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Le
ONG stanno prendendo le misure al governo italiano dal momento che –a
differenza dei giornaloni italiani: si legga Massimo Franco sul
Corriere di oggi sabato 06 luglio- ormai appare chiaro che l'isolamento
subito da Lega e 5S in ambito europeo e gli schiaffoni che alcuni
governi europei hanno mollato al ministro dell'interno Salvini, ne
hanno evidenziato i limiti politici e culturali oltre che l'isolamento.
In UE hanno pensato che ogni famiglia c'ha un figlio scemo e quindi,
pazienza. Ovvio che siano state proprio le ONG a comprendere per prime
questo nuovo fattore europeo perché “vivono l'aria” piuttosto che i
corridoi della politica.
Vedremo come farà Salvini a tenere in piedi l'attuale caos per cui con
poche decine di immigrati nasconde che per mare terra cielo ne arrivano
a centinaia senza (o fa finta?) che se ne accorga. Così come le ONG
stanno cominciando a presentare il conto e sfidare Salvini ed ai
suoi alleati 5S oramai ridicolmente succubi anche gli italiani
cominceranno a fare i conti che le stazioni sono ancora piene ed anche
di più di gente che non sa che fare e dove andare, che ti molestano
insistentemente per ottenere la carità.
Del resto l'esito di questo primo anno di governo penta stellato ha
rimesso in auge un classico italiano di cui siamo maestri. Un po' di
carità a debito, un po' di tagli a debito, niente crescita
dell'occupazione, riduzione della produttività del lavoro
affidato sempre agli anziani.
Delle 57 province italiane con un tasso di emigrazione internazionale
superiore alla media del Paese, 45 hanno anche un tasso di occupazione
più alto della media. Il meglio del Paese scappa dalle zone migliori
del Paese. GermaniaInghilterra e Francia le tre nazioni che accolgono
il 45% dei nostri emigrati provenienti da Lombardia, Veneto, Sicilia,
Emilia-Romagna e Liguria.
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RINVIATA LA TEMPESTA
I GRULLI FANNO FESTA
(INTANTO LO SPREAD E' DOPPIO DELL'ANNO SCORSO)
Dopo che l’Italia ha schivato la procedura per deficit eccessivo da
parte della Commissione europea, i mercati hanno festeggiato con un
impressionante rally dei nostri Btp, che ha avuto il suo culmine nella
giornata di ieri, con un vero e proprio crollo dei rendimenti su tutta
la curva delle scadenze. Alcune lezioni da questa vicenda.
La premessa è che il governo italiano ha realizzato una manovra
correttiva per il 2019, pur non avendola ufficialmente definita tale.
Come noto, questo è il governo del cambiamento, oltre che della
circonvenzione di milioni di incapaci; quindi, se una situazione o una
cosa non vengono chiamate col loro nome, allora semplicemente non
esistono.
La novità è che la Commissione europea uscente ha scelto l’appeasement
verso l’Italia, accettando una manovra fatta in larghissima parte di
voci una tantum. Ad esempio, è stata accettata l’entrata derivante
dalla transazione tra Agenzia delle Entrate e Kering; oppure il
dividendo straordinario di Cassa Depositi e Prestiti, che tuttavia così
facendo indebolisce la propria struttura patrimoniale, visto che questo
miliardo extra di distribuzione di capitale avviene in contemporanea
con il collocamento di debito per un miliardo e mezzo. Sono numeri
ancora piccoli, per essere preoccupanti? Sì e no. (...)
I MEDIA FANNO IL GIOCO DI SALVINI
Due palle questa storia degli immigrati clandestini che non se ne può
più. Se non ricordiamo male male Salvini nelle sue promesse elettorali
aveva messo il rimpatrio di 500mila clandestini. Sorprendono le parole
del ministro dell’interno –il 24 aprile 2019- sui 90mila irregolari in
Italia, visto che fu proprio lui a scrivere nel contratto di governo il
numero di 500mila irregolari. Che tra l’altro è il numero reale,
confermato da molte organizzazioni. Salvini affermò che dal 2015 erano
sbarcati 478mila migranti ma 268mila avrebbero già lasciato l’Italia e
sono “presenze certificate in Paesi Ue” e altri 119mila sono in
accoglienza in Italia nei Centri di accoglienza temporanea, Cara,
Hotspot, Sprar. Quindi fra quelli all’estero che sono 268mila, quelli
alloggiati che sono 120mila, quelli di cui non si ha traccia sono circa
90mila, un numero molto più basso rispetto a quanto qualcuno va
narrando in questi giorni“.
Salvini aveva promesso cinquecentomila rimpatri durante la campagna
elettorale. Dopo dieci mesi di Governo ne ha fatti poco più di seimila:
l'1%. La politica dei rimpatri del ministro dell’Interno Matteo Salvini
è un flop rispetto alle alte, altissime aspettative create. A dirlo non
è Roberto Saviano né una organizzazione non governativa, ma
direttamente il ministero dell’Interno, il 24 aprile 2019. I numeri
inviati dal Viminale sono implacabili: 7383rimpatri nel 2017, 7981 nel
2018 e 2143 fino al 23 aprile del 2019. Tradotto: siamo passati da una
media di 20,2 rimpatri al giorno con il ministro Marco Minniti durante
il governo Gentiloni a 19,30 del ministro Salvini. A questo ritmo il
Viminale ne farà 7046 nel 2019, il dato peggiore degli ultimi tre anni,
molto lontano dai diecimila rimpatri l’anno promessi da Salvini durante
la campagna elettorale. (...)
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I MEDIA FANNO IL GIOCO DI SALVINI
Due palle questa storia degli immigrati clandestini che non se ne può
più. Se non ricordiamo male male Salvini nelle sue promesse elettorali
aveva messo il rimpatrio di 500mila clandestini. Sorprendono le parole
del ministro dell’interno –il 24 aprile 2019- sui 90mila irregolari in
Italia, visto che fu proprio lui a scrivere nel contratto di governo il
numero di 500mila irregolari. Che tra l’altro è il numero reale,
confermato da molte organizzazioni. Salvini affermò che dal 2015 erano
sbarcati 478mila migranti ma 268mila avrebbero già lasciato l’Italia e
sono “presenze certificate in Paesi Ue” e altri 119mila sono in
accoglienza in Italia nei Centri di accoglienza temporanea, Cara,
Hotspot, Sprar. Quindi fra quelli all’estero che sono 268mila, quelli
alloggiati che sono 120mila, quelli di cui non si ha traccia sono circa
90mila, un numero molto più basso rispetto a quanto qualcuno va
narrando in questi giorni“.
Salvini aveva promesso cinquecentomila rimpatri durante la campagna
elettorale. Dopo dieci mesi di Governo ne ha fatti poco più di seimila:
l'1%. La politica dei rimpatri del ministro dell’Interno Matteo Salvini
è un flop rispetto alle alte, altissime aspettative create. A dirlo non
è Roberto Saviano né una organizzazione non governativa, ma
direttamente il ministero dell’Interno, il 24 aprile 2019. I numeri
inviati dal Viminale sono implacabili: 7383rimpatri nel 2017, 7981 nel
2018 e 2143 fino al 23 aprile del 2019. Tradotto: siamo passati da una
media di 20,2 rimpatri al giorno con il ministro Marco Minniti durante
il governo Gentiloni a 19,30 del ministro Salvini. A questo ritmo il
Viminale ne farà 7046 nel 2019, il dato peggiore degli ultimi tre anni,
molto lontano dai diecimila rimpatri l’anno promessi da Salvini durante
la campagna elettorale. Per rimandare tutti gli irregolari a casa ci
vorranno 85 anni. Senza contare che secondo l'Ispi il decreto sicurezza
voluto dal Governo farà aumentare di 140mila il numero di migranti
irregolari nel nostro Paese e secondo l’Organizzazione internazionale
per le migrazioni l’offensiva del Generale Haftar su Tripoli potrebbe
causare la partenza di altri 200mila migranti verso l’Italia. A quel
punto non basterebbero 113 anni per risolvere il problema.
Tito Boeri il 05 luglio ha scritto che Matteo Salvini passerà alla
storia come il ministro dell’immigrazione clandestina. Infatti come
recentemente confermato dal presidente dell’Istat, Gian Carlo
Blangiardo, ci apprestiamo a superare il record nel numero di immigrati
irregolari presenti sul nostro territorio. Saranno oltre 700.000 nel
2020. Non erano mai stati così tanti.
E questo nonostante il flusso di rifugiati e richiedenti asilo sia da
tempo tornato ai livelli precedenti la crisi del 2015 quando un milione
di persone si riversarono sulle coste europee fuggendo dai conflitti in
Siria, Iraq e Afghanistan. Nel 2018 ci sono stati 23.370 sbarchi (un
ottavo di quelli registrati nel 2017). E il crollo degli arrivi sulle
nostre coste è continuato nel 2019 per ragioni che non hanno nulla a
che vedere con le politiche restrittive varate prima da Minniti e poi
da Salvini. Nelle stesse ore in cui si spargevano fiumi di inchiostro e
si dedicavano centinaia di ore televisive alla vicenda Sea–Watch, si
registravano 100 nuovi sbarchi nella sola Lampedusa, più del doppio dei
migranti bloccati per 15 giorni sulla nave capitanata da Carola
Rackete. Se gli sbarchi continuano a diminuire, cosa spiega i nuovi
massimi raggiunti dall’immigrazione clandestina nel nostro Paese? Il
comune denominatore delle scelte del governo SalviMaio è far crescere
l’immigrazione irregolare fingendo di fare esattamente il contrario, e
ostacolare l’integrazione, per poi capitalizzare sul disagio e le
tensioni sociali associate alla presenza di persone che non possono
risiedere e lavorare legalmente nel nostro Paese. Alleandoci con i 9
paesi europei che hanno ricevuto in questi anni molti più rifugiati di
noi in rapporto al loro reddito nazionale, è possibile riformare il
Regolamento di Dublino sulla base della proposta approvata dal
Parlamento Europeo nel 2017, ottenendo così un maggiore coinvolgimento
dei Paesi non di confine nel presidio delle frontiere e nella gestione
dei flussi. Ma, almeno a giudicare dall’assenteismo del nostro ministro
dell’Interno in occasione dei vertici europei (ne ha disertati 7 su 8,
il più delle volte per andare in televisione), sembrerebbe che questa
strada non interessi al governo italiano. A quanto pare l’immigrazione
serve solo come attrazione mediatica e come terreno di conflitto, fra
italiani e immigrati oltre che fra il nostro governo l’Unione europea.
Quando si pensa che il governo Renzi ebbe come ministro dell’interno un
Alfano con tutti gli errori che ha combinato non si sa se per
coglioneria piuttosto che per un qualche disegno (fare soldi nella
gestione dei centri di accoglienza che sono diventati il motore della
sua base elettorale?).
Oggi invece Pagnoncelli scrive che gli italiani si confermano
nettamente a favore della linea della fermezza che impedisca gli
sbarchi sul territorio italiano dei migranti soccorsi in mare dalle
navi delle organizzazioni umanitarie: il 59% si dichiara molto (34%) o
abbastanza (25%) d’accordo, mentre il 29% è contrario. Dieci mesi fa i
favorevoli erano pari al 61%. Oggi l’accordo è plebiscitario tra i
leghisti (99%) e risulta largamente prevalente tra i pentastellati
(77%) e gli elettori dell’opposizione di centrodestra (59%). Va notato
che tra gli elettori di centrosinistra, pur prevalendo la netta
contrarietà alla chiusura dei porti, uno su cinque (19%) si dichiara a
favore.
Involontariamente Pagnoncelli descrive –dai suoi sondaggi-il caratteri
degli italiani che il consenso alla linea salviniana non appare tanto
dettato dalla preoccupazione che il nostro Paese non sia più in grado
di accogliere altri migranti (solo il 28% è di questo parere), quanto
piuttosto dall’esigenza di coinvolgere gli altri Paesi europei nella
gestione dei flussi (71%). Che è un modo abbastanza evidente per
nascondere il proprio razzismo.
Oggi giornali e televisioni, anche quelli che non sono dalla parte del
governo, dedicano decine di pagine al destino di quelle centinaia di
migranti che stanno nel Mediterraneo. Sei pagine vi dedicano Repubblica
e Corriere. Immaginate che campagna di distorsione di massa del
problema viene indotta se poi sommiano un’altra decina di quotidiani
mainstream di destra centro e sinistra i cui articoli vengono
commentati alle radio e in televisione. Tutto questo in un paese che
tra carabinieri polizia guardia di finanza vigili urbani e polizie
private ha un “esercito” di un milione di “addetti a una qualche
sicurezza”.
Giornali e televisioni i quali sono concentrati su 50 migranti del
veliero Med e non dicono nulla dei cinquantamila migranti buttati in
strada dai centri di accoglienza. Allora la domanda è: ma non sono i
media che aiutano Salvini a creare un clima di caccia al nero piuttosto
che di stabilizzazione?
C'è un indecente concorso di soggetti insospettabili pronti a
suffragare le tesi salviniane da parti solo apparentemente opposto:
decisori e pensatori che hanno impersonato il totale fallimento delle
politiche di integrazione e delle narrazione del multiculturalismo,
confinando la "feccia" dove merita e dove la meritano, dai ghetti
periferici ai piazzali delle stazioni, che hanno spinto i ceti
popolari impoveriti dalla crisi e tacciati di ignoranza e razzismo a
coagulare la loro rabbia contro le scelte austere e neoliberiste
intorno all'estremismo destra. Cosicché c'è poca differenza tra chi li
vuole lasciare in balia delle onde o rimandare a casa loro e chi ci
invoglia a accoglierli tutti subito per mettere a disposizione degli
stessi padroni, loro e di Salvini, un esercito disordinato e impoverito
di forza lavoro a basso prezzo, pronta a qualsiasi mansione per uscire
dai lager amministrativi nei quali sono reclusi, in competizione con
quella nostrana, quel terzo mondo interno ormai ugualmente ricattato.
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RINVIATA LA TEMPESTA
I GRULLI FANNO FESTA
8INTANTOLO SPREAD Eì DOPPIO DELL'ANNO SCORSO)
Dopo che l’Italia ha schivato la procedura per deficit eccessivo da
parte della Commissione europea, i mercati hanno festeggiato con un
impressionante rally dei nostri Btp, che ha avuto il suo culmine nella
giornata di ieri, con un vero e proprio crollo dei rendimenti su tutta
la curva delle scadenze. Alcune lezioni da questa vicenda.
La premessa è che il governo italiano ha realizzato una manovra
correttiva per il 2019, pur non avendola ufficialmente definita tale.
Come noto, questo è il governo del cambiamento, oltre che della
circonvenzione di milioni di incapaci; quindi, se una situazione o una
cosa non vengono chiamate col loro nome, allora semplicemente non
esistono.
La novità è che la Commissione europea uscente ha scelto l’appeasement
verso l’Italia, accettando una manovra fatta in larghissima parte di
voci una tantum. Ad esempio, è stata accettata l’entrata derivante
dalla transazione tra Agenzia delle Entrate e Kering; oppure il
dividendo straordinario di Cassa Depositi e Prestiti, che tuttavia così
facendo indebolisce la propria struttura patrimoniale, visto che questo
miliardo extra di distribuzione di capitale avviene in contemporanea
con il collocamento di debito per un miliardo e mezzo. Sono numeri
ancora piccoli, per essere preoccupanti? Sì e no.
Poi c’è stato il risparmio di 1,5 miliardi, in sede di bilancio di
assestamento, dagli esborsi per Quota 100 e Reddito di cittadinanza.
Ricorderete nelle scorse settimane la gara a riassegnare questo
“tesoretto” fatto in deficit. Una gara che ha visto impegnato persino
il loquace presidente dell’Inps, che evidentemente non padroneggia
ancora il proprio ruolo, in termini di esternazioni. Ricorderete anche
Luigi Di Maio preconizzare la redistribuzione “alle famiglie, come in
Francia” di questo minore deficit. Sembra passata un’era geologica.
Poi ci sono le maggiori entrate, ad esempio quelle derivanti dalla
fatturazione elettronica. Il tempo dirà quanta parte di esse è
imputabile ad anticipo di flussi d’imposta e quanta ad effettivo
aumento di compliance, per l’effetto di concatenazione tra clienti e
fornitori. Evitati i tagli più critici, come quelli al trasporto
pubblico locale ed ai fondi per il Sud, pazialmente compensate da
“minori spese per erogazioni associate alle deferred tax assets (DTA) e
minori interessi”. Come si nota, oltre che in prevalenza una tantum, la
correzione è fatta di maggiori entrate per circa sei settimi del
totale. Non male.
In breve, otto miliardi di cosiddetti “risparmi”, che riportano il
deficit-Pil 2019 in traiettoria del mitologico 2,04%. Quanto tempo è
passato dal trionfo al balcone dei pentastellati, per un 2,4% che
doveva aprire la strada ad un boom senza precedenti, ricordate?
Ricacciato in gola o in altre parti anatomiche nel giro di poche
settimane, per evitare la precedente procedura d’infrazione.
Oggi leggiamo commenti e peana a Giuseppe Conte, il nostro stratega in
formato esportazione, che ha evitato con le sue arti magiche e la sua
superiore capacità negoziale la procedura d’infrazione, per la seconda
volta in sei mesi. Un eroe. Peccato non dire anche il resto.
Ad esempio, che il nostro governo si è ricacciato in gola o in altre
parti anatomiche la quasi totalità dei suoi bellicosi propositi da
deficienti (nel senso di produttori di deficit) ma che le misure in
essere, soprattutto Quota 100, sono un cappio che si stringe
inesorabilmente al collo dei contribuenti italiani.
In soldoni, il deficit strutturale viene ridotto (il che indica una
manovra restrittiva, in pieno rallentamento), in prevalenza con misure
assai poco strutturali (potenza della politica, nell’immaginaria
“Europa dei contabili”) ma il bilancio pubblico si deteriora
ulteriormente sul piano qualitativo, oltre ad irrigidirsi sempre più.
Però noi guardiamo i saldi e ci rallegriamo. Antiche tradizioni
italiane.
In omaggio, si prospetta una manovra 2020 con pesantissime ipoteche,
quali le clausole di salvaguardia e la cosiddetta flat tax fortemente
voluta dalla Lega. Ma chi vuol esser lieto sia, ché del doman non vi è
certezza. E neppure contezza, si direbbe.
La reazione dei mercati è stata pavloviana, come ci si attendeva: una
corsa a strapparsi di mano l’intera curva dei rendimenti governativi
italiani, tra i più elevati del mondo sviluppato. Corsa favorita da un
contesto internazionale che appare nuovamente in messianica attesa dei
tagli di tassi praticati da banche centrali che devono salvare il mondo
dall’eccesso di debito che i tassi bassi hanno prodotto. E via così, in
loop. L’arrivo alla guida della Bce di Christine Lagarde al posto di
Mario Draghi segna il trionfo della politica, senza la sapienza
tecnocratica dell’italiano. Ma l’esito per ora non cambia. Let’s party.
La stagione della normalizzazione delle condizioni monetarie è stata
breve e dolorosa.
La corsa ai Btp è esattamente quello che ci si aspetta dall’Italia. Una
sequenza fatta di deterioramento dei fondamentali, rialzo dei
rendimenti, timori di dissesto, momento resipiscente di disciplina
fiscale (almeno sui saldi, la qualità non seguirà) oppure, nei casi più
gravi, randellata patrimoniale di emergenza per compensare debito
pubblico e ricchezza privata. Almeno sin quando sarà possibile, vista
anche la drammatica demografia italiana. Per ora, il Btp sembra un
pasto gratis per gli investitori che non sono contribuenti italiani. Ma
si sa, siam sovrani.
Un anno di chiacchiere, proclami, occupazione militare dei media
(alcuni lietissimi di farsi occupare senza muovere un muscolo), e tutto
quello che abbiamo è crescita zero ed uno spread che “crolla” a 200
punti base dopo essere stato sopra i 300. Nel frattempo gli altri paesi
europei, anche grazie al rischio contagio italiano, mietono copiosi
benefici sui conti pubblici, con rendimenti prossimi allo zero anche in
Spagna e Portogallo. Come dico da tempo, dovrebbero darci un premio.
Alla stupidità ed all’autolesionismo.
Verrà l’autunno ed il ciclo infernale riprenderà, con i suoi proclami
da bulli al bar e le sue minacce di procedure di infrazione. Ricordate:
il rapporto debito-Pil è il nodo scorsoio che si sta stringendo attorno
al nostro collo e quello non è stato allentato, tutt’altro. Ma i nostri
eroi continueranno a dirvi che “serve che la Bce accomodi il nostro
maggiore deficit, per permetterci di crescere”, integrato da geniali
soluzioni di trasferimenti fiscali ad esclusivo beneficio dell’Italia,
mentre qualche corifeo fulminato continuerà a tessere le lodi della
grande abilità negoziale del nostro premier, la cui figura è ormai
l’ultima tragica ridotta di personaggi che quotidianamente vengono
presi a ceffoni dalla realtà ma che insistono a credersi king maker e
demiurghi della politica. Un tempo facevano sorridere, oggi suscitano
umana compassione.
Mario Seminerio
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