GIUNTA GAMBA: IL MONDO FATTO ANDARE AL ROVESCIO
Il mondo fatto andare al rovescio coll'intendimento di insegnare al
Papa a dir messa. Leggendo l'albo pretorio del comune si vedono
raffiche di determinazioni su ogni argomento (importante economicamente
o socialmente) soldini a uno, soldini a due soldini a tre e poi alla
fine se non è il Comune a piegarsi agli accordi tra imprese (vedi
il caso della rotonda fuori l'ingresso della Rodari) , restano sempre
quella raffica di incarichini affidati al minor prezzo possibile tra
pochi prescelti. Vedasi quanti incarichi ha generato la messa in
gestione del CVI2 (oltre 50mila euro già spesi) tutti attribuiti a
soggetti che si propongono al minor costo possibile, segno
evidente di un esteso clientelismo coniugato con la scarsa
professionalità di chi si offre al minore costo sul mercato. Saldi di
professione che poi, se vai a vedere l'età dei coinvolti, potrebbero
essere tutti usciti dalla stessa scuola superiore ed università. Delle
laureate che contano in consiglio comunale. Mai mai mai mai mai mai un
volta che compaia uno straccio di concorso di idee. Chissà perché
in città invece lo fanno: vedi i progetti delle piazze.
Non si comprende se si tratti di scarsa professionalità o di scelta
politica per distribuire il più possibile soldini con incarichini
cercando di fare (anche) bella figura: noi siamo risparmiatrici,
vogliono fare intendere le madamine che contano?.
Se poi aggiungiamo una sindaca che mette in piedi quel particolare
regolamento sulla pubblicazione delle assemblee consigliari che
consente praticamente di censurarle tutte; ci aggiungiamo l'esclusione
dalla commissione sport dei “non residenti” a Curno (quando al
Comune di Bergamo partecipava addirittura un candidato sindaco abitante
a Borgo di Terzo: va be, questo è un comunista!); poi vediamo il
comportamento della maggioranza per esempio di fronte all'omicidio
della donna rispetto all'ammazzamento dei due ciclisti uno si domanda
se per la maggioranza di governo locale ci siano morti di serie A o B;
se mettiamo assieme la gaffe del mancato controllo sulla modifica della
convenzione del CVI1 (che ha regalato due anni di gestione
all'associazione) coi “maltrattamenti” inflitti ai volontari del GS
Marigolda (ma non se ne è nemmeno accorta: probabile) uno comincia a
domandarsi se la sindaca Gamba sia all'altezza del compito che s'è
assunta. Perché c'è SI da mettere in conto l'autonomia dei dirigenti ma
resta sempre la responsabilità politica della sindaca.
Perla gara di assegnazione del CVI2 sono stati nominati due commissari
e sapete chi sono? La segretaria comunale di Curno (cioè il padrone del
CVI2) e un architetto del Comune di Mozzo. A parte che noi abbiamo
qualche dubbio che esista e funzioni l'albo degli esperti nello
specifico settore cui afferisce l'oggetto del contratto presso
l'ANAC (come da notizie di stampa) una amministrazione moderatamente
trasparente (MODERATAMEN- TE!) NON avrebbe scelto un suo funzionario e
nemmeno un funzionario di una amministrazione politicamente coerente
con se stessa e per di più di un comune confinante MA avrebbe PERLOMENO
chiesto alle minoranze consigliari di esprimere (UNO su DUE) uno dei
commissari. Insomma la Gamba non fa prigionieri: fa tutto lei e basta
ed avanza.
Mai possibile che un comune sia messo talmente male da avere bisogno di
una società che presti a pagamento un “servizio di supporto tecnico per
la richiesta di contributo a valere sul fondo “programmazione nazionale
in materia di edilizia scolastica per il triennio 2018-2020” per
inoltrare al MIUR la domanda di contributo per 900mila euro” poi
concesso. Ottenuto il finanziamento in vista del progetto e della
costruzione (semmai verrà…) ecco che viene “ravvisata la necessità e
l'urgenza di avvalersi di un supporto tecnico per una corretta e
puntuale attività di rendicontazione del contributo concesso” che viene
riaffidata alla medesima società di cui sopra. Quindi in teoria il
controllo dei conti dell'esecuzione di questa palestra sarà operato
dalla direzione dei lavori, dall'ufficio comunale, dalla società
privata. Io c'avrei aggiunto anche un santo: perché non si sa mai…
In pratica certi uffici comunali sono degli “emettitori a raffica di
determine di incarichi” perché il Comune non è in grado di fare le cose
ma ha bisogno, per le spese e gli impegni più gravosi e seri, di
ricorrere a terzi senza neppure rendersi conto dei conflitti di
interesse che ci possono stare e non essere nemmeno rilevati.
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IL PELLEGRINAGGIO DEL DOPPIOGIOCHISTA SALVINI ALLA CORTE DI TRUMP
Quello di Salvini negli USA è stato un viaggio-lampo durato
probabilmente meno di 36 ore. Che bisogno ci fosse di farlo lo sa solo
lui (però lo hanno compreso tutti…) salvo il fatto che un PdC che valga
poù di una ciuinga avrebbe preso il telefono e avrebbe ordinato –
nemmeno consigliato- a Salvini di restare a casa ad occuparsi del latte
di pecora sardo. Con la massima disinvoltura era stato a Mosca a
incontrare Putin e adesso negli USA salvo che Trump non l’ha ricevuto
nemmeno di striscio. Salvini ha incontrato il segretario di Stato Mike
Pompeo. Poi si è recato al Cimitero nazionale di Arlington (con segno
della croce in diretta) per deporre una corona di fiori sulla tomba del
Milite Ignoto, mano al petto, la tromba che suona il silenzio. Nel
pomeriggio è stato ricevuto dal vice presidente Mike Pence alla Casa
Bianca. Per ragioni di protocollo istituzionale non era previsto
l'incontro con Trump. «Sono il vice e incontro il vice», ha ribadito
lui stesso. Offrirsi come sudditi a Washington per far paura a
Bruxelles ed evitarsi la procedura d’infrazione: questa la mossa di
Salvini contro l’Europa in vista della contro-lettera alla Commissione.
Una strategia suicida: i patti coi giganti non sono mai un affare, per
le formiche.
Sì alla guerra all’Iran, nonostante l’Italia ne sia tra i primi partner
commerciali. Sì alla guerra dei dazi alla Cina nonostante il memorandum
d’intesa sulla nuova via della seta firmato dal governo solo pochi mesi
fa. Sì agli F35 che costano tanto e non servono a nulla. Sì a Guaidò in
Venezuela, nonostante la dichiarata equidistanza del premier Conte. Sì
a fare tutti gli interessi americani contro l’asse franco-tedesco,
dentro l’Unione Europea. Sì tutto quel che chiede la Casa Bianca, senza
condizioni.
Se le elezioni europee del 28 di maggio - col trionfo della Lega, il
crollo dei Cinque Stelle e il ribaltamento dei rapporti di forza nella
maggioranza - ci hanno consegnato un nuovo governo in pectore guidato
da Matteo Salvini, la visita del leader leghista negli Usa, dove ha
incontrato il vicepresidente Pence e il segretario di stato Pompeo, non
è che il suo primo atto programmatico: l’Italia in guerra con l’Europa,
con una procedura d’infrazione in arrivo, lo spread al limite dei 300
punti base e i mercati che affilano i coltelli si consegna mani e piedi
a Trump, offrendogli fedeltà assoluta in cambio di protezione.
"Italia e Stati Uniti hanno una visione comune al 99% dei valori, degli
interessi e delle questioni del mondo. Esco da questo colloquio
particolarmente soddisfatto", ha sottolineato Salvini con i
giornalisti. "Il vice presidente Pence ha espresso l'auspicio di
continuare a collaborare a lungo con me e il governo italiano. Abbiamo
parlato di cooperazione, di aerospazio, del programma Luna 2024,
aggiornamenti della Difesa. L'Italia - ha aggiunto - è il paese più
attendibile per gli Usa come sponda di dialogo in Europa".
Il fatto è che alla Casa Bianca importa un bel nulla dell’Italia,
soprattutto in presenza di fondamentali economici devastanti come
quelli italiani, col Pil che cresce meno d’Europa e il debito pubblico
che cresce a livelli record, mese dopo mese. La seconda cattiva notizia
è l’America non ha il potere di cambiare la matematica e i soldi per
fare la flat tax non ci sono comunque. La terza cattiva notizia è che
quando sei una formica e negozi con un gigante, è molto probabile che
il gigante possa non rispettare la sua parte di patto, qualunque essa
sia, ogni volta raggiunto lo scopo. E Trump ha più interesse a
spaventare Merkel e Macron che a distruggerli: sia mai che firmino
intese con la Cina o con Mosca, per ritorsione.
Intanto che Salvini tentava di vendere il culo degli italiani
agli USA, ecco che Mario Draghi ribadisce e rafforza il messaggio
dell’ultima riunione: la Bce è pronta a intervenire con tutti gli
strumenti a sua disposizione se l’inflazione resterà al di sotto degli
obiettivi, come è ormai quasi certo. Strumenti che includono nuovi
acquisti di titoli di Stato, finanziamenti a basso costo alle banche e
persino un possibile taglio dei tassi di interesse.
Il discorso di Draghi non è piaciuto a Donald Trump che, come sua
consuetudine, lo ha criticato via twitter: «Mario Draghi - ha scritto -
ha appena annunciato nuovi stimoli in arrivo, cosa che ha
immediatamente fatto scivolare l’euro contro il dollaro, rendendo più
facile la concorrenza sleale delle aziende europee contro quelle
americane. Sono andati avanti così per anni, come la Cina e altri». Con
successivi tweet il presidente americano ha poi registrato l’ottimo
andamento dei mercati europei nella giornata di oggi, definendolo
«unfair» (ingiusto) per gli Stati Uniti.
Sempre nelle stesse ore l’ISTAT – nonostante l’insediamento di
Gian Carlo Blangiardo, cattolico tradizionalista «portato» dalla
Lega- annuncia che non vi è stato nessun miglioramento nel 2018
sul fronte della povertà assoluta: rimangono in questa condizione in
Italia 1,8 milioni di famiglie, con un''incidenza pari al 7 per cento,
mentre si contano cinque milioni di individui, l'8,4 per cento del
totale. La povertà assoluta si concentra soprattutto nel Mezzogiorno
(10%), contro il 5,8% del Nord e il 5,3%, e tra gli stranieri, tra i
quali sale al 30,3% contro il 6,4% degli italiani. Povere soprattutto
le famiglie numerose e quelle con un solo genitore, mentre si presenta
in media decisamente migliore la situazione delle famiglie all'interno
delle quali la persona di riferimento è istruita, ha un titolo di
studio elevato, una posizione lavorativa buona (tra dirigenti, quadri e
impiegati l'incidenza della povertà assoluta è di appena l'1,5% contro
il 12,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento è un operario
e il 27,6% in cui è un disoccupato. Le famiglie in condizioni di
povertà relativa nel 2018 sono invece poco più di 3 milioni (11,8%),
quasi 9 milioni di persone (15,0% del totale).
I minori in povertà assoluta sono 1 milione e 260 mila (il 12,6%).
L'incidenza dei minori in povertà va dal 10,1% nel Centro fino al 15,7%
nel Mezzogiorno dove risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2017.
Anche in termini di individui, il maggior numero di poveri (oltre due
milioni e 350 mila, di cui due terzi nel Sud e un terzo nelle Isole)
risiede nelle regioni del Mezzogiorno (46,7%), il 37,6% nelle regioni
del Nord, circa 1 milione e 900 mila individui (il 22,7% nel Nord-ovest
e il 14,8% nel Nord-est). L’incidenza di povertà individuale è pari a
11,1% nel Sud, 12,0% nelle Isole, mentre nel Nord e nel Centro è molto
più bassa e pari a 6,9% e 6,6% (nel Nord-ovest 7,2%, nel Nord-est 6,5%).
Il giorno dopo mentre è in corso il solito vertice a tre PdC+i due VPdC
le gazzette annunciano che nel primo trimestre 2019 l’occupazione
è lievemente aumentata sia rispetto al quarto trimestre 2018 sia su
base annua. Rispetto agli ultimi tre mesi del 2018 le posizioni a tempo
indeterminato stando ai dati destagionalizzati delle comunicazioni
obbligatorie al ministero del Lavoro sono salite di 207mila mentre
quelle a tempo determinato si sono ridotte di 69mila. E sono calati di
20mila unità anche i lavoratori in somministrazione, dopo 23 trimestri
di crescita. Lo indica la Nota trimestrale sulle tendenze
dell’occupazione pubblicata da Istat, ministero, Inps, Inail e Anpal.
Il calo delle posizioni lavorative a termine è il primo dal secondo
trimestre 2016. Va sottolineato che i dati delle comunicazioni
obbligatorie sono molto diversi da quelli Istat – che sul primo
trimestre davano un aumento complessivo degli occupati di 25mila unità
per effetto di un aumento dei permanenti e di un calo degli a termine –
perché riguardano tutte le attivazioni, proroghe e trasformazioni di
contratti da parte dei datori di lavoro.
La crescita dei posti stabili e il calo di quelli precari sono
influenzate dal “notevole aumento delle trasformazioni a tempo
indeterminato (+223mila, +55%)“, nota il rapporto, “che raggiungono il
livello massimo della serie storica“. L’incidenza delle trasformazioni
sul totale degli ingressi a tempo indeterminato (attivazioni e
trasformazioni) raggiunge il 28,5% con un incremento di 6,5 punti
percentuali rispetto al trimestre precedente. Nel complesso
l’occupazione rispetto al quarto trimestre 2018 è cresciuta dello 0,4%
e su base annua dell’1,1%. Questo in un contesto di lieve aumento
congiunturale del Pil (+0,1%) dopo due trimestri di leggero calo
(-0,1%).
Il tasso di occupazione destagionalizzato si porta al 58,7% (+0,1 punti
in confronto al trimestre precedente) come sintesi dell’aumento di
quello femminile e della stabilità di quello maschile. L’indicatore
supera di oltre tre punti il valore minimo del terzo trimestre 2013
(55,4%) tornando ai livelli pre-crisi.
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