CI.ESSE.EMME
SE C'ERA DORMIVA
Chissà se esiste un qualche rapporto tra la crisi politica in corso ed
accelerata dai risultati elettorali alle europee e il caos scoppiato
nel CSM. Forse lo scopriremo tra qualche tempo e in malo modo come per
tutte le storture criminal politiche nazionali.
Super giù il Consiglio Superiore della Magistratura è un organo che
venne nominato per la prima volta all'art. 4 della legge 511 del
1907[1], che lo istituì presso il Ministero della giustizia,
sostanzialmente come organo consultivo, e amministrativo per le nomine
di alcune cariche entro la magistratura. Pochi mesi dopo, il governo
Giolitti III firmò la legge 689[2] dello stesso anno, che definìva e
inquadrava il nuovo organo, anche se ovviamente, agendo la magistratura
in nome del Re, i suoi componenti si configuravano come dipendenti del
governo. Le sue funzioni rimasero grosso modo invariate fino alla
Costituzione Repubblicana, che ne trasformava radicalmente i poteri da
organo consultivo-amministrativo presso un ministero, ad organo di
auto-governo. Il C.S.M. repubblicano si è insediato ufficialmente il 18
luglio 1959 e ha tenuto la sua prima riunione, presso il palazzo del
Quirinale, dove è restato sino al 1962, quando fu trasferito presso
l'attuale sede di Palazzo dei Marescialli, in piazza dell'Indipendenza.
Il Consiglio superiore della magistratura è composto da 27 membri e
presieduto dal Presidente della Repubblicache vi partecipa di diritto.
Altri membri di diritto sono il primo presidente e il procuratore
generale della Corte suprema di cassazione. Gli altri 24 componenti
sono eletti[8] per i 2/3 da tutti i magistrati ordinari tra gli
appartenenti a tutte le componenti della magistratura (membri togati,
16) e per 1/3 dal Parlamento riunito in seduta comune tra i professori
universitari in materie giuridiche e avvocati che esercitano la
professione da almeno quindici anni (membri laici, 8). Con la presenza
di questi ultimi i costituenti vollero impedire che l'autonomia e
l'indipendenza della magistratura si trasformasse nella creazione di
una specie di casta separata da tutti i poteri dello Stato e gelosa dei
suoi privilegi. Così racconta wiki.
Una delle questioni da cui dipende l'efficienza del lavoro degli uffici
giudiziari è la nomina dei capi e la nomina dei capi la fa il Csm che
decide forte di una maggioranza di due terzi eletta dagli stessi
magistrati. Chiaramente, dunque, le nomine avvengono in base agli
equilibri all'interno del sindacato delle toghe, l'Anm. Se si vogliono
avere dei capi che vengono selezionati in base a criteri meritocratici,
alle esperienze pregresse e non in base all'appartenenza correntizia,
bisogna riformare il Csm. Volev ben dire che non fosse necessaria
l'ennesima riforma!. Questo perché gli 8 consiglieri laici, avvocati e
accademici eletti dal Parlamento, sono in netta minoranza. Il
consigliere sta in carica quattro anni, in un ambiente che non conosce,
dove i magistrati fanno ciò che vogliono. Se non bastasse che la
maggior parte dei componenti del Csm, che dovrebbe vigilare sulle
azioni dei magistrati, sono eletti dai magistrati, accade che il
componente laico eletto dal Parlamento viene affiancato da altri
togati, i “magistrati segretari” che sono scelti dal Csm in base
alla lottizzazione delle correnti. Questi magistrati segretari sono
bravissimi, ma purtroppo partecipano alle riunioni dei gruppi e delle
correnti che settimanalmente si riuniscono alla sera, finiti i lavori
delle commissioni, chi con Unicost, chi con Area, chi con Magistratura
Indipendente. Su questa assurdità c'è un'osservazione correttissima che
ha fatto Luciano Violante : «è come se il personale che lavora in
Parlamento, invece di essere assunto per concorso, fosse nominato dai
partiti e affiancato, magari, a parlamentari di partiti diversi».
I magistrati non vivono fuori dal mondo e come tutti i normali
cittadini hanno una storia personale e fanno delle scelte quando vanno
a votare. Tra i fattori considerati più indicativi del problema della
politicizzazione della Magistratura in Italia, vi è l'associazionismo
esasperato dei magistrati, o più precisamente la formazione di diverse
correnti politiche all'interno del suo organismo rappresentante,
l'Associazione Nazionale Magistrati (ANM). Tale fenomeno rappresenta
una peculiarità italiana. La “politicizzazione” dell'ANM si è rilevata,
inoltre, elemento fortemente condizionante i criteri di elezione
dell'organo costituzionale a capo del potere giudiziario, il Consiglio
Superiore della Magistratura (CSM).
Luciano Violante, ha anche chiarito che le correnti, “con il tempo, si
sono trasformate da luoghi di discussione e approfondimento in ben
oleate macchine di potere interno. Basti considerare che, prima o poi,
tutti i capi delle correnti sono eletti al CSM. La conseguenza è che
oggi, come denunciano molti magistrati, chi non appartenga a una
corrente o non sia protetto da un partito, difficilmente arriva a
ricoprire incarichi rilevanti.
Quanto alle correnti dell'ANM, credo che la loro esistenza sia dovuta a
una legge del 1975 sulla elezione dei membri togati del Consiglio
Superiore. Mentre una legge precedente prevedeva un sistema
sostanzialmente maggioritario, quella del 1975 introduceva il
proporzionale e incoraggiava in tal modo la presentazione di liste
concorrenti. Abbiamo assistito così al rafforzamento di gruppi che
proclamavano la loro identità proponendo concetti diversi dello Stato e
del ruolo che la Magistratura avrebbe dovuto svolgere nella vita
pubblica del paese. Avevano programmi ideologici che lasciavano
trapelare una pericolosa contiguità con alcuni partiti politici e che
minacciavano di trasformare il Consiglio Superiore in una sorta di
Parlamento.
In questo quadro politico legislativo era scontato che venisse
maturando nel consesso l'abitudine delle c.d. nomine “a
pacchetto”, cioè la prassi che favorisce gli accordi a tavolino tra le
correnti sulle nomine dei consiglieri dello stesso ufficio (per lo più
di Cassazione), che non saranno più votate in blocco. In pratica
la nomina dei dirigenti degli uffici non avviene immediatamente subito
dopo la cessazione della funzione, ma il CSM “aspetta” che si
accumulino un certo numero di incarichi vacanti –perfettamente
prevedibili in base all'anzianità e zero rispetto alla mortalità
maturale- e in base a imperscrutabili ragioni di alleanza
opportunità scambio viene decisa la lottizzazione formalmente regolare
delle assegnazioni.
Ovvio che un componente del CSM- togato o laico che sia- non si muove
come il sindaco di Pincofrattina, ma nell'operazione di ammazzare la
gallina senza farla starnazzare, sono sicuramente esperti.
Così siamo arrivati all'oggi. In queste faccende, siccome il PdR è il
capo del CSM anche se in pratica il lavoro spetta al vice, c'è da
restare perplessi nel verificare come i vari PdR che sicuramente
conoscevano le monellerie che politica e correnti
combinavano con la regola delle nomine a pacchetto, questi si
tirino fuori. Non hanno visto, non hanno sentito, non hanno
parlato niente e nessuno.
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RICETTE,RICETTE,RICETTE
Mica stupida l'idea che il CSM fosse composto da 16+2 magistrati e 8
politici eletti dal Parlamento col PdC (presidente della repubblica) a
capo dello stesso mentre le faccende ordinarie sono svolte dal
vicepresidente. Del resto si può tranquillamente smettere di fare il
magistrato, entrare in una lista (senza iscriversi al partito)
farsi eleggere e poi a fine mandato tornare ad essere magistrato.
Non c'è bisogno di essere un'aquila per comprendere come la commistione
tra politici e magistrati dentro il CSM sia la regola della repubblica
italiana e la presidenza affidata al PdR sia sempre stata la foglia di
fico dietro la quale nascondere ogni nefandezza. Perché o magistrati
prima di indossare la toga sono uomini . Perché i politici prima di
entrare in parlamento sono uomini. Perché ci sono mille modi di
scambiarsi favori senza nemmeno muovere un euro. Tutto quanto accaduto,
al di la delle dimissioni di qualche componente finirà nel nulla:
bisogna dare ragione a chi dice che non è un reato chiacchierare di
questo o quella persona meglio per questa o quella procura. Ne escono
sfracellati moralmente comparse ed attori ma sappiamo bene che noi
italiani siamo bravi a perdonare: in fondo volete mettere la
soddisfazione dei tarantini che hanno votato 5S per sbolognare via
l'ILVA e invece no? Oppure dei napoletani che hanno votato in massa
Lega e 5S e DiMaio non ha nemmeno letto la lettera della
ditta: guardi che chiudiamo perché nessuno compra più lavatrici. Lui
non l'ha nemmeno aperta (la lettera della Whirlipool).
Adesso è una gran parlare di riforma del sistema di nomine del CSM.
L'Italia è sempre un cantiere aperto per riforme ma quasi tutto resta
fermo tranne quando dia occasione di ruberie: vedi new codice
degli appalti.
Siccome le correnti politiche dentro la magistratura sono
ineliminabili (la Costituzione vieterebbe una norma in merito)
una soluzione per impedire definitivamente il malcostume delle “nomine
a pacchetto” sarebbe quello di obbligare il CSM a scegliere i capi
ufficio nel mese precedente la fine del mandato del giudice da
sostituire. Qualcuno può osservare: così il sistema di allunga “monte”
e quindi permangono i pacchetti. Si e no: anche perché c'è la stampa
che vigila. La soluzione dovrebbe essere accompagnata dal'abolizione
della presenza nel CSM dei politici nominati dal Parlamento. Una terza
soluzione sarebbe quella di impedire le porte girevoli: magistratura VS
parlamento VS magistratura.
Non è senza significato il fatto che la “destra in magistratura”
abbia condotto dopo pochi mesi il CSM a sbattere magari solo perché le
nuove leve sono complessivamente peggiori dei fratelli maggiori
dei padri e dei nonni. Fatto comprensibile visto cosa sbologna la
scuola italiani. Un Palamara cui non passa per la crapa che “magari”
gli hanno messo un troiaio nel cellulare? Andrebbe licenziato solo per
tale imbecillità. Gente che non ha nemmeno un minimo rispetto e stima
di se stessi per cui starnazzano come galline nel pollaio e parlano
parlano parlano fanno disfano voltano rivoltano senza nemmeno
domandarsi: e se mi stanno ascoltando? E se mi stanno vedendo?
Li hanno ascoltati. Li hanno visti. Fermi un attimo e poi via di nuovo.
Ma scusi presidente Mattarella: lei non ha mai sentito le galline
starnazzare? No.
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