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Di cosa parliamo in questa pagina.
IL DISCORSO AGLI ITALIANI SUI PROSSIMI SEI MESI
I prossimi sei mesi – diciamo da giugno a dicembre 2019- saranno tutti
per gli italiani all'insegna del ballare sul mare in tempesta.
Salvini e DiMaio avevano scommesso sulla creazione di una maggioranza
sovranista al parlamento europeo ma questo obiettivo non è stato
raggiunto e con la prossima uscita (uscita? mah…) dei rappresentati
inglesi, la maggioranza europea compatterà ulteriormente il fronte
europeista e antisovranista.
Adesso -inglesi compresi- il Parlamento europeo vede una composizione
di 751 seggi come che dopo la Brexit saranno recuperati secondo le
nuove proporzioni. L'Italia ne dovrebbe guadagnare altri tre.
I conservatori ottengono 59 seggi, seguiti a stretto giro dal partito
europeo della Lega (58 seggi) e da quello dei 5 Stelle (54 seggi).
Tutti insieme i tre raggruppamenti sovranisti si aggiudicano 171 seggi,
all'incirca il 22.7% del totale. Non è ancora chiaro quale
configurazione prenderanno i gruppi sovranisti nel neo eletto
Parlamento. Per ora sono raccolti nei 3 gruppi citati.(...)
LA SOLITUDINE DI GIORGETTI:SALVINI VUOLE MANDARLO IN EUROPA PER
LEVARSELO DAI PIEDI: HA COMPRESO CHE IN CASO DI VITTORIA ILPDC
SAREBBE GIORGETTI
Promuovere per rimuovere. Salvini e Di Maio sono d'accordo: il “grande
mediatore” Giorgetti deve andare in Europa. Un po' perché lì c'è
bisogno di lui, un po' per levare da Roma una fastidiosa "suocera del
Governo”
L'intesa ritrovata tra Salvini e Di Maio almeno su un punto non s'era
mai incrinata: promuovere Giancarlo Giorgetti a commissario europeo e
sollevarlo dall'one- re di sottosegretario alla presidenza del
Consiglio. E del resto «chi meglio di lui, mediatore naturale, può
negoziare con l'Unione su politiche economiche e margini di manovra»,
ti spiegano gli amici dei due vicepremier, riportando il pensiero
collettivo di quel corpo bicefalo che è il pentaleghismo di lotta e di
governo. Tutto normale si direbbe, chi meglio di Giorgetti infatti può
smussare angoli e limare spigoli in Europa, e tuttavia quello che non
si dice, almeno pubblicamente, è l'altro motivo per cui Di Maio e
Salvini vogliono mettere in mano le valigie a Giorgetti e imbarcarlo
sul primo aereo per Bruxelles.(...)
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Infezioni
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Tutti a Genova il 24 giugno per la demolizione
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LA SOLITUDINE DI GIORGETTI:SALVINI VUOLE MANDARLO IN EUROPA PER LEVARSELO DAI PIEDI.
SALVINI HA COMPRSO CHE IN CASO DI VITTORIA ILPDC SAREBBE GIORGETTI
Promuovere per rimuovere. Salvini e Di Maio sono d'accordo: il “grande
mediatore” Giorgetti deve andare in Europa. Un po' perché lì c'è
bisogno di lui, un po' per levare da Roma una fastidiosa "suocera del
Governo”
L'intesa ritrovata tra Salvini e Di Maio almeno su un punto non s'era
mai incrinata: promuovere Giancarlo Giorgetti a commissario europeo e
sollevarlo dall'one- re di sottosegretario alla presidenza del
Consiglio. E del resto «chi meglio di lui, mediatore naturale, può
negoziare con l'Unione su politiche economiche e margini di manovra»,
ti spiegano gli amici dei due vicepremier, riportando il pensiero
collettivo di quel corpo bicefalo che è il pentaleghismo di lotta e di
governo. Tutto normale si direbbe, chi meglio di Giorgetti infatti può
smussare angoli e limare spigoli in Europa, e tuttavia quello che non
si dice, almeno pubblicamente, è l'altro motivo per cui Di Maio e
Salvini vogliono mettere in mano le valigie a Giorgetti e imbarcarlo
sul primo aereo per Bruxelles.
Mandando Giorgetti in Europa Salvini, Di Maio e il premier Conte - che
non ha dimenticato le rasoiate del mediatore - si libererebbero senza
colpo ferire di quello che alcuni leghisti d'obbe- dienza salviniana
chiamano ormai «la suocera del Governo», un fastidioso brontolone che
in questi mesi non ha fatto altro che dire che «coi Cinquestelle non si
può governare perché son fuori di testa», che appunto «Conte non è un
premier di garanzia super partes», che «ad autunno pioveranno grandine
e uranio e non servirà l'ombrello», e che «Salvini dovrebbe ricordarsi
la fine che fece Renzi» per la paura di andare al voto dopo quelle
ormai lontane elezioni europee che regalarono all'ex premier il 40,8%.
Ecco, di questa continua meditatio mortis, di questo ossessivo richiamo
alla realtà, di questa pedagogia del buon senso e del buon governo
giorgettiana i maggiorenti del governo giallo-verde ne hanno
abbastanza. Soprattutto ne ha abbastanza Salvini che con Giorgetti –
GG, per gli amici - ha ormai il rapporto che aveva Pinocchio col grillo
parlante: gli vuol bene, per carità, sa che ha ragione su quasi tutto e
che in fondo è uno leale, ma detto tutto questo preferirebbe volergli
bene da lontano. Lontano da Roma e da via Bellerio.
Perché poi al di là dell'amicizia c'è la politica e c'è il fatto che a
Giorgetti risponde un pezzo di partito del Nord, che ancora fa il tifo
per la rottura con Di Maio e che andrebbe a votare di corsa per
liberarsi dall'innaturale alleato. E si sa che a Salvini non garba
affatto chi gli fa anche un poco d'ombra nel controllo del partito, men
che mai uno che ha ancora nel cuore la Lega Nord. Detto tutto questo
poi ci sarebbe un piccolo particolare che in Lega e nel movimento
Cinque Stelle fanno tutti finta di non conoscere, ossia che Giorgetti
in Europa non ha proprio nessuna voglia di andare. Ma proprio nessuna.
Ancora ieri, per dire, dopo che nei giorni scorsi aveva ribadito che
"l'Europa non è il suo mestiere”, il sottosegretario di palazzo Chigi,
incalzato dai giornalisti, respingeva l'ipotesi d'una sua partenza per
Bruxelles: "Io come commissario dell'Unione Europea? Non ci ho mai
pensato. Non è assolutamente di attualità”. E pazienza che la sua
nomina avrebbe anche la benedizione del presidente della Repubblica e
il plauso di larga parte del mondo politico italiano ed europeo per la
stima di cui Giorgetti gode. Lui continua a puntare i piedi, a
resistere.
“Promoveatur ut moveatur” dicono i suoi amici: riassumendo in una frase
il sentimento di GG in queste ore che vede l'approdo europeo come un
prestigioso esilio. E del resto Giorgetti lo ha detto chiaramente allo
stesso Salvini che lui in Europa a fare il commissario non vuole
andarci, mettendola giù anche dura al Capitano che insisteva: “O resto
al governo o se sono un problema vado a casa”. Solo che Salvini,
insieme a Di Maio, continua a insistere. Si dice che il nome italiano
per la commissione ancora non c'è ma non è un caso se anche in queste
ore, in merito alla composizione del risiko delle nomine europee, si
continua a fare il nome di Giorgetti nel ruolo di commissario
economico. «Se Giancarlo andasse in Europa – dice il ministro leghista
dell'Agricoltura Centinaio – sarebbe un ottimo risultato per il nostro
paese».
Si vedrà come andrà a finire questa strana partita dove c'è uno con la
valigia in mano che resterebbe volentieri e un altro che mentre lo
spinge alla porta gli dice quanto sarebbe bello che restasse. Si vedrà
se a spuntarla saranno Salvini, Conte, Di Maio o Giorgetti. Poi nel
caso GG dovesse prenderlo quell'aereo per Bruxelles ci sarà il problema
di chi lo sostituirà a Palazzo Chigi, ma come si dice: “ad ogni giorno
la sua pena”.
Alessandro Belardinelli
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IL DISCORSO AGLI ITALIANI
SUI PROSISMI SEI MESI
I prossimi sei mesi – diciamo da giugno a dicembre 2019- saranno tutti
per gli italiani all'insegna del ballare sul mare in tempesta.
Salvini e DiMaio avevano scommesso sulla creazione di una maggioranza
sovranista al parlamento europeo ma questo obiettivo non è stato
raggiunto e con la prossima uscita (uscita? mah…) dei rappresentati
inglesi, la maggioranza europea compatterà ulteriormente il
fronte europeista e antisovranista.
Adesso -inglesi compresi- il Parlamento europeo vede una composizione
di 751 seggi come che dopo la Brexit saranno recuperati secondo
le nuove proporzioni. L'Italia ne dovrebbe guadagnare altri tre.
I conservatori ottengono 59 seggi, seguiti a stretto giro dal partito
europeo della Lega (58 seggi) e da quello dei 5 Stelle (54 seggi).
Tutti insieme i tre raggruppamenti sovranisti si aggiudicano 171 seggi,
all'incirca il 22.7% del totale. Non è ancora chiaro quale
configurazione prenderanno i gruppi sovranisti nel neo eletto
Parlamento. Per ora sono raccolti nei 3 gruppi citati.
A scrutinio completato in tutte le 61.576 sezioni italiane la Lega di
Matteo Salvini è arrivata al 34,33% e il Partito democratico al 22,69%,
mentre il Movimento Cinque Stelle guidato da Luigi Di Maio scende al
17,07% dei consensi (rispetto al 32,7 del maggio 2018). Fra le altre
sigle sopra alla quota di sbarramento del 4% seguono Forza Italia
all'8,79% e Fratelli d'Italia al 6,46 per cento.
Come abbiamo visto l'idillio politico sentimentale tra i due
vicepresidenti del consiglio s'è immediatamente rotto perché –sebbene
rintronati dalla sconfitta-i 5S si sono resi conto nello spazio di due
settimane che l'altro contraente il contratto di governo li aveva
svuotati, aveva fatto desistere moltissimi elettori penta stellati ed
aveva anche ulteriormente prosciugato FO.
Crollato il sogno di acchiappare una maggioranza sovranista al
Parlamento europeo la coppia (ma anche ilPdC Conte ed anche il ministro
tecnico Tria) adesso si aggrappano ad un paio di altre speranze. La
prima è che il RdC, le PdC e Quota 100 . Il presidente dell'INPS
Tridico asseriva ai primi di maggio che dal RdC ci sarebbe un risparmio
di un miliardo di euro. DiMaio, più ottimista stimava a fine maggio che
circa 4-5 miliardi di euro potrebbero essere accantonati; somma che
potrebbe essere destinata ad altri interventi già a partire dalla
prossima Legge di Bilancio. A fine maggio Tria invia la lettera di
risposta all'Ue che aveva segnalato preoccupata per iscritto
dell'aumento del debito pubblico italiano (proprio in forza del
terzetto RdC, PdC e Quota 100). Anche se la lettera inviata alla Ue,
alla fine, non differisce molto dalla bozza, nel finale cambia il
passaggio sulla spesa per il Reddito e Quota 100, che non vengono
menzionati. «L'utilizzo delle politiche di welfare — scrive Tria — è,
finora, inferiore alle stime, e il disavanzo del 2018 potrebbe essere
significativamente» più basso di quanto afferma Bruxelles. E sparisce
anche il riferimento ai possibili risparmi, sempre sul welfare, per il
periodo 2020-2022.
Insomma sperano ma si vedrà.
Nel frattempo che i due leader girano come trottole l'Italia per la
campagna elettorale a se ne sono accorti soprattutto i 242 mila
lavoratori simbolicamente seduti ai 158 tavoli di crisi aperti al
ministero dello Sviluppo Economico, che diventano oltre 300 mila se si
conta anche l'indotto, cioè i più disperati tra i disperati: numeri in
crescita da inizio anno, quando le emergenze erano "solo" 138. Così
come la cassa integrazione straordinaria, termometro delle crisi più
gravi e delle ristrutturazioni, salita ad aprile del 78% sullo stesso
mese del 2018.
Secondo le elaborazioni del centro studi Lavoro&Welfare, nei primi
tre mesi del 2019 il ricorso alla cassa (sia ordinaria che
straordinaria) ha significato una perdita complessiva di reddito per
gli operai superiore a 272 milioni di euro. Ecco cosa sono, in carne e
ossa, i working poor ai quali nessun reddito di cittadinanza restituirà
la dignità del lavoro. Nelle ultime ore é scappata in Portogallo la
multinazionale dei dadi Knorr, la Whirlpool di Napoli ha licenziato 400
dipendenti perché non sa che farsene di quello stabilimento e
Mercatone-Uno che a fine maggio ha visto la chiusura di 55 negozi, 1860
dipendenti senza futuro, 400 milioni di debiti verso fornitori e ci
sarebbero anche 3,8 milioni incassati come anticipi da circa 20mila
acquirenti e che adesso… non sanno se riceveranno la merce oppure
perderanno il versato. In compenso nei 4 anni passati i curatori si
sono intascati sette milioni (in tre).
L'andamento delle relazioni all'interno del governo lo si legge nelle
facce dei protagonisti come nella difficoltà del PdC Conte di
organizzare la prima seduta del consiglio dei ministri e poi si
verifica nella sudditanza politica emozionale e personale di un DiMaio
le cui dichiarazioni squillanti suonano come il percuotere una latta
arrugginita.
Il “che fare” adesso per il governo è di rimediare l'ennesima
intorciata con l'Ue perché i parlamentari in primis (di tutti i
partiti) non vogliono le elezioni anticipate ma soprattutto
perché chiunque sarà il vincitore a settembre dovrò mettere la firma
sulla Legge di Bilancio 2020 nella quale non si sa quanto ci verrà
infilato. Insomma se adesso andiamo al mare, compriamoci un bel s
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