A GUARDARE ALLE COLLINE 1018/07GIUGNO2019





Di cosa parliamo in questa pagina.

LA RELAZIONE 2018 DI RAFFAELE CANTONE DELL'ANAC
26 pagine di presentazione e 353 pagine di Relazione Annuale 2018. Praticamente una ogni giorno dell'anno. Questi i due documenti che Raffaele Cantone ha presentato nella giornata di ieri 6 giugno alla Camera dei Deputati ed alla stampa. Varrebbe la pena che i Comuni si associassero e tenessero dei seminari per i loro funzionarti per discutere e farli discutere e così conoscerli, di questa relazione non per insegnare loro il mestiere – di cui non dubitiamo- ma per apprendere che le leggi (sugli appalti ma non solo quelle) vanno applicate con la mira di ridurre o impedire il danno eventuale piuttosto che la formale correttezza dei provvedimenti. Dubitiamo che verrà letta  dalla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori come dai sindaci e dai segretari comunali. Una scartoffia che finirà nel cloud e ciao stai bene. (...)

ENEL-SUEZ, FINCANTIERI-STX, ADESSSO FCA-RENAULT
I FRANCESI PROPRIO NON CI VOGLIONO
L’aspetto che mi ha immediatamente  incuriosito della vicenda di fusione tra FCA e Renault è stata la data di presentazione da parte della Fiat della proposta: il giorno successivo alle elezioni europee (ed a quelle di 3800 amministrazioni locali) quando ormai erano chiari i mutati rapporti di forza nella compagine governativa italiana. Mazzuolati di brutto i vincitori delle elezioni al Parlamento nazionale  e tenuti dal sistema industriale come avversari.
Ovvio che l’accordo Elkann-FCA con la sua controparte alla Renault, Senard, l'ex amministratore delegato della Michelin, paracadutato per stabilizzare la Renault a gennaio non era nato nella notte ma veniva da mesi di trattative riservate. Ma la data ha anche una corrispondenza in Francia perché è evidente che dal quel momento iniziava per macron un periodo di maggio impegno in Ue che nelle faccende domestiche.
La politica non ha preso bene questa operazione.
Quando le imprese italiane mettono gli occhi su imprese francesi, ci ricacciano a casa. Intorno al 2005-2006 Enel manifestò l’intenzione di un’OPA “non ostile” sulla francese Suez. Suez è stata una compagnia franco-belga che si è originata nel 1997 dalla fusione della belga Compagnia del Canale di Suez e della francese Lyonnaise des Eaux. Nel luglio 2008 si è fusa con Gaz de France, dando vita al gruppo GDF Suez, la prima società al mondo nella gestione del gas naturale liquefatto, che nel 2015 è diventata Engie. Si calcola che SUEZ rifornisse di acqua 116,4 milioni di persone in tutto il mondo. (...)

















































LA RELAZIONE 2018 DI RAFFAELE CANTONE DELL'ANAC


26 pagine di presentazione e 353 pagine di Relazione Annuale 2018. Praticamente una ogni giorno dell'anno. Questi i due documenti che Raffaele Cantone ha presentato nella giornata di ieri 6 giugno alla Camera dei Deputati ed alla stampa. Varrebbe la pena che i Comuni si associassero e tenessero dei seminari per i loro funzionarti per discutere e farli discutere e così conoscerli, di questa relazione non per insegnare loro il mestiere – di cui non dubitiamo- ma per apprendere che le leggi (sugli appalti ma non solo quelle) vanno applicate con la mira di ridurre o impedire il danno eventuale piuttosto che la formale correttezza dei provvedimenti. Dubitiamo che verrà letta  dalla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori come dai sindaci e dai segretari comunali. Una scartoffia che finirà nel cloud e ciao stai bene.

Nella sua ultima relazione da numero uno dell'Anac, Raffaele Cantone traccia un profondo bilancio partendo dal decreto che Lega e M5s si avviano ad approvare alla Camera dopo l'ok ottenuto dal Senato: "Nel settore degli appalti serve stabilità. Con procedure semplificate rischio di scelte arbitrarie. Armi contro conflitti di interesse sono spuntate". Plauso di Bonafede: "Priorità, saremo i primi che la scriveranno". Più segnalazioni interne ad aziende ed enti con la nuova legge: da 125 nel 2015 a 764 nel 2018
Il giudizio sul decreto Sbloccantieri resta sospeso, anche se non mancano le annotazioni. E poi il plauso per la legge sul whistleblowing, dopo la quale sono aumentati i casi di segnalazione, e l'invito a regolare il conflitto d'interessi. Nella sua ultima relazione da numero uno dell'Anac, Raffaele Cantone traccia un profondo bilancio partendo dal provvedimento Lega–M5s appena approvato in via definitiva alla Camera.
Pur ricordando che “incidente anche sui poteri” dell'Autorità anticorruzione, ma che l'opzione scelta “non è criticabile” a suo avviso,  il magistrato campano afferma che “il giudizio complessivo sull'impianto resta sospeso anche in attesa che si completi l'iter legislativo della conversione e soprattutto dell'approvazione della legge delega”. Poi il suggerimento: “Il settore degli appalti ha assoluto bisogno di stabilità e certezzadelle regole, e non di continui cambiamenti che finiscono per disorientare gli operatori economici e i funzionari amministrativi”.
Secondo Cantone, tuttavia, “alcune opzioni” come il ritorno dell'appalto integrato, l'aumento della soglia dei subappalti al 40%, la possibilità di valutare i requisiti per la qualificazione delle imprese degli ultimi 15 anni, le “amplissime” deroghe al codiceconcesse ai commissari straordinari, “paiono troppo attente all'idea del 'fare' piuttosto che a quella del 'far bene'“. E una critica è riservata anche alle procedure semplificate: “Seppure opportunamente ridimensionata rispetto ai 200mila euro del testo originario, la previsione di una soglia abbastanza alta (150mila euro) entro la quale adottare una procedura molto semplificata (richiesta di soli tre preventivi) aumenta certamente il rischio di scelte arbitrarie, se non di fatti corruttivi”.
Un passaggio è riservato al Codice degli appalti, attorno al quale si è combattuto uno scontro interno alla maggioranza: “Non credo di sbagliare nel dire che quanto accaduto sul testo del Codice non ha molti precedenti nella storia del nostro Paese: adottato con grandi auspici e senza nemmeno particolari contrarietà, da un giorno all'altro è diventato figlio di nessuno e soprattutto si è trasformato nella causa di gran parte dei problemi del settore e non solo”. Il presidente dell'Anac riserva invece un plauso per la normativa sui whistleblower, che “sta dimostrando grande vivacità con l'andamento esponenziale delle segnalazioni e delle istruttorie, passate da 125 nel 2015 a 764 nel 2018, per un totale complessivo di circa 1.460″. Le questioni segnalate, specifica, “vanno dagli appalti irregolari ai concorsi illegittimi ai comportamenti di maladministration”.
Cantone ha poi ricordato sulla tematica dei conflitti di interesse “considerata anche a livello internazionale come fonte di maggior rischio di fatti corruttivi”, seppur “migliorata” dall'introduzione del dovere di astensione ad opera della legge Severino, è “auspicabile una normativa di sistema in materia, che tante volte è stata annunciata nel corso” degli anni: “Allo stato, infatti, le armi per sterilizzare i conflitti di interesse sono decisamente spuntate; in tante occasioni sono state segnalate possibili (e gravi) situazioni di conflitti di interesse anche strutturale e l'Autorità si è dovuta limitare a rilevarne l'esistenza e a evidenziarla all'amministra- zione con una semplice richiesta di rimuovere il conflitto”.

ENEL-SUEZ, FINCANTIERI-STX, ADESSSO FCA-RENAULT
I FRANCESI PROPRIO NON CI VOGLIONO

L’aspetto che mi ha immediatamente  incuriosito della vicenda di fusione tra FCA e Renault è stata la data di presentazione da parte della Fiat della proposta: il giorno successivo alle elezioni europee (ed a quelle di 3800 amministrazioni locali) quando ormai erano chiari i mutati rapporti di forza nella compagine governativa italiana. Mazzuolati di brutto i vincitori delle elezioni al Parlamento nazionale  e tenuti dal sistema industriale come avversari.
Ovvio che l’accordo Elkann-FCA con la sua controparte alla Renault, Senard, l'ex amministratore delegato della Michelin, paracadutato per stabilizzare la Renault a gennaio non era nato nella notte ma veniva da mesi di trattative riservate. Ma la data ha anche una corrispondenza in Francia perché è evidente che dal quel momento iniziava per macron un periodo di maggio impegno in Ue che nelle faccende domestiche.
La politica non ha preso bene questa operazione.
Quando le imprese italiane mettono gli occhi su imprese francesi, ci ricacciano a casa. Intorno al 2005-2006 Enel manifestò l’intenzione di un’OPA “non ostile” sulla francese Suez. Suez è stata una compagnia franco-belga che si è originata nel 1997 dalla fusione della belga Compagnia del Canale di Suez e della francese Lyonnaise des Eaux. Nel luglio 2008 si è fusa con Gaz de France, dando vita al gruppo GDF Suez, la prima società al mondo nella gestione del gas naturale liquefatto, che nel 2015 è diventata Engie. Si calcola che SUEZ rifornisse di acqua 116,4 milioni di persone in tutto il mondo.
L’offerta pubblica di acquisto di Enel su Suez non era ostile e il governo francese ne era a conoscenza sin da Gennaio 2005:  il 18 novembre 2005, Proglio (ad di Veolia) incontra Conti, l’ad di Enel. Decidono l’Opa congiunta per acquisire Suez.
Viene fissata la data dell’Opa: “alla fine di marzo”. Enel avrebbe stanziato 15 miliardi di euro, Veolia avrebbe pagato in azioni e in liquidi. All’inizio di Gennaio è pronta un’offerta congiunta Enel (80 per cento)-Veolia (20 per cento). L’11 gennaio Proglio e Conti decidono di avvisare in maniera informale il governo francese. Il 15, si legge nel documento, Thierry Breton, il ministro dell’economia francese, viene avvertito dall’Ad di Veolia ed esprime la sua perplessità e chiede di ritardare l’offerta italo-francese facendo balenare la possibilità di includere nell’operazione anche Gaz de France.
A Roma si pensa che sia stato Breton stesso ad avvertire Gaz de France dell’Opa Enel-Veolia. Gérard Mestrallet, l’ad di Suez, chiede allora l’intervento del primo ministro de Villepin. I ministri De Villepin e Breton telefonano ai loro omologhi italiani comunicando la loro contrarietà al progetto. L’indomani mattina, Proglio e Conti confermano la loro intenzione di proseguire con l’Opa. Gli italiani pensano che l’operazione sarebbe stata accolta positivamente da Parigi. L’iniziativa era stata annunciata a Chirac da Henri Proglio, l’amministratore delegato di Veolia, vicino al presidente francese. Il quale lo aveva invitato a desistere. E infatti, poche ore dopo, Veolia annuncia: “nessun progetto di partecipazione diretta o indiretta ad un’offerta pubblica relativa alla società Suez”. Il 25 febbraio il primo ministro francese, insieme agli amministratori delegati di Gaz de France e di Suez, annuncia la fusione. La Francia blocca così l' Enel con un' operazione fulminea ed esplode lo scontro diplomatico tra Roma e Parigi. Dominique de Villepin ha annunciato il 25 febbraio 2006 la fusione tra Suez e Gaz de France, destinata a rendere vana un' Opa ostile dell' Enel sul gruppo privato francese, che controlla la belga Electrabel. Una dichiarazione cui il primo ministro ha voluto dare una certa solennità, facendo sapere che la legge sarà immediatamente cambiata per autorizzare la privatizzazione di Gdf. Dando prova di grande reattività, il governo francese ha così stroncato sul nascere le velleità dell' Enel, che poco prima dell' intervento di Villepin aveva ribadito il suo interesse per Electrabel. Suez e Gaz de France hanno riunito in serata i loro consigli di amministrazione per autorizzare il progetto e i dettagli della fusione dovrebbero essere resi noti domani. Cioè nelle stesse ore in cui il ministro italiano alle Attività Produttive, Scajola, avrebbe dovuto incontrare il collega Loos per discutere di lotta alla contraffazione e di energia: vertice bilaterale annullato ieri sera dallo stesso Scajola come prima risposta all' annuncio di Villepin. Il primo ministro aveva al suo fianco il ministro delle Finanze, Thierry Breton, e i presidenti delle due società. Senza mai citare l' Enel, Villepin ha detto che un progetto industriale era da tempo in discussione per mettere in comune «le attività vicine e complementari nei campi della produzione, del trasporto e della distribuzione energetica». La fusione Suez-Gdf darà vita –si scriveva a fine febbraio 2006- a uno dei principali gruppi mondiali dell' energia e la numero uno per il gas naturale liquefatto. Il governo è favorevole al progetto: «Tenuto conto dell' importanza strategica dell' energia, questa è la strada più appropriata». In questo modo, ha concluso, la Francia avrà un secondo protagonista di peso nel settore energetico, accanto a Edf. Il ministro delle Finanze incontrerà le forze sociali per preparare il disegno di legge che dovrà consentire la fusione. Le norme attuali, infatti, impediscono la fusione: lo Stato controlla l' 80% di Gdf, quotata in Borsa dall' estate scorsa, e non può scendere sotto il 70%. Si pensa che con la fusione la quota pubblica possa attestarsi attorno al 35%, ma non ci sono certezze.
Recentissima ed ancora caldissima è la vicenda dell’acquisizione da parte di Fincanieri (cioè CdP) dei cantieri (falliti) STX. La storia delle trattative tra Fincantieri e Stx è lunga e inizia a novembre del 2016. Alla scadenza del termine per la presentazione al tribunale fallimentare di Seul delle manifestazioni di interesse per i cantieri di Saint-Nazaire, Fincantieri c'è. E un mese dopo, all'apertura delle buste che contengono le offerte ufficiali, quella italiana è l'unica effettivamente pervenuta. Ad aprile del 2017 arriva la firma della lettera d'intenti tra Fincantieri e lo Stato francese, che detiene il 33% del capitale. Ma a luglio di quello stesso anno, dopo l'elezione di Emmanuel Macron all'Eliseo, la faccenda si complica e il ministro dell’Economia Bruno Le Maire annuncia la decisione di Parigi di esercitare il diritto di prelazione su Stx, con conseguente nazionalizzazione dei cantieri.
A ottobre 2018 la Fincantieri e la francese Naval Group firmano un’intesa per realizzare in tempi brevi, a partire dal 2019, una joint venture paritaria nel campo navale militare. Poi però qualcosa si rompe. La data cruciale è il 22 novembre 2018, quando la Francia chiede ufficialmente alla Commissione europea di esaminare la proposta di acquisizione dei cantieri. Una mossa che ha portato all'epilogo dell'8 gennaio 2019, che Fincantieri non ha voluto commentare.
Secondo altre fonti, tuttavia, «la tempistica desta sospetto». Perché la decisione di Parigi di rivolgersi alla Commissione, sebbene il progetto non superi le soglie di fatturato previste dal regolamento europeo sulle concentrazioni industriali, è arrivata «a quasi un anno di distanza dalla firma dell'accordo» del febbraio 2018. E pare quindi determinata da «logiche non di tipo economico» da quando il governo M5s-Lega ha assunto la guida dell'Italia, del resto, le tensioni politiche con la Francia si sono moltiplicate.
Nel caos Caos Fincantieri-Stx, non prendiamocela comunque con la Francia: gli errori sono tutti italiani.  Sarà stato l’appoggio dato da Luigi Di Maio ai gilet gialli anti-Macron. O le posizioni No Tav del ministro Danilo Toninelli. Fatto sta che sulla fusione Stx-Fincantieri Bruxelles aveva già dato il via libera. Poi però dalla Francia è partita una richiesta alla Commissione Ue di verifica del rispetto del regolamento Ue sulle concentrazioni, seguita subito a ruota dalla Germania. E così l’Antitrust europea ha accolto la richiesta, aprendo un’indagine su un’intesa che sembrava già bella e fatta a febbraio 2018. E che ora, dopo due anni di tira e molla, si è di nuovo arenata. Con il conseguente ennesimo rallentamento di tutta l’operazione.
Parigi e Berlino si schierano insomma contro Roma, e pure con il sostegno di Bruxelles. La Commissione europea ora dovrà verificare – si legge – se l’acquisizione di Chantiers de l’Atlantique (nuovo nome di Stx) da parte di Fincantieri possa “nuocere in misura significativa alla concorrenza nel settore della costruzione navale, in particolare per quanto riguarda il mercato mondiale delle navi da crociera”. Nella nota, però, Bruxelles ha precisato che l’acquisizione, a fronte dell’analisi quantitativa già effettuata a maggio, non raggiungerebbe le soglie di fatturato previste dal regolamento Ue sulle concentrazioni che devono essere notificate. Ma sulla base degli elementi forniti dalla notifica di Francia e Germania, la Commissione ha accolto la richiesta e ora dovranno essere valutati quindi gli effetti dell’operazione.

Anche stavolta un’impresa olandese-italiana come la FCA (che  produce di più negli USA che in Italia) propone una fusione  con un’industria francese e  anche stavolta quando paiono tutti d’accordo sono ancora i francesi che traccheggiano e  FCA ritira la proposta. Dubitiamo che FCA possa mettere piede in Francia perché la Francia, chiunque stia al governo, sa benissimo che Italia e Francia hanno due visioni industriali e finanziarie del tutto differenti. Proprio il fatto che la proposta di fusione sia scattata nel momento in cui gli equilibri politici nei due paesi erano mutati poteva essere il segno della debolezza della politica (per cui le imprese sperano di muoversi meglio con minori condizionamenti) ma mentre  gli italiani si trastullavano con ripicche e selfie, tutti insieme appassionatamente  i francesi hanno  fermato l’operazione.