A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1054 DELL'17 LUGLIO 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















FIERA-PROMOBERGA: TUTTO QUESTO SOLO PER UNA QUESTIONE
DI AFFITTO?
Secondo le gazzette mainstream i problemi della Fiera di Bergamo e dell'ente che gestisce gli eventi –Promoberg- dentro la struttura sarebbero sostanzialmente due: il costo dell'affitto (che durerà fino al 2029) e il fatto che struttura e organizzatori hanno due proprietà differenti. Sostanzialmente pubblica la proprietà immobiliare  ed  una società  di gestione composta da mille associazioni differenti di commercianti. Queste due evidenze non credo stiano alla base dei casini giudiziari rilevati finora, che –senza offendere nessuno- sono come i brufoli del morbillo. Segni importanti e fastidiosi ma il problema è il morbillo.
I veri problemi stanno però da tutt'altra parte e sono di tutt'altra natura. Ben più seria.
Il primo problema è che  quando scadrà il contratto d'affitto nel 2029 (ma già doveva accadere a fine 2017) l'immobile dovrà essere messo a gara internazionale per il suo mantenimento e la sua gestione in base alla vigente normativa UE. E potrebbe arrivare la Fiera di Milano come quella di Parma quella di Verona se non addirittura una compagine cinese. Il che  determinerebbe che i “titolari” degli eventi storici per fare la loro manifestazione dovrebbero pagare un affitto al nuovo gestore ma il nuovo gestore potrebbe inserire la fiera (chiamiamola così per semplicità) in un contesto europeo se non internazionale, fatto che l'attuale Ascom manco si sogna di notte. Da un certo punto di vista sarebbe la sua sconfitta definitiva: quelle baracconate che sono in massima parte le attuali manifestazioni di via Lunga sarebbero spazzate via.  (...)

QUELL'ARTICOLO E' UNA BUGIA
MA NON L'HA DETTA IL GIORNALISTA
Quanto dichiarato dalla sindaca Gamba al giornalista Traina di L'Eco non corrisponde al vero. Basta dare una lettura del “Documento di fattibilità- Alternative progettuali- realizzazione nuova pista ciclo-pedonale” presentato al Comune il 12 aprile u.s. (realizzato su incarico della giunta Gamba) così come l'abbiamo presentato alla pagina 1041 del 02 luglio scorso di questo blog per verificarlo. Finora questi sono gli UNICI documenti ufficiali resi noti.
Si legge sull'articolo di ieri di L'Eco: «Siamo molto soddisfatti -afferma Luisa Gamba, sindaco di Curno - il sogno di avere una pista ciclabile che colleghi il parco della Roncola di Treviolo con l'isolotto di Ponte San Pietro si sta trasformando in un progetto concreto. L'obiettivo politico è quello di rendere fruibile a tutti i cittadini una parte molto bella e verde del nostro territorio. Non tutte le aree sono demaniali, per cui è stata e sarà importante la collaborazione e il confronto con i proprietari. È nostra intenzione avere la progettazione esecutiva pronta entro fine anno, così da poter impegnare l'importo necessario per realizzare la pista nel Fondo pluriennale vincolato e poi realizzare l'opera ad inizio 2020. Prosegue inoltre la collaborazione con l'amministrazio- ne comunale di Ponte San Pietro per la realizzazione della passerella sul fiume Quisa. La scorsa settimana ci siamo incontrati per una prima condivisione di una bozza di convenzione».
Si riconferma: alla sindaca Gamba abbiamo preso le misure come politica e come donna anche se l'articolo é firmato da un giornalista. Il quale non si è inventato il problema ma è stato “imboccato” dalla sindaca . Forse anche in risposta al nostro pezzo sulla pagina 1041. (...)















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!























































































































































































QUELL'ARTICOLO E' UNA BUGIA
MA NON L'HA DETTA IL GIORNALISTA


Quanto dichiarato dalla sindaca Gamba al giornalista Traina di L'Eco non corrisponde al vero. Basta dare una lettura del “Documento di fattibilità- Alternative progettuali- realizzazione nuova pista ciclo-pedonale” presentato al Comune il 12 aprile u.s. (realizzato su incarico della giunta Gamba) così come l'abbiamo presentato alla pagina 1041 del 02 luglio scorso di questo blog per verificarlo. Finora questi sono gli UNICI documenti ufficiali resi noti.
Si legge sull'articolo di ieri di L'Eco: «Siamo molto soddisfatti -afferma Luisa Gamba, sindaco di Curno - il sogno di avere una pista ciclabile che colleghi il parco della Roncola di Treviolo con l'isolotto di Ponte San Pietro si sta trasformando in un progetto concreto. L'obiettivo politico è quello di rendere fruibile a tutti i cittadini una parte molto bella e verde del nostro territorio. Non tutte le aree sono demaniali, per cui è stata e sarà importante la collaborazione e il confronto con i proprietari. È nostra intenzione avere la progettazione esecutiva pronta entro fine anno, così da poter impegnare l'importo necessario per realizzare la pista nel Fondo pluriennale vincolato e poi realizzare l'opera ad inizio 2020. Prosegue inoltre la collaborazione con l'amministrazio- ne comunale di Ponte San Pietro per la realizzazione della passerella sul fiume Quisa. La scorsa settimana ci siamo incontrati per una prima condivisione di una bozza di convenzione».

Si riconferma: alla sindaca Gamba abbiamo preso le misure come politica e come donna anche se l'articolo é firmato da un giornalista. Il quale non si è inventato il problema ma è stato “imboccato” dalla sindaca . Forse anche in risposta al nostro pezzo sulla pagina 1041.
Scrivevamo che sommariamente la pista costerà sui 50-55 euro al metro quadro per un totale sui 215mila euro. L'aspetto più evidente della proposta è che la pista percorre SOLO una parte della sponda del fiume partendo dal confine sud all'uscita dall'ex sedime del frantoio Benzoni ed arriva a ridosso della ex Cava Cavagna-Regazzoni che sta in fondo a via Brembo  sulla sponda del fiume. Secondo il progetto a quel punto la pista torna sulla pubblica via Brembo e Lungobrembo. A questo punto non ci si raccapezza più dal momento che il Comune di Curno sbolognò in pompa magna l'accordo col Comune di Ponte san Pietro e Presezzo la decisione di compartecipare con Ponte alla richiesta di un sostanzioso finanziamento regionale per la realizzazione di due passerelle. Una  che dal comune di Ponte attraverserà il torrente Lesina verso Presezzo e ed un'altra che scavalcherà il torrente Quisa in modo da consentire il passaggio della pista pedociclabile da Curno all'Isolotto di Ponte san Pietro.

Ma anche stavolta la sindaca ha dimenticato di spiegare UN particolare importante. La pista di Curno NON arriva nei pressi del torrente Quisa e quindi come si passa da Curno sull'Isolotto? Come mai nel citato “documento di fattibilità”  NON è previsto il tratto  dentro la ex cava Cavagna-Regazzoni? Dentro la quale sarebbero sepolti dei bidoni di sostanze non si sa da dove provenienti, secondo le voci che circolano  in Lungobrembo?. Insomma.

TUTTO QUESTO SOLO
PER UNA QUESTIONE
DI AFFITTO?

Secondo le gazzette mainstream i problemi della Fiera di Bergamo e dell'ente che gestisce gli eventi –Promoberg- dentro la struttura sarebbero sostanzialmente due: il costo dell'affitto (che durerà fino al 2029) e il fatto che struttura e organizzatori hanno due proprietà differenti. Sostanzialmente pubblica la proprietà immobiliare  ed  una società  di gestione composta da mille associazioni differenti di commercianti. Queste due evidenze non credo stiano alla base dei casini giudiziari rilevati finora, che –senza offendere nessuno- sono come i brufoli del morbillo. Segni importanti e fastidiosi ma il problema è il morbillo.
I veri problemi stanno però da tutt'altra parte e sono di tutt'altra natura. Ben più seria.
Il primo problema è che  quando scadrà il contratto d'affitto nel 2029 (ma già doveva accadere a fine 2017) l'immobile dovrà essere messo a gara internazionale per il suo mantenimento e la sua gestione in base alla vigente normativa UE. E potrebbe arrivare la Fiera di Milano come quella di Parma quella di Verona se non addirittura una compagine cinese. Il che  determinerebbe che i “titolari” degli eventi storici per fare la loro manifestazione dovrebbero pagare un affitto al nuovo gestore ma il nuovo gestore potrebbe inserire la fiera (chiamiamola così per semplicità) in un contesto europeo se non internazionale, fatto che l'attuale Ascom manco si sogna di notte. Da un certo punto di vista sarebbe la sua sconfitta definitiva: quelle baracconate che sono in massima parte le attuali manifestazioni di via Lunga sarebbero spazzate via.
Del resto è evidente che una fiera  di una provincia  industriale com'è la Bergamasca non può essere la fiera delle cineserie e delle formaggelle ma deve essere uno dei punti internazionali della globalizzazione. La fiera delle formaggelle, delle cineserie, dei materassi e dei motocoltivatori per le villette a schiera  che vadano nella miriade dei centri commerciali lungo l'asse interurbano.
Poi c'è di mezzo l'idea di fondere le due società: quella pubblica padrona degli immobili con la Promoberg. Idea senza gambe dal momento che l'ASCOM non  tirerà mai fuori 10-15 milioni per diventare socia  al 50% della nuova società. L'ASCOM come tutti i bravi e buoni commercianti succhiano il latte dalla tetta ma il fieno alla mucca lo deve dare e pagare qualcun altro. Poi è nella natura delle cose: l'ASCOM non ha una “cultura delle fiere” e quindi al massimo se ne può permettere  qualcuna ma  pensiamo che con un nuovo gestore organizzatore gli direbbero: vai a rane please.
Insomma, al di la degli attuali eventi giudiziari, Bergamo e la Bergamasca vogliono svoltare l'angolo rispetto ad un passato dove amicizie, intrecci di interessi, associazioni di idee e di politica reggevano la situazione. Il processo della banca ne è l'esempio più evidente al di la dei contenuti finali. L'ASCOM è ormai una associazione importante (solo per i numeri ma non per le idee) di persone destinate alla marginalità  sociale ed economica perchè l'idea nazionale che se hai una bottega ci puoi campare ( e fallire…) non si chiude in poche stagioni.
Ovvio che le imprese e la politica guardino altrove piuttosto che all'ASCOM.