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SOCIETÀ DIFFERENTI HANNO OCCHI
DIFFERENTI NEL LEGGERE LE STESSE COSE
Fare
ricorso ai ricordi personali su certi temi si sfida il classico “chi si
loda s'imbroda” però davanti all'ennesimo dibattito annuale (puntuale
ad ogni uscita del volumetto pdf Rapporto annuale prove INVALSI 2019)
sull'ignoranza vera o presunta degli studenti italiani e del sud
peggiori che al nord, qualche volta ne vale la pena.
Nel 1950 in Bergamasca due terzi della popolazione stava nelle due
valli principali e l'economia provinciale era in massima parte
agricola. Quando partii per il militare la situazione era pressoché
capovolta: la maggior parte della popolazione stava in pianuta e
il”PiL” era massicciamente NON agricolo. La provincia s'era
“rovesciata”. Il Paese anche.
Sono entrato in prima elementare nell'ottobre 1953, una classe di solo
maschi (maschi e femmine separate per classe e grembiule) tutti dotati
di giubbino di cotone nero e in massima parte con le braghe corte.
Figlio di mezzadri in alta collina ormai ai piedi della montagna, per
andare a scuola percorrevo con mia sorella ed un'altra mezza dozzina di
capretti e caprette almeno tre chilometri di mulattiera e 600 metri di
dislivello. In discesa al mattino e in salita all'una: con la fame
addosso. Della trentina di capretti che stavano in classe almeno una
decina sapevano già leggere e scrivere. Tra quelli c'ero anch'io. C'era
anche mia sorella di due anni più grande. Non ho mai sentito un qualche
imbarazzo ed un qualche orgoglio nel fatto che sapessi già leggere e
scrive mentre in classe ce ne fossero parecchi -la maggioranza- che
nonon lo sapevano. Qualcuno non sapeva nemmeno tenre in mano una
matita. Quella decina di saputi erano solo una fortuna per il maestro
Ghislotti che così poteva dedicarsi meglio alla ventina che dovevano
partire da zero.
Tra i capretti saputi c'erano i figli del medico, della levatrice, di
qualche maestra o geometra e c'ero pure io, figlio di un mezzadro e di
una ormai ex sarta. Nella camera mia e di mia sorella oltre ai due
letti manufatti da nostro padre c'era una credenza con un mucchio di
libri usatissimi (e puteolenti mica male) e davanti al tavolo su cui
facevamo i compiti ed avevamo appreso a leggere e scrivere, c'era una
grande manifesto con le lettere dell'alfabeto, coi numeri e al piedi
una sacca di tela orizzonatale con tante tasche contenenti pacchi di
lettere e numeri che servivano a comporre le parole.(...)
LA SCUOLA È FORMALMENTE PUBBLICA
IN REALTÀ È PRIVATA DI FAMIGLIE E COMUNI
Nessuno a Curno sa quanto spende lo Stato per l'istruzione
costituzionalmente obbligatoria e quanto spendono l'ente locale e le
famiglie. Secondo noi famiglie e comune spendono il triplo dello stato.
In nessuna famiglia è stato recapitato il rapporto prove INVALSI 2019
relative agli alunni delle scuole di Curno. Forse non esiste neppure e
forse non è nemmeno ammesso dalla legislazione corrente. Chi apre la
pagina web dell'Istituto comprensivo F. Gatti di Curno scopre che… NON
esiste l'orario di apertura degli uffici e se per caso – di mattina-
chiama i numeri del dirigente scolastico o della segreteria…. campa
cavallo che non ti risponde nessuno neanche se stai un'ora al telefono.
Una delle ragioni dei cattivi risultati complessivi -non del tutto al
nord ma massicci al sud- degli studenti deriva dal fatto che non esiste
una scuola ma esistono TRE scuole. Una scuola è quella degli
insegnanti e del personale che si differenzia poco al sud rispetto al
nord. Per carità di patria gli insegnanti devono essere considerati
come il Papa. In realtà negli ultimi 30-40 anni è accaduto che il
lavoro degli insegnanti s'è in buona parte alleggerito (poi magri gli
stipendi sono rimasti al palo) perché mai come in questi lustri si sono
scoperti un gran numero di problemi negli alunni e quindi sono stai
messi in attività speciali assistiti da personale pagato dal comune. I
nostri alunni si sono scoperti pieni zeppi di magagne e per ogni
magagna è arrivata puntuale le proposta della onlus ad hoc, è stato
predisposto il programma ad hoc, l'insegnante (non abilitato da un
concorso nazionale ma semplice dipednente di una coop) ad hoc, il corso
ad hoc. Questi anni sono gli anni degli alunni autistici. (...)
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SOCIETÀ DIFFERENTI HANNO OCCHI
DIFFERENTI NEL LEGGERE LE STESSE COSE
Fare
ricorso ai ricordi personali su certi temi si sfida il classico “chi si
loda s'imbroda” però davanti all'ennesimo dibattito annuale (puntuale
ad ogni uscita del volumetto pdf Rapporto annuale prove INVALSI
2019) sull'ignoranza vera o presunta degli studenti italiani e del sud
peggiori che al nord, qualche volta ne vale la pena.
Nel 1950 in Bergamasca due terzi della popolazione stava nelle due
valli principali e l'economia provinciale era in massima parte
agricola. Quando partii per il militare la situazione era pressoché
capovolta: la maggior parte della popolazione stava in pianuta e
il”PiL” era massicciamente NON agricolo. La provincia s'era
“rovesciata”. Il Paese anche.
Sono entrato in prima elementare nell'ottobre 1953, una classe di solo
maschi (maschi e femmine separate per classe e grembiule) tutti dotati
di giubbino di cotone nero e in massima parte con le braghe corte.
Figlio di mezzadri in alta collina ormai ai piedi della montagna, per
andare a scuola percorrevo con mia sorella ed un'altra mezza dozzina di
capretti e caprette almeno tre chilometri di mulattiera e 600 metri di
dislivello. In discesa al mattino e in salita all'una: con la fame
addosso. Della trentina di capretti che stavano in classe almeno
una decina sapevano già leggere e scrivere. Tra quelli c'ero anch'io.
C'era anche mia sorella di due anni più grande. Non ho mai sentito un
qualche imbarazzo ed un qualche orgoglio nel fatto che sapessi già
leggere e scrive mentre in classe ce ne fossero parecchi -la
maggioranza- che nonon lo sapevano. Qualcuno non sapeva nemmeno
tenre in mano una matita. Quella decina di saputi erano solo una
fortuna per il maestro Ghislotti che così poteva dedicarsi meglio alla
ventina che dovevano partire da zero.
Tra i capretti saputi c'erano i figli del medico, della levatrice, di
qualche maestra o geometra e c'ero pure io, figlio di un mezzadro e di
una ormai ex sarta. Nella camera mia e di mia sorella oltre ai due
letti manufatti da nostro padre c'era una credenza con un mucchio di
libri usatissimi (e puteolenti mica male) e davanti al tavolo su cui
facevamo i compiti ed avevamo appreso a leggere e scrivere, c'era una
grande manifesto con le lettere dell'alfabeto, coi numeri e al piedi
una sacca di tela orizzonatale con tante tasche contenenti pacchi
di lettere e numeri che servivano a comporre le parole.
Madre e padre erano i nostri due “maestri” e ci dedicavano almeno
un'ora al giorno fin dai quattro anni, quando riuscivamo a salire da
soli e stare in piedi sicuri sulla sedia per poggiare le braccia sul
tavolo per scrivere. Le lezioni erano semplici. Nostra madre partiva da
un animale o da un prodotto agricolo – il coniglio, la gallina, il
gallo, il frumento, la pera, l'uva…- combinava sul tavolo la parola con
le lettere mobili e poi noi imparavamo a leggere. Oppure l'operazione
la facevamo noi. Poi c'era la “pratica” che era tenuta da nostro padre
sul campo e quindi si instaurava una sinergia tra natura, andamento
stagionale lavoro frutti della terra grandinate piogge neve nascite
degli animali raccolti ragion per cui il “mondo” prendeva forma nel
nostro linguaggio. Questo è il frumento e la parola si scrive con
queste lettere. Poi a casa comporre la parola con le lettere mobili e
poi… “disegnarle” sul quaderno con le pagine gialline, il bordo rosso e
la copertina nera increspata.
Tra i libri dentro la credenza c'erano I promessi sposi, Le avventure
di Pinocchio, Cuore, Canne al Vento, due striminziti fascicoletti con
la Rerum Novarum e non mancavano la Bibbia e il Vangelo visto che chi
aveva messo assieme la piccola biblioteca era stato il nonno Giuseppe,
ammiratore e seguace di Papa Leone XIII. Mai vista prima e rinvenuta
solo al momento della morte di mio padre c'era anche una copia de
L'Unità del 25 aprile 1945 e quelle della settimana dal 2 al 9 giugno
1946.
Certe domande non potevo farle a mio padre (e madre). Lo comprendevo
quando, fattagli la domanda “proibita”, mio padre mi bussava
leggermente sulla crapa con le nocche. Seppi indirettamente –ormai
adulto- dalla nonna materna perché padre e madre ci facevano lezione di
lettura e scrittura. Siccome la famiglia d'inverno spesso mandava il
bestiame a svernare in pianura, se i genitori non si fossero fatti
carico della scuola dei figli, chi avrebbe insegnato che
restavano a casa oppure stavano dispersi nella nebbia di Abbiategrasso
o di Pandino o Soresina?.
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LA SCUOLA È FORMALMENTE PUBBLICA
IN REALTÀ È PRIVATA DI FAMIGLIE E COMUNI
Nessuno a Curno sa quanto spende lo Stato per l'istruzione
costituzionalmente obbligatoria e quanto spendono l'ente locale e le
famiglie. Secondo noi famiglie e comune spendono il triplo dello stato.
In nessuna famiglia è stato recapitato il rapporto prove INVALSI
2019 relative agli alunni delle scuole di Curno. Forse non esiste
neppure e forse non è nemmeno ammesso dalla legislazione corrente. Chi
apre la pagina web dell'Istituto comprensivo F. Gatti di Curno scopre
che… NON esiste l'orario di apertura degli uffici e se per caso – di
mattina- chiama i numeri del dirigente scolastico o della segreteria….
campa cavallo che non ti risponde nessuno neanche se stai un'ora al
telefono.
Una delle ragioni dei cattivi risultati complessivi -non del
tutto al nord ma massicci al sud- degli studenti deriva dal fatto che
non esiste una scuola ma esistono TRE scuole. Una scuola è quella
degli insegnanti e del personale che si differenzia poco al sud
rispetto al nord. Per carità di patria gli insegnanti devono essere
considerati come il Papa. In realtà negli ultimi 30-40 anni è accaduto
che il lavoro degli insegnanti s'è in buona parte alleggerito (poi
magri gli stipendi sono rimasti al palo) perché mai come in questi
lustri si sono scoperti un gran numero di problemi negli alunni e
quindi sono stai messi in attività speciali assistiti da personale
pagato dal comune. I nostri alunni si sono scoperti pieni zeppi di
magagne e per ogni magagna è arrivata puntuale le proposta della onlus
ad hoc, è stato predisposto il programma ad hoc, l'insegnante (non
abilitato da un concorso nazionale ma semplice dipednente di una coop)
ad hoc, il corso ad hoc. Questi anni sono gli anni degli alunni
autistici.
Quel mitico fumatore che fu il preside Gatti fu uno dei creatori di
un sistema scolastico parallelo a quello pubblico che serviva
semplicemente ad aumentare la spesa dei comuni e nel contempo ad
occupare una miriade di personale che… erano in massima parte
dipendenti privati assunti trasversalmente con appalti ad onlus. La
faccenda andava perfettamente dal momento che così si ampliava
l'offerta formativa, si aumentavano le ore di assenza dei ragazzi da
casa, si libervano le famiglie dall'incombenza della cura degli stesis
e –questa la chicca- finalmente le donne potevano lavorae.
Il fatto è che a Curno NON è mai stato certificato-verificato che i
ragazzi usciti dalle nostre medie a tempo pieno e con una maxi offerta
formativa:
- abbiano ottenuto risultati decisamente eclatanti alle superiori
- si siano laureati con voti migliori della media provinciale e nazionale
- abbiano trovato lavoro migliore e più in fretta
- abbiano dato al paese amministratori migliori del
passato. Sui questo siamo sicuri del contrario: la capacità di
fare politica degli ultimi consigli comunali è stata nettamente
peggiore di quelli della prima repubblica.
Chiaro quindi che al nord dove i comuni, siano amministrati dalla
destra che dalla sinistra, hanno di piani del diritto allo studio che
sono fotocopie gli uni degli altri, il risultato tenda ad essere
migliore che nei comuni del sud dove le entrate sono a zero e il debito
a mille.
Ma al nord ci sono potenti lobbies che sanno inventare i problemi,
creare le strutture per suggerire soluzioni agli enti locali ed alle
scuole, attuare lo scambio politico elettorale al momento delle
elezioni USANDO la proposta formativa come chiave d'accesso alle
risorse comunali IN PIU' con la certezza che nella scuola – INVALSI a
parte: quindi criticatissima- NESSUNO ma proprio nessuno andrà
mai a verificare che risultato da quella enorme spesa che sono i piani
del diritto allo studio. L'unica certezza è che creano occupazione: ma
sia ben chiaro che nesusn comune si permette di chiedere alle varie
coop-onlus e dio cantando le copie delle buste paga dei dipendenti per
verificare se per caso siano pagati… tre euro all'ora anziché quella
sindacale.
Questo non vuol dire che bisogna abolire (al nord) i piani del diritto
allo studio (al sud non c'è bisogno di abolirli: difatto non esistono
che embrionalmente). Vanno solo rimessi in carreggiata coi debiti
controlli di qualità e dando le debite certificazioni dei
risultati (anche se agli insegnati la cosa rompe parecchio).
La scuola è andata mezzo a ramengo prima di tutto a seguito della
creazione della miriade di micro università provinciali. Poi perché
difatto è stata privatizzata perché se a Curno famiglie e comune (cioè
ancora le famiglie) spendono il doppio o il triplo di quel che spende
lo stato, se non è privatizzazione questa, cos'è?.
Che è poi quello che è successo per la sanità. Che è poi quello che è
successo con l'acqua potabile, coi telefoni, con le autostrade, con la
benzina: se hai i soldi hai un servizio altrimenti accontentati!.
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