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SINDACA GAMBA, CI SPIEGA?
PERCHÉ LA PISTA CICLOPEDONALE DI CURNO NON ARRIVA
FINO ALL’ISOLOTTO NONOSTANTE ABBIATE DECISO UNA SPESA
DI 120MILA EURO PER LA PASSERELLA SUL QUISA?
La sindaca Gamba quando viene richiesta di rispondere a domande
che non le gradiscono prima ti chiede di sottoporgliele e quando
le rispondi: sono su delibere o determinazioni degli uffici comunali,
lei se la squaglia e non risponde. Ormai le abbiamo preso le misure
come politica e come donna.
Allo scadere delle elezioni comunali di Treviolo la sindaca Gamba
partecipò assieme al sindaco (a termine di mandato e in rincorsa
elettorale) Gandolfi all'inaugu razione di quella piccola mostruosità
che è la sistemazione di parte dell'ex frantoio Benzoni passato al
Comune di Treviolo per via di una convenzione edificatoria di parte del
sedime del frantoio stesso.
Il 12 aprile '19 un geometra curnese ha presentato al Comune di Curno
il “documento di fattibilità (con le) alternative progettuali (per la)
realizzazione nuova pista ciclopedonale (lungo il fiume Brembo).
Ovviamente questo lavoro è frutto di un incarico dato dal Comune e
redatto secondo le indicazioni politiche ed urbanistiche fornite dal
Comune stesso. Seguito della delibera di giunta (di Curno) n.155 dell'
11 novembre 2017.
Sommariamente la pista costerà sui 50-55 euro al metro quadro per un totale sui 215mila euro.
L'aspetto più evidente della proposta è che la pista percorre SOLO una
parte della sponda del fiume partendo dal confine sud all'uscita
dall'ex sedime del frantoio Benzoni ed arriva a ridosso della ex Cava
Cavagna-Regazzoni che sta in fondo a via Brembo sulla sponda del
fiume. Secondo il progetto a quel punto la pista torna sulla pubblica
via Brembo e Lungobrembo.
A questo punto non ci si raccapezza più dal momento che il Comune di
Curno sbolognò in pompa magna l'accordo col Comune di Ponte san Pietro
e Presezzo la decisione di compartecipare con Ponte alla richiesta di
un sostanzioso finanziamento regionale per la realizzazione di due
passerelle. Una che dal comune di Ponte attraverserà il torrente
Lesina verso Presezzo e ed un'altra che scavalcherà il torrente Quisa
in modo da consentire il passaggio della pista pedociclabile da Curno
all'Isolotto di Ponte san Pietro.
La domanda che poniamo alla sindaca Gamba è molto semplice: come mai il
Comune di Curno va a mettere le mani sulle proprietà di un paio di suoi
cittadini mentre invece non mette le mani sulla proprietà di QUEL
cittadino dove dovrebbe stare la passerella verso l'Isolotto?
Ecco cosa dichiarava la sindaca Gamba a L'Eco: Sottolinea il sindaco di
Curno Luisa Gamba: «La passerella sul torrente Quisa è un progetto
(120mila euro per Curno) che abbiamo condiviso con Ponte e che verrà
realizzato. Ci sono ancora alcuni passaggi burocratici che si stanno
risolvendo per poi arrivare al progetto esecutivo e quindi all'appalto
dell'opera che potrebbe essere pronta nell'autunno del prossimo anno.
La passerella è una struttura che favorirà i collegamenti fra due paesi
e quindi un passaggio veloce sia per i pedoni che per i ciclisti per
arrivare alla grande area naturale all'Isolotto».
Come mai è così “prezioso e intoccabile” l'area dell'ex cava
Cavagna-Regazzoni? A Curno ci sono cittadini buoni e cittadini meno
buoni?. E come la mette con la faccenda di avere chiesto soldi
regionali (e fatto anche progetti) per una passerella da Curno
all'Isolotto e adesso… nisba?.
I CENTRI VIVERE INSIEME?
IL RUNNING E' MAGGIORANZA
03/06/2017
Running partito di maggioranza
Da un'indagine di Istituto Piepoli per Fidal il 51% degli italiani corre almeno una volta al mese.
I risultati di un sondaggio dell’Istituto Piepoli realizzato per la
Fidal: “La corsa è lo sport ‘diffuso’ per eccellenza”. Il 17% fa
podismo 2-3 volte alla settimana. Il successo tra gli over 54, il
fenomeno dell’abbandono tra i ragazzi, la questione dell’utilizzo degli
spazi urbani.
Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto guardandosi intorno nelle
strade e nei parchi delle nostre città, ora arrivano i numeri a svelare
il fenomeno del running italiano. E’ quello della corsa il “partito di
maggioranza” del Paese, un movimento orizzontale che attraversa
generazioni e stili di vita diversi legati dal filo rosso di un gesto
sportivo semplice e ancestrale: più di un italiano su due corre
all’aria aperta almeno una volta al mese e un consistente 17% lo fa 2-3
volte alla settimana, come spiega un sondaggio realizzato per la Fidal
dall’Istituto Piepoli. Le statistiche ci dicono inoltre che il running
può rappresentare il volano per la riqualificazione delle aree urbane e
degli spazi verdi che troppo spesso, invasi dal degrado, restano ai
margini della convivenza metropolitana.
“La corsa è lo sport ‘diffuso’ per eccellenza – sottolinea Livio
Gigliuto, direttore del Centro Studi dell’Istituto Piepoli, che insieme
al segretario generale della Fidal, Fabio Pagliara, firma il volume ‘Di
corsa. Of course!’ nel quale sono snocciolati i risultati dell’indagine
– . A renderla particolarmente attraente è la combinazione di aspetti
logistici, esperenziali e salutistici”. Per 6 intervistati su 10
sentirsi in forma è il principale obiettivo dell’esercizio fisico
(58%), seguono dimagrire (9%) e divertirsi (7%, percentuale analoga a
quella relativa alle indicazioni del medico). Che lo sport sia
importante nella società contemporanea lo pensa l’85% degli italiani,
in particolare gli over 54 (89%): “La maggiore consapevolezza degli
adulti – spiga ancora Gigliuto – è in ragione dei benefici vissuti nel
tempo in termini di qualità della vita, oltre che riflesso dei
cosiddetti ‘sedentari pentiti’ che risentono delle conseguenze del poco
sport praticato in passato”. La propensione alla corsa si mantiene
abbastanza elevata al trascorrere dell’età: se, infatti, i corridori
‘costanti’ tendono a decrescere in maniera significativa, quelli che
potremmo definire ‘assidui’ (cioè che corrono tutti i giorni) sono il
7% tra i giovani e il 5% tra gli over 54, distanza fisiologica e
marginale.
Il contraltare della grande diffusione della corsa tra i ‘master’ è
rappresentato dal fenomeno dell’ab bandono dell’attività sportiva da
parte dei ragazzi: la ragione principale è legata al cambio di
abitudini e interessi (51%), tipico dell’età adoscenziale; alla
mancanza di tempo (14%); a ragioni economiche (12%); alla mancanza di
strutture pubbliche attrezzate (11%). E a proposito di strutture
pubbliche, il sondaggio propone spunti sui quali riflettere: l’85%
degli italiani preferisce praticare la corsa in ambienti naturali
mentre è tra gli under 35 che prevalgono gli appassionati degli
ambienti urbani. Due italiani su 3 convertirebbero il proprio parco
urbano in parco dello sport. “In ogni caso – scrive Gigliuto – grazie
alla sua facile accessibilità la corsa emerge presso l’opinione
pubblica italiana come lo sport ‘confortevole’, da praticare quando si
ha tempo e nei luoghi più diversi”.
Due italiani su tre dichiarano di conoscere le aree sportive attrezzate
presenti nel proprio Comune, il 50% le utilizza e nei Comuni
scarsamente dotati di aree attrezzate, 9 italiani su 10 spingono perche
l’amministrazione provveda a costruirle (il 54% prenderebbe in
considerazione di pagarle per averle). “Quasi la metà degli
intervistati è soddisfatta dell’operato della propria amministrazione
in materia di spazi dedicati allo sport, ma il giudizio oscilla in modo
significativo al variare delle principali variabili socio-demografiche:
sono soddisfatti soprattutto gli uomini; lo sono poco gli intervistati
di 35-54 anni; i più soddisfatti vivono nel Nord Est; i meno felici
risiedono nel Sud e nelle isole”. Resta il fatto che, come sottolinea
Fabio Pagliara, “non esiste in Italia una strategia per usare la città
come palestra a cielo aperto. Manca la cultura, manca una connotazione
chiara dell’utilizzo degli spazi pubblici”. Una lacuna che stride con i
risultati del sondaggio dell’Istituto Piepoli: “La gente vuole correre
– dice Pagliara – perché la corsa riconcilia con una dimensione
interiore e relazionale spesso sacrificata, riequilibra il rapporto tra
tempo dedicato al lavoro e tempo per se stessi, risponde alla crescente
difficoltà economica di fare sport fuori dai tradizionali, e costosi,
circuiti dell’attività fisica indoor”.
(Articolo di Marco Patucchi /La Repubblica)
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SIAMO INVASI, SIGNORA MIA!
Le lettura della prima pagina web del nostro comune sconvolge. Hanno
proprio ragione i leghisti a urlare “siamo invasi!”. No, dico, la prima
news recita: nuova delimitazione delle aree interessate al cancro
colorato del platano. all'interno del sito del comune di curno -
ufficio ecologia - sono indicate le procedure per gli interventi di
abbattimento, potatura o recisione radicale che interessino piante di
platano. Adesso coi barconi é arrivato anche un mugolo di Ceratocystis
fimbriata ! La faccenda gira un po’ male per Salvini visto che
l’infezione (quest’anno celebra i 100 anni dall’arrivo dagli USA:
sempre loro!) non è arrivata con gli immigrati dall’Africa sui barconi
o sui taxi delle ONG (copyright by DiMaio&Salvini) ma
sicuramente con un carico di legname su una barca
debitamente autorizzata (dieci anni prima circa della sanzioni
economiche imposte al fascismo italiano).
Che dio ce ne scampi visto che ormai a Curno di platani non ce ne sono
(quasi) più nonostante il platano abbia ispirato il famosissimo film
“l’albero degli zoccoli” di olmiama regia. Il platano era stato da
sempre il principale arredo verde della pianura padana post bonifiche.
E siccome le bonifiche non si sa quando iniziarono, nemmeno si conosce
quando i contadini cominciarono a piantumare le sponde dei canali di
scolo e di irrigazione di platani. Era un legno di nessun valore,
cresceva in fretta, serviva al massimo appunto per realizzare gli
zoccoli in quanto era facilmente lavorabile e quando era secco
assai leggero. Il platano era anche il simbolo della mezzadria e
sostanzialmente spariva come orlatura dei fossi presso le aziende con
l’avvento dell’azienda capitalistica che si orientava verso essenze di
maggior pregio.
Seconda news tragica dalla pagina web del comune: piano regionale
triennale 2018-2020 di contenimento ed eradicazione della nutria. La
nutria (Myocastor coypus), detta anche miopotamo coipo, topo d’acqua e
ratto di palude,è un mammifero roditore (si ciba di radici
rizomi) originario del Sudamerica. Anche questo non è arrivato
con un taxi navale di una ONG e nemmeno traversando a nuoto
l’Atlantico. Pare sia comparsa la prima volta lungo le foci del
Brenta. Francamente non ho mai visto una nutria nei nostri paraggi ma è
possibile che risalendo lungo il corso del Brembo, sia passata dalla
bassa fino a noi, approfittando del fiume. la nutria deve essere
ridotta fino a scomparsa dice la legge e l'eradicazione della nutria
avviene secondo le modalità disciplinate dai piani provinciali di
contenimento ed eradicazione, con i mezzi consentiti tra cui: a.
Trappole a vivo, b. Fucili da caccia ad anima liscia, caricati con
munizione spezzata ; carabina ad aria compressa; d. Carabina a canna
rigata di piccolo calibro. Insomma la guerra l’é guerra. Semplificando:
la nurtia cresce perché nelle acque dei nostri fiumi c’è troppo azoto e
quindi c’è una lussureggiante flora di cui l’animale è ghiotto.
Comunque è importante che i volontari tolgano la plastica dai fiumi
così non gli passa per la crapa alle nutrie di mangiarla: non si sa mai.
Terza news che annuncia un’altra invasione ricoguarda la zanzara Aedes
Albopictus, comunemente nota come “zanzara tigre”, specie culicina
proveniente dal sud est asiatico ed introdotta in Italia a partire dal
1990. Considerati i rischi sanitari connessi alle infezioni da virus
chikungunya e Nile, tutte le supreme autorità a partire dalla
ministra della salute fino alla nostra sindaca invitano ad
attivare tutte le misure atte a monitorare e a contenere la
proliferazione di questi insetti. Che consiste sostanzialmente nel non
creare… allevamenti di zanzare tigri. Nel 1986 è stata accidentalmente
introdotta negli USA. Da lì, nel 1990, è arrivata a Genova in un carico
di copertoni usati e nel giro di due decenni si è diffusa in tutto il
paese. In Italia la zanzara tigre è una specie quasi esclusivamente
urbana, che usa per l’ovideposizione e lo sviluppo larvale piccole
raccolte d’acqua artificiali (sottovasi, secchi, grondaie ostruite,
ecc.), numerosissime nelle città. E’una specie dotata di un’enorme
capacità di dispersione, perché depone uova che possono resistere a
lungo all’essiccamento e al freddo. Il suo trasporto passivo in giro
per il mondo avviene infatti sempre allo stadio di uova. Insomma anche
stavolta siamo invasi legalmente da una popolazione infausta
proveniente dagli USA piuttosto che coi taxi marittimi delle ONG.
Salvini è incazzato come una belva.
Non bastava già i casini creati dalla sequenza di invasioni
americane (il)legali, data la stagione se ne aggiunge
un’altra: Emergenza caldo 2019. Da quanti lustri ogni annosi presenta
questa botta? Cinque? Sei? Sette? No, dico, com’è che si mette a far
caldo perfino d’estate?:proprio vero che le stagioni non sono più
quelle di una volta. Leggiamo la news e i consigli per sopravvivere a
questa invasione. Si prevede quindi: ATS - Attivazione punto di
riferimento previsioni metereologiche e sistema di allerta (1° giugno -
15 settembre 2019), con annessa campagna di informazione "ATS
informa-Piano Caldo 2019".Tale azione, d'intesa con le ASST, verrà
svolta anche nei PreSST, articolati nelle specifiche sedi dei Servizi
Territoriali di Valutazione Multidimensionale-STVM (ex CeAD), come da
tabella sotto riportata[…]ASST e Comuni - Azioni di
collaborazione/raccordo fra i PreSST e Ambiti Territoriali dei Comuni.
Enti Erogatori ADI e UCP dom - Monitoraggio delle persone assistite in
ADI e UCP-dom per prevenire possibili situazioni di emergenza in caso
di elevate temperature ambientali.
Bene. Non c’avete capito niente? Peggio per voi.
Quarta news riguarda l’invasione dei marciapiedi da parte delle erbacce
dei confinanti. In effetti è la seconda o terza volta che viene
annunciata questa invasione e l’ordine di lottarvi contro con tutte le
nostre risorse. Recita l’avviso – diserbo. Ai sensi dell'articolo 26
del Regolamento di Polizia Urbana (approvato ecc. ecc.) si ricorda che
i proprietari hanno l'obbligo di provvedere ad estirpare l'erba lungo
il fronte delle proprie case, lungo i relativi muri di cinta, fino alla
linea esterna del marciapiede o per lo spazio di almeno un metro dal
filo del muro dove non esistono i marciapiedi stessi. Il personale di
polizia locale effettuerà verifiche a partire dal 20 giugno 2019 e in
caso di inadempienza saranno applicate le sanzioni previste dal
Regolamento. I renitenti alla leva saranno incorporati d’autorità”. Tiè.
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