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QUANDO TOCCAVA A NOI ESSERE ESSERE IMMIGRATI DA ESPELLERE
ZURIGO. Quando i migranti eravamo noi vivevamo nelle baracche. Luciano Alban, arrivato da Montebelluna nel 1968, se le ricorda bene: «Baracche come ne ho viste poi solo a Dachau. Ci stavano gli stagionali, quelli che po­tevano restare solo 9 mesi e non ave­vano il permesso di affittare una casa. E anche gli operai in difficoltà, quelli che invece nelle campagne stavano dai contadini». Baracche coi letti a castel­lo, un cesso per cinquanta persone, il lavatoio in comune, fornelletti per cu­cinare, fili stesi per i panni. Ai margini delle città, vicino ai cantieri, lontano dai quartieri borghesi. Quando i mi­granti eravamo noi, c'era qualcuno che voleva cacciarci via, perché "prima gli svizzeri". Ci fu un referendum nel 1970, lanciato da James Schwarzenbach, strana figura di intellettua­le-scrittore-editore, aria da gentle­man con gli occhialini d'oro, figlio di industriali proprietari della più gros­sa fabbrica tessile del mondo, allora.(...)


TREVIOLO E LALLIO ALLE URNE PER CAMBIARE IL CONSIGLIO COMUNALE
Treviolo (10.885 abitanti 11/2018) e Lallio (4.102 abitanti /2018) andranno domani alle urne per l’elezione dei nuovi sindaci. In entrambi i comuni si presentano tre liste civiche (o abbastanza camuffate come tali). Questa tornata elettorale –non solo a Treviolo- è di moda il camuffamento più o meno esplicito, seguendo l’onda nazionale  “non siamo ne di destra ne di sinistra”.
A Treviolo si presenta MIGLIORIAMO TREVIOLO candidato sindaco  Gianfranco Masper classe 1949, già consigliere provinciale e sarebbe al terzo mandato come sindaco, leghista che dicono associato più o meno ai penta stellati. Poi c’è PROGETTO TREVIOLO  con P. Giovanni Gandolfi classe 1975, candidato sindaco e sindaco uscente che sarebbe di orientamento di centrosinistra.  Ultima  INSIEME PER TREVIOLO candidato sindaco Fabiano Zanchi classe 1972 che  vorrebbe raggruppare il centrodestra.  Va detto che Treviolo è l’ambito più difficile da amministrare  sia perché è comporto da quattro grandi frazioni: Roncola Albegno Treviolo e Curnasco sia perché quando la chiesa vendette molte sue proprietà per finanziare la costruzione del Seminario Vescovile Giovanni XXIII, determinò una diffusione abitativa che poi non è stata più rammendata. Treviolo è stato comunque  fortunato per la trasformazione commerciale di… Curno che in un qualche modo l’ha preservato da interventi più invasivi.(...)











Fiumenero



































QUANDO TOCCAVA A NOI ESSERE ESSERE IMMIGRATI DA ESPELLERE


ZURIGO. Quando i migranti eravamo noi vivevamo nelle baracche. Luciano Alban, arrivato da Montebelluna nel 1968, se le ricorda bene: «Baracche come ne ho viste poi solo a Dachau. Ci stavano gli stagionali, quelli che po­tevano restare solo 9 mesi e non ave­vano il permesso di affittare una casa. E anche gli operai in difficoltà, quelli che invece nelle campagne stavano dai contadini». Baracche coi letti a castel­lo, un cesso per cinquanta persone, il lavatoio in comune, fornelletti per cu­cinare, fili stesi per i panni. Ai margini delle città, vicino ai cantieri, lontano dai quartieri borghesi. Quando i mi­granti eravamo noi, c'era qualcuno che voleva cacciarci via, perché "prima gli svizzeri". Ci fu un referendum nel 1970, lanciato da James Schwarzenbach, strana figura di intellettua­le-scrittore-editore, aria da gentle­man con gli occhialini d'oro, figlio di industriali proprietari della più gros­sa fabbrica tessile del mondo, allora.
Ci siamo abbastanza dimenticati di quando i migranti eravamo noi, quella memoria lì l'abbiamo cancel­lata. Eppure dal 1860 ad oggi più di 30 milioni di italiani sono emigrati. Dal 1946 al 1968 in Svizzera ne arrivano 2 milioni. Prima i lombardi, poi i veneti e i friulani, e dai primi Sessanta l'on­data dal Sud. A metà dei Sessanta vi­vono in Svizzera 500 mila italiani. Sono arrivati coi treni stracarichi, con le valigie legate con lo spago, parlano quasi solo dialetto e spesso sono anal­fabeti. Nel film Pane e cioccolata con Nino Manfredi si vede un gruppo di clandestini che vive in un pollaio: è successo anche questo, nessuna esa­gerazione. Gli italiani sono venuti a farei lavori pesanti, quelli che gli sviz­zeri non vogliono più fare. Lo stesso
governo italiano, che nel 1948 ha si­glato un accordo bilaterale con la Con­federazione sul reclutamento di ope­rairi li ha spinti verso il confine. Perché se ne andassero dall'Italia, che scop­piava di disoccupati. Alcide De Gasperi,nel 1949, invitò i meridionali a«partire verso le strade del mondo».
Sarebbe il caso di ricordare quegli anni della nostra emigrazione perché sono anche gli anniin cui la xenofobia costruisce il suo castello di cosiddet­ti "valori" e la sua politica, con accen­ti e parole d'ordine che oggi ci suonano familia­ri. A questo serve un libro in uscita da Feltrinelli, intitolato Cacciateli! e scritto dal giornalista di SS Repubblica Concetto Vecchio. L'autore sa di che cosa parla, e infatti il libro è qualcosa a metà fra il reportage e il romanzo familiare: in Sviz­zera, non lontano da Zurigo, ci è nato nel 1970, l'anno del referendum. Figlio di emigrati sicilia­ni, da Linguaglossa provincia di Catania. In Svizzera ha vissuto fino ai 14 anni, è andato a scuola dove la mae­stra lo chiamava "Konzetto" e lui avrebbe preferito chiamarsi Roland o Markus. Da bambino, se faceva bac­cano in strada, la mamma lo zittiva: «Non facciamoci riconoscere dagli svizzerazzi, sennò arriva Schwarzenbach ! ». A un certo punto gli è presa la curiosità di andare a scoprire chi fosse quel tale, quel babau. Un pioniere, quello Schwarzenbach: il suo del 1970 fu il primo referen­dum europeo per dare una stretta all'immigrazione. Se avesse vinto, in 300 mila italia­ni avrebbero dovuto fare le valigie. Luciano Alban oggi ricorda che dove la­vorava lui, azienda che costruiva centrali idroe­lettriche, glielo dicevano in faccia: «Se passa, te ne vai», anche se i capi erano tutti per votare no. Non che la xenofobia fosse una novità, in Svizzera: «Nel 1896» racconta Franco Narducci, presidente del Corriere degli Italiani, «ci fu qui a Zu­rigo un pogrom contro gli italiani, scatenato da un pretesto. Bastonatu­re per strada, negozi bruciati. Chiuso il cantiere del Gottardo erano arriva­ti gli operai italiani, accusati di lavo­rare sotto costo, di rubare il lavoro agli svizzeri». E nemmeno è tramontata la xenofobia, dopo la sconfitta del 1970. Altri referendum ci sono stati, tutti persi. Altre for­ze politiche hanno urlato "Prima gli svizzeri", e an­cora adesso valgono un 25 per cento.
Ma Schwarzenbach fu il primo, e fece quasi da solo. Unico parlamentare del partitino Nationale Aktion, tenuto a distanza da socialisti e democristiani, contrastato dagli imprenditori che temevano di perdere forza lavoro. Perse per soli 100 mila voti, il 46 per cento contro il 54, e venne votato nei quartieri popolari, dove gli svizzeri vivevano gomito a gomito con gli ita­liani. E non li amavano, li disprezza­vano, li temevano. Tschingg era l'in­sulto per gli italiani: veniva dal "cin­que" spesso urlato nel gioco della morra. La morra era addirittura vie­tata in certi posti: Mora Verboten si leggeva sui cartelli. E li spiavano, pronti a denunciare sospetti attivisti del Pei, o bambini clandestini. In que­gli anni Sessanta c'erano bambini na­scosti, illegali, tappati in casa senza poter fare rumore né guardare dalla finestra, per paura che un vicino fa­cesse la spia. E c'erano bambini co­stretti a stare in collegio nel Comasco e nel Varesotto.

FABRIZIO FAVELLI
TREVIOLO E LALLIO ALLE URNE PER CAMBIARE IL CONSIGLIO COMUNALE


Treviolo (10.885 abitanti 11/2018) e Lallio (4.102 abitanti /2018) andranno domani alle urne per l’elezione dei nuovi sindaci. In entrambi i comuni si presentano tre liste civiche (o abbastanza camuffate come tali). Questa tornata elettorale –non solo a Treviolo- è di moda il camuffamento più o meno esplicito, seguendo l’onda nazionale  “non siamo ne di destra ne di sinistra”.
A Treviolo si presenta MIGLIORIAMO TREVIOLO candidato sindaco  Gianfranco Masper classe 1949, già consigliere provinciale e sarebbe al terzo mandato come sindaco, leghista che dicono associato più o meno ai penta stellati. Poi c’è PROGETTO TREVIOLO  con P. Giovanni Gandolfi classe 1975, candidato sindaco e sindaco uscente che sarebbe di orientamento di centrosinistra.  Ultima  INSIEME PER TREVIOLO candidato sindaco Fabiano Zanchi classe 1972 che  vorrebbe raggruppare il centrodestra.  Va detto che Treviolo è l’ambito più difficile da amministrare  sia perché è comporto da quattro grandi frazioni: Roncola Albegno Treviolo e Curnasco sia perché quando la chiesa vendette molte sue proprietà per finanziare la costruzione del Seminario Vescovile Giovanni XXIII, determinò una diffusione abitativa che poi non è stata più rammendata. Treviolo è stato comunque  fortunato per la trasformazione commerciale di… Curno che in un qualche modo l’ha preservato da interventi più invasivi. Anche se le vie C.A dalla Chiesa, Papa Giovanni e via delle Industrie non sono esempi di pianificazioni.
Per capire l’idea di paese-città delle amministrazioni che si sono succedute a Treviolo in questi  ultimi anni c’è un punto panoramico a 360 gradi: la rotonda tra via Gorizia e via Galletti. Un concentrato di junkspace da studiare all’università. Non siamo riusciti a fare peggio nemmeno noi curnesi con la Piazza della Chiesa: che è già tutto dire. Se non vi basta questo punto di vista basta ricorrere a google earth storico. Oppure il parcheggio del centro sportivo alla Roncola con la relativa selva di telecamere. Se volete divertivi immaginate un grande parco sul fiume con annesso… quaglio dromo. Treviolo ha comunque “battuto” Curno con almeno venti anni nella costruzione della biblioteca civica ma anche Treviolo ha subito e sta ancora subendo un gravissimo ritardo per il nuovo polo scolastico. Il 31 marzo del 2012 il cantiere per il nuovo polo scolastico di Treviolo, in via Papa Giovanni XXIII, era stato sequestrato dai carabinieri su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia. Era il periodo in cui, dopo l’esplosione dell’inchiesta su Brebemi, i militari passavano in rassegna tutti (o quasi) i cantieri in cui aveva lavorato l’impresa Locatelli di Grumello. E anche in quel caso, nell’area in cui si stavano costruendo le nuove scuole elementari già dal 2010, erano spuntate le scorie di fonderia non adeguatamente trattate e contenenti varie sostanze, anche cromo, bario e arsenico (secondo i periti poi nominati dal gip del tribunale di Brescia). A fine febbraio 2019, sei anni dopo, la notizia che il Comune ha ottenuto il via libera da Arpa, Ats e Provincia, a conclusione di una lunga conferenza di servizi, per poter bonificare, mettendo in appalto il progetto della Geologika srl di Milano, del professionista Luca Pizzi.

Lallio é sostanzialmente un piccolo quartiere di Bergamo. L’area investita ad attività variamente produttive e commerciali (a nord e sud)  è più estesa dell’area a residenza e perlomeno doppia di quella rimasta agricola. Potrebbe benissimo essere aggregato a Campagnola o al Villaggio degli Sposi ma probabilmente la presenza della chiesa di San Bernardino (da Siena) costruita (1451) per un ricco lascito ne ha reso nobile l’esistenza e la permanenza.
La chiesa di S. Bernardino venne edificata 40-50 anni prima della scoperta dell’America (1492-Colombo) mentre le Mura di Bergamo vennero costruite dalla Repubblica di Venezia  a partire dal 1561 e ultimate nel 1588, epoca in cui la città orobica rappresentava l'estremità occidentale dei domini veneti sulla terraferma.
Anche a Lallio (4.100 abitanti!) si presentano tre liste. Una in meno della scorsa tornata elettorale. Una  -LALLIO E POI- rappresenta la continuità della maggioranza uscente ed ha come candidata sindaca la salernitana Sara Peruzzini, classe 1978, assessore uscente alla pubblica istruzione.
Un’altra lista UN’IDEA PER LALLIO candidato sindaco Giordano Vitali classe 1972 .
La terza lista LAI-LALLIO candidato sindaco Benedetto Pisoni classe 1964. Così “liquida” l’amministrazione uscente: La mia analisi si limita a soli 5 anni, ovvero, da quando sono in consiglio comunale. Cosa rimprovero? Mancanza di coinvolgimento della popolazione nelle decisioni importanti come per la variante al PGT; apparente opacità in talune situazioni; scarsa capacità di analizzare i problemi con soluzioni pasticciate, come nel caso del bocciodromo (opera bloccata da 9 mesi). Errori?: aver chiesto l’addizionale Irpef con bilanci che chiudevano ogni anno con un avanzo importante. Dal 2013 al 2018 gli avanzi di amministrazioni, ovvero, TASSE e introiti non spesi, ammonterebbero ad oltre 1.800.000 di euro. Bisognerebbe mettere una decisa mano nella programmazione delle risorse. Il suo politico di riferimento? “Giacomo Matteotti; perché in questi 5 anni, in consiglio comunale, mi sembrava di essere stato catapultato nel ventennio del secolo ultimo scorso. Il clima creatosi non era empatico”.

Lallio ha due grandi fortune che Curno non ha: la chiesa di San Bernardino e il Parco dei Gelsi: quattro ettari  di parco che in dieci anni non hanno dimostrato di “mettersi a posto” troppo rispetto alle attese dei progettisti ed esecutori su un terreno di ottima qualità.