A GUARDARE ALLE COLLINE PAGINA 1044 06 LUGLIO 2019
























































Di cosa parliamo in questa pagina.

















Le ONG stanno prendendo le misure al governo italiano dal momento che –a differenza dei giornaloni italiani: si legga Massimo Franco sul Corriere di oggi sabato 06 luglio- ormai appare chiaro che l'isolamento subito da Lega e 5S in ambito europeo e gli schiaffoni che alcuni governi europei hanno mollato al ministro dell'interno Salvini, ne hanno evidenziato i limiti politici e culturali oltre che l'isolamento. In UE hanno pensato che ogni famiglia c'ha un figlio scemo e quindi, pazienza. Ovvio che siano state proprio le ONG a comprendere per prime questo nuovo fattore europeo perché “vivono l'aria” piuttosto che i corridoi della politica.
Vedremo come farà Salvini a tenere in piedi l'attuale caos per cui con poche decine di immigrati nasconde che per mare terra cielo ne arrivano a centinaia senza (o fa finta?) che se ne accorga. Così come le ONG stanno  cominciando a presentare il conto e sfidare Salvini ed ai suoi alleati 5S oramai ridicolmente succubi anche gli italiani cominceranno a fare i conti che le stazioni sono ancora piene ed anche di più di gente che non sa che fare e dove andare, che ti molestano insistentemente per ottenere la carità.
Del resto l'esito di questo primo anno di governo penta stellato ha rimesso in auge un classico italiano di cui siamo maestri. Un po' di carità a debito, un po' di tagli a debito, niente crescita dell'occupazione, riduzione della produttività del lavoro affidato  sempre agli anziani.
Delle 57 province italiane con un tasso di emigrazione internazionale superiore alla media del Pae­se, 45 hanno anche un tasso di occupazione più alto della media. Il meglio del Paese scappa dalle zone migliori del Paese. GermaniaInghilterra e Francia le tre nazioni che accolgono il 45% dei nostri emigrati provenienti da Lombardia, Veneto, Sicilia, Emilia-Romagna e Liguria.

RINVIATA LA TEMPESTA
I GRULLI FANNO FESTA
(INTANTO LO SPREAD E' DOPPIO DELL'ANNO SCORSO)
Dopo che l’Italia ha schivato la procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione europea, i mercati hanno festeggiato con un impressionante rally dei nostri Btp, che ha avuto il suo culmine nella giornata di ieri, con un vero e proprio crollo dei rendimenti su tutta la curva delle scadenze. Alcune lezioni da questa vicenda.
La premessa è che il governo italiano ha realizzato una manovra correttiva per il 2019, pur non avendola ufficialmente definita tale. Come noto, questo è il governo del cambiamento, oltre che della circonvenzione di milioni di incapaci; quindi, se una situazione o una cosa non vengono chiamate col loro nome, allora semplicemente non esistono.
La novità è che la Commissione europea uscente ha scelto l’appeasement verso l’Italia, accettando una manovra fatta in larghissima parte di voci una tantum. Ad esempio, è stata accettata l’entrata derivante dalla transazione tra Agenzia delle Entrate e Kering; oppure il dividendo straordinario di Cassa Depositi e Prestiti, che tuttavia così facendo indebolisce la propria struttura patrimoniale, visto che questo miliardo extra di distribuzione di capitale avviene in contemporanea con il collocamento di debito per un miliardo e mezzo. Sono numeri ancora piccoli, per essere preoccupanti? Sì e no. (...)

I MEDIA FANNO IL GIOCO DI SALVINI
Due palle questa storia degli immigrati clandestini che non se ne può più. Se non ricordiamo male male Salvini nelle sue promesse elettorali aveva messo il rimpatrio di 500mila clandestini. Sorprendono le parole del ministro dell’interno –il 24 aprile 2019- sui 90mila irregolari in Italia, visto che fu proprio lui a scrivere nel contratto di governo il numero di 500mila irregolari. Che tra l’altro è il numero reale, confermato da molte organizzazioni. Salvini affermò che dal 2015 erano sbarcati 478mila migranti ma 268mila avrebbero già lasciato l’Italia e sono “presenze certificate in Paesi Ue” e altri 119mila sono in accoglienza in Italia nei Centri di accoglienza temporanea, Cara, Hotspot, Sprar. Quindi fra quelli all’estero che sono 268mila, quelli alloggiati che sono 120mila, quelli di cui non si ha traccia sono circa 90mila, un numero molto più basso rispetto a quanto qualcuno va narrando in questi giorni“.
Salvini aveva promesso cinquecentomila rimpatri durante la campagna elettorale. Dopo dieci mesi di Governo ne ha fatti poco più di seimila: l'1%. La politica dei rimpatri del ministro dell’Interno Matteo Salvini è un flop rispetto alle alte, altissime aspettative create. A dirlo non è Roberto Saviano né una organizzazione non governativa, ma direttamente il ministero dell’Interno, il 24 aprile 2019. I numeri inviati dal Viminale sono implacabili: 7383rimpatri nel 2017, 7981 nel 2018 e 2143 fino al 23 aprile del 2019. Tradotto: siamo passati da una media di 20,2 rimpatri al giorno con il ministro Marco Minniti durante il governo Gentiloni a 19,30 del ministro Salvini. A questo ritmo il Viminale ne farà 7046 nel 2019, il dato peggiore degli ultimi tre anni, molto lontano dai diecimila rimpatri l’anno promessi da Salvini durante la campagna elettorale. (...)

















































le immagini sottostanti possono essere abbastanza grandi: pazienza!























































































































































































I MEDIA FANNO IL GIOCO DI SALVINI




Due palle questa storia degli immigrati clandestini che non se ne può più. Se non ricordiamo male male Salvini nelle sue promesse elettorali aveva messo il rimpatrio di 500mila clandestini. Sorprendono le parole del ministro dell’interno –il 24 aprile 2019- sui 90mila irregolari in Italia, visto che fu proprio lui a scrivere nel contratto di governo il numero di 500mila irregolari. Che tra l’altro è il numero reale, confermato da molte organizzazioni. Salvini affermò che dal 2015 erano sbarcati 478mila migranti ma 268mila avrebbero già lasciato l’Italia e sono “presenze certificate in Paesi Ue” e altri 119mila sono in accoglienza in Italia nei Centri di accoglienza temporanea, Cara, Hotspot, Sprar. Quindi fra quelli all’estero che sono 268mila, quelli alloggiati che sono 120mila, quelli di cui non si ha traccia sono circa 90mila, un numero molto più basso rispetto a quanto qualcuno va narrando in questi giorni“.
Salvini aveva promesso cinquecentomila rimpatri durante la campagna elettorale. Dopo dieci mesi di Governo ne ha fatti poco più di seimila: l'1%. La politica dei rimpatri del ministro dell’Interno Matteo Salvini è un flop rispetto alle alte, altissime aspettative create. A dirlo non è Roberto Saviano né una organizzazione non governativa, ma direttamente il ministero dell’Interno, il 24 aprile 2019. I numeri inviati dal Viminale sono implacabili: 7383rimpatri nel 2017, 7981 nel 2018 e 2143 fino al 23 aprile del 2019. Tradotto: siamo passati da una media di 20,2 rimpatri al giorno con il ministro Marco Minniti durante il governo Gentiloni a 19,30 del ministro Salvini. A questo ritmo il Viminale ne farà 7046 nel 2019, il dato peggiore degli ultimi tre anni, molto lontano dai diecimila rimpatri l’anno promessi da Salvini durante la campagna elettorale. Per rimandare tutti gli irregolari a casa ci vorranno 85 anni. Senza contare che secondo l'Ispi il decreto sicurezza voluto dal Governo farà aumentare di 140mila il numero di migranti irregolari nel nostro Paese e secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni l’offensiva del Generale Haftar su Tripoli potrebbe causare la partenza di altri 200mila migranti verso l’Italia. A quel punto non basterebbero 113 anni per risolvere il problema.
Tito Boeri il 05 luglio ha scritto che Matteo Salvini passerà alla storia come il ministro dell’immigrazione clandestina. Infatti come recentemente confermato dal presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ci apprestiamo a superare il record nel numero di immigrati irregolari presenti sul nostro territorio. Saranno oltre 700.000 nel 2020. Non erano mai stati così tanti.
E questo nonostante il flusso di rifugiati e richiedenti asilo sia da tempo tornato ai livelli precedenti la crisi del 2015 quando un milione di persone si riversarono sulle coste europee fuggendo dai conflitti in Siria, Iraq e Afghanistan. Nel 2018 ci sono stati 23.370 sbarchi (un ottavo di quelli registrati nel 2017). E il crollo degli arrivi sulle nostre coste è continuato nel 2019 per ragioni che non hanno nulla a che vedere con le politiche restrittive varate prima da Minniti e poi da Salvini. Nelle stesse ore in cui si spargevano fiumi di inchiostro e si dedicavano centinaia di ore televisive alla vicenda Sea–Watch, si registravano 100 nuovi sbarchi nella sola Lampedusa, più del doppio dei migranti bloccati per 15 giorni sulla nave capitanata da Carola Rackete. Se gli sbarchi continuano a diminuire, cosa spiega i nuovi massimi raggiunti dall’immigrazione clandestina nel nostro Paese? Il comune denominatore delle scelte del governo SalviMaio è far crescere l’immigrazione irregolare fingendo di fare esattamente il contrario, e ostacolare l’integrazione, per poi capitalizzare sul disagio e le tensioni sociali associate alla presenza di persone che non possono risiedere e lavorare legalmente nel nostro Paese. Alleandoci con i 9 paesi europei che hanno ricevuto in questi anni molti più rifugiati di noi in rapporto al loro reddito nazionale, è possibile riformare il Regolamento di Dublino sulla base della proposta approvata dal Parlamento Europeo nel 2017, ottenendo così un maggiore coinvolgimento dei Paesi non di confine nel presidio delle frontiere e nella gestione dei flussi. Ma, almeno a giudicare dall’assenteismo del nostro ministro dell’Interno in occasione dei vertici europei (ne ha disertati 7 su 8, il più delle volte per andare in televisione), sembrerebbe che questa strada non interessi al governo italiano. A quanto pare l’immigrazione serve solo come attrazione mediatica e come terreno di conflitto, fra italiani e immigrati oltre che fra il nostro governo l’Unione europea.

Quando si pensa che il governo Renzi ebbe come ministro dell’interno un Alfano con tutti gli errori che ha combinato non si sa se per coglioneria piuttosto che per un qualche disegno (fare soldi nella gestione dei centri di accoglienza che sono diventati il motore della sua base elettorale?).

Oggi invece Pagnoncelli scrive che gli italiani si confermano nettamente a favore della linea della fermezza che impedisca gli sbarchi sul territorio italiano dei migranti soccorsi in mare dalle navi delle organizzazioni umanitarie: il 59% si dichiara molto (34%) o abbastanza (25%) d’accordo, mentre il 29% è contrario. Dieci mesi fa i favorevoli erano pari al 61%. Oggi l’accordo è plebiscitario tra i leghisti (99%) e risulta largamente prevalente tra i pentastellati (77%) e gli elettori dell’opposizione di centrodestra (59%). Va notato che tra gli elettori di centrosinistra, pur prevalendo la netta contrarietà alla chiusura dei porti, uno su cinque (19%) si dichiara a favore.
Involontariamente Pagnoncelli descrive –dai suoi sondaggi-il caratteri degli italiani che il consenso alla linea salviniana non appare tanto dettato dalla preoccupazione che il nostro Paese non sia più in grado di accogliere altri migranti (solo il 28% è di questo parere), quanto piuttosto dall’esigenza di coinvolgere gli altri Paesi europei nella gestione dei flussi (71%). Che è un modo abbastanza evidente per nascondere il proprio razzismo.

Oggi giornali e televisioni, anche quelli che non sono dalla parte del governo, dedicano decine di pagine al destino di quelle centinaia di migranti che stanno nel Mediterraneo. Sei pagine vi dedicano Repubblica e Corriere. Immaginate che campagna di distorsione di massa del problema viene indotta se poi sommiano un’altra decina di quotidiani mainstream di destra centro e sinistra i cui articoli vengono commentati alle radio e in televisione. Tutto questo in un paese che tra carabinieri polizia guardia di finanza vigili urbani e polizie private ha un “esercito” di un milione di “addetti a una qualche sicurezza”.

Giornali e televisioni i quali sono concentrati su 50 migranti del veliero Med e non dicono nulla dei cinquantamila migranti buttati in strada dai centri di accoglienza. Allora la domanda è: ma non sono i media che aiutano Salvini a creare un clima di caccia al nero piuttosto che di stabilizzazione?
C'è un indecente concorso di soggetti insospettabili pronti a suffragare le tesi salviniane da parti solo apparentemente opposto: decisori e pensatori che hanno impersonato il totale fallimento delle politiche di integrazione e delle narrazione del multiculturalismo, confinando la "feccia" dove merita e dove la meritano, dai ghetti periferici  ai piazzali delle stazioni, che hanno spinto i ceti popolari impoveriti dalla crisi e tacciati di ignoranza e razzismo a coagulare la loro rabbia contro le scelte austere e neoliberiste intorno all'estremismo destra. Cosicché c'è poca differenza tra chi li vuole lasciare in balia delle onde o rimandare a casa loro e chi ci invoglia a accoglierli tutti subito per mettere a disposizione degli stessi padroni, loro e di Salvini, un esercito disordinato e impoverito di forza lavoro a basso prezzo, pronta a qualsiasi mansione per uscire dai lager amministrativi nei quali sono reclusi, in competizione con quella nostrana, quel terzo mondo interno ormai ugualmente ricattato.




RINVIATA LA TEMPESTA
I GRULLI FANNO FESTA
8INTANTOLO SPREAD Eì DOPPIO DELL'ANNO SCORSO)


Dopo che l’Italia ha schivato la procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione europea, i mercati hanno festeggiato con un impressionante rally dei nostri Btp, che ha avuto il suo culmine nella giornata di ieri, con un vero e proprio crollo dei rendimenti su tutta la curva delle scadenze. Alcune lezioni da questa vicenda.
La premessa è che il governo italiano ha realizzato una manovra correttiva per il 2019, pur non avendola ufficialmente definita tale. Come noto, questo è il governo del cambiamento, oltre che della circonvenzione di milioni di incapaci; quindi, se una situazione o una cosa non vengono chiamate col loro nome, allora semplicemente non esistono.
La novità è che la Commissione europea uscente ha scelto l’appeasement verso l’Italia, accettando una manovra fatta in larghissima parte di voci una tantum. Ad esempio, è stata accettata l’entrata derivante dalla transazione tra Agenzia delle Entrate e Kering; oppure il dividendo straordinario di Cassa Depositi e Prestiti, che tuttavia così facendo indebolisce la propria struttura patrimoniale, visto che questo miliardo extra di distribuzione di capitale avviene in contemporanea con il collocamento di debito per un miliardo e mezzo. Sono numeri ancora piccoli, per essere preoccupanti? Sì e no.
Poi c’è stato il risparmio di 1,5 miliardi, in sede di bilancio di assestamento, dagli esborsi per Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Ricorderete nelle scorse settimane la gara a riassegnare questo “tesoretto” fatto in deficit. Una gara che ha visto impegnato persino il loquace presidente dell’Inps, che evidentemente non padroneggia ancora il proprio ruolo, in termini di esternazioni. Ricorderete anche Luigi Di Maio preconizzare la redistribuzione “alle famiglie, come in Francia” di questo minore deficit. Sembra passata un’era geologica.
Poi ci sono le maggiori entrate, ad esempio quelle derivanti dalla fatturazione elettronica. Il tempo dirà quanta parte di esse è imputabile ad anticipo di flussi d’imposta e quanta ad effettivo aumento di compliance, per l’effetto di concatenazione tra clienti e fornitori. Evitati i tagli più critici, come quelli al trasporto pubblico locale ed ai fondi per il Sud, pazialmente compensate da “minori spese per erogazioni associate alle deferred tax assets (DTA) e minori interessi”. Come si nota, oltre che in prevalenza una tantum, la correzione è fatta di maggiori entrate per circa sei settimi del totale. Non male.
In breve, otto miliardi di cosiddetti “risparmi”, che riportano il deficit-Pil 2019 in traiettoria del mitologico 2,04%. Quanto tempo è passato dal trionfo al balcone dei pentastellati, per un 2,4% che doveva aprire la strada ad un boom senza precedenti, ricordate? Ricacciato in gola o in altre parti anatomiche nel giro di poche settimane, per evitare la precedente procedura d’infrazione.
Oggi leggiamo commenti e peana a Giuseppe Conte, il nostro stratega in formato esportazione, che ha evitato con le sue arti magiche e la sua superiore capacità negoziale la procedura d’infrazione, per la seconda volta in sei mesi. Un eroe. Peccato non dire anche il resto.
Ad esempio, che il nostro governo si è ricacciato in gola o in altre parti anatomiche la quasi totalità dei suoi bellicosi propositi da deficienti (nel senso di produttori di deficit) ma che le misure in essere, soprattutto Quota 100, sono un cappio che si stringe inesorabilmente al collo dei contribuenti italiani.
In soldoni, il deficit strutturale viene ridotto (il che indica una manovra restrittiva, in pieno rallentamento), in prevalenza con misure assai poco strutturali (potenza della politica, nell’immaginaria “Europa dei contabili”) ma il bilancio pubblico si deteriora ulteriormente sul piano qualitativo, oltre ad irrigidirsi sempre più. Però noi guardiamo i saldi e ci rallegriamo. Antiche tradizioni italiane.
In omaggio, si prospetta una manovra 2020 con pesantissime ipoteche, quali le clausole di salvaguardia e la cosiddetta flat tax fortemente voluta dalla Lega. Ma chi vuol esser lieto sia, ché del doman non vi è certezza. E neppure contezza, si direbbe.
La reazione dei mercati è stata pavloviana, come ci si attendeva: una corsa a strapparsi di mano l’intera curva dei rendimenti governativi italiani, tra i più elevati del mondo sviluppato. Corsa favorita da un contesto internazionale che appare nuovamente in messianica attesa dei tagli di tassi praticati da banche centrali che devono salvare il mondo dall’eccesso di debito che i tassi bassi hanno prodotto. E via così, in loop. L’arrivo alla guida della Bce di Christine Lagarde al posto di Mario Draghi segna il trionfo della politica, senza la sapienza tecnocratica dell’italiano. Ma l’esito per ora non cambia. Let’s party. La stagione della normalizzazione delle condizioni monetarie è stata breve e dolorosa.
La corsa ai Btp è esattamente quello che ci si aspetta dall’Italia. Una sequenza fatta di deterioramento dei fondamentali, rialzo dei rendimenti, timori di dissesto, momento resipiscente di disciplina fiscale (almeno sui saldi, la qualità non seguirà) oppure, nei casi più gravi, randellata patrimoniale di emergenza per compensare debito pubblico e ricchezza privata. Almeno sin quando sarà possibile, vista anche la drammatica demografia italiana. Per ora, il Btp sembra un pasto gratis per gli investitori che non sono contribuenti italiani. Ma si sa, siam sovrani.
Un anno di chiacchiere, proclami, occupazione militare dei media (alcuni lietissimi di farsi occupare senza muovere un muscolo), e tutto quello che abbiamo è crescita zero ed uno spread che “crolla” a 200 punti base dopo essere stato sopra i 300. Nel frattempo gli altri paesi europei, anche grazie al rischio contagio italiano, mietono copiosi benefici sui conti pubblici, con rendimenti prossimi allo zero anche in Spagna e Portogallo. Come dico da tempo, dovrebbero darci un premio. Alla stupidità ed all’autolesionismo.
Verrà l’autunno ed il ciclo infernale riprenderà, con i suoi proclami da bulli al bar e le sue minacce di procedure di infrazione. Ricordate: il rapporto debito-Pil è il nodo scorsoio che si sta stringendo attorno al nostro collo e quello non è stato allentato, tutt’altro. Ma i nostri eroi continueranno a dirvi che “serve che la Bce accomodi il nostro maggiore deficit, per permetterci di crescere”, integrato da geniali soluzioni di trasferimenti fiscali ad esclusivo beneficio dell’Italia, mentre qualche corifeo fulminato continuerà a tessere le lodi della grande abilità negoziale del nostro premier, la cui figura è ormai l’ultima tragica ridotta di personaggi che quotidianamente vengono presi a ceffoni dalla realtà ma che insistono a credersi king maker e demiurghi della politica. Un tempo facevano sorridere, oggi suscitano umana compassione.

Mario Seminerio