L'ULTIMO BUCO POI SMETTO
Ma voi la sapete quella del paese scarsamente produttivo che tuttavia
riuscì a scavarsi alacremente la fossa? No? Ve la racconto. C'era una
volta un paese che esprimeva governanti convinti che l'universo
complottasse contro di esso. Una parte dell'universo, nello specifico:
la regione in cui tale paese era situato.
Ad ogni elezione, i governanti pro tempore si dicevano certi di aver
trovato la soluzione alle angustie della popolazione, sempre più
anziana e sempre meno istruita, anche a seguito dell'emigrazione dei
soggetti meno patriottici. Una popolazione sfibrata, in passato colpita
da pesanti salassi per ripagare il debito fatto da chi per decenni
diceva che quello sarebbe stato il passaporto per la prosperità.
E così, di volta in volta, ecco le soluzioni: ad esempio, un grande
piano di mance alla popolazione, diciamo 80 euro al mese per alcuni
milioni di cittadini lavoratori a reddito basso ma non bassissimo. Da
lì, come d'incanto, sarebbe scaturita la fiducia, il boom dei consumi,
la ripresa degli investimenti, il Rinascimento italiano.
Per riuscire a finanziare queste misure servivano soldi. Che fare,
quindi? Idea: aggiungere deficit. Oggi si dice attingere al deficit,
quel pozzo di San Patrizio che tanto bene fa alla popolazione. Dopo uno
psicodramma negoziale che sfocia in psicodramma, si giunge ad un
accordo di compromesso con l'Entità Esterna che vigila sui conti del
paese. Che poi è una comunità di stati sovrani, che si sono dati regole
di cooperazione. Ma è chiaro che tale presunta cooperazione è sempre
stato in realtà un ignobile espediente per impoverirci. Sin quando non
abbiamo aperto gli occhi.
Per trovare quei soldi, si promette all'Entità Esterna che, ove non
altrimenti reperibili, per restituirli si provvederà a tassare di più i
consumi. Affare fatto! Passa un anno, il deficit seminato nell'Orto dei
Miracoli non ha prodotto il miracolo sperato e si deve quindi mettere
mano all'aumento della tassazione dei consumi. State scherzando, vero?
Sarebbe una catastrofe, vergogna, l'Entità Esterna ci vuole affamare, è
un complotto per mettere le mani sul nostro servizio di piatti del dì
di festa. C'è gente che è morta, per ridarci il deficit la libertà!
Tosto, si convocano le televisioni per informare il Popolo che stiamo
resistendo alla cattiva Entità Esterna, di cui viene fatta sparire la
bandiera. Dopo ulteriore snervante negoziato con l'Entità, si ottiene
di poter restituire solo una parte di quel prestito, accendendone un
altro. Nel frattempo, il governo è cambiato, sono arrivati dei veri
patrioti che hanno scoperto, dopo anni di esercizio ed esperimenti su
Twitter, che tagliando le tasse l'attività economica esplode e quel
taglio viene ripagato, sempre con corposi interessi.
Metti sul mio conto, Entità Esterna! Tra un anno tornerò qui e ti
ridarò tutto con gli interessi. “Ma veramente lo devi ridare non a me
ma ai tuoi connazionali ed anche agli stranieri che hanno comprato quel
debito”, echeggia una vocina dall'Entità Esterna. “Sono sciocchezze!”,
replicano i Patrioti. “Se solo potessimo crearci i soldi che ci
servono, metteremmo in moto un circolo virtuoso con cui fare crescere
l'economia, e avremmo modo di ripagare tutto, con gli interessi e
oltre!”.
Nel frattempo, per prestare soldi al Tesoro del paese, i creditori
richiedevano tassi sempre più alti. “Voi non capite, noi siamo
ricchi!”, ripetevano i Patrioti pro tempore al governo.
Nel frattempo, il paese viveva una vera e propria rinascita culturale.
Era tutto un florilegio di dibattiti e convegni su John Maynard Keynes
e contro una cosa chiamata “neoliberismo” che non era chiaro cosa fosse
esattamente ma che era chiarissimo avesse sino a quel momento
impoverito il paese. Milioni di cittadini sognavano ad occhi aperti la
socialdemocrazia e finanche il socialismo, quella magica condizione in
cui lo Stato pensa a te, dalla culla alla tomba, nel caso anche
stampando denaro, e tu nel frattempo puoi restare sul divano a guardare
Barbara D'Urso in televisione.
Ma nessuno intendeva votare per partiti di sinistra perché, in quel
caso, sarebbero arrivate nuove tasse per finanziare il welfare. “Meglio
creare banconote, meglio ancora se con la faccia di Tardelli sopra”,
rispondevano convinti i Patrioti. “Non metteremo le mani nelle tasche
degli italiani!” In questo clima di fervore culturale, le radio
suonavano il remake attualizzato di una canzone del grande Renato
Carosone: “Io, MMT e tu“.
A parte ciò, “Keynes sì che sapeva come combattere le recessioni!”,
strepitavano i Patrioti. “Faceva deficit quando c'era crisi”. Una
vocina si levava chiedendo “ma sapete che, quando l'economia torna a
crescere, il precetto di Keynes era quello di stringere i cordoni della
borsa, per ripagare il debito?” Pronta, arrivava la risposta: “'zzo
dici, da noi la ripresa non c'è mai stata, e comunque la nostra idea è
quella di fare più deficit quando c'è crisi e più deficit quando c'è
ripresa. Vorrete mica soffocare la ripresa in culla, eh? Eh?”. Non fa
una piega, in effetti.
Nel frattempo, il tasso d'interesse richiesto dai creditori sul debito
pubblico del paese era sempre più alto, e la spesa pubblica si gonfiava
per pagarne gli interessi. “Ma chi se ne frega, quest'anno abbiamo
fatto più deficit per 4 miliardi, è solo l'inizio”. La solita vocina,
sospirando, faceva presente che nel frattempo la maggiore spesa annua
per interessi era di 5 miliardi, ma veniva zittita dalla rabbia sempre
più cupa dei cittadini.
“Sentiamo delle vocine: o siamo il popolo eletto dal Signore, oppure
qualcuno sta cercando di fregarci!”, ringhiavano molti cittadini,
sgranando nervosamente un rosario e danneggiandosi i denti mordendo
crocefissi, perché era stato loro detto che “Maria e il Signore ci
proteggono da lassù”. Si levava anche qualche isolato bestemmione per
la mancata crescita, di quando in quando; di solito appena prima che si
celebrassero convegni pro-famiglia in cui si chiedeva di mettere
fuorilegge l'aborto, uno dei maggiori responsabili della nostra mancata
crescita, giuravano in molti. E c'erano anche luminari che
ricalcolavano il Pil senza la legge 194: un boom senza precedenti.
Ma eravamo e restavamo ad un passo dal decollo: bastava solo attingere
ad un po' di deficit aggiuntivo, e il meccanismo virtuoso si sarebbe
innescato. “Ancora un po' di deficit, ci siamo quasi, l'ultimo e poi
inizierà il riscatto!”, si sgolavano i Patrioti. Ma il miracolo tardava
a compiersi. Anzi, la crescita era sempre più esile, e in alcuni
periodi si trasformava in una contrazione. “Per forza, è evidente che,
con tutte queste vocine, la popolazione è a disagio e non riesce a
spendere e crescere!”, berciavano i patrioti.
Ormai l'intero paese era in preda ad una nevrosi sempre più grave: i
telegiornali dicevano che non riuscivamo a crescere perché nottetempo
continuavano a sbarcare stranieri, che poi divoravano i nostri alberi e
svuotavano le nostre dispense. Altri sostenevano che non riuscivamo ad
arricchirci perché, in giro per il mondo, c'erano dei malvagi che
spacciavano formaggi rancidi ed altre porcherie bisunte scrivendoci
sopra “Made in Italy”.
Ma ormai la decisione era presa: serviva fare altro deficit, a cui
“attingere”, per arrivare finalmente a crescere. L'ultimo buco e poi è
fatta, giuro.
Mario Seminerio
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(2)PROSEGUE LA TELENOVELA DEL CVI2
La telenovela sulla destinazione del CVI 2 continua e si prevede non
termini prima di un anno. Oggi 28 maggio dopo le 14 è stato pubblicato
(pubblicazione n. 598) sul sito del Comune la determinazione a
contrarre per l'affidamento del servizio di gestione del centro
sportivo comunale (CVI2) composto dalla «lettera d'invito alla
procedura negoziata per l'affidamento in concessione della gestione
CVI2”; la domanda di partecipazione; le 22 pagine del capitolato
speciale della concessione del servizio di gestione del CVI2; uno
stralcio dal Piano Economico Finanziario- concessione di servizi
CVI2; il modello per avanzare l'offerta economica per la partecipazione
alla procedura negoziata; la planimetria del CVI2 e l'indicazione che
l'offerta va presentata in forma digitale entro le ore 23.59 del giorno
07 giugno 2019.
Ci sarà quindi una commissione (su cui torneremo) che giudicherà
l'offerta tecnica e l'offerta economica partendo dal principio che il
concorrente deve indicare il prezzo che è disposto a praticare al
rialzo sul corrispettivo mensile di euro 2.900 I.V.A. esclusa.
Ci sono alcune perplessità.
L'art. 23 del Capitolato riguarda il trattamento dei lavoratori e
l'art. 31 tratta dei servizi eventualmente sub appaltati. A
nostro avviso il Comune dovrebbe prendere la buona abitudine di
introdurre in TUTTI i contratti l'OBBLIGO da parte del prestatore dei
servizi (anche quelli del piano del diritto allo studio in primis) di
consegnare al Revisore dei Conti del Comune (o a un soggetto
specializzato nell'opera indicato dal Comune e descritto
nell'appalto) sia copia delle buste paga dei lavoratori che copia dei
certificati di versamento dei contributi. Il revisore dei conti
provvederà al controllo e trasmetterà all'amministrazione ed al
consiglio comunale eventuale all'erta nel caso verificasse inesattezze
o altro. Ogni anno lo stesso trasmetterà al consiglio comunale
relazione sintetica sui sulle sue verifiche. I documenti riguardanti i
singoli dipendenti saranno visibili SOLO dal revisore e NON
trasmissibili ne all'amministrazione ne al consiglio.
Recita l'art.32 del Capitolato:
1. Il canone annuo dovuto dal Concessionario al Comune è fissato in €
2900 oltre Iva aumentato del rialzo percentuale offerto in sede di gara.
2. Il canone è comprensivo di quota di affitto e rimborso delle utenze.
Letto così significa che il “costo delle bollette” (acqua luce gas
boh?) sono comprese nei 2900+IVA.Però certi particolari andrebbero
MEGLIO scritti e precisati, magari con qualche parola in più.
Tenendo conto che il futuro gestore dovrà pagare tutti i costi delle
bollette (acqua luce gas, boh?) il Comune stima che il
gestore potrà ricavare perlomeno quanto riportato nella tabella
allegata qui sotto.
Ormai non ci si raccapezza più visto che il 25 aprile '19 era stata
pubblicata una determina che invitava perentoriamente gli operatori a
presentare un'offerta per la gestione del CVI2 ENTRO il 09 maggio '19.
Probabilmente quando abbiamo scritto in un incorniciato che “Ma nessuno
in comune ha spiegato alla Giunta che fissando la data perentoria di
presentazione delle offerte al 9 maggio p.v. col bando pubblicato il 30
aprile istilla nella crapa di sordi ed ai ciechi che esiste già il
vincitore ?. Adesso sappiamo che solo due operatori hanno
presentato la candidatura a gestire il CVI2.
Ma. Ma si legge che “Vista la determinazione n. 189 del 30.04.2019 con
la quale il comune ha indetto la procedura negoziata ed approvazione
del relativo avviso di manifestazione di interesse a partecipare alla
procedura negoziata per l'affidamento dell'intervento e verificato che
alla data di scadenza dei termini (09/05/2019) per la presentazione
delle manifestazioni d'interesse erano pervenute 2 manifestazioni di
interesse, il Comune ha ritenuto di operare, ai fini
dell'aggiudicazione del contratto di concessione con invito agli
operatori economici che hanno manifestato interesse a partecipare alla
procedura negoziata ex art. 36 comma 2, con utilizzo del criterio
dell'offerta economicamente più vantaggiosa.”
La conclusione è semplice: sostanzialmente la gara sarà RISERVATA a questi DUE operatori.
Non ci vuole il cannocchiale di Galileo per ravvisare che minimo il
Comune rischia casini memorabili dal momento i tempi differiscono, dove
sta scritto che dopo il 9 giugno non siano maturati anche altri
operatori interessarti all'operazione? Non fosse altro per i tempi
ristrettissimi tra la pubblicazione e la scadenza della presentazione
della candidatura.
Il Comune non vuole proprio comprendere che proprio questi termini
brevissimi inducono il sospetto che ci sia già il vincitore: ma 'ste
cose non c'è nessuno che le capisce al volo in Comune?
Poi ce n'è un'altra. Il Comune va a fare la gara affidandola alla
Centrale Unica di Committenza di Brescia MA i commissari di gara li
nomina la giunta e li paga il… Comune. Fossero almeno estratti a sorte
da un mazzo cui possono autocandidarsi ci ne ha adeguata
professionalità ci sarebbe la trasparenza minima necessaria ma dopo la
secretazione del nominativo dei due solitari concorrenti, dopo la
compressione al limite dei tempi, dopo la nomina dei commissari da
parte della SOLA giunta… è come affidare le palle alle fauci del cobra.
E questa sarebbe trasparenza?
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UN'OMBRA A BRUXELLES:
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CONTE
Zingaretti dixit: “50 miliardi e 800mila posti di lavoro: ecco la
rivoluzione verde del Pd”. Il segretario del Partito Democratico
racconta la svolta ecologista del suo partito: “La sostenibilità
ambientale è un'opportunità, non un vincolo. I soldi da investire ci
sono, possiamo aprire migliaia di cantieri, dagli edifici pubblici al
dissesto idrogeologico, a 13mila km di piste ciclabili» Ci sono 126
miliardi in pancia dello Stato che nessuno tocca –aggiunge Zingaretti-
fanno parte del fondo investimento per le opere pubbliche delle
amministrazioni centrali. Noi non li prendiamo tutti. Noi ne prendiamo
50.
Poi arriva Salvini. Chiuse le urne per le europee, i mercati tornano in
fibrillazione. Lo spread dell'Italia sfiora i 290 punti, per poi
chiudere in leggero rialzo rispetto a lunedì, a 284. "C'è qualcuno che
ha convenienza a tenere il governo italiano vincolato a regole vecchie,
che tengono il Paese sotto scacco", attacca Salvini, in una diretta
Facebook dal tetto del Viminale. Poi non solo, dando segno di non
curarsi della necessità di trovare 23 miliardi solo per evitare
l'aumento dell'Iva, rilancia la proposta di una flat tax da ben trenta
miliardi. Ma riparte lancia in resta contro le regole europee. Tanto da
lanciare la proposta di una "grande conferenza intergovernativa europea
su lavoro, crescita, investimenti, debito pubblico e sul ruolo della
Banca centrale europea".
Il problema è che ieri sera a Bruxelles al vertice informale dei
capi di stato e di governo al quale ha partecipato il presidente del
Consiglio Giuseppe Conte nessun capo di stato o governo, al di la dei
saluti di convenienza, l'ha preso in considerazione. Bruxelles è una
girandola di molte riunioni preparatorie ed incontri per il rinnovo
della Commissione Europea e del presidente, del vertice della Bce e
della presidenza dell'Europarlamento.
La maggioranza dei gruppi politici del Parlamento europeo è a favore
del processo dello Spitzenkandidat. Lo annuncia il presidente
dell'Europarlamento Antonio Tajani, dopo la riunione della Conferenza
dei presidenti che ha approvato una dichiarazione a maggioranza che
riconferma la centralità del metodo del 'candidato di punta'. Ma il
capogruppo dell'Alde (liberali) all'Europarlamento, Guy Verhofstadt, fa
sapere di aver "votato contro" la dichiarazione messa a punto dal Ppe,
dai socialisti S&D e dai Verdi, che si esprime a favore del
processo del 'candidato di punta' per la scelta del presidente della
Commissione.
Mentre la Merkel sostiene senza esitazioni il candidato di punta del
PPE Manfred Weber rivendicando di essere il maggior partito, il
ragazzo è già azzoppato per via della sua scarsa esperienza politica e
della netta contrapposizione del francese Macron. Per la prima
volta in oltre vent'anni le elezioni di domenica hanno infranto il
duopolio dei popolari e dei socialisti, che insieme non hanno più la
maggioranza, aprendo così una fessura su cui Macron si è già incuneato,
forgiando un drappello progressista per trattare da una posizione di
forza con la cancelliera. Per mettere insieme una coalizione stabile,
al Ppe e ai S&D ora occorre l'appoggio dei Liberali (Alde) o dei
Verdi, o di tutt'e due insieme. Ma ogni soluzione, qualunque sarà, avrà
il suo scotto da pagare. E in questo caso il prezzo è una delle
poltrone chiave delle istituzioni europee. Le geometrie sono variabili,
così come gli schieramenti in campo, da cui - almeno per il momento -
l'Italia sembra tagliata fuori, perché M5s e Lega non appartengono a
nessuna delle grandi famiglie politiche che dirigono i giochi. Ma
Giuseppe Conte ha ribadito che "l'Italia è un grande Paese ed ha le
chance ed è determinata ad avere il ruolo che merita". Il premier,
fuori dal balletto degli incontri a margine del vertice di Bruxelles,
ne ha parlato lunedì con Merkel: come Paese fondatore e potenza
economica, Roma vuole un commissario di peso, se possibile in un ruolo
economico. Nel governo non se n'è ancora formalmente parlato, ma si
citano concorrenza e agricoltura, e si fanno i nomi dei leghisti
Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. Ma anche del ministro degli
Esteri Enzo Moavero Milanesi, anche se pare difficile scoprire la
Farnesina in questa fase.
Insomma l'Italia manca là dove in queste ore, e almeno fino al vertice
del 20 giugno, si stanno giocando le partite più importanti, sembra
essere proprio l'Italia, isolata prima da politiche apertamente in
contrasto con le indicazioni di Bruxelles, e dopo il 26 maggio da un
risultato elettorale che l'ha schiacciata sulla destra populista (e
alleata di Visegrad) di Salvini. A conti fatti, insomma, il successo
leghista pare stia facendo molto bene a ministro dell'Interno, e anche
alla luce dell'andamento dello spread, molto male al Paese.
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