TERRA DI CONQUISTA
LA CORSA A PRENDERSI L’EUROPA
La corsa all'Africa è quella fase fra gli anni 80 del diciannovesimo
secolo e la Prima guerra mondiale in cui le potenze europee sgomitarono
l'una contro l'altra per spartirsi il continente più debole. La corsa
all'Europa è la stagione di cui potremmo vedere oggi i presagi: lo
sgomitare delle grandi potenze del ventunesimo secolo, nuove e vecchie,
per spartirsi un continente un tempo grande e oggi solamente ricco. Una
terra di conquistatori sta diventando terra di conquista.
Tutto questo per colpa della propria stessa miopia, della propria
incapacità di coalizzare le notevoli forze che ancora possiede.
Dopo aver perso un decennio ripiegata prima sulla propria crisi, poi
sulle risposte sbagliate o tardive ad essa, l'Unione Europea si sta
risvegliando sotto scacco in un quadro internazionale ormai
irriconoscibile. Vediamolo un attimo, ora che quattrocento milioni di
elettori sono chiamati alle urne per dire (anche) quale posto
collettivamente vogliono occupare nel mondo. Per ora Donald Trump ha
rinviato ogni decisione sulle auto europee, ma a questo punto può
decidere nuovi dazi comunque entro la fine dell'anno. Anche solo il
rischio che ciò accada, tutt'altro che piccolo, ricorda alla zona euro
la sua doppia vulnerabilità: dipendente in modo cronico dalle
esportazioni, per declino demografico e libera scelta di grandi nazioni
come l'Italia e la Germania, già oggi si trova esposta più di ogni
altra area del mondo alla guerra commerciale fra gli Stati Uniti e la
Cina. Non è un caso se proprio nelle due maggiori economie
manifatturiere dell'area, Germania e Italia, la crescita è più bassa e
vicinissima ormai a zero.
Intanto quegli stessi Paesi e l'Europa tutta si rendono conto
all'improvviso di essere nani tecnologici. Il mercato più grande, dal
tenore di vita nel complesso più alto al mondo, piazza un solo gruppo
fra i primi venti colossi digitali e piuttosto indietro in classifica
(la tedesca Sap). L'Europa è in ritardo nel nuovo standard di
telecomunicazioni G5, destinato a trasformare quasi tutto nel traffico
urbano e nelle catene di fornitura globali, tanto che l'Europa è sempre
più esposta proprio alle incursioni della cinese Huawei che la Casa
Bianca e la stessa Google ormai hanno formalmente messo su una lista
nera. I Paesi europei, Germania e Italia soprattutto, non hanno capito
per tempo la rivoluzione tecnologica dell'auto autonoma e soprattutto
dell'auto elettrica e oggi viaggiano in ritardo su cinesi, americani e
coreani nelle aree dove è racchiuso il massimo valore di queste
tecnologie: l'intelligenza artificiale e le batterie al litio.
Soprattutto l'auto elettrica, il cui motore è composto di un unico
pezzo che nessuno ancora in Europa sa produrre autonomamente, minaccia
di spazzare via milioni di produttori di componenti (di nuovo,
soprattutto tedeschi e italiani).
Nel frattempo si è lasciato che con un pugno di miliardi pochi gruppi
cinesi, sempre vicini al potere politico, prendessero il controllo di
tutte le imprese strategiche di Grecia e Portogallo. Si è permesso che
il governo di Pechino formalizzasse un'intesa strategica con sedici
Paesi d'Europa centrale e orientale, fino ai confini dell'Italia,
dell'Austria e della Germania. E chissà se hanno torto i francesi,
quando si preoccupano delle implicazioni a venire dall'ingresso dei
cinesi nei porti di Trieste e di Genova: quegli accordi portano
investimenti molto positivi, ma cosa risponderemo se Pechino domani
chiederà di poter assicurare la sicurezza delle sue nuove rotte
mediterranee scortando i mercantili con le proprie navi da guerra?
L'elenco dei varchi aperti che stanno facendo dell'Europa terra di
conquista dei grandi del mondo potrebbe continuare. Alla Russia Berlino
ha permesso di costruire un gasdotto verso la Germania, che taglia
fuori e dunque rende molto più vulnerabili Polonia e Ucraina.
Quest'ultima da anni è stata letteralmente fatta a pezzi da Vladimir
Putin, che nel frattempo compete con Trump (e più discretamente con i
cinesi) per assicurarsi buoni rapporti con il campione della democrazia
illiberale ungherese Viktor Orbán. In Libia l'eterna e ormai sterile
rivalità italo-francese ha spalancato le porte del Paese all'influenza
bellicosa di potenze tutt'altro che trasparenti e democratiche come
Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, Egitto, la stessa Russia. Davvero
vogliamo che alle porte di casa nostra siano loro a fare il bello e
cattivo tempo, invece di provare a trovare un accordo con Parigi?
Nella difesa non va meglio. L'amministrazione Trump ha appena scritto
una lettera di messa in mora a Bruxelles, avvertendo gli europei di non
provare neanche ad avanzare nel loro progetto di difesa comune (anche
perché diminuirebbero le commesse ai gruppi di armamenti statunitensi).
Giorni fa Mike Pompeo, il Segretario di Stato americano, ha cancellato
all'ultimo un incontro con Angela Merkel come se non si trattasse della
leader del più grande alleato di Washington in Europa. L'accordo sul
nucleare iraniano, il più grande successo diplomatico di Bruxelles in
questi anni, è stato smembrato da Washington e dalla stessa Teheran. E
gli europei restano lontani anni luce dal saper utilizzare l'euro come
strumento di pressione geopolitica, come gli americani fanno con il
dollaro per esempio attraverso sanzioni extraterritoriali su chiunque
commerci con l'Iran.
Non solo siamo sotto scacco, stiamo diventando una terra da spartire
fra le potenze di questo secolo. Tutti noi europei, mentre litighiamo
gli uni con gli altri. Quando si vota è soprattutto per dire se è
davvero questo il futuro che vogliamo. O se invece è venuto il momento
di svegliarsi e cooperare molto meglio e di più fra noi.
Federico Fubin i
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Tutti proiettati a domandarsi (e ris pondersi…) su cosa accadrà al
governo SalviMaio dopo le Europee. Domanda oziosa: quanti
deputati e senatori vogliono andare a casa se ci fossero nuove
elezioni? Nessuno tranne quel centinaio che sa di essere comunque
rieletto in qualsiasi partito stia. Hai voglia che ottocento bovi
vadano da soli in corteo al macello. Magari pure cantando il gloria coi
debiti della campagna elettorale precedente ancora da saldare. Col
mutuo della casa nuova da pagare.
Nuove elezioni significherebbero una disoccupazione di massa da parte
dei meno efficienti lavoratori del settore politico. Domanda: chi
assumerebbe un Toninelli? una Lezzi? Un Acquilino Borghi oppure
Fontana?, Poi ce ne sono pure nel PD, FI di scartini che nessuno
assumerebbe nemmeno come portiere: sia chiaro. Se poi tanto mi da tanto
siccome la qualità della classe politica va vieppiù peggiorando, il
domani sarà peggiore del presente.
Questo il primo problema post 26 maggio.
Il problema del PD e di Zingaretti é quello di non obbligare i suoi
potenziali elettori a votare il meno peggio. Accontentarsi per non
vedere spandere il nero e i cretini nel Parlamento. Se tu mi costringi
di nuovo a votare il meno peggio potrebbe accadere che vada al mare
piuttosto che alle urne. E per “meno peggio” non mi riferisco solo ai
candidati ma anche a un programma che, boh, non convince. Zingaretti ha
parlato di 50 miliardi di investimenti: scopiamo gli euro sul mare?
Questo il secondo problema in vista del 26 maggio.
Dopo il 26maggio chiunque vinca c'è da risolvere la botta dei 20, 30,
40 boh? miliardi di manovra. Soldi da levare agli italiani. Gli
elettori piddini avvertono Zingaretti che non vogliono stare in un
governo che faccia tale manovra.
Questo il terzo problema dopo il 26 maggio.
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NON PARE CHE «IL FACCIO TUTTO IO»
DELLE SINDACHE PORTI BENE
A VIVERE CURNO
E' stata pubblicata oggi la delibera consigliare n. 8 del primo aprile
'19 che “ratifica la convenzione registro n. 184 del 21.09.2016 del
centro sportivo polivalente CVI1 sito in via IV Novembre n. 25/b”.
Quindi 29+25=54 giorni dopo la seduta consigliare.
Il Sindaco ha sintetizzato i fatti spiegando appunto che la
deliberazione di Consiglio del 2016 andava solo a modificare una
disposizione della precedente convenzione, mentre il 21 settembre 2016
la convenzione è stata sottoscritta modificando per sbaglio, non solo
questa disposizione, ma anche la data (della durata, allungandola
assai) . In buona fede tutti hanno dunque preso per buona questa
(nuova) scadenza. Della cosa ci si è accorti il mese scorso quando si è
proceduto all'analisi dei vari documenti in relazione all'affidamento
del CVI2.
L'aria che spirava nella seduta non era di quelle buone: tranne
la maggioranza e i suoi sostenitori il resto era del tutto convinto che
l'allungamento della concessione fosse stato un favore politico
che Vivere Curno aveva graziosamente regalato ad una associazione il
cui presidente era/è un piddino, nipote anche dell'attuale segretario
della sezione PD curnese e quindi principale azionista (il PD)
elettorale di Vivere Curno.
In mezzo a quel ventosello l'Assessore Conti il Sindaco e la capogruppo
Serra hanno subito rilevato come dunque da parte delle minoranze si
stesse insinuando che la maggioranza non si fosse accorta casualmente e
che vi fosse stata malafede.
In buona sostanza la maggioranza ha “voltato fuori” la faccenda come
una semplice svista la cui responsabilità toccava certamente a chi
aveva male interpretato la delibera di consiglio applicandola in
maniera errata alla modifica della convenzione ma anche a quelle
parti politiche di maggioranza e minoranza che non avevano controllato
(come era stata effettivamente modificata la convenzione quanto a
durata).
Manco per il rotto della cuffia qualcuno ha avuto il coraggio di
parlare di scambio politico elettorale tra governo e il suo
azionista politico elettorale perchè in questo consiglio la politica
entra solo ed alle condizioni della coppia Serra&Gamba.
Anche perché la PRIMA politica cui toccava esaminare la convezione era PROPRIO l'assessore di allora e sindaca oggi.
Non è la prima volta nel Comune di Curno che viene a galla
qualcosa di storto nelle convenzioni o nelle deliberazioni. Chissà
perché la stortura va sempre a vantaggio del privato e MAI del
Comune.
C'è da ricordare quei 300milioni pagati due volte (non dal Comune ma da
un privato per conto del Comune) per le aree di ampliamento di
via Europa tenuti in mano tre anni dalla proprietaria e
restituiti sull'unghia appena si erano accorti. Vale a dire che
se la sentivano che presto o tardi la faccenda sarebbe venuta alla luce.
C'è da ricordare la botta finanziaria subita dal Comune con la
sentenza Leggeri (anche li “qualcuno” non aveva verificato che andavano
ad autorizzare un'opera pubblica su dei terreni che non erano
disponibili).
C'è da ricordare la “dimenticanza” della giunta Bianchi di
sottoscrivere la convenzione per dichiarare l'area dell'ex
parcheggio Zebra coma area privata di uso pubblico da cui poi ne è
derivato sia la caduta di un sindaco (per via di un ecomostro) che
l'ennesimo centrino commerciale inserito dalla giunta Serra Gamba Conti.
C'è da ricordare l'occupazione senza alcun accordo dell'area di via
Carlinga e dell'ex proprietario delle aree del centro commerciale
(a ridosso dell'asse interurbano) dove venne realizzata (giunta
Morelli?) una stazione ecologica SENZA alcun accordo con la
proprietà. Salvo che pochi anni or sono questa si svegliò e bussò a
denari e l'operazione costò al comune 10mila euro sull'unghia.
Adesso si scopre quest'altra magagna sulla neo convenzione col CVI 1 e
sempre con retro politico sgradevole perché quando c'è di mezzo
la politica, hai voglia che i cittadini ti credano innocente.
La questione è semplice ed è sempre la stessa. Troppo potere accentrato
nelle mani della politica ed assenza di commissioni che discutano
sviluppino verifichino portino quella pluralità di conoscenze
ed esperienze che –quando sono rifiutate a prescindere-
danno l'immediato sentore di muffa chiuso sporco.
La giunta Serra prima e la giunta Gamba adesso, perfino peggiorando la
situazione, hanno di fatto esautorato e cancellato le commissioni così
come vennero concepite ai tempi della prima repubblica. Per la Serra e
per la Gamba le commissioni non sono libere di trattare ogni aspetto
sull'argomento ma DEVONO stare al servizio come buone brave ubbidienti
claques della maggioranza.
In più adesso si aggiunge la FINTA per cui i funzionari sono-sarebbero
liberi di gestire le cose senza il conforto-confronto-supporto
della politica, senza che assessori e sindaca e prosindaca segretario
comunale vengano a conoscere le determinazioni dei funzionari come
capiterebbe a un cittadino qualsiasi: leggendole sull'albo pretorio.
Non s'illudano Serra Conti e Gamba: semmai imparino come e perché il PD ha perso sonoramente in centinaia di comuni.
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