A GUARDARE ALLE COLLINE numero 1022 del 13 giugno 2019






















































































Di cosa parliamo in questa pagina.

IL DISCORSO AGLI ITALIANI SUI PROSSIMI SEI MESI
I prossimi sei mesi – diciamo da giugno a dicembre 2019- saranno tutti per gli italiani all'insegna del ballare sul mare in tempesta.
Salvini e DiMaio avevano scommesso sulla creazione di una maggioranza sovranista al parlamento europeo ma questo obiettivo non è stato raggiunto e con la prossima uscita (uscita? mah…) dei rappresentati inglesi, la maggioranza  europea compatterà ulteriormente il fronte europeista e antisovranista.
Adesso -inglesi compresi- il Parlamento europeo vede una composizione di 751 seggi come  che dopo la Brexit saranno recuperati secondo le nuove proporzioni. L'Italia ne dovrebbe guadagnare altri tre.
I conservatori ottengono 59 seggi, seguiti a stretto giro dal partito europeo della Lega (58 seggi) e da quello dei 5 Stelle (54 seggi). Tutti insieme i tre raggruppamenti sovranisti si aggiudicano 171 seggi, all'incirca il 22.7% del totale. Non è ancora chiaro quale configurazione prenderanno i gruppi sovranisti nel neo eletto Parlamento. Per ora sono raccolti nei 3 gruppi citati.(...)

LA SOLITUDINE DI GIORGETTI:SALVINI VUOLE MANDARLO IN EUROPA PER LEVARSELO DAI PIEDI:  HA COMPRESO CHE IN CASO DI VITTORIA ILPDC SAREBBE GIORGETTI
Promuovere per rimuovere. Salvini e Di Maio sono d'accordo: il “grande mediatore” Giorgetti deve andare in Europa. Un po' perché lì c'è bisogno di lui, un po' per levare da Roma una fastidiosa "suocera del Governo”
L'intesa ritrovata tra Salvini e Di Maio almeno su un punto non s'era mai incrinata: promuovere Giancarlo Giorgetti a commissario europeo e sollevarlo dall'one- re di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E del resto «chi meglio di lui, mediatore naturale, può negoziare con l'Unione su politiche economiche e margini di manovra», ti spiegano gli amici dei due vicepremier, riportando il pensiero collettivo di quel corpo bicefalo che è il pentaleghismo di lotta e di governo. Tutto normale si direbbe, chi meglio di Giorgetti infatti può smussare angoli e limare spigoli in Europa, e tuttavia quello che non si dice, almeno pubblicamente, è l'altro motivo per cui Di Maio e Salvini vogliono mettere in mano le valigie a Giorgetti e imbarcarlo sul primo aereo per Bruxelles.(...)







Infezioni





Tutti a Genova il 24 giugno per la demolizione























LA SOLITUDINE DI GIORGETTI:SALVINI VUOLE MANDARLO IN EUROPA PER LEVARSELO DAI PIEDI.
SALVINI HA COMPRSO CHE IN CASO DI VITTORIA ILPDC SAREBBE GIORGETTI

Promuovere per rimuovere. Salvini e Di Maio sono d'accordo: il “grande mediatore” Giorgetti deve andare in Europa. Un po' perché lì c'è bisogno di lui, un po' per levare da Roma una fastidiosa "suocera del Governo”
L'intesa ritrovata tra Salvini e Di Maio almeno su un punto non s'era mai incrinata: promuovere Giancarlo Giorgetti a commissario europeo e sollevarlo dall'one- re di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. E del resto «chi meglio di lui, mediatore naturale, può negoziare con l'Unione su politiche economiche e margini di manovra», ti spiegano gli amici dei due vicepremier, riportando il pensiero collettivo di quel corpo bicefalo che è il pentaleghismo di lotta e di governo. Tutto normale si direbbe, chi meglio di Giorgetti infatti può smussare angoli e limare spigoli in Europa, e tuttavia quello che non si dice, almeno pubblicamente, è l'altro motivo per cui Di Maio e Salvini vogliono mettere in mano le valigie a Giorgetti e imbarcarlo sul primo aereo per Bruxelles.
Mandando Giorgetti in Europa Salvini, Di Maio e il premier Conte - che non ha dimenticato le rasoiate del mediatore - si libererebbero senza colpo ferire di quello che alcuni leghisti d'obbe- dienza salviniana chiamano ormai «la suocera del Governo», un fastidioso brontolone che in questi mesi non ha fatto altro che dire che «coi Cinquestelle non si può governare perché son fuori di testa», che appunto «Conte non è un premier di garanzia super partes», che «ad autunno pioveranno grandine e uranio e non servirà l'ombrello», e che «Salvini dovrebbe ricordarsi la fine che fece Renzi» per la paura di andare al voto dopo quelle ormai lontane elezioni europee che regalarono all'ex premier il 40,8%.
Ecco, di questa continua meditatio mortis, di questo ossessivo richiamo alla realtà, di questa pedagogia del buon senso e del buon governo giorgettiana i maggiorenti del governo giallo-verde ne hanno abbastanza. Soprattutto ne ha abbastanza Salvini che con Giorgetti – GG, per gli amici - ha ormai il rapporto che aveva Pinocchio col grillo parlante: gli vuol bene, per carità, sa che ha ragione su quasi tutto e che in fondo è uno leale, ma detto tutto questo preferirebbe volergli bene da lontano. Lontano da Roma e da via Bellerio.
Perché poi al di là dell'amicizia c'è la politica e c'è il fatto che a Giorgetti risponde un pezzo di partito del Nord, che ancora fa il tifo per la rottura con Di Maio e che andrebbe a votare di corsa per liberarsi dall'innaturale alleato. E si sa che a Salvini non garba affatto chi gli fa anche un poco d'ombra nel controllo del partito, men che mai uno che ha ancora nel cuore la Lega Nord. Detto tutto questo poi ci sarebbe un piccolo particolare che in Lega e nel movimento Cinque Stelle fanno tutti finta di non conoscere, ossia che Giorgetti in Europa non ha proprio nessuna voglia di andare. Ma proprio nessuna.
Ancora ieri, per dire, dopo che nei giorni scorsi aveva ribadito che "l'Europa non è il suo mestiere”, il sottosegretario di palazzo Chigi, incalzato dai giornalisti, respingeva l'ipotesi d'una sua partenza per Bruxelles: "Io come commissario dell'Unione Europea? Non ci ho mai pensato. Non è assolutamente di attualità”. E pazienza che la sua nomina avrebbe anche la benedizione del presidente della Repubblica e il plauso di larga parte del mondo politico italiano ed europeo per la stima di cui Giorgetti gode. Lui continua a puntare i piedi, a resistere.
“Promoveatur ut moveatur” dicono i suoi amici: riassumendo in una frase il sentimento di GG in queste ore che vede l'approdo europeo come un prestigioso esilio. E del resto Giorgetti lo ha detto chiaramente allo stesso Salvini che lui in Europa a fare il commissario non vuole andarci, mettendola giù anche dura al Capitano che insisteva: “O resto al governo o se sono un problema vado a casa”. Solo che Salvini, insieme a Di Maio, continua a insistere. Si dice che il nome italiano per la commissione ancora non c'è ma non è un caso se anche in queste ore, in merito alla composizione del risiko delle nomine europee, si continua a fare il nome di Giorgetti nel ruolo di commissario economico. «Se Giancarlo andasse in Europa – dice il ministro leghista dell'Agricoltura Centinaio – sarebbe un ottimo risultato per il nostro paese».
Si vedrà come andrà a finire questa strana partita dove c'è uno con la valigia in mano che resterebbe volentieri e un altro che mentre lo spinge alla porta gli dice quanto sarebbe bello che restasse. Si vedrà se a spuntarla saranno Salvini, Conte, Di Maio o Giorgetti. Poi nel caso GG dovesse prenderlo quell'aereo per Bruxelles ci sarà il problema di chi lo sostituirà a Palazzo Chigi, ma come si dice: “ad ogni giorno la sua pena”.

Alessandro Belardinelli
IL DISCORSO AGLI ITALIANI
SUI PROSISMI SEI MESI



I prossimi sei mesi – diciamo da giugno a dicembre 2019- saranno tutti per gli italiani all'insegna del ballare sul mare in tempesta.
Salvini e DiMaio avevano scommesso sulla creazione di una maggioranza sovranista al parlamento europeo ma questo obiettivo non è stato raggiunto e con la prossima uscita (uscita? mah…) dei rappresentati inglesi, la maggioranza  europea compatterà ulteriormente il fronte europeista e antisovranista.
Adesso -inglesi compresi- il Parlamento europeo vede una composizione di 751 seggi come  che dopo la Brexit saranno recuperati secondo le nuove proporzioni. L'Italia ne dovrebbe guadagnare altri tre.
I conservatori ottengono 59 seggi, seguiti a stretto giro dal partito europeo della Lega (58 seggi) e da quello dei 5 Stelle (54 seggi). Tutti insieme i tre raggruppamenti sovranisti si aggiudicano 171 seggi, all'incirca il 22.7% del totale. Non è ancora chiaro quale configurazione prenderanno i gruppi sovranisti nel neo eletto Parlamento. Per ora sono raccolti nei 3 gruppi citati.
A scrutinio completato in tutte le 61.576 sezioni italiane la Lega di Matteo Salvini è arrivata al 34,33% e il Partito democratico al 22,69%, mentre il Movimento Cinque Stelle guidato da Luigi Di Maio scende al 17,07% dei consensi (rispetto al 32,7 del maggio 2018). Fra le altre sigle sopra alla quota di sbarramento del 4% seguono Forza Italia all'8,79% e Fratelli d'Italia al 6,46 per cento.
Come abbiamo visto l'idillio politico sentimentale tra i due vicepresidenti del consiglio s'è immediatamente rotto perché –sebbene rintronati dalla sconfitta-i 5S si sono resi conto nello spazio di due settimane che  l'altro contraente il contratto di governo li aveva svuotati, aveva fatto desistere moltissimi elettori penta stellati ed aveva anche ulteriormente prosciugato FO.
Crollato il sogno di  acchiappare una maggioranza sovranista al Parlamento europeo la coppia (ma anche ilPdC Conte ed anche il ministro tecnico Tria) adesso si aggrappano ad un paio di altre speranze. La prima è che il RdC, le PdC e Quota 100 . Il presidente dell'INPS Tridico asseriva ai primi di maggio che dal RdC ci sarebbe un risparmio di un miliardo di euro. DiMaio, più ottimista stimava a fine maggio che circa 4-5 miliardi di euro potrebbero essere accantonati; somma che potrebbe essere destinata ad altri interventi già a partire dalla prossima Legge di Bilancio. A fine maggio Tria invia la lettera di risposta all'Ue che aveva segnalato preoccupata per iscritto dell'aumento del debito pubblico italiano (proprio in forza del terzetto RdC, PdC e Quota 100). Anche se la lettera inviata alla Ue, alla fine, non differisce molto dalla bozza, nel finale cambia il passaggio sulla spesa per il Reddito e Quota 100, che non vengono menzionati. «L'utilizzo delle politiche di welfare — scrive Tria — è, finora, inferiore alle stime, e il disavanzo del 2018 potrebbe essere significativamente» più basso di quanto afferma Bruxelles. E sparisce anche il riferimento ai possibili risparmi, sempre sul welfare, per il periodo 2020-2022.
Insomma sperano ma si vedrà.
Nel frattempo che i due leader girano come trottole l'Italia per la campagna elettorale a se ne sono accorti soprattutto i 242 mila lavoratori simbolicamente seduti ai 158 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo Economico, che diventano oltre 300 mila se si conta anche l'indotto, cioè i più disperati tra i disperati: numeri in crescita da inizio anno, quando le emergenze erano "solo" 138. Così come la cassa integrazione straordinaria, termometro delle crisi più gravi e delle ristrutturazioni, salita ad aprile del 78% sullo stesso mese del 2018.
Secondo le elaborazioni del centro studi Lavoro&Welfare, nei primi tre mesi del 2019 il ricorso alla cassa (sia ordinaria che straordinaria) ha significato una perdita complessiva di reddito per gli operai superiore a 272 milioni di euro. Ecco cosa sono, in carne e ossa, i working poor ai quali nessun reddito di cittadinanza restituirà la dignità del lavoro. Nelle ultime ore é scappata in Portogallo la multinazionale dei dadi Knorr, la Whirlpool di Napoli ha licenziato 400 dipendenti perché non sa che farsene di quello stabilimento e Mercatone-Uno che a fine maggio ha visto la chiusura di 55 negozi, 1860 dipendenti senza futuro, 400 milioni di debiti verso fornitori e ci sarebbero anche 3,8 milioni incassati come anticipi da circa 20mila acquirenti e che adesso… non sanno se riceveranno la merce oppure perderanno il versato. In compenso nei 4 anni passati i curatori si sono intascati sette milioni (in tre).
L'andamento delle relazioni all'interno del governo lo si legge nelle facce dei protagonisti come nella difficoltà del PdC Conte di organizzare la prima seduta del consiglio dei ministri e poi si verifica nella sudditanza politica emozionale e personale di un DiMaio le cui dichiarazioni squillanti suonano come il percuotere una latta arrugginita.
Il “che fare” adesso per il governo è di rimediare l'ennesima intorciata con l'Ue perché i parlamentari in primis (di tutti i partiti) non vogliono le elezioni anticipate  ma soprattutto perché chiunque sarà il vincitore a settembre dovrò mettere la firma sulla Legge di Bilancio 2020 nella quale non si sa quanto ci verrà infilato. Insomma se adesso andiamo al mare, compriamoci un bel s