12 giugno 2019





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A GUARDARE ALLE COLLINE








































































































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 elezioni europee ed amministrative: le   
 vittorie si contano sul numero di abitanti 
 per paesi a reddito omogeneo e non per
 numero di capoluoghi

















unione europea è anche vero che un torinese un milanese un bergamasco oppure un trevigiano per non dimenticare un reggiano prima di sentire il proprio destino legato al proprio comune o alla propria regione lo sentono, lo percepiscono legato all'Europa e in particolare alla Germania. Quei cittadini che hanno vissuto e introiettato la propria storia si sentono legati “altrove” prima che qui e adesso.

Come abbiamo scritto nel nostro post (noi qui) non siamo in grado di fare i conteggi numerici dei cittadini che votando hanno cambiato colore della propria amministrazione  calcolando assieme il contributo che quelle comunità danno alla creazione della ricchezza nazionale e verificando “se” tra il 2014 e il 2019 i cittadini dei comuni “che contribuiscono di più al PiL nazionale” siano davvero passati da 100 a 67.
Siamo convinti del contrario.
Varrebbe poi la pena di verificare come le varie  località contribuiscono alla formazione del PiL (la composizione del PiL di Bergano é identica a quella di Treviso o di Reggio Emilia?) perché anche questo segna un indirizzo verso cui mirano quelle comunità non piùom un contesto nazionale regionale ma europeo.
Penso che il produttore di PiL senta questi legami anche se non li ha del tutto sistematizzati e quindi ormai le analisi politiche non si debbano più fare (solo) rispetto alla proiezione dell'ombra del campanile o del torrione del Quirinale.





























































I risultati elettorali alle euro- pee e quelle per il rinnovo delle amministrazioni comu nali sono stati ovviamente al centro delle analisi sia delle forze politiche che dei vari istituti (demos.it p.e.) assieme alle tremende sbrodolature dei vari talkshow che non servono a informare ma servono a far quadrare i conti alle televisioni visto il loro costo di realizza -zione prossimo allo zero. Per esempio oggi sul Corriere Ilvo Diamanti scrive:” Le recenti elezioni amministrative hanno ridisegnato e colorato diversa-
mente la mappa politica dell'Italia. (…) Il territorio, d'altronde, ha sempre caratte-
rizzato gli orientamenti eletto- rali. Per questo le mappe del comportamento di voto dise- gnano regioni dai contorni e dai colori precisi. Di lunga durata. (…) Questo profilo cromatico è mutato profonda -mente, negli ultimi anni. In particolare, dopo le elezioni politiche del 2018.”.

A noi pare che oggi osservare i risultati elettorali partendo dal mero dato numerico non basti, anzi sia un errore perché non si tratta di una partita di calcio dove alla fine contano i goals e ciao stai bene se la squadra perdente ha giocato meglio di quelle vincitrice.
Secondo la tabella pubblicata dal quotidiano alleamminis
trative 2019 (nei 221 comuni con oltre 25mila abitanti) dai 149 governati dal CSX si passa a 101; il centrodestra sale da 36a 80, le civiche da 32 a 39. Non scrivo il poco rimanente”. Nel complesso la maggioranza dei comuni Capoluogo è ormai amministrata dal centrodes- tra” scrive Diamanti e graficamente è vero. Sostanzialmente la faccenda non sta così.  Ieri abbiamo scritto nel nostro pezzo dedicato



ai risultati elettorali che “Non abbiamo fatto i conti (impossibili per noi) su quanti milioni di persone saranno governate da sindaci di centrosinistra (comprese le civiche di CSX) e quante di centrodestra ma –occhio croce- ci sembra che due terzi di quegli italiani abbiano scelto il centrosinistra. Sicuramente più della metà”. Abbiamo introdotto  questo criterio di confronto – il numero di cittadini che hanno o meno cambiato il colore della propria amministrazione comunale- al posto del dato numerico dei comuni – tot neri, tot rossi- non per mera consolazione ma perché un paese vale ed esiste in base ai suoi numeri, vale a dire la popolazione e il contributo di quel territorio al PiL nazionale. Non è una novità e nemmeno una invenzione: quando si parla di “territori del nord est” non si parlerà mai di automobili mentre quando si parla dei simmetrici a nord
ovest il contributo del sistema industriale delle auto è probabilmente il più consistente dell'insieme di quelle regioni. Il paradosso é che nelle regioni lombarde emiliane e trivenete sono insediate le maggiori industrie di sub fornitura all'industria auto tedesca. Ed altro.
Non è nemmeno un caso che l'Italia settentrionale stia quanto a reddito e sistema nel complesso europeo che vede Germania Olanda e la corona di ex paesi comunisti al suo limite orientale.
Ecco perché interpretare oggi i risultati elettorali badando alla storia elettorale delle regioni e degli enti locali così come sono partiti dopo il 25 aprile 1945 (forse) non ha grande precisione. Perché se è vero che i confini nazionali e quelli amministrativi perman
gono anche  in tempi di






















































































































































































































































































































































































  il futuro ponte Morandi
  sarà un viadotto con l'aria condizionata










































Ponte Morandi, la ricostruzio ne è complicata. Ma ora non è più tempo di proclami.

Le visite del buon pastore si diradano. Si defilano i rappre- sentanti della politica, traves- titi da muratori rispettosi delle norme di sicurezza, a bocca aperta di fronte al ciclopico cimento della demolizione di un ponte lungo un chilometro e alto una cinquantina di metri. Dopo aver scelto una complicata ricostruzione, previa demolizione, non è più tempo di proclami. Il relitto del ponte progettato da Riccardo Morandi negli anni 60 è, per buona parte, tuttora in piedi. Delle undici pile ne manca solo una,

Polcevera, non un Commis-
sario per il ripristino. Lo ha colto il presidente di Confin- dustria, parlando giorni fa a Santa Margherita del crollo del viadotto genovese: “dopo un anno di governo, non ci sono le colpe degli ‘altri’, ma le respon sabilità di chi guida questo paese”. Non c’è dubbio che mirasse a competere con uno dei più celebri marescialli di Francia, Jacques II de Chabannes de La Palice.

Oggi le previsioni iniziali sulla data di ripristino funzionale dell’infrastruttura suonano comiche, così come le grida a quest’opera quale fulgido esempio del nuovo che avanza.


compresa la famosa Gronda genovese di cui si sono perse le tracce – grazie all’intrinseca natura del quadro istituzionale di riferimento.

Visitando il sito web del Commissario della Ricostruzione, ricco di informazioni e aggiornato con tempestività, si ha un quadro completo della progettazione. Dalle iniziali 44 campate di luce, imbarazzante in ragione dell’altezza delle 43 pile, il disegno definitivo prevede 19 campate. Nel sub-sito degli studi ambientali e delle relative osservazioni si trova anche interessante un’osservazione circostanziata, prodotta da un ingegnere ormai in pensione,


La risposta del Commissario è perentoria ed esauriente: “L’impianto di deumidi- ficazione a gestione centralizzata è costituito da più elementi indipendenti, di potenza elettrica complessiva inferiore ragionevolmente compresa fra 250 e 300 kW e ha lo scopo di prevenire la creazione di condensa salina all’interno dei cassoni metallici. L’impianto, alimentato da pannelli fotovoltaici dotati di batterie di accumulo, si attiva automaticamente sulla base dì un monitoraggio continuo di vari parametri igrometrici quali temperatura esterna, temperatura interna, umidità relativa. Il progetto prevede che l’esercizio dell’impianto avvenga per una durata complessiva molto limitata nell’arco della giornata”. Siamo tranquilli, quindi, ma solo le nuove generazioni potranno valutare davvero l’economicità di esercizio della soluzione adottata. E, parafrasando Mogol, lo scopriranno solo vivendo.

In realtà, la chiglia è una forma affatto singolare per un ponte largo. Sono del tutto inesperto in materia, ma un ponte con un’unica sezione di carreggiata a quattro corsie più due d’emergenza potrebbe anche comportare qualche intralcio in fase di manutenzione straordinaria. Un ponte a doppia carreggiata, una per senso di marcia, presenta infatti una notevole flessibilità in caso di interventi strutturali, perché consente facilmente il riavvio del traffico su un’unica carreggiata, a doppio senso di marcia. Ma è solo una considerazione affatto banale e su questo punto non mancheranno i commenti di chi è più esperto di me, che sollecito a intervenire.
Renzo Rosso

















































































































































































































































































l’antenna crollata il 14 agosto 2018. Sembra che le altre due antenne crolleranno con l’esplosione tecnica del 24 giugno 2019, data in cui si festeggia San Giovanni Battista, patrono della città. Saranno trascorsi 314 giorni dal disastro.

La scelta di abbattere e ricostruire ex-novo in-situ non fu condivisa da parecchi tecnici: architetti, urbanisti e territorialisti, ingegneri, perfino medici. E ha spostato in avanti l’orizzonte del ripristino di una normale circolazione autostradale. È una scelta di governo, che ha nominato un Commissario straordinario per la ricostruzione del viadotto




Si tratta di una costruzione civile del tutto modesta sotto il profilo dell’ingegneria e dell’im pegno finanziario rispetto alle grandi opere comunemente intese. E, nella caduta dell’at- -tenzione mediatica, pochi hanno prestato attenzione al progetto, ormai approvato dai diversi santuari della tecnobu -rocrazia, magari con qualche rimbrotto.

Da bomba d’acqua a sex bomb il passo (semantico) è breve
Mentre si è evitata la salita al santuario più aspro – il vaglio dell’analisi benefici costi (Abc) che esamina perfino le opere già iniziate e soprattutto quelle già progettate,



catalogata al numero 9.
Il nuovo ponte ha una sezione simile alla chiglia di una nave. Una forma strutturale che forse comporterà notevoli costi di condizionamento dell’aria, necessario a deumidificare i cassoni. “Sarebbe stata di grande lunga preferibile una soluzione a traliccio aperto, ispezionabile e non soggetta a condensa” afferma il tecnico. In effetti, altri concorrenti avevano offerto una soluzione siffatta, meno onerosa e, soprattutto, scevra del costo di esercizio di un impianto tecnico non affatto insignificante.