A GUARDARE ALLE COLLINE  pagina 1023 del 14 giugno 2019






















































































Di cosa parliamo in questa pagina.









SALVINI: UNA SCOPERTA AL GIORNO
E DA DOMANI OCCHIO AL PORCELLINO!
Oggi le cassette, domani i conti correnti: ecco perché il governo ci metterà le mani in tasca
Per finanziare flat tax e reddito di cittadinanza Salvini giura: “Una patrimoniale mai”. Ma allora cos'è questa storia delle cassette di sicurezza? Chissà quanti altri escamotage da finanza creativa spunteranno di qui alla legge di bilancio. Tutto per negare la realtà: i soldi non ci sono
“I soldi ci sono”. È stato il refrain delle elezioni politiche un anno fa e delle elezioni europee quest'anno. Viene ripetuto come un mantra dal governo gialloverde ogni volta che qualcuno, facendo appello al buon senso, chiede come si fa a finanziare la flat tax o un aumento del reddito di cittadinanza. “I soldi ci sono”. Finché si scopre che non ci sono e bisogna trovarli. Così spuntano fuori le ipotesi più strampalate come mettere mano nelle cassette di sicurezza. Lì i quattrini degli italiani ci sono davvero, quattrini dormienti perché di oscura provenienza o, molto più prosaicamente, perché servono per i tempi peggiori che verranno. Risparmi precauzionali, li chiamano gli economisti. Quanti sono non è noto. Decine o centinaia di miliardi secondo Matteo Salvini al quale lo ha detto “qualcuno”. Si possono stanare, si possono tassare.(...)

ALMENO QUESTA CAPPELLATA NON L'HO COMPIUTA NELLAVITA
Ad una nota barista di un paese della terra bergamasca di un paese dove non è bello da vivere premuore il marito. Classica coppia bergamasca lui operaio in pensione che sopravviveva davanti alla tivù e lei nonostante i suoi ottant'anni sempre aggressiva e un po' intontita sulla tolda del suo bar a somministrare. Di mattina è il bar delle donne anziane che escono di casa per i riti quotidiani: messa, l'eco, cappuccino, ciacole per vestire e svestire gli ignudi e gli abbigliati. Il marito le è premorto dopo qualche anno di malattia e dopo poche settimane di stare davvero male: ormai era chiaro che aspettava solo la chiamata del buondio. Il suo bar, il più antico del paese brutto da vivere,è il posto dove puoi sapere la verità vera: dal numero di scarpe della signora del quarto piano alla taglia del reggipetto di quella del civico n.32 alle corna  del signor Calca terra. L'unico problema nell'ascoltare questo tiggi condominale è che bisogna disporre del “manuale  d'interpretazione” perché da bravi impustur catolec avete presente la canzone dello spazzacamino. Ecco. Senza il “manuale di intepretazione” state pur certi di capire A per 0. (...)






































































































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SALVINI: UNA SCOPERTA AL GIORNO
E DA DOMANI OCCHIO AL PORCELLINO!


Oggi le cassette, domani i conti correnti: ecco perché il governo ci metterà le mani in tasca
Per finanziare flat tax e reddito di cittadinanza Salvini giura: “Una patrimoniale mai”. Ma allora cos'è questa storia delle cassette di sicurezza? Chissà quanti altri escamotage da finanza creativa spunteranno di qui alla legge di bilancio. Tutto per negare la realtà: i soldi non ci sono
“I soldi ci sono”. È stato il refrain delle elezioni politiche un anno fa e delle elezioni europee quest'anno. Viene ripetuto come un mantra dal governo gialloverde ogni volta che qualcuno, facendo appello al buon senso, chiede come si fa a finanziare la flat tax o un aumento del reddito di cittadinanza. “I soldi ci sono”. Finché si scopre che non ci sono e bisogna trovarli. Così spuntano fuori le ipotesi più strampalate come mettere mano nelle cassette di sicurezza. Lì i quattrini degli italiani ci sono davvero, quattrini dormienti perché di oscura provenienza o, molto più prosaicamente, perché servono per i tempi peggiori che verranno. Risparmi precauzionali, li chiamano gli economisti. Quanti sono non è noto. Decine o centinaia di miliardi secondo Matteo Salvini al quale lo ha detto “qualcuno”. Si possono stanare, si possono tassare.
Ecco, ci siamo. È forse l'anteprima di ben più consistenti imposte sui patrimoni e sulla ricchezza finanziaria? Le cassette di sicurezza sono chiuse a chiave, si pensa di mandare i carabinieri con tanto di mandato delle procure (magari quella di Catania)?. Ma attenti, ben altri soldi giacciono in banca, senza ricevere nulla in cambio, nemmeno un interesse minimo, intaccati dall'inflazione che, per quanto bassa, è comunque un punto percentuale l'anno. Stiamo parlando dei depositi in conto corrente. Non sono segreti. Si sa anche a quanto ammontano: circa 1.500 miliardi di euro, poco meno del prodotto lordo di un anno. Arrivarci non è difficile.
Lo fece Giuliano Amato nell'estate del 1992 su suggerimento di Giovanni Goria allora ministro delle finanze. E di notte, tomo tomo cacchio cacchio, il governo ormai alla canna del gas con la liretta sotto un furioso attacco speculativo, decise di tagliare il 6 per mille a tutti. Zac!. Il mattino dopo gli italiani si trovarono davanti a questa sorpresona. Non bastò. Non furono sufficienti nemmeno i rincari delle tasse e i tagli alle spese, la lira crollò in quel settembre nero in cui di fatto finì la lunga e non gloriosa storia della valuta nazionale. Oggi non siamo, non ancora, a questo punto. E in ogni caso il sei per mille porterebbe al fisco solo 9 miliardi di euro. Ma la rincorsa di idee balzane, dai minibot o al tortuoso salvataggio dei comuni super-indebitati, suscita sospetto e allarme tra i risparmiatori.
Questa idea che esista una ricchezza occulta, immobile, da stanare, è stata lanciata da Matteo Salvini in televisione all'indomani delle elezioni europee, con la Lega ancora fresca di vittoria. Nel Movimento 5 Stelle prende una forma diversa, quella di una imposta sulle grandi fortune.
Quanto grandi i grillini non lo sanno. Si va dal modello francese che, grazie a un limite esente fino a un milione e 300 mila euro frutta un gettito molto piccolo (circa 4 miliardi di euro l'anno) alla proposta formulata da Thomas Piketty che, in Italia potrebbe portare fino a 35-40 miliardi di euro secondo i suoi sostenitori tra i quali il segretario della Cgil Maurizio Landini. Si tratterebbe di un'imposta ordinaria, cioè periodica non una tantum (su base annuale), tale da poter essere pagata, in condizioni normali, con il rendimento del patrimonio (esclusa la prima casa). Dovrebbe essere progressiva, con scaglioni simili all'imposta sul reddito, e tre aliquote: zero (cioè una fascia esente) fino ad un milione di euro; 1% da un milione a cinque milioni; 2% dai cinque milioni in su.
In questo modo si otterrebbe un prelievo crescente in rapporto al patrimonio. I soggetti all'imposta, pur essendo solo il 2,5% dei contribuenti, possiedono in media il 40% dei patrimoni. Si tratta quindi di una massa pari a due volte il prodotto lordo, e l'applicazione delle aliquote dell'1% e del 2% sugli scaglioni del patrimonio superiori a 1 o a 5 milioni fornirebbe un gettito pari ai due punti di pil.
 “Una patrimoniale mai”, ha sempre giurato Salvini, ma allora che cos'è questa faccenda delle cassette di sicurezza? Un altro condono? Secondo alcune interpretazioni rilanciate dal Sole 24 Ore sarebbe una nuova sanatoria volontaria che andrebbe a toccare il sommerso, stimato dal ministero dell'economia in 210 miliardi di euro pari al 12,4% del pil. Già l'anno scorso la Lega aveva fatto circolare l'ipotesi di un condono del contante con una cedolare a due aliquote 15 e 20%, la prima come l'Iva sulle partite sotto i 65 mila euro e l'altra per quelle oltre i 100 mila.
La liquidità portata alla luce doveva essere poi investita obbligatoriamente nei Pir, i piani di risparmio. Durante la discussione del decreto fiscale il maxi condono è stato abbandonato e sono spuntati molti mini condoni (i verbali, gli accertamenti, le liti, le cartelle) insomma tutto quel percorso chiamato “pace con il fisco”, ma che in realtà finisce per infittire e complicare la giungla fiscale denunciata dal governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco.
Adesso arrivano anche le cassette di sicurezza, ma chissà quanti altri escamotage da finanza creativa spunteranno di qui alla legge di bilancio del prossimo ottobre, strade tortuose nel tentativo di aggirare il risanamento delle finanze pubbliche e negare una banale, evidente, quanto tragica realtà: i soldi non ci sono. Nemmeno sfondando il tetto del 3% (disavanzo pubblico sul pil) sarebbe possibile allargare più di tanto gli spazi disponibili. Arrivare dal 2,5% attuale in assenza di interventi al 3,5% del pil porta tra i 17 e i 18 miliardi di euro, non abbastanza per realizzare la flat tax, ma sufficiente a far balzare lo spread verso le quote stratosferiche del 2011. Meglio dire le cose come stanno, non cercare scorciatoie e fare quel che non si può evitare. In questa campagna elettorale permanente, Salvini vuol vincere in autunno l'Emilia Romagna, ma non può farlo pagare al resto dell'Italia.

Stefano Cingolani
ALMENO QUESTA CAPPELLATA NON L'HO COMPIUTA NELLAVITA


Ad una nota barista di un paese della terra bergamasca di un paese dove non è bello da vivere premuore il marito. Classica coppia bergamasca lui operaio in pensione che sopravviveva davanti alla tivù e lei nonostante i suoi ottant'anni sempre aggressiva e un po' intontita sulla tolda del suo bar a somministrare. Di mattina è il bar delle donne anziane che escono di casa per i riti quotidiani: messa, l'eco, cappuccino, ciacole per vestire e svestire gli ignudi e gli abbigliati. Il marito le è premorto dopo qualche anno di malattia e dopo poche settimane di stare davvero male: ormai era chiaro che aspettava solo la chiamata del buondio. Il suo bar, il più antico del paese brutto da vivere,è il posto dove puoi sapere la verità vera: dal numero di scarpe della signora del quarto piano alla taglia del reggipetto di quella del civico n.32 alle corna  del signor Calca terra. L'unico problema nell'ascoltare questo tiggi condominale è che bisogna disporre del “manuale  d'interpretazione” perché da bravi impustur catolec avete presente la canzone dello spazzacamino. Ecco. Senza il “manuale di intepretazione” state pur certi di capire A per 0. Oppure “ol bus del cul per öna piaga”.
Che è che non è il poveruomo muore in fretta ma nemmeno troppo in fretta. Morto il poveruomo si viene a sapere dalla vedova che la coppia avevano-hanno una cassetta di sicurezza in una filiale di banca locale, la banca di pricc: ovviamente.
Passata la buriana del funerale corone cremazione ceneri turibolo cinerario candele condoglianze vedova e figlia vanno in banca per zompare sulla cassetta di sicurezza cointestata al defunto ed alla vedova. Ma qui sono fermate dal diretur che, sapendo della morte di uno dei titolari, informa la vedova e la figlia (coeredi) che l'apertura della cassetta di sicurezza potrà avvenire “solo” in presenza di un funzionare dell'AdE che sta per agenzia delle entrate in quanto –così racconta la vedova dalla tolda del bar incavolata nera ritenendosi ingiustamente scippata “n'se piö padrù gna di noss solcc!”-  vogliono conoscere e valutare il contento per stabilire il valore dei beni contenuti, autoriclaggio, evasione fiscale del quinquennio precedente. Il diretur è irremovibile: non si può aprire la cassetta se non c'è il funzionario dell'AdE. E siccome dentro ci sono cinque diamantini  ma proprio di quelli piccoli piccoli piccoli, cinque lingotti d'oro grandi come dei biscotti novellini i problemi, otto catenine d'oro e qualche anello con brillante e ci dovrebbero essere anche ventimila euro e forse anche delle lire…. i problemi sono un filo seri dal momento che i diamanti sono stati venduti dalla stessa banca dove c'è la cassetta di sicurezza ed è in corso un processo perché sarebbero di qualità palesemente inferiore a quella dichiarata dalla banca venditrice al momento e poi per i lingottini d'oro bisogna pure accertarne il contenuto (dell'oro).
Intanto che  mi bevo il cappuccio e mi va di traverso ascoltando la radiocronaca della disavventura bancaria della  neo vedova mi rallegro con me stesso: NON HO UNA CASSETTA DI SICUREZZA!. Almeno questa di cappellata non l'ho fatta nella vita.