MINIBOT E LIBRA: LA STESSA TRUFFA SOLO CHE E' DIFFERENTE CHI RUBA
Occorre riflettere sulla ragione per cui l’Ue ammette centinaia di
valute private (ultima la Libra) e non ammet te i miniBOT. La ragione è
facile da comprendere: alle oligarchie europee non interessa affatto
arginare le monete alternative che nascono nel privato perché il suo
intento precipuo è quello di espropriare gli Stati dalla
sovranità monetaria e di bilancio, ossia degli strumenti fondamentali
della loro esistenza e della funzione politica essenziale in
democrazia, mentre le sta benissimo se queste funzioni vengono assunte
da società multinazionali.
Bisogna
tornare sull'argomento dei minibot perché senza che se ne abbia
la sensazione, siamo arrivati di fronte a uno snodo fondamentale della
politica e della vita del Paese, qualcosa che di per sé ha poco a
che vedere con le piccole appartenenze politicanti e che certo non si
può affrontare alla luce delle medesime vista la sua portata. Quando la
Bce e il coro di rane che piovono da Bruxelles accusa questo strumento
di prefigurarsi come una moneta alternativa non ha tutti i torti,
potenzialmente potrebbe diventarlo, anche se ha torto marcio quando
dice che questo non è previsto dai trattati: se così fosse dovrebbe
allora proibire le altre monete alternative e sono almeno un centinaio
che esistono nell'area euro.
Possiamo citare il Wir (in tedesco significa “noi” ) usato in
Svizzera e nelle parti della Germania confinanti fin da gli anni '30 e
che ha addirittura una propria banca, le Ithaca Hours e i Time Dollars,
creati a cavallo degli anni '90 negli Stati Uniti che hanno dato spunto
molti altri strumenti di scambio e credito mutuale sviluppati dovunque,
come le Banche del tempo e i Local Exchange Trade Systems, oppure per
restare in Italia alcuni titoli di credito territoriali e/o di scopo
come il Sardex, lo Scec o il Tibex. Si tratta di strumenti molto più
usati di quanto non si pensi tra i quali possiamo annoverare anche le
monete particolari usate in molti distretti commerciali della Germania,
una ventina circa tra cui il Chiemgauer, nato nel 2012 contro cui
Draghi e gli oligarchi di Bruxelles non hanno evidentemente nulla dire
o la” Peche” moneta usata a Parigi o le altre trenta divise locali nate
in Francia negli ultimi 5 anni, tra cui il Bonus ideato da due docenti
italiani della Bocconi per Nantes o il Tem greco o il Bristol Pound
inglese divisa locale con la quale vengono pagati persino gli
stipendi pubblici e quello del sindaco o ancora la cinquantina di
monete alternative della Spagna. Persino in Cina esiste una moneta
virtuale. Decine di migliaia di imprese lavorano con questi titoli per
un valore di interscambio che complessivamente raggiunge
qualche decina di miliardi senza che gli eurocrati si preoccupino
e facciano eccezione di legalità, come accade per i ventilati minibot
italiani.
Per tentare di capire cosa spinga l'oligarchia europea a mettersi
contro strumenti invocati da numerosi economisti proprio per
scopi fiscali, bisogna fare un salto laterale e considerare che
oggi accanto ai titoli alternativi locali ( e ogni nazione in Europa è
in fondo un territorio locale) o di scopo, si sono sviluppate monete
internazionali non legate ad una banca centrale o a uno stato o
conglomerato di stati: si tratta delle cosiddette criptomonete con le
quali si può ormai pagare qualunque cosa e che non sembrano preoccupare
più di tanto i banchieri centrali nonostante siano effettivamente
monete alternative a tutto tondo. Ora poi si è sull'orlo di un salto di
qualità perché anche Facebook ha annunciato di voler emettere una
propria moneta virtuale, la Libra, che tuttavia avrà caratteri
decisamente diversi rispetto ai bitcoin e compagnia il cui valore è in
qualche modo garantito solo da un tetto invalicabile di emissione e non
da beni reali: la Libra non avrà quantità di emissione
prestabilite, ma sarà ancorata a un paniere di attività che ne
garantiranno la stabilità e che includeranno “depositi bancari e titoli
di Stato in valuta da banche centrali stabili e rispettabili”. Il tutto
verrà gestito da un consorzio che non comprende solo Facebook il quale
anzi vorrebbe essere solo lo spazio virtuale principale in cui opererà
la nuova moneta, ma una serie di ben conosciuti soggetti economici come
MasterCard, Visa, PayPal, Uber, eBay, Spotify, Vodafone e altri
16 soggetti.
A nessuno può sfuggire la novità quasi rivoluzionaria di questa nuova
divisa, novità che consiste nell'essere fondata su garanzie
tradizionali, ma di essere emessa da una società privata
transnazionale. Anche la Libra ovviamente non dovrebbe essere ammessa
nell'area euro in quanto moneta alternativa a tutti gli effetti, in
quanto potenzialmente creatrice di debito privato, altrettanto
importante di quello pubblico, nonché come possibile strumento di
evasione fiscale, ma a quanto pare Bruxelles non ha nulla dire al
proposito mentre fa fuoco e fiamme contro i minibot. La ragione è
facile da comprendere: alle oligarchie europee non interessa affatto
arginare le monete alternative che nascono nel privato perché il suo
intento precipuo è quello di espropriare gli Stati dalla
sovranità monetaria e di bilancio, ossia degli strumenti fondamentali
della loro esistenza e della funzione politica essenziale in
democrazia, mentre le sta benissimo se queste funzioni vengono assunte
da società multinazionali. Dunque il minibot disturba essenzialmente
perché è legato allo Stato e al pubblico e dunque confligge con lo
spirito della Ue.
A mio giudizio la logica quasi necessaria del neo liberismo, almeno
quella assunta nel nostro continente, è proprio questa: prima si
colpisce la democrazia, svuotandone gli essenziali ancoraggi agli
stati, alla cittadinanza e alle libertà di bilancio trasferendo la
sovranità ad organismi multinazionali non elettivi e tecnocratici, poi
man mano si sostituisce il pubblico con il privato per surrogazione in
ogni settore, moneta compresa. Certo la Libra nel suo paniere a
garanzia presenterà anche valute come dollaro ed euro (una ragione in
più per considerarla una moneta alternativa) e dunque i tecnocrati
avranno maggiore severità per ciò che concerne il debito pubblico visto
che esso riguarda direttamente grandi multinazionali. I massacri
sociali richiesti dall'Europa, non saranno volti solo per sostenere
l'euro o a creare uno squilibrio che favorisce le mire egemoniche
tedesche o ancora ad umiliare le conquiste del lavoro e favorire il
profitto, ma anche per far garantire di più Facebook, Visa e compagnia
cantante. Tutto grasso che cola secondo gli anti sovranisti che sono o
lupi travestiti da agnelli o agnelli che non riconoscono i lupi.
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ASTINO. PUBBLICIZZARE U COSTI E PRIVATIZZARE I PROFITTI
LA STORIA
Già il 4 luglio 1797 la Municipalità Bergamasca decise, senza ritenere
necessario il preventivo assenso di Napoleone, la soppressione del
monastero nel quale vivevano 11 monaci, e assegnò i suoi beni ancora
ingenti all'Ospedale della città. La città decise di dare una sede più
dignitosa e in un luogo ameno ai malati di mente fino ad allora
segregati nella Casa della Maddalena nei pressi di S. Alessandro in
Colonna. L'ex monastero di Astino, per circa 60 anni, dal 1832 al 1892,
fu adibito a Manicomio provinciale. Erano gli anni in cui i
ricoveri aumentavano notevolmente in seguito alla diffusione della
pellagra, un'avitaminosi che, se non curata, portava alla pazzia. Alla
fine dell'Ottocento, dopo un acceso dibattito, l'Amministrazione
provinciale decise di costruire un nuovo manicomio in via Borgo Palazzo
e, quindi, i folli vennero trasferiti. L'ex monastero, che dal
1880 fu acquistato dalla Provincia e nel 1896 rivenduto all'Ospedale,
si avviava verso la privatizzazione. Le cascine e i terreni
circostanti vennero adibiti ad azienda agricola. Nel 1923 l'Ospedale
metteva all'asta il “podere di Astino” ex monastero e chiesa compresi.
Arredi e dipinti erano esclusi dalla vendita, ma di fatto dall'inizio
del 900 materiali di vario genere vennero sottratti. Dagli anni '70 si
procedette alla vendita di otto cascine su 10 e di porzioni più o meno
ampie di terreno. Nel periodo 1970-2000 c'è un vasto dibattito sul
destino della Valle d'Astino e sulla richiesta di valorizzazione
immobiliare da parte della società proprietaria. Dopo più di 200 anni
di progressivo degrado quello che sembrava un destino già scritto
denunciato più volte da organi di tutela e da associazioni culturali
come Italia Nostra, nel 2007 ha modificato il suo corso. La data
coincide con l'acquisto del monastero da parte della Congregazione
della Misericordia Maggiore di Bergamo – Fondazione MIA uno degli enti
caritativi laici più antichi ancora in vita fondato nel 1265 in nome
della misericordia.
L’ATTUALITA’
Come accade normalmente nel BelPaese andate in fumo le speranze
speculative della proprietà sotto l'onda popolare contraria alle
trasformazioni diventa “opinione comune” che se un bene privato
ha un grande valore sociale, che il pubblico se ne prenda cura, a
partire dall'acquisto dell'intero compendio. Bisognava solo trovare una
soluzione che soddisfacesse tutte le parti: proprietà privata, banche,
Comune di Bergamo e chi se non la MIA poteva essere l'attrice
principale dell'operazione? Le banche potevano garantire un mutuo alla
MIA che ha immense garanzie: 134 milioni di immobili a bilancio 2018 a
fronte di 5,6 milioni di debiti verso le banche; 14, 5 milioni
investiti nella società proprietaria di Astino interamente controllata
dalla MIA.
L'operazione di vendita del complesso dal privato alla MIA “metteva in
moto” tutto in giro di affari che a pioggia investivano soggetti
pubblici e privati che l'immobilismo fino allora mantenuto non aveva
permesso. Il privato coi soldi incassati dalla vendita avrebbe avviato
nuove operazioni. Le banche avrebbero messo le mani in pasta (ma
considerato l'anno fu una grande sfiga nel settore immobiliare…).
Decine se non centinaia di professionisti e imprese private si
sarebbero gettati addosso a tutti quei soldi che comnciavano a girare
in un momento (2007-2008) di grande crisi complessiva.
Sostanzialmente Astino è stato un affare per il privato che ha venduto
e un gran danno ai cittadini (in generale: dagli abitanti di Fara
Olivana a quelli di Valbondione passando per quelli di Bergamo città)
che ne sono diventati “proprietari” visto che la MIA esiste per fare
del bene ai bergamaschi. Del resto l'intera operazione su Astino mirava
proprio a sfruttare risorse pubbliche per profitti privati -a breve
media e lunga scadenza coi rischi tutti a carico del pubblico- dal
momento che basta prendere in esame cosa è successo “dopo l'onda” per
rendersi conto che ai bergamaschi (in generale: dagli abitanti di Fara
Olivana a quelli di Valbondione passando per quelli di Bergamo città) è
rimasta solo la valle e il convento restaurato (si fa per dire)
ma soprattutto tutto quello che è stato fatto va a vantaggio di
pochi operatori privati (p.e. i ristoranti che affittano il posto) e di
tutto quel mondo piccolo borghese e statale che da secoli non si cura
affatto minimamente “ di chi paga il conto”.
Le imponenti e violentissime trasformazioni imposte dalla
meccanizzazione agricola sui fondi della valle hanno modificato in
maniera sostanziale la reazione dei fondi nell'assorbimento delle acque
piovane e – aggiungendosi le improvvide modifiche al deflusso delle
acque piovane delle vie Sudorno Torni Marieni hanno creato le alluvioni
e correlati maxi danneggiamenti alle abitazioni di Longuelo.
Ne è sortita tutta una serie di progetti di pesanti manutenzioni,
sempre attuate con pesanti e possenti mezzi meccanici, sia
dell'idrografia esistente che con la “creazione di una (ma forse
saranno due o tre) maxi vasche di trattenimento delle acque piovane ( e
successivo rilascio programmato) che sono in costruzione per mano del
consorzio di bonifica ( CdB). Questi costi sostenuti dal CdB
passano di norma in bolletta a carico dei proprietari immobiliari
delle zone interessate all'opera e pochi giorni prima delle
elezioni comunali a Bergamo 2019 il presidente leghista del CdB – forse
immaginando di dare un aiutino elettorale al suo partito in danno di
Gori- annunciò i prossimi rincari delle bollette. Mal gliene
incolse dal momento che dopo poche ore dovette rimangiarsi le
dichiarazioni e adesso ecco la notizia data dal Corriere. I soldi per
la vasca di Astino ci sono, ma rischia di non esserci il terreno. Il
denaro per i lavori, in realtà, c'era anche prima, ma doveva essere
sborsato al 50% dal Comune e dal Consorzio di bonifica (che poi avrebbe
aumentato le cartelle). Ora i 2 milioni e 600 mila euro necessari per
realizzare l'impianto contro gli allagamenti della Val d'Astino e di
Longuelo dovrebbero arrivare dallo Stato attraverso il Piano Proteggi
Italia per la prevenzione del rischio idrogeologico. I lavori fanno
parte dell'elenco, per lo stanziamento manca solo una conferenza
Stato-Regione, perché il denaro dovrebbe essere anticipato da Milano.
Il problema è però l'area su cui realizzare il terreno. Nei mesi scorsi
è stata sottoposta a bonifica da parte del Consorzio, che ora dovrebbe
far partire il bando per i lavori. Prima serve però il passaggio
dell'area dai proprietari (la Mia) al Comune. Secondo lo schema di
convenzione la cessione dei 18 mila metri quadrati di terreno a ridosso
di via Astino sarebbe dovuta avvenire al costo di 43 euro al metro
quadrato per un totale di 774 mila euro, somma che la Mia ha già
previsto a bilancio. Il Comune però ha nel frattempo fatto eseguire una
stima di congruità all'Agenzia delle Entrate, secondo la quale il
prezzo giusto sarebbe di soli 13 euro al metro quadrato, parere che fa
crollare il totale a 234 mila euro. Somma alla quale ora il Comune
dovrà attenersi. Alla Mia, in attesa di ricevere qualcosa di scritto,
non si sbilanciano e dicono che «se ne discuterà in Consiglio».
La telenovela è quindi destinata a durare ancora qualche decennio e
l'unica certezza è che neanche un euro é stato versato ai cittadini
danneggiati dalle alluvioni mentre i danni creati dal questa “pseudo
privatizzazione al contrario” della Valle di Astino passano a
carico di tutti gli italiani con qualcosa in aggiunta per gli abitanti
di Longuelo.
Cioè. Un bene privato che non poteva essere usato speculativamente è
stato venduto ad una società pubblica che ci ha messo un sacco di soldi
sottraendoli ad altri impegni (magari più sensati e produttivi di
benessere materiale e sociale) per avviare una serie di interventi che
hanno massivamente contribuito a creare una serie di danni (che saranno
sempre a carico dei cittadini) ed una piccola ma sicura
serie di vantaggi per pochi privati mentre alla massa degli italiani
viene venduto uno spazio del tutto artificiale facendogli credere,
sull'onda dell'ambientalismo di geo-and-geo, che sia un ritorno al
naturale. Ma questo va bene agli ambientalisti ignoranti allevati
dalla carta patinata.
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