A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1049 DELL'12 LUGLIO 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.



















SOCIETÀ DIFFERENTI HANNO OCCHI
DIFFERENTI NEL LEGGERE LE STESSE COSE
Fare ricorso ai ricordi personali su certi temi si sfida il classico “chi si loda s'imbroda” però davanti all'ennesimo dibattito annuale (puntuale ad ogni uscita del volumetto pdf  Rapporto annuale prove INVALSI 2019) sull'ignoranza vera o presunta degli studenti italiani e del sud peggiori che al nord, qualche volta ne vale la pena.
Nel 1950 in Bergamasca due terzi della popolazione stava nelle due valli principali e l'economia provinciale era in massima parte agricola. Quando partii per il militare la situazione era pressoché capovolta: la maggior parte della popolazione stava in pianuta e il”PiL” era massicciamente NON agricolo. La provincia s'era “rovesciata”. Il Paese anche.
Sono entrato in prima elementare nell'ottobre 1953, una classe di solo maschi (maschi e femmine separate per classe e grembiule) tutti dotati di giubbino di cotone nero e in massima parte con le braghe corte. Figlio di mezzadri in alta collina ormai ai piedi della montagna, per andare a scuola percorrevo con mia sorella ed un'altra mezza dozzina di capretti e caprette almeno tre chilometri di mulattiera e 600 metri di dislivello. In discesa al mattino e in salita all'una: con la fame addosso.  Della trentina di capretti che stavano in classe almeno una decina sapevano già leggere e scrivere. Tra quelli c'ero anch'io. C'era anche mia sorella di due anni più grande. Non ho mai sentito un qualche imbarazzo ed un qualche orgoglio nel fatto che sapessi già leggere e scrive mentre in classe ce ne fossero  parecchi -la maggioranza- che nonon  lo sapevano. Qualcuno non sapeva nemmeno tenre in mano una matita. Quella decina di saputi erano solo una fortuna per il maestro Ghislotti che così poteva dedicarsi meglio alla ventina che dovevano partire da zero.
Tra i capretti saputi c'erano i figli del medico, della levatrice, di qualche maestra o geometra e c'ero pure io, figlio di un mezzadro e di una ormai ex sarta. Nella camera mia e di mia sorella oltre ai due letti manufatti da nostro padre c'era una credenza con un mucchio di libri usatissimi (e puteolenti mica male) e davanti al tavolo su cui facevamo i compiti ed avevamo appreso a leggere e scrivere, c'era una grande manifesto con le lettere dell'alfabeto, coi numeri e al piedi una sacca di tela orizzonatale con tante tasche contenenti  pacchi di lettere  e numeri che servivano a comporre le parole.(...)

LA SCUOLA È FORMALMENTE PUBBLICA
IN REALTÀ È PRIVATA DI FAMIGLIE E COMUNI
Nessuno a Curno sa quanto spende lo Stato per l'istruzione costituzionalmente obbligatoria e quanto spendono l'ente locale e le famiglie. Secondo noi famiglie e comune spendono il triplo dello stato.
In nessuna famiglia è stato recapitato il rapporto prove  INVALSI 2019 relative agli alunni delle scuole di Curno. Forse non esiste neppure e forse non è nemmeno ammesso dalla legislazione corrente. Chi apre la pagina web dell'Istituto comprensivo F. Gatti di Curno scopre che… NON esiste l'orario di apertura degli uffici e se per caso – di mattina- chiama i numeri del dirigente scolastico o della segreteria…. campa cavallo che non ti risponde nessuno neanche se stai un'ora al telefono.
Una delle ragioni dei cattivi risultati complessivi  -non del tutto al nord ma massicci al sud- degli studenti deriva dal fatto che non esiste una scuola ma esistono TRE  scuole. Una scuola è quella degli insegnanti e del personale che si differenzia poco al sud rispetto al nord. Per carità di patria gli insegnanti devono essere considerati come il Papa. In realtà negli ultimi 30-40 anni è accaduto che il lavoro degli insegnanti s'è in buona parte alleggerito (poi magri gli stipendi sono rimasti al palo) perché mai come in questi lustri si sono scoperti un gran numero di problemi negli alunni e quindi sono stai messi in attività speciali assistiti da personale pagato dal comune. I nostri alunni si sono scoperti pieni zeppi di magagne e per ogni magagna è arrivata puntuale le proposta della onlus ad hoc, è stato predisposto il programma ad hoc, l'insegnante (non abilitato da un concorso nazionale ma semplice dipednente di una coop) ad hoc, il corso ad hoc. Questi anni sono gli anni degli alunni autistici. (...)















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!



















LA FONTANA DI PIAZZA FONTANA E' IN GRANITO ROSA DI BAVENO E MARMO BIANCO DI CARRARA
LE OPERAZIONI DI PULIZIA




































































































































































SOCIETÀ DIFFERENTI HANNO OCCHI
DIFFERENTI NEL LEGGERE LE STESSE COSE

Fare ricorso ai ricordi personali su certi temi si sfida il classico “chi si loda s'imbroda” però davanti all'ennesimo dibattito annuale (puntuale ad ogni uscita del volumetto pdf  Rapporto annuale prove INVALSI 2019) sull'ignoranza vera o presunta degli studenti italiani e del sud peggiori che al nord, qualche volta ne vale la pena.

Nel 1950 in Bergamasca due terzi della popolazione stava nelle due valli principali e l'economia provinciale era in massima parte agricola. Quando partii per il militare la situazione era pressoché capovolta: la maggior parte della popolazione stava in pianuta e il”PiL” era massicciamente NON agricolo. La provincia s'era “rovesciata”. Il Paese anche.
Sono entrato in prima elementare nell'ottobre 1953, una classe di solo maschi (maschi e femmine separate per classe e grembiule) tutti dotati di giubbino di cotone nero e in massima parte con le braghe corte. Figlio di mezzadri in alta collina ormai ai piedi della montagna, per andare a scuola percorrevo con mia sorella ed un'altra mezza dozzina di capretti e caprette almeno tre chilometri di mulattiera e 600 metri di dislivello. In discesa al mattino e in salita all'una: con la fame addosso.  Della trentina di capretti che stavano in classe almeno una decina sapevano già leggere e scrivere. Tra quelli c'ero anch'io. C'era anche mia sorella di due anni più grande. Non ho mai sentito un qualche imbarazzo ed un qualche orgoglio nel fatto che sapessi già leggere e scrive mentre in classe ce ne fossero  parecchi -la maggioranza- che nonon  lo sapevano. Qualcuno non sapeva nemmeno tenre in mano una matita. Quella decina di saputi erano solo una fortuna per il maestro Ghislotti che così poteva dedicarsi meglio alla ventina che dovevano partire da zero.
Tra i capretti saputi c'erano i figli del medico, della levatrice, di qualche maestra o geometra e c'ero pure io, figlio di un mezzadro e di una ormai ex sarta. Nella camera mia e di mia sorella oltre ai due letti manufatti da nostro padre c'era una credenza con un mucchio di libri usatissimi (e puteolenti mica male) e davanti al tavolo su cui facevamo i compiti ed avevamo appreso a leggere e scrivere, c'era una grande manifesto con le lettere dell'alfabeto, coi numeri e al piedi una sacca di tela orizzonatale con tante tasche contenenti  pacchi di lettere  e numeri che servivano a comporre le parole.
Madre e padre erano i nostri due “maestri” e ci dedicavano almeno un'ora al giorno fin dai quattro anni, quando riuscivamo a salire da soli e stare in piedi sicuri sulla sedia per poggiare le braccia sul tavolo per scrivere. Le lezioni erano semplici. Nostra madre partiva da un animale o da un prodotto agricolo – il coniglio, la gallina, il gallo, il frumento, la pera, l'uva…- combinava sul tavolo la parola con le lettere mobili e poi noi imparavamo a leggere. Oppure l'operazione la facevamo noi. Poi c'era la “pratica” che era tenuta da nostro padre sul campo e quindi si instaurava una sinergia tra natura, andamento stagionale lavoro frutti della terra grandinate piogge neve nascite degli animali raccolti ragion per cui il “mondo” prendeva forma nel nostro linguaggio. Questo è il frumento e la parola si scrive con queste lettere. Poi a casa comporre la parola con le lettere mobili e poi… “disegnarle” sul quaderno con le pagine gialline, il bordo rosso e la copertina nera increspata.
Tra i libri dentro la credenza c'erano I promessi sposi, Le avventure di Pinocchio, Cuore, Canne al Vento, due striminziti fascicoletti con la Rerum Novarum e non mancavano la Bibbia e il Vangelo visto che chi aveva messo assieme la piccola biblioteca era stato il nonno Giuseppe, ammiratore e seguace di Papa Leone XIII. Mai vista prima e rinvenuta solo al momento della morte di mio padre c'era anche una copia de L'Unità del 25 aprile 1945 e quelle della settimana dal 2 al 9 giugno 1946.
Certe domande non potevo farle a mio padre (e madre). Lo comprendevo quando, fattagli la domanda “proibita”, mio padre mi bussava leggermente sulla crapa con le nocche. Seppi indirettamente –ormai adulto- dalla nonna materna perché padre e madre ci facevano lezione di lettura e scrittura. Siccome la famiglia d'inverno spesso mandava il bestiame a svernare in pianura, se i genitori non si fossero fatti carico della scuola dei figli, chi avrebbe  insegnato che restavano a casa oppure stavano dispersi nella nebbia di Abbiategrasso o di Pandino o Soresina?.

LA SCUOLA È FORMALMENTE PUBBLICA
IN REALTÀ È PRIVATA DI FAMIGLIE E COMUNI

Nessuno a Curno sa quanto spende lo Stato per l'istruzione costituzionalmente obbligatoria e quanto spendono l'ente locale e le famiglie. Secondo noi famiglie e comune spendono il triplo dello stato.
In nessuna famiglia è stato recapitato il rapporto prove  INVALSI 2019 relative agli alunni delle scuole di Curno. Forse non esiste neppure e forse non è nemmeno ammesso dalla legislazione corrente. Chi apre la pagina web dell'Istituto comprensivo F. Gatti di Curno scopre che… NON esiste l'orario di apertura degli uffici e se per caso – di mattina- chiama i numeri del dirigente scolastico o della segreteria…. campa cavallo che non ti risponde nessuno neanche se stai un'ora al telefono.
Una delle ragioni dei cattivi risultati complessivi  -non del tutto al nord ma massicci al sud- degli studenti deriva dal fatto che non esiste una scuola ma esistono TRE  scuole. Una scuola è quella degli insegnanti e del personale che si differenzia poco al sud rispetto al nord. Per carità di patria gli insegnanti devono essere considerati come il Papa. In realtà negli ultimi 30-40 anni è accaduto che il lavoro degli insegnanti s'è in buona parte alleggerito (poi magri gli stipendi sono rimasti al palo) perché mai come in questi lustri si sono scoperti un gran numero di problemi negli alunni e quindi sono stai messi in attività speciali assistiti da personale pagato dal comune. I nostri alunni si sono scoperti pieni zeppi di magagne e per ogni magagna è arrivata puntuale le proposta della onlus ad hoc, è stato predisposto il programma ad hoc, l'insegnante (non abilitato da un concorso nazionale ma semplice dipednente di una coop) ad hoc, il corso ad hoc. Questi anni sono gli anni degli alunni autistici.
Quel mitico fumatore che fu il preside Gatti fu uno dei creatori di un  sistema scolastico parallelo a quello pubblico che serviva semplicemente ad aumentare la spesa  dei comuni e nel contempo ad occupare una miriade di personale che… erano in massima parte dipendenti privati assunti trasversalmente con appalti ad onlus. La faccenda andava perfettamente dal momento che così si ampliava l'offerta formativa, si aumentavano le ore di assenza dei ragazzi da casa, si libervano le famiglie dall'incombenza della cura degli stesis e –questa la chicca- finalmente le donne potevano lavorae.
Il fatto è che a Curno NON è mai stato certificato-verificato che i ragazzi usciti dalle nostre medie a tempo pieno e con una maxi offerta formativa:
-    abbiano ottenuto risultati decisamente eclatanti alle superiori
-    si siano laureati con voti migliori della media provinciale e nazionale
-    abbiano trovato lavoro migliore e più in fretta
-    abbiano dato al paese amministratori migliori del passato. Sui questo  siamo sicuri del contrario: la capacità di fare politica degli ultimi consigli comunali è stata nettamente peggiore di quelli della prima repubblica.
Chiaro quindi che al nord dove i comuni, siano amministrati dalla destra che dalla sinistra, hanno di piani del diritto allo studio che sono fotocopie gli uni degli altri, il risultato tenda ad essere migliore che nei comuni del sud dove le entrate sono a zero e il debito a mille.
Ma al nord ci sono potenti lobbies che sanno inventare i problemi, creare le strutture per suggerire soluzioni agli enti locali ed alle scuole, attuare lo scambio politico elettorale al momento delle elezioni USANDO la proposta formativa come chiave d'accesso alle risorse comunali IN PIU' con la certezza che nella scuola – INVALSI a parte: quindi criticatissima-  NESSUNO ma proprio nessuno andrà mai a verificare che risultato da quella enorme spesa che sono i piani del diritto allo studio. L'unica certezza è che creano occupazione: ma sia ben chiaro che nesusn comune si permette di chiedere alle varie coop-onlus e dio cantando le copie delle buste paga dei dipendenti per verificare se per caso siano pagati… tre euro all'ora anziché quella sindacale.

Questo non vuol dire che bisogna abolire (al nord) i piani del diritto allo studio (al sud non c'è bisogno di abolirli: difatto non esistono che embrionalmente). Vanno solo rimessi in carreggiata coi debiti controlli di qualità e dando le debite  certificazioni dei risultati (anche se agli insegnati la cosa rompe parecchio).
La scuola è andata mezzo a ramengo prima di tutto a seguito della creazione della miriade di micro università provinciali. Poi perché difatto è stata privatizzata perché se a Curno famiglie e comune (cioè ancora le famiglie) spendono il doppio o il triplo di quel che spende lo stato, se non è privatizzazione questa, cos'è?.
Che è poi quello che è successo per la sanità. Che è poi quello che è successo con l'acqua potabile, coi telefoni, con le autostrade, con la benzina: se hai i soldi hai un servizio altrimenti accontentati!.