sistemata quindi la Antonelli nell’empireo mozzese, il custode delLa Latrina di Nusquamia  non poteva mancare nel suo mestiere: quello della maestrina col lapis rosso blu infilato nello scapolare a correggere il testo del volantino, concludendo che nonostante la dott. ssa Serra (sindaca emerita di Curno) sia corresponsabile assieme alle varie Boldrini e Fedeli della “rovina della sinistra italiana” “però la dott.ssa Serra si sarebbe espressa meglio (nello scrivere l’avviso). Una leccatina non guasta in previsione che potrebbe  colare del grasso,quindi meglio che…

Se a Mozzo hanno il problema di trovare un nome di donna autorevole per intitolare l’auditorium a Curno il problema può dirsi risolto dal momento che non dobbiamo cercarlo altrove. Il nome è Pietro Spino (Albino 1513/ Ponte san Pietro 1585). Il poeta e industriale Pietro Spino diventa proprietario del territorio del Castello della Marigolda (che si espandeva su areali di Ponte, Mozzo e Curno) nel 1528 quando sposa Laura Mapelli Mozzi.
Pietro Spino è stato il maggior poeta bergamasco del primo Rinascimento e uno dei maggiori poeti italiani del periodo. Fu amico di Bembo, Tasso, Moroni, l'Aretino, Papa Gregorio XIV, Albani Lucia e redattore della prima biografia del Colleoni a pochi anni dalla relativa morte. Utilizzò in modo assai approfondito e costante il volgare (lingua toscana) al posto del latino nella sue opere.
Avuto in eredità il Castello della Marigolda lo trasformò in un cenacolo di poeti, sito certamente importante e noto nell'ambito nazionale se -in molti suoi documenti autografi- indica come luogo d'origine del medesimo non Curno bensì 'dal “Castello della Marigolda”.
Chissà se sarà di gradimento del custode delLa Latrina di Nusquamia.