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PERSVIARE LA TOPPA COLPREFETTO ADESSO SCODELLANO 367MILA EURO PER LAPROSISMA CLEMENTINA?
Chi l'ha detto che gli impiegati del Comune non lavorano di sabato pomeriggio? I soliti malmostosi e maldicenti !.
Infatti sabato 22 giugno pomeriggio (addirittura dopo le 16) è comparsa
sul sito del comune la delibera della giunta comunale approvata
niente.poco.di.meno che il 20 giugno (dall'intera giunta) delibera n.91
per “l'adozione degli schemi del programma triennale dei lavori
pubblici 2020-2022 ed elenco annuale 2020 nonché' del programma
biennale degli acquisti di forniture e servizi 2020-2021”.
Ovviamente non è dato sapere la ragione (e non lo diranno mai: tanto
meno a noi…) per cui in fretta e furia e in un giorno differente da
quando normalmente si riunisce la giunta abbiano adottato questa
delibera ma come si dice… non sempre la pioggia fuori stagione fa
del male.
Leggiamo che: “viste le schede aggiornate del programma triennale dei
lavori pubblici per il triennio 2020-2022 e l'elenco annuale per l'anno
2020 (Allegato 1 schede A-B-C-D-E-F) e del programma biennale per
l'acquisizio ne di forniture e servizi 2020-2021 (Allegato 2 scheda A),
meritevoli di approvazione in quanto idonei a soddisfare le esigenze di
questa Amministrazione Comunale per le finalità che le sono proprie:
-considerato che è intenzione dell'Amministra-
zione Comunale prevedere nell'elenco annuale 2020 l'opera relativa ai
lavori di riqualificazione spazi per servizi integrati terza età di cui
al progetto preliminare già approvato con deliberazione della Giunta
Comunale n. 225 del 10.11.2006 (avete letto bene: è di tredici anni or
sono….):
-dato atto che: il suddetto progetto necessita di un aggiornamento
dell'im- porto complessivo dell'inter- vento in quanto trascorsi circa
13 anni (avete letto giusto: tredici anni) dalla sua redazione, al fine
di poterlo rendere attuale alla programmazione di cui trattasi;
-mediante l'utilizzo dell'applicativo del portale Istat per
l'adeguamento del costo di costruzione per il periodo 2006/2019 è stato
rideterminato l'importo complessivo dell'opera pari a € 367.000.00:
-delibera di approvare il nuovo quadro economico dell'opera
relativa ai lavori di “riqualificazione spazi per servizi integrati
terza età ” che prevede mi importo complessivo aggiornato
dell'intervento pari a € 367.000.00 di cui al progetto preliminare
approvato con deliberazione della Giunta Comunale n. 225 del
10.11.2006. da intendersi rettificata con la presente.
Di venerdì mattino (20giugno) c'era stato l'incontro della sindaca
curnese accompagnata dal suo vice e dal comandante dei vigili assieme
all'assessore regionale a infrastrutture, trasporti e nobilita'
sostenibile con la prefetta di Bergamo (mancavano tutti gli altri
sindaci and company invitati nella lettera della sindaca curnese) la
quale, ben conoscendo l'organizazione della repubblica ha offerto la
propria mediazione, ma i Comuni di Curno, Mozzo, Bergamo, Treviolo e
Ponte San Pietro e la Provincia dovranno predisporre una lettera al
ministero delle Infrastrutture per chiedere di rimandare tutto a
quando, fra due anni, si farà il raddoppio del binari.
Traduzione: arrangiatevi.
Tornata in sede con (del)le (mezze) pive nel sacco – da sommarsi alla
smostassata della gara a vuoto per l'assegnazione temporanea del CVI
dal primo luglio e dopo l'urticante pagina di Bg Post uscita proprio la
mattina del 20- la nostra ha reagito “alla Morisi and Casalino” ed ha
scodellato 367mila euro da destinare -lo supponiamo noi- al primo
investimento per la creazione di una qualche forma di ricovero per
anziani comunale. Magari siamo stati ciechi ma non abbiamo ancora letta
la comunicazione della dirigente dell'edilizia privata alla dirigente
della ragioneria con cui notifica un incasso del genere per
qualche concessione edificatoria rilasciata e ritirata. Però ce ne sono
in giro, quindi potrebbero essere pubblicate più tardi.
C'è solo da sperare che non s'inventi- no una qualche forma di ricovero
comunale perché davanti ai 2373 miliardi di debito nazionale…
Siamo in mano ad una giunta ed una maggioranza che non ha contezza di
quel che sta facendo. Il Comune di Curno ha la vecchia scuola
Rodari vuota e non sa che farne ed è senza soldi per farci
qualcosa. Noi abbiamo proposto di scambiare l'uso (l'uso non la
proprietà) di quella con l'attuale S. Giovanni Bosco in modo che il
comune possieda “almeno” un edificio per la materna e il nido ma non se
ne parla nemmeno. L'utilizzo degli impianti sportivi è ormai marginale
in quanto sono cambiate (quasi) del tutto le abitudini dei cittadini.
Adesso stanno mettendo a posto il tabiotto di via Galilei (ma quel
posto sarebbe promesso ad una associazione ombelicale di Vivere Curno).
Il campo di tamburello è del tutto inutilizzato ed occupato dal
cantiere dell'illuminazione pubblica. La sede del GAP all'esterno é
diventata una sorta baraccopoli alla S. Ferdinando. Le case popolari di
via S.Jesus dovrebbero essere completamente rifatte da cima a fondo
visto che hanno mezzo secolo di vita. I due CVI hanno bisogno di somme
enormi di ristrutturazione e facile prevedere che resteranno senza
gestione come accade dappertutto in bergamasca (e altrove). Perfino lo
stato del municipio non è fisicamente dei migliori (specie dal punto di
vista energetico...). Non prendiamo nemmeno in mano la
biblioteca-auditorium che sappiamo benissimo quanto stia sulle palle ai
cattocomunisti di Vivere Curno ed ai fascisti dentro il centrodestra
curnese. Della pista ciclopedonale sul lungofiume finora s'è prodotta
molta carta e molte chiacchiere ma non s'è costruito nemmeno un metro.
Chissà come finisce la storiaccia dei livelli (da quanti mesi è stato
dato l'incarico all'avvocato per studiare il problema?: che sia
defunto anche l'avvocato? Speriamo di no….) coi Merelli e i
Colombi.
Le piste ciclabili di Curno sono del tutto inservibili
visto che sono fatte a pezzettini che cominciano da nessuna parte e
finiscono da… nessuna parte ma sono servite ai vari assessori e sindaci
per vendere le relative foto ed ai costruttori di guadagnarci sugli
oneri.
La sala Cattaneo è sostanzialmente inutilizzata ma costa l'ira di dio
come spese condominali e riscaldamento quando al CVI 2 c'è uno spazio
che potrebbe essere meglio utilizzato e resta inutilizzato dieci mesi
l'anno.
Curno NON ha un giardino che sia davvero tale o un parco. Ci sono
brandelli in giro dappertutto che paiono pascoli di caprette fuggite da
qualche villetta a schiera ma definirli giardini o parchi…occorre
una bella faccia tosta.
A questa maggioranza non entra proprio nella crapa che un paese pulito
ordinato col verde, coi tre servizi scolastici essenziali, la
biblioteca (mettiamoci pure il cimitero…) genera ricchezza benestare
benessere piuttosto che costruire un paese fatto di centri prelievi,
centri medici, ospizi, centri anziani: un'idea di società medicalizzata
imbottita di farmaci che opprime, sottrae risorse e genera debito
pubblico lavoro nero e chissenefrega se i debiti dovranno pagarli
quelli che verranno.
Il buonsenso al minimo “dovrebbe” consigliare qualsiasi maggioranza di
ridurre all' ”essenziale” il patrimonio immobiliare comunale necessario
anziché continuare ad incrementarlo e lasciarlo mezzo inutilizzato ed
abbandonato. Dovrebbe comprendere come il mondo e le necessità cambiano
dopo mezzo secolo e smettere di considerare i problemi degli anziani
non sono più quelli di una categoria debole ma le nuove categorie
deboli sono i giovani di cui il Comune NON sa nemmeno come stiano.
Invece inseguono il consenso elettorale a breve. Finchè dura.
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USA-IRAN:NESSUNO LI E' BUONO
Per carità, non ho capito tutto, ma in quel mese che ho passato tra
l’IRAQ e l’IRAN nel lontano 2008 – era di maggio- ho capito che quei
due paesi erano tenuti sotto lo scacco imperialista perché se un
miracolo trasformasse quei regimi in normali stati democratici,
diverrebbero meglio della Germania. Fatto inammissibile per tutti gli
altri paesi al mondo, Cina compresa. Dalla posizione geografica alle
risorse energetiche naturali (sole acqua) e minerali dispongono di
tutto quel che occorre per essere stati di prima grandezza: il che
significa che nonostante le limitazioni ideologiche religiose quei
paesi “debbono” restare in preda a dominazioni esterne e interne che
comprimono le loro potenzialità per fare guadagnare – usiamo una
semplificazione- le mille multinazionali e i ladri indigeni.
Chiunque visiti quei due paesi con gli occhi aperti e un minimo di
conoscenza della geografia (vale a dire la capacità di leggere il
territorio sotto il profilo produttivo e civile) comprende cosa
significa la conformazione fisica, la terra, le acque, i
paralleli che li attraversano (stanno tra i 38° nord i Tabriz e i 25°
nord di Chabahar) comprende di stare in un eden. Del resto basta andare
al mercato per trovarlo (l’eden). Poi basta pensare ai 260 morti
impiccati nel 2018 in Iran ed ai 60 del’Iraq per sentirsi ghiacciare la
schiena.
Dell’altro ieri la favola confezionata dal New York Times che del
resto ogni giorno batte i fratelli Grimm dieci a zero: ha scritto che
Trump aveva autorizzato un attacco aereo all’Iran per colpire tre
obiettivi, ma dieci minuti dopo, appreso che l’attacco avrebbe fatto
oltre 150 vittime, ha annullato l’operazione. Che tenero cuoricino, non
si direbbe proprio di uno che vende armi all’Arabia Saudita perché
faccia strage di civili yemeniti e organizza sabotaggi in Venezuela
provocando decine di vittime indirette. Tanto per fare solo due esempi
recenti sui tanti possibili. Peccato che tutto questo basta ragionarci
minimamente per comprendere che non ha alcun senso, in primo luogo
perché una rappresaglia del genere Trump la può improvvisare in
Afganistan, ma non in Iran che pur essendo assai meno potente degli Usa
ha comunque buone difese contraeree e con assoluta certezza è in grado
di abbattere un certo numero di velivoli americani, specie se
l’operazione non è preparata con totale accuratezza.
Scontata la reazione dei pretoni: l’esercito iraniano ha avvertito gli
Stati Uniti che anche un attacco limitato contro il suo territorio
avrebbe conseguenze “devastanti” per i loro interessi nella regione.
“Sparare anche solo un colpo in direzione dell’Iran farà bruciare gli
interessi dell’America e dei suoi alleati” in Medio Oriente, ha
dichiarato sempre il generale di brigata Abolfazl Shekarchi, portavoce
delle forze armate iraniane. “Oggi la situazione regionale è a
vantaggio dell’Iran - ha aggiunto il generale - Se il nemico commetterà
l’errore di sparare sulla polveriera su cui poggia l’America, allora i
suoi interessi andranno a fuoco”. “L’America, i suoi interessi e quelli
dei suoi alleati saranno consumati da questo fuoco”, ha avvertito
Shekarchi, per il quale “lo scopo del nemico”, in particolare Israele,
”è disarmare l’Iran”. E se dovessero continuare le “aggressioni” degli
Stati Uniti, l’Iran è pronto ad abbattere altri droni, ampliando la
“collezione” di aerei senza pilota americani in suo possesso. Lo ha
detto il generale Amir Ali Hajizadeh, comandante delle forze
aerospaziali dei Guardiani della Rivoluzione dell’Iran, all’agenzia di
stampa ufficiale Irna.
In effetti la figuraccia subita dagli USA che perdono 130milioni
di drone (senza contare la collezione precedente…) per merito di una
nazione che glielo ha abbattuto praticamente col tirasassi non
poteva essere bypassata ed ecco che diversi giornali americani,
tra cui New York Times e Wall Street Journal, hanno scritto citando
fonti proprie, che giovedì gli Stati Uniti hanno compiuto diversi
attacchi informatici contro un gruppo dell’intelligence iraniana che il
governo di Donald Trump ritiene corresponsabile delle aggressioni
contro le petroliere nel Golfo dell’Oman. Gli attacchi sono iniziati lo
stesso giorno in cui Trump ha sospeso una più ampia risposta militare
contro l’Iran, pochi minuti prima del suo inizio e per motivi non
ancora del tutto chiari. Gli attacchi informatici compiuti giovedì
erano stati pianificati da tempo, ha scritto il New York Times, e sono
stati una risposta diretta al sabotaggio delle petroliere e
all’abbattimento del drone statunitense che stava sorvolando – a
seconda delle versioni fornite – lo spazio aereo internazionale o
quello iraniano. Negli attacchi sarebbero stati colpiti diversi sistemi
informatici, tra cui quelli che controllano i lanci missilistici
iraniani. Non è ancora possibile valutare gli effetti e i risultati di
questa operazione ma è sicuro che per qualche tempo gli USA terranno i
droni ben lontani dai tirasassi iraniani e intanto pure i pretoni
rimetteranno eventualmente a posto l’informatica. Coi suoi tweet
abituali Trump ha però avvertito che la reazione era solo rimandata:
"Non ho fretta, il nostro apparato militare è stato rimesso in piedi e
pronto a far del proprio meglio in tutto il mondo", ha scritto. "Le
sanzioni funzionano - ha aggiunto - e altre sono state varate la notte
scorsa. L'Iran non deve poter avere armi nucleari, nè contro gli Usa nè
contro il mondo".
La situazione comunque è molto delicata a patto che nelle prossime ore
non accadano incidenti che facciano saltare il tavolo e costringere gli
Usa a un’azione militare: una linea rossa americana di fronte alla
quale Washington sarebbe obbligata a reagire è l’uccisione di soldati
statunitensi nella regione. Credo che Teheran lo sappia bene e non
volendo incorrere in questo scenario è stata bene attenta a scegliere i
propri obiettivi; quando però la situazione è così tesa bastano
semplici errori di calcolo o interventi di agenti provocatori per
trascinare le parti in un confronto aperto”.
In questo quadro regionale delicatissimo si muovono anche gli altri
paesi. L’Eliseo s’è costruito il suo spazio e ha inviato a Teheran
Emmanuel Bonne, consigliere diplomatico del presidente francese, già
operativo in Iran e profondo conoscitore del Medio Oriente. Bonne, dice
Parigi, è sul posto per rassicurare il governo iraniano che gli europei
faranno parte delle fasi negoziali successive, ma ora serve la
de-escalation per salvaguardare la precaria stabilità della regione.
Lo sbigottimento di Israele e il silenzio dell’Arabia saudita sono la
reazione dei due principali alleati in Medio oriente
dell’Amministrazione Trump nonché nemici giurati dell’Iran: Entrambi
stentano a rendersi conto della decisione presa giovedì notte dal
presidente Usa di annullare all’ultimo istante la rappresaglia per
l’abbattimento, nella notte di mercoledì, di un costoso drone-spia
della Marina americana nell’area dello Stretto di Hormuz.
«La delusione è stata forte perché Israele dava per certa la ritorsione
americana e non averla attuata rende più forte l’Iran» ci dice
l’analista Eytan Gilboa del centro studi strategici BeSa di Tel Aviv.
«Gli iraniani – prosegue – stanno testando la solidità della
determinazione di Trump, pensano che (il presidente Usa) urli tanto ma
poi faccia poco, dal punto di vista militare. Israele pensa che l’uso
della forza sia in grado di scoraggiare e domare Tehran.
L’attacco americano e la distruzione delle centrali atomiche iraniane,
per Arabia saudita e Israele sarebbe stato finalmente l’atto decisivo
per mettere fuori gioco il paese che si oppone al loro controllo della
regione. Denunciano una presunta intenzione della Repubblica islamica
di costruire ordigni nucleari. L’Iran nega di volersi dotare della
bomba atomica, arma di distruzione di massa che in Medio oriente
possiede segretamente solo Israele. Ma il segretario del Consiglio di
sicurezza nazionale dell’Iran, il contrammiraglio Ali Shamkhani:
«L’Iran non ha mai attaccato alcun paese e non vuole farlo in futuro,
ma risponderà ad ogni aggressione”.
Intanto viene annunciato il piano Usa per il Medio Oriente: cinquanta
miliardi ai palestinesi che ricorda molto il "piano Marshall" con
cui gli Stati Uniti aiutarono la ricostruzione dell’Europa. Un piano
che per ora è un massiccio programma economico, investimenti per 50
miliardi di dollari in 10 anni. Miliardi per costruire la pace fra
Israele e Palestina. Poi però si verifica che i finanziamenti non
verranno pochi dagli Stati Unito mentre la maggior parte dei soldi
arriverà dalle petro-monarchie del Golfo che aiutando la
stabilizzazione economica della Palestina pagheranno una "tassa" agli
Usa che difendono la loro sicurezza.
L’altra grande novità di questo piano è che c’è un "buco nero": una
delle due parti coinvolte, la Palestina di Abu Mazen, per ora non
parteciperà neppure alla conferenza del Bahrein e anzi invita tutti a
boicottare la presentazione. Il piano per il momento non affronta
nessuno dei nodi politici del conflitto israelo-palestinese. E
soprattutto le indiscrezioni arrivate sino ad oggi non parlano più di
uno "Stato palestinese", ma di benessere economico per la comunità
palestinese, come dire che il piano Trump cancella lo Stato per i
palestinesi anche se pensa ai loro bisogni, ai loro posti di lavoro.
Come dice Anan Ashrawi, l’ex negoziatrice palestinese, «una valanga di
soldi per comprare la nostra libertà, mentre noi semplicemente vogliamo
il nostro piccolo Stato e la fine dell’occupazione israeliana».
Per adesso siamo fermi a domenica pomeriggio.
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