A GUARDARE ALLE COLLINE  pagina 1030 del 21 giugno 2019






















































































Di cosa parliamo in questa pagina.










MINIBOT E LIBRA: LA STESSA TRUFFA SOLO CHE E' DIFFERENTE CHI RUBA
Occorre riflettere sulla ragione per cui l’Ue ammette centinaia di valute private (ultima la Libra) e non ammette i miniBOT. La ragione è facile da comprendere: alle oligarchie europee non interessa affatto arginare le monete alternative che nascono nel privato perché il suo intento precipuo è quello di espropriare  gli Stati dalla sovranità monetaria e di bilancio, ossia degli strumenti fondamentali della loro esistenza e della funzione politica essenziale in democrazia, mentre le sta benissimo se queste funzioni vengono assunte da società multinazionali. (...)

ASTINO:PUBBLICIZZARE U COSTI E PRIVATIZZARE I PROFITTI
(...)
Come accade normalmente nel BelPaese andate in fumo le speranze speculative della proprietà sotto l'onda popolare contraria alle trasformazioni  diventa “opinione comune” che se un bene privato ha un grande valore sociale, che il pubblico se ne prenda cura, a partire dall'acquisto dell'intero compendio. Bisognava solo trovare una soluzione che soddisfacesse tutte le parti: proprietà privata, banche, Comune di Bergamo e chi se non la MIA poteva essere l'attrice principale dell'operazione? Le banche potevano garantire un mutuo alla MIA che ha immense garanzie: 134 milioni di immobili a bilancio 2018 a fronte di 5,6 milioni di debiti verso le banche; 14, 5 milioni investiti nella società proprietaria di Astino interamente controllata dalla MIA.
L'operazione di vendita del complesso dal privato alla MIA “metteva in moto” tutto in giro di affari che a pioggia investivano soggetti pubblici e privati che l'immobilismo fino allora mantenuto non aveva permesso. Il privato coi soldi incassati dalla vendita avrebbe avviato nuove operazioni. Le banche avrebbero messo le mani in pasta (ma considerato l'anno fu una grande sfiga nel settore immobiliare…). Decine se non centinaia di professionisti e imprese private si sarebbero gettati addosso a tutti quei soldi che comnciavano a girare in un momento (2007-2008) di grande crisi complessiva. (...)












































































































per leggere e vedere aprire le immagini su una schermata apposita
































































































































































MINIBOT E LIBRA: LA STESSA TRUFFA SOLO CHE E' DIFFERENTE CHI RUBA


Occorre riflettere sulla ragione per cui l’Ue ammette centinaia di valute private (ultima la Libra) e non ammet te i miniBOT. La ragione è facile da comprendere: alle oligarchie europee non interessa affatto arginare le monete alternative che nascono nel privato perché il suo intento precipuo è quello di espropriare  gli Stati dalla sovranità monetaria e di bilancio, ossia degli strumenti fondamentali della loro esistenza e della funzione politica essenziale in democrazia, mentre le sta benissimo se queste funzioni vengono assunte da società multinazionali.

Bisogna tornare sull'argomento dei minibot  perché senza che se ne abbia la sensazione, siamo arrivati di fronte a uno snodo fondamentale della politica e della vita del Paese, qualcosa che di per sé  ha poco a che vedere con le piccole appartenenze politicanti e che certo non si può affrontare alla luce delle medesime vista la sua portata. Quando la Bce e il coro di rane che piovono da Bruxelles accusa questo strumento di prefigurarsi come una moneta alternativa non ha tutti i torti, potenzialmente potrebbe diventarlo, anche se ha torto marcio quando dice che questo non è previsto dai trattati: se così fosse dovrebbe allora proibire le altre monete alternative e sono almeno un centinaio che esistono nell'area euro.
Possiamo citare il Wir (in  tedesco significa “noi” ) usato in Svizzera e nelle parti della Germania confinanti fin da gli anni '30 e che ha addirittura una propria banca, le Ithaca Hours e i Time Dollars, creati a cavallo degli anni '90 negli Stati Uniti che hanno dato spunto molti altri strumenti di scambio e credito mutuale sviluppati dovunque, come le Banche del tempo e i Local Exchange Trade Systems, oppure per restare in Italia alcuni titoli di credito territoriali e/o di scopo come il Sardex, lo Scec o il Tibex. Si tratta di strumenti molto più usati di quanto non si pensi tra i quali possiamo annoverare anche le monete particolari usate in molti distretti commerciali della Germania, una ventina circa tra cui il Chiemgauer, nato nel 2012 contro cui Draghi e gli oligarchi di Bruxelles non hanno evidentemente nulla dire o la” Peche” moneta usata a Parigi o le altre trenta divise locali nate in Francia negli ultimi 5 anni, tra cui il Bonus ideato da due docenti italiani della Bocconi per Nantes o il Tem greco o il Bristol Pound inglese divisa locale con la quale vengono pagati  persino gli stipendi pubblici e quello del sindaco o ancora la cinquantina di monete alternative della Spagna. Persino in Cina esiste una moneta virtuale. Decine di migliaia di imprese lavorano con questi titoli per un valore di interscambio che complessivamente raggiunge  qualche  decina di miliardi senza che gli eurocrati si preoccupino e facciano eccezione di legalità, come accade per i ventilati minibot italiani.
Per tentare di capire cosa spinga l'oligarchia europea a mettersi contro strumenti  invocati da numerosi economisti proprio per scopi fiscali,  bisogna fare un salto laterale e considerare che oggi accanto ai titoli alternativi locali ( e ogni nazione in Europa è in fondo un territorio locale) o di scopo, si sono sviluppate monete internazionali non legate ad una banca centrale o a uno stato o conglomerato di stati: si tratta delle cosiddette criptomonete con le quali si può ormai pagare qualunque cosa e che non sembrano preoccupare più di tanto i banchieri centrali nonostante siano effettivamente monete alternative a tutto tondo. Ora poi si è sull'orlo di un salto di qualità perché anche Facebook ha annunciato di voler emettere una propria moneta virtuale, la Libra, che tuttavia avrà caratteri decisamente diversi rispetto ai bitcoin e compagnia il cui valore è in qualche modo garantito solo da un tetto invalicabile di emissione e non da beni reali:  la Libra non avrà quantità di emissione prestabilite, ma sarà ancorata a un paniere di attività che ne garantiranno la stabilità e che includeranno “depositi bancari e titoli di Stato in valuta da banche centrali stabili e rispettabili”. Il tutto verrà gestito da un consorzio che non comprende solo Facebook il quale anzi vorrebbe essere solo lo spazio virtuale principale in cui opererà la nuova moneta, ma una serie di ben conosciuti soggetti economici come MasterCard, Visa, PayPal, Uber, eBay,  Spotify, Vodafone e altri 16 soggetti.
A nessuno può sfuggire la novità quasi rivoluzionaria di questa nuova divisa, novità che consiste nell'essere fondata su garanzie tradizionali, ma di essere emessa da una società privata transnazionale. Anche la Libra ovviamente non dovrebbe essere ammessa nell'area euro in quanto moneta alternativa a tutti gli effetti, in quanto potenzialmente creatrice di debito privato, altrettanto importante di quello pubblico, nonché come possibile strumento di evasione fiscale, ma a quanto pare Bruxelles non ha nulla dire al proposito mentre fa fuoco e fiamme contro i minibot. La ragione è facile da comprendere: alle oligarchie europee non interessa affatto arginare le monete alternative che nascono nel privato perché il suo intento precipuo è quello di espropriare  gli Stati dalla sovranità monetaria e di bilancio, ossia degli strumenti fondamentali della loro esistenza e della funzione politica essenziale in democrazia, mentre le sta benissimo se queste funzioni vengono assunte da società multinazionali. Dunque il minibot disturba essenzialmente perché è legato allo Stato e al pubblico e dunque confligge con lo spirito della Ue.
A mio giudizio la logica quasi necessaria del neo liberismo, almeno quella assunta nel nostro continente, è proprio questa: prima si colpisce la democrazia, svuotandone gli essenziali ancoraggi agli stati, alla cittadinanza e alle libertà di bilancio trasferendo la sovranità ad organismi multinazionali non elettivi e tecnocratici, poi man mano si sostituisce il pubblico con il privato per surrogazione in ogni settore, moneta compresa. Certo la Libra nel suo paniere a garanzia presenterà anche valute come dollaro ed euro (una ragione in più per considerarla una moneta alternativa) e dunque i tecnocrati avranno maggiore severità per ciò che concerne il debito pubblico visto che esso riguarda direttamente grandi multinazionali. I massacri sociali richiesti dall'Europa, non saranno volti solo per sostenere l'euro o a creare uno squilibrio che favorisce le mire egemoniche tedesche o ancora ad umiliare le conquiste del lavoro e favorire il profitto, ma anche per far garantire di più Facebook, Visa e compagnia cantante. Tutto grasso che cola secondo gli anti sovranisti che sono o lupi travestiti da agnelli o agnelli che non riconoscono i lupi.
ASTINO. PUBBLICIZZARE U COSTI E PRIVATIZZARE I PROFITTI


LA STORIA
Già il 4 luglio 1797 la Municipalità Bergamasca decise, senza ritenere necessario il preventivo assenso di Napoleone, la soppressione del monastero nel quale vivevano 11 monaci, e assegnò i suoi beni ancora ingenti all'Ospedale della città. La città decise di dare una sede più dignitosa e in un luogo ameno ai malati di mente fino ad allora segregati nella Casa della Maddalena nei pressi di S. Alessandro in Colonna. L'ex monastero di Astino, per circa 60 anni, dal 1832 al 1892, fu adibito a Manicomio provinciale.  Erano gli anni in cui i ricoveri aumentavano notevolmente in seguito alla diffusione della pellagra, un'avitaminosi che, se non curata, portava alla pazzia. Alla fine dell'Ottocento, dopo un acceso dibattito, l'Amministrazione provinciale decise di costruire un nuovo manicomio in via Borgo Palazzo e, quindi, i folli vennero trasferiti.  L'ex monastero, che dal 1880 fu acquistato dalla Provincia e nel 1896 rivenduto all'Ospedale, si avviava verso la privatizzazione.  Le cascine e i terreni circostanti vennero adibiti ad azienda agricola. Nel 1923 l'Ospedale metteva all'asta il “podere di Astino” ex monastero e chiesa compresi. Arredi e dipinti erano esclusi dalla vendita, ma di fatto dall'inizio del 900 materiali di vario genere vennero sottratti. Dagli anni '70 si procedette alla vendita di otto cascine su 10 e di porzioni più o meno ampie di terreno. Nel periodo 1970-2000 c'è un vasto dibattito sul destino della Valle d'Astino e sulla richiesta di valorizzazione immobiliare da parte della società proprietaria. Dopo più di 200 anni di progressivo degrado quello che sembrava un destino già scritto denunciato più volte da organi di tutela e da associazioni culturali come Italia Nostra, nel 2007 ha modificato il suo corso.  La data coincide con l'acquisto del monastero da parte della Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo – Fondazione MIA uno degli enti caritativi laici più antichi ancora in vita fondato nel 1265 in nome della misericordia.
L’ATTUALITA’
Come accade normalmente nel BelPaese andate in fumo le speranze speculative della proprietà sotto l'onda popolare contraria alle trasformazioni  diventa “opinione comune” che se un bene privato ha un grande valore sociale, che il pubblico se ne prenda cura, a partire dall'acquisto dell'intero compendio. Bisognava solo trovare una soluzione che soddisfacesse tutte le parti: proprietà privata, banche, Comune di Bergamo e chi se non la MIA poteva essere l'attrice principale dell'operazione? Le banche potevano garantire un mutuo alla MIA che ha immense garanzie: 134 milioni di immobili a bilancio 2018 a fronte di 5,6 milioni di debiti verso le banche; 14, 5 milioni investiti nella società proprietaria di Astino interamente controllata dalla MIA.
L'operazione di vendita del complesso dal privato alla MIA “metteva in moto” tutto in giro di affari che a pioggia investivano soggetti pubblici e privati che l'immobilismo fino allora mantenuto non aveva permesso. Il privato coi soldi incassati dalla vendita avrebbe avviato nuove operazioni. Le banche avrebbero messo le mani in pasta (ma considerato l'anno fu una grande sfiga nel settore immobiliare…). Decine se non centinaia di professionisti e imprese private si sarebbero gettati addosso a tutti quei soldi che comnciavano a girare in un momento (2007-2008) di grande crisi complessiva.

Sostanzialmente Astino è stato un affare per il privato che ha venduto e un gran danno ai cittadini (in generale: dagli abitanti di Fara Olivana a quelli di Valbondione passando per quelli di Bergamo città) che ne sono diventati “proprietari” visto che la MIA esiste per fare del bene ai bergamaschi. Del resto l'intera operazione su Astino mirava proprio a sfruttare risorse pubbliche per profitti privati -a breve media e lunga scadenza coi rischi tutti a carico del pubblico- dal momento che basta prendere in esame cosa è successo “dopo l'onda” per rendersi conto che ai bergamaschi (in generale: dagli abitanti di Fara Olivana a quelli di Valbondione passando per quelli di Bergamo città) è rimasta solo la valle e il convento  restaurato (si fa per dire) ma soprattutto  tutto quello che è stato fatto va a vantaggio di pochi operatori privati (p.e. i ristoranti che affittano il posto) e di tutto quel mondo piccolo borghese e statale che da secoli non si cura affatto minimamente “ di chi paga il conto”.

Le imponenti e violentissime trasformazioni imposte dalla meccanizzazione agricola sui fondi della valle hanno modificato in maniera sostanziale la reazione dei fondi nell'assorbimento delle acque piovane e – aggiungendosi le improvvide modifiche al deflusso delle acque piovane delle vie Sudorno Torni Marieni hanno creato le alluvioni e correlati  maxi danneggiamenti  alle abitazioni di Longuelo.
Ne è sortita tutta una serie di progetti di  pesanti manutenzioni, sempre attuate con pesanti e possenti mezzi meccanici, sia dell'idrografia esistente che con la “creazione di una (ma forse  saranno due o tre) maxi vasche di trattenimento delle acque piovane ( e successivo rilascio programmato) che sono in costruzione per mano del consorzio di bonifica ( CdB). Questi costi sostenuti dal CdB passano  di norma in bolletta a carico dei proprietari immobiliari delle zone interessate all'opera e  pochi giorni prima delle elezioni comunali a Bergamo 2019 il presidente leghista del CdB – forse immaginando di dare un aiutino elettorale al suo partito in danno di Gori-  annunciò i prossimi rincari delle bollette. Mal gliene incolse dal momento che  dopo poche ore dovette rimangiarsi le dichiarazioni e adesso ecco la notizia data dal Corriere. I soldi per la vasca di Astino ci sono, ma rischia di non esserci il terreno. Il denaro per i lavori, in realtà, c'era anche prima, ma doveva essere sborsato al 50% dal Comune e dal Consorzio di bonifica (che poi avrebbe aumentato le cartelle). Ora i 2 milioni e 600 mila euro necessari per realizzare l'impianto contro gli allagamenti della Val d'Astino e di Longuelo dovrebbero arrivare dallo Stato attraverso il Piano Proteggi Italia per la prevenzione del rischio idrogeologico. I lavori fanno parte dell'elenco, per lo stanziamento manca solo una conferenza Stato-Regione, perché il denaro dovrebbe essere anticipato da Milano. Il problema è però l'area su cui realizzare il terreno. Nei mesi scorsi è stata sottoposta a bonifica da parte del Consorzio, che ora dovrebbe far partire il bando per i lavori. Prima serve però il passaggio dell'area dai proprietari (la Mia) al Comune. Secondo lo schema di convenzione la cessione dei 18 mila metri quadrati di terreno a ridosso di via Astino sarebbe dovuta avvenire al costo di 43 euro al metro quadrato per un totale di 774 mila euro, somma che la Mia ha già previsto a bilancio. Il Comune però ha nel frattempo fatto eseguire una stima di congruità all'Agenzia delle Entrate, secondo la quale il prezzo giusto sarebbe di soli 13 euro al metro quadrato, parere che fa crollare il totale a 234 mila euro. Somma alla quale ora il Comune dovrà attenersi. Alla Mia, in attesa di ricevere qualcosa di scritto, non si sbilanciano e dicono che «se ne discuterà in Consiglio».
La telenovela è quindi destinata a durare ancora qualche decennio e l'unica certezza è che neanche un euro é stato versato ai cittadini danneggiati dalle alluvioni mentre i danni creati dal questa “pseudo privatizzazione al contrario” della Valle di Astino passano  a carico di tutti gli italiani con qualcosa in aggiunta per gli abitanti di Longuelo.
Cioè. Un bene privato che non poteva essere usato speculativamente è stato venduto ad una società pubblica che ci ha messo un sacco di soldi sottraendoli ad altri impegni (magari più sensati e produttivi di benessere materiale e sociale) per avviare una serie di interventi che hanno massivamente contribuito a creare una serie di danni (che saranno sempre a carico dei cittadini) ed una  piccola ma sicura  serie di vantaggi per pochi privati mentre alla massa degli italiani viene venduto uno spazio del tutto artificiale facendogli credere, sull'onda dell'ambientalismo di geo-and-geo, che sia un ritorno al naturale. Ma questo va bene agli ambientalisti ignoranti allevati dalla  carta patinata.