GLI OPERAI VOTANO LEGA DA ALMENO VENT'ANNI
“Nelle regioni del nord, e in particolare in Veneto, cresce il numero
dei lavoratori con la tessera della CGIL in tasca che votano Lega
Nord: per capirne i motivi, la Flai-Cgil (l’organizzazione dei
lavoratori dell’agroindustria) ha realizzato con l’università Ca’
Foscari un’inchiesta dal titolo “Veneto Agro - Operai e sindacato alla
prova del leghismo (1980-2010)”. L’indagine è stata fatta attraverso
questionari e interviste realizzate tra i dirigenti e i delegati
sindacali iscritti alla Cgil in Veneto che non mostrano alcun imbarazzo
nell’avere in tasca la tessera del sindacato più di sinistra e votare
per la Lega Nord. In alcune interviste emergono chiaramente i motivi
che spingono i lavoratori e i delegati sindacali a praticare questa
“doppia identità”, che non viene percepita come un controsenso. La
Cgil, secondo un lavoratore che vota Lega, ӏ il sindacato che lotta,
ha nome, ha dei valori”. La Cgil in fabbrica dà risposte, ed è vissuta,
alla pari della Lega, come un modo, uno stile, una scelta di vita quasi
antropologica. Nella Cgil ci sono dentro uomini e donne che “tengono
botta”, che non si sottomettono davanti alle prepotenze e alle
ingiustizie. La Lega è vista come un partito di destra che vuole
soprattutto limitare l’immigrazione (49% delle risposte), ma che svolge
anche azioni positive come la capacità di essere presente nella vita
delle comunità, di offrire un’appartenenza, di garantire sicurezza e di
difendere gli interessi degli operai. La maggioranza dei lavoratori
percepisce “lontana” la politica, e la giudicano negativamente: “i
partiti sono tutti uguali, pensano solo alle poltrone”(68%), e la Cgil
per il 45% degli intervistati “fa troppa politica”. Il 49,6% dei
delegati sindacali, non fanno politica, e la ritengono motivo di
divisione tra sindacati: questi i motivi, indicati dal 71,7% del
campione, per cui le organizzazioni sindacali “non hanno presa
sui lavoratori”(71,7%).”
Il virgolettato non si riferisce a stamattina ma a un articolo postato il 4 dicembre del 2010.
Il Pd non è mai stato il partito degli operai ma del ceto medio e del
ceto medio alto (insegnanti, impiegati, alcune categorie di
professionisti, pensionati). Semplicemente per una questione di
linguaggio, di immaginario e di priorità. Gli operai non ci votavano
già nel 2007 quando è nato il Pd. Come al Sud, dove la classe operaia è
meno presente, non ci votavano i disoccupati, i contadini e gli
assistiti.
Linguaggio, immaginario e priorità dipendono dallo stato sociale,
culturale ed economico condiviso con l’elettorato di riferimento.
Lungi da me esprimere giudizi sui livelli d’istruzione (sono insegnante
e di periferia, per passione, scelta e volontà) ma le analisi sì: il
rapporto tra livello d’istruzione, ceto e voto è un dato, ripeto non un
giudizio, ma un dato. Perché comporta linguaggio e immaginari diversi.
E priorità.
Noi del ceto povero, e di quello del ceto medio impoverito non
condividiamo né il linguaggio, né l’immaginario, né le priorità. Se
vogliamo il voto di quei ceti: o ne mutiamo linguaggio, immaginario e
priorità o mutiamo i nostri. Sic et simpliciter.
Prenderne atto è la prima cosa seria da fare, senza cedere al mito
perverso dell’ignoranza genuina o del “popolo offeso perché ignorante”,
perché nessuno offende il popolo, ma l’ignoranza che non è
responsabilità del popolo, sì, va offesa e combattuta, l’ignoranza che
finisce per marginalizzare il popolo mentre lo accarezza
paternalisticamente (roba da destre non da noi sinistra) va combattuta,
quando invece ne siamo in parte responsabili. La seconda: un
ragionamento serio sulle priorità quando si governa.
Le priorità di scelta di compagno D’Alema politico, come anche del Pd
al suo nascere, non sono state quelle del rafforzamento dello stato
sociale in merito a una pari opportunità relativa alla qualità dei
servizi offerti (qualità e quantità dell’offerta di scuola, nidi,
assistenza, sanità), specie negli strati di popolazione disagiate, e
nemmeno negli strati di popolazione composte da ceto medio, ma sono
state altre.
Il disinteresse per i limiti dello Stato Sociale nei luoghi del bisogno
a cui magari sono state preferite forme di aiuto sociale non
strutturale e sistemico ma individualistico (non voglio nemmeno entrare
nel terreno difficilissimo dell’analisi delle politiche clientelari) ha
comunque comportato una distanza inconscia di quei ceti dallo Stato e
una precarietà di condizione e di coesione sociale che si è sommata
alla precarietà del lavoro, alla crisi e alle mutate condizioni dei
processi economici e produttivi.
La combinazione tra linguaggio diverso, immaginario diverso e priorità
diverse, la crisi economica e la crisi totale dello Stato Sociale,
specie nelle periferie, delle città o geografiche, ha causato il resto.
Ripeto ancora una volta: non giudizi ma dati.
Per aiutarci a recuperare non serve Landini. Serve la politica sana
dello stato sociale, non clientelare, non assistenziale, ma dei diritti
sociali costituzionali dovuti: alla scuola buona, ai nidi,
all’assistenza, alla sanità, all’accesso semplificato alla conoscenza,
al decoro dello spazio pubblico collettivo, alla formazione
professionale dignitosa, senza mai cercare l’alibi del rimpallo tra
competenze locali o nazionali.
Serve la sinistra come affermazione dello Stato Sociale, a tutti i
livelli della filiera del governo, finanziato, accompagnato, monitorato
e di qualità, pur in un’economia liberale al punto giusto, che assicuri
pari opportunità al ricco come al povero. E che tale obiettivo lo mette
in cima, non a margine. Questa è la sinistra. Non è Landini che deve
farlo. A Landini va dato un altro compito, quello del rilancio del
sindacato come corpo intermedio della difesa del lavoro non delle
resistenze corporative.
E serve anche una verifica del nostro governo locale proprio sul tema
dello Stato Sociale. Specie al Sud. Faccio qualche esempio facile
facile.
Governo Prodi/D’Alema: quanti posti nei nidi in più si sono previsti al
Sud e nei luoghi del disagio? E non eravamo in un periodo di crisi
ancora. Quanti posti in più di tempo pieno? Quali livelli essenziali di
prestazione su assistenza agli anziani o nella sanità degli ultimi?
Allora il peso gli ultimi non lo sentivano perché forse giravano più
soldi e comunque l’economia era più florida, la disoccupazione c’era al
Sud, ma incideva di meno sulla paura del singolo.
Oggi la paura incide molto di più, la disoccupazione al Sud è più alta
e lo Stato Sociale è ancora deficitario, la rabbia degli esclusi
(ignoranti ma non cretini) viene camuffata con tanto altro e non trova
interlocutori a sinistra. A destra trova consolazione a sinistra
sottovalutazione. Tra consolazione e sottovalutazione voi chi
scegliereste?
Andiamo alle risposte locali dei nostri amministratori nei luoghi del
disagio al disagio, e riprendiamo la triade
linguaggio/immaginario/priorità.
Parliamo di Pon Metro, per dirne una, cioè il complesso di progetti
messi in campo dai comuni utilizzando risorse comunitarie e osserviamo
per esempio cosa hanno previsto per due città governate da noi i
relativi amministratori, cerchiamo di capire il livello di aderenza tra
chi governa il territorio e le priorità dei cittadini di quel
territorio in relazione alle condizioni sociali di quei cittadini.
A Palermo, con amministrazione di sinistra, dove lo stipendio medio è
17.300 euro, la spesa prevista nel Pon Metro per l’ambito inclusione
sociale è 29 milioni circa su 91. A Bologna dove lo stipendio medio è
25.663 euro, la spesa prevista per il Pon Metro per l’ambito inclusione
sociale è 20 milioni su 37.
Qualcosa di simile sul Pon Metro Napoli. La parola infanzia non viene
mai nominata se non all’interno di vaghi servizi interni agli assi di
riqualificazione urbana, o per le solite misure generiche di progetti
vaghi contro la povertà educativa (nella misura di circa 3 milioni su
91), che non sono struttura o sistema, ma palliativi, soldi dunque
sicuramente non impegnati per fare nidi o mense.
Più della metà del Pon riguarda riqualificazione energetica degli
edifici. Voglio dire: sono anche architetto e ambientalista, ma
capiamoci, ci sono delle priorità. I verdi tedeschi vincono con i nidi
e l’assistenza agli anziani, mica coi led.
Mi dica il compagno D’Alema se non è il caso di metterci testa noi su
questi ragionamenti e non il compagno Landini. Mi dica se le periferie
della speranza devono poi scegliere noi o Lega: a ogni azione
corrisponde una reazione precisa, perché i poveri saranno ignoranti ma
non sono cretini. E stavolta abbiamo fatto incazzare anche il ceto
medio, il famoso ceto medio impoverito che si ritrova al pronto
soccorso una notte e ne esce con le mani ai capelli dopo 20 ore di
corridoio. O che non sa dove piazzare i figli al pomeriggio perché la
scuola a Palermo alle 13.30 chiude o perché paga la retta al nido 400
euro al mese, bonus o non bonus.
Che il problema delle rette altissime non lo risolve il bonus. Poi ci
si chiede perché le donne hanno votato Lega. Perché si è impadronita
delle nostre priorità, incatenando però il nostro elettorato in un
immaginario a noi estraneo, che non possiamo condividere, ma che
possiamo difendere solo tornando alle priorità sociali praticandole,
non raccontandole.
Che metà popolazione al Sud, in Sicilia, nelle periferie sia senza
servizi e senza assistenza, poveri, ceto medio o ricco che sia, che il
ricco non se ne accorga e gli altri eccome, non dipende né da Salvini
né da Landini. Dipende dalle politiche, che oggi sono la Politica. E
quelle politiche noi le abbiamo tradite.
Dipende dal fatto che, compagno D’Alema, semplicemente tu non lo sai,
come non vuol saperlo tanta parte di noi, cosa turba la nostra gente e
quali sono le richieste legittime da mettere in cima, tanta parte di
noi che disegna punti interrogativi nell’aria discutendo di geografia
politica e alleanze. Te la do io la geografia, mi verrebbe da dire.
Salvini: lui a quel pezzo di popolo incarognito, a torto o a ragione,
gli offre specchietti per le allodole, nelle regioni in cui governa gli
garantisce comunque servizi migliori, noi neanche quelli. E il caso Pon
Metro è uno dei tanti.
Compagno D’Alema, guarda che non votano neanche te, per questo identico
motivo. Linguaggio, immaginario, priorità. Da almeno 20 anni.
Mila Spicola Insegnante, pedagogista e scrittrice
|
I DUE CANI DA RIPORTO SGARIGANO NELLA LATRINA DI NUSQUAMIA
In vena di reducismo il “cane da riporto1” interloquisce col “cane da
riporto2” e ricordano la campagna di via Pal(eocapa). Leggiamo:
“L'amministrazione, o meglio il progetto amministrativo del 2007 ha
anticipato l'attuale governo al 100% e magari un poco le
amministrazioni dei 5 stelle. E' stato davvero un laboratorio, che mi
ha aiutato a spiegare ad amici e conoscenti cosa sarebbe avvenuto in
Italia. Tra Di Maio e Salvini hanno scelto Conte, una figura terza:
incapaci di scegliere tra loro, a Curno, tra Pedretti e Stella scelsero
Gandolfi. Qualcuno conosceva Gandolfi l'uomo del Buongoverno? No, e
nemmeno Conte, l'avvocato del Popolo”. Adesso invece emerge un uomo
forte (Salvini) che pare dare le carte. Allora invece la cosa al
Pedretti non riuscì, e a goderne alla fine furono le opposizioni che
vinsero largamente nel 2012 Per il resto esperienze simili. E — mi
scusi Caro Aristide — non le viene da pensare a chi incarnava come
precursore la figura di Casaleggio?.
Mettere sullo stesso piano Gandolfi con Conte e il “cane da riporto2”
con Casaleggio è il massimo (dell'offesa a Conte e Casaleggio) .
L'altarino che i due reduci vogliono costruire é una botte di maroca
cavata dallo svuotamento delLa Latrina. Figurarsi quanto poteva valere
un candidato sindaco suggerito da quella raffinata mente politica
che fu Maini. Un altro che come Pedretti inseguì per mezzo secolo
l’idea di fare il sindaco di Curno e venne sempre scartato (dalla
stessa DC prima e da FI post). Come non fosse noto che la logica
del tempo – che è esattamente in vigore anche oggi terza repubblica:
vedi cosa succede a Roma dopo le ultime Europee- fosse che il
partito che aveva vinto le elezioni più recenti “aveva il diritto” di
indicare il candidato. Al tempo successe esattamente lo stesso: alle
politiche FI aveva vinto la Lega e quindi poteva indicare il
sindaco. Non aveva nessuna figura come non ce l'ha mai avuta.
Dopo le amministrative la Lega ebbe il successo alle regionali e scattò
il (tentativo di) ribaltamento. Le segreterie provinciali dei maggiori
partiti - presenti sicuramente degli onorevoli e non delle mezze
calzette indigene- decisero – davanti alla “mozione della vendetta” che
non si poteva commissariare il comune e quindi che Gandolfi licenziasse
il “cane da riporto2” e si mettesse buono buono a cuccia. Gandolfi non
comprese l'avvento della crisi (soprattutto edilizia) e le sue
implicazioni e quando “forzò” la mano coll' ”ecomostro” vista
l'immediatezza delle elezioni lo mandarono a casa fottendogli un mese e
mezzo di stipendio. Il “cane da riporto2” finge di non
comprendere la logica del tempo ma siccome lo stimo politicamente
bugiardo credo che l'abbia compresa benissimo ma faccia finta del
contrario.
Scrive il “cane da riporto2”: (…)la stessa forma comunicativa in un
italiano non esente da qualche preziosità, e con uso di caratteri
bodoniani, che secondo qualche graficuzzo reduce da corso merdaceo di
mongoformazioine, non avremmo dovuto usare» .
Si da il caso che il “graficuzzo reduce da corso merdaceo di
mongoformazione” abbia avuto come “maestro” Angelo Rinaldi,
Francesco Franchi, Paul Barnes e Christian Schwartz. Tutta gente
che al pari del “cane da riporto2” NON ha dato via il culo a una
maggioranza fascio leghista come portavoce. Chissà chi sono piuttosto i
“maestri” del “cane da riporto2” autore e grafico delle pedretteidi.
|
PRIMI EFFETTI DEL PELLEGRINAGGIO A CARAVAGGIO?
Poche ore or sono era arrivata la notizia del pellegrinaggio di Gori e
della ex giunta a Caravaggio per ringraziare la Madonna del risultato
elettorale (e speriamo anche di qualcosa d'altro…: per esempio che
ricordino le rastrelliere per le bici e le panchine in città alta) e
adesso ecco tre notizie fresche. “Sul bus senza biglietto dà in
escandescenze e picchia 4 controllori. Era a bordo di un mezzo della
linea 1 per Città Alta È stato arrestato, ha precedenti di polizia per
rapina”. Salvini batti un colpo. Un 28enne egiziano (ma i
egisià ì è nigher?) in piena crisi alcolica o d'altro (fame?)
quando sono saliti a bordo del bus alta ben quattro controllori quattro
per verificare chi faceva il portoghese (piuttosto che
l'egiziano) ha dato fuori di matto, li ha sbattuti contro le pareti ed
ha reagito di brutto anche coi CC intervenuti su chiamata
dei quattro controllori quattro. Politicamente corretti esprimiamo la
nostra solidarietà al personale aggredito, forze dell'ordine comprese.
Ma abbiamo un MA grande come una casa. Premesso che”anche” per noi la
corsa va pagata, anche noi “picchieremmo” questi controllori per tre
ragioni. Prima di tutto perché sono ORRIBILMENTE SOVRAPPESO e
questo è una vergogna doppia: verso se stessi e dell'azienda. Secondo
perché quando QUATTRO persone QUATTRO tutte bardate di aggeggi
aggressivi chiedono il biglietto anche il più carogna dei portoghesi si
sente minacciato. Terzo perché per i trasporti bisogna applicare il
metodo “canone tv”: i trasporti provinciali costano un milione di
euro l'anno? siccome i bergamaschi sono un milione ciascuno paga con la
bolletta dell'acqua un euro a cranio ogni anno. Che è poi un sistema
per incentivare il trasporto pubblico: a bene vedere. E gli stranieri?
E i nigher?. Abbiamo chiesto all'ATB quanti siano stati i portoghesi
sanzionati e quante sanzioni siano state pagate e non ci ha risposto.
Noi stimiamo che non riscuotano nemmeno un decimo delle sanzioni
irrogate. Un articolo di L'Eco indica una evasione tra il 19% e
il 22,8% (urbane-extraurbane) ma solo poco più del 50% dei sanzionati
alla fine paga nonostante vi siano 30 persone impegnate ad hoc oltre
agli autisti (in certi casi).
Noi modestamente siamo del parere che –visto che ormai abbiamo tutti un
cellulare- non ci sia più bisogno ne di fare biglietti ne abbonamenti e
si può –per così dire- attuare una “tariffa puntuale”. Una “app”
istallata sul cellulare comunica al ricevitore quando sali sul
bus il punto dove parti e dove scendi ed automaticamente “ti preleva”la
tariffa puntuale o verifica il tuo abbonamento. Chi non ha credito o ha
spento il cellulare viene registrato e poi seguono sanzioni… sempre
sulla bolletta dell'acqua potabile famigliare.
Camminando verso Caravaggio a Gori ed ai suoi ex è venuta (anzi: è
tornata) in mente l'idea di piazzare in città una ruota panoramica.
Come Londra e non solo. Dicono le gazzette che i suoi dirigenti sono
del parere che “si può fare”. C'era da dubitare? Le “location”
sarebbero due: davanti al Comune o davanti alla Stazione. Ovviamente i
commercianti si sono levati in piedi applausi scroscianti.
Intanto vediamo come risolve le due grane Brembilla (ex dei
lavori pubblici)e Cyagà (ex dell'ambiente) che pur avendo in mano due
assessorati di alto impatto coi cittadini sono riusciti a non farsi
rieleggere. Possono essere recuperati come assessori esterni ma
facile immaginare che musi rudi circoleranno poi nella maggioranza.
Speriamo che la Madona de Careas abbia suggerito la
soluzione a Gori.
|