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FIERA-PROMOBERGA: TUTTO QUESTO SOLO PER UNA QUESTIONE
DI AFFITTO?
Secondo le gazzette mainstream i
problemi della Fiera di Bergamo e dell'ente che gestisce gli eventi
–Promoberg- dentro la struttura sarebbero sostanzialmente due: il costo
dell'affitto (che durerà fino al 2029) e il fatto che struttura e
organizzatori hanno due proprietà differenti. Sostanzialmente pubblica
la proprietà immobiliare ed una società di gestione composta da
mille associazioni differenti di commercianti. Queste due evidenze non
credo stiano alla base dei casini giudiziari rilevati finora, che
–senza offendere nessuno- sono come i brufoli del morbillo. Segni
importanti e fastidiosi ma il problema è il morbillo.
I veri problemi stanno però da tutt'altra parte e sono di tutt'altra natura. Ben più seria.
Il primo problema è che quando scadrà il contratto d'affitto nel 2029
(ma già doveva accadere a fine 2017) l'immobile dovrà essere messo a
gara internazionale per il suo mantenimento e la sua gestione in base
alla vigente normativa UE. E potrebbe arrivare la Fiera di Milano come
quella di Parma quella di Verona se non addirittura una compagine
cinese. Il che determinerebbe che i “titolari” degli eventi storici
per fare la loro manifestazione dovrebbero pagare un affitto al nuovo
gestore ma il nuovo gestore potrebbe inserire la fiera (chiamiamola
così per semplicità) in un contesto europeo se non internazionale,
fatto che l'attuale Ascom manco si sogna di notte. Da un certo punto di
vista sarebbe la sua sconfitta definitiva: quelle baracconate che sono
in massima parte le attuali manifestazioni di via Lunga sarebbero
spazzate via. (...)
QUELL'ARTICOLO E' UNA BUGIA
MA NON L'HA DETTA IL GIORNALISTA
Quanto dichiarato dalla sindaca Gamba al giornalista Traina di L'Eco
non corrisponde al vero. Basta dare una lettura del “Documento di
fattibilità- Alternative progettuali- realizzazione nuova pista
ciclo-pedonale” presentato al Comune il 12 aprile u.s. (realizzato su
incarico della giunta Gamba) così come l'abbiamo presentato alla pagina
1041 del 02 luglio scorso di questo blog per verificarlo. Finora questi
sono gli UNICI documenti ufficiali resi noti.
Si legge sull'articolo di ieri di L'Eco: «Siamo molto soddisfatti
-afferma Luisa Gamba, sindaco di Curno - il sogno di avere una pista
ciclabile che colleghi il parco della Roncola di Treviolo con
l'isolotto di Ponte San Pietro si sta trasformando in un progetto
concreto. L'obiettivo politico è quello di rendere fruibile a tutti i
cittadini una parte molto bella e verde del nostro territorio. Non
tutte le aree sono demaniali, per cui è stata e sarà importante la
collaborazione e il confronto con i proprietari. È nostra intenzione
avere la progettazione esecutiva pronta entro fine anno, così da poter
impegnare l'importo necessario per realizzare la pista nel Fondo
pluriennale vincolato e poi realizzare l'opera ad inizio 2020. Prosegue
inoltre la collaborazione con l'amministrazio- ne comunale di Ponte San
Pietro per la realizzazione della passerella sul fiume Quisa. La scorsa
settimana ci siamo incontrati per una prima condivisione di una bozza
di convenzione».
Si riconferma: alla sindaca Gamba abbiamo preso le misure come politica
e come donna anche se l'articolo é firmato da un giornalista. Il quale
non si è inventato il problema ma è stato “imboccato” dalla sindaca .
Forse anche in risposta al nostro pezzo sulla pagina 1041. (...)
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QUELL'ARTICOLO E' UNA BUGIA
MA NON L'HA DETTA IL GIORNALISTA
Quanto dichiarato dalla sindaca Gamba al giornalista Traina di L'Eco
non corrisponde al vero. Basta dare una lettura del “Documento di
fattibilità- Alternative progettuali- realizzazione nuova pista
ciclo-pedonale” presentato al Comune il 12 aprile u.s. (realizzato su
incarico della giunta Gamba) così come l'abbiamo presentato alla pagina
1041 del 02 luglio scorso di questo blog per verificarlo. Finora questi
sono gli UNICI documenti ufficiali resi noti.
Si legge sull'articolo di ieri di L'Eco: «Siamo molto soddisfatti
-afferma Luisa Gamba, sindaco di Curno - il sogno di avere una pista
ciclabile che colleghi il parco della Roncola di Treviolo con
l'isolotto di Ponte San Pietro si sta trasformando in un progetto
concreto. L'obiettivo politico è quello di rendere fruibile a tutti i
cittadini una parte molto bella e verde del nostro territorio. Non
tutte le aree sono demaniali, per cui è stata e sarà importante la
collaborazione e il confronto con i proprietari. È nostra intenzione
avere la progettazione esecutiva pronta entro fine anno, così da poter
impegnare l'importo necessario per realizzare la pista nel Fondo
pluriennale vincolato e poi realizzare l'opera ad inizio 2020. Prosegue
inoltre la collaborazione con l'amministrazio- ne comunale di Ponte San
Pietro per la realizzazione della passerella sul fiume Quisa. La scorsa
settimana ci siamo incontrati per una prima condivisione di una bozza
di convenzione».
Si riconferma: alla sindaca Gamba abbiamo preso le misure come politica
e come donna anche se l'articolo é firmato da un giornalista. Il quale
non si è inventato il problema ma è stato “imboccato” dalla sindaca .
Forse anche in risposta al nostro pezzo sulla pagina 1041.
Scrivevamo che sommariamente la pista costerà sui 50-55 euro al metro
quadro per un totale sui 215mila euro. L'aspetto più evidente della
proposta è che la pista percorre SOLO una parte della sponda del fiume
partendo dal confine sud all'uscita dall'ex sedime del frantoio Benzoni
ed arriva a ridosso della ex Cava Cavagna-Regazzoni che sta in fondo a
via Brembo sulla sponda del fiume. Secondo il progetto a quel
punto la pista torna sulla pubblica via Brembo e Lungobrembo. A questo
punto non ci si raccapezza più dal momento che il Comune di Curno
sbolognò in pompa magna l'accordo col Comune di Ponte san Pietro e
Presezzo la decisione di compartecipare con Ponte alla richiesta di un
sostanzioso finanziamento regionale per la realizzazione di due
passerelle. Una che dal comune di Ponte attraverserà il torrente
Lesina verso Presezzo e ed un'altra che scavalcherà il torrente Quisa
in modo da consentire il passaggio della pista pedociclabile da Curno
all'Isolotto di Ponte san Pietro.
Ma anche stavolta la sindaca ha dimenticato di spiegare UN particolare
importante. La pista di Curno NON arriva nei pressi del torrente Quisa
e quindi come si passa da Curno sull'Isolotto? Come mai nel citato
“documento di fattibilità” NON è previsto il tratto dentro
la ex cava Cavagna-Regazzoni? Dentro la quale sarebbero sepolti dei
bidoni di sostanze non si sa da dove provenienti, secondo le voci che
circolano in Lungobrembo?. Insomma.
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TUTTO QUESTO SOLO
PER UNA QUESTIONE
DI AFFITTO?
Secondo le gazzette mainstream i
problemi della Fiera di Bergamo e dell'ente che gestisce gli eventi
–Promoberg- dentro la struttura sarebbero sostanzialmente due: il costo
dell'affitto (che durerà fino al 2029) e il fatto che struttura e
organizzatori hanno due proprietà differenti. Sostanzialmente pubblica
la proprietà immobiliare ed una società di gestione
composta da mille associazioni differenti di commercianti. Queste due
evidenze non credo stiano alla base dei casini giudiziari rilevati
finora, che –senza offendere nessuno- sono come i brufoli del morbillo.
Segni importanti e fastidiosi ma il problema è il morbillo.
I veri problemi stanno però da tutt'altra parte e sono di tutt'altra natura. Ben più seria.
Il primo problema è che quando scadrà il contratto d'affitto nel
2029 (ma già doveva accadere a fine 2017) l'immobile dovrà essere messo
a gara internazionale per il suo mantenimento e la sua gestione in base
alla vigente normativa UE. E potrebbe arrivare la Fiera di Milano come
quella di Parma quella di Verona se non addirittura una compagine
cinese. Il che determinerebbe che i “titolari” degli eventi
storici per fare la loro manifestazione dovrebbero pagare un affitto al
nuovo gestore ma il nuovo gestore potrebbe inserire la fiera
(chiamiamola così per semplicità) in un contesto europeo se non
internazionale, fatto che l'attuale Ascom manco si sogna di notte. Da
un certo punto di vista sarebbe la sua sconfitta definitiva: quelle
baracconate che sono in massima parte le attuali manifestazioni di via
Lunga sarebbero spazzate via.
Del resto è evidente che una fiera di una provincia
industriale com'è la Bergamasca non può essere la fiera delle cineserie
e delle formaggelle ma deve essere uno dei punti internazionali della
globalizzazione. La fiera delle formaggelle, delle cineserie, dei
materassi e dei motocoltivatori per le villette a schiera che
vadano nella miriade dei centri commerciali lungo l'asse interurbano.
Poi c'è di mezzo l'idea di fondere le due società: quella pubblica
padrona degli immobili con la Promoberg. Idea senza gambe dal momento
che l'ASCOM non tirerà mai fuori 10-15 milioni per diventare
socia al 50% della nuova società. L'ASCOM come tutti i bravi e
buoni commercianti succhiano il latte dalla tetta ma il fieno alla
mucca lo deve dare e pagare qualcun altro. Poi è nella natura delle
cose: l'ASCOM non ha una “cultura delle fiere” e quindi al massimo se
ne può permettere qualcuna ma pensiamo che con un nuovo
gestore organizzatore gli direbbero: vai a rane please.
Insomma, al di la degli attuali eventi giudiziari, Bergamo e la
Bergamasca vogliono svoltare l'angolo rispetto ad un passato dove
amicizie, intrecci di interessi, associazioni di idee e di politica
reggevano la situazione. Il processo della banca ne è l'esempio più
evidente al di la dei contenuti finali. L'ASCOM è ormai una
associazione importante (solo per i numeri ma non per le idee) di
persone destinate alla marginalità sociale ed economica perchè
l'idea nazionale che se hai una bottega ci puoi campare ( e fallire…)
non si chiude in poche stagioni.
Ovvio che le imprese e la politica guardino altrove piuttosto che all'ASCOM.
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