IL DEBITO CI COSTA 65 MILIARDI: LA GERMANIA NE SPENDE 30, LA FRANCIA 40 E LA SPAGNA 29.
IL PESO DEGLI INTERESSI ARRIVA AL 3,7% DEL PIL. PERFINO LA GRECIA FA IL 3,3%.
PER LA SCUOLA SPENDEREMO NEL 2019 IL 3,5% DEL PIL.
MA AGLI ITALIANI NON INTERESSA DIMINUIRE IL DEBITO PUBBLICO.
Il tema del debito pubblico sembra un argomento dimenticato, quasi la
strategia comunicativa fosse quella di non parlarne sperando che in
que¬sto modo svanisca per incanto. Ma purtroppo la sua carica negativa,
fatta di numeri e non di parole, è ben pre¬sente e riduce
drammaticamente i no¬stri spazi di manovra. Un confronto con gli altri
Paesi comunitari è allora un esercizio utile per cogliere quanto è
diversa l’Italia, anche in vista delle ele¬zioni europee. Sulla
dimensione del nostro debito pubblico si è spesso par¬lato, ma
minore attenzione è stata data agli interessi che ogni anno paghiamo
sul debito.
Se confrontiamo i Paesi Ue, l’Italia è purtroppo prima in questa poco
consolante classifica: quasi 65 miliardi spesi in interessi. Dietro di
noi la Gran Bretagna con 59 miliardi e poi la Fran¬cia con 40, la
Germania con 30 seguita di poco dalla Spagna con 29. Queste ci¬fre
diventano ancora più preoccupanti se rapportiamo gli interessi al Pil,
per poterne avere una visione comparabi¬le: anche in questo caso il
nostro paese rimane inesorabilmente al primo po¬sto, con un 3,7%,
seguito dal Portogallo al 3,59%. La Francia e la Germania appa¬iono
molto distanti con, rispettiva¬mente, 1,79% e 0,99%. Anche la Grecia,
che ha speso l’anno scorso 6 miliardi di interessi va meglio di noi: se
rappor¬tati al Pil si attestano al 3,3%. Per chiu¬dere il quadro, i 65
miliardi italiani rappresentano il 2,29% della spesa per interessi
della Ue, che diventano il 2,79% con la Brexit.
Leconseguenze
Su questo tema è proprio difficile da¬re la colpa a qualcuno o pensare
che i numeri non dicano nulla. Le conse¬guenze di questa situazione
sono forti e si posano sulle spalle di tutti. Tre so¬no i punti per
comprenderne il signifi¬cato concreto. Il primo: avere un conto di 65
miliardi significa bruciare risor¬se che potrebbero essere impiegate in
tanti altri modi, dalla riduzione delle imposte, all’istruzione, alla
sanità. II secondo: una spesa così elevata, com¬binata con un debito
pubblico enor¬me, obbliga ad un monitoraggio con¬tinuo dello spread,
per evitare che una crescita, anche marginale dei tassi, faccia
aumentare il conto da pagare. Il terzo: alte spese per interessi e
elevato debito pubblico, aumentano la tenta¬zione di «svendere» pezzi
del portafo¬glio dello Stato solo per fare cassa nel breve e
raggiungere qualche obiettivo spendibile politicamente. Per nostra
memoria, nel mezzo della crisi 2012, gli interessi che dovevamo pagare
erano 83 miliardi e nessuno, con buon senso, si deve augurare un
ritorno a quei valori.
Nessun governo, di oggi o di domani, è responsabile delle ragioni che
hanno portato a questi dati che ci rendono di¬versi da tutti. Ma
responsabilità di go¬verno è farsi carico di questa eredità, per
provare a gestirla e dare un segnale forte al mondo. E il tentativo di
ridurre la spesa per interessi, che passa attra¬verso la riduzione
dello spread e l’inversione della rotta sul debito, avrebbe come
conseguenza immediata di libe¬rare risorse da utilizzare a beneficio
dei cittadini. Ma qual è la strada da in-traprendere? La strategia da
seguire non è necessariamente quella della so¬luzione «estrema», la
della ristrutturazione del debito e la «patrimoniale senza precedenti»
che ciclicamente viene proposta. Prima di questo oc¬corre provare un
percorso su più fron¬ti, legati dal comune denominatore della
credibilità.
IL piano
Il primo e quello di un impegno for¬male e rigoroso con l’Ue per un
lenta ma progressiva discesa del debito, co¬me già avvenuto fra il 1998
e il 2007, quando si arrivò a toccare il 99,79%. Questo contribuirebbe
in maniera netta a eliminare qualsiasi tensione sullo spread,
provocando il vantaggio immediato della riduzione del conto da 65
miliardi. Il secondo è quello di potenziare gli investimenti, non
utiliz¬zando la scorciatoia del debito, ma ri¬correndo ad un politica
di attrazione dei capitali con l’utilizzo di schemi pubblico-privato
verso aree che so¬stengano la crescita materiale (infra¬strutture) e
immateriale (tecnologia, educazione, salute) del paese. La Cdp ha dato
in passato prova che è possibi-le combinare l’indirizzo pubblico con
capitali privati, a sostegno delle medie imprese, dei campioni
nazionali o del¬l’export o dell’innovazione.
II terzo è quello di affrontare per dav¬vero l’evasione, che ci
distingue ancora una volta da tutti gli altri anche sotto il profilo
etico. Ma anche questo sembra un tema annegato nell’oblio collettivo. E
mentre ci confrontiamo con la mera¬vigliosa innovazione della fattura
elet¬tronica, forse occorrerebbe andare invece sulla strada
dell’obbligatorietà dei pagamenti elettronici. Anche un paese con
evasione e complessità ben più alte delle nostre, come l’India, è
riuscito ad andare su questa strada. L’auspicio non è solo che i
prossimi impegni di bilancio vadano in questa direzione, ma anche che
le proposte politiche si confrontino con i numeri per dare vita a
soluzioni che mastichi¬no il boccone amaro del debito e pro¬vino a
liberare spazio a spese e investi¬menti per un Paese diverso.
Stefano Caselli
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CENSURATE 5:7SEDUTE DEL CONSIGLIO COMUNALE.FORSE ANCHE L'8.A
LA DELICATA DELIBERA SUL FUTURO DEL CVI2 PUBBLICATA DOPO DUE MESI
1.Consiglio Comunale del giorno 20 luglio 2018= NO
2.Consiglio Comunale del giorno 29 settembre 2018 = NO
3.Consiglio Comunale del giorno 30 ottobre 2018 = SI
4.Consiglio Comunale del giorno 27 novembre 2018 = SI
5.Consiglio Comunale del giorno 17 dicembre 2018 = NO
6.Consiglio Comunale del giorno 14 marzo 2019 = NO
7.Consiglio Comunale del giorno 1 aprile 2019 = NO
8.Consiglio Comunale del giorno 29 aprile 2019 = NO*
Da quando (in teoria) è in funzione la registrazione delle sedute del
consiglio comunale (finora ne hanno registrate 8) dell'ultima seduta
del 29 aprile non c'è ancora traccia (nel senso che è ignoto se verrà o
meno pubblicata) ben CINQUE su SETTE non sono state pubblicate
perché “Durante la discussione sono state citate persone non presenti
alla seduta del Consiglio e di cui sono state riportate informazioni di
vario genere che possono configurarsi come divulgazione di dati
personali. Sono stati inoltre riferiti dati inopportuni non attinenti
agli argomenti all'ordine del giorno”.
Insomma il consiglio comunale si è dotato di un sistema di
autocensura del tipo chiudere la porta quando i buoi sono scappati. Che
significa censurare una seduta consiliare in cui i cittadini
presenti possono ascoltare direttamente informazioni di vario genere
che possono configurarsi come divulgazione di dati personali
nonché riferiti dati inopportuni non attinenti agli argomenti
all'ordine del giorno ?. Spannometricamente se la memoria anziana non
ci inganna il comune ha speso dai 15 ai 20mila euro per dotarsi
dell'insieme di apparecchiature ad hoc per ridursi nella RIDICOLA
condizione di autocensurarsi a valle?
Siccome le cose le fanno sempre bene se non benissimo hanno comprato
l'attrezzatura “dimenticando” che va anche montata collaudata e bisogna
insegnare come usarla. Quindi altra delibera per tappare la
dimenticanza. Oppure la dimenticanza del montaggio è stata dimenticata
apposta. Poi sempre i grandi geni del sistema non hanno pensato che con
lo stesso costo potevano disporre di un sistema di registrazione a 15
canali in modo che esistesse un file per ogni consigliere (non glielo
spieghiamo cosa serve perché non abbiamo fatto l'UniBG) e infine
nessuno gli ha detto che esistono programmi che traducono un file audio
in un file word: ma questo l'hanno dimenticato per non ridurre
l'occupazione e dar ragione a Cottarelli (anche qui non glielo
spieghiamo cosa serve perché non abbiamo fatto l'UniBG) .
Oltretutto siccome a sentire la sindaca emerita Serra i cittadini
che assistono alla seduta sarebbero solo degli “spettatori” (quindi
possono fischiare, lanciare pomodori maturi, mandare mazzi di calle
blu-nere altrimenti sarebbe violenza gravissima) facile immaginare che…
basta un cellulare per fregare quel consigliere che dia
“informazioni di vario genere che possono configurarsi come
divulgazione di dati personali nonché riferisca dati inopportuni
non attinenti agli argomenti all'ordine del giorno”. Se una puttanata
la ascolti in diretta non sarebbe peccato grave mentre se la ascolti in
differita… sarebbe colpa della sindaca? Non di chi la dice? Mah. Boh.
E' stata pubblicata (il 20 maggio '19: finalmente!!!!!!!) la delibera
di consiglio comunale n. 5 del 14 marzo 2019 contenente gli «Indirizzi
in ordine alla forma della concessione per la gestione e approvazione
relazione ex. art 34 comma 20 del DL 179/2012 relativa all' impianto
sportivo Centro Vivere Insieme 2 (Cv2). Trattasi della delibera che ha
creato una seria crisi nella relazione tra GS Marigolda e giunta Gamba
dal momento che (in quel momento) si prevedeva che dal primo
luglio '19 la gestione del CVI2 dovesse passare ad un soggetto terzo
scelto mediante un appalto complesso dove sarebbe stato previsto
che questi avrebbe effettuato certi investimenti di miglioramento e
ristrutturazione del CVI2, versando una quota mensile al Comune e
riservando un certo numero di ore al Comune che le avrebbe poi “girate”
al GS Marigolda per i suoi fini istituzionali.
Noi abbiamo sottolineato come durante la seduta consigliare NON fosse
stata letta la Relazione illustrativa delle ragioni e della sussistenza
dei requisiti previsti per l' affidamento del servizio di
gestione del centro sportivo Centro Vivere Insieme 2 di
Curno ex art.34 D.L. 18 ottobre 2012 n. 179 e invece dalla
delibera si scopre che la relazione approvata NON è quella stilata
dalla dott.ssa Caligiuri (che NON è stata nemmeno letta nella
seduta consigliare) del settore “Servizi alla Persona” ma questa
è diventata un pacchetto di slides per alcune parti ampliato e
per altre parti ridotto della relazione stessa. Considerando l'aria che
già spirava al tempo fossimo stati nella sindaca avremmo letto la
relazione tal quale el'avremmo “anche” mandata in copia per
informazione sia al GS Marigolda che alla Polisportiva Curno. Mica
aspettare due mesi e una settimana per renderla pubblica.
Adesso la giunta Gamba deve sciogliere il nodo della convenzione
del CVI1 che è stata modificata in modo scorretto (casualmente o
causalmente) quando già bisognava applicare lo stesso criterio adottato
per il CVI2 e che ha fatto guadagnare qualche anno supplementare di
gestione del CVI2 da parte della Polisportiva. Occhio croce la sindaca
Serra e l'ass. Gamba (di allora) vanno incontro ad un danno erariale (
e qualcosa d'altro visto il mancato controllo dell'attività della
dirigente assieme alla segretaria del comune).
Niente di nuovo sotto il sole quando una maggioranza si ritiene
autosufficiente e scarta l'idea delle commissioni comunali o se le
costituisce a propria immagine e somiglianza perche facciano
grancassa della giunta. In una buona amministrazione ogni
assessore “dovrebbe” essere affiancato da una commissione attraverso la
quale prima si discutono i problemi e le soluzioni e poi la
giunta decide da se. Qui invece siamo approdati, prim'ancora che al
contratto Salni&DiMaio” ad un contratto che spesso non fa guadagna
buonsenso nelle decisioni da prendere. Del resto le commissioni
sono anche strumento di controllo e chi non vuole essere
controllato non le vuole: ce lo insegnano 70 anni di Repubblica. Poi
figuriamoci una coppia come la Serra e la Gamba: l'una
professoressa di scuola e l'altra manager. Studiate cresciute allevate
programmate per “qui comando io” il resto è cacca fastidiosa.
Poi accadono le cappellate che sono successe. E non bastano quelle pregresse: ne fanno allegramente di nuove .
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