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DA RENZI A GENTILONI A CONTE
L’ITALIA RESTA SEMPRE NELLA STESSA PALCIA
SCHIVATA LA PROCEDURA DI INFRAZIONE
PER FORTUNA CHE C’È STATO RENZI
Il
bello della vita è che la fatturazione elettronica assieme al
canone RAI in bolletta e (un po’ meno) la dichiarazione pre compilata
hanno contribuito a evitare all’Italia la procedura di infrazione
per debito eccessivo ma hanno fatto perdere le elezioni a chi l’ha
introdotta. A Renzi ed al PD.
Prima era partita l’amministrazio- ne pubblica a fine marzo 2015.
Sarà un luglio 2019 particolarmente rovente per partite Iva e
commercianti. Per le prime scattano tutti gli effetti dell'obbligo di
fare fattura elettronica in formato elettronico. Dal primo luglio
finisce infatti la moratoria delle sanzioni per chi manda in ritardo la
fattura. Al tempo stesso, si riduce a dieci giorni il termine massimo
entro cui bisogna inviarla (dalla data dell'operazione). La moratoria
continua fino al 30 settembre solo per i contribuenti che liquidano
l'Iva con cadenza mensile.
Per i commercianti invece il primo luglio segna l'alba dell'obbligo
allo scontrino elettronico: per ora solo per quelli che fatturano più
di 400mila euro all'anno: vale a dire poco più di mille euro al giorno.
È insomma il primo addio al vecchio scontrino cartaceo. I commercianti
dovranno comprare speciali registratori di cassa (telematici) in grado
di inviare al Fisco gli scontrini . L'obbligo scatta per tutti
gli altri dal primo gennaio 2020. A ben vedere questa della fattura
elettronica e dello scontrino telematico è la strada per mettere in
atto quel conflitto di interessi che già era in vigore per tutto
quel che riguarda la casa. E che hanno contribuito a far guadagnare di
più gli operatori in danno dei clienti contribuendo a creare situazioni
di monopoli di certe categorie professionali a fronte dell’impotenza
del cliente.
Poi siccome non a tutti possibile spostare la sede della propria
srl ad Amsterdam o in Lussemburgo piuttosto che a Malta è facile
immaginare l’ODIO di professionisti negozianti artigiani e tutta le
relative congerie parentali verso chi “ha osato” fare versare “almeno”
l’iva riscossa e quindi cominciare a fare qualche calcolo vero sul
reddito. Di chi commercia e di chi compra.
Sono 1.252.148 le domande di Reddito di Cittadinanza presentate al 31 maggio 2019.
Sono state già lavorate oltre 960mila domande (su un totale di poco più
di un milione e 60mila presentate a marzo e ad aprile), di cui 674mila
sono state accolte, 277mila respinte e 9mila in evidenza per ulteriore
attività istruttoria. Il tasso di rifiuto è attualmente al 26%.
L’importo medio del Reddito di Cittadinanza è di 540 euro. L’importo
medio delle Pensioni di Cittadinanza finora liquidate, circa 81mila, è
di 210 euro.
Il Reddito di cittadinanza è associato ad un percorso di reinserimento
lavorativo e sociale, di cui i beneficiari sono protagonisti
sottoscrivendo un Patto per il lavoro o un Patto per l'inclusione
sociale. Come stabilito dal DL 4/2019, i cittadini possono richiederlo
a partire dal 6 marzo 2019, obbligandosi a seguire un percorso
personalizzato di inserimento lavorativo e di inclusione sociale. Per
adesso sono stati distribuiti soltanto i soldi e i navigator sono stati
selezionati ma stanno per essere assunti e destinati ad operare. Come?
Questa è una bella domanda.
Invece nel corso del 2018 il REI (reddito di inclusione di renziana
adozione) ha garantito supporto a 462mila nuclei familiari, per
un totale di 1,3 milioni di persone. L’assegno medio è stato di 296
euro al mese, ma con una forte variazione su base territoriale (dai 237
euro per i beneficiari della Valle d'Aosta a 328 euro per la Campania”.
Anche il tasso di inclusione varia molto su base regionale e raggiunge
i valori più alti in Sicilia, Campania e Calabria: complessivamente,
circa il 50% delle persone coinvolte nel beneficio risiedono in Sicilia
e Campania. Tra i beneficiari, sono 243 i nuclei familiari con un
minore (il 53% del totale), mentre quelli con disabili sono 82mila. La
misura, per come strutturata, è caratterizzata da un elevato turn over,
ovvero nuclei percettori di ReI che hanno perso i requisiti a dicembre
in favore di altri nuclei familiari.
Il Reddito di Inclusione (REI) è stata una misura nazionale di
contrasto alla povertà. Il REI si componeva di due parti: un beneficio
economico, erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento
elettronica (Carta REI) e un progetto personalizzato di attivazione e
di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della
condizione di povertà.
Soddisfatto il requisito per il beneficio economico, il progetto viene
predisposto con il supporto dei servizi sociali del Comune che operano
in rete con gli altri servizi territoriali (ad esempio Centri per
l'Impiego, ASL, scuole, ecc.), nonché con soggetti privati attivi
nell'ambito degli interventi di contrasto alla povertà, con particolare
riferimento agli enti non profit. Il progetto coinvolge tutti i
componenti del nucleo familiare e prevede l'identificazione degli
obiettivi che si intendono raggiungere, dei sostegni di cui il nucleo
necessita, degli impegni da parte dei componenti il nucleo a svolgere
specifiche attività (ad esempio attivazione lavorativa, frequenza
scolastica, tutela della salute, ecc.). Il progetto è definito sulla
base di una valutazione globale delle problematiche e dei bisogni da
parte dei servizi, insieme al nucleo.
Di pochi giorni or sono una notizia. A maggio saremmo tornati a una
base occupazionale di 23 milioni e 387 mila unità, recuperando i
livelli pre-crisi del 2008. Ma Blangiardo/ISTAT non ci dice a quanto
ammontano nel frattempo le ore lavorate, che in rapporto al tasso di
occupazione servono a capire qual è stato l’andamento della
produttività e la dinamica del precariato. L’ultimo dato disponibile è
del 2018: un milione e 800 mila ore lavorate in meno, su una base
occupazionale di 23 milioni e 300 mila unità. Se nel 2019 si
confermasse questo andamento, e non c’è ragione di credere il
contrario, vuol dire che la produttività è calata ulteriormente (già
ora l’Italia produce 50 mila euro di Pil per ogni lavoratore, contro i
65 mila euro della Germania e i 60 mila euro della Francia) e che il
lavoro precario ha continuato a espandersi (anche se a ritmi più lenti
dell’anno precedente).
Nel 2018 l’occupazione totale cresce di 92 mila unità, vale a dire
dello 0,4%. Considerando che il Pil italiano cresce nello stesso
periodo di uno 0,1% reale, ne consegue che la produttività continua a
diminuire. Servirebbe usare il numero di ore lavorate ma adesso anche
l’Istat ha adottato il criterio tedesco (chi lavora anche un solo
giorno risulterà occupato).
Che si può dire di un paese che produce più occupazione che prodotto?
Che qualcosa non quadra, fosse solo una aberrazione statistica
destinata a rientrare. Se invece si tratta di parte di un trend,
diremmo che prosegue la marcia italiana verso la povertà.
Ed infatti osservando come dove chi ha creato occupazione, la parte del
leone la fanno, ancora una volta, gli over 50. Un déjà vu che dura da
anni: che ne il reddito di inclusione e neppure il reddito di
cittadinanza riescono a scalfire a vant5aggio della disoccupazione
giovanile.
Conclusione. Vero che l’Europa non ci mette in mora per il
nostro debito ma è altrettanto vero che dopo un anno di governo
salvimaio l’Italia è ancora nella stessa situazione di sempre. Poco
lavoro, pochi posti di lavoro, lavoro dequalificato, bassa produttività
del lavoro, poche donne al lavoro, demografia in negativo (tra il 2014
e il 2018 in Italia sono “scomparse” quasi 700 mila persone e solo nel
2018 siamo diminuiti di 124mila abitanti).
Vogliamo chiudere con una “risata amara”: quest’anno ci sono almeno 138
aziende in crisi con 210mila lavoratori coinvolti. Vogliamo pensare a
210mila senza lavoro?
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BELLO E NEANCHE VECCHIO
L’OLMO HA ABBANDONATO
I SUOI TRE BEI COMPAGNI
Intanto che le madamine si preoccupano delLa Miniera e della plastica
nel fiume, il (neanche) vecchio olmo (ulmus minor) di via Carlinga è
essicato. L'assassina forse è stata la grafiosi. Naturalmente la prima
preoccupazione degli uffici comunali non sarà stata quella di fare in
modo che la pianta non essicasse ma quella di stabilire, catasto alla
mano, “di chi è l'olmo?”. Segue lettera raccomandata con ricevuta di
ritorno al proprietario e per conoscenza alla sindaca ed alla
segretaria comunale al prefetto al questore al presidente Mattarella
(forse c'era Napolitano) con le quali ovviamente il funzionario
preposto si sarà consultato per il da farsi. Si dice che gli olmi sono
stati “alberi simbolo della libertà” dai movimenti che percorsero
l'Europa a partire dal 1799. L'albero della libertà inizialmente era un
albero simbolico, senza radici, sul quale venivano fissati i simboli
repubblicani, soprattutto il rosso cappello frigio, simbolo stesso
della Rivoluzione. I primi alberi della libertà vennero issati in
Francia durante la Rivoluzione Francese e subito dopo si stabilì che
dovevano essere alberi viventi, con forti radici idonee a sostenere la
pianta che si slanciava verso l'alto. Una completa allegoria del popolo
che si erge verso la conquista dei diritti e della libertà. Le foglie
dell'olmo portano spesso galle di eriosoma lanuginosum. Chi
le ha viste (le galle) comprende come queste sembrino abbastanza al
cappello frigio dei rivoluzionari francesi. Fuori casa nostra c'era un
olmo piantato in posizione strana come volesse impedire l'accesso coi
carri al cortile della cascina. Quando in azienda arrivò il
mitico Fiat 411R nel 1960 l'olmo venne sradicato perché impediva le
debite manovre e fu durante le operazioni di abbattimento che venne a
galla quando l'albero era stato “infaustamente” piantato in
maniera così disturbante. Uno dei vecchi ex mezzadri riferì:
a dicembre '43 quando il padrone –un fascistone bresciano- scappò
per scomparire definitivamente dall'Italia andando a nascondersi
in Argentina. L'abero vene piantato li in modo che il tipo, qualora
fosse ricomparso non avrebbe più potuto entrare in cortile con la sua
torpedo.
Il nostro povero olmo stava in ottima compagnia di una quercia rossa
ancora bellissima e di una carruba. In effetti sia l'olmo che la
quercia rossa stanno a filo dell'asfalto e quindi sarebbero
“fuorilegge” ragione per cui chi vi schianti contro (forse) ha ragione
di rivalersi contro il comune o il padrone del fondo. Boh.
Non c'è niente da fare. A Curno se ci sono mostri (botanicamente)
inguardabili: i giardini di via Marconi, i due CVI, via Buelli, la
piazza del comune, le scuole state pur certi che stanno sull'ombelico
degli amministratori ma se esiste un albero “bello e degno di stare”
state pur certi che lo guardano male. A Curno se passa una ragazza col
burka: fala che chela le!? Mentre se trovi il peggior catalogo di
essenze che non hanno nulla a che fare col territorio, state pur certi
che… non sono razzisti.
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